Decarta 18

Page 1

GR U AT

MENSILE DI INFORMAZIONE NON CONVENZIONALE - WWW.DECARTA.IT

IT O

DMT La molecola dello spirito Marcello Baraghini: intervista al rivoluzionario fondatore di Stampa Alternativa

Una Statua della Libertà per Viterbo

Viaggiare sulle onde di uno sport adatto a tutte le età

18

2015 GENNAIO



editoriale

Año nuevo, vida nueva DECARTA Scripta volant Mensile di informazione non convenzionale Numero 18 – Gennaio 2015 Distribuzione gratuita Direttore responsabile Maria Ida Augeri Direttore editoriale Manuel Gabrielli Redazione Gabriele Ludovici, Claudia Paccosi, Martina Perelli, Elisa Spinelli Redazione web e photo editor Sabrina Manfredi Design Massimo Giacci Editore Lavalliere Società Cooperativa Via della Palazzina, 81/a - 01100 VITERBO Tel. 0761 326407 Partita Iva 02115210565 info@lavalliere.it Iscrizione al ROC Numero 23546 del 24/05/2013 Stampa Union Printing SpA Pubblicità 0761 326407 - 340 7795232 Immagine di copertina Manuel Gabrielli

A

nno nuovo e nuovi propositi sono un’accoppiata insostituibile. Molte persone si prefissano l’obbiettivo di andare in palestra per smaltire i chili di troppo, oppure di riprendere gli studi o comunque di cambiare la qualità della propria vita, sperando che sia in meglio, ovviamente. Una volta arrivato il momento fatidico, cambiare le proprie abitudini non è facile come poteva sembrare nel momento della prima riflessione. Improvvisamente i chili di troppo diventano quasi comodi, un nuovo titolo di studio, la perdita di quel tempo da investire sul divano, davanti alla televisione. Non a caso gli psicologi chiamano questa staticità comfort zone, uno stato mentale nel quale ci si sente a proprio agio ma che, a lungo andare, può sfociare nel tedio più insopportabile. L’essere umano per una beffa del destino sembra essere legato indissolubilmente ad un salutare livello di attenzione. Ogni cambiamento ci mette in guardia, ed è per questo che l’incertezza porta sempre, se non diventa ansia, anche nuovi stimoli. Forse sarà per la nostra natura mortale; abbiamo tutti poco tempo e potenzialmente tante cose da fare, senza uno stimolo non andremmo da nessuna parte. Per una corretta gestione delle proprie prestazioni viene sempre consigliato di uscire dalla propria zona di comfort illusorio. Cambiare strada fa bene al cervello, offre nuovi stimoli. “Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi” scriveva nel 2000 la scrittrice brasiliana Martha Medeiros (non Pablo Neruda). Le prestazioni di tutti noi sono legate da un rapporto attenzione/rendimento, per il quale maggiore attenzione è rapportata ad un buon rendimento. Questo rapporto però è regolato da alcuni limiti, oltre i quali la situazione comincia ad invertirsi: maggiore attenzione oltre il limite si ripercuote in negativo sul rendimento. In medio stat virtus, dicevano con ragione i Latini. Conoscendo le regole del gioco diventa tutto più facile, quindi chi ne sente il bisogno si faccia coraggio e cambi strada, stimoli la propria attenzione con nuove situazioni, ma stia attento a non perdere la direzione, ritrovarla costa tanta fatica. Se lo sentite, se lo desiderate, vi auguro un 2015 di grandi cambiamenti.

I contributi, redazionali o fotografici, salvo diversi accordi scritti, devono intendersi a titolo gratuito. Chiuso in tipografia il 09/01/2015

Manuel Gabrielli Presidente Lavalliere Società Cooperativa

www.decarta.it

DECARTA GENNAIO 2015

3


ippocampo 5

18

2015 GENNAIO

tendenze

incontri

15

Marcello Baraghini: intervista al rivoluzionario fondatore di Stampa Alternativa Claudia Paccosi 8

storia

17

storia

molecole

DMT, la molecola dello spirito

incontri

Manuel Gabrielli

Marco Niccolai, il tribale del rock

jazzup

Gabriele Ludovici

18

acido lattico

hashtag

JazzUp incontra il Teatro Patologico di Dario D’Ambrosi

incontri

Navigare sulle onde di uno sport adatto a tutte le età

JazzUp team

Gabriele Ludovici

ospiti

carta stampata

20

14 decartamag

paradoxa

Manuel Gabrielli

nota bene

Seguici anche su

Martina Perelli

Introduzione alle sostanze psichedeliche

Alessandro Della Casa

12

Made in China con criterio

16

Una Statua della Libertà per Viterbo

10

icons

racconti

Sera d’inverno

pillole di lettura

Rachele Samperi

a cura di Claudia Paccosi

LAVALLIERE Editoria e Servizi editoriali

Sostieni la nostra rivista sottoscrivendo un abbonamento. Riceverai ogni mese la copia di “DECARTA” direttamente a casa tua. Compila questo modulo e invialo a: Lavalliere Società cooperativa - Via della Palazzina, 81/a - 01100 Viterbo oppure mandaci una email con le stesse informazioni a: info@lavalliere.it Il/la sottoscritto/a sottoscrive un abbonamento annuale (11 numeri) per l’anno 2015 (barrare la casella che interessa): abbonamento ordinario € 20 abbonamento sostenitore € 50 abbonamento benemerito € 100 La rivista dovrà essere inviata al seguente in indirizzo: Nome e Cognome Via/piazza Cap Città Codice Fiscale

n.

Allega (barrare la casella che interessa): assegno bancario intestato a Lavalliere Società cooperativa copia bonifico intestato a Lavalliere Società cooperativa IBAN IT22 E030 6914 5001 0000 0003 853 4

DECARTA GENNAIO 2015


ippocampo

incontri

Marcello Baraghini: intervista al rivoluzionario fondatore di Stampa Alternativa Conversazione fuori dagli schemi sul destino del libro. Claudia Paccosi | claudia.paccosi@decarta.it - Foto di Manuel Gabrielli

imbarbarendo il lavoro editoriale e rendendolo impossibile ai più indifesi. Questi ostacoli non si possono abbattere, quindi ho pensato di creare un orizzonte di futuro dove le regole andranno a essere riscritte. E questo è Strade Bianche.»

arcello Baraghini fonda nel 1970 Stampa Alternativa, casa editrice di “controinformazione” che si impegna a sviluppare tematiche allora non ampiamente esposte nel panorama italiano come sessualità, droga, energie rinnovabili e, più generalmente, a parlare della qualità della vita. Nel 1989 si rende nota attraverso la collana Millelire, collana di libri che ha rivoluzionato il mercato editoriale internazionale proponendo piccoli opuscoli al prezzo di un caffè, mantenendo però la qualità che distingueva la casa editrice. Negli anni Novanta vendono 20 milioni di copie, di cui due solo con Lettera sulla felicità di Epicuro a Meceneo. Negli anni Stampa Alternativa propone nuove iniziative e visioni del mondo editoriale, come l’abolizione del copyright o la diffusione gratuita delle opere sul web. La sede di Stampa Alternativa è proprio a Viterbo. Abbiamo incontrato Marcello Bara-

M

DECARTA GENNAIO 2015

ghini nella sua libreria Strade Bianche a Pitigliano (GR) per parlare con lui dell’attuale panorama editoriale italiano e per conoscere le sue idee e proposte per rivoluzionarlo. Qual è la linea di progetto, l’ideale che spinge Stampa Alternativa ad agire nel panorama editoriale attuale? «Io l’ho chiaro in mente. È una casa editrice sdoppiata fra la storica Stampa Alternativa nata nel 1970 e quella iniziata alcuni anni fa: Strade Bianche, che io chiamo il futuro di Stampa Alternativa. La casa editrice ha un passato e un presente, il futuro si chiama Strade Bianche, il cui percorso parallelo è iniziato già anni fa per sperimentare altre vie non percorribili con la vecchia casa. Stampa Alternativa è in crisi come tutte le case editrici piccole e medie italiane, perché le regole del mercato hanno creato un imbuto, opprimendo le case editrici di qualità e di progetto. Le regole si sono moltiplicate

Cosa c’è di rivoluzionario in Strade Bianche? «Un’obbligatoria rivoluzione editoriale contro le regole di mercato. Oggi vanno di moda i libri oggetto, i libri finzione, quelli che io chiamo “libri spazzatura”, progetti editoriali pensati più come oggetti d’arredo, non come libri di qualità. Non c’è più qualità, scrittura, rivoluzione ed emancipazione. Tutto va a favore del facile consumo. Il libro sembra un panino di McDonald’s, deve essere addentato caldo e subito. Quelli che ci propongono sono dei libri avvelenati, caldi appaiono belli, freddi sono velenosi. Mette in crisi tutti questa deriva, va quindi frenata, rivoluzionando a partire dai contenuti e riscrivendo le regole di mercato. La prima regola è che va abolito il copyright. Prima di naufragare sto provando a far vivere delle nuove regole. L’editore del futuro, secondo la mia visione, abolisce i diritti d’autore e ha solo doveri verso il lettore. Non esiste più il possesso, ma il dono dell’opera, lo scrittore dona al lettore la sua arte. L’editore in questo caso ha la funzione di intermediatore: corregge, impagina e appone tutti i servizi dell’editoria storica. Grazie alla rete inoltre oggi l’editore può caricare le opere online gratis. All’inizio la mia casa editrice nacque senza copyright, oggi è però più difficile, posso fare questa scelta solo grazie alla diffusione delle pubblicazioni sul web. La vocazione dell’editore del futuro è un atto 5


icontri d’amore verso il lettore. Necessita solo di passi di accomodamento. Tutti mi fanno: e il povero scrittore? Io affermo lo scrittore, come editore di qualità, le sue fortune le giocherà poi altrove, io però lo tolgo dall’oblio ottenendo per lui la massima diffusione che sono in grado di dargli. Le grandi editoriali non scopriranno mai un nuovo scrittore di qualità, anzi in questo senso ne promuoveranno sempre di peggiori, tanti nuovi autori commerciali.» Qual è la risposta di Stampa Alternativa verso il calo, crescente ogni anno, di lettori in Italia? «I lettori sono pochi perché scioperano. Vi propongo una revisione dei criteri d’analisi. Anche se i giganti dell’editoria fanno il 25% di sconto nei loro punti vendita, comunque non vendono. I libri costano sempre troppo e sono truffa perché ormai non sono più seguiti da un accurato lavoro di correzione. Si investe solo sul marketing. Grazie alla rete, il lettore che è interessato a un libro lo scarica e propone la sua lettura ad altri: con la tecnica del “passaparola” tutto sta cambiando, a fronte delle macerie. I lettori stanno facendo una rivoluzione molto più impattante, rispetto agli editori. Se si comprende questo quadro tutto ricomincia, molti editori però non l’hanno ancora capito.»

ponendo frasi di maestri come Pasolini, Pessoa o Alda Merini. Oggi devo trovare delle esche per attirare i non lettori perché le macerie prodotte dalle case editrici hanno inibito i giovani alla lettura, propongo allora i Millelire gratuitamente sul web.»

Come avvicinare invece al libro e alla buona letteratura coloro che non leggono (e sono molti)? «A partire dal 1989 furono i Millelire, collana di piccoli fascicoli con titoli rivoluzionari al prezzo di un caffé, che vendettero 25 milioni di copie, fermati poi da un nostro marketing disastroso e dalla concorrenza di chi, proponendosi nella stessa fascia economica divulgava edizioni di bassissima qualità, a differenza nostra. Oggi Stampa Alternativa ricomincia invece dalla grande letteratura sul corpo: magliette che fanno conoscere grandi autori a chi non li conosce, pro-

Qual è l’opinione di Marcello Baraghini sulle case editrici super economiche che si propongono soprattutto ai non lettori? «Spazzatura e devastazione. Invoco spesso un tribunale speciale per i diritti del lettore da parte degli editori, per processare le case editrici che puntano non al vero “lettore”, ma piuttosto a quello disposto a comprare a scatola chiusa prodotti senza garanzia di qualità. Progetti editoriali devastanti per l’intelligenza, i loro. Quando un grande classico viene tradotto male non se ne comprende più lo splendore. Il lettore che vi si avvicina in questo modo,

