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Le stimolanti prospettive dell’economia blu
Le stimolanti prospettive dell’
ECONOMIA BLU
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Gian Marco Luna, Direttore CNR IRBIM
La Blue Economy, termine che fa riferimento a tutte quelle attività produttive che attingono direttamente alle risorse marine (sia biotiche che abiotiche) inclusi i settori che a quest’ultime si rivolgono utilizzandone o fornendo prodotti e servizi, comprende attività quali pesca e acquacoltura, estrazione di petrolio, gas e minerali offshore, produzione di energia eolica offshore e di energia dal mare, desalinizzazione, spedizioni e trasporti marittimi, turismo marittimo e costiero, biotecnologie marine, cantieristica navale, attività portuale e sorveglianza marittima.
Rappresenta un settore estremamente stimolante: secondo l’“EU Blue Economy Report 2021”, questo insieme di comparti economici conta ormai 4 milioni e mezzo di posti di lavoro in Europa, corrispondenti al 2.3% dell’occupazione complessiva, generando un valore economico lordo superiore ai 500 miliardi di euro l’anno. In molti Paesi mediterranei, la Blue Economy è addirittura cresciuta a ritmi più sostenuti ed in maniera più strutturata delle relative economie nazionali, con quote del prodotto interno lordo ben al di sopra della media europea. Sono numeri che rappresentano solo parte dell’enorme potenziale, in termini di sviluppo economico e di benefici per la società, offerto dalle risorse marine e costiere dell’Europa e del Mediterraneo: la sfida più importante che abbiamo davanti è coniugare questo sviluppo con la protezione dell’ambiente marino, mantenendo i nostri mari sani, sicuri e gestiti in modo sostenibile. A tal fine, già nel 2012 l’Unione Europea ha adottato la “Blue Growth Strategy” che definisce il quadro programmatico e le azioni da intraprendere, anche a livello locale, per sbloccare il potenziale dei mari e delle coste europee e per affrontare questa grande sfida per una economia del mare più sostenibile e rispettosa dell’ambiente. Centrale in questo processo è, e continuerà ad essere, la ricerca scientifica marina applicata a tutti i settori della Blue Economy, così come sarà necessario uno sforzo congiunto di tutti i Paesi EU per superare le barriere esistenti nel trasferimento dei risultati della ricerca verso le imprese, la produzione di beni e servizi e lo sviluppo di competenze adeguate a tutti i livelli. Il solo programma Horizon 2020, il programma europeo a sostegno della ricerca, ha investito centinaia di milioni di Euro in ricerca applicata alla gestione e valorizzazione delle risorse marine, con un focus particolare rivolto proprio al Mediterraneo. “Il CNR IRBIM (www.irbim.cnr.it) che ha sede ad Ancona, le cui molteplici attività di ricerca scientifica ricadono interamente nel campo della Blue Economy, ha attualmente in gestione ben 87 progetti di ricerca regionali, nazionali ed europei con un budget complessivo
di quasi 29 milioni di Euro, su temi estremamente rilevanti per l’economia del mare”, spiega Massimiliano Pinat, del Grant Office di CNR IRBIM. Nonostante questo importante dispiego di risorse e mezzi, le sfide presenti e future che ci troviamo ad affrontare per rendere l’economia del mare volano di ripresa economica, proteggendo al contempo la biodiversità e migliorando la resilienza agli effetti del cambiamento climatico, richiederanno un ulteriore impegno da parte di tutti gli attori, e lo sviluppo di nuove forme di collaborazione tra i diversi portatori d’interesse. Su questo, il mondo della ricerca e la Commissione Europea hanno già indicato la rotta con il lancio della Mission Starfish 2030: Restore Our Ocean and Waters da sviluppare nell’ambito del programma Horizon Europe, missione che definisce i 5 obiettivi trasversali per ripristinare e rigenerare le nostre acque ed i relativi target da raggiungere entro la fine del decennio. Il decennio che ci attende sarà quindi straordinariamente denso di nuove e stimolanti sfide per l’economia del mare.