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Il centro storico si sta spegnendo
I protagonisti della terza etĂ , patrimonio da valorizzare
103, piĂš che un aperitivo
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editoriale
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DECARTA Scripta volant Mensile di divulgazione culturale Numero 10 – Aprile 2014 Distribuzione gratuita Direttore responsabile Maria Ida Augeri Direttore editoriale Manuel Gabrielli Redazione Ilenia Boschi, Carlo Alberto Bianchini, Gabriele Ludovici, Claudia Paccosi, Martina Perelli, Paola Salvati, Elisa Spinelli Redazione web e photo editor Sabrina Manfredi
uesto di aprile è un numero ricco di novità, sia per quanto riguarda la struttura sia per i contenuti. Come avrete notato, adesso, sono presenti due copertine, una sul dritto ed una sul rovescio e di conseguenza due sezioni della rivista. La prima è dedicata a quei contenuti divulgativi ai quali Decarta si è interessata fin da principio, la seconda è invece l’embrione di ciò a cui stiamo puntando, ovvero una guida al Capoluogo viterbese ed alla sua provincia. Un punto cardine di questo ultimo progetto è la sinergia con la quale miriamo a far lavorare la carta stampata e le notevoli capacità di aggiornamento via internet. A questo scopo ci siamo avvalsi su questo numero (e li useremo nei prossimi) dei QR Code, dei simboli che, decodificati attraverso apposite applicazioni, consentono, in maniera veloce, la veicolazione di indirizzi e contenuti web su qualsiasi dispositivo mobile di ultima generazione. Questa metodologia è diffusamente utilizzata in Giappone, luogo dove la vita di tutti i giorni è permeata dalla rete web, da più di 10 anni. Solo negli ultimissimi tempi e con l’introduzione nel mercato di smartphone e tablet di ultima generazione è riuscita ad arrivare in “occidente”. È sicuro che sarà di giorno in giorno sempre più presente nella nostra vita in quanto ponte tra il mondo fisico e la realtà virtuale. Lavalliere Società Cooperativa
Design Massimo Giacci Editore Lavalliere Società Cooperativa Via della Palazzina, 81/a - 01100 VITERBO Tel. 0761 326407 Partita Iva 02115210565 info@lavalliere.it Iscrizione al ROC Numero 23546 del 24/05/2013 Stampa Union Printing SpA Pubblicità 0761 326407 - 340 7795232 Foto di copertina Manuel Gabrielli I contributi, redazionali o fotografici, salvo diversi accordi scritti, devono intendersi a titolo gratuito. Chiuso in tipografia il 31/03/2014 www.decarta.it
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103 anni dopo, 93 anni fa Manuel Gabrielli
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Andrea e Federica: il sottile equilibrio dei sogni
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Tavole rotanti Carlo Alberto Bianchini
Gabriele Ludovici
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Il centro storico si sta spegnendo
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F.A.V.L. Tough Italian Oi!
Quel che resta del giorno
Gabriele Ludovici
Paola Salvati
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Il notebook per eccellenza Martina Perelli
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caos letterario
Storie di una libreria disordinata / 6 Claudia Paccosi
LAVALLIERE Editoria e Servizi editoriali
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103 anni dopo, 93 anni fa Manuel Gabrielli | manuel.gabrielli@decarta.it - Foto di Manuel Gabrielli
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un tardo venerdì pomeriggio del 1960, è estate ed un piccolo imprenditore viterbese lasciandosi alle spalle la sua attività decide, dopo un’intensa giornata lavorativa, di concedersi un po’ di riposo. Quindi percorre corso Italia verso piazza delle Erbe e decide di varcare la soglia del Gran Caffé Schenardi per un aperitivo e scambiare qualche parola con gli altri avventori. Come sempre al loro posto la cassa, il banco della pasticceria e i gelati. Il nostro non li considera nemmeno, la fame se la deve ancora far venire e quindi spedito si dirige al bancone per ordinare, non senza un certo campanilismo, un 103. Il barman prontamente e con un attento automatismo prende la coppetta Martini, ci posiziona all’interno un cubetto di ghiaccio e subito dopo comincia a versare: Bitter Gorziglia, Cinzano Dry e con il vetro già quasi colmo un goccio di Biancosarti. L’imprenditore preso da un attimo di smania fa quasi per prendere il bicchiere, ma non fa in tempo, un’oliva trafitta da uno stecchino finisce dentro il liquido rosato, il 103 è pronto. Il nostro imprenditore, per quanto fittizio, è un Viterbese come tanti ce ne sono stati. Probabilmente anche ad Alberto Sordi e Federico Fellini deve essere stato servito un 103 da Schenardi nel periodo delle riprese de I vitelloni, insieme a loro forse anche Gustavo VI re di Svezia, presente nello stesso periodo a ViDECARTA APRILE 2014
terbo per i suoi interessi archeologici. Abbiamo quindi un punto fermo: l’aperitivo 103 è nato in questa città e più precisamente sul bancone del suo caffè più antico. Per quel che concerne il nome le certezze sono finite, qualcuno afferma si tratti della somma delle gradazioni alcoliche degli ingredienti, altri del fatto che sia 1 cocktail formato da 3 componenti (4 in realtà), l’ipotesi più accreditata parla invece di un mix ideato per i 103 anni di attività. Come ipotizzato insieme ad alcuni amici probabilmente esistono 103 versioni diverse sull’origine del
nome e altrettante sul metodo di preparazione!
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reso da questo dubbio mi sono rivolto a Massimo Parsi, oggi gestore del Blu Bar di piazza Crispi ma nel 1979 a 16 anni giovane lavorante dietro il bancone dei gelati di Schenardi. In quegli anni lavorava come barman Arduino Cianchelli, il quale, forse ideatore stesso del 103, insegnò al giovane Massimo come preparare l’aperitivo simbolo del locale. Nel corso degli anni le storie sui nomi e le maniere di preparare questo cocktail si sono accumulate, Massimo mi ha confermato la versione della commemorazione dei 103 anni e mi ha descritto il metodo di preparazione a lui insegnato: direttamente nella “coppetta Martini”, un cubetto di ghiaccio, due gocce di angostura, Martini dry e Campari in parti uguali e per finire pochissimo Biancosarti e l’immancabile oliva verde di guarnizione. Per quanto sia parte dell’identità Viterbese, il 103 non è mai stato troppo valorizzato e di conseguenza negli anni non è mai uscito fuori dai confini cittadini, oggi leggendo questo breve articolo se siete forestieri potreste farvi prendere dalla curiosità, se Viterbesi dal campanilismo come il nostro imprenditore, indipendentemente da questo potrebbe essere una buona occasione per concedersi un buon aperitivo. 5
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Il centro storico si sta spegnendo I commercianti non ci stanno e fanno squadra. Elisa Spinelli | elisa.spinelli@decarta.it
di fronte alle loro responsabilità, eppure gli affitti che paghiamo sono belli salati!” Non vogliono, però, fare vittimismo: “È chiaro che la crisi è un problema che riguarda l’Italia intera, ed è altrettanto importante dire che non possiamo pretendere che le amministrazioni ci portino i clienti dentro i negozi, sta a noi fare il nostro lavoro: essere al passo con i tempi, che cambiano in fretta, essere costruttivi e positivi.” © Richard Gibbs
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Vede, là c’era un caffè davvero famoso, perché fa parte della Storia. Quasi duecento anni di attività, purtroppo già da cinque mesi chi lo teneva in gestione ha dovuto chiudere! Si immagini, che ne so, Padova senza il Caffè Pedrocchi oppure Roma senza l’Antico Caffè Greco, quello che sta su via Condotti! Sarebbe un dolore per quelle città!” Così inizia il percorso d’indagine: davanti al Caffè Schenardi con le saracinesche abbassate in un lunedì mattina qualsiasi. Un percorso formato dalle voci di chi al Corso e in via Saffi lavora ogni giorno, e da qualche tempo a questa parte risente sempre più della difficoltà economica e della mancanza di un’efficace organizzazione amministrativa. Nel Lazio, e non solo, la crisi continua a mordere anche nel 2014 come un’epidemia dei tempi antichi, infatti molti negozi anche del centro di Viterbo si “ammalano” e sono costretti a chiudere.