6

invece di apprezzarlo, imparerà a odiarlo e finirà per non leggerlo più.» Quali sono le ultime opere che Stampa Alternativa ha pubblicato e su cui punta il suo futuro editoriale? «Voglio parlarvi di Totu sa berdadi - Storia di un sequestro - Tutta la verità, di Mario Trudu. Dopo 45 anni di lavoro, trovo finalmente la lingua che cercavo, dopo decine di scrittori, scopro la grande scrittura contemporanea che cercavo in un ergastolano. Perché dopo 33 anni passati in una cella 2 metri per 3, se non è morta la tua intelligenza, riparti dalla parola. Se sai scrivere, riparti dalla letteratura raccontandoti e raccontando.Trudu è uno scrittore che recupera totalmente la parola e il contenuto. Ho sempre pubblicato con Stampa Alternativa i dannati: carcerati, eroinomani, tossici, travestiti, ho dato la parola a tutti per far conoscere la letteratura sociale. Questa è stata una scoperta,Trudu recupera la parola, che era morta con gli esercizi vacui di stile di tanti autori “modaioli”. Per questo libro non ho fatto lavoro di editing, non ne ho cambiato una sola parola. È un ergastolano che dialoga tramite lettere con un filosofo, scrive un libro di ribellione. È storia moderna, ci sono i sequestri, la Sardegna, tutti gli elementi della modernità con il sangue che scorre a fiumi. È ricco di un forte contenuto sociale. Non c’è una parola in più di stile o finzione. Oggi devo andare nel carcere più profondo per trovare vera letDECARTA GENNAIO 2015


teratura. Messo a disposizione gratis in rete, ha avuto un boom di accessi (4.000) e ne sono state fatte due tirature militanti, prima di andare in libreria. L’altro miracolo è stato D’amore, d’eroina, di galera, di Luciana Corinna Luberti: un racconto sul carcere femminile.» Stampa Alternativa è quindi a favore dell’ebook e dell’uso di internet per diffondere letteratura? «Senza internet e la stampa digitale oggi non ti parlerei di futuro. Di un diverso futuro. Il libro oggetto è compatibile, il buon cartaceo continuerà, ma con modalità diverse da prima come, ad esempio, la stampa digitale. Oggi posso stampare a seconda della domanda, senza avere problemi di rimanenze in magazzino.» Cosa cambia con la stampa digitale? «È una stampa che abolisce i magazzini, uno dei costi maggiori degli editori di

DECARTA GENNAIO 2015

qualità. Con le piccole tirature l’editore elimina uno dei costi più onerosi. Posso infatti stampare anche poche copie a basso costo. Anni fa inoltre non c’era l’iPad, ed è lì che comincia la rivoluzione.Vedo tante persone che lo utilizzano per leggere in metropolitana, cosa che non accadeva alcuni anni fa. Il cartaceo è subordinato all’ebook che gli altri vendono e che io regalo. Lo regalo perché più leggono ebook, più comprano successivamente il cartaceo perché si innamorano del contenuto. Offro inoltre libri senza intermediazione, quindi il lettore può comprarne numericamente di più. Grazie a questi strumenti si è già rivoluzionato tutto, attraverso il lettore che cerca i libri veri. Il problema è l’offerta, gli strumenti di rivoluzione ci sono. Io l’ho capito anche se tardi, ma altri ancora non l’hanno capito.» Chi sono oggi i piccoli editori? «I piccoli editori si definiscono piccoli ma

sono grandi, secondo me. La grandezza è la qualità, bisognerebbe invertire i termini. Gli rimprovero di farsi chiamare piccoli, la parola va recuperata. La grandezza che un tempo era delle storiche editoriali oggi si è trasformata in grossezza e scarsa qualità. Ad esempio, Minimum fax è un grande editore e lasciandosi categorizzare come piccolo si perde e si limita.» Com’è invece la situazione all’estero? «Sono avanti 10 anni, anche nei rinnovamenti editoriali. La rivoluzione di cui vi ho parlato con i lettori è cominciata con la musica, già diversi anni fa, dalle multinazionali musicali estere. Se non avessero diffuso allora la musica gratuitamente, non sarebbero sopravvissuti. All’estero non hanno abdicato alla qualità. In Italia invece è stata abbandonata la cultura del lavoro editoriale a favore della facile vendita e del marketing. La formula dei Millelire, leggera e di qualità, invece dilagò anche all’estero. Siamo capaci quindi di fare delle rivoluzioni. La mia rivoluzione potrebbe essere la nuova rivoluzione. Il lettore ha gli strumenti per la sua emancipazione e libertà, deve avere però idee chiare su cosa vuole. Io confido nelle necessità dei lettori, che, proprio per necessità, stanno imparando ad essere critici.»

7


ippocampo

storia

Una Statua della Libertà per Viterbo La storia poco nota di come piazza del Comune non divenne la Liberty Island della Tuscia. Alessandro Della Casa

L

a vicenda non è nuova: già se ne parlava nella Guida alla Basilica di Santa Croce di Raniero Sciamanni, pubblicata a Firenze nel 1951, è stata poi citata nelle pagine della stampa viterbese (si veda, ad esempio, il dettagliato articolo di Mirko Crocoli, La Statua della Libertà “copia” di un’opera di Pio Fedi, pubblicato sul «Corriere di Viterbo online» del 3 novembre 2014) e, pochi anni fa, attrasse l’interesse del programma televisivo “cult” Voyager. La Statua della Libertà, donata dalla Francia agli Stati Uniti, sarebbe ispirata all’opera Libertà della Poesia dello scultore di origini viterbesi Pio Fedi, autore anche della statua del Ratto di Polissena (tristemente celebre, tra l’altro, per la frequenza con la quale attira i vandali di passaggio) che si trova a piazza della Signoria a Firenze. Sarà pertanto sufficiente dare qualche breve cenno. Nel 1871 Fedi, che era nato a Viterbo nel 1815 (ma era vissuto nella città solo per pochi anni) e aveva il proprio studio nel capoluogo toscano, completò il bozzetto del monumento funebre per il tragediografo Giovanni Battista Niccolini, da collocarsi all’interno della basilica di Santa Croce, cantata nei Sepolcri di Ugo Foscolo. Inaugurata nel 1883, la scultura marmorea, alta quattro 8

metri, rappresenta una donna, allegoria della Poesia, vestita di una lunga tunica e con il capo cinto da una corona di otto raggi. Nella mano sinistra ha una ghirlanda di alloro, caratteristica del genio poetico, e nella mano destra, sollevata oltre la testa, una catena spezzata a testimoniare anche l’impegno di Niccolini per l’indipendenza italiana. Intorno al 1870 giunse a Firenze lo scultore francese Frédéric Auguste Bartholdi, che probabilmente vide e apprezzò il bozzetto del collega viterbese, tanto da prenderne ben più di uno spunto per la forma da dare a quella che sarebbe divenuta la Statua della Libertà, inaugurata tre anni dopo quella di Fedi. La mastodontica Libertà di Bartholdi veste una tunica come la più piccola Poesia di Fedi, ha una corona di sette (invece che otto) raggi in testa, reca nella mano sinistra un libro con su scritta la data dell’indipendenza americana (4 luglio 1776) e nella mano destra, levata in alto, la fiaccola della libertà. Fin qui, come detto, sono informazioni note a molti. Pochi però sanno che Pio Fedi aveva ideato quella che potremmo definire una Statua della Libertà viterbese, che non vide mai la luce. Nel 1876, infatti, il Comune di Viterbo commissionò al già famoso scultore la realizzazione di un monu-

mento per ricordare i patrioti della provincia caduti nelle guerre risorgimentali e l’annessione al Regno d’Italia, avvenuta nel 1870. L’artista accettò la proposta proveniente dalla città natale, offrendo gratuitamente la propria manodopera e chiedendo che gli venisse rimborsato soltanto il costo del materiale necessario.

I

l bozzetto conservato alla Biblioteca degli Ardenti e le cronache dell’epoca delineano una scultura alta nove metri: sulla base sono incisi otto leoni e i nomi dei cittadini morti per l’indipendenza; al di sopra si staglia un ottagono sormontato dalla statua di una donna con drappeggio e mantello, la testa cinta da un elmo, il braccio sinistro lungo il fianco e il braccio destro sollevato, in entrambe le mani le catene spezzate della schiavitù. L’emblema dell’indipendenza e della libertà che sarebbe dovuto sorgere a Viterbo, insomma, era una variazione sul tema della Libertà della Poesia, che Fedi stava edificando in quel periodo, dedicata anch’essa, come si è detto, a un uomo di sentimenti patriottici. Sono quindi palesi le somiglianze con la Statua della Libertà di Bartholdi. Tra l’altro il monumento viterbese venne inaugurato prima degli altri due: il pomeriggio del 7 maggio del 1876, in DECARTA GENNAIO 2015


A sinistra, il bozzetto del monumento ai caduti conservato alla Biblioteca degli Ardenti; sopra, la “Libertà della Poesia” in Santa Croce a Firenze (nel tondo, un particolare) e, di lato, il “Ratto di Polissena”, l’opera più importante di Pio Fedi, collocata nella Loggia dei Lanzi in piazza della Signoria, unica opera moderna tra capolavori classici e rinascimentali.

piazza del Plebiscito, luogo in cui si sarebbe dovuto collocare, alla presenza di Giuseppe Garibaldi che era in visita nella Tuscia. A essere svelato, però, fu soltanto un disegno a grandezza naturale su cartone. Ne scrisse lo storico e professore viterbese Bruno Barbini in un articolo dedicato al rapporto tra Fedi e la città (Pio Fedi e Viterbo, «Biblioteca e Società», inserto 17, 1993, pp. 8-16), in cui non era comunque rilevata la relazione tra il cenotafio di Niccolini, il progetto della statua da erigere a Viterbo e l’opera di Bartholdi. Le precarie condizioni economiche delle amministrazioni locali e l’impossibilità di giungere a un accordo sulla ripartizione dei contributi (ben prima del

DECARTA GENNAIO 2015

federalismo fiscale, dell’arrivo dell’Euro e della spending review) impedirono che si desse avvio al finanziamento e, quindi, fecero saltare il piano. Fedi, anzi, sarebbe stato costretto ad attendere pazientemente anche per vedersi rimborsate le spese per la pietra utilizzata per l’unica sua opera conservata a Viterbo: i quattro leoni della fontana di piazza delle Erbe, che erano andati a sostituire i rovinati originali seicenteschi di Filippo Caparozzi. In memoria dei viterbesi caduti durante il Risorgimento, invece del monumento, fu apposta la più economica targa che si trova ancora oggi nel giardino di Palazzo dei Priori. Viterbo, senza poterlo prevedere, aveva perso l’occasione di avere la sua piccola Statua della Libertà.

9


nota bene

incontri

Marco Niccolai, il tribale del rock Il chitarrista mancianese ci racconta il presente e il passato della sua carriera. Gabriele Ludovici | gabriele.ludovici@decarta.it

S

eduto su uno dei divanetti posti all’ingresso della Backstage Academy, ascolto la musica – piacevole rock anni ’70 – proveniente dalla sala prove dietro di me. Mancano pochi minuti alla mezzanotte, il buon Finch è seduto alla scrivania e guarda un video sul web dove si vede un bambino batterista dar prova del proprio talento. È stanco, ma ha ancora voglia di ridere ammirato. Poco dopo la musica alle mie spalle si interrompe, sento qualche battuta provenire dalla sala ed entro: il Rossoluna 4tet ha appena finito le prove, il giorno dopo avranno un live e non vedono l’ora di tornare a casa per riposare. Io e Marco Niccolai, il chitarrista del gruppo, ci dirigiamo invece in un locale per fare due chiacchiere sulla sua carriera. Classe 1981, l’esperienza di Marco nel mondo delle sette note è partita da Manciano, e nel corso degli anni ha attraversato, sia in prima persona che come ascoltatore, importanti fasi della storia recente della musica italiana. Allora Marco, quando è iniziata la tua passione per la musica? «Prestissimo, a 6 anni ho iniziato a suonare la chitarra ma dopo la prima lezione… ho smesso, riprendendo a 13 anni! Ho studiato sempre privatamente alla scuola di musica di Manciano, con Luciano Verzieri ed Andrea Olivetta. Le prime esperienze sono state nei gruppetti scolastici, come gli Smile con cui facevamo cover dei Nirvana, Pearl Jam e Soundgarden, o in altre cover band come gli Unplision. Con loro suonavo brani 10

rock anni ’70 di gruppi come i Led Zeppelin e i Deep Purple. Dopo aver fatto parte dei Nemesi per qualche anno mi sono allontanato dalla musica, fino all’incontro con la Tribù Sinestesia nel 2004, con i quali ho suonato fino al 2011. Sono stati otto anni ricchi di live, circa cinquecento, e di partecipazioni ad eventi importanti come le finali di Rock Targato Italia e la trasmissione Roxy Bar condotta da Red Ronnie. Inoltre venne prodotto un demo ed un EP, Hypnotica: il singolo – che fu realizzato assieme a Lubjan, cantante padovana – passò anche in sessanta radio nazionali e vinse il premio della critica di RAI Radio 2. Posso anche raccontare un aneddoto molto bello legato alla Tribù: una volta aprimmo un concerto del grande chitarrista blues Roberto Ciotti, e a distanza di anni lo incontrammo di nuovo. Un suo amico gli chiese se si ricordava di noi: lui rispose con un sorriso Durban’s ed aggiunse che non poteva dimenticarsene, visto il casino assordante che in quell’occasione avevamo messo su! Attualmente sono attivo con altri progetti: suono nei Lordi Balordi, una band demenziale con

un repertorio di canzoni originali. Abbiamo realizzato anche il videoclip di Trialla, un brano che rappresenta la parodia di Granada! Inoltre nel 2013 sono nati i Rossoluna: assieme a Francesca Darida ci siamo già esibiti in una novantina di date in giro per la Toscana, l’Umbria ed il Lazio, proponendo brani rock e disco anni ’70 in chiave acustica. La formazione chitarra e voce si è ampliata recentemente con l’ingresso di Michele Colantuoni al basso ed Enrico Lunetti alla batteria, formando il Rossoluna 4tet: il genere così è leggermente modificato, ma lo scopo è sempre quello di divertire il pubblico e passare serate in allegria.» Quali sono stati gli artisti che hai apprezzato di più? «Per quanto riguarda la chitarra sicuramente Jimi Hendrix, non solo per la tecnica ma anche per la fantasia. Ha aperto il mondo ai chitarristi moderni con i suoi colori, le sue sensazioni e le sue visioni, che possono ricondurre ad un vero e proprio immaginario. Ad esempio Hendrix pretese di suonare in uno studio molto DECARTA GENNAIO 2015


ad un album e quanto potesse toccarti nel profondo. Ogni volta che lo riascolto colgo ancora sfumature nuove che prima non avevo notato: sui Timoria – e su Marco Lodola – ho anche scritto la tesi di laurea, e con la Tribù Sinestesia abbiamo avuto anche la fortuna di poter suonare con i Miura (band che include due ex componenti dei Timoria, Diego Galeri ed Alberto Pellegrini, ndr) all’Officina Belushi. Altro gruppo che ho sempre sostenuto sono i Ritmo Tribale, una band che ti fa sentire come parte di una famiglia e rende l’appartentenza alla tribù una vera scelta di vita. Pochi mesi fa ho scritto un intervento in un libro – Uomini, di Elisa Russo – che esplora l’universo dei Ritmo Tribale e della scena musicale milanese ed italiana degli anni ’90.»

