programma veDrò 2011

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nel

Centrale Fies di Dro (Tn) /// 28-31 agosto 2011 veDrò - piazza Grazioli, 18 - 00186 Roma tel 06 6892279 - fax 06 68212739 www.vedro.it


presenta

retrospettiva ni di Pino Settan

o d l a C s o a C 11

-31 agosto 20

28 Centrale Fies -

Dopo aver ammirato la galleria infinita di ritratti realizzati da Pino Settanni tra via Ripetta e Kabul, mi è venuta voglia di fare un nuovo viaggio nelle facce della gente... magari per un nuovo film. Mario M onicelli


nel Caos

Centrale Fies di Dro (Tn) 28-31 agosto 2011

veDrò2011 è a

emissioni zero

om grazie a Treed

Programma Domenica 28 agosto h 18:00

Martedì 30 agosto

Arrivo dei partecipanti

h 19:00 Aperitivo e cena presso la Spiaggia degli Ulivi di Riva del Garda (largo Medaglie d’Oro al Valor Militare, 5)

h 9:00

Trasferimento alla Centrale Fies di Dro

h 9:30

Plenaria Dal caos alla conoscenza: presentazione del Rapporto veDrò2011 Nuovi saperi in divenire: la conoscenza nell’era della condivisione Alberto Castelvecchi, Personal Branding advisor Studio Castelvecchi, e Monica Fabris, sociologa, presidente Episteme, con Paolo Bertoluzzo, amministratore delegato Vodafone, e Francesco Caio, amministratore delegato Avio Modera: Andrea Vianello

Lunedì 29 agosto h 9:00

Trasferimento alla Centrale Fies di Dro

h 9:30

Plenaria di introduzione Benedetta Rizzo, presidente veDrò con Vinicio Marchioni, attore Caos per le mie orecchie: Fedele Confalonieri, presidente Mediaset

C’è spazio nel caos: Roberto Vittori, astronauta

h 10:00 veDrò e sentirò: Antonio Preziosi, direttore Radio Uno e Giornale Radio Rai h 10:15

Pillole di futuro. Quattro minuti per: Giuseppe De Giorgi, cofondatore e presidente Fubles.com Enzo Di Fabrizio, direttore Dipartimento di Nanostrutture Istituto Italiano di Tecnologia

Ruggero Frezza, presidente e amministratore delegato M31 Italia Michele Luconi e Andrea Prandi, presidente e vicepresidente Smart Italy

Dal caos alle imprese: presentazione dell’Osservatorio permanente sulle imprese italiane di veDrò in collaborazione con le Università di Milano e di Stanford Marco Zanotelli, docente di Econometria, Università di Milano, Massimiliano Magrini, amministratore delegato Annapurna Ventures, con Gianluigi Cimmino, amministratore delegato Inticom (Carpisa Yamamay), e Giuseppe Giordo, amministratore delegato Alenia Aeronautica

Modera: Oscar Giannino Domenico De Masi su Caos Caldo retrospettiva di Pino Settanni (Centrale Fies, 28-31 agosto) h 13:30

Pranzo

h 14:30

Apertura dei lavori nei Working group (wg)

h 19:00

Chiusura dei lavori e trasferimento in albergo

Pillole di futuro. Quattro minuti per: Gianumberto Accinelli, fondatore e Ceo Eugea Paolo Baronci, fondatore Mperience Francesco Baschieri, fondatore e Ceo spreaker.com Alberto Diaspro, responsabile Dipartimento di Nanofisica Istituto Italiano di Tecnologia

h 10:45

Ripresa dei lavori nei wg

h 13:30

Chiusura dei lavori nei wg. Pranzo

h 15:30

Sessione Plenaria Il vizio della memoria - Srebrenica, 8372… registrazione di uno speciale per La7, con Antonello Piroso in onda a settembre

h 17:30

Partenza delle navette per il centro sportivo. Sfide di calcio, calcetto e basket*

h 21:00

Partenza delle navette dagli alberghi per la Centrale Fies di Dro

h 21:30

Dinner party

h 22:00 veDrò live

Pasquale Petrolo in arte Lillo Edoardo Bennato in concerto Opening act Flemt li artisti si esibiranno su un palco interamente ecosostenibile grazie G a un sistema di pannelli fotovoltaici che alimenterà l’impianto acustico e luminoso. Per un concerto a emissioni zero.

h 20:30 Cena presso la Spiaggia degli Ulivi di Riva del Garda (largo Medaglie d’Oro al Valor Militare, 5) h 23:00

Dj set

Mercoledì 31 agosto

Plenaria conclusiva C’è caos per tutti!: Paolo Scaroni, amministratore delegato eni

h 11:30

Il controcanto di Enrico Bertolino

h 10:30

car Giannino,

h 9:00

h 18:35

Oscar con Os La versione di Nove in punto. ò su Radio 24 Dr in diretta da ve nzo, ni e David Pare useppe Crucia Gi n co a ar nz La Za Drò su Radio 24 in diretta da ve

veDrò piazza Grazioli, 18 - 00186 Roma tel 06 6892279 - fax 06 68212739

* Coloro che non partecipano al pomeriggio sportivo saranno riaccompagnati negli alberghi

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Chi siamo Benedetta Rizzo, presidente /// cell +39 3355474892 /// benedetta.rizzo@gmail.com Riccardo Capecchi, tesoriere /// cell +39 3293003078 /// capecchir@gmail.com Maura Satta Flores, vicepresidente /// cell +39 3478484656 /// maurasattaflores@gmail.com Emanuela Lantieri, responsabile organizzativo /// cell +39 3383815687 /// organizzazione@vedro.it

Comunicazione Monica Nardi, media relations /// cell +39 3385895287 Lucio Palazzo, ufficio stampa /// cell +39 3357572927 Alessandra Calise, ufficio stampa /// cell +39 3339889268

Il primo appuntamento con veDrò2011 Il primo appuntamento è per domenica 28 agosto, dalle h 19.00, presso l’Hotel Astoria, in viale Trento 9, a Riva del Garda (cfr. mappa). L’Hotel Astoria potrà essere raggiunto autonomamente o con il servizio navetta. Il servizio partirà alle h 18.30 dai seguenti alberghi: Du Lac (viale Rovereto 44, Riva del Garda), Liberty (viale Carducci 3/5, Riva del Garda) e Olivo (via Roma 2, Arco).

Badge Il badge col colore identificativo del Working group prescelto permette l’accesso alla Centrale Fies e la partecipazione ai lavori: vi chiediamo di indossarlo sempre.

Pomeriggio sportivo Invitiamo coloro che intendano prendere parte al pomeriggio sportivo di martedì 30 agosto a portare con sé, in Centrale, sin dal mattino, il cambio completo: il trasferimento al campo sportivo avverrà direttamente dalla sede dei lavori, senza tornare in hotel.

Trasferimenti per la Centrale Fies Lunedì 29 e martedì 30 agosto le navette dirette alla Centrale Fies di Dro, sede dei lavori, partiranno da tutti gli alberghi alle h 9.00. Mercoledì 31 partiranno alle h 9.30. Una hostess sarà presente in ogni albergo per agevolare i trasferimenti. Si raccomanda la massima puntualità. La Centrale Fies è priva di aree parcheggio: tutti coloro che ci raggiungeranno con la propria auto devono dunque lasciarla nel parcheggio dell’hotel e usufruire della navetta a disposizione per raggiungere la sede dei lavori. Per eventuali spostamenti saranno comunque presenti in Centrale auto elettriche con driver a disposizione dei partecipanti.

Abbigliamento Dati la location e il taglio informale dell’evento, è raccomandato un abbigliamento casual (i lavori si svolgeranno all’aperto: in considerazione del clima instabile, vi consigliamo di portare con voi un golf e una giacca a vento). Per le serate è ugualmente consigliato un abbigliamento informale.

Internet Nella Centrale Fies è presente un Internet point. La Centrale è comunque coperta da rete wireless.

Supporto logistico Federica Marcelli, assistente all’organizzazione cell +39 3383924138

Alessandra Martinoja, assistente all’organizzazione

cell +39 3336988446

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progetto grafico


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Prenotazioni alberghiere Rivatour - Graziella Zucchelli /// +39 0464570370 /// info@rivatour.it

Transfer personalizzati Sartorelli Trasporti - Elena Saiani +39 0464504233 /// +39 3400925926 /// mail@sartorelli.net

Taxi Riva del Garda +39 0464557044 Arco +39 0464514520 Dro +39 0464557044

Hotel convenzionati Arco 1 Hotel Olivo

viale Roma, 2

+39 0464 516 430

2 Palace Hotel Città

viale Roma, 10

+39 0464 531 100

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Hotel convenzionati Riva del Garda 3 Du Lac et Du Parc

viale Rovereto, 44

+39 0464566 600

11 Hotel Europa

piazza Catena, 9

+39 0464555 433

4 Astoria Park Hotel

viale Trento, 9

+39 0464576 657

12 Hotel Bellavista

piazza Battisti, 7

+39 0464554 271

5 Grand Hotel Liberty

viale Carducci, 3/5

+39 0464553 581

13 Hotel Oasi

viale Rovereto, 110

+39 0464554 507

6 Feeling Hotel Luise

viale Rovereto, 9

+39 0464550 858

14 Hotel Venezia

via Kafka, 7

+39 0464552 216

7 Kristal Palace Hotel

via Confalonieri, 8

8 Garda Sporting Hotel viale dei Tigli, 40

+39 0464550 650

15 Hotel Bellariva

via Kafka, 13

+39 0464553 620

+39 0464552 072

16 Hotel Gabry

via Longa, 6

+39 0464553 600

17 Hotel Ambassador

via Longa, 16

+39 0464550 358

9 Hotel Mirage

viale Rovereto, 97/99 +39 0464552 671

10 Hotel Villa Nicolli

via Cattoni, 5

+39 0464552 589

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Gli speaker delle plenarie Gianumberto Accinelli Chi è: entomologo, Ceo di Eugea Carriera: dopo la laurea in Agraria e un dottorato in entomologia ora è docente all’Università di Bologna e fondatore di Eugea, una società nata da un gruppo di ricercatori dell’area Entomologia dell’Università di Bologna con l’obiettivo di riportare la natura e la sua preziosa bellezza in città. Paolo Baronci Chi è: cofondatore e Ceo di Mperience, originale community di condivisione di idee ed emozioni su film, libri, musica e arte. Carriera: ha studiato fisica e neuroscienze (laurea e dottorato) all’Università La Sapienza di Roma. Con i suoi colleghi ha condotto al successo una startup, Wolf Soluzioni, nata nel 2007 e focalizzata sul riconoscimento caratteri. È stato uno degli animatori di Vedrò Nuove Imprese (Matera, 5-7 maggio 2011). Francesco Baschieri Chi è: amministratore e co-founder di Spreaker, piattaforma web che consente la creazione e la condivisione di contenuti audio online. Carriera: dopo aver conseguito nel 2000 la laurea in Ingegneria Informatica all’università di Bologna, inizia la sua attività professionale come project manager in Alstom, una delle più affermate multinazionali nel settore dei trasporti. Nel 2003 diventa direttore operation per Sirea, nota azienda alimentare. Nel 2005 fonda la prima startup, Waymedia, che nel giro di poco tempo diventa leader nel mercato del Bluetooh Proximity Marketing. Nel 2008 da vita a Spreaker. Attualmente vive e lavora a San Francisco. Edoardo Bennato Chi è: cantautore, chitarrista e armonicista italiano. Carriera: diplomato al liceo artistico di Napoli e laureato in architettura, è considerato uno dei maggiori rocker italiani. Cantautore versatile, Bennato è attivo sulla scena musicale italiana dagli anni ‘60. Tra i suoi dischi, “Burattino senza fili”, “Uffà! Uffà!”, “Sono solo canzonette”, “Il paese dei balocchi”, “L’uomo occidentale”, il live “MTV Classic Storytellers”. Con Gianna Nannini è sta-

to l’autore di “Un’estate italiana”, inno ufficiale italiano dei mondiali di calcio Italia ‘90. Enrico Bertolino Chi è: attore comico, cabarettista, “formattore”. Carriera: ha iniziato la sua attività nel settore bancario, nella divisione Coordinamento Risorse, Marketing e Sviluppo Prodotti Finanziari in Italia e a Londra (Standard Chartered Bank, Hong Kong Bank). Cabarettista dal 1996, ha lavorato tra cinema, teatro e televisione. Dopo aver condotto dal 2005 al 2010 su Rai Tre Glob – l’Osceno del villaggio, nel 2011 è tornato come guest star sul palco di Zelig. Parallelamente, porta avanti un’intensa attività riguardante la formazione sulla comunicazione e la spettacolarizzazione di eventi formativi e conventions aziendali, infotainment, edutainment, media training. Paolo Bertoluzzo Chi è: amministratore delegato di Vodafone Italia. Carriera: nato a Padova nel 1965, si laurea in Ingegneria gestionale al Politecnico di Milano nel 1990 con una tesi di laurea intitolata Proposta di un modello A.H.P. probabilistico per la giustificazione economica degli Fms. Nel 1994 consegue un Mba presso l’Insead di Fontaineblau. Inizia la sua carriera professionale in Monitor Company, lavorando tra Italia e Stati Uniti. Il suo percorso manageriale in Vodafone ha inizio nel 1999, dove ha ricoperto vari ruoli prima della nomina a direttore generale nel 2007 e ad amministratore delegato nel 2008. Francesco Caio Chi è: amministratore delegato di Avio Group, gruppo aerospaziale internazionale con sede in Italia leader nei sistemi di propulsione Carriera: nato a Napoli, si laurea in Ingegneria Elettronica al Politecnico di Milano nel 1980 e consegue un Mba, Insead alla Luca Braito Scholar, a Fontainebleau in Francia. Dopo alcuni anni di esperienza in Olivetti a Milano, in Sarin – Gruppo Stet a Roma, si trasferisce, dal 1986 al 1991, in McKinsey and Co., a Londra dove si occupa di consulenze in strategia e sviluppo nei settori dell’elettroni-

ca, delle Tlc e dei media. In seguito torna in Olivetti prima, poi dal 1994 al 1996 è amministratore delegato di Omnitel Pronto Italia, il primo operatore privato di telefonia mobile in Italia (nel maggio 1996 Omnitel risultava, per estensione della rete, tempi di realizzazione e successo commerciale, il nuovo operatore Gsm di maggior successo sulla scena internazionale). Nello stesso anno lascia Omnitel e diventa amministratore delegato di Olivetti Spa a Ivrea. Nel 1997 diventa amministratore delegato di Merloni Elettrodomestici dove resta sino al mese di aprile del 2000 quando si trasferisce in Netscalibur Italia Spa, azienda leader in Europa per servizi Internet di qualità alle imprese, dove ricopre l’incarico di Chief Executive Office. Dall’autunno del 2000 è membro del Consiglio di Amministrazione Motorola. Nel 2003 viene nominato amministratore delegato di Cable&Wireless e successivamente entrerà a far parte anche del consiglio di amministrazione. È stato nominato dal governo britannico nel febbraio 2008 responsabile del Gruppo di studio per la progettazione della rete a banda larga ultra-veloce nel paese. Alberto Castelvecchi Chi è: è responsabile innovazione e public speaking di veDrò, per cui cura anche il Rapporto annuale con Monica Fabris. Carriera: è consigliere di immagine personale di politici, manager, imprenditori. Esperto di comunicazione ed editore, ha fondato nel 1993 la Casa Editrice che porta il suo nome. Insegna presso l’Università Luiss Guido Carli Public Speaking, Retorica e stilistica della Lingua Italiana, Editing Avanzato. Tiene inoltre workshop e corsi di Personal Branding e Semplificazione linguistica per le PA (Ministero Lavori Pubblici, Sanità, Simest, ecc). La sua competenza con il parlato naturale e l’espressione corporea risale ai numerosi anni di esperienza come conduttore con la radio Rai, alle numerose esperienze come comunicatore, speaker, e allo studio pluriennale di discipline orientali come il Tai Chi. La sua competenza con la scrittura risale ai suoi studi come linguista. Ha scritto con Luca Serianni l’autorevole Grammatica Italiana attualmente in circolazione nella serie delle “Garzantine”. Ha

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Gli speaker delle plenarie curato l’editing di oltre 700 libri. Come ghostwriter, ha editato con la tecnica dell’intervista raccolta decine di volumi in tutti i campi, dall’alta cultura (Gillo Dorfles, Leo Castelli) alla divulgazione popolare (Franco Califano, ecc.). Alla sua “ingegneria linguistica” sono dovuti alcuni dei lanci editoriali di giovani esordienti più rimarchevoli dell’ultimo decennio: Isabella Santacroce, Aldo Nove, Wu Ming (che Castelvecchi ha pubblicato come Luther Blissett), e la giovanissima blogger Pulsatilla. Gianluigi Cimmino Chi è: amministratore delegato Carpisa e Yamamay Carriera: classe 1973, dopo una laurea a pieni voti in Economia e Commercio, si trasferisce negli Stati Uniti, alla Cornell University, per un corso sulle competenze manageriali tra il 19962001. lavora all´Imap Export, dove cura la catena di negozi Original Marines nel Centro-Sud. Nello stesso periodo collabora a sviluppare le catene Intimissimi e Calzedonia. Dal 2001 è uno dei due amministratori delegati di Kuvera spa, proprietaria del marchio Carpisa, ne elabora la strategia di sviluppo modificando la formula commerciale del negozio al dettaglio generico in franchising monomarca. Dal 2002 è amministratore delegato della Inticom, per la quale cura il lancio della catena Yamamay. Fedele Confalonieri Chi è: presidente di Mediaset Spa, consigliere di Amministrazione del quotidiano “Il Giornale” Carriera: Fedele Confalonieri, nato a Milano, una laurea in Giurisprudenza all’Università Statale di Milano con una tesi sulle norme antitrust, nel corso della sua carriera manageriale è stato amministratore delegato de Il Giornale e presidente di Fininvest dal 1994 al 1996. Dal dicembre 2000 è consigliere di Amministrazione e vicepresidente del gruppo Telecinco, membro del Consiglio Direttivo e della Giunta di Confindustria e di Assolombarda e, nell’ambito della Federazione Radio Televisioni, presidente dell’Associazione Televisioni Nazionali. Ha conseguito il diploma di pianoforte al Conservatorio Verdi di Milano, con un programma che comprendeva l’Appassionata di Beethoven, una Rapsodia di Brahms, i Quadri di un’Esposizione di Mussorgskij e una Fantasia di Schumann. È stato presidente dell’Orchestra Filarmonica del Teatro alla Scala e presidente del Comitato per le Celebrazioni Verdiane.

Giuseppe De Giorgi Chi è: cofondatore e presidente di Fubles.com, una piattaforma di Social Sport Sharing che conta ad oggi una tra le community di sportivi più attive in Europa. Carriera: ha venticinque anni. Dopo la laurea in Ingegneria industriale al Politecnico di Milano con il massimo dei voti, e un’esperienza in Svezia (Università di Upsala) e una nella consulenza strategica (Accenture), entra nel mondo dell’innovazione lavorando presso l’incubatore di imprese del Politecnico di Milano (Acceleratore d’Impresa). Nel 2009 fonda Fubles.com. In Fubles guida tutte le attività di business tra cui il marketing, le vendite, la pubblicità, la comunicazione, le risorse umane e il fundraising. Domenico De Masi Chi è: professore ordinario di Sociologia delle professioni presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università “La Sapienza” di Roma e direttore scientifico della S3.Studium di Roma. Carriera: nato a Rotello (Campobasso), se si eccettuano le scuole elementari, De Masi ha proseguito tutti i suoi studi in collegio: a Caserta prima e a Perugia dopo. Ne ha tratto un senso di famiglia allargata, che comprende i più cari tra i compagni di studio, i colleghi di lavoro, gli allievi all’università, gli amici in tutto il mondo. La prima esperienza professionale di sociologo è all’Italsider di Napoli dove studia il comportamento sindacale e i gruppi informali in fabbrica. Nel 1963 si trasferisce a Milano e nel 1966 a Roma dove abita tuttora. Fino al 1979, insegna sociologia dell’organizzazione presso il Centro Iri per lo Studio delle Funzioni Direttive Aziendali (Ifap). Dal 1980 si dedica esclusivamente all’insegnamento universitario, alla formazione e alla ricerca socio-organizzativa. Ha fondato ed è stato presidente della Sit, Società Italiana per il Telelavoro. È past-president dell’ In/ Arch, Istituto Nazionale Architettura. Ha tenuto conferenze e svolto ricerche in Brasile, dove è cittadino onorario di Rio de Janeiro. Ha viaggiato, tenuto lezioni e conferenze anche in molti altri Paesi, tra cui Stati Uniti, Cina, Egitto, Marocco, Repubblica democratica del Congo, Messico, Venezuela, Argentina. Dirige “NEXT. Strumenti per l’innovazione” ed è membro del Comitato scientifico della rivista “Sociologia del lavoro”.