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scoltando a viva voce i commercianti del Corso si comprende la loro volontà di cambiamento: “Sarebbe il caso d’incentivare il turismo – una volta per tutte – praticando anche dei gemellaggi turistici con città vicine. Ad esempio con Siena, a cui siamo legati 6
grazie all’antica via Francigena; oppure offrire dei pacchetti turistici made in Tuscia, così da permettere a Viterbo di primeggiare grazie alle sue bellezze storico-artistiche.” Un altro commerciante rilancia: “Fino ad oggi le amministrazioni non si sono dedicate allo sviluppo del turismo, che non significa solo fare delle isole pedonali ma fornire servizi logistici, informazioni turistiche, punti di ricezione, in sostanza: essere accoglienti ed ospitali con chi viene a visitarci.” Ovviamente per diventare davvero una città turistica, che possa attrarre persone, occorrerebbe ripulire e ristrutturare palazzi e strade del centro, che da qualche tempo risentono del degrado. Invitereste a cena dei vostri amici tenendo la casa sporca e puzzolente? Molto probabilmente, no. E, se anche accadesse, presumibilmente i vostri amici preferiranno evitare di tornare a cena a casa vostra. I commercianti del Corso, quasi all’unisono, affermano che occorre riqualificare il centro: “I palazzi del Corso sono in completo abbandono, e molto spesso anche pericolanti: qualche settimana fa è precipitato giù un balcone, proprio accanto al mio negozio, e non è uno scherzo. Il problema è che i proprietari degli immobili non si occupano di ristrutturare le facciate e nessuno li pone
d è proprio su questa scia propositiva che si basa la neo-associazione “Facciamo centro”, guidata da Gaetano Labellarte: “Lo scopo di questa rete è promuovere e sviluppare il centro storico della città di Viterbo e in special modo le attività commerciali che vi operano. Il punto nodale dell’associazione è creare collaborazione e condivisione d’intenti tra i commercianti del centro e gli amministratori. La crisi che stiamo vivendo, tra le più ardue degli ultimi cinquant’anni, ha obbligato molti esercenti a chiudere i battenti, ma occorre comunque sottolineare che la politica – a tutti i livelli – non ha saputo reagire per proteggere cittadini, lavoratori ed imprenditori. Speriamo che, anche grazie alla collaborazione con la nostra associazione, gli amministratori di Viterbo rendano possibile la riattivazione del Centro: dal tribunale ai servizi amministrativi, dal turismo fino allo shopping.” Le parole d’ordine dei commercianti che vivono il centro di Viterbo giorno per giorno sono due: tutelare e riscoprire. Non resta che sperare nell’associazione “Facciamo Centro” e nelle sue prossime iniziative, cercando di obliare il mito secondo il quale sul cielo di Viterbo aleggino, senza farsi vedere, i “Lucumoni” – i capi etruschi – che impediscono il rinnovamento della città. Lasciamo stare le volontà statiche dei Lucumoni, e torniamo a dare valore alla bellezza. DECARTA APRILE 2014
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Il notebook per eccellenza Appunti su un catalizzatore di appunti. Martina Perelli | martina.perelli@decarta.it
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ualche giorno fa sono entrata in una libreria della città sperando in quegli sconti fantastici del “prendi tre paghi uno” o in qualche edizione a prezzo stracciato dei grandi classici. Si sa, c’è crisi. Dopo aver acquistato felice il mio libriccino scontato, in uno slancio di ottimismo, mi sono detta: “magari c’è qualche offerta anche sui Moleskine”. Mi dirigo verso lo scaffale deputato e inutile dire che ho preteso troppo: niente sconti. Il mancato acquisto non mi ha però impedito di sfogliare un paio di esemplari messi lì a farsi guardare. Io lo sfogliavo e quello mi diceva: “ma lo vedi quanto sono bello?”. Sei bello, ma costi troppo. Così mi sono allontanata dispiaciuta e mi sono ricordata di aver letto da qualche parte che ultimamente in borsa la società Moleskine Spa non va proprio bene, per non dire che va male malissimo. E, digiuna di economia e finanza, ho pensato che anche io con quel mancato acquisto potevo essere parte integrante di coloro che contribuiscono al ritiro dei fantastici taccuini dal mercato. E con loro tutte le agende e gli oggetti di cancelleria. Moleskine, perdonami, lo so che non meriti di fare una brutta fine. Però costi. Quella di questi magici taccuini è una storia intrigante che parte da un’antica cartoleria parigina, di quelle che non si trovano più. Un piccolo rivenditore della città era sempre fornito di questi taccuini conosciuti come i carnets moleskines dove moleskine era la tela cerata che li rilegava. I creativi che si trovano a passare di lì diventano clienti affezionati, lo notano gli artisti delle Avanguardie.
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Dopotutto quell’oggetto tascabile racchiudeva quello che cercavano e proclamavano nei loro manifesti: dinamicità, movimento. Il Moleskine è pratico, fatto per viaggiare, per essere intriso di racconti e annotazioni. Uno zibaldone di stralci di esperienze. Un autore tra tutti l’ha consacrato e fatto suo, l’ha reso il notebook per eccellenza e il fedele depositario di quelli che sarebbero stati scritti degni di nota: Bruce Chatwin. Lo scrittore, scomparso nel 1989, ha eletto il Moleskine ad amico fidato e l’ha reso feticcio mondiale. Ce ne racconta la storia nel romanzo The Songlines: dalla papeterie parigina alla progressiva scomparsa dei Moleskine intorno agli anni Ottanta del Novecento. Questi quadernini, caratterizzati da tela cerata nera, un elastico a chiudere il tutto, angoli arrotondati e fettuccia segnalibro, vengono da una piccola produzione familiare di Tours. E quando muore il capostipite i parenti (serpenti, forse) si ritrovano a chiudere l’attività. Niente produttore, niente prodotto. E allora Chatwin cerca di accaparrarsi gli ultimi pezzi, quelli su cui scrivere annotazioni di viaggio e le bozze dei romanzi. E poi è la fine del prezioso Moleskine, tanto prezioso che sulla prima pagina l’autore era solito annotare nome, indirizzo ed un’eventuale ricompensa in caso di smarrimento e restituzione. Eppure tra gli scaffali oggi troviamo taccuini, agende di ogni formato, edizioni speciali e limitate del mitico blocnotes. Questo avviene perché nel 1997 un editore milanese decide di usare il nome del taccuino ormai entrato nella
tradizione e riproporlo nella sua tela cerata per farci sentire tutti dei novelli creativi. Chatwin ci scriveva sopra dei suoi viaggi in giro per il mondo, dall’Australia all’America, io ci annoto questo o quell’evento. Qualche promemoria e qualche momento creativo qua e là. Fatto sta che l’esperienza estetica con quelle pagine tra le mani ha sempre qualcosa di straordinario.
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gni esemplare è dotato di una piccola chicca: la tasca contenitiva con tanto di foglio illustrativo che spiega la storia e le idee che fanno da sfondo al progetto “di rinascita” e una prima pagina in cui il proprietario è invitato a scrivere il proprio nome e a quantificare una eventuale ricompensa in caso di smarrimento. Un omaggio a Chatwin, un modo come un altro per farne rivivere il ricordo. Nel caso vogliate toccare con mano, è facile da reperire e ne troverete di tutti i modelli. Se poi vi siete anche un po’ “affezionati” alla storia dell’autore che l’ha consacrato, sappiate che la Moleskine in occasione del Premio Chatwin, un festival culturale dedicato all’autore, ha prodotto per ogni edizione un taccuino speciale. Andate, comprate, scrivete. Se volete scrivete anche bazzecole e poi atteggiatevi a grandi intellettuali col vostro Moleskine. Che v’importa, non lo saprà nessuno.