colorato, con degli oblò che rendevano l’idea di trovarsi su una nave, permettendo di fantasticare meglio. Ha permesso a tutti di capire che con una chitarra ed un amplificatore si poteva creare un muro di suono. I miei gusti mi hanno portato ad apprezzare molto anche i Timoria: l’incanto è iniziato tanti anni fa e mi ha dato tantissimo, e non solo a livello musicale. Il loro disco Viaggio senza vento è un vero vademecum, mi ha permesso di capire quanta verità si potesse inserire dentro

DECARTA GENNAIO 2015

Avendo vissuto in prima persona la scena rock italiana a livelli importanti, cosa puoi dirci sulla sua evoluzione? «Nella scena rock italiana c’è stato un periodo spartiacque, tra il 1996 ed il 1998, ovvero gli anni in cui molti gruppi importanti si sono sciolti: parliamo proprio dei Ritmo Tribale, dopo l’addio del cantante Edda, dei Karma ed anche dei Litfiba. L’evento scatenante non è stato la morte di Kurt Cobain, ma il gap generazionale che si è creato tra la scena rock anni degli anni ’90 e la situazione successiva. Solo gli Afterhours hanno superato questo divario, ma hanno dovuto cambiare rotta per approcciarsi alle nuove generazioni… poi per il resto ho visto una scena che non mi è piaciuta, senza gruppi in grado di entrarmi nell’anima. Tra i pochi che stimo posso citare i Modà, e non solo perché il chitarrista Enrico è mio amico: conosco

le loro dinamiche e tutta la gavetta che hanno fatto. Sono musicisti bravissimi ed i loro testi risultano pregevoli. Cito anche la cantante Meg: i 99 Posse non hanno superato il gap di cui parlavo, ma lei ha prodotto dischi bellissimi.» In conclusione, come vedi invece la scena viterbese? «Ci sono molte realtà che mi piacciono, come ad esempio i Neid e i e Shiver, che portano in giro per l’Europa e per il mondo la musica nostrana, e di recente anche i Gorilla Pulp. Apprezzo anche i My Favourite Swing, che hanno trasformato il jazz da genere di nicchia a musica più fruibile anche per ascoltatori con l’orecchio poco allenato, Sara Fochesato e la sua band e gli Psychotrauma. Purtroppo a Viterbo manca la cultura, la curiosità di ascoltare un gruppo che propone musica originale. Alcuni mi fanno arrabbiare quando si lamentano che nessuno li chiama per suonare… in realtà lo spazio bisogna andarselo a cercare! Sinceramente la scena però mi sembra viva, mi auguro che possano andare avanti tutti coloro che fanno pezzi propri: vorrei tornare a farli anche io!»

L

a sera successiva a questa intervista vado ad ascoltare il Rossoluna 4tet dal vivo. Il locale è pieno, in prima fila alcune ragazze mettono ben presto via gli abiti invernali per ballare al ritmo della musica e la band non può far altro che concedere – con grande piacere! – numerosi bis: a fine live la sensazione di divertimento è talmente consistente che si assorbe ad ogni respiro. Cosa può esserci di meglio?

11


acido lattico

incontri

Navigare sulle onde di uno sport adatto a tutte le età Il Club Nautico Capodimonte continua a reclutare nuovi appassionati di vela. Gabriele Ludovici | gabriele.ludovici@decarta.it

N

onostante manchino solo dieci giorni a Natale, il clima che troviamo a Civitavecchia è quasi primaverile. Davanti alla struttura della Lega Navale Italiana i velisti mettono a punto gli ultimi preparativi prima di una nuova uscita in mare: anche i più giovani mostrano grande sicurezza nel manovrare le componenti delle proprie imbarcazioni. Ci troviamo nel cuore delle attività del Club Nautico Capodimonte, un circolo che dal 1969 ha mandato in vela intere generazioni, collezionando anche successi pregevoli dal punto di vista agonistico: basti pensare al titolo di Campione italiano conquistato da Francesco Gerunzi nella classe Flying Dutchman o del titolo di vice-Campione europeo raggiunto da Paolo Scafati nella classe Vaurien. Anche quest’anno facciamo il punto della situazione del club parlandone con Massimo Paccosi, socio da molti anni. Iniziamo con la storia e le attività del Club Nautico Capodimonte. «Il nucleo iniziale era composto da dieci soci ed attualmente, tra allievi ed esperti, gli iscritti sono un centinaio e se contiamo anche la partecipazione delle loro famiglie gli effettivi sono ancor più numerosi. Fin dal 1970 il circolo è affiliato alla Federazione Italiana Vela (FIV) e seguendo le sue direttive svolge attività formative, che includono la scuola di vela. Le imbarcazioni partono dagli Optimist (per i velisti della fascia 8-14 12

anni), passando poi per le Équipe (dai 16 anni) fino alle 420 e 470 degli adulti. Le prime lezioni sono collettive e strutturate dalla FIV: esse mirano ad insegnare le attività di equipaggio, nella prospettiva di introdurre i giovani velisti all’agonistica. Il Club Nautico organizza regate locali e nazionali; nel 2015 sono previste gare della classe Finn locali, della classe Équipe nazionali oltre che regate rivolte alla categoria Optimist. La squadra agonistica è composta da ragazzi che hanno terminato il corso di vela, ma è aperta anche a chi è nella fase di apprendimento nella divisione pre-agonistica: le attività iniziano a Capodimonte, con allenamenti autunnali sul lago, mentre in inverno ci si sposta qui a Civitavecchia presso la Lega Navale Italiana. Tra il Club Nautico e la Lega Navale c’è una collaborazione e mettiamo a disposizione le conoscenze dei rispettivi istruttori per allenare i giovani.» Come reclutate nuove leve per le vostre attività? «Occupandoci anche della promozione, con eventi come “Vela Scuola” organizzati dalla FIV coadiuvata dal Ministero della Pubblica Istruzione. La Provincia di Viterbo ha aderito al progetto, per-

mettendo a centinaia di ragazzi di imparare la teoria a scuola e poi di poter uscire in barca senza spendere nulla. Inoltre, in accordo con l’Associazione Eta Beta abbiamo organizzato regate rivolte ai diversamente abili. Le nostre imbarcazioni, che comprendono nove Optimist e dieci Équipe, sono a disposizione anche dei velisti più esperti che si iscrivono al Circolo Nautico. Oltre all’iscrizione l’unico costo da affrontare è quello della manutenzione, poi dopo gli allenamenti - nei quali vengono illustrate le tattiche di regata - anch’essi possono partecipare alle regate ordinarie secondo il regolamento FIV.» Quali sono gli aspetti positivi che vengono assimilati dai ragazzi che entrano a far parte del mondo della vela? «La vela consente a tutti di stare a contatto con la natura, da soli o in compagnia tra le onde ed il vento. L’apprendimento degli aspetti tecnici permette di conoscere i principi della navigazione, delle tattiche e del corretto modo di regolare la barca. Ma, cosa davvero importante, la vela è uno sport basato sulla lealtà e sul rispetto delle regole. Le regate si svolgono seguendo il regolamento DECARTA GENNAIO 2015


ISAF – utilizzato ai Giochi Olimpici – che impedisce alle imbarcazioni di vincere in base alla forza, bensì rispettando norme che riguardano gli incroci, le precedenze e le andature. A differenza degli altri sport, nella vela nessuna violazione resta impunita: le scorrettezze vengono segnalate dai velisti stessi e sottoposte alle decisioni del giudice di regata. Oltre all’onestà, i ragazzi imparano a fare affidamento sulle proprie forze per gestire da soli il mare e il vento, riuscendo quindi ad acquisire una notevole fiducia in sé stessi. Bisogna anche sfatare il mito che dipinge la vela come uno sport elitario: in realtà per competere a livello amatoriale si possono utilizzare imbarcazioni usate, e le spese di manutenzione sono minime. Non bisogna lasciarsi suggestionare dalle barche dell’America’s Cup: quelle sono frutto delle migliori fabbriDECARTA GENNAIO 2015

che del mondo e sono come macchine da Formula 1! Infine, la vela è uno sport che se si apprezza non si lascia più: molti iniziano da giovani e rimangono attivi anche in età avanzata. Ad esempio, nella classe Finn esiste una categoria over 70 dove gareggiano persino velisti di 80-85 anni!»

A

tal proposito basti pensare che uno dei due atleti che, dopo il cavaliere canadese Ian Miller, vantano il record di partecipazioni ai Giochi Olimpici è proprio un velista: l’austriaco Hubert Raudaschl tra il 1964 ed il 1996 ha infatti gareggiato in ben nove Olimpiadi, conquistando due argenti. Ma potremmo citare anche il danese Paul Elvstrøm, presente in otto edizioni dei Giochi Olimpici e che nelle ultime due partecipazioni (1992 e 1996) ha gareg-

giato assieme alla figlia Trinne. Si tratta dell’unico caso in cui padre e figlia hanno preso parte alle Olimpiadi. La competizione dei cinque cerchi è il massimo dell’aspirazione per un velista. A Rio de Janeiro 2016 troveremo le classi Finn, 49er, 470, Laser e Laser Radial per quanto riguarda le derive e Nacra 17 e RS:X per i catamarani. Ogni quattro anni il comitato mondiale della vela si riunisce per decidere quali classi inserire nelle competizioni in base al numero di velisti che utilizzano le imbarcazioni. Riallacciandoci alla partecipazione olimpica di Elvstrøm e figlia, sottolineiamo come il concetto di famiglia sia molto importante all’interno del Club Nautico: le generazioni si confrontano e nell’interscambio le nuove leve possono apprendere tutti i fondamenti della disciplina. Lo stesso Massimo mi spiega come da ragazzo abbia imparato direttamente dall’esperienza dei velisti più maturi, e di come all’interno del Club si consolidino amicizie che durano nel tempo. Il concetto di collettività permette a tutti di contribuire alla crescita del movimento, e non solo dal punto di vista agonistico. «Il Club Nautico lo definiamo come un circolo – conclude Massimo – perché l’obiettivo è quello di promuovere lo stare insieme legato ad una attività comune. I più giovani hanno l’opportunità di crescere e diventare indipendenti, all’interno di un contesto che coinvolge tutta la famiglia e più generazioni». 13


carta stampata pillole di lettura Claudia Paccosi | claudia.paccosi@decarta.it

Louis: Il caso Eddy Bellegeule

Strout: Olive Kitteridge

“Allora Eddy sei sempre così frocio? Gli altri ridono. Anch’io.”

“Mentre si muoveva appena dentro il suo bel cappotto nero, pensava che dopotutto la vita fosse un dono, che uno dei pregi dell’invecchiare fosse la consapevolezza che molti momenti non erano soltanto momenti, ma doni.”

Édouard Louis è nato Eddy Bellegeule nel 1992 in Francia. Nel 2014 pubblica l’autobiografia della sua infanzia di soprusi, violenza e discriminazione da cui è scappato cambiando vita e nome: Il caso Eddy Belleguele. Già nei primi mesi in Francia vende più di 200.000 copie e subito viene tradotto in altri 20 paesi, tra cui anche l’Italia, dove ottiene un ampio successo di pubblico e critica. Per un autore esordiente e così giovane alla sua opera prima, questo è davvero un successo. Come mai Édouard ha venduto così tanto il suo libro e come mai anche noi dobbiamo leggerlo? È il prodotto della nostra società, totalmente attuale eppure così scioccante. Narra la sua infanzia e adolescenza in un paese industriale della Francia, dove da ragazzo diverso, in crescita verso l’omosessualità, ha subito violenze fisiche e psicologiche non solo dai suoi compagni, ma anche dai suoi stessi genitori. Con questo romanzo, con questa storia documento si comprende realmente la difficoltà di chi ha una sessualità differente nel mondo attuale. Non venti, trenta anni fa, ma oggi e in Europa, in Francia, un paese civilizzato, moderno e dalle idee aperte (sembrerebbe), eppure Eddy ha sofferto e cambiato cognome e dopo alcuni anni ha deciso di raccontare la sua ribellione. Per accorgersi che il mondo non è così moderno e progressista come ce lo mostrano dobbiamo leggere la denuncia di un ragazzo di soli 21 anni, eppure già così maturo e coraggioso.

