DAr #4 Pedagogie. Insegnare il progetto d’architettura. Pedagogies. Teaching architectural design

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Chiuso in redazione nel mese di giugno 2023 Finito di stampare nel mese di luglio 2023 da Rotomail Italia S.p.A.

Rivista internazionale di architettura nel mondo islamico International journal of architecture in the Islamic world

Periodico semestrale | Bi-annual journal

Anno II, n. 4 - giugno 2023

ISSN 2785-3152

Iscrizione al Tribunale di Milano n. 233 del 29/12/2021

Direttore Responsabile | Claudia Sansò

Direttore Scientifco | Giovanni Francesco Tuzzolino

Comitato Scientifco | Roberta Albiero, Soumyen Bandyopadhyay, Michele Caja, Renato Capozzi, Romeo Carabelli, Francesco Collotti, Loredana Ficarelli, Paolo Girardelli, Lamia Hadda, Hassan-Uddin Khan, Martina Landsberger, João Magalhães Rocha, Ludovico Micara, Carlo Moccia, Julio Navarro Palazón, Marcello Panzarella, Attilio Petruccioli, Adelina Picone, Daniele Pini, Ashraf M. Salama, Francesco Siravo, Bertrand Terlinden, Federica Visconti

Comitato Editoriale | Cecilia Fumagalli, Eliana Martinelli, Claudia Sansò

Redazione | Francesca Addario, Giada Cerri, Federico Coricelli, Gennaro Di Costanzo, Cecilia Fumagalli (coordinatrice), Andrea Minella, Chiara Simoncini

Edito da Associazione Culturale NOSTOI - Viale Evaristo Stefni 2 - 20125 Milano - www.nostoi.xyz

Il progetto di architettura tra didattica e ricerca Architectural design between didactics and research

Cecilia Fumagalli, Eliana Martinelli, Claudia Sansò

La pedagogia del progetto nei territori “ibridi” Project pedagogy in the light of “hybrid” territories

Hakim Cherkaoui, Ouissame El Asri

Laboratori di architettura per bambini e scuola comunitaria Architecture laboratories for children and community school caravatti_caravatti architetti

Sacre Architetture Civili

Sacred Civil Buildings Federica Visconti, Renato Capozzi

Didattica del progetto dello spazio. Uno studio spaziale su Ortigia Teaching spatial design. A spatial study of Ortigia city-island

Nicola Carofglio

Una moschea per la città di Pisa. Un dialogo con Piazza del Duomo

A mosque for the city of Pisa. A dialogue with Piazza del Duomo

Luca Lanini, Francesca Molle

L’Oriente ad Arezzo. Progetto di un centro islamico lungo le mura

The East in Arezzo. Design of an Islamic Centre along the urban walls

Francesca Mugnai

Imparare dalla medina. I quartieri operai dell’Altopiano dei fosfati Learning from the medina. The workers’ districts of the Phosphate High Plain Federica Scarpa

Identità, migrazioni, emergenze. Morfologie di transizione in area EMME Identities, migrancy, emergencies. Transitional morphologies in EMME Region Marco Trisciuoglio, Didem Turk

The Perverted Archival Image. Contributi dal workshop online con Siska e Ayman Nahle

The Perverted Archival Image. Insights from Siska and Ayman Nahle’s online workshop

Davood Madadpoor

Architecture Education in the Islamic World

Jacopo Galli

The Routledge Companion to Architectural Pedagogies of the Global South Lindy Osborne Burton

Iran. Città percorsi caravanserragli

Angela Fiorelli

Editoriale Editorial Essay Questioni Questions Progetto Project Temi Topics Arti Arts Recensioni Reviews 5 9 23 37 47 61 71 81 91 103 115 125 126 127 #4 Pedagogie. Insegnare il progetto d’architettura Pedagogies. Teaching architectural design
cura di |
Fumagalli,
a
edited by Cecilia
Eliana Martinelli, Claudia Sansò
L’esperienza didattica e di ricerca nella città mediterranea The didactic and research experience in the Mediterranean city Adriana Sarro
EDITORIALE / EDITORIAL ESSAY

Il progetto di architettura tra didattica e ricerca

Architectural design between didactics and research

Il quarto numero di DAr intende indagare il progetto come risultato e al contempo metodo di un processo di avvicinamento e lettura della realtà, intesa come “libro aperto” da scoprire e interpretare. Il progetto rappresenta dunque non solo il fne, ma anche il principale mezzo di apprendimento a disposizione dell’architetto, il cui valore pedagogico può essere riconducibile ai campi pedagogici propri cosiddetto “learning by doing” teorizzato, tra gli altri, dal flosofo americano John Dewey.

Per Aldo Rossi (1966) la questione pedagogica investe addirittura il campo dell’esistenza: per l’architetto milanese, infatti, «insegnare la progettazione architettonica signifca insegnare un sistema defnito con cui affrontare e risolvere i problemi». Saper leggere la realtà diventa così fondamentale per poter defnire il grado di necessità del progetto e identifcare con chiarezza le domande a cui esso deve necessariamente rispondere. La realtà è infatti il materiale con cui l’architetto si misura, trasformandola e risignifcandola attraverso il progetto.

