Le borgate rurali in Puglia: problematiche di recupero e riuso proponente:
Marco Degaetano POR Puglia F.S.E. 2007/2013 Capitale Umano
Avviso Pubblico n. 19/2009 “Ritorno al Futuro - borse di ricerca” Tutor di ricerca: Pasquale dal Sasso Ente di ricerca: Dipartimento Pro.Ge.Sa. Università degli Studi di Bari Tutor aziendale: Pasquale Luisi Impresa ospitante: Pro.Ge.Sit. S.r.l.
Regione Puglia
spin off dell’università degli studi di bari
BIR. – borghi in rete Una nuova identità del territorio rurale Inquadramento storico
Inquadramento Riflessioni cartografiche
Sopralluoghi Indagine in sito
Situazione attuale Stato di conservazione delle strutture
Il BIR. – borghi in rete
BIR art
BIR arc
BIR. In progress...
2
3
4
Indice Premessa
8
Obiettivi e finalitĂ del lavoro
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Metodi
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Tipologie di analisi e focus della ricerca
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Inquadramento storico
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La trasformazione del territorio
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Inquadramento
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Riflessioni cartografiche Comprendere il territorio partendo dagli elementi che lo compongono
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La trama rurale di un ―paesaggio macchina‖
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Sopralluoghi
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In-sito Esplorare il territorio per comprenderne le dinamiche
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Mappa dei sopralluoghi
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Fasi di indagine
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Principali risultati ottenuti
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5 Situazione attuale
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Il patrimonio rurale Un paesaggio dal romantico al neo-decadente
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Un episodio particolare
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Il Paesaggio della metamorfosi
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Il BIR: - borghi in rete
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BIRmap
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BIR. - borghi in rete La rete come strumento di sviluppo e salvaguardia del territorio
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Dall‘individuo alla rete
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Il manifesto del BIR. – borghi in rete Portare il BIR. tra la gente
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Incontri tematici Portare la gente al BIR.
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La rete di ―BIR. - borghi in rete‖ sul web
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BIRart lab
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BIRart Chi è BIR?
76
BIRart lab
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La storia dell‘arte borgata
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Pranzo Urbano Borgo La Rocca e il BIRfest
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Salvatore Lovaglio Il BIRart incontra l’accademia
82
6 BIR – Can we give a new identity to this land? Rachel Pafe
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― Meravigliosa è la gente‖ Roberto Dell’Orco
84
BIRarc lab
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BIRarc Risignificazione di un podere I lavoratori stagionali e il senso dell‘abitare
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Il laboratorio ONC 840
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Le fasi del laboratorio
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La biennale del BIR
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BIR. in progress…
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Considerazioni finali
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Work in progress e futuro del BIR.
98
Bibliografia
100
Contributi e ringraziamenti
102
7
8
Premessa La tendenza attuale di ―colonizzare il territorio‖ ha origini antiche, ma diventa riconoscibile nella pianificazione di Area Vasta degli anni ‘30 nata per la creazione delle borgate rurali e degli appoderamenti. Tale struttura del territorio agrario ha gerarchizzato e regolato l‘antropizzazione dell‘agro pugliese costellando la regione di insediamenti pianificati stagionali che tutt‘ora mantengono il loro carattere di ―residenza‖ temporanea per ―braccianti occasionali‖. Durante gli anni 60‘ l‘Italia visse un periodo di grande miracolo economico che la rese teatro di imponenti migrazioni che spinse la gente ad abbandonare il loro luogo di origine per la ricerca di nuovi guadagni e nuove opportunità. Il rimescolamento della popolazione italiana non interessò soltanto i due poli Nord e Sud della nazione, ma riguardò soprattutto la popolazione rurale che si spinse nelle aree urbanizzate congestionando e densificando notevolmente i maggiori centri urbani. Tale fenomeno trasformò completamente
il territorio
compromettendo allo stesso tempo sia la forma urbana che il paesaggio rurale. Le città si incorniciarono di dense periferie, figlie di una speculazione edilizia degli anni 70‘ lasciando in eredità ai giorni nostri intere aree prive di servizi, spazi pubblici e di qualità urbana. Le aree rurali subirono uno spopolamento rapidissimo che ha trasformato drasticamente il volto degli insediamenti sparsi nel territorio attribuendo loro nuove identità tutt‘ora in continuo mutamento.