Nel 2008 Elisabeth Strout vince con Olive Kitteridge il premio Pulitzer, nel 2009 Fazi lo traduce per l’Italia e nel 2010 vince il Premio Bancarella. La Strout riceverà poi ulteriore successo in Italia con I ragazzi Burgess nel 2013. Con questo romanzo in racconti l’autrice americana divide in 13 microstorie gli incontri di Olive, donna ruvida, indipendente e anziana che incede verso la vecchiaia e la morte impaurendosi ogni giorno di più e incrociando i dolorosi e avvilenti rapporti della sua vita. Attraverso la presenza della protagonista, fissa in ogni racconto, anche se a volte in disparte, conosciamo i dolori e le depressioni degli abitanti di Crosby, piccolo luogo senza importanza nel Maine, dove però le tragedie della vita si ripropongono attraverso tradimenti, delusioni e gesti avventati. Olive è un’insegnante in pensione che regge i fili delle vite di tanti fragili personaggi; intanto legge la sua realtà come specchio del mondo e con grande intelligenza critica affronta lo scorrere del tempo che agisce non solo sul suo corpo ogni giorno più cadente e grasso, ma anche sulle vite degli altri, che con uno sguardo indagatore e giudicante lei osserva. Nel 2014 HBO ne ha prodotto una miniserie televisiva diretta da Lisa Cholodenko. L’attrice protagonista è Frances McDormand, fra gli altri interpreti anche Bill Murray. Indubbiamente ben scritto, forse un po’ troppo avvilente, ma in fondo nel leggere non si può sempre sorridere.

Édouard Louis

Elisabeth Strout

Il caso Eddy Belleguele

Olive Kitteridge

Tit. originale: En finir avec Eddy Belleguele Traduzione di Alberto Cristofori Bompiani, 2014 - pp. 169 - € 16,00 ISBN 978-8845277290

Titolo originale: Olive Kitteridge Traduzione di Silvia Castoldi Fazi, 2009 - pp. 383 - € 18,50 ISBN 978-8864110332

Il Morandini 2015: Dizionario dei film e delle serie televisive “Riflessione sul nostro vivere contemporaneo, sui valori che vengono trasmessi, sulla fascinazione dell’apparenza. Alice racconta la storia con una sensibilità poetica che rende il film molto personale. Una meraviglia, vera, la presenza della Bellucci conduttrice di un programma televisivo.” Scheda di Le meraviglie di Alice Rohrwacher Quest’anno la copertina del Morandini 2015 è Le meraviglie di Alice Rohrwacher, premio speciale della giuria di Cannes 2014. Nella presentazione al massiccio volume gli autori si dimostrano entusiasti rispetto al contemporaneo cinema italiano, menzionando oltre a questo successo anche la vittoria agli Oscar di Sorrentino con La grande bellezza. Strano sentire qualcosa di positivo legato al nostro paese, vero? Eppure un tempo il nostro cinema era proprio una grande bellezza, basti citare Fellini, Rossellini, Visconti e Pasolini. Eravamo bravi, sì. Ecco per quale motivo comprare un dizionario del cinema. All’interno oltre 16.000 film usciti sul mercato italiano dal 1902 all’estate 2014, in più una sezione per le serie televisive, che ormai piacciono a tutti, e una di cortometraggi. Per scoprire che la bellezza della settima arte ha profonde radici anche nel nostro paese, dove oggi purtroppo troppo spesso troviamo cinepanettoni in ogni stagione dell'anno, ma un tempo producevamo Anna Magnani, Alberto Sordi, Vittorio De Sica e l’affascinante neorealismo in bianco e nero che nessuno era in grado di imitarci.

14

Il Morandini Dizionario dei film e delle serie televisive di Laura, Luisa e Morando Morandini Zanichelli, 2014 - pp. 2080 - € 31,90 ISBN 978-8808835246

DECARTA GENNAIO 2015


tendenze

icons

Made in China con criterio Martina Perelli | martina.perelli@decarta.it

C

ari miei tutti, che io non sia una risparmiatrice è ormai chiaro ai più, eppure conservo quel piglio da attento compratore che mi permette di acquistare più di quanto ci si aspetterebbe. Ecco, le occasioni esistono, e se si spulcia bene possono essere davvero interessanti. Sempre a quei più, è anche chiaro che ami lo shopping online e oggi voglio parlarvi di una nuova frontiera da scoprire: lo shopping da siti cinesi. Che all’atto pratico tutto e dico tutto quello che indossiamo (sempre se si fa riferimento ai brand di massa) venga prodotto oltreoceano è più che noto. I capi sono confezionati in Cina, trasportati qui, e poi basta che la fase finale (che in genere consiste nell’attaccare un’etichetta e nulla più) abbia luogo in Italia per decantare gli stessi come made in Italy. Ecco, forse perché mi sento un po’ truffata da questo espediente, ho deciso di guardare in faccia la realtà e comprare direttamente dai siti cinesi. E che diamine! Se anche voi avete interesse a sperimentare, sappiate che, coi dovuti accorgimenti, è possibile risparmiare anche di molto e possedere quello stesso identico abito che la nostra amica ha comprato a caro prezzo e che, ops, inevitabilmente riporta la targa made in China. Parlare di accorgimenti è tuttavia doveroso, se non volete incorrere in spiacevoli sorprese e ritrovarvi con un cappotto

DECARTA GENNAIO 2015

che, invece di essere di una delicata tonalità cammello, i cammelli ce li ha stampati sopra a colori fluo. Primo tra tutti il problema è linguistico: questi siti sono facili da trovare quanto difficili da demistificare! Immagino le traduzioni cinese-qualsiasi altra lingua siano fatte con programmi automatici e, spesso e volentieri, il risultato è qualcosa di incomprensibile. Non scoraggiatevi: pazienza alla mano, si tratta di cliccare e provare più o meno tutte le categorie di prodotti e nel giro di poco tempo sarete in grado di memorizzare i contenuti e capire che “zattere delle donne” non sono altro che sandali con tacco. Ho comunque un espediente per voi: che piaccia o meno ai campanilisti linguistici della situazione, la lingua internazionale per eccellenza è l’inglese. Non provate a digitare sull’indice di ricerca “stivaletto sportivo senza tacco”, digitate piuttosto “biker boots” e vedrete che i risultati sperati verranno fuori.

A

ltro grande grandissimo errore da non fare? Affidarsi alla logica del “se la mia taglia è la S anche la mia taglia cinese è la S”. No, tremendo errore, giammai! L’altezza media di una donna italiana è di 162 cm, quella di una donna cinese di 156,3 e qualcosa vorrà pur dire! Ahimé in questo errore sono caduta anche io, e la mia gonna cinese taglia S non entrerebbe neanche a Ciccio-

bello. C’è di buono che molti rivenditori cinesi hanno ormai capito che sbagliare in questo senso è facile e da qualche tempo tendono ad apporre accanto all’abito proposto una tabella di conversione delle taglie. Il compratore è invitato a prendere le misure del proprio corpo e scegliere la taglia più adatta. Non sentitevi male se passerete da una S a una L o, peggio, se non vi sarà possibile fare l’acquisto perché le vostre forme non sono adatte a quegli abiti. Io ho deciso che sono loro ad essere piccoli, non io ad essere “troppa”. (Autoconvinzione mode-on). E infine, ultimo ma non ultimo accorgimento, guardate sempre il feedback del venditore. Il feedback è quello strumento magico che ci permette di vedere le opinioni di coloro che hanno acquistato prima di noi, il commento è imparziale e in genere può essere lasciato in forma anonima. Se il feedback è basso (gli utenti hanno valutato il venditore impreciso, ritardatario nella consegna, propinatore di merce scadente) scappate lontano perché la sola con la “o” aperta è non dico assicurata, ma assai probabile. Detto ciò, date pure il via ai vostri acquisti. Potrete trovare davvero di tutto, basta saper cercare. Poi un giorno vi racconterò di quando cercando un rossetto indelebile uscirono fuori “creme” che ancora devo ben capire dove andassero applicate, ma questa è un’altra storia. 15


paradoxa

storia

Dai primi sorprendenti risultati al veto del presidente Nixon. Manuel Gabrielli | manuel.gabrielli@decarta.it

I

l giorno 19 aprile 1943 il chimico della Sandoz, Albert Hofmann, autosperimenta per la prima volta su se stesso gli effetti della dietilamide dell’acido lisergico in seguito diventata famosa come LSD. Ignaro degli effetti, sarà protagonista di ciò che oggi è ricordato come “giorno della bicicletta”. Pochi anni più tardi lo psichiatra inglese Humphry Osmond rese celebre i suoi sperimenti con la mescalina, una sostanza appartenente alle fenetilammine nota per essere il principio attivo del famoso Peyote (Lopophora Williamsii) e di altri cactus. Fu lo stesso Osmond a coniare il termine “psichedelico”, neologismo nato dalle due parole greche ψυχή (psyché, anima) e δήλος (dêlos, manifestare), utilizzato per identificare tutte quelle sostanze dagli spiccati effetti psicoattivi e nella maggior parte dei casi allucinogeni. Il primo a rendere celebre alle masse questo genere di sostanze fu senza ombra di dubbio il celebre scrittore Aldous Huxley con il suo libro Le porte 16

della percezione. Il titolo è liberamente tratto da una citazione di William Blake: “Se le porte della percezione fossero sgombrate, ogni cosa apparirebbe com’è, infinita”. Il successo fu così tanto che quando Jim Morrison e Ray Manzarek si incontrarono nel 1965, scelsero di chiamare il loro gruppo The Doors (Le Porte). È importante però specificare che Huxley sperimentò la mescalina sotto la supervisione del già citato dr. Osmond, quindi all’interno di un contesto che potremmo definire di ricerca. Il secondo ad impegnarsi nella promozione dell’uso di sostanze psichedeliche fu Timothy Leary, dottore in psicologia e insegnante presso l’università di Harvard dal 1959 al 1963. Quest’ultimo sperimentò la sua prima esperienza psichedelica in Messico, presso alcuni nativi americani che facevano uso di funghi allucinogeni.Tornato ad Harvard diede vita insieme a Richard Alpert (conosciuto con lo pseudonimo Ram Dass) ad una serie di esperimenti con la psilocibina, principio attivo dei funghetti; a questi esperimenti, tanto per la cronaca, prese parte come volontario anche Allen Ginsberg, noto esponente della Beat Generation. Leary e Alpert vennero licenziati nel 1963, il primo perché sembra avesse smesso di tenere regolarmente le lezioni, il secondo perché venne scoperto a dare psilocibina ad uno studente. Poco importa ciò che accadde ad Harvard, perché Leary da lì a poco sarebbe diventato padrino della controcultura e in generale del movimento psichedelico che travolse l’occidente del mondo. Il seguito della storia di Leary non ci interessa o perlomeno non è utile

ai fini di questo articolo, infatti bisognerebbe solo parlare di problemi legali ed in generale tentare di capire quanto sia stata positiva o negativa l’influenza sull’umanità di questo personaggio sui generis.

N

onostante con l’LSD fossero stati condotti molti studi dai risultati soddisfacenti, il governo degli Stati Uniti ad un certo punto decise di dichiararlo illegale. A niente valsero gli sforzi del senatore Robert Kennedy che più e più volte tentò di far riflettere sul potenziale terapeutico della sostanza, alla fine vinse la paura e il disprezzo nei confronti del movimento hippie e del suo uso sconsiderato ed edonistico degli psichedelici, quindi il 6 ottobre 1966 la California divenne il primo stato a criminalizzare l’uso di LSD. Quattro anni più tardi, sotto il governo Nixon, presidente che non a caso definì Leary “l’uomo più pericoloso del mondo”, venne emanato il Controlled Substance Act, una legge ancora oggi vigente negli Stati Uniti e poi presa come esempio nel resto del mondo, che prevede la divisione delle sostanze in 5 tabelle in ordine di rischio potenziale. La prima tabella contiene le sostanze prive di utilità terapeutica, dall’eroina alla Cannabis per poi passare a tutti gli psichedelici più noti: mdma, dimetiltriptamina, mescalina, lsd, psilocibina e altri. Nel 1971 venne istituita la DEA Drug Enforcement Administration, una forza armata federale che in collaborazione con l’FBI si occupa di contrastare il traffico di sostanze illegali. Dal 1971 la “guerra alla droga” di Nixon ha ufficialmente inizio e di conseguenza sembra trovare la fine qualsiasi ricerca riguardante le sostanze psichedeliche.