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Andrea e Federica, il sottile equilibrio dei sogni Alla scoperta del pattinaggio artistico a rotelle. Gabriele Ludovici | gabriele.ludovici@decarta.it
La coppia fa il suo ingresso sulle note di una musica ascoltata chissà quante centinaia di volte in allenamento. Il vociare del pubblico si attenua, quasi lasciandosi contagiare dall’estrema concentrazione degli atleti. La giuria osserva la pista con aria attenta, pronta ad esaminare minuziosamente ogni singolo movimento.
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l pattinaggio artistico a rotelle è un’attività in cui l’Italia può vantare una consolidata tradizione di campioni a livello internazionale. Da quando si disputano i Campionati mondiali di questo sport, la cui prima edizione risale al 1947, i nostri atleti si sono sempre distinti sia nelle specialità singole che di coppia. Una bella storia da raccontare è quella di Andrea Laurenzi e Federica Vico, rispettivamente classe ’88 e ’98, che nonostante pattinino insieme da pochi anni hanno già raggiunto risultati notevoli, culminati con il quarto posto agli ultimi Mondiali. Entrambi fanno parte della A.S.D. Skating Club Anguillara presieduta da Marco Spinaci, sulla cui pista si esercitano sotto lo sguardo dell’allenatrice Valeria Fabiani. Ho l’occasione di intervistarli proprio nel tempio della loro passione, al termine di un allenamento. La passione per le rotelle è di lunga data per entrambi: «Ho iniziato a pattinare a cinque anni e mezzo – racconta Andrea – spinto da mia madre. All’epoca praticavo altri sport ma poi questa mi è sembrata la strada più giusta da percorrere, centrando il titolo italiano ad 8 anni. In seguito ho sempre gareggiato in coppia fino ai 18: dopo mi sono fermato per cinque anni in quanto non riuscivo a trovare una partner adeguata». Per Federica il pattinaggio è stato amore a prima 8
vista: «Avevo quattro anni e mezzo quando, in giro con la mamma, vidi dei bambini che pattinavano e volli provare: da quel momento non ho più tolto i pattini, gareggiando in singolo fino a 13 anni». Le loro carriere si incrociano quando Valeria, allenatrice di Andrea, nota Federica ad un torneo regionale come possibile partner del suo allievo. L’alchimia c’è e per la giovane pattinatrice arriva il momento di fare sul serio, iniziando a gareggiare in coppia con un atleta pronto a rilanciarsi a grandi livelli dopo il lungo periodo di stop. Supportata dalla famiglia – componente essenziale, in quanto Federica abita a Viterbo e si allena ad Anguillara – inizia un percorso che si rivela ben presto vincente e permette anche ad Andrea di conquistare quel palcoscenico che dopo i promettenti inizi sembrava allontanarsi. Le sequenze da eseguire passano istantaneamente dal cervello ai muscoli. Dopo ogni presa, ogni salto, ogni trottola, il pubblico spezza la tensione con un boato di meraviglia. Ogni singola fibra del corpo dei pattinatori sa dove posizionarsi per mantenere vivo l’equilibrio necessario, mentre scivolano via gli ultimi secondi dell’esibizione.
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a differenza tra gareggiare soli o in coppia secondo Andrea è grande, in quanto nel secondo caso l’adrenalina si raddoppia, ma lui è felice di poter condividere le emozioni di gara con Federica e contribuire alla sua crescita in pista. L’allenatrice ci spiega come la differenza di età non abbia pesato: «Federica ha saputo crescere tanto in poco tempo perché si è affidata completamente a noi lasciandosi plasmare in tutto e per tutto. Da parte sua non ho DECARTA APRILE 2014
mai sentito un “no” e non l’ho mai vista svolgere un esercizio quando non ero presente». Nel 2012 arriva il primo importante riconoscimento, ovvero la convocazione in Nazionale dopo aver conquistato il quarto posto ai Campionati italiani assoluti di categoria. Con la casacca azzurra la coppia partecipa agli Europei, classificandosi quarta. I progressi continuano e nel 2013 Andrea e Federica arrivano secondi al Trofeo Internazionale “F. Barbieri”, culminando la stagione con il quarto posto ottenuto ai Mondiali di Taipei. A Taiwan la coppia dà prova di grande determinazione: «Il giorno della gara del lungo, dopo aver sbagliato nello short, per noi è stata una rivincita e ci siamo rimasti un po’ male per il punteggio», mi dice Federica. «Ricordo lo sguardo intenso di Federica prima della gara e poi il sarkow sbagliato in gara – gli fa eco Andrea – dal quale ci siamo rialzati più forti di prima concludendo con una performance perfetta, come se non avessimo sbagliato nulla prima». Nel pattinaggio occorre una preparazione fuori dal comune, ma i sacrifici vengono ripagati. La tensione durante gli DECARTA APRILE 2014
allenamenti, mi spiega Valeria, viene attenuata dagli inevitabili tonfi che capitano durante gli esercizi: passata la paura per eventuali infortuni, si ride fino alle lacrime! Per Andrea questo sport è il massimo orgoglio ed una valvola di sfogo, mentre la sua giovane partner adora la sensazione di volare che emerge dalle figure in pista.
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ntrambi cercano di esprimere le proprie personalità e di creare qualcosa di unico. Da alcuni mesi si avvalgono del contributo di Giuseppe Arena, primo ballerino della Scala di Milano per tanti anni ed in seguito coreografo della cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Torino 2006 nonché di alcuni spettacoli andati in scena al Bol’šoj di Mosca. Arena ha stravolto il loro stile: proveniendo dal pattinaggio su ghiaccio ha saputo trasmettere delle innovazioni, migliorandoli sensibilmente. Anche Natalia Titova – ballerina nota per la sua partecipazione a Ballando con le stelle – ha contribuito alla loro formazione, aiutandoli ad imparare come curare l’espressività del corpo in base alla musica dei loro programmi di gara.
L’obiettivo della coppia è di vincere i Mondiali del 2014 che si disputeranno a Reus, in Catalogna, il cui pass dovrà essere conquistato nel Campionato italiano. Lo Skating Club Anguillara si conferma una fucina di talenti e mi indicano una piccola atleta di 8 anni: si tratta di Gioia Fiori, figlia di Valeria Fabiani e reduce da un ottimo 2013 in cui ha conquistato numerosi successi sia in Italia che all’estero mettendo in mostra una tecnica da senior e grande personalità. Mi attardo sulla pista ad osservare gli ultimi volteggi dei giovani atleti, contento di constatare come la passione possa portare un piccolo club laziale ai vertici mondiali di una disciplina sportiva. La musica termina e i due atleti si abbracciano, quasi un gesto liberatorio dopo tanta tensione. Il verdetto arriva rapidamente, una batteria di numeri che appaiono sugli schermi del palazzetto. Questione di unità decimali che tracciano il solco tra podi e medaglie, ma non possono scalfire l'immenso lavoro che ha portato i due pattinatori sul palcoscenico di gara.
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F.A.V.L. Tough Italian Oi! La realtà dello street punk da Viterbo per il resto d’Europa. Gabriele Ludovici | gabriele.ludovici@decarta.it
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o davanti a me il nuovo disco dei F.A.V.L., intitolato Damned Streets. Sotto al nome della band campeggia la scritta Tough Italian Oi!, dietro la quale si cela un movimento culturale partito in Inghilterra alla fine degli anni ’70 e ramificatosi in seguito in tutto il mondo, Viterbo inclusa. I F.A.V.L. sono infatti una band street punk – genere noto anche come Oi! – da alcuni anni attiva nella zona della Tuscia e negli ultimi tempi anche in Europa. La loro formazione attuale è composta da Alessandro “Pony” (cantante), Andrea “Pandrella” (basso) e Maurice “Flee” (chitarra). Del nucleo originale sono rimasti Pony e Pandrella. Lo street punk rappresenta un’evoluzione del punk britannico nella direzione del movimento skinhead, e sia lo stile che i testi ne rispecchiano la connotazione proletaria. Il progetto F.A.V.L. inizia a prendere forma nel 2009, con il primo lavoro – Cemento e follia – che vede la luce nel 2010. Lo stile è rude, con i testi in italiano per sottolineare le proprie radici. Le influenze dei singoli elementi permettono di apportare un tocco più rock ’n’ roll allo stile. Oltre alle band street punk storiche come i Blitz, i 4Skins ed i Cockney Rejects – dei quali il batterista Andy Scott è il padrino dell’espressione Oi!, che esclamava sempre all’inizio di ogni brano – i F.A.V.L. indicano anche i Motörhead tra i loro artisti preferiti. Gli assoli di chitarra ed i riff più 10
elaborati sono il marchio che contraddistingue il gruppo viterbese. Chiedo loro cosa voglia dire proporre lo street punk da queste parti: «A Viterbo c’è sempre stato un ambiente florido nel panorama punk-hardcore. Dagli anni ’80 c’è un gruppo di persone che si identificano in questo stile e, col supporto di realtà come il Tuscia Clan e la Cantina del Gojo, è stato possibile realizzare eventi autofinanziati che hanno portato da noi anche band dall’estero. Spesso siamo etichettati come una band schierata, ma in realtà siamo apolitici e proponiamo uno stile di vita incentrato sul lavoro, sulla produzione di cd ed i tour. Il nostro intento è far divertire la gente ai concerti, senza mandare messaggi politici».