9 La nuova identità delle borgate rurali ha reso incomprensibile il loro potenziale rapporto con il territorio, soprattutto in questa fase della storia Pugliese in cui l‘attenzione verso il Paesaggio è diventato il cardine principale su cui fa leva la pianificazione di area vasta. Si veda a tal proposito il Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR) e il nuovo Documento Regionale di Assetto Generale (DRAG) che ripongono nella conservazione e rivalutazione del territorio una notevole attenzione.
Su tali premesse si fonda il tema principale del lavoro di ricerca che mira all‘individuazione e all‘analisi di processi spontanei del paesaggio rurale che siano in grado di riqualificare gli insediamenti rurali sparsi attraverso meccanismi autonomi prodotti da una collaborazione sinergica di tutti gli elementi che compongono il territorio. Gli scenari possibili possono solo essere ipotizzati in questa sede, ma sarebbero comunque tutti esito di una scelta collettiva nata dal basso e soprattutto condivisa.
Nello specifico verrà analizzato il paesaggio delle Borgate rurali dell’agro Pugliese, diventate per via delle migrazioni degli anni 70‘ aree di ―margine e confine‖, rifugio per gli elementi della diversità della città contemporanea, tra cui:
La periferia: territorio al margine tra spazio urbano e spazio rurale spesso privo di una propria identità e di qualità in cui la funzione di ciascuna delle due parti risulta ancora non definita nè sembra essere indirizzata ad una definizione morfologica tale da stabilire un equilibrio sostenibile tra le due componenti. I nuovi Piani Urbanistici in Puglia li individuano come ―peri-urbano‖, proprio per la loro natura di confine tra il paesaggio rurale e lo spazio urbano e ne indirizzano la trasformazione scegliendo la direzione che più si attiene al singolo caso ed al singolo contesto al fine di ristabilire una assetto riconoscibile per questi spazi.
I satelliti residenziali dell’edilizia pubblica: spazio al margine tra il “formale” e ―l‘informale‖, tra il ―l‘integrazione‖ e ―la ghettizzazione‖, tra il ―sociale-pubbilico‖ e ―privato‖. La progettazione di questi frammenti di città negli ultimi decenni ha reso questo confine sempre più marcato e invalicabile. Progettazione guidata principalmente da interessi economici, nonostante il crescente confronto con i modelli internazionali in cui il tema principale della progettazione urbana risiede proprio nella ―integrazione‖ sociale anche tramite lo spazio pubblico.
10 I frammenti in disuso: tema fondamentale nella progettazione urbana contemporanea spesso costretta a mediare tra il ―nuovo‖ e ―l‘antico‖ , tra il riutilizzo dell‘edilizia esistente e la tendenza speculativa di urbanizzazione di nuovi territori ai margini. Tendenza che rende sempre più difficile il riconoscimento di una ―forma‖ dello spazio urbano per via di fenomeni di antropizzazione non solo abusiva anche conosciuta con il termine ―sprawl‖. Il recupero e riuso del patrimonio in abbandono sono tra le esigenze principali di questo periodo storico.
Il lavoro nello specifico focalizza le indagini su un campione ben definito di Borgate che hanno in comune un consolidato senso di appartenenza allo stesso territorio. Si ritiene infatti che questa condizione sia una caratteristica fondamentale in grado di semplificare le fasi di analisi e di indagine in sito. Nello specifico si è deciso di concentrarsi sugli insediamenti rurali della Capitanata, accumunate da fattori storico-culturali e paesaggistico-ambientali molto simili.
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Obiettivi e finalità del lavoro La ricerca si prefigge principalmente l‘obiettivo di:
Immaginare questi insediamenti come nuovi laboratori di rinascita urbana.
Ampliare lo spettro della conoscenza del territorio.