DECARTA GENNAIO 2015


paradoxa

molecole

DMT, la molecola dello spirito Quando la Natura ci rivela il potenziale nascosto della nostra mente. Manuel Gabrielli | manuel.gabrielli@decarta.it

l termine triptamina può essere usato per indicare una famiglia di sostanze della quale fanno parte molti composti chimici: amminoacidi, ormoni e neurotrasmettitori presenti nell’organismo umano e in quello di altri animali. La triptamina più nota è il neurotrasmettitore serotonina a cui segue l’ormone melatonina. Altre triptamine sono il triptofano (un aminoacido essenziale: il corpo non lo sintetizza ma è importantissimo in quanto precursore della serotonina), la psilocina contenuta nei funghi allucinogeni, e la protagonista di questo articolo: la DMT. La DMT o dimetiltriptamina, oltre ad essere presente nell’uomo e negli animali, è contenuta in molte piante delle Americhe (in Amazzonia sono numerose le tribù che usano piante contenenti DMT a scopo rituale, principalmente inalando polveri oppure bevendo decotti come l’Ayahuasca o lo Jurema) e in alcune piante insospettabili come la Phragmites Australis (i giunchi che si trovano nei laghi e nelle paludi dell’Eurasia).

I

Il ruolo della DMT nel nostro cervello e la biosintesi, ovvero il modo in cui viene prodotta dal nostro organismo, è ancora al vaglio di ipotesi. Sicurissimo invece è il suo stato legale: la DMT, in quanto allucinogena, è una molecola della quale è vietato sia il possesso che l’estrazione ma se non altro invece è consentita la coltivazione di tutte le bellissime piante che la contengono. L’argomento DMT è lungo e complicato e per questa ragione non pretendo di affrontarlo nelle circa 4.000 battute qui disponibili. È importante però che abbiate letto la pagina precedente a questa, per capire perlomeno su cosa si è basato e da quale intricata situazione legale è partito l’importante DECARTA GENNAIO 2015

studio condotto dalla persona che vorrei introdurre: Rick Strassman, autore del libro DMT – La molecola dello spirito all’interno del quale troverete tutte le informazioni principali e un collegamento alla bibliografia scientifica principale riguardante il tema (il libro è edito in Italia da Edizioni Spazio Interiore – ISBN 978-88-97864-32-5). Rick Strassman è un biologo e medico psichiatra statunitense, nato nel 1952 a Los Angeles, California. Nel 1973 si è laureato in Biologia presso la Stanford University, nel 1977 in Medicina all’Albert Einstein College di New York e ha proseguito la specializzazione presso la University of California dove ha ricevuto anche il Sandoz Award nel 1981. A questo percorso di studi ineccepibile è seguita una carriera altrettanto invidiabile. Nel 1984 ha documentato per la prima volta, insieme al suo gruppo di ricerca, il ruolo dell’ormone melatonina, prodotto negli esseri umani dalla ghiandola pineale.

A

ffascinato dal ruolo di questa ghiandola enigmatica (parliamo pur sempre di quella che per Cartesio era la sede dell’anima) è andato alla ricerca di un composto chimico dagli effetti psicoattivi che venisse prodotto al suo interno, trovando nella DMT un candidato ideale. A dimostrazione della bontà di questa intuizione, per quanto ancora non sia stata dimostrato un processo di sintesi all’interno della ghiandola, più le ricerche vanno avanti maggiori sono i collegamenti tra la pineale e la molecola dello spirito. Il dr. Strassman si è quindi inoltrato nel 1988 tra le difficoltà legali di riaprire la sperimentazione di psichedelici sugli umani in ambito di ricerca, riuscendo dopo due anni di sforzi ad ottenere ciò che voleva e mettendo d’accordo la DEA - Drug Enforcement Administration, la Food and Drug Administration, l’Università del New Mexico e addirittura ottenendo un finanziamento dalla NIDA - National Institute on Drug Abuse, un miracolo se consideriamo la violenza con sui si era chiusa la faccenda negli anni ’70. Nel 1990 la ricerca di Strassman sulla DMT ebbe finalmente inizio, facendo affiorare un cosmo interiore ancora totalmente sconosciuto, fatto di esperienze di pre-morte, incontri con “alieni”, separazioni mente-corpo ed esperienze di puro misticismo. Come potrete leggere nel libro, lo studio presso l’Università del New Mexico è stato interrotto per volontà dello stesso ideatore e la ricerca attualmente continua attraverso la Cottonwood Research Foundation di cui Strassman è presidente.

17


jazzup

hashtag

JazzUp incontra il Teatro Patologico di Dario D’Ambrosi “Medea” di Euripide, la suggestiva musicalità del greco antico per curare la malattia mentale. che non accetta di essere messa da parte dall’uomo al quale ha dato tutto, e per questo tutto si riprende quando viene ripudiata, compresi i figli che immola per punire Giasone nel più crudele dei modi. Medea è una semidea e il suo gesto ha un valore catartico.»

«Vi aspetto stasera allo spettacolo “Medea” di Euripide… Almerica.»

I

nizia così, con l’invito di una cara amica, l’esperienza romana del JazzUp al Teatro Patologico di Dario D’Ambrosi, artista d’avanguardia, attore nell’indimenticabile Canton di Romanzo criminale ed interprete ne La passione di Cristo di Mel Gibson, con all’attivo interpretazioni a fianco di artisti quali Anthony Hopkins, Jessica Lange, Sergio Castellitto, Dario Fo, e attualmente tra i pochi registi italiani di teatro presenti sulla scena internazionale. Un semplice invito che nasconde, alla luce di quanto poi emozionalmente condiviso con il pubblico durante la rappresentazione, dimensioni artistiche ed umane inimmaginabili. L’ adattamento di D’Ambrosi della tragedia di Euripide ha il sapore buono della semplicità e dell’innovazione, riuscendo a trasmettere allo spettatore una

forte interazione, che si sprigiona tra tutti i protagonisti coinvolti in questo capolavoro, scritto da colui che è considerato, insieme ad Eschilo e Sofocle, uno dei maggiori poeti tragici greci. Vincitore del prestigioso Wilton’s Price dal Wilton’s Music Hall di Londra (il più antico teatro del mondo), e dopo aver raccolto successi internazionali a New York, in Brasile ed in Giappone, lo spettacolo vive della partecipazione della scuola di formazione teatrale La Magia del Teatro per ragazzi diversamente abili, e di attori professionisti del calibro di Almerica Schiavo (Medea) e Mauro F. Cardinali (Giasone). Troviamo la protagonista sorridente prima dello spettacolo, e le chiediamo una lettura del suo ruolo in questa commedia che ha recentemente emozionato e travolto anche il pubblico anglosassone: «Medea è considerata la prima femminista della storia del teatro. È una donna

Il tuo è il ruolo di colei che esprime i concetti di vita e di morte nella rilevazione di una realtà terribile e sanguinaria: trovi delle affinità sulla contemporaneità di questo personaggio? «Sì certo, ci dovrebbe far riflettere sulle conseguenze delle nostre azioni – risponde l’attrice. – Oggi ci sono troppe donne e anche uomini-Medea! Posso solo dire che ci devono essere tanta solitudine e disperazione per arrivare a questo buio dell’anima. La tragedia ha proprio la funzione di portare alla luce le pulsioni più oscure, così da illuminarci, aiutarci a trovare un sentiero per uscire dal caos delle passioni divoranti. Questo spettacolo è un corpo vivo che respira nel respiro di tutti i partecipanti, attori e spettatori. Non si può rimanere indifferenti. Si entra in una pulsazione vitale in cui tutti ci sentiamo coinvolti.» L’attrice salernitana, che ha lavorato con registi di fama come Peter Stein, Luca Ronconi, Thierry Salmon, Glauco Mauri, ci ha letteralmente incantato nella interpretazione di un ruolo che riesce a sprigionare in tutta la sua drammaticità. Nel foyer incontriamo anche Dario D’Ambrosi, il regista ed interprete (Creonte) nonché il fondatore di questo affascinante agorà culturale che è il Teatro Patologico, insignito quest’anno dal sindaco Marino, in nome di tutta la cittadinanza romana, del premio La Lupa Capitolina. Subito approfittiamo per

Seguici su www.jazzupchannel.it 18

DECARTA GENNAIO 2015


chiedere un’impressione sul grande livello attribuito a questo suo adattamento che, come ha scritto anche Franco Cordelli sul Corriere della Sera, è considerato “una rilevazione dell’eccellenza del teatro italiano”: «Gli spettacoli del Teatro Patologico indagano sugli stati di malattia mentale intuendone la parte vitale, artistica e creativa con l’intento di rendere “dignità al matto” – ci dice Dario – ed è stata grande la mia soddisfazione nel ricevere questi importanti riconoscimenti, premiando l'impegno di oltre trent’anni di duro lavoro. Si è trattato di una personale ricerca sulla follia, nello sviluppo di trasposizioni teatrali, le stesse che, come in questo caso, vengono poi messe in scena e positivamente accolte dal pubblico e dalla critica italiana ed internazionale.» Giusto il tempo per ringraziarlo e lo lasciamo al palco. Inizia lo spettacolo: la scena vibra, si scalda, le parole vengono pronunciate ritmicamente dalla musica e dalle percussioni dal vivo. Gli attori si esprimono con frasi recitate in greco antico, in modo da accentuare l’intensità emozionale dello spettatore. La musica cessa. Il silenzio parla. Parlano gli attori: le loro parole, recitate in italiano, sottolineano la carica di suggestioni ed emozioni presenti negli intensi monologhi e nei rapidi scambi di battute. Il centro dello spettacolo diventa così l’equilibrio tra il corpo e il linguaggio, un ampio campo visivo dove le figure degli attori sembrano vagare aleatorie sui drappi di tela bianca disseminati ovunque e squarciati dai movimenti della protagonista, che traccia su di essi segni rosso sangue. La regia luci è essenziale quanto efficace, i quadri scenici si compongono armonicamente, cadenzati sapientemente dalle musiche originali del giovane com-

DECARTA GENNAIO 2015

positore Francesco Santalucia alle quali si susseguono le performance del coro. Rare volte la musica riesce così efficacemente a sostenere il rapporto tra il corpo e il linguaggio e a comunicare l’essenza stessa della tragedia. L’adattamento di D’Ambrosi ricalca la sua ricerca di descrivere questa sua follia dignitosa, in realtà tutto si sviluppa in tal senso, ed è forse questo l’elemento più importante, che va visto a conclusione di un intenso percorso teatrale. Un grande impegno sostenuto dal team del Teatro, che è riuscito a coinvolgere circa cinquanta ragazzi disabili psichici e fisici di tutte le zone di Roma. La scena vive di questa presenza, insolita quanto inaspettatamente coinvol-

gente, che conduce lo spettatore a farsi trasportare costantemente in forti sollecitazioni emozionali. Curare la malattia mentale con lo spettacolo, è allora questa la vera scommessa che lancia il Teatro Patologico. Un lavoro di sperimentazione non una terapia, per accrescere le possibilità di esprimersi, in veste artistica ed emotiva, in un luogo di aggregazione e di formazione entusiasmante, in cui giocare e divertirsi sul serio, e in cui i ragazzi disabili hanno potuto sentirsi ed essere finalmente protagonisti. Scommessa che nel caso di Medea sembra ampiamente vinta! Ad maiora Dario! Il team JazzUp

La direzione artistica del Teatro Patologico è curata dal suo fondatore Dario D’Ambrosi, autore, regista e attore. Trasferitosi giovanissimo a New York negli anni ’70 incontra Ellen Stewart, fondatrice del “Cafè La Mama”, dove esordisce con il monologo Tutti non ci sono, rimasto allora in cartellone per mesi. Qui avrà occasione di incontrare i mostri sacri dell’avanguardia e artisti come Robert De Niro, Andy Wharol, Lou Reed, Pina Baush. Tutti non ci sono, La trota, I giorni di Antonio, Il ronzio delle mosche, Allucinazioni da psicofarmaci, Cose da pazzi, Il principe della follia, Il nulla, Frustaazioni, Un regno per il mio cavallo (tratto dal Riccardo III di Shakespare) sono alcuni titoli degli spettacoli più significativi di Dario D’Ambrosi, rappresentati nelle maggiori città italiane, negli Stati Uniti a New York, Boston, Chicago, Cleveland, Los Angeles, Detroit e, in Europa, a Barcellona, Amsterdam, Monaco. Tetaro Patologico - Via Cassia, 472 - Roma - Tel. 06 33434087 E-mail: teatropatologico@gmail.com - Facebook: teatro patologico