Enzo di Fabrizio Chi è: capo del Nanofabrication Department presso l’Istituto Italiano di Tecnologia Carriera: laureato in Fisica alla Sapienza di Roma nel 1987. La sua attività nel campo delle micro e nanotecnologie riguarda le applicazioni delle nanotecnologie per la biomedicina e dura da circa 18 anni. Ha condotto una lunga esperienza di ricerca presso l’Università di Madison Wisconsin, negli Stati Uniti. Ha pubblicato circa 200 lavori su riviste internazionali. La sua attività internazionale include anche collaborazioni con i maggiori Paesi occidentali e orientali come Stati Uniti, Giappone, Cina e India. Ha insegnato nelle Università di Catanzaro e Pavia, e dal 2009 ha assunto l’attuale incarico presso l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. Alberto Diaspro Chi è: direttore del dipartimento di nanofisica dell’Istituto Italiano di Tecnologia e professore di fisica applicata presso l’Università di Genova. Carriera: nato a Genova, si laurea in Ingegneria elettronica nel 1983, con tesi su Simulazione di un Sistema Ottico Centrato in Luce Coerente. È autore di numerose pubblicazioni e di oltre 200 lavori su riviste internazionali. Ha realizzato nel 1998 la prima architettura italiana per microscopia con eccitazione a due fotoni, ed ha messo a punto una metodica per nanobiorobot. Nel 2009 ha realizzato il primo nasoscopio presso l’Istituto Italiano di Tecnologia. Attualmente la sua ricerca è incentrata sulla progettazione e sviluppo di sistemi di nanoscopia ottica per la comprensione di fenomeni oncologici e neurodegenerativi e per lo studio di nano-biomateriali. Monica Fabris Chi è: presidente di Episteme. È responsabile analisi e ricerche di Vedrò, per cui cura il Rapporto annuale con Alberto Castelvecchi. Carriera: laurea in Filosofia a Milano, dottorato di ricerca a Vienna e specializzazione in psicologia. Entra in Gpf (società di ricerche fondata da Giampaolo Fabris) come responsabile dell’area qualitativa nel 1992. Ha collaborato con la cattedra di Teoria e Tecniche della pubblicità allo Iulm e tenuto seminari all’Università Statale di Milano. Si è occupata dei temi della convergenza ed è stata tra la prime ad interessarsi ai consumi in India e Oriente. Dal 2011 è presidente di Episteme, istituto di ricerca sul cambiamento sociale e sui mercati.

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Gli speaker delle plenarie Giovanni Floris Chi è: conduttore di Ballarò, programma televisivo di approfondimento politico su Rai3, punto di riferimento per il dibattito politico italiano. Carriera: dopo la laurea in scienze politiche alla Luiss di Roma, è stato (tra l’altro) inviato del Giornale Radio Rai e della Rai a New York durante l’11 settembre. Conduce Ballarò dal 2002, e allo stesso tempo svolge un’intensa attività pubblicistica e saggistica. Ha pubblicato libri dedicati in particolare alla formazione e alla struttura economica italiana, analizzando la scuola e l’università, il “mal di merito”, le corporazioni, le divisioni regionali. Ruggero Frezza Chi è: presidente e amministratore delegato di M31, incubatore d’impresa privato con sede a Padova che si occupa del supporto a giovani start up tecnologiche. Carriera: dopo una laurea con lode in ingegneria elettrotecnica nel 1987 all’Università di Padova e il conseguimento del PhD in matematica applicata alla University of California Davis, insegna in diverse università e centri di ricerca stranieri, tra cui l’International Institute for Applied System Analysis, Laxenburg Austria, il Royal Institute of Technology di Stoccolma, la University of Groningen in Olanda, la University of California Berkeley. Nel 1992 Ruggero Frezza diventa professore di Controlli automatici e visione computazionale presso il Dipartimento di Ingegneria Informatica dell’Università di Padova e lancia con i suoi studenti e collaboratori varie aziende operanti nel settore high tech, dal biomedicale all’automazione. Nel 2006 fonda M31, società privata che crea imprese ad alta tecnologia completando progetti di trasferimento tecnologico. Nel 2008 Ruggero Frezza decide di abbandonare l’insegnamento universitario per dedicarsi interamente a questo nuovo progetto. Oggi è presidente e amministratore delegato di M31 Italia. Giuseppe Giordo Chi è: amministratore delegato di Alenia Aeronautica e Alenia Aermacchi. Carriera: nato a Treviso nel 1965, laureato in Economia e Giurisprudenza alla Sapienza di Roma, ha prestato servizio nell’Aeronautica Militare italiana per tre anni, prima di iniziare il suo cammino in Alenia nel 1990. Dal 2004 è stato alla guida di Alenia North America, guidando le attività di business e le strategie, gli investimenti e le collaborazioni industriali sia sul mercato statunitense sia

su quello canadese. Sotto la sua direzione Alenia North America si è pienamente affermata nel mercato nord-americano, tanto da essere selezionata come prime contractor dal Dipartimento della Difesa Usa per la fornitura di diciotto velivoli da trasporto. Dal giugno 2010 ricopre l’incarico di amministratore delegato di Alenia Aeronautica, con la responsabilità dell’intero settore aeronautico del gruppo Finmeccanica. Da luglio 2011 è anche amministratore delegato di Alenia Aermacchi. Michele Luconi Chi è: presidente di Smart Italy Carriera: Classe ‘76, marchigiano si occupa dal ‘95 di internet e nuove tecnologie. Da oltre 10 anni docente in diverse università italiane e in master di specializzazione sulla comunicazione web e social media, fonda nel 2001 e-xtrategy, internet company che aiuta aziende, enti, organizzazioni a sfruttare le opportunità che il web mette a disposizione. Nel 2011 fonda Smart Italy, associazione per la valorizzazione dei talenti italiani e lo sviluppo di progetti digitali. Massimiliano Magrini Chi è: Ceo Annapurna Ventures, società di venture capital e venture incubator che opera nell’economia digitale, con un focus specifico sui servizi web, il software per imprese e la tecnologia mobile. Carriera: dopo aver trascorso la prima parte della sua carriera professionale come Sales e Business Development Manager in aziende Media (Publitalia, Rusconi e Il Sole 24 Ore) la sua carriera si è sviluppata nel mondo del digitale. Ha creduto alle potenzialità dei motori di ricerca come strumento rivoluzionario per la navigazione web da parte degli utenti e come strumento innovativo di marketing per le aziende, occupandosi del lancio in Italia di Altavista. Nel 2002 ha lanciato Google nel mercato italiano e nel 2008 con il team italiano di Google ha vinto il premio “Best place to work”. Dopo aver aver assunto la gestione di Google Spagna e Portogallo, a settembre del 2009 ha lasciato Google per fondare Annapurna Ventures, Venture Incubator di nuova generazione per il lancio di start up tecnologiche. Vinicio Marchioni Chi è: attore. Carriera: romano di origini calabresi, si era scritto alla facoltà di Lettere, indirizzo Spettacolo dell’Università La Sapienza di Roma per diventare giornalista,

salvo poi abbandonarla per dedicarsi completamente al teatro. Si è diplomato nel 2010 presso la Libera Accademia dello Spettacolo di Roma. Dopo una lunga esperienza teatrale (il suo debutto risale al 1995), diviene famoso al più ampio pubblico per la sua partecipazione nel ruolo de Il Freddo nella serie televisiva Romanzo Criminale trasmessa da Sky, ispirata alla storia della Banda della Magliana. Nel 2008 ha condotto per La 7 il programma televisivo Città Criminali. Nel 2009 debutta sul grande schermo con Feisbum! Il film, pellicola in otto episodi ispirata al social network Facebook. Nello stesso anno gira da protagonista, il film 20 sigarette, tratto dal libro Venti sigarette a Nassiriya, scritto da Aureliano Amadei, uno dei superstiti della strage di Nassiriya del 2003 e regista del film. A settembre il film viene presentato alla 67ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, nella sezione Controcampo Italiano, di cui vince il premio e una menzione speciale è dedicata a Marchioni per la prova d’attore. Nel 2010 ha partecipato ai videoclip Gli spietati dei Baustelle e Casting dei Mambassa. Nel 2011, per la sua interpretazione in 20 sigarette, ottiene una candidatura come miglior attore protagonista ai David di Donatello 2011. Antonello Piroso Chi è: giornalista, autore e conduttore televisivo. Carriera: nato a Como, diventa giornalista professionista nel 1987, dopo una esperienza come capoanimatore nei villaggi-vacanza all’inizio degli anni ottanta e dopo aver frequentato l’Istituto per la formazione al giornalismo di Milano. Le sue prime collaborazioni come freelance risalgono al 1985 per Prima Comunicazione, la Repubblica, Capital e Panorama. In quest’ultima testata viene assunto nel 1990. Lavora come autore televisivo di programmi Mediaset e Rai di prima serata, e cura alcuni programmi radiofonici. Approda a La7 nel 2002, come autore, ideatore e poi moderatore del dibattito sul Tema del giorno del contenitore mattutino Omnibus. Nel 2005 diviene vicedirettore del Tg La7. Dal 2006 al 2010 è direttore del Tg de La7. A veDrò ha registrato gli speciali mandati in onda da La7 sull’omicidio del Commissario Calabresi, sulla vicenda giudiziaria di Enzo Tortora, sugli omicidi di Walter Tobagi e Umberto Ambrosoli. Conduce per La7 il programma giornaliero (ah)iPiroso, oltre a Ndp, Niente di Personale. Tra i vari riconoscimenti, il Premio Flaiano nel 2006 come migliore conduttore televisivo e Il Premiolino nel 2007.

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Gli speaker delle plenarie Andrea Prandi Chi è: direttore relazioni esterne e comunicazione di Edison e fondatore di Smart Italy, associazione per lo sviluppo delle tecnologie digitali in Italia. Carriera: modenese, laureato in Economia, è da oltre 20 anni nel mondo della comunicazione, prima come giornalista e poi nella comunicazione d’impresa. Dal 2004 è direttore Relazioni esterne e comunicazione di Edison. In precedenza ha diretto la comunicazione di Indesit e l’ufficio stampa di Omnitel (oggi Vodafone). In precedenza ha diretto la comunicazione di Indesit e l’ufficio stampa di Omnitel (oggi Vodafone). È docente della Cattolica, consigliere della Fondazione Edison ed è stato presidente della Ferpi (Federazione italiana relazioni pubbliche) dal 2005 al 2007. Nel 2011 ha fondato Smart Italy.

stratore delegato fino a maggio 2002. Dal maggio 2002 al maggio 2005 è stato amministratore delegato e direttore generale di Enel, dove opera una vera e propria svolta rinunciando al discusso modello di società multiutility, sostenuto dal suo predecessore Franco Tatò, in favore di una maggiore focalizzazione sul core business energetico. Sotto il suo mandato sono da sottolineare la cessione di Wind, la riduzione dell’impegno di Enel nella creazione di una catena di negozi in franchising a marchio Enel sì. Paolo Scaroni è consigliere di Amministrazione di Assicurazioni Generali, vicepresidente non esecutivo del London Stock Exchange Group e consigliere di Amministrazione di Veolia Environnement. È inoltre nel Board of Overseers della Columbia Business School di New York e della Fondazione Teatro alla Scala.

stramento (nel 1998 presso il Johnson Space Center a Houston, Texas per la formazione per missioni a bordo dello Space Shuttle e della Stazione Spaziale Internazionale, e nel 2001 presso il Yuri Gagarin Cosmonaut Training Center della Città delle Stelle, Oblast’ di Mosca), nel 2002 partecipa alla missione taxi-flight “Marco Polo” diventando il primo astronauta italiano a partire dalla base di lancio di Baikonur alla volta della Stazione Spaziale Internazionale, grazie a un accordo tra Esa, Asi e Rosaviakosmos, l’Agenzia Spaziale Russa. Nel 2005 si svolge la missione “Eneide”, la seconda di Vittori sulla Stazione Spaziale Internazionale. Il 16 maggio 2011 è decollato con la missione Shuttle STS-134 nel ruolo di mission specialist, partecipando all’ultima missione dello shuttle Endeavor. È rientrato il primo giugno 2011.

Antonio Preziosi Chi è: direttore di Radio Uno e del Giornale Radio Rai. Carriera: dopo la laurea con lode in Giurisprudenza presso l’Università La Sapienza di Roma, consegue il diploma della Scuola di giornalismo radio televisivo di Perugia. Esordisce come speaker e conduttore in una radio locale negli anni Ottanta. Passato alla Rai, diviene redattore capo ad personam del Giornale Radio Rai. In qualità di inviato speciale del Gr segue da dieci anni l’attività della Presidenza del Consiglio dei ministri, nonché i principali avvenimenti di politica estera e internazionale. Dal 2009 è direttore di Radio Uno e del Giornale Radio Rai. Insegna comunicazione politica e politiche dei media presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’Università Pontificia Salesiana di Roma. Nel 2010 è stato insignito del prestigioso Premio Amalfi per il giornalismo radiofonico.

Andrea Vianello Chi è: conduttore di Agorà, programma mattutino di Rai3. Carriera: laureato in Lettere con una tesi in Letteratura Brasiliana. Entra in Rai nel dicembre 1990. Dal marzo 1991 entra a far parte della redazione del Gr1 prima e del Giornale Radio Rai unificato poi sotto la direzione di Livio Zanetti. È stato, tra l’altro, conduttore di Radio Anch’io e di Tele Anch’io. Per Rai3, dal 2001 al 2003, è stato autore e conduttore della trasmissione “Enigma “ e dal 2004 al 2010, sempre per la terza rete, ha condotto “Mi manda Raitre”. Da settembre 2010 è conduttore di Agorà. È tra gli animatori del gruppo di ricerca di Vedrò sulla Tv Industry.

Marco Zanotelli Chi è: economista Carriera: è pofessore di Economia all’Università di Milano e Stanford. Scientific Advisor presso la Commissione europea e membro del “Committee established at the European Commission - G8 Democracy and government on line”. Coordinatore dei programmi europei L.A.W. (Labour Market Changes and Welfare Perspectives in Europe) e W.E.O. (Work and Employment Observatory). Membro di E.S.I.P. (European Social Insurance Platform). È componente del Gruppo di Lavoro interistituzionale sulla misurazione dell’azione amministrativa presso il Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) e Direttore del Centro Studi dell’Inps. È autore di saggi ed articoli sulle tematiche inerenti il mercato del lavoro e la finanza pubblica. È stato consigliere economico della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione; Coordinatore del Gruppo di Lavoro “Sistemi di Monitoraggio del Mercato del Lavoro” presso la Commissione Europea e Coordinatore dell’Osservatorio del lavoro e dell’occupazione della Regione Lombardia. È responsabile dell’Osservatorio permanente sulle imprese di veDrò, realizzato in collaborazione con le Università di Milano e di Stanford.

Paolo Scaroni Chi è: amministratore delegato e direttore generale di Eni dal 2005. Carriera: dopo la Laurea in Economia e Commercio conseguita nel 1969 all’Università Bocconi di Milano e dopo una prima esperienza di lavoro di tre anni in Chevron, consegue un Mba presso la Columbia University di New York e continua la sua carriera in McKinsey. Nel 1973 entra in Saint Gobain, dove svolge numerosi incarichi manageriali in Italia ed all’estero, fino alla nomina, nel 1984, a presidente della Divisione Vetro a Parigi. Dal 1985 al 1996 è vicepresidente e amministratore delegato della Techint. Nel 1996 si trasferisce in Gran Bretagna entrando in Pilkington come ammini-

Roberto Vittori Chi è: astronauta. Carriera: laureato presso l’Accademia Aeronautica di Pozzuoli, consegue il brevetto di Pilota Militare negli Stati Uniti nel 1986 e vola con i Tornado nell’Aeronautica Militare dal 1991 al 1994. Dopo aver conseguito il brevetto di Pilota Collaudatore Sperimentatore presso la United States Navy Test Pilot School di Patuxent River, nel Maryland, presta servizio presso il Reparto Sperimentale di Volo di Pratica di Mare come pilota collaudatore per lo sviluppo della nuova piattaforma aerea europea, l’Eurofighter Typhoon. Ha al suo attivo circa 2000 ore di volo su più di 40 diversi aeromobili, tra cui l’F-104 Starfighter, il Tornado GR.1, l’F/A-18, l’AMX, M-2000, G.222 e P180. Nel luglio 1998 viene selezionato come astronauta dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), in cooperazione con l’Esa, l’European Space Agency. In seguito a un’intensa attività di adde-

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Capitalismo / Progresso Ricchezza / Economia / Valori Relazioni / Profitto / Crisi

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Caospitalismo

Capitalismo / Progresso / Ricchezza / Economia Valori / Relazioni / Profitto / Crisi del principio del vantaggio egoistico dato ormai per acquisito. Coordinano: Nicola Barone, giornalista Il Sole 24 Ore, e Fabrizio Pagani, consigliere politico del Segretario Generale, Ocse. Tra i partecipanti: Jacopo Barigazzi, giornalista e cofondatore Linkiesta; Paolo Baronci, cofondatore e Ceo Mperience; Sergio Bellucci, massmediologo e politico, membro del Comitato Scientifico Sel; Luigi Casero, sottosegretario di Stato Ministero dell’Economia e delle Finanze; Nicola Dambra, Csr & Sustainability Manager per Alitalia e SkyTeam e componente esecutivo del Comitato Cultura e Responsabilità Sociale d’Impresa di Confindustria; Enrico Deluchi, managing director of marketing Cisco; Francesco Delzio, executive vice president Gruppo Piaggio; Matteo Fago, fondatore L’asino d’oro edizioni e Venere; Ilaria Fava, avvocato, Fava & Associati Law Firm; Diego Fusaro, filosofo e scrittore, Università Vita-Salute San Raffaele di Milano; Roberto Giacchi, amministratore delegato Poste Mobile; Massimo Lapucci, Investment director Sintonia S.A.; Antonello Lupo, avvocato, studio legale Portolano Colella Cavallo; Erminia Mazzoni, avvocato, presidente Commissione Petizioni Parlamento europeo; Patrizio Messina, avvocato, Studio Orrick; Andrea Paci, docente di Economia e Gestione delle imprese, Università di Firenze, e consigliere indipendente Mps Venture; Novella Pellegrini, responsabile Enel Cuore; Francesco Perrini, docente di Management e tecnologia, Università Bocconi di Milano; Michele Petochi, director Knowledge Organizations World Economic Forum; Paola Pierri, Philanthropy advisor; Giuseppe Pierro, esperto in politiche giovanili e comunicazione educativa presso la Direzione Generale per lo Studente, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca; Pietro Pietrini, docente di Biochimica clinica e Biologia molecolare, Università degli Studi di Pisa; Alessandra Poggiani, senior advisor Everis Spa; Anna Puccio, direttore generale Cgm – Gruppo Cooperativo Nazionale; Andrea Rossini, direttore Marketing mobile business Vodafone; Carmen Verderosa, imprenditrice; Fabrizio Vigo, amministratore delegato Consodata Spa Gruppo Seat Pagine Gialle.