Applicare nuovi modelli partecipativi che facciano leva anche sull‘approccio ―dal basso‖ (metodo top-down and bottom-up)
Effettuare sopralluoghi, sondaggi, e workshop per la partecipazione della gente direttamente in sito.
Sperimentare ―con la gente‖ una soluzione pratica per la riqualificazione e recupero delle Borgate rurali.
Gli insediamenti rurali individuati in questa sede diventano il laboratorio per una progettazione partecipata di un nuovo paesaggio di margine, in cui gli elementi della diversità elencati in precedenza sono messi a confronto per l‘individuazione di una nuova “vision” del territorio. L‘idea nasce dalla consapevolezza che un quadro conoscitivo completo dello stato dei luoghi delle borgate rurali in Puglia, non può prescindere da indagini che mirino a comprenderne lo strato sociale. A tale proposito è stato necessario partire da alcuni interrogativi Chi abita ora questi territori? Quali suono i nuovi bisogni di questi spazi? Qual è la tendenza e la domanda di mercato di questi posti? La visione contemporanea del fenomeno delle borgate rurali ha contribuito a costruire un immaginario comune che li vede classificati come luoghi di margine e di confine. Lavoratori stagionali extracomunitari e locali, ghetti isolati di ville diventate ormai solo seconde case, agricoltori e comunità religiose sono elementi di un sistema complesso e dinamico i cui equilibri sono in costante mutamento. E’ possibile individuare un processo autonomo che possa influenzare tali mutamenti? E’ possibile indirizzare tali trasformazioni? E’ possibile restituire una nuova identità a questi luoghi del paesaggio pugliese?
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Metodi
Durante la fase di raccolta della documentazione necessaria alle analisi preliminari è stato fondamentale il contributo del dipartimento Pro.Ge.sa del prof. Pasquale Dal Sasso che da anni fa ricerca sul tema degli insediamenti rurali in Puglia. Gran parte delle informazioni storiche sul fenomeno delle Borgate sono tratte dalla seguente tesi di dottorato: Università degli studi di Bari Dipartimento di progettazione e gestione dei sistemi agro-zootecnici e forestali Dottorato di ricerca in “ingegneria del territorio e dell’ ambiente agroforestale” XXI ciclo Settore Scientifico Disciplinare: AGR 10 L’edilizia rurale programmata in Puglia: stato attuale e prospettive di recupero Coordinatore: Chiar.mo Prof. Pasquale Dal Sasso Supervisore: Chiar.mo Prof. Pasquale Dal Sasso Dottoranda: Rosa Viviana Loisi Per coerenza con il programma di ricerca del dipartimento, si è scelto di evitare di incorrere ad inutili ripetizioni di informazioni già in possesso e minuziosamente illustrate nel documento della suddetta tesi, ma di integrare tali conoscenze con ulteriori analisi di tipo cartografico e sociale in modo da concentrare dal principio la riflessione su temi differenti, avviando analisi di tipo: Sociale (immigrazione, isolamento, offerta di lavoro, qualità della vita) paesaggistico ambientale (relazione con lo spazio rurale ) qualitativo degli spazi pubblici e della loro connessione con i centri abitati adiacenti immobiliare (conteggio delle unità abitative abbandonate, vuote o in abbandono) Pertanto il capitolo di inquadramento storico del sistema degli insediamenti rurali illustra brevemente per punti salienti il processo di formazione delle Borgate rurali in modo da fornire al lettore le necessarie nozioni sul tema per comprendere le fasi successive del lavoro.