19


ospiti

racconti

Sera d’inverno Rachele Samperi

«Sembra che stia per nevicare.» La moglie dell’ingegnere alzò la fronte dal finestrino. «Mi dispiace. So che odi la neve.» «La neve piace solo ai bambini.» A lei piaceva. Alla moglie dell’ingegnere piacevano le stagioni, l’odore del bacon, la neve, i petali dei lilium che le coloravano le dita i lunedì mattina, quando l’ingegnere andava a lavoro e la lasciava nella sua casa immacolata. Lei che di immacolato non aveva neanche i pensieri. Cosa avrà trovato in lei? Nulla. E infatti di nulla era fatto il loro matrimonio. Un nulla discreto, color panna, perché il bianco non va più di moda e si sporca troppo facilmente. Si era sposata giovane. Aveva due figli grassi che adorava. Una casa bellissima. Un marito impegnato. Il corpo un po’ appesantito dalla ricchezza. E l’anima sfondata. L’ingegnere era annoiato. I bambini dormivano sul sedile posteriore. Lei stava per piangere. Premette la mano sulla maniglia della macchina. E saltò giù. Vagò un po’ nelle strade deserte e congelate. La gente era in casa per le feste. Le luci mandavano bagliori sospesi nell’aria. Frammenti di caminetto e polvere. «Hai una sigaretta?» Un ragazzo smunto la guardava tra gli occhi chimici e l’autocommiserazione. «Io non fumo.» «Merda.» «Non ce l’hai una famiglia dove andare?» «Ma mi hai visto?» «Scusa.» Lui fece un mezzo sorriso. «Mi faccio di ero.» Io di distrazioni. «Ti accompagno?» Chiese il ragazzo. «Ma io non sto andando da nessuna parte.» «Fa lo stesso, io non ho nessuna parte dove rimanere.» Il ragazzo le parlava dell’inverno, della musica, dei libri dell’università che gli mettevano tristezza. Lei lo ascoltava imbarazzata, la sua mente si era leggermente imborghesita; continuava a trattenersi dal dire «Ma questo non si fa!» le faceva tenerezza quel ragazzo, che non aveva nulla da raccontare e andava a farlo con una sconosciuta. Vestita per la cena dalla suocera. La sera di Natale. Camminavano lungo la strada e parlavano e lei si sentiva impantanata. Lui voleva sapere dei regali di Natale. Gli sarebbe

20

piaciuto farne. Ha detto proprio così: vorrei tanto fare dei regali di Natale. la cosa la commosse. Passarono di fronte alla fermata dell’autobus che dava verso la stazione. Una donna rinchiusa in una giacca a vento se ne stava in piedi appena fuori il tettuccio. Il respiro le si congelava intorno e rendeva il suo volto evanescente. Aveva gli occhi puntati sulla strada e una manica sollevata che mostrava un polso bianco e un orologio. Aspettava. Ah, le attese. Avrebbe atteso con lei tutta la notte. Con tutta la disillusione dell’attesa. Con tutta l’incarnazione del tempo che l’attesa richiede. Superarono la donna con l’orologio e presero una salitella. «Tu hai mai visto il mare?» «Il mare? Sono andata in vacanza per anni alle isole Canarie» «Io l’ho visto solo una volta. In estate. Mi piace il mare. Secondo me è la voce di Dio.» «Sei credente?» «Devo.» Il ragazzo dagli occhi chimici si chinò e le indicò un gattone che se ne stava acciambellato accanto ad una macchina: “il gatto lecca raggi di Luna credendo che siano latte” e la fissò. Le venne un’immensa voglia di abbracciarlo e di piangere sulla sua spalla fragile. Voleva salvargli la vita. Voleva essere salvata. Voleva accarezzare il gatto e sentirgli fare le fusa. «Tu sei bella, signora. Tu mi ricordi il mare.» «Che significa?» Rise e poi esclamò: «Non avrò altro Dio all’infuori di te.» E non disse più niente. Lei pensava alle onde. Lui rideva. Il gatto li guardava con occhi incendiari. «Dovresti vedere il mare d’inverno, ha i colori di un acquerello sai?» «Mi ci porti?» Chiese lui. «Sì. Andiamoci subito. Andiamoci sempre.» E si avviarono verso il mare, che parlava come Dio. E come lei. E che d’inverno è più bello. O forse no. Perché il mare ha un colore magnifico per ogni stagione e a lei piacevano tutte. La moglie dell’ingegnere sospirò. «Dici che a tua mamma piacerà il regalo?» «Le piacerà.» Rispose l’ingegnere. «Sveglia i bambini, stiamo per arrivare.» Si voltò. Guardò fuori. Il primo timido, incerto fiocco di neve cadde danzando sul finestrino. E subito si sciolse.

DECARTA GENNAIO 2015


A

P O R TATA

DI

MANO

-

W W W. D E C A R TA . I T

FR

VITERBO

foto © Sabrina Manfredi | sguar(di)versi

EE



www.decarta.it/upsidedown

MAGO SCIAMANO PAPA LEGBA (Via Marini, 2 - 339 3003957 - 335 6143365)

Mago Sciamano Papa Legba Via Marini, 2

servizi

Sciamanesimo, in antropologia culturale, è un termine che indica l’insieme delle credenze ed il modo di vivere e di vedere il mondo, di società animiste non alfabetizzate, imperniato intorno ad una particolare figura di guaritore-saggio ed alla sua attività magico-religiosa: lo sciamano. Lo sciamanesimo si riferisce a una vasta gamma di credenze e pratiche tradizionali che comprende la capacità di diagnosticare e curare malattie, nonché tutti i possibili problemi della comunità e del singolo, dal come procurarsi il cibo al come sbarazzarsi dei nemici. Ciò attraverso l’asserita capacità dello sciamano di “viaggiare” in stato di trance nel mondo degli spiriti e di utilizzare i loro poteri. È questa la principare caratteristica dello sciamano che lo contraddistingue da altre forme di guaritore.Secondo svariati dizionari etimologici, la parola sciamano (per la prima volta attestata nel 1698) sarebbe entrata nell’italiano dall’inglese shaman, questo (attraverso lingue slave e germaniche) dal tunguso sanab, a sua volta dal pali samana, derivano dal sanscrito sramana che significa “monaco”. Da notare la radice indoeuropea sa– legata al verbo “sapere”. Il maestro è aiutato dalla sua allieva oxum Maria Luisa che è una entità spirituale, cartomante e sensitiva.

informazione pubblicitaria

upside down

Cesarini Costruzioni è una impresa edile a conduzione familiare operante in Viterbo da quasi 50 anni. La presentazione la fanno le stesse opere realizzate in questo lasso di tempo, una su tutte la facciata dell’ex tribunale di Viterbo sito in piazza Fontana Grande, ancora in perfetto stato nonostante siano passati 25 anni dall’ultimo restauro effettuato nel 1989. Lo slogan “l’unica soluzione per la tua casa” trova il suo significato nella completezza dell’offerta, infatti, che si tratti di un restauro o di una costruzione da zero, grazie all’utilizzo di moderne attrezzature e di nuove tecnologie, all’impegno di manodopera esperta e qualificata e alla collaborazione con aziende specializzate nel settore elettrico, della termoidraulica, della falegnameria ed impianti a verde, Cesarini riesce a realizzare opere curate nei minimi particolari offrendo un servizio completo di tutto. Vi rimandiamo poi al sito www.cesarini.eu per ulteriori dettagli sui servizi offerti. Oltre alla normale attività di costruzione e restauro la ditta Cesarini, nelle persone di Contaldo e del figlio Andrea, è un marchio noto a Viterbo in quanto è stata impegnata come ditta costruttrice della macchina di Santa Rosa per ben 15 anni.

casa

CESARINI COSTRUZIONI (Strada Montarone, 2 - 348 3677481)

Cesarini costruzioni e ristrutturazioni Strada Montarone, 2

BLITZ (Via della Sapienza, 1 - 0761 309133)

intrattenimento

Il Blitz Caffè con i suoi 13 anni di attività ininterrotta, di cui 8 con la corrente gestione, è definibile un’istituzione tra i locali cittadini. Aperto fin dalle 7 di mattina offre colazioni, pranzi e dalle 19 in poi un ricco aperitivo/buffet. Il suo bancone a 360° è inoltre luogo affermato della movida viterbese e punto di riferimento per ciò che riguarda la preparazione di cocktail. Il mercoledì sera ed il fine settimana sono dedicati alla musica con numerose esibizioni live. Vengono poi ospitate periodicamente mostre fotografiche e pittoriche in continuo cambiamento.

Non dimenticatevi il 28 gennaio il compleanno del Blitz: musica dal vivo e inaugurazione di una nuova mostra. Blitz Caffè

Per ulteriori informazioni e altri eventi: www.facebook.com/blitzarte.eventi

Via della Sapienza, 1

DECARTA GENNAIO 2015

III


a tavola

informazione pubblicitaria

upside down

Il polpo innamorato I migliori prodotti dal lago e dal mare. M.G.

a ristopescheria Il polpo innamorato, anche nota come “da Otello”, è un’attività che è nata all’Ellera nel 1975 e qui rimane ancora oggi, anche se in un locale diverso, sito a largo S. Bernardino da Siena, 37. Qui è possibile comprare pesce fresco sia di lago che di mare, con approvvigionamento per quanto riguarda quest’ultimo da Porto Ercole, San Benedetto del Tronto, Civitavecchia e Porto Santo Stefano con particolare attenzione più alla qualità che alla quantità. La particolarità del nuovo punto vendita aperto nel 2013 è poi la vendita di piatti pronti a base di pesce, non un semplice take away, ma un servizio di vera e propria cucina da asporto anche per eventi come compleanni e ricevimenti. A questo proposito il menù base prevede un’ampia scelta di piatti oltre ai quali è comunque possibile inoltrare richieste specifiche. Tutti i prodotti crudi e marinati sono sottoposti ad abbattimento termico come previsto dal decreto del Ministero della salute.

L

Orario: da martedì a sabato mattina e pomeriggio, domenica solo mattina, chiuso il lunedì. Largo San Bernardino da Siena, 37 - Viterbo Tel. 0761 352546

Osteria Pizzeria Al Vecchio Orologio

Il Portico

Il polpo innamorato

Via Orologio Vecchio, 25

Via Fontanella del Suffragio, 10

Largo San Bernardino da Siena, 37

usa il QR code per accedere ai servizi online: appuntamenti ed eventi in tempo reale, mappe interattive e altre info

IV

DECARTA GENNAIO 2015


informazione pubblicitaria

a tavola

La cucina de Il Portico, le magie dello chef G.L. - Foto di Manuel Gabrielli

L

a cucina è il regno di ogni ristorante, il luogo inaccessibile agli occhi dei clienti ma dal quale arrivano le leccornie che delizieranno i loro palati. Questo mese vi parliamo proprio della cucina de Il Portico, dove ci attende il cuoco Andrea Ferretti, noto anche come “Manlio”. La passione per il suo lavoro lo accompagna da molti anni: pur essendo giovane, ha un’esperienza molto consistente. Abbiamo così l’occasione di assistere alla preparazione di alcuni dei piatti tipici che offre questo ristorante-pizzeria. Iniziamo con il delizioso strudel d’agnello: «La sua pasta è quella neutra – ci spiega Andrea – ed è la stessa che si utilizza anche per i dolci. È molto fine e per questo è necessario sovrapporre più sfoglie lavorate con il burro: in questo modo diventa anche maggiormente croccante e non rischia di rompersi. L’agnello che porremo all’interno dell’impasto, che funge da saccottino, sarà quello alla cacciatora, battuto fino. Il tutto verrà poi cotto nel forno». Lo strudel di agnello viene poi accompagnato da misticanza di radicchio, pinoli, uvetta e mele. Ai clienti de Il Portico piace molto il tris di maiale, ovvero tre filetti preparati con altrettanti condimenti diversi: «Anzitutto la carne viene messa su una padella ad alta temperatura per far uscire l’acqua in eccesso, e si cuoce in forno per il tempo necessario a farla dorare, non di

DECARTA GENNAIO 2015

più! Utilizziamo anche il cosiddetto fondo bruno, una base saporita ricavata dalle ossa e la carne». Il fondo, bollito con odori, è utile per reidratare il piatto, permettendogli così di mantenere le proprietà organolettiche: la sua preparazione richiede tempo e cura e non lo troverete in tutti i ristoranti… Ad accompagnare i filetti troveremo il tortino di patata alla noce moscata, la salsa curry con le verdure, le mandorle e la confettura di cipolla rossa, che riprende molto il sapore del maiale. Sopra il tris, un filo di pepe e di sale vi congiunge dritti al sapore della carne, esaltato dall’aceto di mele. Altra delizia da provare è il tortino ai funghi porcini, preparato con sedano, cipolla, aglio, pere caramellate al vino rosso e pinoli. Sfizioso è dire poco!

Via Fontanella del Suffragio, 10 - Viterbo Tel. 0761 321143

Infine, un primo assolutamente da non perdere sono le fettuccine fresche – e fatte naturalmente in casa – con il ragù. Un piatto classico ma sempre apprezzatissimo, soprattutto quando la qualità della pasta è così elevata. Le fettuccine, come da legge, subiscono l’abbattimento batterico a -22°C. Ricordiamo sempre che sono presenti piatti per i clienti con intolleranze al glutine. Il nostro primo tour nella cucina de Il Portico si conclude nel migliore dei modi: le pietanze sono pronte e possiamo assaggiarle, restando molto colpiti dal sapore genuino ad ogni singolo boccone. Non vi resta che provare in prima persona! Questi sono solo alcuni degli ottimi piatti presenti nel menù del ristorante-pizzeria Il Portico.

V


informazione pubblicitaria

a tavola

Al Vecchio Orologio I meccanismi di un’osteria dalla qualità storica. M.G.