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n Italia proporre musica diversa da ciò che passa in televisione è come presentarsi in tuta da sub ad un ricevimento a Buckingham Palace, ma i F.A.V.L. hanno saputo catturare l’attenzione oltre i nostri confini. Oltre alle esibizioni in Europa sono arrivate anche delle review positive da fanzine statunitensi e brasiliane, nonché la realizzazione di un vinile split con i francesi Lion’s Law: «Dopo aver suonato in precedenza in Romania, nell’ottobre del 2013 abbiamo avuto l’occasione di suonare a Stoccolma, Edimburgo e Glasgow. Sono state delle esperienze bellissime, in cui ci siamo confrontati con le realtà del Nord Europa e del Regno Unito trovandole vicine a noi, pronte a supportarci. Ad esempio in Svezia i fan compravano di tutto: dischi, vinili,
magliette… anche più di un prodotto a testa! A Stoccolma ci siamo esibiti con i locali On The Job mentre in Scozia con i Last Stand (gli organizzatori), i Still Comb ed i polacchi Gan. Di ritorno dal tour abbiamo riscontrato ottimi feedback anche sui social network. In futuro ci esibiremo a Danzica (Polonia), ad un festival tedesco e in Repubblica Ceca». DECARTA APRILE 2014
I F.A.V.L. hanno un rapporto importante con la nazione boema, in quanto Damned Streets è nel catalogo dell’etichetta ceca 4 Booyboys Records. Questo disco, uscito dopo l’EP Il prezzo da pagare (2013), è disponibile anche in vinile in edizione numerata: 300 copie in formato classico e 100 in bronzo. Una bella soddisfazione per loro oltre all’opportunità di potersi esibire nuovamente in Europa: «Purtroppo viviamo in un periodo in cui il download ha tolto la possibilità alle etichette di dare fiducia alle band: non è più concesso alcun margine di errore. Siamo onorati di poter essere prodotti da
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questa etichetta, ma non possiamo non notare come tanti artisti validi non riescano ad emergere per problemi economici». L’etichetta ceca, per intenderci, oltre a non aver chiesto denaro per la stampa dei dischi si è anche mossa per organizzare il tour ceco della band: tanto di cappello!
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arlando più nel dettaglio del nuovo disco, esso contiene tre brani inediti più Strutter, cover di un brano storico dei Kiss abilmente reinterpretato dal gruppo viterbese. Le tematiche dei testi, questa volta in lingua inglese, parlano del disagio e dell’odio
che pervadono coloro che si approcciano alla vita in strada. Nel futuro dei F.A.V.L. c’è la partecipazione a nuovi split (ovvero dischi con i brani di due band diverse) e ad una compilation europea Oi! che verrà pubblicata in terra teutonica. Anche sul nostro territorio i F.A.V.L. si sono presi delle soddisfazioni; aldilà della beneamata Cantina del Gojo c’è anche il noto Traffic Club di Roma. I progetti ci sono e l’entusiasmo pure: auguriamo ai F.A.V.L. di continuare a tenere altro il nome dello street punk verde-bianco-rosso.
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Storie di una libreria disordinata / 6 Un piccolo grande romanzo “per ragazzi” che affascina i lettori di ogni età, trascinati per le vie di Gerusalemme dal guinzaglio teso di un cane in corsa. Claudia Paccosi | claudia.paccosi@decarta.it
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a due settimane ormai regna il silenzio, la mattina lei non passa più davanti a me accarezzando gli scaffali, leggendo qualche titolo e tirando fuori un fortunato per sfogliarlo. La proprietaria di tutti i miei pesanti e ingialliti ospiti è partita per un po’ di tempo; ho ricevuto notizie dai prescelti per il viaggio, è a Vienna, la capitale austriaca, elegante, imperiale, musicale e acculturata. Nella valigia sono riusciti ad entrare una quindicina di volumi, lei non può mai farne a meno, sono come una sicurezza, degli amici sempre presenti e su cui poter contare anche in luoghi che non si conoscono, in nuove case, su nuovi tappeti e per nuove strade. Oltre ad alcuni libri seriosi, di studio, tra cui alcuni sul mondo greco e altri in una lingua a me incomprensibile: il tedesco, sono partiti quattro romanzi, tutti signorotti panciuti e pesanti, dall’aspetto tronfio e fiero, quasi portassero un grosso merletto al collo e un’impomatata parrucca. Sono Furore di John Steinbeck, Norwegian Wood di Murakami Haruki, A sangue freddo di Truman Capote e Duma Key di Stephen King. Ho appreso però che si è intrufolato un giovanotto fra questi anziani signori, un ragazzo con una rada barba in viso, qualche bolla sulla fronte e vispi occhi azzurro ghiaccio. È Qualcuno con cui correre, romanzo di David Grossman sottile, ma neanche troppo, della grandezza giusta, soddisfacente da tenere in mano, ma non troppo pesante da portare nella tasca del cappotto. Ha un’allegra brossura turchese e sulla copertina, appunto, si mostra in tutta la sua gioventù, quasi sfrontato, con i capelli ancora arruffati dal sonno notturno tumultuoso di incubi. Qualcuno con cui correre è un romanzo del 2000 che la critica ha definito “per ragazzi”. Gli adulti che leggono queste 12
curiose pagine staranno già voltando pagina per trovare qualcosa di più serio, impegnato, di più “adulto”. Sbaglierebbero però, perché questo libro ha degli occhi molto speciali, e dagli occhi si percepisce subito se una persona, o in questo caso un libro, ha qualcosa da raccontare, ha un’anima che ribolle, un cuore che batte veramente e una vita vissuta davvero. Il romanzo infatti è adatto ad ogni età, secondo il mio parere di libreria disordinata, polverosa e ora, seppur per pochi mesi, senza padrona. Ha un sapore dickensiano e narra in maniera davvero toccante la vita di due adolescenti, tanto da essere di maggiore interesse per chi è ormai più grande e non si ricorda più com’era essere ragazzi.