13 Per le analisi effettuate è stato raccolto una serie di informazioni e dati tecnici che sono poi state lavorate in ambiente GIS (Arcview, Arcmap) e rilavorate graficamente con i programmi della famiglia Adobe (Photoshop, Illustrator …) Per la contestualizzazione delle questioni nella pianificazione contemporanea pugliese sono stati esaminati i relativi documenti del PPTR e del PTCP di Foggia. Il piano Paesaggistico regionale (PPTR) e il piano provinciale di coordinamento (PTCP) affrontano il tema delle borgate rurali sottolineandone il valore storico culturale e l‘importanza del loro recupero. Sono state individuate le linee guida che i piani in questione suggeriscono a riguardo, in modo da poter indirizzare le scelte progettuali della ricerca. Per la fase di indagine sociale si è condotto un lungo periodo di sopralluoghi in sito raccogliendo il materiale necessario. Archivio dati raccolto in fase preliminare: archivio dati
shape CTR, UDS, ortofoto, DTM, cartografia storica, stralci del PTCP , PPTR, PUG di Foggia e del piano strategico della Capitanata, …
archivio cartaceo
libri, stampe, documenti di diverso genere e formato
altro archivio
materiale audio-video, interviste agli attori locali, reportage fotografico delle attività, diario di viaggio, appunti di vario genere
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Tipologie di analisi e focus della ricerca
La cartografia prodotta è servita per le osservazioni sulla qualità degli spazi urbani e la loro attuale relazione con il territorio rurale. Integrandole con le indagini in sito sono state condotte analisi di tipo qualitativo: (i vari punti elencati non corrispondono ciascuna ad una cartografia di riferimento. E’ uno schema con cui è stato osservato il dato raccolto e quindi non si ritiene l’analisi condotta in maniera esaustiva per trarre delle conclusioni scientifiche su ogni singolo argomento)
del paesaggio rurale Individuazione del grado di compromissione antropica del paesaggio Indagini di tipo naturalistico ambientali del contesto rurale in cui esso è collocato Indagini di tipo idrogeomorfologico per verificare eventuali incompatiblità con il sistema delle acque (es. reticolo idrografico aggiornato al 2009) Indagini storico culturali per individuarne la relazioni con altre forme insediative sparse nell‘agro circostante. del paesaggio “urbano” Analisi dei servizi e delle dotazioni presenti Indagine storico evolutiva dell’edificato Analisi della qualità dello spazio pubblico Analisi tipologica e morfologica del tessuto edilizio (residenziale e specialistico) Individuazione dei pregressi e delle previsioni della pianificazione esecutiva vigente
15 Quantificazione dello stato di abbandono delle strutture Analisi delle attività produttive presenti nell’area e del loro rapporto con il territorio agrario del “paesaggio sociale” (termine improprio per la definizione dell’indagine sociale) Individuazione della tendenza migratoria di tali luoghi Valutazioni sul fenomeno dell‘immigrazione e del lavoro degli extracomunitari Riflessioni sul rapporto tra il “formale” e “l’informale” in ambito lavorativo e abitativo Ulteriori sviluppi sulle analisi di tipo sociale sono raccontate in seguito visto che hanno influenzato in maniera decisiva i risultati della ricerca Il lavoro ha focalizzato le analisi e le conclusioni sulle Borgate del territorio della Capitanata.
Duanera La Rocca Palmori Arpinova
Tavernola
FOGGIA
San Giusto Mezzanone
Cervaro Segezia
Giardinetto
Incoronata
16
16
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Onc 123 (photo: Author)
1_ Inquadramento storico
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La trasformazione del territorio
Nel periodo compreso tra la metà dell‘800 e la metà del ‘900, il territorio Pugliese subisce una grande trasformazione soprattutto a partire dagli anni 30 del Novecento durante le opere iniziate con la bonifica integrale. Il paese era coperto da grandi aree paludose che erano causa di numerosi problemi legati alle condizioni igieniche dovute alle acque stagnanti. Il territorio della Capitanata, come molte altre aree in Italia era colpita dalla malaria e il tasso di mortalità era tra i più alti del paese. Conta tra le 200 e le 250 vittime ogni 100.000 abitanti nel triennio 1900-02. Nell‘800 ci sono stati tentativi di bonifica, ma che non hanno dato risultati positivi. Nel 1933 venne costituito il Consorzio generale per la bonifica e la trasformazione della Capitanata in cui confluirono tutti i precedenti enti. Fu da allora che si avviò un programma di opere che riuscì a trasformare l‘aspetto del territorio tramite azioni legate non solo alla bonifica idraulica, ma anche ad una colonizzazione pianificata di tutto il paesaggio rurale. Con la Bonifica integrale, le terre riscattate dalle acque vennero utilizzate per pratiche agricole meccanizzate più progredite e per la costruzione di nuovi satelliti urbani rendendo la vita della nuova popolazione rurale più salubre e civile.