Al netto delle naturali divergenze dei punti di vista, degli approcci metodologici, dei vari contesti e delle condizioni di partenza, si fa strada il concetto della value creation, imperniato sulla costruzione di valore sostenibile dal punto di vista ambientale, delle relazioni fra persone, del rispetto di principi che superino l’imperativo assoluto della crescita a qualunque costo. Il che si traduce, semplicemente, in domande di senso e rispetto di presupposti etici nella sfera dell’azione. Non a caso, si riaffaccia con forza l’interesse del mondo accademico, statunitense ma non solo, per i cosiddetti critical management studies, con la loro critica radicale ad alcuni fondamenti della ricerca e alla diffusione tout court in università e business school di teorie asettiche, ma consolidate, che trascurano del tutto le implicazioni etiche e gli effetti che l’agire organizzativo e manageriale comporta, in un più ampio quadro relazionale, tra tutti gli stakeholder coinvolti nel processo di creazione (o distruzione) di valore. In futuro, le aziende dovranno saper coniugare il profitto di breve termine con la produzione di valore di lungo termine e con il progresso sociale, se intendono davvero fare la propria parte e prosperare; diversamente correrebbero il rischio di snaturare la propria funzione, condannandosi all’avvizzimento, col crescere della consapevolezza nei cittadini del proprio ruolo attivo, specie in ambito economico. Una buona ragione per (ri)discutere di finanza etica, responsabilità sociale delle imprese, sussidiarietà, filantropia.

wg manager: Francesca Buttara, Italiacamp.

Restaurare il capitalismo dalle fondamenta. Se è questo il progetto su cui riflettono alcuni brillanti economisti in tutto il mondo, i piani dell’opera restano tuttavia piuttosto oscuri. Da dove ripartire? Serve un taglio netto con il sistema in cui siamo nati e cresciuti? Soprattutto, quali scelte sono realisticamente praticabili? Cosa di nuovo si muove nella società? Istituzioni e governi se lo chiedono, in sede internazionale, dopo la scossa profonda di una crisi non del tutto superata. Altrettanto fa l’establishment occidentale, cui è imputata buona parte della responsabilità del collasso, per negligenza (nell’ipotesi migliore) o consapevole interesse di parte (in quella peggiore). L’analisi non è univoca, com’è logico, né a dire il vero si sono viste sinora efficaci inversioni di tendenza sul piano generale. Ciononostante, qualche primo segnale si è fatto vivo. Di recente, l’Ocse ha lanciato la sfida per l’individuazione di modelli innovativi di misurazione del progresso. Ed è già da qualche anno che la Commissione di studio francese guidata da Joseph Stiglitz si è pronunciata sugli obiettivi generali da perseguire, oltre il semplice accrescimento della ricchezza. I risultati di queste complesse analisi stanno trovando ampio riscontro in alcuni Paesi, su scala locale ma anche ai livelli alti delle amministrazioni. Significativa, al riguardo, è stata la decisione del premier inglese, David Cameron, di monitorare il livello di soddisfazione della vita secondo nuovi parametri messi a punto dagli esperti. Quella che viene discussa, anche a livello teorico, è una visione della realtà a un’unica dimensione, dove spadroneggia incontrastata l’economia. Certo, le analisi degli economisti restano utilissime, perché descrivono bene i costi e i benefici delle decisioni da prendere per la comunità, ma negli ultimi anni si sono fatte scoperte sulla natura umana che hanno innovato i presupposti di base della disciplina, limitandone talvolta pesantemente l’accuratezza e l’affidabilità. Valga per tutte l’accento sulla cooperazione posto dai più recenti studi sull’evoluzionismo e le neuroscienze, a danno

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Vocaosbolario

Linguaggio / Parole / Valori Comunicazione / Cultura Immaginazione / Differenze / Ordine

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Linguaggio / Parole / Valori / Comunicazione Cultura / Immaginazione / Differenze / Ordine

Coordinano: Barbara Carfagna, giornalista Rai, e Monica Fabris, sociologa, presidente Episteme.

Tra i partecipanti: Fulvio Abbate, scrittore; Lelio Alfonso, responsabile comunicazione Rcs; Daniele Bellasio giornalista Il Sole 24 Ore; Fabio Beltram, fisico, direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa; Benedetto Condreas, autore di La memoria del pesce rosso; Giusy Drago, poetessa; Filippo Facci, giornalista Libero; Alberto Fedel, amministratore delegato Newton Management Innovation, Il Sole 24 Ore Group; Andrea Fiorentini, docente di Psichiatra, Università Tor Vergata di Roma; Sergio Garau, poeta; Stefania Giannini, rettore Università per Stranieri di Perugia; Maria Giovanna Gatti, responsabile comunicazione scientifica Ieo e scrittrice; Gianluca Giansante, ricercatore in linguaggi politici, autore di Le parole sono importanti; Elisabetta Jezek, docente di Filosofia del linguaggio, Università di Pavia; Francesco Linguiti, docente di Semiotica, Lumsa di Roma; Vittorio Picello, direttore creativo Newton21; Carlo Pizzati, scrittore e giornalista; Antonio Santangelo, docente di Semiotica, Università di Torino; Giovanni Sasso, direttore creativo Proforma; Alessandro Schiesaro, docente di

guaggio per far emergere il meglio che c’è in noi e nella società e per far apparire, come in una cartina di tornasole, i nuovi valori che contraddistinguono il nostro tempo. C’è un nucleo di verità nel linguaggio, al di là della fluidità del gioco dei significati, che non è una gabbia ma un invito al libero esercizio delle facoltà intellettuali e spirituali dell’uomo. Il linguaggio è tanto vicino alla realtà quanto strumento indispensabile per l’immaginazione. Le parole non sono le cose solo perché permettono di distaccarcene e quindi riconoscerle e modellarle. Come il linguaggio sta oggi condizionando la nostra immaginazione? Come ci può aiutare a dialogare davvero alla ricerca di prospettive nuove? Quali sono i ponti linguistici nella frammentazione e moltiplicazione delle differenze culturali? Come il linguaggio si riformula nella crossmedialità?

Letteratura latina, La Sapienza Università di Roma, e capo segreteria tecnica ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

wg manager: Federica Colonna, Lo Spazio Della Politica.

Lo scopo del Working group è quello di avviare una riflessione sull’uso e abuso del linguaggio nella società contemporanea, con particolare attenzione ai luoghi elettivi in cui si elaborano la nostra cultura, il nostro immaginario, e dove si assumono decisioni rilevanti per i destini individuali e della comunità. In tal modo, intendiamo risalire ai nuovi significati e ai nuovi valori che caratterizzano la cultura contemporanea, prevedendo future evoluzioni possibili. Globalizzazione, radicamento e stratificazione delle differenze etniche e sociali, nuovi cultural divide, crossmedialità, sono tutti fenomeni che concorrono a rendere più ardua la sfida di un uso positivo e creativo della parola. Le mutazioni del contesto contemporaneo mettono in crisi consistenza e univocità: assistiamo alla convivenza di diverse strutture e tipologie discorsive. Nella babele di parole sorte, morte e risorte, invertite di significato, slittate, risemantizzate rischiamo di perderci: la parola si svuota e la retorica si impadronisce del discorso. Il linguaggio è allo stesso tempo la vittima, l’assassino e la soluzione del giallo. Contribuisce a generare il caos ma, in quanto struttura significante, rappresenta anche l’unica soluzione e via di superamento. Questa è la sua funzione primaria: dare ordine alle cose, renderle intellegibili e permetterci di agire su di esse. Riappropriarci del nostro futuro significa saper articolare e verbalizzare una narrazione dotata di senso e, dunque, di prospettiva. Il linguaggio in quanto discorso rappresenta la via maestra del rapporto con l’Altro, l’unico modo di costruire un orizzonte comune ed è più che mai importante riconoscerne l’attuale statuto sociale, i fraintendimenti e gli automatismi in cui rischiamo di incorrere. È l’incontro con l’altro a generare naturalmente il caos perché ci porta fuori dal nostro campo: c’è bisogno di una reciproca focalizzazione per determinare, insieme, il nuovo significato di una parola e quindi di un’esperienza. Il linguaggio è uno spazio neutro di definizione a due o più vie attraverso cui negoziare le relazioni. Tutti quelli coinvolti nelle attività di linguaggio abbandonano l’identità individuale per poter mantenere il disequilibrio, quello che possiamo chiamare lo sbaratto sociale, per ottenere il contatto. Cercheremo di individuare i punti di rottura, spaesamento, sovrapposizione in cui le parole smettono di significare impedendoci di dialogare ed evolverci. In questo modo, le ricomprenderemo nel loro valore e ci lasceremo guidare dalla potenza dei loro significati. Ci faremo ispirare dal linemission veDrò2011 è a

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Politicaos

Partiti / Politica / Correnti Carisma / Valori / Frammentazione Associazioni / Think tank

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Politicaos

Partiti / Politica / Correnti / Carisma / Valori Frammentazione / Associazioni / Think tank

Coordinano: Tommaso Labate, giornalista Il Riformista, e Marco Meloni, responsabile Riforma dello Stato, pubblica amministrazione, Università e ricerca, segreteria nazionale Pd.

Tra i partecipanti: Marco Almagisti, docente di Scienza politica, Università di Padova; Stefano Bonaccini, segretario regionale Pd Emilia Romagna; Simone Collini, giornalista L’Unità; Giuseppe Cruciani, giornalista La Zanzara, Panorama ; Luigi Di Gennaro, capo ufficio stampa Fli; Stefano Di Traglia, responsabile nazionale Comunicazione Pd; Mattia Diletti, docente di Scienza politica, La Sapienza Università di Roma; Nicola Formichella, deputato Pdl; Tommaso Frosini, docente di Diritto pubblico comparato, Suor Orsola Benincasa Napoli; Gianluca Galletti, deputato Udc; Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca; Giancarlo Giorgetti, deputato Lega Nord; Massimo Leoni, giornalista, responsabile redazione politica SkyTg24; Giuliano Lesca, responsabile Comunicazione Ipr Marketing; Fabrizio Meli, presidente e amministratore delegato L’Unità; Gennaro Migliore, segreteria nazionale Sel; Antonio Misiani, deputato e tesoriere nazionale Pd; Monica Nardi, direttore TrecentoSessanta; Matteo Orfini, responsabile nazionale cultura e informazione Pd; Alessandro Padula, avvocato fiscalista, vice president, Morgan Stanley London; Veronica Pamio, Government Relations Manager JTI; David Parenzo, giornalista e autore tv La Zanzara, In onda, Titanic Italia; Matteo Richetti, presidente Assemblea Regionale Emilia-Romagna; Francesco Russo, segretario generale TrecentoSessanta e docente Politiche della formazione, Università di Udine; Marco Sartori, presidente Inail; Marco Stradiotto, senatore Pd; Paolo Tognocchi, consigliere regionale Toscana; Flavio Tosi, sindaco di Verona.

ma di un terremoto. Anzi del terremoto: the big one, la fine di Berlusconi, il passaggio da un’era geologica all’altra. Fosse così, basterebbe mettersi alla finestra, aspettare la tempesta e cercare di farsi trovare comunque pronti, qualunque cosa accada, con quel misto di eccitazione e paura che precede tutti i grandi cambiamenti. A guardarlo, invece, con gli occhi dei vedroidi – vale a dire costringendosi a una prospettiva di lungo periodo, il più possibile sganciata dalla contingenza – viene da chiedersi come il caos in cui versa il potere oggi in Italia possa verosimilmente ricomporsi e riprodurre un ordine naturale, nelle vicende politiche tra partiti e dentro i partiti, oltreché nelle dinamiche istituzionali. Così, al di là dei neologismi fantasiosi del nuovo correntismo italico, in discussione tornano temi serissimi sui quali, sia pure con intensità variabile, ci si confronta in tutte le democrazie mature, come il rapporto tra leaderismo e dialettica interna e tra centro e periferia, il nesso tra formazione, selezione e cooptazione della classe dirigente, la relazione tra costruzione del consenso e valorizzazione del pluralismo e delle diversità.

wg manager: David Ragazzoni, PhD candidate in Political Theory, Scuola Superiore Sant’Anna.

Carfagnaniani, gelminiani, prestigiacomini. Meloniani confusi tra la folla degli ex-aennini. E poi verdiniani, scajoliani, frattinini, stracquadaniani, formigonini, santanchensi e chi più ne ha più ne metta. Una testa, un’area politica: la nuova frontiera del correntismo italiano sembra passare oggi, imprevedibilmente, per il Pdl. Vale a dire per l’unico movimento nazionale che può permettersi il lusso di eleggere un segretario per standing ovation, che non ha mai fatto un congresso e che rifiuta l’appellativo di Partito. La P sta per Popolo (con la P maiuscola), ci mancherebbe altro. Nel mentre un altro popolo, quello padano, si attrezza per il diluvio universale del dopo-Bossi: magico-cerchiati sotto assedio, maroniani sugli scudi. Ai fianchi tante fronde quante sono i territori della Padania. Del resto, con l’autonomia non si scherza, ci mancherebbe altro. Al confronto, nel centrosinistra, le vecchie correnti di stampo democristiano o la guerra fratricida tra dalemiani e veltroniani paiono roba del giurassico. A furia di appelli ossessivi all’unità, nel Pd le divisioni le hanno infatti anestetizzate. Silenzio: si fanno ma non si dice. E giù la sfilza di associazioni, fondazioni, think tank, network, scuole di formazione. I puristi però storcono ancora il naso: questa smania di associarsi – dicono – produce frammentazione e alimenta personalismi. Il Partito (con la P maiuscola) c’è. Basta e avanza. Ci mancherebbe altro. Sul fatto che basti, un partito, qualche dubbio inizia in realtà a circolare anche laddove il carisma del capo sembrava fino a ieri intoccabile. Dipietristi contro demagistrisiani, antiberlusconismo contro ultra-antiberlusconismo, in attesa di capire cosa ne sarà dei valori quando “lo stupratore dei valori” non ci sarà più. Stesso clima di attesa in casa Fli, dove falchi e colombe volano, ma volano basso, visto che ancora non è chiaro se il Terzo Polo sarà meta di migrazione definitiva oppure nido di appoggio verso la terra promessa di un nuovo centrodestra. A guardarlo in superficie, il caos-frammentazione di questo scorcio di Seconda Repubblica ricorda le scosse telluriche priemission veDrò2011 è a

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Lobbisti per caos Lobby / Potere / Politica LegalitĂ / Valori / Interessi Regole / Istituzione

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Lobbisti per caos

Lobby / Potere / Politica / Legalità / Valori Interessi / Regole / Istituzione

Coordina: Alberto Castelvecchi, Personal Branding advisor Studio Castelvecchi.

Tra i partecipanti: Fabio Bistoncini, lobbista, amministratore delegato FB & associati; Giulia Bongiorno, deputato Fli, presidente Commissione Giustizia, Camera dei deputati; Riccardo Capecchi, tesoriere veDrò; Anna Paola Concia, deputato Pd; Sandro Di Castro, Comunità Ebraica italiana; Ernesto Di Giovanni, partner Utopia; Massimiliano Dona, segretario generale Unione Nazionale Consumatori; Stefano Feltri, giornalista e responsabile dell’economia Il Fatto quotidiano; Oscar Giannino, giornalista e analista economico; Francesco Giorgianni, responsabile affari istituzionali Enel; Simone Guerrini, Head of Advisor and Monitoring subsidiaries Corporate Affairs Alenia Aeronautica; Luca Josi, presidente Einstein Multimedia Group; Ivan Lo Bello, presidente Confindustria Sicilia; Giovanni Lo Storto, vicedirettore generale Università Luiss di Roma; Giuseppe Lupo, segretario regionale Pd Sicilia; Salvatore Martinez, presidente Rinnovamento nello Spirito Santo; Candida Morvillo, direttrice Novella 2000; Guido Olimpio, giornalista Corriere della Sera; Riccardo Panzetta, giornalista Dagospia; Pier Luigi Petrillo, docente di Diritto pubblico, Unitelma Sapienza e docente Tecniche di lobbying, Università Luiss di Roma; Leda Petrone, Public Affairs Sky Italia; Angelo Maria Petroni, segretario generale Aspen Institute Italia; Ferruccio Pinotti, giornalista e scrittore; Patrizia Ravaioli, direttore generale Croce Rossa Italiana; Laura Ravetto, sottosegretario di Stato ai Rapporti con il Parlamento; Giancarlo Scoditti, docente di Etnologia e Antropologia sociale, Università di Urbino; Roberto Veronesi, direttore comunicazione e relazioni istituzionali di Seat PG; Giampiero Zurlo, amministratore unico Utopia.

lobbying, ne assicurano la massima trasparenza, prevedendo, in taluni casi, un diretto coinvolgimento dei portatori di interessi particolari nei tavoli istituzionali. Non tutto procede in modo roseo e trasparente, anche in questi Paesi, ma le sanzioni e i limiti posti a chi si colloca nell’area grigia tra legalità e illegalità sono molto evidenti. In Italia il nesso tra decisori pubblici e gruppi di pressione è stato affrontato in modo episodico ed estemporaneo anche dal legislatore, che ha adottato, nel tempo e lentamente, una regolamentazione per così dire “strisciante” ma ad andamento schizofrenico. Nel nostro Paese, infatti, il tema dei gruppi di pressione è praticamente ignorato dal legislatore. Questo non perché da noi le lobby non esistano – tutt’altro – ma per la preoccupazione che la disciplina dei gruppi di pressione equivalga alla loro legittimazione, dunque una curiosa ritrosia a riconoscere che “il re è nudo”.

wg manager: Andrea Garnero, Lo Spazio Della Politica.

Chi comanda davvero in Italia? Come? E sulla base di quale legittimazione? E a chi deve rendere conto? Lobby e lobbisti, gruppi d’interesse, poteri (più o meno) forti che si confrontano, cordate che si aggregano con obiettivi non sempre visibili: il caos istituzionale e giudiziario di questi ultimi mesi rappresenta una magnifica occasione da cogliere. Per fare chiarezza, riallineare azioni e valori, dare un significato alle parole che usiamo. L’esistenza di gruppi di pressione che influenzano le decisioni politiche e istituzionali, in una democrazia moderna, dovrebbe essere un fatto assodato. Le lobby, quelle vere, hanno un nome e un indirizzo registrato e una politica di comunicazione comprensibile. Esse sono un fattore imprescindibile in una società complessa e organizzata. I decisori pubblici vengono facilitati nei processi decisionali, e i lobbisti portano informazioni qualificate ad alto contenuto tecnico. Altra cosa sono i cartelli di potere di cui leggiamo sempre più spesso nelle cronache. Di solito non hanno il potere di “fare qualcosa” o di “aiutare a fare qualcosa”. Hanno la pretesa di esercitare un insidioso potere di interdizione: il potere di “non far fare qualcosa”. Il messaggio che lanciano è quasi sempre lo stesso: “Se vuoi fare questo o quest’altro, prima devi parlare con noi”. A questo punto, anche la presenza di pochi di questi soggetti diventa un fattore di blocco per la democrazia. I processi decisionali diventano lenti e vischiosi, le posizioni politiche vengono deformate, le informazioni e i saperi tecnici “alti” diventano irrilevanti, i legami di appartenenza, di cooptazione personale, addirittura di clan organizzato “a delinquere” ostruiscono il confronto e la trasparenza di ogni decisione, di ogni nomina. Se nella politica si passa dalla negoziazione al ricatto, ecco che il potere di inchiesta degli organi di informazione diventa un gioco al massacro. L’opinione pubblica comincia a pensare “adesso attaccano X e Y, domani a chi toccherà?”. Negli Stati Uniti d’America, in Canada, in Australia, in Gran Bretagna, in Israele, nell’Unione Europea, esistono norme che, considerando più che legittima (e anzi indispensabile) l’attività di emission veDrò2011 è a

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Caospazio

Spazio / Industria / Tecnologia Conoscenza / ESA / NASA Civile / Militare

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Caospazio

Spazio / Industria / Tecnologia / Conoscenza ESA / NASA / Civile / Militare

Coordinano: Annamaria Barrile, consulente Eads Francia, e JeanPierre Darnis, vicedirettore Area Sicurezza e difesa Iai. Tra i partecipanti: Marco Airaghi, vicepresidente Asi; Giuseppe Aridon, VP Business Development, Telespazio; Andrea Armaro, giornalista ed esperto di difesa; Lucio Bianchi, capo III Reparto, Armaereo; Francesco Caio, amministratore delegato Avio; Massimo Cavaliere, Head Business Opportunity Development, Cira; Serafino D’Angelantonio, Head of Astrium Italy; Vito De Filippo, presidente Regione Basilicata; Cosimo La Rocca, ufficio di presidenza Asi; Marcello Maranesi, Ceo, E-geos; Nunzia Paradiso, Space Generation Advisory Council; Fausto Recchia, deputato Pd; Luca Rossettini, fondatore D-Orbit; Giampaolo Toriello, Cassa Depositi e prestiti; Roberto Vittori, astronauta. wg manager: Matteo Scurati, Lo Spazio della Politica.