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ssaf è un ragazzo timido e solitario, che lavora al municipio. Un giorno riceve l’incarico di correre, letteralmente, per le strade di Gerusalemme dietro ad un cane, anzi ad una cagna, che è stata ritrovata, per far sì che scovi il suo padrone e quindi torni alla sua vera casa.Tamar è invece una ragazza scappata di casa che tenta di vivere di musica e allo stesso tempo di tirar fuori dal suo tunnel di stupefacenti il fratello tossicodipendente. La storia dei due ragazzi così lontani e così vicini li porterà, grazie al destino, ad incontrarsi e a conoscersi l’un l’altro e
così anche se stessi. La corsa di Assaf diventerà quindi non più una corsa dietro al cane di Tamar, ma una corsa con Tamar, per uscire dalla loro vita dai toni opachi e scoprire finalmente i colori e la luce del crescere. L’unione dei due non sarà ovviamente possibile subito, ma attraverserà la città, i pericoli e i misteri di un mondo sotterraneo e sporco, che è quello delle droga e dello sfruttamento del lavoro minorile nelle strade periferiche della grande e labirintica Gerusalemme. Qualcuno con cui correre è quindi un libro in grado di superare i confini, e di questo è d’esempio la copia che è ospite sulle mie spalle e ha deciso di varcare il confine italiano per una terra straniera. Può superare il confine fra letteratura per ragazzi e letteratura per adulti. Può superare poi nel cuore del lettore il confine fra essere un uomo ed essere un ragazzo e riportare coloro che sceglieranno questo libro come compagno per alcune sere nelle estati da ragazzo, quando Alice era bellissima con quel sorriso luminoso, o forse era Maria la più dolce, per il modo con cui immergeva i piedi nella sabbia e velocemente li tirava fuori perché la terra scottava, ma era sicuramente Laura quella speciale, perché aveva sempre attorno a sé quell’odore di agrumi, o forse di mandorle, quell’odore che fa uscire dal mondo, bruciare lo stomaco e arrossire le gote, solo perché il suo.
David Grossman Qualcuno con cui correre Tit. orig. Mishehu laruts ito Traduzione di Alessandra Shomroni Mondadori - Oscar contemporanea, 2008 pp. 364 - euro 10,00 ISBN 978-8804582519
DECARTA APRILE 2014
NERDubbio
analogico
Tavole rotanti “Graffianti” riflessioni sulla musica di qualità. Carlo Alberto Bianchini | alberto.bianchini@decarta.it
che la riproduzione non è fedele, e si rovina il disco. Questo è stato il motivo principale della cattiva reputazione del vinile all’avvento del CD; la maggior parte delle persone non calibrava il proprio giradischi, oppure ne aveva uno di scarsa qualità.
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utti a comprarsi vinili, nei negozi (pochi), nei mercatini rionali (tanti) e nei concerti di gruppi indie. Ma come mai questa ribalta? È per motivi tangibili, audio-fili, oppure anche l’ascolto della musica ha subito l’effetto vintage che un po’ ovunque spopola? In questo articolo voglio limitarmi ad analizzare l’aspetto tecnico della questione, lasciando fenomeni sociali e trend di massa ad antropologi e sociologi, che ne capiscono sicuramente più di me. A mio parere è per entrambi i motivi, o meglio, per alcuni è per il primo, per altri il secondo, le proporzioni chiedetele ai suddetti umanisti. Partiamo dall’effetto vintage: c'è poco da dire, provate a comprarvi dischi usati ai mercatini, un vecchio giradischi probabilmente non calibrato, con una testina che è più un chiodo spuntato, fate suonare il tutto con l’impianto che papà teneva in cantina, e poi venite a raccontarmi se suona bene, e dico bene, non che si limiti ad emettere suoni vagamente riconoscibili. Se vi ritenete soddisfatti, ritenetevi pure miracolati… ci sono troppi fattori delicati in gioco, è difficile che ognuno dei componenti citati faccia bene il suo lavoro e, quando parliamo di vinile, ogni componente è fondamentale. Insomma, se vi piace collezionare materiali retrò DECARTA APRILE 2014
fate pure, ma se sperate anche di sentirci bene la musica allora non è la via ideale da seguire. Per capire il perché dobbiamo spiegare a grandi linee come funziona un giradischi. Siamo abituati ad avere oggetti tascabili che riproducono musica, questi lettori digitali hanno tutto il necessario per funzionare su una scheda che come una scatola magica funziona, la realizzazione spetta completamente al produttore, con i vinili il discorso è diverso, noi facciamo parte della catena di montaggio e non abbiamo solo a che fare con l’elettronica, ma anche con la fisica. Il vinile contiene dei micro-solchi che si diramano a spirale lungo tutta la superficie, ecco la musica è rappresentata proprio da questi, la testina poggiata su di essi vibrando muove un magnete e delle bobine che generano un segnale elettrico debolissimo, il quale viene inviato allo stadio phono, che lo prepara per essere amplificato e mandato alle casse.
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a qui si capisce quanto siano cruciali i vari punti, il braccio deve muoversi liberamente, perché la testina deve seguire perfettamente il solco, deve poggiarsi verticalmente e con il giusto peso, specificato dal costruttore. Un settaggio errato tra questi ed ecco
a allora, il vinile suona meglio sì o no? Qui veniamo al secondo motivo: sì suona meglio, ma ad un costo e impegno superiore. Il vinile è un supporto analogico, proprio come il suono, dato che il nostro timpano è una membrana capisce se un onda sonora è stata scomposta in campioni digitali oppure se è rimasta continua, questo rende gli strumenti e le voci più fisici, non per forza meglio definiti, ma la sensazione di averli realmente davanti aumenta, questo vale anche nel caso l’album sia stato registrato in digitale, è qui la differenza principale e secondo me più importante, perché si tratta proprio di questo, l’alta fedeltà, riprodurre un brano come se chi lo suona fosse lì davanti, dettaglio e precisione vengono dopo, e per avere quelli i costi si alzano, ma resta il fatto che l’esperienza è più intensa e vera. A proposito, quanto costa un giradischi decente? Con 300 euro si prende un Pro-Ject o un Rega già settati che suonano benissimo, ovviamente vanno inseriti in un impianto all’altezza, evitate marchi blasonati o per dj, che hanno puntine per lo scratch, non per l’ascolto. Concludendo, il vinile ha senso se volete dedicarvi all’ascolto, se per voi la musica è di primaria importanza e, purtroppo, anche se potete spenderci un po’. In questo modo farete capire alle case discografiche che chi acquista vinili cerca qualità, così che mantengano alti gli standard di incisione, altrimenti ci ritroveremmo in una montagna di materiale che suona anche peggio degli mp3. 13
salute
psicologia
Quel che resta del giorno I protagonisti della terza età, patrimonio da valorizzare. Paola Salvati | paola.salvati@decarta.it - Foto di Sabrina Manfredi
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’uomo più vecchio del mondo risiede in Italia, ad Enna, e ha 111 anni; nel nostro paese vivono altri 16.144 centenari. Dati ISTAT riferiti al 2012 riportano che gli ultrasessantacinquenni rappresentano il 20% della popolazione italiana e questa percentuale è destinata ad aumentare nel tempo. Nell’ultimo decennio la vita media si è attestata per gli uomini sui 79,4 anni e per le donne sugli 84,5 anni. In Europa gli ultrasessantacinquenni risultano essere coloro i quali possiedono 3 miliardi di euro, attestandosi come una fascia di popolazione con importanti disponibilità economiche. L’invecchiamento è un processo che riguarda tutti gli organismi viventi, implicando cambiamenti biologici a partire dai 30 anni che si accompagnano ad un processo di adattamento psicofisico. La senescenza avviene in modo graduale e progressivo, con differenze individuali, e non prescinde dalla personalità e dalle esperienze. La vecchiaia può assumere un significato positivo e può essere vissuta nel modo giusto, diventando un’occasione per il raggiungimento di un più 14
alto livello di saggezza e di creatività intesa come espressione di sé. La creatività è tipica del mondo evolutivo del bambino; è indispensabile per la sua maturazione; tuttavia, in una società sempre più improntata sulla forma e sul pensare secondo una logica comune omologante e non sul differenziarsi è destinata a perdere di importanza e ad essere sempre meno impiegata ad ogni età. I fattori che influenzano i processi di invecchiamento sono genetici, culturali, economici, relazionali, psicologici, familiari e ambientali; fra questi quelli di carattere sociale rivestono una particolare importanza. Su tali fattori si può intervenire in maniera efficace sia attraverso la crescita culturale, che permette di trovare delle valide alternative di vita al pensionamento, di definire delle nuove strategie per affrontare il quotidiano e per individuare gli stili di vita più salutari, sia tramite la cura di altri aspetti personologici come può essere la comunicazione intesa come mantenimento delle relazioni interpersonali. Tale aspetto è strettamente correlato con la capacità di percezione della persona an-
ziana, che può essere frequentemente minata da indebolimento della vista e dell’udito. In tal senso è importante che la naturale abilità dell’anziano di compensare con altri sensi le carenze percettive (principio di conservazione) sia propiziata da un ambiente familiare stimolante e anche da un contesto sociale adeguato. L’affettività è un altro elemento rilevante; l’espressione dei propri sentimenti e delle emozioni permette di sentirsi ancora partecipi agli eventi della vita. Tale aspetto non può prescindere dalla sfera della sessualità: l’esercizio sessuale è fondamentale, come l’esercizio di qualsiasi altra funzione organica. Tuttavia appare ancora diffuso il pregiudizio culturale che considera la sessualità in età senile come indecorosa, come se l’anziano non potesse sentire e vivere in modo appagante le proprie sensazioni.