fonte: PUG Città di Manfredonia
Tesi di dottorato in bibliografia
19 Infatti per bonifica si intende ―la realizzazione di inter-
Piano Generale di Bonifica del Tavoliere
venti tesi a risanare un comprensorio considerato in tutti suoi aspetti: dalla difesa idrogeologica alla salubrità dell‘ambiente, dallo sviluppo delle attività produttive alla realizzazione di insediamenti rurali dotati di servizi sociali‖
[R.D.n.215, 13 febbraio 1033, Nuove nor-
me per la bonifica integrale nota come ―L.Serpieri‖]
La stessa legge ―Serpieri‖ aveva suddiviso i territori in Puglia da bonificare pari a 800.000 ha circa, in comprensori di differente estensione. Nella provincia di Foggia vi erano: Tavoliere
440.000 ha
Lago di Varano 16.321 ha
Centri urbani e rurali esistenti
Il Piano di Bonifica del Tavoliere fu redatto dall‘ing. Roberto Curato ed investiva un comprensorio di circa 400.000 ettari. Prevedeva la suddivisione dell‘intero comprensorio attraverso una maglia geometrica di percorsi che collegavano 5 nuovi centri comunali e 98 borgate rurali. La città di Foggia era collegata in posizione baricentrica rispetto al comprensorio ed era collegata con gli altri centri abitati esistenti e di progetto. I borghi dovevano servire la popolazione sparsa nel territorio circostante in una area di circa 3000 ha, per un raggio di circa 3-4 Km.
Centri urbani e rurali a fine trasformazione
Il Piano fu realizzato solo in parte e tra il 1934 e 1935 venne realizzato solo il borgo La Serpe (attualmente conosciuta con il nome di Borgo Mezzanone) e nel 1938-1939 furono realizzate le borgate di Tavernola e Siponto. Una porzione appoderata decisamente minima rispetto alle proporzioni dell‘intervento programmato. Questi ultimi due borghi ospitavano solo gli edifici pubblici necessari a fornire i servizi ai poderi circostanti, mentre borgo La Serpe fu progettato anche con le edifici ad uso abitativo destinati agli artigiani residenti nel borgo stesso.
Stato della viabilità alla fine del 1936
20 Ma l‘esperimento di bonifica condotto con il borgo La Serpe non ebbe i risultati previsti, infatti ogni fondo doveva contenere la sua casa rurale e nell‘attesa i contadini vivevano in affitto nelle residenze del borgo. Le case non vennero realizzate e i contadini divennero quasi tutti dipendenti del Consorzio trasformando alla fine il borgo in un quartiere residenziale periferico. Non si volle ripetere l‘errore con Siponto e Tavernola, così le case coloniche vennero costruite contemporaneamente al borgo rendendo i contadini autonomi e autosufficienti.
Con il R.D.L.n.2017 del 30 novembre 1939, furono stanziati i finanziamenti per la realizzazione dei centri rurali compresi nella zona del Tavoliere. All‘Opera Nazionale Combattenti (ONC) vennero dati i pieni poteri per l‘attuazione del programma di trasformazione del territorio tramite il Piano di Appoderamento del Tavoliere. Era prevista la realizzazione di un sistema viario che si sviluppava ad anelli concentrici attorno alla città di Foggia partendo dai tracciati esistenti. Con questo disegno era possibile convogliare il traffico agricolo lungo strade che non coinvolgessero direttamente i centri urbani principali. Venne pianificata la realizzazione di tre borgate più grandi e tre borgate rurali di dimensioni minori. Furono realizzati Borgo Segezia, Incoronata, Giardinetto e Cervaro.
Con il Piano redatto da A. Carrante, G. Medici e L. Perdisa nel 1938 dopo la scomparsa di Curato, viene rivisto il significato delle borgate rurali e la colonizzazione del Tavoliere si orientò sulla realizzazione di poderi autosufficienti in grado di soddisfare le esigenze dell‘intera famiglia contadina.