“The end of the space era” titolava la copertina dell’Economist il 2 luglio scorso. Il riferimento era alla fine del programma Shuttle negli Stati Uniti, con l’ultimo lancio avvenuto lo scorso 8 luglio, ma anche alla prospettiva, nel 2020, di de-orbitare la Stazione Spaziale Internazionale nonché all’apparente fine del sogno di tornare sulla Luna o, meno che mai, esplorare Marte. Nonostante la tecnologia sia oggi matura e disponibile, la passione per lo spazio, almeno nelle tradizionali potenze dell’esplorazione spaziale, sarebbe finita secondo l’Economist. Proprio nel giorno dell’ultimo lancio dello Shuttle, invece, il Presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, rilanciava: “Questo è l’ultimo volo dello Shuttle, ma oggi si apre una nuova era capace di spingerci verso le autentiche frontiere dell’esplorazione e delle scoperte nello spazio. E io ho dato agli uomini e alle donne della NASA una nuova ambiziosa missione: andare su Marte”. Investire nello Spazio non è certamente solo una scelta di prestigio per una Nazione. Dagli investimenti sulle tecnologie in questo settore derivano importanti ricadute non solo in termini di conoscenza o di crescita delle competenze del tessuto industriale, ma anche in termini di immediati benefici nella vita quotidiana dei cittadini e dei decisori politici. Lo spazio offre infatti un valore aggiunto, strategico, nel governo delle società complesse (del caos, in ultima analisi): si pensi all’utilizzo dei dati satellitari per la programmazione di interventi di protezione civile, per missioni militari, per il monitoraggio ambientale, per la mobilità, ma anche per la gestione della raccolta delle uve nei vigneti o per la ricerca di minerali.

in un contesto geografico allargato, con l’acquisizione di capacità di osservazione della terra (partecipazione ai programmi Helios, sviluppo di Cosmo Skymed) e di telecomunicazione dedicata (Sicral). Si tratta di un modello assai diverso rispetto a quello francese, nel quale i vettori spaziali sono stati sviluppati come componente tecnologica della dissuasione nucleare, una dissuasione che richiedeva anche mezzi di comunicazione e di osservazione dedicati. La politica spaziale italiana rappresenta dunque un modello di cross fertilization, a volte virtuoso e a volte complesso, fra le capacità di ricerca e sviluppo e la crescita di una politica industriale. Non si può non rilevare come oggi la politica spaziale sia portatrice di una serie di interessi internazionali. La posizione delle aziende italiane nel contesto europeo e mondiale, il futuro dei programmi di ricerca spaziale sia nel contesto Esa che Ue, lo sviluppo di programmi applicativi da parte della Commissione europea (Galileo), le considerazioni sulla sovranità tecnologica e l’esportazione di tecnologie sensibili, il futuro dell’industria nazionale nel contesto di competizione/cooperazione europea: tutti questi elementi contribuiscono fortemente a definire la posizione dell’Italia nei confronti dei suoi principali partner europei. Il livello di contribuzione al budget dell’Esa indica la Francia, la Germania e l’Italia come le principali potenze spaziali europee. Non a caso, lo spazio rappresenta quindi un elemento estremamente rilevante della politica fra questi Paesi. All’interno del nostro Working group, ci proponiamo di riflettere sul concetto di cross fertilization virtuoso, sia a livello nazionale sia europeo. Il mantenimento e lo sviluppo di capacità spaziale rappresentano uno strumento fondamentale di governo della complessità, ma anche una strategia per una visione tecnologica e politica del sistema-Paese. Attraverso il confronto tra gli stakeholder del settore (politici, industriali, utenti, studiosi) intendiamo esplorare la varietà di prospettive legate allo sviluppo spaziale, contribuendo al dibatto sullo sviluppo spaziale nel contesto del sistema-Paese. Politiche pubbliche, filoni del sistema della ricerca, applicazioni sono alcuni degli elementi che vogliamo proporre nell’ambito di una riflessione complessiva che miri a incentivare lo sviluppo virtuoso dello spazio e il virtuoso contributo dello spazio allo sviluppo della società. Ovviamente il contesto di difficoltà finanziaria costituisce un parametro da tenere in considerazione, in un’ottica di impiego lungimirante delle poche risorse pubbliche disponibili, di valorizzazione degli investimenti pubblico-privati, degli incentivi alla ricerca e della dualità (civile/militare) dei progetti per la programmazione futura.

Mentre gli Stati Uniti considerano lo spazio una “nuova frontiera”, in un’ottica condivisa con il nemico sovietico durante la Guerra Fredda, l’Europa ha adottato un approccio diverso: la scienza innanzitutto. Basti ricordare l’opera di Amaldi in Italia e il successivo sviluppo di tecnologie applicate, ad esempio la filiera della meteorologia e delle telecomunicazioni, oggi mature. L’Italia da sempre ha avuto un ruolo di rilievo nel settore, attraverso non solo la partecipazione ai programmi dell’Agenzia Spaziale Europea (l’Italia è il terzo contributore in Esa) ma anche attraverso importanti programmi nazionali gestiti dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) spesso in cooperazione con il Ministero della Difesa (ad es. CosmoSkyMed) e programmi internazionali in cooperazione con le altre Agenzie Spaziali internazionali, tra cui principalmente la Nasa. Nel panorama europeo, il nostro Paese ha adottato un modello pluralista di sviluppo spaziale: scienza e tecnologia hanno determinato la crescita delle competenze industriali di Tas-I, Telespazio o Elv e delle Pmi. Lo sviluppo di tecnologie spaziali ha interessato poi in tempi relativamente recenti la Difesa. Le forze armate si sono dotate di capacità spaziali nel momento della pianificazione di una loro proiezione emission veDrò2011 è a

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Caosurfing

Io / Altro / IdentitĂ / Pensiero Consapevolezza / Relazioni Appartenenza / Navigazione

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Io / Altro / Identità / Pensiero / Consapevolezza Relazioni / Appartenenza / Navigazione

Coordinano: Emanuele Caroppo, psichiatra e psicoanalista della Società Psicoanalitica Italiana, e Cristian Muscelli, filosofo

Il caos è spinta, energia, materia informe e pura, disgregazione, irriducibilità, cambiamento, evoluzione e imprevedibilità, fertilizzante di sogni e sponsor di orizzonti. Luogo possibile d’incontro col nuovo, alchimista di cambiamenti, alterità. Nasciamo dal caos e la vita di ognuno, in ultima analisi, è una quotidiana navigazione “cosmica” di progressive e parzialmente nuove definizioni identitarie. E pluribus unum: Io! Un Io che emerge dal caos e che, al contempo, naviga in esso iceberg-like in un rapporto di reciprocità di appartenenza. Incontrare il caos equivale a incontrare l’Altro, il “contenuto nuovo” che costantemente modifica e che costantemente spaventa. Ed è proprio per questo spavento che alcuni negano il caos facendo dell’ordine abitudinario uno dei più potenti anestetici e sedativi di difesa dai dubbi vitali, altri ne rimangono sopraffatti rimbalzando come una palla ovale sul tappeto del tempo costruendo trame dal difficile significato e così via, ad libitum nelle variegate possibilità esistenziali umane. Il caosurfing è una strada che conduce al riconoscimento dell’Altro affrontando l’inquietante alienità attraverso la riflessione sul modo comune di pensare all’Io (ego) e a ciò che in questa nozione comune induce a credere e, istintivamente, a sentire che il nostro compito principale nella vita sia vieppiù proprio il “rafforzamento” dello stesso Io. È infatti da quest’ultima credenza, e a partire da queste premesse, che tecniche specifiche come l’empowerment hanno potuto svilupparsi. L’Io è stato concepito dalla tradizione occidentale come “monade”, un soggetto chiuso all’origine che, occasionalmente, ma non necessariamente, può aprirsi all’esterno. Il caosurfing propone di sviluppare un altro modo di pensare l’Io, fondato sul convincimento che non c’è e non può esserci un soggetto, una persona, un Io, se non in relazione con l’Altro. L’Io è sempre parte di una relazione, una sua componente, ma la relazione precede sempre la nascita del pensiero dell’Io. Il modo forse più utile di pensarlo può essere quello dell’Io come un “diagramma di relazioni”. Forse un grafema, interno a un sistema che è fondamento del significato del grafema stesso. In ultima analisi dunque, l’Io celebrato da tante tecniche del pensiero, soprattutto da quello orientato dalla velocità e dalla produttività, sarebbe un usurpatore di uno spazio originariamente occupato dalla prassi dell’intersoggettività. Per riassumere e ribadire, ciò che si chiama Io è una relazione, e non una possibilità di relazione!

La gentilezza, però, è un particolare tipo di risposta che tende a sollevare, a provocare domande, e non certo a mettere il punto finale a un colloquio: è il modo per “aprire” la relazione. Rispondere con gentilezza vuol dire produrre una nuova domanda. Qual è il senso di questa operazione? Dinanzi a un’affermazione, magari sgarbata, rispondere gentilmente significa chiedere (domandare) ragione, e dunque dimostrare interesse per ciò che ha indotto l’affermazione. Allora la gentilezza suscita domande nel nostro interlocutore e lo accompagna nel pensiero condiviso della relazione, lo porta a riconoscere che c’è una relazione. Ovviamente, praticare la gentilezza è un esercizio che educa anche noi stessi al rapporto con l’altro e, in definitiva, col caos. La gentilezza è in sintesi rispondere con una domanda? Sì, per due ragioni: innanzitutto perché la domanda è la forma grammaticale della relazione; inoltre, perché la domanda forza a riflettere, a “prendere” ciò che è accaduto, inconsapevolmente, e a elaborarlo per comprenderne le ragioni profonde. Il caosurfing propone la gentilezza anche come una tecnica per acquisire la capacità di prendersi cura dal momento che la relazione intersoggetiva, che prende il posto dello scontro tra due “Io”, significa prendersi cura gli uni degli altri. Perdersi per ri-acquisire la capacità di ritrovarsi consapevoli di chi siamo e di chi stiamo dimenticando, certi che anche un piccolo errore nella conoscenza dello stato di fondo di un sistema/ persona possa provocare un errore, anche grande, nelle previsioni del futuro. Alla fine del percorso del caosurfing emergerà chiaramente che il luogo dove si genereranno possibilità non sarà quello brillante alla luce del sole dove ogni cosa è chiara e nitida, ma tutto ciò che avverrà nella penombra, che lascerà sufficiente spazio per il dubbio e congrua ambiguità di significato. E così, proprio perché “the night belongs to lovers”, il caosurfing non osannerà l’indipendenza e la potenza dell’Io ma la “reciproca appartenenza” in periodi esposti nudi al rischio di dimenticare i moti del cuore! Data la natura teorico-pratica del Working group, ai partecipanti, di numero non superiore a 15 persone, sarà richiesta la presenza continua durante le sessioni di lavoro al fine di favorire il corretto svolgimento delle parti pratiche e degli esercizi che verranno proposti.

Sulla scorta di queste considerazioni, il caosurfing propone di pensare a un modo della prassi intersoggettiva, cioè a una modalità della relazione, che miri al rafforzamento della relazione stessa e non solo, e asimmetricamente, di una sua parte (l’Io). Una delle principali modalità su cui il caosurfing invita a riflettere è la “gentilezza”, anche in ragione della sua capacità di proporsi come esercizio. Discostandosi dalla visione medievale e cortese così come dall’odierno luogo comune, il caosurfing prova a definire la gentilezza come “risposta senza desiderio di potenza”. Innanzitutto una risposta, cioè il riconoscimento dell’Altro, del suo interpello, della sua richiesta di riconoscimento della relazione. La gentilezza è il riconoscimento dell’Altro come domanda, anzi, della relazione come domanda. Infatti, se l’Io è un diagramma di relazioni, questo diagramma è nella pratica costituito da domande e risposte, si concretizza in domande e risposte. emission veDrò2011 è a

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Caosama

Terrorismo / Islam / 9-11 Mediterraneo / Migrazioni Sicurezza / al-Qaeda / Torri

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Terrorismo / Islam / 9-11 / Mediterraneo Migrazioni / Sicurezza / al-Qaeda / Torri

Coordinano: Stefano Dambruoso, magistrato e scrittore italiano, capo dell’Ufficio per il coordinamento dell’attività internazionale del Ministero della Giustizia, e Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni Internazionali, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Tra i partecipanti: Filippo Andreatta, docente di Scienza politica, Università di Parma; Jamie Bartlett, Head of the Violence and Extremism Programme Demos; Carla Bassu, docente di Diritto pubblico, Università di Sassari; Francesco Cappè, direttore del Laboratorio Unicri sull’antiterrorismo; Giuseppe Giordo, amministratore delegato Alenia Aeronautica; Stefano Gori, International Strategy Poste Italiane; Nicola Gratteri, magistrato, procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria; Enrico Letta, vicesegretario Pd; Celeste Cecilia Lo Turco, analista Comitato strategico Fondi sovrani Ministero Affari Esteri; Yahya Pallavicini, Imam della Moschea al-Wahid di Milano, consigliere del Ministero dell’Interno nella Consulta per l’Islam italiano e presidente del Consiglio Isesco per l’educazione e la cultura in Occidente; Vincenzo Rosario Spagnolo, giornalista e scrittore Avvenire; Giorgio Starace, ambasciatore italiano Emirati Arabi Uniti; Alessio Vinci, giornalista Mediaset.

wg manager: Brando Benifei, vicepresidente European Community Organization of Socialist Youth.

3519 giorni dopo l’11 settembre 2011, i corpi speciali di navy seals degli Stati Uniti hanno ucciso Osama Bin Laden durante un’operazione militare in Pakistan, presso il compound di Abbottabad dove il leader di al-Qaeda si nascondeva. Il presidente Obama, dopo che le ceneri del leader del nemico sono state gettate in mare, ha commentato l’avvenuta riuscita dell’operazione con le parole “justice has been done”, rivolte anzitutto alle vittime dell’11 settembre. Il decennio del terrore? La fine di Osama Bin Laden chiude simbolicamente il “decennio del terrore”. Come ha notato John Hulsman, tuttavia, il logoramento economico e strategico degli Stati Uniti non si è interrotto per magia e consegna un panorama geopolitico incerto. La potenza americana sul piano economico vive già in un’epoca di overstretch, l’emersione delle nuove potenze non ha ancora portato a una delimitazione definita di poteri, responsabilità, prospettive, influenze in grado di rispondere alle domande fondamentali di un mondo che cambia. Il mancato coordinamento e la risposta inadeguata ai cambiamenti del nostro tempo riguarda anche, nella prospettiva europea, lo sbilanciamento delle comunità umane delle due sponde del Mediterraneo, più volte sottolineato sul piano demografico, che ha acquistato una nuova rilevanza per il protagonismo giovanile della primavera araba.

perazione del Golfo, è evidente che il passaggio istituzionale sia ben più lento rispetto alle aspettative del contesto tecnologico e demografico. Ciò che resta di al-Qaeda, d’altra parte, sa di operare in un orizzonte differente, come dimostrano i dibattiti interni sull’ascesa della Cina. Al centro dell’attenzione italiana si pone un Mediterraneo che – sul piano energetico ed economico-finanziario, anzitutto – si apre a influenze nuove. La combinazione del ritiro strategico degli Stati Uniti dai fronti bellici e il probabile ridimensionamento del progetto comunitario non possono certo condurre a un’impermeabilizzazione degli Stati continentali rispetto all’instabilità della sponda Sud. Per ragioni geografiche, l’Italia è il Paese maggiormente sensibile a questi pericoli e a una “somalizzazione” della Libia. Diritto, libertà e sicurezza. Tra le promesse della campagna elettorale di Obama c’era la chiusura del carcere speciale di Guantanamo, e di un equilibrio rinnovato del trilemma diritto/libertà/ sicurezza che ha caratterizzato gli ordinamenti politico-giuridici nazionali e internazionali all’indomani dell’11 settembre. La promessa non è stata ancora mantenuta. Un altro dilemma riguarda la gestione dell’immigrazione, in uno scenario economico che colpisce in particolare le popolazioni giovani, sia di giovani immigrati sia di giovani degli Stati europei in bancarotta di fatto o a rischio bancarotta, dove con il rischio-Paese aumenta il rischio di rivolta sociale. La frontiera della rete e la Difesa 2.0. La nuova frontiera della rete per la diplomazia e il rapporto tra sicurezza nazionale e informazione, evidenziata dall’ascesa di Wikileaks s’inserisce in un cambio di paradigma già in atto, accelerato dall’evoluzione tecnologica. Il terrorismo, anche nel mondo dopo al-Qaeda, presenta sempre più una struttura “fai da te” e senza centro. Tale evoluzione emerge come un problema per l’intelligence che deve farsi sempre più flessibile, ed essa stessa sensibile all’apertura della forma-network per contrastarne le attività. Qui si inseriscono le nuove partite di cybersecurity e cyberwarfare, già presenti nei contrasti caldi (Russia-Georgia) e freddi (CinaGoogle) degli anni precedenti, e che vedono protagonisti sia gli attivisti anonimi sia i nuovi “imperi dell’informazione” (Tim Wu).

La sconfitta di al-Qaeda. Nello scenario di incertezza e indecisione sopra descritto, si inserisce però l’indebolimento del progetto di al-Qaeda. Tale sconfitta non riguarda soltanto la fine carismatica del capo e la prevedibile nomina di Ayman al-Zawahiri come suo successore, comunque a capo di un’associazione priva di una struttura gerarchica e centralizzata in grado di controllare tutte le cellule in cui il verbo terroristico è stato disseminato. La debolezza di al-Qaeda va ricercata nella perdita di consenso politico registrata già da molti anni, in particolare all’indomani del conflitto iracheno. La narrazione convenzionale porterà ad affermare che “le piazze arabe hanno sconfitto il terrorismo”, con una domanda di democrazia e partecipazione politica ben diversa da quella rappresentata dal progetto di Bin Laden. Primavera araba e inverno euroitaliano. Il cambiamento del mondo musulmano deve ancora mostrare il suo radicamento: oltre all’incognita siriana, alla guerra civile libica e alla disponibilità economica “controrivoluzionaria” del Consiglio di Cooemission veDrò2011 è a

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Caostrade

Infrastrutture / Investimenti Ritardi / Privato / Alta velocitĂ Porti / Spesa pubblica / Strade

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Caostrade

Infrastrutture / Investimenti / Ritardi / Privato Alta velocità / Porti / Spesa pubblica / Strade

Coordinano: Paola De Micheli, deputato, responsabile nazionale Pmi Pd, Luigi Fiorentino, segretario generale Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato, e Simonetta Giordani, responsabile Relazioni istituzionali e CR Autostrade per l’Italia.

Tra i partecipanti: Giuseppe Busia, avvocato, segretario generale Autorità vigilanza contratti pubblici; Pierpaolo Campostrini, direttore Consorzio Ricerche Laguna; Claudio D’Eletto, managing Director Société Générale, responsabile per l’Italia per Public sector e infrastrutture; Antonio De Caro, assessore alla Mobilità comune di Bari; Simone De Gennaro, direttore tecnico Dec Spa; Michele Legnaioli, imprenditore Valmarina Srl; Alessandro Maggioni, assessore lavori pubblici comune di Venezia; Federico Merola, direttore generale Ance; Barbara Morgante, direttore centrale Strategie e Pianificazione Gruppo FS; Fabrizio Negri, director Structure Finance, Debt Capital Markets Hsbc; Luca Palermo, amministratore delegato Tnt post; Concetta Rau, economista Nomisma; Andrea Rigoni, direttore generale Fondazione Cyber Security; Debora Serracchiani, europarlamentare; Jacopo Signorile owner Profert; Davide Tassi, responsabile studi strategici e analisi di settore Enav; Francesco Tassone, Ceo Personal Factory; Luisa Todini, presidente Todini Costruzioni Generali; Edoardo Zanchini, responsabile trasporti ed energia Legambiente.

wg manager: Matteo Minchio, Lo Spazio Della Politica.