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uando si parla di terza età ci si riconduce sia a un criterio cronologico (dai 60 ai 75 anni di età) sia a uno funzionale (le abilità impiegate e quelle effettivamente residue); nel passato in cui la vita media delle persone era più breve e anche qualitativamente infeDECARTA APRILE 2014
riore, la società era distinta in giovani (che incarnavano crescita ed efficienza) e anziani (che venivano identificati con involuzione e progressiva inefficienza). Il termine “anziano” aveva prevalentemente una connotazione negativa rimandando a concetti quali “malattia”, “solitudine”, “non autosufficienza”,“inabilità”,“morte”. Attualmente il significato di anzianità si è evoluto e la parola “senior” ha sostituito il termine anziano assumendo una connotazione positiva e caratterizzando la persona ultrasessantenne come sana e ricca di notevoli potenzialità, oltre che matura per le esperienze accumulate negli anni. La rivoluzione che ha portato ad avere una visione più ampia della vecchiaia, oltre gli aspetti stereotipati di inettitudine e assistenzialismo, si basa sull’assunto che la maturità è una ricchezza che si conquista vivendo, attraverso la crescita culturale, attraverso la maturazione psichica e, quindi mediante elementi non biologici (né innati né oggettivi), che richiedono una applicazione nel tempo. L’anziano moderno, se privo di patologie invalidanti, ha a disposizione una serie di funzioni intellettuali e di cultura, come la lettura, lo studio, il coltivare la propria curiosità per incrementare la qualità della vita. Non più vincolati dalle costrizioni del lavoro, in discrete condizioni di salute, economicamente e logisticamente autonomi, possono gestire il proprio tempo al meglio, coltivando amicizie ed affetti, dedicandosi ad hobbies, viaggi e attività culturali; per loro sono pensati corsi universitari, attività motorio-ludicoricreative, soggiorni termali, gite fuoriporta, gestione di orti cittadini.
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’anziano di un tempo appare oggi come soggetto protagonista, persona in grado di gestirsi con autonomia e in modo attivo. La terza età non si identifica più come l’ultima tappa del ciclo esistenziale ma come una opportunità per preservare il proprio stato psicofisico, anche di fronte alla inevitabile perdita di alcune funzioni intellettive; il cervello come organo biologico, può, data la sua plasticità, compensare la perdita di alcune funzioni che avviene in modo fisiologico con il passare del tempo. Questa capacità “preservante”
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vale ancora di più per la mente e per l’anima; comunque alla base della conservazione delle abilità vi è un impegno attivo da parte della persona, un esercizio costante che si avvale di strumenti semplici, come le parole crociate, o più articolati come le relazioni e una forte motivazione al fare. La riattivazione interessa corpo e personalità; quest’ultima viene sollecitata a cambiare, ad adattarsi alle situazioni contingenti permettendo all’identità di non involvere ma di evolvere nell’ottica di una educazione e promozione della salute. I ruoli e il sé si adeguano al passare del tempo.
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a detto che non tutti gli anziani stanno bene, sono sereni e vivono di saggezza ma la tendenza dell’uomo moderno che si appresta ad “invecchiare” è di adoperarsi per tempo e di agire per aspirare al raggiungimento di quest’ altra tappa della vita in una condizione di benessere fisico, mentale, sociale. Il concetto che in questi ultimi anni si sta affermando è che la terza età non è una fase involuta obbligata ma una fase che può assumere dei connotati positivi se si affronta con consapevolezza, partecipazione e dinamicità. Si va verso una progressiva rivalutazione di questa parte dell’esistenza che non rappresenta più un momento di inevitabile decadimento ma bensì un’ulteriore evoluzione dell’adulto. Non più destinati a trascorrere il tempo oziando su una panchina ai giardinetti o inebetiti sul divano fruitori di programmi televisivi privi di contenuti, gli attuali anziani si dividono fra manifestazioni culturali e turismo, tra nipoti e attività di volontariato, tra sport e nuovi amori. Oggigiorno queste persone non lasciano che il tempo semplicemente
scorra senza progettualità e finalità, non cedono al disinteresse né alla chiusura in sé stessi, non pongono limiti alla propria esistenza tendendo più all’impegno che al disimpegno; cercano nuovi stimoli per continuare ad essere artefici della propria condizione esistenziale, protagonisti del proprio benessere in una prospettiva di equilibrio tra mente e corpo, individuo e società.
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l fenomeno dell’invecchiamento “consapevole” ha notevoli ripercussioni a livello sociale e anche l’Unione Europea, di fronte al rapido cambiamento della struttura demografica, adotta politiche per affrontare le ripercussioni che la senilità della popolazione ha sulle finanze pubbliche e sulla protezione sociale. Per questo il 2012 è stato l’anno europeo dell’invecchiamento attivo nonchè della solidarietà tra le generazioni. Durante tutto il periodo si sono svolte numerose iniziative riguardanti l’invecchiamento attivo, con lo scopo di prolungare la permanenza degli anziani nel mondo del lavoro, di conservarne la salute e di far sì che conducano una vita attiva il più a lungo possibile. L’Unione Europea ha varato inoltre un nuovo programma denominato “Programma d’azione per i consumatori” (2014/2020) che verterà esplicitamente sui consumatori anziani. L’invecchiamento attivo è anche sostenuto da un innovativo progetto di promozione del turismo sociale, volto ad agevolare il turismo nella bassa stagione con vantaggi sia per il consumatore (identificato come pensionato o ultrasessantacinquenne) che per l’operatore; per quanto riguarda l’educazione degli adulti, l’istruzione e l’apprendimento in età matura farà parte del programma Erasmus+. Infine, in merito alla salute degli anziani, la CE ha pensato ad un nuovo programma “Salute per la crescita 2014/2020”, un piano che aspira a prolungare di due anni la vita media degli europei, con un’attenzione particolare alla qualità della vita. Gli obiettivi sono migliorare la condizione psico-fisica e la qualità della vita soprattutto nella terza età; garantire la sostenibilità e l’efficienza dei sistemi sanitari ed assistenziali nel lungo periodo. 15
New! Da questo numero Decarta integra UpsideDown la nuova guida dinamica per scoprire e vivere la cittĂ
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Cinque giorni di grande musica
Squicity I sapori della nostra terra, in città. 20 aprile
Fabrizio Bosso
Foto © Andrea Boccalini
and Enrico Mianulli Cool Jazz Orchestra play MILES DAVIS
Aprile Pasqua e ponti… voglia di viaggiare.
Una guida dinamica per scoprire e vivere la città
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come funziona
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Questo che vedete al centro della pagina è un QR Code (Quick Response Code), in italiano “Codice a risposta veloce”. Nato in Giappone nel 1994 è oggi ampiamente utilizzato in pubblicità in particolare per la facile veicolazione degli indirizzi internet. Grazie allo sviluppo del mercato degli smartphone, oggi, anche in Europa e in Italia l’utilizzo del QR Code sta divenendo sempre più popolare. Se voltate foglio troverete a pagina V una serie di annunci pubblicitari con al centro, appunto, un QR Code. Prendete il vostro smartphone o il vostro tablet dotati di un’apposita app (ce ne sono molte e per tutti i sistemi *), inquadrate e… il gioco è fatto. Vi troverete in una pagina internet attraverso la quale potrete accedere a maggiori informazioni per ciascuno degli inserzionisti presenti (foto, collegamento a Google maps, orari, collegamento Facebook, eventi e specialità…) Non ci resta che augurarvi buona navigazione.