D

i tutte le vie del centro, una delle più note è sicuramente quella dell’Orologio Vecchio. Se chi legge è viterbese di certo non avrà bisogno che gli venga spiegato dove si trova, se invece si tratta di un turista le indicazioni sono abbastanza semplici. Infatti percorrendo corso Italia da piazza del Teatro oppure incamminandosi per via Roma da piazza del Comune, prima o poi si giungerà a piazza delle Erbe, dove i 4 leoncini in peperino di Pio Fedi campeggiano sulla fontana. L’unica via in salita dietro la fontana è proprio quella che cerchiamo e percorrendola, sulla destra, troveremo al numero 25 anche l’ingresso di Al Vecchio Orologio, un’osteria che iniziò la sua attività nel 1966 con la Famiglia Ferrari e che oggi prosegue la tradizione con alla guida il titolare Paolo Bianchini. Questo locale dalle pareti interamente in peperino è riuscito negli anni a modernizzare il suo aspetto, conservando però la sua vocazione alla semplicità, offrendo ai clienti piatti stagionali sempre nuovi e con un forte richiamo al territorio e alla tradizione contadina. Per questo motivo ha l’indubbio merito di essere uno dei ristoranti tipici più conosciuti e requentati della zona.

citare la Susianella, presidio Slow Food), ma anche altri gusti tipici come quelli delle nocciole e dei funghi porcini cui seguono zuppe di legumi, ceci e castagne e l’immancabile Acquacotta Viterbese. Anche i secondi piatti seguono la stessa filosofia, grazie ad un accordo con il mattatoio locale e con alcune aziende agricole, quindi carne nata, allevata e macellata nella Tuscia. Anche qui non mancano i richiami ai piatti della cucina tipica Viterbese e del Lazio, come Porchetta, Trippa alla Romana e Coda alla Vaccinara. Oppure composizioni più ricercate come quella agrodolce del Capriolo all’Aleatico naturale Butunì dell’Azienda Vinicola Antonella Pacchiarotti di Grotte di Castro.

La varietà del menù viene completata anche dalla carta dei vini, anche questi variegati e rigorosamente locali con oltre 150 etichette provenienti dal territorio. Questo è stato possibile grazie ad un progetto, portato avanti dalla proprietà del ristorante insieme a Slow Food Viterbo, che ha come obbiettivo la valorizzazione dei produttori della regione e della Tuscia e che ha trasformato la cantina in uno spazio dove trovare la migliore produzione vinicola del Lazio. Oltre che Osteria, Al Vecchio Orologio è anche pizzeria, con oltre 30 varietà che lasciano l’imbarazzo della scelta e che proprio per questo motivo sono offerte anche con la formula Giropizza, oltre ovviamente a crostini (disponibili con tutti i gusti delle pizze) e calzoni.

Il menù comprende antipasti e primi piatti con pasta fatta in casa, nei quali non solo sono presenti formaggi e salumi di produzione locale (tra cui è d’obbligo VI

Via Orologio Vecchio, 25 - Viterbo Tel. 335 337754

DECARTA GENNAIO 2015


www.decarta.it/upsidedown

GREEN CORNER (Via San Pellegrino, 6 - 366 2119043) La pizzeria Green Corner è situata nella centralissima via San Pellegrino, nell’omonimo quartiere e nota per essere una delle vie più antiche della città. La pizzeria offre sia posti a sedere dove mangiare sia il servizio da asporto. I prodotti offerti sono i classici pizza e calzone ma è possibile ordinare anche degli ottimi fritti, dolci e salati, preparati sul momento. Il Green Corner è anche un locale molto attento al fenomeno della movida, in quanto sito in uno dei luoghi di maggior affluenza di persone durante il fine settimana. Dal dopo cena in poi è possibile usufruire del servizio bar, quindi birra in bottiglia e alla spina, shots e cocktails.

Green Corner

Il giorno di chiusura settimanale è il lunedì, ma per il resto della settimana il forno rimane acceso fino a notte inoltrata.

Via San Pellegrino, 6

CAFFETTERIA CAPOCCETTI (Via Marconi, 53/55 - 0761 347169) Benvenuti alla Caffetteria Capoccetti, siamo in un luogo denso di storie e ricordi, che dal 1930 porta la stessa insegna, sinonimo di qualità e di grande rispetto per una lunga tradizione familiare che in tanti anni lavora per migliorarsi. Quel profumo di caffè che una volta inondava via Marconi e che ha accompagnato tante persone nei loro gesti più quotidiani può ora essere rievocato in tazzina, degustandolo nel nostro caldo ambiente. Vi aspettiamo a colazione per darvi il nostro migliore buongiorno e in qualsiasi altro momento della giornata per offrirvi una pausa piacevole e un prezioso momento di relax. Caffetteria Capoccetti Via Marconi, 53/55

usa il QR code per accedere ai servizi online: appuntamenti ed eventi in tempo reale, mappe interattive e altre info

DECARTA GENNAIO 2015

VII

informazione pubblicitaria

a tavola


artigianato

informazione pubblicitaria

upside down

Mobili e non solo All’insegna dell’eccellenza. a Fonte del Legno è un falegnameria viterbese che vanta 30 anni di esperienza nella realizzazione di mobili su misura e fa dell’eccellenza il proprio biglietto da visita, impiegando per le proprie esclusive creazioni solo legni pregiati e materiali di prima qualità. L’offerta è vastissima e comprende qualsiasi tipo di prodotto che sia ricavabile dal legno: camere da letto, cucine, mobili da bagno, armadi, scalinate, porte, finestre, infissi e serramenti. Un profondo rispetto della tradizione artigianale, frutto di una lunga esperienza nel settore, si unisce ad una costante ricerca tecnologica per mettere a disposizione della clientela soluzioni di arredo raffinate e curate nei minimi dettagli. Il personale della struttura è altamente specializzato ed impegnato nell’eseguire un controllo costante in tutte

L

upside down

le fasi della produzione, dalla progettazione alla fabbricazione, fino al trasporto e all’installazione. Porte rustiche per casali, armadi moderni con televisore incorporato, cucine moderne con dettagli ricercati, libreria personalizzate, il tutto fatto su misura per soddisfare ogni vostra esigenza. Sempre guardando all’eccellenza il ciclo produttivo si avvale dell’impiego di macchinari tecnologicamente avanzati in modo di garantire precisione e affidabilità nella creazione di manufatti di ogni tipo, dalle cucine all’arredamento da esterni. Chiunque sia interessato può richiedere un preventivo a titolo gratuito. Ricordiamo poi che tutti i mobili possono usufruire della possibilità di finanziamento, anche a tasso zero.

La Fonte del Legno SS. Cassia Nord, Km 91

www.lafontedellegno.it Tel. 329 3146196

acquisti

Limpido come l’acqua I vantaggi del depuratore.

L

’arsenico è un elemento tossico presente in natura e all’interno di alcune falde acquifere sotterranee. I suoi effetti sulla salute umana sono ben documentati; alti livelli di arsenico possono causare iper-pigmentazione, cancro alla pelle ed al fegato, disturbi circolatori. Per tale motivo l’Unione Europea ha stabilito, con la direttiva 98/83/CE, che la massima concentrazione ammissibile di arsenico nell’acqua potabile deve essere inferiore a 10 ug/l (microgrammi per litro). In Italia tale direttiva è stata recepita con il decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001. La TeknoSin di Sergio Sinatti ha sviluppato una gamma di impianti di faVIII

cile ed economica installazione sotto il lavello della cucina o il banco di un esercizio commerciale, di semplice manutenzione ed in grado di garantire la rimozione dell’arsenico nei limiti della legge. Tali impianti funzionano come un semplice filtro e non necessitano di prodotti chimici o rigeneranti. La tecnologia utilizzata è stata scelta per la semplicità sicurezza ed economicità di utilizzo e sfrutta la capacità da parte di particolari idrossidi ferrici di produzione Bayer AG di trattenere l’arsenico (sotto forma di AS III ed As V) e quindi depurarne l’acqua trattata.

TeknoSin Via Alessandro Volta, 35

www.teknosin.it Tel. 0761 253422 DECARTA GENNAIO 2015


acquisti

www.decarta.it/upsidedown

Vit.Auto Via Monte Rosa, 2/E - Vitorchiano VT

3 WELLNESS (Via Venezia Giulia, 21/a - 0761 220317) 3Wellness è un negozio di integratori, nato a novembre del 2013 per porsi come alternativa nel mercato viterbese già esistente. I marchi principali trattati sono numerosi e tra tutti possiamo citare: le italiane Volchem (di cui il negozio è rappresentante), Powerhouse, Why, Enervit, Enerzona, oppure le inglesi Sci-MX, Amix, FA Nutrition o la canadese Jamieson. Oltre ai prodotti di integrazione, potrete ricevere consigli sulla loro corretta assunzione, sull’alimentazione e sull’allenamento da seguire per raggiungere qualunque vostro obbiettivo. Da 3Wellness è possibile acquistare anche accessori per il fitness, come cinture lombari e guanti da palestra, oppure accessori per la boxe della marca Leone, di cui è in vendita anche l’abbigliamento firmato. 3Wellness è presente anche su Facebook, dove potete seguire le numerose promozioni del negozio, con sconti che vanno dal 20% al 40%. Solo fino a metà febbraio pacchetto massa (1kg di proteine 100% Isoprotech, B.C.A.A. aminoacidi da 200 tablets, creatina 200 compresse da 1 gr) a € 56 anziché 112!

3 Wellness Via Venezia Giulia, 21/a

Zona Olimpica

Ottica Milioni

Underground

Via Igino Garbini, 138

Via Marconi, 23

Via della Palazzina, 1

DECARTA GENNAIO 2015

IX

informazione pubblicitaria

upside down


acquisti

informazione pubblicitaria

upside down

Una vita… di corsa G.L.

I

l momento clou della prima Olimpiade fu la maratona, che secondo gli intenti degli organizzatori doveva rievocare la corsa di Filippide da Maratona all’Acropoli di Atene. A vincere, nel lontano 1896, fu un talento di casa: Spyridon Louis, pastore dell’Attica, riuscì a percorrere i 40 chilometri tra Maratona e lo stadio Panathinaiko in poco meno di tre ore, entrando nella leggenda. Rispetto all’antichità i podisti moderni possono contare su attrezzature molto avanzate. Che vogliate correre per sport, per passione, o semplicemente per camminare e stare più comodi, il punto di riferimento viterbese è senz’altro Zona Olimpica. Per conoscere tutti gli aspetti e le offerte di questa attività, molto più di un semplice negozio, parliamo con Bruno Maria Buzzi, al timone del punto vendita presente in via Igino Garbini 138.

e sosteniamo numerose attività sportive presenti sul nostro territorio.» Quali sono i servizi a supporto dei vostri clienti? «La selezione della scarpa viene effettuata con l’ausilio di appositi strumenti tecnici e dalla prova diretta della calzatura, seguita da consigli e nozioni tecniche che permetteranno al runner o camminatore di ricevere il prodotto più idoneo e personalizzato. I prodotti che proponiamo sono delle migliore aziende, come Asics, Mizuno, Brooks, Saucony, New Balance; per quanto riguarda il settore trail running e nordic walking, gli appassionati di montagna e della natura più impervia potranno trovare un marchio importante come Salomon.» La vostra competenza è frutto di un’esperienza maturata sul campo… «Certo, ho passato molti anni nelle pa-

lestre viterbesi come personal trainer ed attualmente divido le mie attività da runner e gli impegni del negozio anche con l’essere papà. Andrea, pur non disdegnando l’asfalto, è il nostro esperto per quanto riguarda il settore trail/nordico del negozio e sarà essere d’aiuto a tutti coloro che si avventurano in montagna. Federico Montini invece, che gestisce il punto vendita Zona Olimpica ternano, è un valido e veloce podista. Siamo tre persone diverse, ma legate dalla passione per il mondo del running!»

N

on vi resta dunque che recarvi… di corsa da Zona Olimpica per provare in prima persona i servizi offerti da Zona Olimpica e scoprire la differenza. I migliori risultati si basano sulla determinazione e la perseveranza, ma possedere l’attrezzatura adeguata ed il supporto di uno staff di professionisti può davvero migliorare la vostra esperienza sportiva!

Allora Bruno, cosa possiamo trovare da Zona Olimpica? «Zona Olimpica è nato nel 2005 ed offre una vasta gamma di prodotti dedicati ai runner ed ai camminatori: calzature, abbigliamento ed accessori. Assieme ad Andrea Duri e Giorgia Valentino sapremo consigliarvi e fornirvi assistenza e nozioni tecniche con serietà e professionalità, grazie all’esperienza che abbiamo maturato nel corso degli anni. I nostri punti di forza hanno permesso di affermarci come una delle realtà più consolidate nel settore, collocandoci tra le attività più fornite in Italia. Inoltre organizziamo presentazioni di aziende specializzate ed eventi finalizzati a far avvicinare le persone al fantastico mondo della corsa X

Viterbo - Via Igino Garbini, 138 - 0761 270772 Terni - Via della Vittoria, 34 - 0744 424162

DECARTA GENNAIO 2015


Speciale

Wedding

DECARTA GENNAIO 2015

XI


wedding

informazione pubblicitaria

upside down

Il giorno perfetto Gioie, paure e perplessità di un evento magico. M.P.