Il percorso formativo dell’architetto è lungo e richiede molta cura e costanza. Come ogni mestiere, si tratta, forse, di un percorso senza fne, nel quale la scuola rappresenta solo un momento. Tuttavia, proprio la scuola rappresenta il momento fondativo: se l’approfondimento degli aspetti tecnici del progetto può avvenire anche altrove, solo nella scuo-

The fourth issue of DAr aims at investigating design as an outcome and simultaneously as a method of addressing and reading reality, intended as an “open book” to discover and interpret. Therefore, design represents not only the goal but also the main architect’s learning tool, whose pedagogical value is attributed to the so-called “learning by doing” concept, which was theorised, among others, by the American philosopher John Dewey.

According to Aldo Rossi (1966), pedagogy invests in the realm of existence. For the Milanese architect, «teaching architectural esi n eans teac in a efne syste or facing and solving problems». Therefore, the ability to understand reality becomes fundaental to efnin t e e ree o necessity of the project and identifying the questions it must necessarily answer. Reality is the material against which the architect measures himself, transforming it and giving it new meaning through the project.

The architect’s training path is a long process that requires a lot of care and perseverance. As with every craft, it is perhaps a never-ending path, in which the school is but one stage. However, the school represents the fundamental moment: if the technical aspects can be deepened elsewhere, only at the school does the future architect learn to express a critical judgement on the architecture and city, and therefore the reality.

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Cecilia Fumagalli, Eliana Martinelli, Claudia Sansò Workshop di progetto “Maroc. Villes du Sud”, 2023 (fotografa di A. Lorenzi) Design workshop “Maroc. Villes du Sud”, 2023. (photo by A. Lorenzi)

la il futuro architetto dovrebbe imparare ad esprimere un giudizio critico sull’architettura e la città e, dunque, sulla realtà. Il numero Pedagogie. Insegnare il progetto di architettura rappresenta un momento di rifessione sulla questione pedagogica, mirato ad innescare un dialogo costruttivo sui metodi e sugli strumenti dell’insegnamento della progettazione, relativamente ai temi riguardanti gli spazi della cultura islamica e mediterranea. Molto spesso, le esperienze didattiche, condotte sul campo, nei laboratori delle nostre scuole o in luoghi altri, si intersecano con la ricerca. Le modalità di apprendimento, infatti, non sono semplicemente unidirezionali (dal docente al discente), ma sottendono contaminazioni reciproche tra chi insegna e chi impara. Interrogare gli studenti attraverso il progetto, se da un lato contribuisce alla formazione dell’architetto, dall’altro può portare alla defnizione di domande più profonde e, dunque, a un avanzamento concreto della ricerca. In questo senso, l’esperienza di Adriana Sarro, illustrata in apertura del numero, è esemplare di quanto ricerca e didattica si intreccino senza soluzioni di continuità, generando progetti che trovano nel Mediterraneo il luogo di una comunione di identità. Attraverso l’occasione del progetto, Hakim Cherkaoui e Ouissame El Asri si interrogano sulle nuove declinazioni della città marocchina contemporanea, defnita come un territorio ibrido in cui coesistono modi diversi di produzione dello spazio.

La ricerca su e attraverso il progetto di architettura mette in campo sperimentazioni tipologiche e formali che danno raramente risultati univoci e sempre risposte molteplici. I saggi raccolti nella sezione Temi dimostrano come insegnare il progetto attraverso la confgurazione di spazi legati alla cultura islamica e mediterranea abbia una duplice ambizione e un duplice compito: da un lato quello di educare a culture specifche, talvolta diverse dai contesti che fanno da sfondo ai progetti didattici, con uno sguardo di apertura orientato a un arricchimento culturale e personale; dall’altro quello di indagare, attraverso il progetto, temi e questioni in grado di divenire dispositivi di costruzione di parti di città. Federica Visconti e Renato Capozzi ci ricordano il carattere eminentemente civile delle architetture religiose, in questo caso moschee, capaci di riconfgurare e rigenerare le periferie delle città europee. Se Nicola Carofglio propone delle metodologie di didattica del progetto spaziale sperimentate ad Ortigia, ma replicabili nel mondo mediterraneo e non solo, Luca Lanini, Francesca Molle e Francesca Mugnai presentano