21 Se ne riporta un breve scritto: ―Funzioni e scopi alquanto diversi da quelli previsti in passato avranno, invece, i centri rurali, poiché questi non saranno e non dovranno essere agglomerati di contadini. Infatti l'ordinamento previsto è di diretto popolamento delle campagne, con trasferimento della famiglia colonica e della intera stessa vita familiare non nella borgata, ma, stabilmente, sul campo affidato al suo lavoro. […] A nostro avviso, il «centro rurale» deve, pertanto, costituire solo un punto di soddisfacimento dei principali servizi civili di coordinamento della vita poderale ed aziendale,
un
mezzo
diretto
cioè
ad
evitare
l‘isolamento della vita colonica dalle relazioni col Paese. Conseguentemente, nei centri rurali dovranno trovare sede le istituzioni fondamentali per i bisogni essenziali della vita di relazione, quali la scuola, con annessa sala per le organizzazioni della G.I.L., l'ambulatorio medico, il recapito postale e telefonico, la delegazione podestarile, la Chiesa, un locale pel Dopolavoro e per eventuali adunanze, nonché i servizi interessanti l'attività agricola, come una officina da fabbro e maniscalco, un laboratorio di falegnameria e carradore, una bottega di calzolaiosellaio, una stazione di monta, un molino, ecc., ed, infine, le abitazioni del personale addetto ai servizi medesimi. Centri rurali maggiori per dotazione ed importanza, sia dei vari servizi che di istituzioni, sarà utile che, in ristrettissimo numero, sorgano dislocati in posizione opportunamente prescelta. Si comprende, infatti, come essi vadano ubicati in punti geografici più favorevoli, come in prossimità di ferrovie o di incrocio di arterie stradali importanti. In tali centri dovranno trovare sede la Sezione del Fascio, la Stazione dei RR. CC., gli Uffici postali e telegrafici, il recapito bancario, il cinema ambulante, oltre i servizi indicati per i centri mino-
Piano Carrante, Medici, Perdisa, Nuove direttive per la trasformazione dell’agricoltura, 1939.
22 ri. Vi troveranno alloggiamento gli opifici occorrenti eventualmente all'esercizio di industrie agricole, come frantoi per olive, cantine e caseifici sociali o cooperativi, nonché magazzini per ammasso dei prodotti e, dove se ne manifestasse la convenienza, anche magazzini per lavorazione ortofrutticola, i quali tutti funzioneranno da posti di concentramento. Non è, infine, da escludere che qualcuno dei centri maggiori possa organizzarsi, in un futuro più o meno prossimo, ad autonoma vita comunale. Così concepiti gli scopi e le funzioni dei centri rurali, è ovvio che il numero di essi può essere sensibilmente ridotto sia per entità costitutiva che per densità e, quindi, per numero, rispetto alle originarie previsioni, che si collegavano, invero, ad un assetto dell'agricoltura locale diverso da quello che si attuerà con le direttive ora tracciate.‖ [CONSORZIO GENERALE PER LA BONIFICA E LA TRASFORMAZIONE FONDIARIA DELLA CAPITANATA, Nuove direttive per la trasformazione dell’agricoltura, Bari, Laterza, 1939, pp. 157-159.]
Fu prevista una trasformazione della zona del Tavoliere entro 5 anni dal Piano e i decreti del‘38 diedero la possibilità all‘ONC di accedere ai fondi per la realizzazione delle opere. Seguirono il Piano di Appoderamento del Tavoliere del 1939 ad opera di C. Savoia e il Piano Generale Urbanistico del Tavoliere del 1941 ad opera di Concezio Petrucci. La progettazione delle Borgate segue un disegno di Individuazione dei borghi e degli appoderamenti realizzati del Piano Generale Urbanistico del Tavoliere.
impianto molto definito costituito da due assi centrali ortogonali disassati al centro dove si intersecano in una piazza ortogonale i cui fronti sono disegnati dalle facciate delle edilizie specialistiche progettate secondo lo stile razionalista dell‘epoca.