C’è una connessione tra il “decennio perduto” della crescita economica che l’Italia ha alle spalle e la scarsa attenzione al tema delle infrastrutture. La letteratura economica ha, infatti, ormai ampiamente riconosciuto la centralità delle infrastrutture nel funzionamento dei sistemi economici contemporanei e dei loro andamenti. I dati mostrano chiaramente il ritardo dell’Italia. Una recente classifica stilata dal World Economic Forum pone il nostro Paese al 54mo posto nel comparto delle infrastrutture su 134 Paesi analizzati, ultima in Europa.

“frugale” e coerente con le caratteristiche del servizio da offrire, al fine di abbattere tempi e costi, e un iter localizzativo che garantisca tempi certi di realizzazione e condivisione con tutti gli stakeholder. Un altro aspetto da non sottovalutare riguarda la fase dell’affidamento: occorre migliorare la “qualità” delle procedure sia sul fronte delle stazioni appaltanti, sia su quello delle imprese che partecipano alle gare, definendo un sistema efficiente di qualificazione delle stazioni appaltanti e introducendo criteri reputazionali stringenti tra i requisiti di partecipazione alle gare. Quali sono gli output concreti che vanno elaborati nelle discussioni di veDrò? Ecco due idee da percorrere: • pubblico e privato, diamoci una mano. Gli investimenti privati sono destinati a giocare nel nostro Paese un ruolo sempre più centrale. Per questa ragione il Working group deve individuare quali sono gli ostacoli principali oggi esistenti e quali sono i punti programmatici fondamentali per migliorare i meccanismi del partenariato pubblico-privato. La stabilità delle regole è la condizione imprescindibile per favorire gli investimenti privati. Sotto questo aspetto, oltre alla già citata esigenza di realizzare un più coerente e chiaro criterio di ripartizione delle competenze in materia di infrastrutture tra i diversi livelli di governo, è evidente l’importanza di garantire una tempistica altrettanto certa e ragionevolmente rapida per la realizzazione degli interventi programmati; • adottiamo un’infrastruttura. veDrò adotta tre infrastrutture strategiche, lavorando per portare all’attenzione dell’opinione pubblica l’importanza di questi progetti, capire lo spazio della finanza di progetto e soprattutto monitorare nel corso dei prossimi anni l’avanzamento dei lavori, la loro sincronizzazione con i tempi di realizzazione previsti e l’evoluzione dei costi.

utture ti al wg infrastr Per i partecipan embre una visita al Mose. tt è prevista in se

Se passiamo al sistema ferroviario la situazione non cambia: nel 1981 eravamo l’unico Paese europeo assieme alla Francia a disporre di 150 km di rete Tav. Oggi abbiamo 876 km di collegamenti ad alta velocità/alta capacità, contro i 1.915 della Francia o i 1.616 della Spagna, a cui va aggiunto il problema del Sud, che ricopre un ruolo marginale nei percorsi dell’Alta Velocità italiana. La situazione non migliora nemmeno se volgiamo lo sguardo al nostro sistema portuale. In tutti gli studi specialistici viene ricordato il vantaggio geografico di cui godono i porti italiani rispetto alle rotte commerciali provenienti dall’Asia e dal Canale di Suez, i cui flussi però sono cresciuti in maniera esponenziale negli ultimi dieci anni. Cos’è andato storto? In primo luogo si tratta di un problema decisionale: la via italiana al federalismo ha comportato una frammentazione tra il livello centrale e i livelli locali. La Legge Obiettivo, pensata per il varo delle opere strategiche, non si è rivelata uno strumento adeguato. Nel decennio che abbiamo alle spalle si è assistito a una doppia dinamica: pubblicità massima per gli annunci a cui é seguito in molti casi lo stallo. Il ruolo della finanza di progetto è rimasto ancora limitato: l’Italia è fanalino di coda in Europa. Come uscire dall’Italia sconnessa? Non dobbiamo pensare che tutto sia perduto, nè che nulla sia stato fatto in questi anni. La politica delle infrastrutture è democrazia della complessità, ciò che manca al nostro Paese per compiere un salto di qualità. Per superare lo stallo è quindi essenziale, in primo luogo, eliminare la frammentazione delle competenze in materia di infrastrutture (art. 117 Cost.), affidando allo Stato la competenza esclusiva sulle opere strategiche e rimettendo alle Regioni l’esclusiva competenza su quelle di livello locale. A tale modifica legislativa dovrebbe affiancarsi una progettazione delle infrastrutture emission veDrò2011 è a

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wg sperimentali

09 10 11

Quest’anno, sulla base del VersoveDrò Culture, che si è tenuto a Treviso il 30 Aprile, e del VersoveDrò Culture in Città, che aveva sullo sfondo Expo 2015 e che si è svolto presso la Triennale di Milano il 6 e 7 luglio, sperimentiamo una modalità innovativa per i wg La cultura è un’altra caos, Caosity e Dimmi caos mangi – veDrò per l’Expo –, proponendovi un esperimento organizzativo dei nostri contenuti. I tre wg avranno temi differenti e si articoleranno in riflessioni distinte sulla scorta di tre background paper differenti: t -B DVMUVSB Ò VO BMUSB DBPT ha come focus le idee emerse nei VersoveDrò e si focalizza su una serie di proposte e progetti con una visione di lungo periodo: la Capitale Europea della Cultura 2019; t $BPTJUZ ha come focus gli aspetti immateriali delle città intelligenti, cognitive, creative e si occupa evidentemente sia degli aspetti culturali sia di quelli legati ai grandi eventi urbani; t %JNNJ DBPT NBOHJ è una sintesi dei due precedenti wg, in quanto l’esposizione universale è un evento urbano e culturale. Quest’anno però il wg ha un focus relativo alla nutrizione del pianeta, che è il contenuto dell’evento, non il contenitore. segue >

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wg sperimentali

09 10 11

h 15:00

La prima parte dei lavori nei wg si svolgerà dunque con i tre gruppi riuniti. Introduzione Benedetta Rizzo, presidente veDrò, e Luca Scandale, docente di Economia della Cultura e del Territorio, LUM-Jean Monnet, Bari

Culture, Città, Expo: il Mind in Italy nel 2020 h 15:15

Presentazione dei wg

09 La cultura è un’altra caos - Verso la Capitale Ue della Cultura

2019: proposte e progetti di veDrò Culture Angelo Argento, esperto giuridico al Ministero per i Beni e le attività culturali, e Francesca Colombo, sovrintendente Maggio Musicale Fiorentino

10 Caosity - Città Intelligenti e Creative: la trasformazione cognitiva

dello spazio urbano Mario Citelli, amministratore delegato Neon club, e Alessandro Maggioni,

presidente Federabitazione-Confcooperative Lombardia

11 Dimmi caos mangi - Nutrire il Pianeta: Expo 2015, una strategia per l’Italia Ernesto Carbone, avvocato, esperto in politiche agricole

h 15:30

Relazioni Le città nella sfida del federalismo Francesco Boccia, deputato Pd Il Ruolo dell’Italia nella competizione globale Paolo De Castro, presidente Commissione Agricoltura parlamento europeo Città creative e intelligenti Michele Emiliano, sindaco di Bari La cultura non è il cadavere di nostra nonna! Luca Josi, presidente Einstein Multimedia Group Oltre le Province: Roma Metropoli e Olympic 2020 Renata Polverini, presidente Regione Lazio Expo un evento per il Paese Giuseppe Sala, amministratore delegato Expo 2015 Città e connettività Beatrice Villari, designer, Politecnico di Milano

h 16:30

Apertura dei lavori nei tre wg

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La cultura è un’altra caos

Cultura / Industria / Valore Ricchezza / Creatività / Cluster Capitale Europea della Cultura Unesco

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La cultura è un’altra caos

Cultura / Industria / Valore / Ricchezza / Creatività Cluster / Capitale Europea della Cultura / Unesco

Coordinano: Angelo Argento, esperto giuridico Ministero per i Beni e le attività culturali, e Tobia Zevi, presidente associazione di cultura ebraica Hans Jonas.

Tra i partecipanti: Cristiano Alviti, scultore; Patrizio Alviti, pittore; Umberto Angelini, direttore Uovo e organizzatore culturale; Luca Beatrice, critico d’arte; Cristian Carrara, compositore e presidente Acli Roma; Francesca Colombo, sovrintendente Maggio Musicale Fiorentino; Fabiana Cutrano, capo Staff amministratore delegato Rai Cinema; Katia Da Ros, vicepresidente Unindustria Treviso; Alberto De Marinis, consulente Deloitte; Filippo Del Corno, compositore; Nicola Di Tullio, direttore Fondazione Certosa di Capri New York; Patrizia Fontana, partner Carter Benson; Massimo Ghini, attore; Alessandro Hinna, ricercatore, Università Tor Vergata di Roma; Mario Incudine, cantautore; Nicola Maccanico, direttore generale Warner Bros; Valentina Mantua, psichiatra Università di Pisa; Simona Manzoni, responsabile Relazioni istituzionali Teatro Olimpico Roma; Vinicio Marchioni, attore; Anna Mattirolo, direttore MAXXI Arte; Paolo Mezzalama, architetto, amministratore delegato Scape Spa; Andrea Minetto, operatore culturale; Laura Mirabella, product manager Cubomusica; Antonella Parigi, direttrice Circolo dei lettori di Torino; Gianluca Peluffo, architetto; Katia Policardi, direttore commerciale 3D Print; Giuseppe Sala, amministratore delegato Expo 2015; Luca Scandale, docente di Economia della Cultura e del Territorio, LUM-Jean Monnet, Bari; Antonio Scuderi, Ceo 24 ore cultura; Cristiano Seganfreddo, direttore Progetto Marzotto; Fabio Severino, vicepresidente Associazione per l’Economia della Cultura; Dino Sommadossi, direttore artistico Drodesera; Massimiliano Tarantino, responsabile Corporate Communication Telecom Italia; Valerio Toniolo, presidente e amministratore delegato Auditorium Conciliazione Roma; Vanessa Tonnini, direttore artistico Festival del cinema francese a Roma; Benedetto Valentino, editore, Valentino Comunicazione; Gabriele Valli, imprenditore; Paolo Verri, urban & event planner, direttore Matera 2019; Beatrice Villari, designer, Politecnico di Milano, Città e connettività; Beatrice Assunta Vivio, architetto e docente di restauro archi-

nel 2005) per promuovere la produzione creativa, cognitiva e culturale come forma di supporto al Made in Italy, non in contrapposizione a esso. Obiettivo: la trasformazione del MiBac - Ministero per i Beni le Attività Culturali in Ministero dei Beni Culturali e dell’Impresa Creativa che realizzi anche politiche industriali per cultura e creatività; • creazione di eventi locali organizzati da veDrò sul modello “create a buzz” per la crescita dei cluster creativi in ambito urbano; • definizione di un piano strategico degli eventi culturali urbani dal 2011 al 2021, passando per il Forum delle Culture di Napoli 2013, per l’Expo Milano 2015 e ovviamente per la Capitale Europea della Cultura 2019, il progetto-bandiera di veDrò per la cultura, fino a “Roma 2020” e al 500º anniversario della morte di Dante Alighieri, padre della lingua italiana, nel 2021; • “veDrò Arts” costruire forme di collaborazione con vari partner pubblici e privati di eccellenza per selezionare il meglio della giovane creatività italiana e costruire una metodologia di selezione che esalti il merito nei vari ambiti in cui si esplicano i “linguaggi” culturali; • proporre alle città che si candidano a “Capitale Europea della Cultura 2019” un progetto nazionale che valorizzi i loro progetti. A prescindere da chi vincerà la sfida. In conclusione, l’idea di La cultura è un’altra caos è quella di immaginare un percorso di proposte da porre all’attenzione di tutti gli operatori della cultura italiana trasformandoli in progetti operativi concreti e, ove occorra, in proposte di legge o atti amministrativi da presentare, nello stile “vedroide” bipartisan, agli organi istituzionali competenti.

tettonico.

wg manager: Valentina Montalto, Lo Spazio Della Politica.

Questo Working group è sperimentale ed è connesso ai wg Caosity e Dimmi caos mangi. L’introduzione e le conclusioni saranno coordinate per elaborare proposte e progetti comuni, da realizzare anche nell’autunno di veDrò.

La cultura vale. Vale perché attrae e trasforma patrimoni materiali e immateriali in valori non solo economici. La cultura rappresenta per l’Italia la più importante delle infrastrutture. Le esternalità culturali, infatti, si diffondono in ambiti ampi, lungo una catena del “valore”, attraverso la costruzione di un mondo di simboli e brand. Gli impatti culturali alludono all’identità plurale, multi-culturale, glocale delle nostre città e dei territori italiani. Negli incontri di VersoveDrò Culture (Treviso, Palazzo Giacomelli, 30 aprile) e VersoveDrò Culture in Città (Milano, la Triennale, 6 e 7 luglio) si è iniziato un viaggio nelle eccellenze italiane, che proseguirà per tutto l’anno fino veDrò2012, che ci ha permesso di estendere le nostre conoscenze e di approfondire singoli temi da cui sono emerse alcune proposte: • nuove modalità di partenariato pubblico-privato, con particolare riferimento alle fondazioni, per la valorizzazione dei beni culturali e artistici, partendo dalla salvaguardia e dalla valorizzazione dei beni dell’Unesco e dei “Paesi Fantasma”; • strategia per la costituzione di un “Pentagono della cultura” in Italia: uno strumento di politica estera culture-based per l’export nazionale affinché il Ministero degli Affari Esteri faccia della cultura il cuore della nostra strategia verso l’internazionalizzazione; • affermazione del concept “Mind In Italy” (che nasce a veDrò emission veDrò2011 è a

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Learning cities / Reti Auto elettrica / MobilitĂ Sviluppo urbano / Ricchezza Federalismo / Aree metropolitane

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Caosity

Learning cities / Reti / Auto elettrica / Mobilità / Sviluppo urbano Ricchezza Federalismo / Aree metropolitane

Coordinano: Mario Citelli, amministratore delegato Neon Club e direttore editoriale Beltel, e Giuseppe Zollino, docente di Tecnica ed Economia dell’energia, Università di Padova.

Tra i partecipanti: Enzo Asseri, marketing public sector Telecom Italia; Guido Bardelli, avvocato, consigliere di amministrazione della Fondazione Housing Sociale; Francesco Boccia, deputato Pd; Nicola Braghieri, architetto, associato Exmapis; Andrea Carlucci, direttore Marketing Toyota; Marco Casini, docente di Tecnologie per la progettazione ambientale, La Sapienza Università di Roma; Davide Corritore, direttore generale comune di Milano; Annabella De Gennaro, assessore al Decentramento, Città turistica e commerciale, Politiche attive del lavoro, Innovazione, Informatizzazione e Sportello unico alle imprese del Comune di Bari; Anna De Ioris, economista, esperta di reti elettriche; Carla Del Piano, direttore Comunicazione Fiera Milano Spa; Michele Emiliano, sindaco di Bari; Federico Garcea, fondatore e presidente Treedom; Francesco Gastaldi, architetto, ricercatore Iuav; Alessandro Maggioni, presidente Federabitazione - Confcooperative Lombardia; Luca Mangoni, architetto e performer degli Elio e le Storie Tese; Paolo Mazzoleni, docente di Architettura degli Interni, Politecnico di Milano; Massimiliano Naso, Carbon Correspondent VWS Development, Veolia Water; Renata Polverini, presidente Regione Lazio; Sergio Porta, docente di Urban Design e direttore dell’Urban Design Studies Unit, Università di Glasgow; Matteo Renzi, sindaco di Firenze; Roberto Sambuco, Garante per la sorveglianza dei prezzi, Ministero dello Sviluppo Economico; Giampiero Sanguigni, architetto e fotografo, cofondatore di Plusingarchitects; Federica Verona, architetto, dirigente Consorzio Cooperative Lavoratori.

wg manager: Chiara Mazzone, Lo Spazio della Politica.

Questo Working group è sperimentale ed è connesso ai wg La cultura è un’altra caos e Dimmi caos mangi. L’introduzione e le conclusioni saranno coordinate per elaborare proposte e progetti comuni, da realizzare anche nell’autunno di veDrò.

Come emerso in VersoveDrò Culture in Città lo scorso luglio a Milano, le case e il costruito, le piazze, gli spazi fisici, pubblici e privati, sono il cuore dello sviluppo urbano. Il mondo è alle prese con uno spostamento radicale della popolazione dalla campagna alla città. Se, da un lato, la crescita delle città può essere considerata come un indicatore di sviluppo e industrializzazione, dall’altro, un’urbanizzazione eccessivamente rapida e non accompagnata da adeguate politiche di pianificazione urbana, potrebbe rappresentare un problema dal punto di vista della sostenibilità. Pianificare città intelligenti, capaci di varare misure di efficienza energetica rappresenta un elemento importante di sviluppo sostenibile e può rappresentare al contempo un volano per le nuove economie basate sulle tecnologie energetiche sostenibili e sulla società dell’informazione.

netrazione dell’auto elettrica esistono molteplici scenari, spesso in contrasto tra loro. Tuttavia, indipendentemente dagli scenari considerati, è utile individuare le misure idonee a favorire la diffusione di veicoli elettrici. Una prima considerazione riguarda il modello da adottare per l’infrastruttura di ricarica. I modelli di riferimento sono principalmente tre: • il modello distributore, in cui il servizio di ricarica è garantito dall’impresa di distribuzione di energia elettrica e dove ogni punto di ricarica è considerato come un punto di fornitura condiviso da più clienti finali; • il modello service provider in esclusiva, dove il servizio di ricarica è garantito da un soggetto terzo rispetto all’impresa di distribuzione di riferimento, che opera però sulla base di convenzioni di esclusiva in riferimento a un determinato territorio; • il modello service provider in concorrenza, in cui il servizio, analogamente alle attuali aree di servizio per la somministrazione di carburanti, è garantito da soggetti che competono tra di loro. Una seconda considerazione riguarda il livello istituzionale più idoneo per attuare le politiche necessarie allo sviluppo del mercato. È necessario raggiungere uno standard operativo a livello europeo per permettere a chiunque di ricaricare senza intoppi. Da un punto di vista normativo, le decisioni potrebbero essere prese su due livelli: • centralizzato, prevedendo una regolazione unitaria all’interno della quale il ruolo delle Regioni si limiterebbe a tradurre i principi generali dettati dalla legge tenendo conto delle specificità locali; • decentralizzato, in cui gli enti locali giocherebbero un ruolo fondamentale. La terza considerazione riguarda le misure da adottare per promuovere la diffusione dell’auto elettrica. Le diverse proposte di legge in discussione in Parlamento prevedono una serie di agevolazioni capaci di garantire un più rapido sviluppo del mercato dell’auto elettrica. Per il suo sviluppo, l’Italia parte da una posizione di vantaggio avendo già avviato una serie di progetti sperimentali e presentando una filiera industriale all’avanguardia dal punto di vista della realizzazione delle infrastrutture e delle tecnologie ICT. L’Italia presenta condizioni ottimali per lo sviluppo dell’auto elettrica: il 90% dei percorsi quotidiani sono contenuti entro i 150 km per cui già oggi l’auto elettrica potrebbe soddisfare il 90% delle esigenze di mobilità, e oltre il 60% delle famiglie avrebbe possibilità di accedere a un punto di ricarica a casa propria.

Ma cos’è una smart city? È una città che investe sulle infrastrutture materiali e sul capitale umano dei propri cittadini per promuovere un nuovo paradigma energetico più sostenibile di quello attuale. Uno strumento abilitante l’utilizzo ottimale dell’energia elettrica anche in ambiente urbano sono le smart grid: “reti elettriche in grado di integrare intelligentemente il comportamento e le azioni di tutti gli utenti connessa al fine di rendere disponibile l’energia elettrica nella maniera più efficiente, sostenibile, economica e affidabile possibile”. Intervenire nel settore dei trasporti, costruendo le condizioni per garantire la diffusione su larga scala della mobilità elettrica, è una delle principali azioni verso città più sostenibili. L’auto elettrica, a causa dei prezzi elevati, della scarsa autonomia, oltre che dell’assenza dell’infrastruttura necessaria alla sua ricarica, non è sinora riuscita ad affermarsi sul mercato. Il contesto oggi è però molto cambiato, per il numero degli stakeholder interessati al suo sviluppo, per i passi in avanti fatti a livello tecnologico e, infine, per le esigenze di riduzione di emissioni. Sul potenziale grado di peemission veDrò2011 è a

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Dimmi caos mangi

Nutrire il pianeta / Prezzi InstabilitĂ / Crescita Mercati / Land grabbing Approvvigionamento / Incertezza

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Nutrire il pianeta / Prezzi / Instabilità / Crescita / Mercati Land grabbing / Approvvigionamento / Incertezza buito ad aumentare le tensioni sui mercati agricoli internazionali. Coordinano: Felice Adinolfi, docente di Economia ed estimo rurale, Università degli Studi di Bologna, ed Ernesto Carbone, avvocato, esperto in politiche agricole.