The issue Pedagogies. Teaching architectural design represents an opportunity for reection on t e e a o ical issue wit t e aim of triggering a productive discussion on the methods and instruments of teaching design as regards the topics related to the spaces of Islamic and Mediterranean culture. Very often, teaching experiences conducted on t e fel in our sc ools la oratories or other places intersect with research. The learning methods are indeed not simply unidirectional (from the teacher to the student) but encompass reciprocal interactions between those who teach and those who are being taught. Although questioning students through the project aids in the education of t e arc itect it can also lea to t e efnition of more profound inquiries and, as a result, a tangible advancement of the research. In this sense, the experience of Adriana Sarro, which is illustrated in the issue’s opening, serves as an example of how research and didactics can continuously intersect, giving rise to designs that look at the Mediterranean as the place of communitarian identity. On the occasion of a project, Hakim Cherkaoui and Ouissame El Asri ask themselves questions about the new declinations of the contemporary Moroccan city, which they defne as a y ri territory w ere i erent ways of producing space coexist. The research on and through the architectural design involves typological and formal experiments, which rarely provide univocal results but always a range of options. The essays in the Topics section demonstrate t at teac in esi n t rou t e conf uration of spaces related to Islamic and Mediterranean culture has two objectives and tasks: on the one hand, to educate students about particular cultures, which are someti es i erent ro t e contexts in t e acground of the didactical projects, with a view to enhancing their cultural and personal experience; on the other hand, to investigate through the design topics and questions that become devices for building parts of the city. Federica Visconti and Renato Capozzi remind us of the eminently civil character of religious architecture – in this case, mosques ca a le o reconf urin an re eneratin the peripheries of European cities. Nicola Carof lio ro oses i actical et oologies on space design in Ortigia that are replicable in the Mediterranean world and not only. Luca Lanini, Francesca Molle, and Francesca Mugnai present two thesis projects for Islamic centres in Tuscan cities distinguished by a great architectural tradition: t e frst two in isa in relation to iazza uomo; the latter in Arezzo, in regard to the

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due progetti di tesi per centri islamici in città toscane connotate da una grande tradizione architettonica: i primi a Pisa, in relazione a Piazza Duomo; la seconda ad Arezzo, in rapporto alle mura urbane. Infne, Federica Scarpa, Marco Trisciuoglio e Didem Turk ci riportano altrove, per raccontarci alcune esperienze di tesi e ricerca condotte nell’Altopiano dei fosfati in Marocco, la prima, e nelle regioni del Mediterraneo orientale e del Medio Oriente, i secondi. Quello svolto nelle Scuole di Architettura, quali luoghi dell’apprendimento delle teorie e della progettazione, è dunque anzitutto un progetto culturale che trova le sue ragioni nella sperimentazione didattica, con il compito di formare generazioni future di architetti in grado di interpretare e modifcare al meglio la realtà fsica. D’altra parte, il progetto di architettura e di arte possono rappresentare dispositivi pedagogici in senso lato, soprattutto quando cercano di trasformare il mondo con un’azione collettiva: lo dimostrano la scuola comunitaria, costruita da caravatti_caravatti architetti grazie al confronto diretto con i bambini, e il video realizzato nell’ambito di un workshop online condotto da Siska e Ayman Nahle, a partire dalla rielaborazione dei materiali di archivio dei Baalbeck Studios (Libano), al fne di restituire una memoria collettiva attraverso le narrazioni socio-politiche.

urban walls. Finally, Federica Scarpa, Marco Trisciuoglio, and Didem Turk bring us elsewhere to share some experiences of theses and research carried out on the Phosphate i lain in Morocco t e frst an in t e regions of the eastern Mediterranean and Middle East, the latter two. That developed in the Schools of Architecture as places for learning theories and esi ns is in t e frst instance a cultural endeavour that derives its reasons from didactical experimentation with the aim of educating future generations of architects to interpret and modify physical reality. After all, architectural and art design serve as pedagogical tools in a broad sense, especially when they attempt to change the world through collective action. Two samples are the communitarian school built by caravatti_caravatti architetti thanks to the direct confrontation with the children and the video realised in the frame of an online workshop led by Siska e Ayman Nahle, starting from the re-elaboration of archival materials from Baalbeck Studios (Lebanon), with the aim to bring back a collective memory through the socio-political narrations.

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QUESTIONI / QUESTIONS

Tabula Rogeriana (Muhammed al-Idrisi), 1154 circa. Versione realizzata dallo studioso tedesco Konrad Müller nel 1926

Rogerian Tabula (Muhammed al-Idrisi), 1154 ca. Version realised by the German scholar Konrad Müller in 1926

L’esperienza didattica e di ricerca nella città mediterranea

The didactic and research experience in the Mediterranean city

The path I followed in my teaching experience was that of a research oriented to the knowledge of places with strong landscape and architectural value, such as the cities of the Mediterranean, where many cultures and civilisations, that have succeeded each other over time, and have left traces in the coastal and urban landscapes of our cities, have always intersected. «What is the Mediterranean? A thousand things together. Not one landscape but countless landscapes. Not a sea but a succession of seas. Not one civilization but a series of stacked civilizations» (Braudel 1987, 7).

In the architectural design experience, it was fundamental to qualify the didactics of design through a training oriented to the construction of architecture and sociality. This involved a re ection on t e laces ysicality a e o stratifcations an ulti licity an on t e eanin of dwelling in human life.

The complexity of the Mediterranean theme forces us to broaden our visions starting from current events as our cities an territories are now ein a ecte y i ratory eno ena that, with the movement of peoples between the two shores of the Mediterranean, are significantly altering our territory, and this increasingly requires us to deal with issues of hospitality.