* ) una delle App più popolari e che consigliamo è i-nigma disponibile gratuitamente per tutti i principali sistemi mobili: iOS, Android, Windows Phone e BlackBerry.
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itinerari
Aprile:
In terra di Tuscia
Pasqua e ponti… voglia di viaggiare.
Uno dei luoghi più interessanti, dal punto di vista storico-artistico, è sicuramente Tuscania.
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Viterbesi viaggiano molto! Contrariamente al trend italiano e a ciò che ci raccontano ogni giorno i media parlando di crisi. Quest’anno saranno in molti a trascorrere le festività di Pasqua ed i numerosi ponti legati fuori città – proprio come recita il detto: “a Natale con i tuoi, a Pasqua con chi vuoi!”. Le mete più gettonate sono, per le famiglie e le persone più grandi, gli agriturismi in Toscana e in Umbria con spa, centri benessere e possibilità di fare passeggiate, assaggiare prodotti tipici e stare all’aria aperta. I giovani invece hanno preferito lanciarsi verso le grandi città europee: Barcellona, Parigi, Valencia e Londra sono le più richieste. Per chi invece è riuscito a mettere da parte un po’ di soldini durante l’inverno le mete prescelte sono le Canarie, Marsa Alam e i Caraibi.
La cittadina di Tuscania, collocata nella Tuscia laziale, in un territorio straordinariamente interessante sotto molti punti di vista, si erge su di una collinetta, dalla quale domina tutti i sottostanti territori, godendo della splendida presenza di panorami e viste assolutamente particolari e suggestive. Tra i monumenti più affascinanti da visitare ci sono: le chiese di Santa Maria Maggiore; Santa Maria della Rosa, in stile romanico-gotico; San Silvestro, eretta nel 1300; San Marco; San Pietro; i Santi Martiri e molti edifici pubblici con in testa il Palazzo Comunale e i palazzi Spagnoli, Campanari e Maccabei; il Teatro comunale Il Rivellino e, per terminare, il Museo Archeologico. Il percorso nella pittoresca cittadina inizia dall’alto del disabitato colle della Civita, dove regna maestosa la basilica di San Pietro con le sue due torri (VIII-XIII sec.). La chiesa, opera di assoluto valore, costituisce un esempio, tra i più suggestivi, del primo stile romanico, frutto di una sovrapposizione di influenze toscane, umbre e abbruzzesi che la rende unica. Ai piedi del colle sorge l’altro gioiello romanico di Tuscania: la basilica di Santa Maria Maggiore, coeva alla prima e ad essa ispirata nel progetto complessivo, ma dotata di una maggiore ricchezza d’arredi e dipinti all’interno. Nel centro storico: passeggiare a Tuscania significa rivivere l’atmosfera degli antichi borghi della Tuscia, dove i colori caldi di palazzi e torri medievali, di chiese e fontane barocche, si fondono armoniosamente con il paesaggio circostante. Luoghi in cui ci si può imbattere in scorci incantevoli, come la piazza del Comune, eccezionalmente circondata da coperchi di sarcofaghi etruschi, da cui si domina l’antichissima fonte delle Sette Cannelle, il palazzo Baronale e un tratto della cinta muraria; come la via dei Priori dove è possibile ammirare all’opera artigiani che lavorano secondo le tecniche tradizionali, o la via degli Archi che culmina con un belvedere che domina i tetti color ocra di tegole antiche. Ma è dal parco Tor di Lavello, all’ora del tramonto, che ci si potrà emozionare di fronte al superbo spettacolo dei ruderi delle antiche mura cittadine, del Rivellino e di S. Pietro cui fa da quinta la vallata verdeggiante del Marta.
Sagre e folclore a Tuscania Rubrica a cura di: San Faustino Viaggi Via G. Signorelli, 6 - Viterbo Tel e fax 0761 222955 sfv@sanfaustinoviaggi.it
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La Sagra delle frittelle di cavolfiore è una strana festa legata ad un evento non troppo lontano, al terremoto del 1971 ed al bisogno della gente di rinascere, di ritrovarsi, di tornare a udire i suoni della festa e sentirsi finalmente di nuovo un gruppo. La festa, che si tiene la prima domenica dopo il 17 gennaio, è in onore di Sant’Antonio Abate e comprende la sfilata dei butteri a cavallo, la cottura delle frittelle di cavolfiore in una grande padella in piazza, la benedizione degli animali e il falò di S. Antonio al tramonto. Il centro storico si trasforma in un palcoscenico dove stornellatori, cantori e artisti di strada porteranno musiche etno-popolari negli angoli meno conosciuti di Tuscania. DECARTA APRILE 2014
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appuntamenti
Cinque giorni di grande musica Tuscia in Jazz al suo tredicesimo anno. Questo mese la copertina di UpsideDown è dedicata a Tuscia In Jazz, evento che giunge con questo 2014 al suo tredicesimo anno di attività. Nata a Ronciglione nel 2002 questa pluri-premiata kermesse musicale ha conosciuto nel corso degli anni una crescita costante e oggi può contare su una media di 70.000 spettatori ed oltre 400 studenti provenienti da tutto il mondo. Come si intende dal nome, gli organizzatori hanno da subito deciso di valorizzare il territorio della Tuscia Viterbese, con il merito di aver scelto nel corso degli anni alcune tra le location più belle della zona, tra cui il palazzo Farnese di Caprarola, castello Orsini di Soriano nel Cimino, Villa Lante a Bagnaia e la suggestiva Civita di Bagnoregio. Quest’anno, per la prima volta, verrà proposta a Viterbo la formula completa del festival, quindi non solo concerti ma anche seminari. Queste master class avranno come sedi principali il Palazzo degli Alessandri a piazza San Pellegrino, la Sala Anselmi a via Aurelio Saffi, la sala degli Almadiani e la sala Gatti. Il festival ospita come ogni anno anche il Jimmy Woode European Jazz Award, un premio dedicato ai talenti under 30 istituito nel 2006 in memoria del celebre contrabbassista americano e che prevede per il vincitore il diritto ad un’incisione con etichetta e distribuzione internazionale. Tra incontri-aperitivo e concerti il Tuscia in Jazz durerà 5 giorni per un totale di 15 appuntamenti, tra gli invitati varie star del panorama nazionale ed internazionale: Peppe Servillo, Fabrizio Bosso, Roberto Gatto, Enzo Pietropaoli, Javier Girotto, Peter Bernstein, Aaron Goldberg, Ruben Rogers, Eric Harland e Rosario Giuliani. Di particolare rilievo il concerto del 20 aprile che vedrà come ospite il trombettista torinese Fabrizio Bosso. Ad accompagnarlo sul palco sarà presente la Cool Jazz Orchestra del viterbese Enrico Mianulli, un nonetto che porta il programma della serata già nel suo nome. Freddo è infatti ciò che otterremmo se volessimo tradurre direttamente dall’inglese la parola cool. In questo caso il termine sta invece ad indicare calma e rilassatezza, facendo apparire il significato più diretto in forte antitesi nei confronti di quel “calore” con il quale i jazzisti suonano i loro strumenti. Questo appuntamento del dopo-cena pasquale sarà infatti un tributo al celebre trombettista Miles Davis e di conseguenza a quel cool jazz del quale fu uno dei più noti esponenti. Non a caso la formazione, con la atipica presenza di tuba e corno francese, è ispirata a quella di Birth of the Cool, l’album di Davis che consacrò il genere. L’appuntamento è imperdibile e si terrà alle 21,30 presso il Teatro San Leonardo di via Cavour.