Tra i partecipanti: Roberto Arditti, direttore Comunicazione e relazioni esterne Expo 2015; Corrado Cagnola, Consulenza strategica e organizzativa Sin&rgetica; Fabian Capitanio, ricercatore presso il Dipartimento di Economia e politica agraria, Università degli Studi di Napoli Federico II; Vincenzo Cremonini, amministratore delegato Cremonini Spa; Paolo De Castro, presidente Commissione Agricoltura, Parlamento europeo; Roberto Defez, biotecnologo Cnr; Camilo Gianinazzi, Ceo IpadLab, Spinoff UniMi; Marco Lombardi, critico enogastronomico e cinematografico, Il gambero Rosso; Alessia Mosca, deputato Pd; Francesco Pugliese, direttore generale Conad; Mauro Rosati, amministratore delegato Fondazione Qualivita; Daniele Rossi, direttore generale Federalimentare; Luigi Scordamaglia, amministratore delegato Inalca Spa; Andrea Segrè, docente di Politica agraria internazionale e comparata, Università di Bologna. wg manager: Elena Premoli, Lo Spazio Della Politica.

Questo Working group è sperimentale ed è connesso ai wg La cultura è un’altra caos e Caosity. L’ introduzione e le conclusioni saranno coordinate per elaborare proposte e progetti comuni, da realizzare anche nell’autunno di veDrò.

I prezzi delle materie agricole sono aumentati nel periodo 20062011 in termini reali del 40% rispetto al quinquennio precedente. Nel 2011 l’indice Fao ha polverizzato i record fatti registrare nel 2008. Alcune materie prime come grano, mais e zucchero hanno visto incrementi rilevantissimi, anche del 300%. I mercati sono oggi estremamente volatili con il duplice effetto di spingere all’ampliamento delle aree vulnerabili dal punto di vista dell’accesso al cibo e di minacciare il potenziale agricolo, soprattutto laddove è meno “industrializzato”. La sistematica instabilità dei prezzi agricoli è stata, da sempre, un fattore chiave attorno al quale è avvenuta la costruzione delle politiche agricole in tutto il mondo. Un fattore di rischio che non ha solo riflessi settoriali, ma che tocca aspetti sociali per il suo impatto sulla sicurezza degli approvvigionamenti. Numerosi studiosi sostengono l’ipotesi di un incremento della volatilità dei mercati agricoli nel prossimo futuro. Le cause di questo fenomeno sono molteplici. Prime fra tutte, la crescita e le aspettative di crescita della domanda globale di cibo. L’aumento della popolazione e dei redditi nei Paesi in via di sviluppo porterà nel 2050, secondo le stime Fao, a un incremento tra il 70% e il 100% della domanda di cibo, all’interno di un trend che, ormai da diversi anni, vede la crescita della domanda superare quella della produttività. La conseguenza è che all’interno di mercati caratterizzati da un equilibrio precario gli shock di domanda e di offerta portano a sensibili incrementi della volatilità (Ifpri, 2010). Quando la volatilità si manifesta in forme estreme crea impatti negativi generalizzati (Adinolfi, Little, Massot 2010) che coinvolgono produttori, trasformatori, commercianti, consumatori e governi.

I fattori che hanno contribuito prima al picco dei prezzi del 2007/2008 e poi a quello del 2010/2011 sono stati ampiamente analizzati (Fao 2009, Ifpri 2010, Jrc 2010, Ocse 2010). Alcuni recenti studi hanno evidenziato il ruolo svolto dalla crescita della produzione di biofuel (Baffes e Haniotis 2010), che oggi conta per una quota significativa dell’utilizzo globale di alcuni prodotti agricoli strategici, dal legame sempre più saldo tra prezzi dei prodotti agricoli e prezzi degli energetici e quello, seppur controverso, giocato dalle attività speculative sul mercato dei derivati. Se, infatti, non ci sono dubbi sul fatto che gli investimenti nei mercati finanziari delle commodity agricole siano cresciuti a un ritmo impressionante negli ultimi anni, pareri discordi animano il dibattito sugli impatti prodotti da questo fenomeno (Ocse, et all 2011, Von Braun 2010). Le reazioni dei governi, in particolare quelli deficitari in termini di approvvigionamenti, hanno poi scontato una mancanza di coordinamento che ha contribuito ulteriormente all’instabilità dei mercati. In presenza di ampi spazi garantiti dalle regole Wto per fronteggiare la manifestazione di crisi significative, molti Paesi hanno attuato restrizioni o divieti alle esportazioni, altri hanno sostenuto importanti operazioni di ricostituzione delle scorte, alimentando così la magnitudine delle variazioni dei prezzi (De Castro et all 2010). La preoccupazione è tale che diverse fonti di informazione segnalano un massiccio fenomeno, denominato “land grabbing”, che molti definiscono come “neo colonialismo agricolo” (Kugelman e Levenstein 2010) e che ha visto l’acquisizione di decine di milioni di ettari di terreni agricoli a scopi produttivi nel continente africano da parte di investitori pubblici come la Cina e gli Stati del Golfo. Così durante la crisi del 2007/2008 molte commodity agricole hanno visto incrementi dei prezzi di centinaia di punti percentuali, facendo aumentare in breve il numero delle persone con problemi di sotto-nutrizione di oltre 2 miliardi, per poi scendere velocemente ai livelli pre-crisi e far ritornare, nei primi mesi del 2011, l’indice dei prezzi Fao sugli stessi picchi sperimentati pochi anni prima. In questo quadro, il tema della volatilità dei prezzi è divenuto uno dei punti prioritari dell’agenda del G20, in corso sotto la presidenza francese, che sta valutando misure per mitigare e gestire in maniera più efficace i rischi associati alla volatilità dei prezzi delle commodity agricole, che colpiscono soprattutto le popolazioni più povere del pianeta, ma che iniziano a stimolare riflessioni in termini di sicurezza degli approvvigionamenti anche nei Paesi più sviluppati.

Allo stesso modo, l’offerta non può rispondere rapidamente alle variazioni della domanda a causa della lunghezza dei cicli produttivi, e questo spazio temporale (tra il segnale di prezzo e la risposta) porta ad aggiustamenti ciclici della domanda che producono ulteriore volatilità. In effetti, i prezzi bassi si sono registrati nei periodi caratterizzati da basse scorte strategiche e dalla copresenza di diversi eventi calamitosi che hanno ridotto le aspettative sulla produzione. Infatti, così come nel 2007/2008 gli eventi climatici portarono alla riduzione dei raccolti in Australia e Canada (due importanti fornitori di materia prime strategiche sui mercati mondiali), anche nel 2010 l’incendio in Russia ha contriemission veDrò2011 è a

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Amministrazione pubblicaos

Pubblica amministrazione Giustizia / Riforma / Politica Potere / Proposte / Formazione Personale

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Amministrazione pubblicaos

Pubblica amministrazione / Giustizia / Riforma / Politica Potere / Proposte / Formazione / Personale

Coordinano: Raffaele Cantone, magistrato in Cassazione, già pm presso la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Nunzia de Girolamo, deputato Pdl, e Giulio Napolitano, docente di Istituzioni di diritto pubblico, Università Roma Tre. Tra i partecipanti: Francesco Paolo Bello, avvocato, portavoce regionale della sezione pugliese di Generazione Italia; Anna Maria Bernini, ministro per le Politiche europee; Alberto Bertolini, vicesindaco di Riva del Garda; Giovanna Boda, direttore generale Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca; Laura Bononcini, policy associate Google Italia; Marco Canaparo, ufficio diplomatico Presidenza del Consiglio e membro Agdp; Luigi Carbone, componente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas; Massimiliano Cesare, avvocato; Michele Corradino, consigliere di Stato e capo di gabinetto Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare; Marco De Giorgi, segretario generale Ministero dell’Ambiente e vice presidente Agdp; Luigi Ferrara, dirigente generale Presidenza del Consiglio dei Ministri e tesoriere Agdp; Giuliano Frosini, European realations & Public affairs Lottomatica; Giovanni Emilio Maggi, direttore Relazioni istituzionali Gruppo Sisal; Barbara Marchetti, docente di Diritto amministrativo, Università di Trento; Andrea Orlando, deputato Pd; Filippo Patroni Griffi, consigliere di Stato; Pasquale Salzano, responsabile relazioni istituzionali internazionali eni; Pompeo Savarino, segretario generale del comune di Anzio e presidente Agdp; Giovanni Savini, vice capo di Gabinetto Ministro per i Rapporti con il Parlamento e vice presidente Agdp; Laura Segni, consigliere giuridico Ministero del Tesoro; Manuela Siano, avvocato; Alberto Stancanelli, responsabile pubblica amministrazione Italia Futura; Saverio Sticchi Damiani, docente di Diritto amministrativo, Luiss di Roma e Università del Salento; Maria Teresa Tedeschi, benchmarking Formez; Francesco Tufarelli, dirigente Presidenza del Consiglio dei Ministri e membro Agdp. wg manager: Andrea Danielli, Lo Spazio Della Politica.

Nell’ultimo decennio il sistema dei poteri pubblici è profondamente cambiato. È aumentato il suo policentrismo: si sono cioè moltiplicati i centri di responsabilità decisionale e i livelli di governo delle funzioni pubbliche. È aumentato anche il polimorfismo, perché la tradizionale monoliticità della Pubblica Amministrazione ha lasciato il posto a forme organizzative molto diverse: i Ministeri, gli enti territoriali, le agenzie, le autorità indipendenti, le grandi società pubbliche, e così via. Questo processo ha assecondato un profondo bisogno storico della società italiana e mette all’avanguardia l’Italia – oggi senza dubbio il Paese più “decentralizzato” fra i grandi Stati europei –, ma al tempo stesso è stato caratterizzato da non poche distorsioni che ne hanno ridotto l’efficienza. Dopo 20 anni dall’avvio delle riforme amministrative con il decreto 29 del 1993, il tema della riforma della PA torna in prima pagina, ma con argomenti e preoccupazioni non molto diverse da quelle di 20 anni fa: è il segno che quella stagione di riforme non ha avuto pieno successo e non si è consolidata. Il peso del settore pubblico non è diminuito come si sarebbe voluto e avrebbe dovuto essere, né in proporzione ai costi riesce a erogare i servizi oggi richiesti. La politica è oggi apparentemente separata dall’amministrazione, ma in realtà la sua incidenza è cresciuta. Sono aumentati i centri “politici”, gli enti e il numero di professionisti della politica ed è cresciuto il carattere “politico” delle decisioni a scapito di quello “tecnico”, senza peraltro che si realizzi – sulle grandi decisioni – quel consenso bipartisan che è necessario per la riuscita delle riforme e che preserva dal metterci mano nuovamente a ogni cambio di governo. Non è riuscito il miglioramento della qualità del personale. Di conseguenza, anziché come risorsa, il personale è visto come un mero costo da ridurre. Le competenze tecniche si sono impoverite e la dirigenza si è deresponsabilizzata. Sono, invece, entrate prepotentemente le tecnologie dell’informazione e sono stati fatti importanti passi avanti sulla strada della semplificazione e della emission veDrò2011 è a

trasparenza dei servizi per i cittadini, ciò grazie all’ammodernamento degli enti locali che di tali servizi erogano la parte più cospicua. Dove, insomma, è più forte la pressione al cambiamento da parte dei cittadini, le organizzazioni pubbliche sono state costrette a rispondere, a ulteriore riprova che le riforme più efficaci sono quelle che vengono dal basso. Il ridisegno del settore pubblico, la sostenibilità dei conti pubblici, la competitività e, quindi, la crescita del Paese si ottengono anche attraverso riforme strutturali, organizzative e funzionali della Pubblica Amministrazione, che rispondano a un ridisegno complessivo che concentri l’attività della Pubblica Amministrazione solo nei settori nei quali l’intervento pubblico è davvero indispensabile. Inoltre, occorre proseguire a intensificare l’attività di semplificazione dei procedimenti amministrativi. In particolare l’Agdp avanza le seguenti “proposte operative”: • riaffermare-affermare l’autonomia dell’amministrazione dalla politica e superare le tendenze alla commistione politica/PA. Occorre ricostituire l’orgoglio dello svolgimento di pubbliche funzioni da parte di chi ha scelto di servire l’interesse della collettività; • valorizzare le professionalità oggi esistenti nella Pubblica Amministrazione, in una logica di promozione del capitale umano, con particolare riferimento al “potenziale inespresso” delle donne e al preoccupante fenomeno dell’“invecchiamento della PA”; • realizzare un ampio programma di formazione informatica, attraverso un programma ampio e allo stesso tempo mirato e coniugare la digitalizzazione dell’amministrazione a una contemporanea opera di semplificazione dei processi e procedimenti amministrativi; • se devono essere recuperate altre risorse risparmiando sul settore pubblico, un ulteriore impoverimento dei dipendenti pubblici non appare accettabile. Altre sono le inefficienze e le spese eccessive su cui concentrarsi. Si pensi, a titolo di esempio, alle spese ingenti che ogni anno si sostengono per mantenere gli enti provincia, una pluralità di autorità o agenzie, enti previdenziali sedi di Carabinieri e Polizia di Stato su uno stesso limitato territorio; • è necessario agire per migliorare l’efficienza e l’efficacia di interi settori della PA superando la logica dei tagli lineari e promuovendo piani industriali di riforma per settore che diano, in termini finanziari, dei risultati prefissati, assicurando però al contempo un determinato livello di performance. Tutto ciò può essere affrontato “laicamente” aggiungendo all’obiettivo finanziario anche il punto di vista del cittadino e dei servizi offerti. Un focus particolare sarà dedicato alla Giustizia, considerato un settore della PA che rispetto alle risorse investite genera un outcome che la generalità dei cittadini ritiene insufficiente.

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Caosport

Sport / Pianificazione / Industria Sociale / Infrastrutture / Impianti ResponsabilitĂ / Olimpiadi 2020

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Caosport

Sport / Pianificazione / Industria / Sociale / Infrastrutture Impianti / Responsabilità / Olimpiadi 2020

Coordinano: Moris Gasparri, Lo Spazio Della Politica, e giornalista Rai e conduttore televisivo.

Franco Lauro,

Tra i partecipanti: Ernesto Albanese, direttore generale Roma 2020; Adriano Bacconi, commentatore sportivo Rai; Mauro Berruto, commissario tecnico della Nazionale italiana maschile di Pallavolo; Mikaela Calcagno, giornalista Mediaset, conduttrice Serie A live Mediaset Premium; Roberto Cappelli, presidente AS Roma; Jury Chechi, ginnasta, campione olimpico; Giuseppe De Giorgi, cofondatore e presidente Fubles.com; Massimiliano Gallo, giornalista, direttore Il Napolista; Maurizio Manzini, team manager SS Lazio; Anna Maria Marasi, pallavolista, già capitano della nazionale italiana di pallavolo femminile; Marco Meoni, pallavolista italiano; Marco Morganti, amministratore delegato Banca Prossima; Gianluca Paparesta, assessore al marketing territoriale comune di Bari; Andrea Prandi, direttore Comunicazione e relazioni esterne Edison; Antonio Rossi, canoista, campione olimpico; Salvatore Sanzo, fiorettista, campione olimpico; Michele Uva, dirigente Figc; Francesco Velluzzi, giornalista La Gazzetta Sport. wg manager: Moris Gasparri, Lo Spazio Della Politica.

questa fotografia sulla complessità del fenomeno sport in progettualità per il futuro. La discussione si articolerà attorno ad alcuni nuclei tematici fondamentali: Investire in infrastrutture. Non esiste sviluppo della pratica sportiva, sia di base sia ai livelli professionistici, senza un’adeguata dotazione infrastrutturale. Ancora oggi una scuola su quattro non ha uno spazio dedicato all’attività motoria, e una palestra su cinque non è dotata per i ragazzi disabili. La scarsa dotazione di impianti sportivi al Sud fa invece sì che gli indici di sedentarietà superino il 50% nelle regioni del Mezzogiorno. Di seguito, alcuni spunti di discussione per migliorare le nostre infrastrutture sportive, tenendo fermo il contesto di riduzione del finanziamento pubblico: • il ruolo del project financing e del credito sportivo; • la big society in versione italiana: donazioni degli sportivi illustri, sponsorizzazioni da parte di imprese private collegate allo sport, e in ottica prospettica, tra imprese dell’agroalimentare e sport nel nome della dieta mediterranea e dell’attività fisica; • responsabilità sociale delle società di scommesse sportive, con parte degli introiti destinata a fondi per impianti sportivi.

Una repubblica fondata sullo sport. Alcuni studiosi hanno teorizzato il primario ruolo geopolitico svolto dallo sport nel definire il profilo identitario del nostro Paese. A questo enorme valore simbolico corrisponde, però, una mancanza d’attenzione nella discussione pubblica per le tante dimensioni in cui si articola oggi il sistema dello sport, in particolare per quanto riguarda la complessità delle sue implicazioni economiche e sociali. È da questo fatto che bisogna partire. Diamo i numeri. Sono oltre 19 milioni gli italiani che praticano attività sportive, a cui si uniscono i 16 milioni che svolgono attività fisiche. In Italia operano circa 67.000 società sportive, un network che supera per presenza sul territorio ogni altra rete, dalla sanità alla scuola ai bar agli sportelli bancari. Gli atleti tesserati alle varie federazioni appartenenti al Coni sono 4 milioni e trecentomila, mentre gli operatori sportivi (tecnici, dirigenti) sono 860.000. L’importanza sociale dello sport è anche importanza economica, che vale circa il 3% del Pil italiano. L’industria dello sport, infatti, alimenta altre industrie e si alimenta di altre industrie: quella dell’abbigliamento sportivo e, più in generale, il sistema-moda; l’industria della comunicazione; l’industria manifatturiera legata alla produzione di attrezzature sportive e quella ingegneristico-edilizia legata alla progettazione di impianti sportivi; l’industria del turismo collegato agli eventi sportivi.

I nuovi stadi. La presenza di società calcistiche capaci di proiettarsi ai vertici internazionali significa per lo Stato poter beneficiare di più entrate fiscali e risparmiare nei costi della sicurezza pubblica, e per la nostra economia di un aumento dei flussi turistici e degli investimenti televisivi. Un capitolo fondamentale di questo processo è la legge sui nuovi stadi di proprietà, la cui approvazione parlamentare è in dirittura d’arrivo. I nuovi stadi, però, non vanno solo costruiti, ma fatti vivere. Da questo punto di vista è necessaria una riflessione circa il ruolo degli enti locali e le responsabilità delle stesse società. La responsabilità educativa dei giornalisti e degli atleti. Le chiacchiere da bar sono il sale della nostra passione sportiva, perché lo sport è anche di chi lo vede e tifa e non solo di chi lo pratica. Tuttavia non tutto può essere lasciato a questa dimensione. Occorre una maggiore responsabilizzazione di giornalisti e opinionisti riguardo all’analisi dei fattori economici e sociali dello sport. Bisogna costruire questa attenzione, con un dibattito costante e informato, a partire dalle scuole: come fare? La stessa responsabilizzazione spetta agli atleti, che spesso ricoprono loro malgrado il ruolo di “macchine della comunicazione”. Questa strategia passa anche da una valorizzazione dei punti di forza del nostro sistema sportivo. Pensiamo al primato dell’Italia come “nazione degli allenatori”, con il successo riconosciuto a livello internazionale dei nostri tecnici.