Keywords: Mediterranean - migrations - didactics

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Adriana Sarro, Università degli Studi di Palermo
QUESTIONI / QUESTIONS

La pedagogia del progetto nei territori “ibridi”

Project pedagogy in the light of “hybrid” territories

In Morocco, the project as an anticipation technique seems to have been introduced under an y t e rotectorate ust as t e o cial status o t e arc itect as a ro essional actor o the building. From the outset, the question of identity and sources of a modern Moroccan architecture will be posed, and the answers will be formulated according to the context of eac erio . In t is evolution arts o Moroccan cities will evelo accor in to a i erent process through which the inhabitants fully express the sensitive mutations of their lifestyles and even their modernity. The Moroccan city becomes a “hybrid” space in which a dominant model (imposing administration and authority rules) coexists with another mode of space production. What role does this other city play in the project’s learning and teaching in Moroccan architecture schools? Can we speak of a pedagogy of non-architecture (expression borrowed from J-P. Frey)? What is the role and place of the architect in such a process? In this paper, we answer these questions while illustrating a master’s degree thesis carried out in 2019 at the National School of Architecture in Rabat, which focuses on the Al Borj district, an informal neighborhood of the city of Tétouan.

Keywords: project - informal - pedagogy - hybrid

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Hakim Cherkaoui, ENA/Aix-Marseille Université Ouissame El Asri, Aix-Marseille Université Tetouan, quartiere Al Borj, vista nord, 2019 (fotografia di O. El Asri) Tetouan, Al Borj neighbourhood, north view, 2019 (photo by O. El Asri)
PROGETTO / PROJECT

Laboratori di architettura per bambini e scuola comunitaria Fansirà Corò, Repubblica del Mali

Architecture laboratories for children and community school Fansirà Corò, Republic of Mali

caravatti_caravatti architetti

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TEMI / TOPICS

Aule sacre per la ricomposizione urbana di Barra. Montaggio dei progetti degli allievi del Laboratorio di Progettazione Architettonica

Sacred halls for the urban re-composition of Barra. Assembly of projects by the Architectural Design Studio’s students

Sacre Architetture Civili

Sacred Civil Buildings

Federica Visconti, Università degli Studi di Napoli Federico II

Renato Capozzi, Università degli Studi di Napoli Federico II

The text describes some didactic experiences that were proposed to the architecture students for reasoning on an urgent topic for our cities and our society. If Architecture is the representation of shared values, the construction of sacred buildings for “other” faiths could be – especially today in a society that is indeed becoming multi-ethnic – a concrete realisation of the principle in Article 3 of our Constitutional Chart and a relevant civil action in the direction of integration and inclusion of communities that have already found, in our western world, their new house. Obviously, this should be a task, above all, of politics, but also Architecture can make a contribution in order to transform what is often perceived as a threat rather than a new opportunity. Thus, the architectural design theme was that of the construction, in peripheral contexts, of a mosque and an Islamic centre, often together with other civil and religious buildings. The arrangement in non-central places is motivated not only by the relevant presence of Muslims in these areas, but, overturning logic, the construction of a sacre uil in eco es t e occasion o a wi er re ualifcation an uttin t e rayer room together with activities placed paratactically in other buildings, of integration between isoi (peers).

Keywords: sacred halls - periphery - mosque

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TEMI / TOPICS

Siracusa, pianta rossoblu (disegno di N. Carofglio)

Siracusa, red-blue plan (drawing by N. Carofiglio)

Didattica del progetto dello spazio. Uno studio spaziale su Ortigia

Teaching spatial design.

A spatial study of Ortigia city-island

This contribution aims to illustrate tools and processes for a method of teaching spatial design. A Mediterranean city-island theme is the occasion to investigate a broad spectrum o s aces an t e oun aries t at efne t e . Ex eri ental wor over t e course o an intensive design workshop demonstrates the value of spatial mapping (red-blue plan) as a tool for reading, representing, and transforming existing spaces. The workshop Cinque Progetti per il Lungomare di Levante explored the relationships between the dense city of Ortigia, its narrow northeastern coastal boundary, and the “boundless” open space of Nature. Five projects were determined with the students; they programmatically adopted approaches of ensifcation or t innin out o t e ur an coastal s aces. Varyin s atial ra ients o intervention in the same area were thus established, encouraging the students to develop spatial thinking for designing the city.

Keywords: city of spaces - spatial design - boundaries

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Nicola Carof lio Politecnico di Bari / RWTH Aachen University
TEMI / TOPICS

Plan of the city of Pisa. Schwarzplan and Strassenbau (drawing by F. Molle)

Una moschea per la città di Pisa. Un dialogo con Piazza del Duomo

A mosque for the city of Pisa. A dialogue with Piazza del Duomo

The work, which has been developed as a master’s thesis, attempts to address the issue of cross-cultural dialogue through the architectural project. The dissertation is focused on the inclusion of a mosque in a western urban context, especially as part of the transformation plan for the former hospital of Santa Chiara, a wide neighbourhood close to Pisa’s Piazza del Duomo. The choice of this scenario, full of religious and cultural integration elements and deeply historicized, makes sense in light of the social, historical, and urban aspects that the mosque assumes in the city of Pisa. Piazza del Duomo is a great example of urban composition and became the central reference for the project. The design’s main topics are the construction of continuity elements to recompose part of the fragmentary tissue of the area and the insertion of a public space. The archetypical elements of the portico and the wall enable the positioning of the mosque, which is open to people but at the same time private. Its integration into the network of urban, social, and historical relationships is possible through the interpretation of Islamic sacred architecture features. The interaction between spaces, arc itecture an co unity i erent in istory ut wit c aracteristics o continuity allows the dialogue between the mosque, the Piazza del Duomo, and the city of Pisa.