I

l matrimonio, quell’evento che si aspetta per tutta la vita e poi, quando arriva, sono drammi a pensarequanto tempo richieda allestirlo. Si inizia con la location, le bomboniere, la lista degli invitati accompagnata a quella dei regali di nozze per finire con gli abiti per lui e per lei da comprare prima, ma non troppo. Mettiamoci che la sposa media si metta a dieta per arrivare in forma smagliante al gran giorno e mettiamoci che debba buttare via quei tre o quattro chili, la conclusione è che quell’abito acquistato con troppo anticipo diventa un abito che non va più bene. E via a stringere, cucire, rammendare e rivedere, con conseguente isteria della stessa e degli sventurati accompagnatori che, sempre più, sono le damigelle. Ma noi italiani da quando abbiamo le damigelle? Eppure questa usanza ormai piace tanto, sarà che vediamo troppi telefilm americani. Be’, fatto sta che la presenza delle damigelle ai matrimoni ha preso piede e allora ecco un ulteriore problema: scegliere un abito anche per loro. Sappiate un dato di fatto: ormai organizzare matrimoni non è più come una volta, non ci pensano più solo la sposa e mammà (proprio con l’accento sulla a finale) che corrono da una parte all’altra come forsennate. Ora ci si affida a professionisti del settore, che si tratti di fiori, bomboniere o di servizi fotografici che non hanno nulla da invidiare all’ultimo calendario della Pirelli. Amiche state tranquille: che ci sia bisogno di far miracoli o meno, non abbiate il timore di sembrare Antonella Clerici, sarete tutte delle Scarlett Johansson. Viva i professionisti del make-up! Stesso discorso per i maschietti, si sa che siete vanesi anche voi. E poi, cari lettori della Tuscia, avete una fortuna in più: quel posto che chiamate casa e che ha delle peculiarità che neanche XII

immaginate. Se Cruise e signora hanno scelto Bracciano per coronare il loro sogno un motivo ci sarà, o no? Vivere a Viterbo e nella Tuscia tutta comporta una serie di piccole beatitudini che non a tutti sono concesse e, se sempre più abitanti delle grandi metropoli scelgono di lasciare casa propria per scoprire i luoghi di casa nostra, un motivo ci sarà.

N

on capita tutti i giorni di girare in uno dei centri medievali più belli e meglio conservati d’Italia, come non capita di avere a che fare con fonti di acqua sulfurea citate da Dante in persona o con uno dei giardini all’italiana meglio pensati e una natura incontaminata, tutto nella stessa provincia. Che vogliate immergervi tra le fronde di una tenuta secolare o in un tramonto sul lago di Bolsena, che vogliate uno sfondo fatto di bellezze monumentali o investite di sacralità, per le vostre foto potete trovare davvero di tutto. Essere coccolati per un giorno è più che meritato, se poi i ricordi sono resi più belli da quel momento nel giardino all’italiana di Villa Lante, tra i corridoi di palazzo Farnese o quelli di qualche castello dei paesini limitrofi, e ce ne sono davvero di belli, potrete avere questo e altro. Per quel giorno in cui sarete Scarlett Johansson vi auguro di uscire belle come non mai dalla navata centrale della chiesa, giocare con gli zampilli della fontana della catena a Villa Lante, spostarvi a San Pellegrino ad omaggiare quelle strade fatte di storia e festeggiare con le persone care in un ristorante sul lago di Bolsena. Chissà se a Scarlett, quella vera, un giorno così piacerebbe. Lasciatevelo dire: se non le piace, non ci ha proprio capito niente. DECARTA GENNAIO 2015


informazione pubblicitaria

wedding

Armonia The Wedding Image. G.L.

l matrimonio è per ogni coppia la tappa più suggestiva del percorso d’amore. Un giorno indimenticabile, in cui le emozioni sono amplificate dalla consapevolezza di vivere momenti irripetibili che i professionisti di Armonia, vi permetteranno di rievocare attraverso un lavoro unico nel suo genere. Armonia ha raccolto riconoscimenti e premi a livello internazionale grazie alle peculiarità che vi andiamo a presentare in questa intervista.

I

Anzitutto, com’è nata l’idea di Armonia? “Armonia è un brand che unisce la visione di due studi professionali che si occupano di comunicazione visiva, foto e video. Il nostro intento è quello di proporre un concetto di foto matrimoniali da un punto di vista diverso, moderno ed innovativo. La nostra idea si basa sull’essenzialità, espressa mediante l’utilizzo del bianco e nero: ciò dona alle immagini un tocco poetico, pur elaborato mediante le più attuali tecnologie. Armonia già nel nome richiama la nostra filosofia, nella quale i due studi condividono sia le rispettive know-how che la volontà di produrre autentici reportage artistici. Questo è possibile quando le immagini riescono a raccontare le reali sensazioni provate dai

protagonisti, senza costruire nulla e senza intervenire nell’evento, men che meno per chiedere agli invitati di mettersi in posa. Un vero reportage è un racconto, una storia scritta dal tempo, di un amore che giunge alla sua massima altezza: il matrimonio. Il nostro obiettivo è quello di catturarne il filo conduttore grazie allo sguardo sempre attento e sensibile che ci contraddistingue. Possiamo immortalare migliaia di momenti, ma ciò che conta in realtà è riuscire a sottolineare l’originalità e l’autenticità di ogni singolo evento,in cui gli sposi ed i loro familiari possano ritrovarsi.” I vostri lavori sono pervasi dall’essenza della fine art e linguaggio cinematografico. Qual è il valore aggiunto di tali elementi? “Il concetto di fine art implica un controllo creativo totale da parte del fotografo, che si estende anche alla post-produzione. Passa anche dalla scelta di unire la selezione di immagini artistiche a dei materiali speciali, come la carta 100% cotone con certificato museale che valorizza al massimo ogni dettaglio mantenendo un’integrità pressoché eterna. Il minimalismo, la pulizia grafica ed il particolare linguaggio visivo saranno apprezzati da coloro che sono sensibili

all’essenza dei contenuti: la fine art non implica cornici e bordi, ma immagini al massimo della propria espressività naturale. Anche i video, che per Armonia sono un elemento complementare ed imprescindibile, seguono questa filosofia e sono caratterizzati da un taglio cinematografico, che impreziosisce gli attimi più importanti per un film che rimanga per sempre.” Quali sono i feedback degli sposi all’indomani del grande giorno? “Il lavoro viene svolto con la massima discrezione: i clienti di Armonia riconoscono la nostra capacità di cogliere legami d’affetto tra gli sposi e i loro più importanti invitati, nei momenti più significativi, emozionando l’anima di coloro che vi hanno partecipato e sorprendendo piacevolmente anche chi non c’era. Eleganza, attenzione per i dettagli ed innovazione: tutto questo è Armonia the wedding image.”

Via Adolfo Marini, 21/23 Viterbo 339 4564065 - Mauro Baffo 338 7652292 - Luca Baffo •

Viale Roma, 23B Cretone di Palombara Sabina (RM) 0774 610006 - Daniele Oddi 338 8783665

DECARTA GENNAIO 2015

usa il QR code per vedere un nostro trailer

Viterbo: 339 4564065 Roma: 338 8783665

XIII


wedding

informazione pubblicitaria

upside down

OFFICINA DEI FIORI (Via San Bonaventura, 56 - 0761 309848)

Officina Dei Fiori Via San Bonaventura, 56

Come si può percepire già dal nome, l’Officina dei Fiori è un luogo speciale nel quale le bellezze offerte dalla natura vengono elaborate da un punto di vista unico. Offre una vasta gamma di prodotti provenienti da numerosi paesi e una lavorazione di qualità inconfondibile ed emozionante. La formazione di Federica Salomoni conta diversi anni di pratica: la passione l’ha portata a viaggiare a lungo nella penisola, lavorando in molte attività differenti fino all’incontro con un fiorista svizzero che ha rivoluzionato il suo concetto di composizione floreale. All’Officina dei Fiori non troverete nulla di preconfezionato: il risultato del lavoro, che sia diretto agli sposi e non, sarà elaborato su misura, con un occhio di riguardo ai modelli offerti dalla natura stessa. Il packaging sarà essenziale, realizzato il più possibile con materiali neutri e naturali, e corredato da un’oggettistica di design nordeuropeo, stile che esalta la migliore cultura del fiore. Un incontro con gli sposi e con i clienti in generale sarà il passo fondamentale che permetterà a Federica di avere i mezzi necessari per apportare il proprio tocco artistico alla stupenda storia da raccontare tramite fiori e piante.

GRANI COIFFEUR (Via Orologio Vecchio, 60 - 0761 220911 - 338 6661838) Come non parlare dei capelli nel giorno più importante nella vita di una donna? Forse è un retaggio un po’ retrò, ma voglio credere che sia ancora così. Quando una futura sposa entra nel mio salone sono felice, perché nonostante sia una grossa responsabilità, la soddisfazione nell’accompagnarla e nel consigliarla passo dopo passo fino al fatidico “sì” ripaga pienamente ogni singolo sforzo. Una sposa vuole sentirsi unica, quindi ciò che propongo anzitutto è una consulenza di immagine, suggerendo effetti di colore che diano maggior risalto all’incarnato e agli occhi, scegliendo un’acconciatura che incornici il volto senza appesantirlo. La bellezza risiede nella semplicità di volumi misurati e linee morbide: certo, ci sono delle spose più eccentriche che vogliono osare maggiormente, ma con i capelli tutto si può fare e a me le sfide piacciono! La decisione infine è ovviamente della sposa: il mio compito è consigliarla e sostenerla nella scelta dello styling più adatto a lei, considerando anche l’abito e gli accessori. Detto ciò, l’emozione di ammirarla vestita e acconciata nel giorno più bello della sua vita e vederla radiosa – grazie anche un po’ a me – mi rende orgoglioso del mio lavoro. David Grani

Grani Coiffeur Via Orologio Vecchio, 60

KPGOLD (Piazza Fontana Grande, 7 - 0761 226944) Nato nel 1983 dalla passione e dal genio creativo di papà Keith Preece, il laboratorio orafo KPGold è un gioiello incastonato nel centro storico di Viterbo. Qui il tempo si ferma diluendosi in un perfetto connubio tra tradizione e avanguardia, cristallizzato nell’alchimia che nasce dalla miscela di gusti, classico e moderno. Nel laboratorio, Damian Preece e i suoi collaboratori portano avanti gli insegnamenti ereditati dal padre: ricercatezza e perfezione delle forme sono i canoni con i quali progetta e realizza i suoi gioielli. Damian, artigiano d’esperienza, sensibile alle radici culturali della Tuscia, mira alla fusione di più culture: dalla tradizione etrusca alle forme moderne e attuali, passando per quella fiorentina, dalla lavorazione a cera persa, a quelle a lastra e filo, dalla trafilatura al design. Gioielleria KPGold

Gioielleria KPGold, tratto di una tradizione squisitamente artigiana.

Piazza Fontana Grande, 7

XIV

DECARTA GENNAIO 2015


www.decarta.it/upsidedown

PASTICCERIA GARIBALDI (Via Garibaldi, 24 - 0761 306992) La Pasticceria Garibaldi attraverso la sua pluriannuale esperienza offre un vastissimo repertorio di torte per cerimonie adatte ad ogni esigenza. Ed in particolar modo dal lontano 1973, con Impero e Rosaria, già si guardava con dovizia di particolarità al giorno più bello: “il matrimonio”. La torta per gli sposi rappresentava una sola cosa, soddisfare al meglio le esigenze dei festeggiati con un’attenta ricerca per gli occhi e per la gola. L’energia apportata in pasticceria dai figli Marco e Moreno permette oggi di caratterizzare al meglio le torte per i fiori d’arancio. Mille e mille le idee per ogni personalizzazione: a piani multipli, con oggetti, foto e decorazioni, riprese direttamente dai vostri desideri. La pasticceria Garibaldi produce inoltre anche tutto ciò che serve per feste e rinfreschi Pasticceria Garibaldi Via Garibaldi, 24

ELENAILS (Elena Caldarelli - 328 9195627) Il giorno del matrimonio è l’occasione in cui la donna vuole esaltare al massimo la propria bellezza. Il risultato dovrà essere perfetto, per contribuire a rendere l’esperienza ancora più magica e indimenticabile, sotto gli occhi di tutti e immortalata nelle foto per gli anni a venire. EleNails di Elena Cardarelli propone il miglior servizio di trucco, per spose e non, che prevede l’utilizzo dei prodotti professionali del celebre truccatore Diego Dalla Palma, icona del make-up made in Italy. Inoltre Elena, estetista ed onicotecnica, è una professionista nella cura e ricostruzione delle unghie, dettaglio fondamentale per ottenere un look speciale.

EleNails Per appuntamento

DECARTA GENNAIO 2015

L’esperienza di Elena, come accennato, è a disposizione non solo delle spose ma di tutte coloro che vogliono affidarsi a lei per qualsiasi tipologia di trucco, da quello per il giorno a quello per la sera. Contattatela per scoprire le promozioni offerte in questo periodo.

XV

informazione pubblicitaria

wedding



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.