Costi Incontri-Aperitivo: € 5 Concerti al Teatro San Leonardo: € 15 Pietropaoli Viterbini Duo: € 10 All Acces Pass per tutti gli eventi: € 60 VI
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© Andrea Boccalini
APriLeInJaZz Mercoledì 9 aprile, ore 22,30 tornano MY FAVORITE SWING Riccardo Notazio, chitarra Daniela Turchetti, voce Alberto Corsi, batteria Luciano Orologi, sax Luca Necciari, contrabbasso Mercoledì 16 aprile, ore 22,30 - QUARTETTO Massimo Lattanzi, chitarra Sandro Ferrera, tromba Luca Celestini, contrabbasso Roberto Forlini, batteria
Dal 17 al 21 aprile, dalle ore 22,00 alle 02,00 - JAM SESSION in collaborazione con il Tuscia in Jazz, tutte le sere palco aperto a disposizione: batteria, due amplificatori, casse e mix. Venerdì 18 aprile, ore 22,30 - TRIO Daniela Turchetti, voce Stefano Micarelli, chitarra Luca Necciari, contrabbasso Domenica 20 aprile, ore 19,00 - CONCERTO PASQUALE Andrea Araceli, organo hammond Alberto Corsi, batteria Luciano Orologi, sax Angelo Olivieri, tromba
Blitz Caffè - Via della Sapienza, 1 - Viterbo DECARTA APRILE 2014
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alimentazione
18.000 anni ma non li dimostra Il formaggio, prodotto italiano d’eccellenza. Ilenia Boschi | info@ileniaboschi.it
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l formaggio ha origini estremamente antiche che si fanno risalire a 10.000 – 18.000 anni fa nel territorio della Mesopotamia, mentre per la diffusione del formaggio in Italia dobbiamo attendere il 1500 a.C.. È curioso ricordare che il documento più antico che testimonia le fasi di lavorazione del formaggio è un bassorilievo delle civiltà Sumera risalente al terzo millennio avanti Cristo denominato “Fregio della Latteria”. L’Italia vanta diverse eccellenze anche nel comparto latterio-caseario, tuttavia negli ultimi anni sembra essersi diffusa una sorta di “fobia” nei confronti del formaggio spesso incriminato come alimento nemico della linea e della salute. È veramente così? La prima considerazione da fare è che non esiste una sola tipologia di formaggio: solo in Italia ne vengono prodotti più di 400 tipi! Dal punto di vista nutrizionale possono essere distinti in: • formaggi magri, in cui il contenuto in grassi è inferiore al 20%. Ricordiamo la mozzarella, il quark e la ricotta, sebbene impropriamente definito formaggio; • formaggi semigrassi, con un contenuto in grassi compreso tra il 20 ed il 42%. Costituiscono la maggior parte dei prodotti presenti sul mercato; • formaggi grassi, in cui il contenuto in grassi è superiore al 42%. Il mascarpone è l’esempio classico. VIII
Il contenuto in colesterolo varia dai 100mg/100gr p.e. (p.e. prodotto edibile) del parmigiano ai 40mg/100gr p.e. della ricotta. Un’altra importante considerazione da fare è quella dei nutrienti presenti in tale alimento. È sicuramente noto che il formaggio è ricco di calcio, minerale che è importante assume a tutte le età, soprattutto per le donne che sono maggiormente soggette a rischio di osteopenia ed osteoporosi. Il contenuto di calcio nei formaggi varia in relazione alla tipologia considerata, dai circa 1.100 mg/100gr p.e. nel parmigiano ai 300 mg/100gr p.e. nella ricotta. Ricordiamo che per un adulto il fabbisogno giornaliero di Ca è di circa 1.000 mg.
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ei formaggi il contenuto in proteine varia dal 9% della ricotta al 35% del parmigiano. È importante considerare anche la tipologia di questi nutrienti: si tratta di proteine ad elevato valore biologico ricche in “amminoacidi essenziali” (AE). Tali amminoacidi sono così definiti in quanto sono necessari per il nostro organismo ma non siamo in grado di sintetizzarli e siamo quindi obbligati ad assumerli attraverso gli alimenti. Gli AE si trovano naturalmente in tutti gli alimenti di origine animale come la carne, il pesce, le uova, il
latte e derivati, appare dunque importante il ruolo nutrizionale svolto dai latticini soprattutto nei soggetti che seguono un’alimentazione di tipo vegetariana. In aggiunta a ciò le proteine del formaggio sono altamente digeribili perché la tecnica di produzione del formaggio e la successiva stagionatura determinano una parziale “scomposizione” delle proteine in elementi chimicamente più semplici. Per quanto riguarda l’apporto vitaminico dobbiamo ricordare la presenza di vitamina A, E, D e K. La vitamina A è indispensabile per il processo della visione, per la crescita, la riproduzione e l’integrità del sistema immunitario. La vitamina E ha spiccate proprietà antiossidanti. La vitamina D regola l’assorbimento ed il metabolismo di calcio e fosforo oltre ad essere implicata in una vasta serie di processi biologici. La vitamina K è coinvolta nei meccanismi di coagulazione del sangue e nel metabolismo del calcio.
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iete ancora convinti che il formaggio sia nemico della vostra linea e della salute? Da quanto detto è ormai chiaro che il formaggio è un alimento che non deve mancare nella nostra dieta. Resta fondamentale invece la scelta della tipologia di formaggio a noi più idonea. Ad esempio per chi soffre di dislipidemie (alterazione del livello di lipidi nel sangue) è meglio scegliere formaggi magri. La colpa della perdita della linea e della salute non può essere imputata ad uno o pochi elementi ma piuttosto alla perdita di un equilibrio al quale concorrono numerosi fattori. Se volete veramente ritrovare questo equilibro dovete riscoprire il piacere di un corretto stile di vita che comprenda sia un’alimentazione bilanciata sia l’adozione di abitudini più salutari come l’abbandono della sedentarietà, alternativa sicuramente più piacevole ed efficace di qualsiasi inutile privazione alimentare. DECARTA APRILE 2014
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a tavola
Squicity.
Il Candido: I sapori della un formaggio di nicchia nostra terra, in città.
ora conosciuto grazie a Squicity. L’ultimo arrivato in casa Squicity, ma solo in ordine temporale, è un formaggio a pasta molle di piccola pezzatura ottenuto da latte ovino crudo biologico. Stiamo parlano del Candido, prodotto da Il Circolo, una piccola azienda agricola biologica di Montefiascone, in provincia di Viterbo. Appena 30 pecore per una produzione annua di circa 10 quintali. Le pecore meticce pascolano liberamente tutto l’anno terreni a vegetazione spontanea che conferiscono al latte un sapore caratteristico. Tutte le fasi della lavorazione avvengono all’interno dell’Azienda – dall’allevamento alla caseificazione fino alla stagionatura – nel rispetto della natura e dei suoi cicli stagionali. Il Candido, disponibile da dicembre a luglio, è un formaggio a “crosta fiorita” vale a dire con una crosta edibile di muffa bianca. Un formaggio che sorprende il palato. La parte esterna, più consistente e dal sapore deciso, diventa delicatamente cremosa man a mano che ci si avvicina al centro, sciogliendosi in bocca.
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ato a giugno dello scorso anno, Squicity è un servizio di consegna a domicilio di prodotti provenienti dalle campagne locali di Roma, Rieti e Viterbo. Cibi genuini, freschi, altamente tracciabili e a basso impatto ambientale, accuratamente selezionati da Mauro Guida e Alfredo Morales, due giovani agronomi con una lunga esperienza nel campo. L’idea nasce infatti dalla loro conoscenza diretta dei processi produttivi e dalla volontà di promuovere l’economia del territorio, valorizzando le eccellenze contadine. I due agronomi lavorano quotidianamente a stretto contatto con i produttori primari e quotidianamente vanno alla ricerca di aziende che lavorano con consapevolezza. Hanno ben presente il valore del “saper fare” e per questo conoscono l’importanza di riscoprire i prodotti tipici locali che rischiano di essere dimenticati o di scomparire col tempo. DECARTA APRILE 2014
Come gli altri prodotti Squicity, il Candido si può acquistare online sul sito www.squicity.it o direttamente chiamando lo 06 92956743. Il pacco spesa verrà consegnato a domicilio, a casa, in ufficio o dove si preferisce entro un massimo di 7 giorni. IX