Keywords: sacred buildings - urban reconstruction - mosque typological process

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Luca Lanini, Università di Pisa Francesca Molle, independent researcher Pianta della città di Pisa. Analisi urbana: Schwarzplan e Strassenbau (disegno di F. Molle)
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Planivolumetrico e prospetto longitudinale (disegno di N. Mohammed)

Roof plan and longitudinal elevation (drawing by N. Mohammed)

L’Oriente ad Arezzo.

Progetto di un centro islamico lungo le mura

The East in Arezzo.

Design of an Islamic Centre close to the urban walls

In 2018, Nayem Mohammed discussed his graduation thesis concerning the project of an Islamic centre in Arezzo intended mainly for the large Bengali community of the Tuscan city. The thesis is a proposal for the recovery and enhancement of an urban area of great historical an arc itectural value. In ret in in t e role o t is si nifcant iece o t e city esi e t e medieval walls, the project tries to break up a disruptive scenario in which a foreign community is o cially an sy olically welco e wit in t e ol est art o t e city. T ere ore t e entire project is conceived in the name of cultural exchange between the West and the East. The theme of cultural contamination that inevitably arises when dealing with the design of a os ue in t e Italian lan sca e i lies a re ection on s ecifc esi n issues t at ust be addressed from a “philological” point of view – that implies research, interpretation, and un erstan in o t e arc itectural context ut also wit a exi le a roac to rerea in t e past. These issues essentially concern sacred space as the origin of architecture, typology, and the evocative power of architectural language – themes connected to each other.

Keywords: Islamic Centre - sacred space - architectural contamination

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Francesca Mugnai, Università degli Studi di Firenze
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Boujniba. Pianta, prospetto e sezione con l’inserimento degli interventi progettuali (disegno di F. Scarpa)

Boujniba. Plan, elevation, and section showing the design interventions (drawing by F. Scarpa)

Imparare dalla medina.

I quartieri operai dell’Altopiano dei fosfati

Learning from the medina. The workers’ districts of the Phosphate High Plain

Federica Scarpa, independent researcher

Khouribga is the oldest mining centre in North Africa. An arid region that, since 1920, after t e iscovery o ineral fel s as witnesse t e evelo ent o any in ustrial settleents. T e O ce C rifen es os ates laye a ey role in t e ur anisation o t e region. The O.C.P. developed an important social programme in the design of new cities y uil in several nei our oo s to ouse t e ine wor ers frst in ou ni a an oulanouar, then in Khouribga and Hattane. This research originates in response to the Moroccan government’s intentions to expand existing urban centres in the Phosphate High Plain and ai s to efne esi n strate ies t at can contri ute to reservin consoli ate ur an orphologies and housing forms. The paper takes into examination two working-class districts: the Médina du Sechage in Khouribga (1928) and the Cité Boujniba (1938). From the urban scale to the dwelling typology, the analysis has produced a potential design approach for the construction of a contemporary city. Two project sites have been selected: in Boujniba, for a completion aimed at re-establishing the closure of the district unit; and in Khouribga, for the i entifcation o a et o or t e ex ansion o t e city. T e interventions wor in analo y wit the existing tissue. The housing type is designed to anticipate a possible transformation or expansion that will inevitably occur over time.

Keywords: mining - workers’ districts - Morocco

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Identità, migrazioni, emergenze. Morfologie di transizione in area EMME

Identities, migrancy,

emergencies. Transitional morphologies in EMME Region

The contribution intends to address the thematic context, the methodological framework, and the general background of some master’s thesis works already carried out or in progress at olitecnico i Torino. T e ain i ea is to veri y t e e ectiveness o ur an or olo ical analysis in rovi in scientifc oun ations or ur an lannin in areas o t e Eastern Me iterranean and the Middle East (the so-called EMME Region) between Asia, Africa, and Europe. The general mission of the Joint Research Unit “Transitional Morphologies” (founded in 2018 by the Southeast University of Nanjing and Politecnico di Torino) is to study the mechanisms of evolution of the forms of human settlement, especially in the contemporary age, to mana e ur an f ures an esi n rocess evices. In areas suc as Tur ey e anon Syria Tunisia, but also Armenia and therefore Iraq and Iran, it is possible to measure the tools for analysing the contemporary urban morphological transition with the themes of the housing emergency, of denied identities, and of the dramas of post-war or post-disaster conditions.