Sport e salute. Una nazione che fa sport è una nazione più sana, non solo dal punto di vista morale e spirituale. È il punto che la Commissione europea ha ribadito nel Libro bianco sullo Sport. Questo aspetto in prospettiva diventa tanto più importante in presenza dell’invecchiamento crescente della nostra popolazione. In un contesto di questo tipo, educare alla pratica sportiva le fasce più anziane della società è un fattore di interesse nazionale, in particolare per quel che riguarda la sostenibilità del nostro sistema sanitario. Siamo la nazione che ha prodotto l’impresa che oggi domina i mercati mondiali tradizionali ed emergenti con il concetto di “wellness”. Dobbiamo fare in modo che questo non sia solo un marchio d’esportazione. Alcuni segnali incoraggianti ci sono, si veda il recente protocollo siglato tra Coni e Ministero della Salute. Ancora, nel 2010 abbiamo assistito alla diminuzione di due punti percentuali del tasso di sedentarietà della popolazione italiana, sceso al 38,3% (anche se nel 1995 era del 35%). Perché veDrò dedica un wg allo sport. Il Working group sullo sport ideato da veDrò nasce proprio per tentare di trasformare emission veDrò2011 è a

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Tv industry / Rinnovamento Proposta / Cultura / Futuro SocietĂ / Sviluppo / White paper

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Telecaos

Tv industry / Rinnovamento / Proposta / Cultura Futuro / Società / Sviluppo / White paper Come invertire la rotta? Quali sono i principali snodi su cui intervenire per costruire una prospettiva di crescita futura? Coordinano: Alberto Mattiacci, docente di Economia e gestione delle imprese, La Sapienza Università di Roma, e Andrea Vianello, giornalista Rai. Tra i partecipanti: Giorgia Abeltino, policy counsel Google Italy; Carlo Antonelli, direttore Wired; Stefano Barbato, responsabile affari economici Sky Italia; David Bogi, responsabile nuovi progetti Digitale terrestre Mediaset; Lorenza Bonaccorsi, responsabile area sviluppo nuove iniziative editoriali e nuovi prodotti commerciali Fondazione Musica Per Roma; Antonio Campo Dall’Orto, vicepresidente MTV International; Gaia Carretta, portavoce presidenza Regione Lombardia; Stefano Coletta, autore e responsabilie nuovi format Rai 3; Giampaolo Colletti, fondatore e direttore esecutivo AltraTv; Federica De Denaro, giornalista e conduttrice Rai; Anna Maria De Nittis, autrice tv; Luigi De Siervo, direttore commerciale Rai; Paolo Del Brocco, amministratore delegato Rai Cinema; Andrea Fabiano, responsabile Marketing Strategico Rai; Marco Ferrari, Ceo Zodiak Active, Zodiak Media Group; Giovanni Filippetto, autore tv; Giovanni Floris, giornalista Rai; Davide Gallino, Head Office of economic and financial analysis Agcom; Mihaela Gavrila, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, La Sapienza Università di Roma; Dario Ginefra, deputato Pd; Andrea Marini, responsabile Legal Affairs - Competition & Assurance Vodafone Italia; Umberto Marongiu, direzione commerciale Rai; Antonio Martusciello, commissario Agcom; Marco Mele, giornalista Il Sole 24 Ore; Lorenzo Mieli, amministratore delegato Freemantle; Alessandro Militi, executive director Fox; Marzia Minozzi, responsabile rapporti istituzionali e regolamentazione Assotelecomunicazioni; Lorenzo Ottolenghi, portavoce, assistente e consigliere politico-istituzionale del presidente della Rai; Paolo Palmarocchi, autore tv; Stefano Porro, responsabile comunicazione Ministero dello Sviluppo economico; Vicsia Portel, autrice tv; Pablo Rojas, giornalista Rai; Alessandra Rossi, docente di Politica economica, Università di Siena; Guido Rossi, responsabile Relazioni Internazionali Mtv Italia; Carmen Ruggeri, senior external institutional communication specialist Sky Italia; Miguel Salerno, docente di Analisi dei consumi mediali, Università di Lugano, e direttore Neopsis; Simona Salvi, segretario generale Federazione Media Digitali Indipendenti; Maura Satta Flores, vicepresidente veDrò; Guido Scorza, avvocato, Istituto per le Politiche dell’Innovazione; Francesco Soro, presidente nazionale Corecom; Francesco Specchia, giornalista Libero; Alessandro Usai, amministratore delegato Colorado Film; Guglielmo Vaccaro, deputato Pd; Tommaso Valletti, docente di Economia, Università Tor Vergata di Roma; Francesco Vecchi, giornalista Mediaset; Fulvio Zendrini, consulente marketing e comunicazione.

Il dibattito è iniziato lo scorso anno nell’ambito del Working group di veDrò2010 che fin dalle sue prime battute è stato vivacissimo. E non poteva essere altrimenti vista la materia e la sua rilevanza economica e socio-culturale. Alcuni numeri, spesso ignorati o sottaciuti, che dimostrano con forza la valenza del settore: nel 2010, secondo Agcom il settore ha prodotto un volume d’affari pari a circa € 9 miliardi. Nel primo semestre del 2011, in media quasi 49 milioni di italiani (l’85% del totale) ha acceso la tv nel corso della giornata dedicando ad essa ben 5 ore e 13 minuti. Il confronto all’interno del Working group è poi proseguito dopo l’evento estivo con l’apertura di un tavolo veDrò su Tv industry il cui assiduo lavoro di mesi è stato sintetizzato in un white paper e in un breve video che verranno presentati a veDrò 2011 come contributo alla discussione. Le questioni al centro dei lavori saranno: • come assicurare un assetto fortemente concorrenziale nel sistema in tutti i suoi livelli? • Quale assetto, governance, missione e modello di finanziamento per la Rai del futuro? • Come favorire la crescita della produzione audiovisiva nazionale e renderla competitiva sulla scena internazionale?

wg manager: Giulia Gazzelloni, veDrò.

Caos e tv, un binomio inscindibile per l’Italia sin dai tempi della selvaggia e liberatoria fine del monopolio pubblico negli anni ‘70. Dal caos dell’etere nazionale, che continua a manifestarsi tutt’oggi in edizione aggiornata per l’era digitale, si è passati a un caos più pervasivo e strutturale che mette in discussione il futuro della televisione in tutti i suoi elementi. La salutare scossa a un sistema che aveva trovato un suo equilibrio nell’oligopolio Rai-Mediaset è arrivata dall’evoluzione tecnologica che ha determinato l’ampliamento e la riarticolazione del mercato dell’informazione, della cultura e dell’intrattenimento attraverso l’ingresso sul mercato di nuovi player, spesso di dimensione globale, portatori di importanti innovazioni nei linguaggi, nei modelli di offerta e di business capaci di suscitare l’interesse delle componenti più evolute ed aperte della società. Siamo, dunque, nel pieno di una stagione di formidabili cambiamenti e inesorabili spinte evolutive dall’esito non definito, ma che certamente ci restituirà una televisione totalmente diversa da quella del passato e che vivrà strutturalmente nel caos e in una dimensione sempre più globale. Il nostro sistema televisivo appare ancora in ritardo e ingabbiato entro rigidi steccati che gli impediscono di diventare un protagonista ancor più importante dello sviluppo nazionale e che rischiano di relegarlo ai margini del panorama internazionale. emission veDrò2011 è a

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People have the caos

Big society / Stato / Start up Crisi / Federalismo / Spesa pubblica Impresa / ResponsabilitĂ

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People have the caos

Big society / Stato / Start up / Crisi / Federalismo Spesa pubblica / Impresa / Responsabilità fornitura di beni pubblici, rendendo meno importanti economie di scala? Coordinano: Francesco Grillo, amministratore delegato Vision and Value, e Nicola Redi, senior partner Sgr. Tra i partecipanti: Gianumberto Accinelli, fondatore e Ceo Eugea; Anna Amati, vicepresidente Meta Group; Dino Amenduni, web strategy Proforma; Arturo Artom, presidente Artom Innovazione; Francesco Baschieri, fondatore e Ceo spreaker.com; Paolo Bertoluzzo, amministratore delegato Vodafone; Paola Bonomo, head Online Services Vodafone; Paolo Cellini, Innogest, Venture Partner; Augusto Coppola, fondatore e Ceo Innovaction Lab; Andrea Di Camillo, Quantica; Enzo Di Fabrizio, direttore Dipartimento di Nanostrutture Istituto Italiano di Tecnologia; Alberto Diaspro, direttore dipartimento di Nanofisica Istituto Italiano di Tecnologia; Ruggero Frezza, presidente e amministratore delegato M31 Italia; Peter Kruger, Ceo eZecute; Massimiliano Magrini, amministratore delegato Annapurna Ventures; Mario Mariani, fondatore Netvalue; Marco Mathieau, giornalista La Repubblica; Francesca Natali, responsabile Fondo Ingenium Sardegna; Marco Piazza, giornalista, responsabile Comunicazione Istituzionale Telethon; Carlo Alberto Pratesi, docente di Economia e gestione delle imprese, Università Roma Tre; Alessandro Rosina, docente di Demografia, Università Cattolica di Milano, e membro de ITalents, Associazione Talenti Italiani; Raffaele Volpi, deputato LNP; Marco Zanotelli, docente di Econometria, Università di Milano; Nathania Zevi, giornalista Wall Street Journal. wg manager: Eugenio Carlucci, ricercatore Arel.

Big Society significa anche ‘piccolo’ Stato, e quindi un peso ridotto per la politica. Se questo è vero, quanto è realistico pensare che un tale processo possa essere effettuato da un attore (lo Stato, ma anche la PA) che ha – con l’ipotesi di ridurne le dimensioni – un “conflitto di interessi”? A chi dovremmo attribuire il potere di decidere se un determinato servizio in una certa area possa essere erogato da una organizzazione non-statale? Chi deve selezionare l’organizzazione e attraverso quali meccanismi?Attraverso quali meccanismi si dovrebbero premiare i nuovi imprenditori sociali? Come potremmo collegare la loro remunerazione ai risultati? Di cosa avremmo bisogno per creare un vero e proprio mercato di venture capital per le imprese sociali? E in particolar modo, cosa manca in Italia? La politica non percepisce questa opportunità ma, sul lato dell’offerta, esistono competenze da parte delle banche? Quanto potrebbe funzionare l’idea inglese dell’impact bond di obbligazioni il cui rendimento è legato al risparmio che l’impresa sociale produrrebbe a favore dello Stato e che lo Stato retrocederebbe all’impresa? In quali aree è immaginabile un interesse più a breve termine da parte di operatori finanziari e imprenditori?

La promozione su larga scala di coalizioni di cittadini che si assumono il compito di auto organizzarsi per l’erogazione di servizi pubblici e l’implementazione di politiche pubbliche è la chiave per ripensare il ruolo stesso dello Stato nelle nostre vite e, dunque, per ridefinire il contratto che lega cittadini e istituzioni tenendo conto delle mutazioni profonde che sono state introdotte dalla rivoluzione tecnologica. Al centro della proposta ci sono le civic organization, composte da lavoratori della PA con esperienza nel settore e cittadini che di quel servizio usufruiscono mettendo, dunque, insieme competenze e motivazione. Si tratta, dunque, di riprogettare lo Stato attraverso lo sviluppo di imprenditori sociali che riescano a erogare beni pubblici di qualità migliore e con una migliore struttura di costo. Una trasformazione della spesa pubblica corrisponde anche a una grande opportunità finanziaria. All’ambizione dell’idea sono, però, legate anche le sue debolezze. Tra quelle la principale è quella di avere ancora una definizione non sufficientemente chiara. Del resto, il progetto di sostituire lo Stato con pezzi di società civile solleva questioni che hanno a che fare con l’economia, con l’organizzazione delle amministrazioni pubbliche e con la riforma del fisco nonché degli assetti istituzionali, ma anche con la psicologia sociale con l’etica e, certamente, con la democrazia.

E se provassimo a lasciare ai contribuenti anche la facoltà di determinare quanta parte – fino a un tetto – delle imposte vogliono devolvere a imprese sociali? Come il risparmio per lo Stato sarà tradotto in una riduzione delle tasse? Attraverso quali meccanismi il risparmio sarà misurato? Come questo dovrebbe essere distribuito tra riduzione del debito consolidato e riduzione delle tasse? In quali aree di servizio l’idea di una società civile che si auto organizza è più velocemente realizzabile? Quanto è netto, per ciò che concerne questa questione, il divario Nord-Sud, laddove sempre più evidente che anche all’interno della stessa Regione ci sono contesti molto diversi? In che misura è vero che il decentramento fa sempre bene? Se istituzioni dello stesso livello sono tra loro molto diverse, ha senso allocare poteri uguali ad amministrazioni pubbliche diverse? Quanto davvero è civile la “società civile”? In che misura siamo disponibili a prenderci la responsabilità di noi stessi?

Il gruppo di lavoro può essere l’occasione per raccogliere le prime risposte sulle grandi domande aperte relative alla “big society”, e per sollevare ulteriori questioni per un dibattito che continuerà. E allora: Perché se tutti sembrano essere da tempo d’accordo con l’idea di dover ridurre il peso dello Stato, si è verificato il contrario con una progressiva dilatazione della spesa pubblica e delle tasse che ciò comporta? Quali sono i meccanismi inerziali che porta la burocrazia a occupare sempre più spazio? Perché l’Italia è, contemporaneamente, il Paese che ha fatto più riforme e quello dove è cambiato di meno? Dopo tanti tentativi di modernizzazione della macchina statale, l’amministrazione pubblica si riforma o si abbatte? Quanto è grande il ruolo che Internet sta giocando nella riduzione delle barriere d’entrata nel “mercato” della produzione/

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Visti da fuori: da Roma a Parigi passando per Brasilia Visti da fuori è uno dei nuovi filoni di attività che, a partire dal gruppo di lavoro Italia-Francia di veDrò2010, vuole “vedere” e proporre “ricette” concrete per l’Italia da fuori, avendo la capacità di staccarsi dall’autoreferenzialità delle analisi del dibattito locale, con il filtro di occhi internazionali e uno sguardo di lungo periodo sul futuro. Tema centrale delle riflessioni la crescita, vera malattia globale nel contesto post-crisi, con aggravanti specifiche in Italia. Tornare a crescere è la sfida comune dell’Unione, ma per (ri)trovare la crescita è necessario un terroir aperto, dinamico e competitivo, che tenga conto dei nuovi protagonisti dell’economia mondiale. Quest’anno sperimentiamo una modalità innovativa per “vedere” l’Italia da fuori, proponendovi due Working group con focus differenti sul rapporto del nostro Paese coi parenti prossimi d’oltralpe e quelli più lontani del Brasile, e un aggancio costante al faro della crescita. Francia e Brasile sono infatti casi paradigmatici che, nonostante le divergenze, presentano numerose affinità con l’Italia. Da un lato, la Francia, che si sta confrontando con i nostri stessi dilemmi e sfide nel contesto post-crisi, in particolare con un neopatriottismo economico di ritorno che sembra aver colpito l’Europa unita, a tutti i livelli, come dimostrano i più recenti casi italo-francesi nel mercato dei capitali. Dall’altro il Brasile – oggi settima potenza economica mondiale, dopo aver sopravanzato l’Italia – il cui ruolo merita particolare attenzione, proprio per i numerosi punti di contatto, anche culturali, col nostro Paese, a partire dalla più grande comunità di italiani all’estero a San Paolo. Per un’economia come quella italiana, interconnessa e con una forte vocazione alle esportazioni, è fondamentale anche agganciarsi alla crescita di contesti esterni, a partire anche dal rapporto “speciale” con il Brasile. segue >

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h 15:00

La prima parte dei lavori, con un setting the scene introduttivo sul complesso contesto economico, si svolgerà con i due gruppi riuniti. Introduzione Isabella Falautano, responsabile Fondazioni, Associazioni internazionali e “Visti da fuori”, veDrò; responsabile Relazioni Esterne e Istituzionali, Gruppo Axa in Italia

h 15:15

Presentazione dei wg

16 Cherchez le Caos - Forza Italia? Il neopatriottismo economico in Europa e in Italia tra protezionismo e reciprocità Fiorina Capozzi, corrispondente Finanza e Mercati, ed Eric Jozsef, corri-

spondente Liberation

17 Caosamba - Forza Brasile! I motori esterni della crescita Andrea Goldstein, Senior Economist, OECD Development Centre, e Francesca Chialà, direttore Comunicazione e relazioni esterne Business International h 15:30

Relazioni Domenico De Masi, sociologo e cittadino onorario della Città di Rio de Janeiro Oscar Giannino, giornalista ed economista Ferdinando Nelli Feroci, ambasciatore rappresentante permanente d’Italia presso l’Unione Europea

h 16:30

Apertura dei lavori nei due wg

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Francia / Italia / Ue / ReciprocitĂ Protezionismo / Nazionalismo Neopatriottismo / Regole

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Francia / Italia / Ue / Reciprocità / Protezionismo Nazionalismo / Neopatriottismo / Regole

Coordinano: Fiorina Capozzi, corrispondente Finanza e Mercati, ed Eric Jozsef, corrispondente Liberation Tra i partecipanti: Franco Baronio, senior partner Bain&Company; Giovanni Brianza, direttore M&A Edison; Claudia Colla, funzionario Commissione europea; Luca Del Monte, Security strategy and partnerships development office, Dg Policy Office, European Space Agency; Emmanuel Dupuy, Presidente Institut Prospective et Sécurité en Europe; Parigi; Edoardo Ghignone, consulente Union for Mediterranean; Alessandro Giordani, consigliere dell’Ufficio Diplomatico della Presidenza del Consiglio dei Ministri; Stefano Grassi, Segretariato Generale, Commissione Europea; Francois Lafond, direttore ufficio di Parigi German Marshall fund Us; Daniela Leveratto, Deputy Technical Director Oica; Marco Margheri, SVP Public and Eu Affairs Edison; Giovanni Moschetta, consigliere giuridico per il Diritto Ue e il Diritto Internazionale e Coordinatore Ue del Dagl-Dipartimento per gli Affari Giuridici e Legislativi Presidenza del Consiglio dei Ministri; Ferdinando Antonio Parenti, Deputy Head of Unit-Trade Relations with the Far East, Commissione europea; Ludovica Rizzotti, rapporti istituzionali internazionali, Cassa Depositi e Prestiti; Leonardo Rubattu, direttore generale Iccrea; Adolfo Urso, presidente Fare Italia per la Costituente popolare.

wg manager: Elena Shneiwer, Axa Mps.