Keywords: morphological transition - identity - EMME region

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Marco Trisciuoglio, Politecnico di Torino Didem Turk, Politecnico di Torino Civili camminano di fianco alla danneggiata moschea Al-Nuri nella città storica di Mosul in Iraq (fotografia di F. Dana, 2017) Civilians walk past the damaged Al-Nuri Mosque in the Old City of Mosul, Iraq (photo by F. Dana, 2017)
ARTI / ARTS

The Perverted Archival Image.

Contributi dal workshop online con Siska e Ayman Nahle

The Perverted Archival Image.

Insights from Siska and Ayman Nahle’s online workshop

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Davood Madadpoor, Sumac Space - Art Practices of the Middle East
RECENSIONI / REVIEWS

Ahmet Evin (ed.)

Architecture Education in the Islamic World

The Aga Khan Award for Architecture

Singapore 1986

ISBN (OCoLC) 5368147

Tra il 21 e il 25 aprile del 1986 si svolge a Granada la decima edizione del convegno Architectural Transformations in The Islamic World, promosso dall’Aga Khan Award for Architecture. L’edizione, la prima sul suolo europeo, è totalmente dedicata al tema dell’educazione all’architettura nei paesi islamici. La trattazione negli atti è suddivisa in tre macro-capitoli: approcci all’educazione, esperienze e uno sguardo al futuro. I partecipanti al convegno costruiscono un intreccio interessante per provenienza geografca e professionalità. Rileggere a distanza di quasi quarant’anni gli interventi e i brevi dibattiti restituisce da un lato la freschezza di un dialogo tra voci di eccezionale valore, dall’altro la frustrazione per l’impercettibilità nel dibattito contemporaneo dell’avanzamento dei concetti discussi. Temi come la possibilità dell’educazione architettonica di giocare un ruolo attivo nel rapporto con la società, e in particolare modo con le fasce più deboli; il complesso equilibrio tra processi di modernizzazione omologante e richieste di sviluppo appropriato in campo tecnologico e sociale; la ricerca afannosa di una defnizione condivisa di spazio urbano islamico appaiono ancora oggi di stretta attualità e largamente insoluti. Il cambio di paradigma maggiore tra il dibattito odierno e quello passato è sicuramente rappresentato dall’emergere di una prospettiva decoloniale negli studi sull’educazione architettonica nei paesi mediorientali. È un dibattito ancora aperto e fruttuoso che sicuramente trova un antecedente fondamentale in Architecture education in the Islamic World in cui il processo di adattamento alle condizioni locali dei metodi di educazione architettonica occidentali è evocato e analizzato ma mai pienamente criticizzato. La lente della decolonizzazione può consentire oggi uno sguardo più lucido sui problemi e sulle opportunità insite in un processo che non si può più defnire adattamento ma punta invece al superamento.

È forse possibile immaginare una osservazione meno romanticizzata della storia urbana e architettonica islamica che tenga in considerazione lo stato fattuale delle società e delle città mediorientali e non una loro proiezione, tanto in un passato idealizzato quanto in un futuro utopico o dispotico. I tempi sono forse maturi per un afrancamento dal tentativo di ricondurre gli strumenti tipici dell’educazione beaux-art o politecnica alla complessità della koinè islamica e cercare invece approcci nuovi e più coraggiosi.

Between the 21st and 25th of April 1986, the tenth edition of the Architectural Transformations in The Islamic World conference was held in Granada, promoted by the Aga Khan Award for Architecture. The e ition was t e frst on Euro ean soil a ter meetings in Istanbul, Jakarta, Fez, Amman, Dakar and Cairo, and was fully dedicated to the theme of architectural education in Islamic countries. The discussion in the proceedings is divided into three macro-chapters: approaches to education, experience and a looking ahead. The participants in the conference build an interesting intertwining in terms of geographical origin and professional skills.

Rereading the interventions and brief debates with almost forty years’ distance allows to appreciate the freshness of a dialogue between voices of exceptional value but can also raise frustration for the i erce ti ility o si nifcant ro ress in the contemporary debate in the discussed topics. Themes such as the possibility of architectural education to play an active role in the relationship with society, and in particular with weaker groups; the complex balance between standardising modernisation processes and requests for appropriate development in the technological an social fel s or t e rantic searc or a s are efnition o Isla ic ur an s ace still appear to be largely unsolved today. The major paradigm shift between today’s debate and the past one is certainly represented by the emergence of a decolonial perspective in studies on architectural education in Middle Eastern countries. It is still an open and fruitful debate that certainly fn s a un a ental antece ent in Architecture Education in the Islamic World in which the process of adaptation of Western architectural education methods to local conditions is evoked and analysed but never fully criticised. The decolonisation lens can today allow a more lucid look at the problems and opportunities inherent in a rocess t at can no lon er e efne as adaptation but instead aims at an overcoming.

It is perhaps possible to imagine a less romanticised observation of Islamic urban and architectural history that takes into account the factual state of Middle Eastern societies and cities and not their projections, either into an idealised past or into a utopian or dystopian future. The time is perhaps ripe for a liberation from the attempt to adapt the tools of beaux-art or polytechnic education to the complexity of the Islamic koinè and instead look for new and more courageous approaches.

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Jacopo Galli

Harriet Harriss, Ashraf M. Salama, Ane Gonzalez Lara (eds.)

The Routledge Companion to Architectural Pedagogies of the Global South Routledge

Abingdon, Oxon 2022

ISBN 9780367893705

Ponendo l’attenzione su prospettive applicate esclusivamente alla pedagogia nel Global South, questo volume tanto atteso ofre ai lettori una moltitudine di approcci innovativi e trasformativi per decolonizzare la formazione in architettura. A cura degli esperti mondiali Harriet Harriss, Ashraf M. Salama e Ane Gonzalez Lara, il volume sfda i lettori a considerare nuovi modi per formare architetti emergenti, sostenendo l’importanza dell’integrazione attiva di diverse prospettive nel loro processo di apprendimento. Attraverso l’analisi di teorie, strumenti e termini di impegno pedagogici della formazione in architettura, e mettendo al centro il Global South, vengono proposti approcci pratici e metodi in via di defnizione per “decolonizzare” la pedagogia e i curricula di stampo europeo, compreso il progetto della cancellazione, interrompendo l’omogeneità della pratica architettonica. Le accettate (ed esclusive) tradizioni canoniche ereditate, di cui ci si è appropriati in Europa, Nord America e, più tardi, in altre parti del mondo, vengono messe in discussione. Attraverso la promozione di curricula co-creati e la presentazione di pratiche esemplari messe in atto nel Global South, i lettori sono incoraggiati ad abbracciare ed integrare complesse prospettive globali per raforzare l’apprendimento olistico, inclusivo e contemporaneo degli studenti. I lettori sono spinti a vedere la pedagogia con uno sguardo politico, con temi importanti tra cui l’implementazione di trasformazioni spaziali e interventi per afrontare le sfde della comunità e metodi per raforzare l’inclusività nei corsi di progettazione. Vengono oferti diversi approcci ermeneutici ibridi, aiutando i lettori a esplorare, interpretare e applicare metodi emergenti a contesti internazionali e multiculturali. Questi includono contributi di ricerca sul refective design, che consolidano ed estendono l’enfasi primaria sulla pratica pedagogica. I curatori propongono meta-temi per focalizzare l’attenzione dei lettori su questioni cruciali, tra cui la sensibilità del linguaggio, le inclusioni/omissioni, lo squilibrio di potere e la correttezza bibliografca. I programmi per decolonizzare i curricula devono essere considerati un processo additivo, che aggiunga compiutezza e accuratezza alla conoscenza, invece che sottrattivo, cancellando parti di storia o promuovendo la distruzione di libri o monumenti controversi. Questo libro fornisce agli educatori gli strumenti per aggiungere e applicare ai loro curricula prospettive provenienti dal Global South, rendendo i laureati in architettura in grado di afrontare positivamente le crisi globali sistemiche attuali, emergenti e future, piuttosto che rimanere contributori passivi e inconsapevoli.

Focusing on perspectives uniquely applied to Global South pedagogies, this much antici ate volu e o ers rea ers a let ora of innovative and transformational approaches to decolonise architectural education. Edited by world experts Harriet Harriss, Ashraf M. Salama, and Ane Gonzalez Lara, the collection challenges readers to consider new ways to educate emerging architects, advocating for active integration of diverse perspectives into their learning. By examining pedagogical theories, tools, and terms of engagement in architectural education, and centrally positioning the Global South, practical approaches and emerging methods to decolonise Eurocentric architectural pedagogy and curricula are proposed, including the design of erasure and disrupting the homogeneity of architectural practice. The accepted (and exclusionary) legacy canonical traditions, which were appropriated in Europe, North America, and later in other parts of the world, are also challenged. Through promoting co-created curricula and showcasing exemplar practices enacted in the Global South, readers are encouraged to embrace and integrate complex, global perspectives to strengthen wholistic, inclusive, contemporary student learning. Readers are provoked to view pedagogy politically, with major themes including the implementation of spatial transformations and interventions to address community challenges, and methods to entrench radical inclusivity in studio design. Diverse hybrid hermeneutic a roac es are o ere ai in rea ers to navigate, interpret, and apply emerging methodologies to international and multi-cultural contexts. T ese inclu e re ective design research contributions that consolidate and extend the primary emphasis on pedagogical practice. The editors propose meta-themes to focus readers’ attention to critically consider crucial issues, including sensitivities of language, inclusions/ omissions, power-imbalance, and bibliographic justice. Programmes to decolonise curricula must be considered an additive process, adding to knowledge completion and accuracy rather than subtractive and “cancelling” parts of history or promoting the destruction of contentious books or statues. This book equips educators with an understanding of how to add and apply perspectives from global contexts to their curricula, equipping architectural graduates to proactively address current, emerging, and future systemic global crises rather than remaining passive, unconscious contributors.

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Lindy Osborne Burton (Italian translation by Cecilia Fumagalli)

Alessandra De Cesaris, Laura Valeria Ferretti, Hassan Osanloo (eds.)