Dopo il wg Italia-Francia del 2010, il percorso di Visti da fuori si è strutturato nel 2011 in una serie di incontri: da quello nella Ville Lumiere Visti da Parigi, in cui le nuove classi dirigenti italofrancesi si sono confrontate sul tema centrale della crescita, elaborando un set di proposte presentate a Roma nella successiva conferenza Dimmi come cresci e ti dirò che Italia sarai, sino a Visti da Bruxelles del giugno scorso, un appuntamento nella città cuore delle istituzioni comunitarie per discutere su come diversi sistemi Paese e in particolare Roma e Parigi vivono il loro rapporto con l’Ue e come partecipano al processo decisionale europeo. E ora? Tornare a crescere è la sfida comune dell’Unione, e invece un nazionalismo di ritorno sembra aver colpito l’Europa unita. Solo pochi anni fa poteva sembrare che il nazionalismo fosse al tramonto in Europa, o quanto meno una prerogativa dei Paesi di più recente integrazione. Lo scenario post crisi ha invece riportato in auge un neopatriottismo, che non sembra risparmiare nessuno: dai Pigs alle (ex) isole felici della Scandinavia, fino ai suoi fondatori (Belgio, Francia, Germania). Un fenomeno esacerbato dalle paure legate alle ristrutturazioni del debito pubblico degli Stati sovrani e dal ruolo sempre più forte nel sistema economico del private equity che, spesso con logiche di ottimizzazione del profitto, mettono in atto politiche di tagli con profondi impatti sul tessuto economico e sociale. In Europa, le profonde trasformazioni delle società continentali dinanzi alle grandi sfide globali (economiche, ambientali e di sicurezza), oltre che il processo dell’allargamento stanno mettendo a dura prova sia i sistemi più tradizionalmente euro-entusiasti (come l’Italia), sia le grandi economie fondatrici e euro-centriche, come la Francia. Così, sistemi politici diversissimi tra loro, sono confrontati con dilemmi simili e un crescente, comune, euro-scetticismo delle società e dei sistemi politici. In tutto questo, i meccanismi di progressiva integrazione economica e politica sono prigionieri di un’articolazione istituzionale distante e priva di rapporto diretto ed evidente con i cittadini, a tutto vantaggio di un’estenuante opera di rivendicazione di ruolo dei sistemi politici nazionali (o di un costante scaricabarile verso il livello europeo per le scelte impopolari).

da un lato criticati per la mancanza di reciprocità nei più recenti casus belli nel mercato dei capitali, dall’altro citati come esempio da seguire. Ma è vero che il capitalismo italiano è in fase di colonizzazione? In una delle indagini sul tema, ripresa recentemente dalla Commissione europea, sono stati raccolti e analizzati dati omogenei relativi alle imprese manifatturiere con almeno dieci addetti per sette Paesi europei. L’indagine dimostra che l’Italia è il Paese Ue meno aperto agli investitori esteri, mentre la Francia e Germania sono più aperte di altri: solo il 4,1% delle società italiane sono controllate da stranieri che detengano almeno la metà del capitale, quelle francesi sono il 10,3%, e quelle tedesche il 6,3%. La difficoltà in entrata è riflessa da una quota di imprese che fa investimenti diretti all’estero più bassa dei partner europei (2,5% in Italia vs 3,8% in Francia e il 6% in Germania). Qualcosa di muove e non a caso i flussi di Ide in entrata sono quasi raddoppiati tra 2008 e 2009, ma con stock inferiori in termini assoluti e di percentuali rispetto agli altri grandi Paesi europei. È sostenibile nel lungo termine occuparsi più della nazionalità del controllante che delle condizioni competitive in cui le imprese operano, con un sistema produttivo non in grado di attrarre investimenti dall’estero? O forse è più logico identificare settori strategici in cui lo Stato deve avere un ruolo per il benessere socio-economico del Paese e definire per tutti i comparti chiare regole di reciprocità? Le questioni sul tavolo sono diverse e complesse: è pensabile declinare il modello francese di “protezione” di settori strategici nella realtà italiana? Quali criteri per definire un settore/società come strategico per il nostro Paese? Come coniugare la necessità di una politica industriale di sistema, da troppo tempo latitante in Italia, con quella spinta alla concorrenza e alle liberalizzazioni, quali fondamentali driver per la crescita (si veda l’ultima relazione annuale al Parlamento del presidente dell’Antitrust)? La parola chiave non è forse un’altra, ovvero vera reciprocità (e non chiusura) da reclamare a gran voce a livello europeo innanzitutto? E come si declina il concetto di reciprocità quando lo portiamo nell’economia aperta e lo traduciamo nella relazione globale tra l’Ue e i sistemi concorrenti (tema che vede Italia e Francia schierate insieme a tutela delle posizioni competitive europee)? Politica industriale e concorrenza. Neoprotezionismo e reciprocità. Mercato libero e programmazione (e di conseguenza “mercato interno ed euro-programmazione”). Dicotomie che possono trovare una sintesi in Europa e non contro l’Europa, attraverso un insieme di regole chiare, condivise e rispettate a livello comunitario. E che, per non scadere in una sequenza di interventi tattici e difensivi, impongono all’Italia una riflessione organica, ampia e di lungo periodo. Parola chiave: reciprocità, tanto all’interno dell’Ue quanto nel rapporto tra Ue e mondo esterno, aspetto nel quale Francia e Italia hanno già dato prova di diverse (e talora insospettabili) comunanze d’azione. Per passare dalla paura delle invasioni barbariche a un modello Erasmus che funzioni anche in campo economico.

Chi non è mai stato tentato dal protezionismo scagli la prima pietra. Un riflusso neoprotezionista più sulle politiche (eg. richiesta italo-francesi di sospensione provvisoria e riforma del Trattato di Schengen), a fronte di un europeismo ideale continuato. Sono proprio i cugini d’oltralpe la nostra croce e delizia: emission veDrò2011 è a

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Brasile / Brics / Crescita Potenza economica / Mercati Geopolitica / SostenibilitĂ / Politica

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Brasile / Brics / Crescita / Potenza economica Mercati Geopolitica / Sostenibilità / Politica

Coordinano: Alessandro Aresu, fondatore Lo Spazio Della Politica, e Andrea Goldstein, Senior Economist, OECD Development Centre. Tra i partecipanti: Francesco Anzelmo, direttore editoriale saggistica Mondadori; Simone Bemporad, chief executive officer, Finmeccanica North America; Enrico Bertolino, formAttore; Federico Bianchi, Rappresentanza italiana presso l’Ue; Antonio Calabrò, direttore Corporate Culture di Pirelli & C; Carlo Calabrò, head di Governance, Banco Votorantim; Carlo Cauti, laureando in Relazioni Internazionali, Università Luiss di Roma; Francesca Chialà, direttore Comunicazione e relazioni esterne Business International; Domenico De Masi, sociologo e cittadino onorario della Città di Rio de Janeiro; Germano Dottori, docente di Studi strategici Università Luiss di Roma; Shahin Javidi, direttore marketing strategico, Promos; Riccardo Monti, executive director, Value Partners; Adriana Niemeyer, corrispondete in Portogallo di Globo News e Radio France International; Alessandro Politi, analista strategico; Andrè Urani, executive director Iets.

wg manager: Alessandro Aresu, fondatore Lo Spazio Della Politica.

Il concetto di crescita cambia in connessione alle trasformazioni del mondo globale. Come ricorda Moisés Naim a margine del Word Economic Forum, il giudizio sui primi dieci anni del terzo millennio cambia a seconda dei punti di vista. In Occidente ricordiamo solo eventi negativi, dall’11 settembre, alle guerre in Iraq e Afghanistan, alla crisi. Invece c’è un’altra realtà. Se prendiamo i numeri del 2000 sul prodotto pro capite, la mortalità infantile, le calorie assunte, l’accesso all’educazione, le pandemie, e poi prendiamo i numeri del 2010 scopriamo che il progresso è stato enorme. Grazie ad altri mondi: dall’Asia e all’America Latina. Nato dalla fantasia di una banca d’affari come un semplice acronimo, Bric è ormai diventato sinonimo dello spostamento dell’ago della bilancia dell’economia mondiale dai Paesi industrializzati alle economie emergenti. I Bric sono una metafora dell’emergere di una nuova geografia economica, che oggi rappresenta oltre il 14% del Pil mondiale, occupano il 26% della superficie terrestre con il 42% della popolazione. L’Italia si è accostata ai Bric con molto ritardo rispetto ad altri Paesi occidentali, e paga la scarsa presenza e capacità di fare sistema-Paese, ma oggi più che mai è fondamentale capire come aprirci e far aprire i nuovi motori della crescita. In chiave bi-laterale, in questa tappa estiva di veDrò si vuole dare particolare attenzione al Paese più affine al nostro, il Brasile. L’ascesa del Brasile è repentina e segue a decenni di promesse non mantenute, e anche nel lunghissimo periodo risulta una novità assoluta, al contrario delle potenze novecentesche russe, dell’India e soprattutto della Cina. Brasile, la prima lettera di Bric. Il ruolo del Brasile – oggi settima potenza economica mondiale, dopo aver sopravanzato l’Italia – merita particolare attenzione: crescita economica 2010 del 7,5%; aumento del Pil pro capite da 2.868 dollari del 2002 ai 9.690 dollari del 2010; quarto mercato automobilistico al mondo, dopo Cina, Stati Uniti e Giappone dal 2010, con una produzione di 3,6 milioni di veicoli.

Tra le commodities, consideriamo anche che il Brasile produce il 33% della produzione globale di etanolo, il 17% di ferro, il 12% di bauxite. Brasicina? Il rapporto Brasile/Cina, all’interno del più ampio triangolo strategico di confronto con gli Stati Uniti, è una chiave di lettura per leggere il Brasile dell’ultimo e del prossimo decennio, in termini di risultati acquisiti, di opportunità e criticità. Il commercio bilaterale Brasile/Cina è cresciuto tra il 2000 e il 2010 da 2 a 56 miliardi di dollari. Nel 2010 la Cina ha investito in Brasile 17 miliardi di dollari. Negli accordi firmati da Lula nel 2010, sono presenti anche aspetti linguistici (con l’insegnamento di cinese e portoghese) e di più stretta cooperazione nella ricerca: nel 2011 è stato inaugurato il primo laboratorio congiunto di ricerca agricola. Ma i fattori di competizione tra Cina e Brasile sono numerosi. Tre sono le partite principali: a) la competizione sul piano commerciale sudamericano, b) “Scramble for Africa” dei campioni nazionali, e in una certa misura uno “Scramble for Europe”; c) “guerra globale valutaria con il differente peso di real (sopravvalutato) e di yuan (sottovalutato). Fabbrica Brasile. Intendiamo la “Fabbrica Brasile” in due sensi: il primo riguarda le prospettive di crescita e consolidamento di Brasilia, il secondo – sulla falsariga di “Fabbrica Italia” – le prospettive dei nostri rapporti bilaterali. a) La scoperta di nuove risorse energetiche al largo del Pacifico nel 2007 ha fatto esclamare al Presidente Lula la celebre frase “Dio è brasiliano”. In realtà, “Dio sarà brasiliano” se gli investimenti in ricerca e tecnologia pagheranno e renderanno quelle risorse disponibili, senza far cadere allo stesso tempo l’economia nel “dilemma olandese” di esportazioni senza industrializzazione, sfruttando allo stesso tempo per la modernizzazione delle infrastrutture la finestra dei grandi eventi e la finestra demografica. b) Sul fronte italiano, l’attualità è caratterizzata dalla vicenda Battisti. Meno conosciuta è la forza della cooperazione economica italo-carioca, con 7,2 miliardi di euro di interscambio commerciale, in crescita del 50% in un triennio. Tra le imprese più attive e presenti con forme di investimento diretto estero, ricordiamo tra le altre Pirelli, Telecom Italia, Fincantieri, Techint e FIAT. Qualche numero. Il fatturato complessivo di Tim Brasil, quotato sia a São Paulo che a New York, è cresciuto di quasi il 7 per cento a 20,3 miliardi di real, con oltre 51 milioni di contratti. Le vendite del mercato brasiliano hanno superato quelle italiane per la prima volta nella storia di Fiat nel 2009. Nel 2010 l’azienda ha conquistato la leadership del mercato (22,8%) con la vendita di oltre 700mila veicoli, tra automobili e mezzi commerciali leggeri. Un altro fronte riguarda la Chiesa cattolica. Il Brasile è il Paese di maggior presenza cattolica del mondo (145 milioni di battezzati), con nuove spinte a considerarlo “terra di missione” da quando la supremazia cattolica è stata messa in discussione dalla teologia della liberazione, dell’ascesa dei movimenti evangelici e pentecostali, dagli strascichi della crisi interna. Quale futuri possibili per la “Fabbrica Brasile”? Come fare di essa un volano di sviluppo e di crescita bilaterale? Come riconnettere la comunità di oriundi italiani al sistema Italia? Come agganciarsi a questo driver esterno di crescita, in un era di crescita perduta o nel caos?

Cacao meravigliao. In che modo il Brasile gioca le sue nuove carte nello scacchiere internazionale? Nel 2010 sono emersi numerosi segnali di attivismo, dal ruolo di mediazione del Brasile sul nucleare iraniano, alla strategia diplomatica con l’India. Sud-Sud. Il 26 giugno, José Graziano da Silva è stato eletto direttore generale della Fao, battendo la concorrenza della Spagna e posizionando il Brasile tra i giocatori principali nella partita della geopolitica del cibo e delle materie prime. L’agricoltura nel suo complesso pesa per il 36% delle esportazioni, e l’ambizioso Plano Agrícola e Pecuário 2011/2012 intende convogliare ulteriori investimenti. emission veDrò2011 è a

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Energia / Regole / Mercati AutoritĂ / Reti / Operatori Prezzi / Investimenti

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Energia / Regole / Mercati / Autorità / Reti Operatori / Prezzi / Investimenti delle più recenti produzioni normative sull’energia ci mostra che tale scelta è purtroppo più viva che mai. Coordinano: Andrea Bolla, Ceo Vivigas, e Maria sponsabile Affari Regolamentari Edison.

Elena Fumagalli, re-

Tra i partecipanti: Alberto Biancardi, commissario Autorità per l’energia elettrica e il gas; Pietro Bracco, Partner, Fantozzi & Associati; Carlo Maria Capè, amministratore delegato Bip - Business Integration Partners; Andrea Chinellato, direttore generale Electra Italia; Luca Dal Fabbro, imprenditore; Cecilia Gatti, membro dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas; Diego Gavagnin, past editor Qe-Quotidiano Energia; Paolo Luca Ghislandi, segretario generale Aiget - Associazione Italiana di Grossisti di Energia e Trader; Letizia Roma, membro GME - Gestore Mercati Energetici; Alessandro Talarico, direttore Relazioni istituzionali e comunicazione, GME - Gestore Mercati Energetici.

La scelta più semplice e coerente sarebbe ovviamente quella di ridurre il più possibile, e poi trasferire, i residui costi del sostegno ai settori in declino a carico della fiscalità generale. Dato lo stato strutturale dei nostri bilanci pubblici una simile scelta è forse preclusa, ma chiedere trasparenza e chiare prese di responsabilità politica in merito è condizione necessaria per poter ottenere un sistema più equo ed efficiente, che riduca progressivamente i costi per tutti e sposti il suo fulcro dal ricatto occupazionale alla riconversione produttiva e dei lavoratori.

wg manager: Antonio Sileo, Research Fellow, Iefe Bocconi & I-Com – Istituto per la Competitività.

Nel giro di pochi anni il sistema energetico italiano è passato dalla paura di black-out elettrici e carenze di gas naturale ad ampie sovraccapacità di generazione e oversupply gas. Anche prima che la crisi economica riducesse la domanda di energia, il massiccio ciclo di investimenti, promosso dall’inizio delle liberalizzazioni e dai cospicui incentivi garantiti alle energie rinnovabili, aveva reso disponibili nel nostro Paese nuove centrali elettriche convenzionali e rinnovabili, gasdotti e rigassificatori. Nel frattempo, a livello globale, il nuovo paradigma tecnologico innescato dall’impetuoso sviluppo dell’LNG e consacrato poi dalle tecniche non convenzionali di estrazione del gas naturale, ha messo in crisi i consolidati legami contrattuali tra i mercati gas e petroliferi. In tale contesto, il nuovo progressivo fallimento del programma nucleare italiano, lungi dal rappresentare un problema per la sicurezza e l’economicità delle forniture, può contribuire a rendere più chiaro e affidabile lo scenario di riferimento per gli operatori italiani e internazionali, interessati a effettuare e ottimizzare investimenti. In un quadro in cui anche Paesi di consolidata tradizione nucleare, come Germania, Giappone e Svizzera, hanno deciso di uscirne progressivamente e stanno rendendosi conto degli inesorabili relativi costi, la situazione italiana presenta alcuni evidenti potenziali vantaggi. Un parco di generazione ormai tra i più moderni ed efficienti al mondo e la disponibilità del gas necessario a farlo funzionare, pongono le premesse per nuove opportunità concorrenziali, a beneficio di nuovi rapporti tra fornitori e consumatori e della competitività del nostro sistema energetico. In quest’ottica, un primo nodo è quello dello sviluppo e del ruolo della rete di trasmissione elettrica nazionale, snodo anche per un’equa competizione tra operatori e tecnologie di generazione, così come per i rischi di una pianificazione usata come arma per distorcere il mercato. Sul fronte dei consumi, la gestione del declino strutturale delle grandi imprese manifatturiere fortemente inquinanti e a bassa accettabilità sociale (siderurgia, petrolchimica, alluminio), non dovrebbe di per sé essere considerato tema di politica energetica. Decenni di sussidi e aiuti di stato più o meno mascherati, veicolati tramite le tariffe energetiche (e scaricati sugli altri consumatori meno politicamente “sensibili”), lo hanno però fatto diventare tale. In questo senso la presenza di forti sussidi incrociati nelle componenti regolate del prezzo, soprattutto a favore delle grandi aziende, è stata di fatto una precisa scelta di politica industriale, condotta nella quasi totale assenza di trasparenza e delle necessarie prese di responsabilità politica. La casistica di alcune emission veDrò2011 è a

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Caos alternativo

Alternative / Rinnovabili / Sviluppo Costi / Mercato / Nucleare Green / Clima

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Caos alternativo

Alternative / Rinnovabili / Sviluppo / Costi Mercato / Nucleare / Green / Clima

Coordinano: Stefano Casertano, docente di Politica internazionale e Politica energetica, Università di Potsdam, Berlino, e Valentina Fabrizio, consigliere giuridico del sottosegretario per l’Energia, Ministero dello Sviluppo economico. Tra i partecipanti: Edoardo Bemporad, docente di Scienza e tecnologia dei materiali, Università Roma Tre; Alessandro Beulcke, Presidente Aris - Agenzia di Ricerche Informazione e Società; Emilia Blanchetti, Partner Allea; Enrico Borghi, vicepresidente Anci; Riccardo Casale, presidente Amiu Genova; Benedetta Celata, responsabile Affari istituzionali, Direzione Affari Istituzionali e Regolamentari Edison; Stefano Conti, direttore Affari istituzionali Terna; Stefano da Empoli, presidente I-Com - Istituto per la Competitività; Fulvio Fontini, docente di Economia Politica, Università di Padova; Fabrizio Iaccarino, affari istituzionali Enel, responsabile Fonti rinnovabili ed efficienza energetica; Stefano Laporta, commissario Autorità per la sicurezza nucleare; Vanessa Leonardi, consulente climate change Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare; Marco Merler, amministratore delegato Dolomiti Energia; Paolo Merloni, presidente Ariston Thermo Group.

wg manager: Michele Governatori, direttore Rapporti Istituzionali Egl Italia.

Gli scenari sulle potenzialità tecnologiche e economiche delle rinnovabili al 2040 o al 2050 continuano a susseguirsi. Istituti e centri di ricerca ripetono in modo sempre più convinto i che un 2050 100% green (o quasi) non è affatto una chimera. Anche la Commissione europea segue una strategia non troppo dissimile, convinta che la direzione della sostenibilità sia caratterizzata, sempre di più, da un solido sviluppo economico e occupazionale. Inutile dire come la scelta di nazioni di solida e indiscussa tradizione nuclearista, a partire da Germania, Giappone e Svizzera, di chiudere progressivamente tale parentesi non faccia altro che rafforzare un tale trend. Se le promesse di sviluppo delle tecnologie verdi sono sempre più sulla strada di esser mantenute, gli sviluppi più recenti in un po’ tutta Europa mostrano che i costi, diretti e indiretti, di approcci non di mercato sono assai elevati e in prospettiva rischiano di rivelarsi sempre più (economicamente) insostenibili. Dagli ingenti costi in termini di sussidi dei celebrati “green job”, alle massicce infiltrazioni della malavita organizzata in iniziative eoliche e fotovoltaiche, alla sempre più forte resistenza a scaricare sulle tariffe tutti gli extra costi diretti ed indiretti delle rinnovabili, quella che il clima (politico) in Europa stia cambiando è più che una sensazione. In questo senso potrebbe rivelarsi ineludibile un ritorno a logiche di mercato anche nel campo delle tecnologie “verdi”, sia in un’ottica di minimizzazione dei relativi extra costi, sia per cercare di bonificare al più presto l’ampia palude di developer, faccendieri e speculatori fiorita al riparo di logiche sostanzialmente parassitarie. Se un più deciso ricorso a logiche di mercato anche per le rinnovabili può promettere positivi risultati, certo non esaurisce l’ambito delle necessarie scelte politiche in materia. Più chiarezza e trasparenza sugli extra costi delle rinnovabili (e, soprattutto, su come vengono e verranno scaricati sui cittadini) sono probabilmente ineludibili. Altre scelte necessarie riguardano, inoltre, più in generale le priorità cui dedicare le (comunque non illimitate) risorse disponibili. Dal risparmio energetico all’efficienza energetica, al riciclaggio sempre più spinto, le possibili aree di intervento potenzialmente più fruttuose in termini di rapporti costi/benefici e tutela ambientale certo non mancano, anche fuori del settore energetico in senso stretto (trasporti, efficienze energetica degli edifici, gestione del ciclo dei rifiuti urbani e industriali).

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