Iran. Città percorsi caravanserragli

IEdilstampa

Roma 2014

ISBN 978-8878641082

Il testo, redatto in doppia lingua (italiano e persiano) nasce da un progetto di ricerca congiunto tra il Dipartimento di Architettura e Progetto di Sapienza Università di Roma e l’University of Higher Education of Allaodoleh di Garmsar. Confuiscono all’interno di questo volume gli interessanti esiti del workshop “Rigenerazione di caravanserragli lungo la Via della Seta” svolto nella città di Semnan presso l’omonima università, su coordinamento scientifco degli autori.

Il libro è strutturato in quattro capitoli: I luoghi; Il Viaggio; Progetti e Rifessioni di Progetto; Dai taccuini di viaggio. Questa partizione permette di ripercorrere, in forma critica, tanto il racconto di questi affascinanti luoghi, quanto le suggestioni di possibili strategie di recupero e valorizzazione del paesaggio iraniano a partire dagli antichi luoghi di sosta, nodi di scambio di merci e di genti: i caravanserragli. Rispetto alla letteratura iraniana sul tema, questo viaggio/ricerca fornisce strumenti nuovi per la salvaguardia e la promozione dell’ambiente storico, naturalistico e antropico, indagati in stretta relazione alle antiche reti commerciali e dell’acqua (il sistema ipogeo dei qanat). Come afferma Alessandra De Cesaris «una complessa trama fatta di vie di comunicazione, luoghi di sosta, vie energetiche e vie d’acqua ha strutturato e struttura ancora oggi i territori aridi dell’altopiano iranico», eppure nell’era contemporanea «questo stratifcato sistema di infrastrutturazione sta perdendo progressivamente di valore». In questo contesto, che costituisce una straordinaria risorsa, memoriale-identitaria e al contempo sostenibile, lo studio si colloca come opportunità di riafermazione di un apparato connettivo strategico riletto non per parti, ma nella sua unità fsica e percettiva. La rete dei caravanserragli diviene quindi l’occasione per restituire un patrimonio paesaggistico composto di più livelli sovrapposti a formare un eco-sistema organico e dinamico. D’altronde, come suggerisce Laura Ferretti: «La contemporaneità ci restituisce una necessità culturale: il mantenimento e la trasmissione di un valore non solo materiale, ma soprattutto simbolico per la loro conservazione» poiché «è il loro essere sistema e il signifcato di questo sistema a renderli unici: una rete di luoghi di scambio, di trasmissioni di idee, di continuo aggiornamento culturale, tecnico e di modernizzazione: non architetture soltanto».

Attraversando le città di Shiraz, Persepoli, Yazd Isfahan e Kashan, questo scrupoloso e interessante lavoro ha il merito di proporre una visione multi- e interscalare di progetto che unisce al tema del restauro e riuso architettonico, quello più ampio di valorizzazione di un suggestivo territorio di confne perché possa tornare a vivere secondo linguaggi nuovi, ma dall’antico etimo.

The book, written in two languages (Italian and Persian), stems from a research project conducted by the Department of Architecture and Design of Sapienza University of Rome and the University of Higher Education of Allaodoleh in Garmsar.

The volume contains the interesting results of the workshop Regeneration of caravanserais along the Silk Road, carried out in the city of Semnan at the Iranian university wit t e scientifc coor ination o t e authors.

The book is structured in four chapters: Places, The Journey, Projects and Project Refections, and From Travel Notebooks This subdivision allows us to retrace, in a critical way, both the story of these fascinating places as well as the suggestions of possible strategies for the renewal and enhancement of the Iranian landscape, starting from the ancient resting places, nodes of exchange of goods and people: the caravanserais.

Compared to the Iranian literature on the subject, this journey/research provides new tools for the preservation and promotion of the historical, naturalistic, and anthropic environment, investigated in close relation to the ancient commercial and water networks (the underground system of qanats). As Alessandra De Cesaris says, «a complex network made up of communication routes, resting places, energy routes, and waterways has structured and still structures the arid territories of the Iranian plateau», yet in the contemporary era t is stratife in rastructural syste is progressively losing value». In this context, which constitutes an extraordinary memorial-identitarian and, at the same time, sustainable resource, the study represents an o ortunity to rea r a strategic connective apparatus reinterpreted not by parts but in its physical and perceptive unity. The network of caravanserais, therefore, becomes an opportunity to restore a landscape heritage made up of several superimposed layers to form an organic and dynamic eco-system.

On the other hand, as Laura Ferretti states, «Contemporaneity gives us back a cultural necessity: the maintenance and transmission of a value that is not only material but, above all, symbolic for their conservation», since «their being system and the meaning of this system make them unique: a network of places of exchange, of transmission of ideas, of continuous cultural, technical, and modernisation updating: not simply architectures».

Crossing the cities of Shiraz, Persepolis, Yazd, Isfahan, and Kashan, this scrupulous and interesting work has the merit of proposing a multi- and inter-scalar vision of a design, combining the theme of architectural restoration and reuse with the broader theme of enhancing a suggestive border territory. So that it can return to life according to new languages but from the ancient etymology.

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/ ايران شهرها مسيرها كاروانسراها
Chiuso in redazione nel mese di giugno 2023 Finito di stampare nel mese di luglio 2023 da Rotomail Italia S.p.A.

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