23 Nelle aree appoderate erano costruite le case coloniche costituite da una abitazione su 2 livelli e da altri accessori annessi in fabbricati al piano terreno. L‘ONC li distingue in 2 tipi. “Il primo tipo è previsto per aziende con prevalenza di colture arboree su quelle erbacee. Il complesso–abitazione conta al pian terreno tre locali: un portico (chiuso), una cucina e un magazzino. Nella cucina vi è la scala che conduce al primo piano, ove si trovano tre camere. I rustici comprendono una stalla per i bovini, con annesso reparto per i vitelli, una stalla per i cavalli e due sili, infossati per tre metri al di sotto del livello del suolo. Le dimore del secondo tipo, previste per aziende con prevalenza di colture cerealicole e maggior carico di bestiame, hanno dimensioni del complesso uguali a quelle del primo, ma con differenze nell’ampiezza dei singoli locali. Vi sono inoltre due magazzini e il silo da foraggio cilindrico è situato all’esterno, a poca distanza dalla casa, come pure gli annessi (forno, pollaio, porcile, latrina e concimaia)” [BISSANTI A.A., Il Tavoliere di Puglia, in Colamonico, LA casa rurale nella Puglia, Olschki Editore, 1970]
ONC nei pressi di Borgo Mezzanone
24 Gli interventi dell‘Ente Riforma furono molto più consistenti. Dopo la guerra non cessarono le opere di bonifica e di trasformazione del territorio. Il Piano del 1948 di N.Mazzocchi-Alemanni fu l‘ultimo redatto dal Consorzio. Nel 1951 la Legge Stralcio (abolizione giuridica del latifondo) portò avanti le opere di bonifica sotto l‘Ente per la Riforma Agraria che elaborava i progetti. Nel 1950 fu istituita la Cassa per il Mezzogiorno che diede un notevole impulso alle opere di bonifica e alla realizzazione delle infrastrutture. Complessivamente furono realizzate 300 nuove proprietà di piccole dimensioni. Nonostante gli sforzi delle opere di trasformazione fondiaria, non si ottennero i risultati che ci si aspettava. Infatti molte abitazioni furono abbandonate lasciando Borgo Cervaro
incolte le aree su cui erano presenti le colture irrigue tipo il vigneto. Nemmeno l‘allevamento trovò lo sviluppo che ci si aspettava.
L‘area completamente trasformata e ridisegnata non è riuscita a trattenere i contadini nelle case coloniali in modo permanente. Infatti la diffusione di automobili e mezzi di trasporto sempre più autonomi ha reso inutile la permanenza in campagna e quindi il disegno complessivo della bonifica aveva tessuto una trama rurale che non rispettava più la modernità degli usi. Le Borgate rurali pertanto non hanno vissuto un periodo di sviluppo e di crescita come previsto dall‘Ente di Riforma Fondiaria, dall‘ONC e dal Consorzio di Bonifica. La loro funzione originaria di servizio era ormai persa in gran parte.
Borgo Mezzanone
25
26
Cartografia generale (realizzata dall’autore)
2_ Inquadramento
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Riflessioni cartografiche Comprendere il territorio partendo dagli elementi che lo compongono
Il territorio della Capitanata presenta una morfologia prevalentemente pianeggiante caratterizzata dalla presenza di centri urbani di medie dimensioni (Cerignola, Troia, Lucera, San Severo, Manfredonia) disposte a corona attorno al nucleo centrale dell‘intero sistema che è la città di Foggia ad una distanza media di 20Km circa. Tutta l‘area all‘interno di questa corona ha sempre mantenuto un carattere tendenzialmente agricolo che può essere suddiviso in tre macro aree in base agli usi e le trasformazioni di questi territori:
il grande mosaico di San Severo a nord
la vasta area a seminativo e colture intensive nella fascia centrale
il grande mosaico di Cerignola a Sud
Osservando questa porzione del territorio senza la presenza dei centri urbani esterni ovvero solo la città di Foggia e l‘area agricola esterna, si osserva che anche il territorio agrario sembra seguire una sua struttura ben definita, eredità del processo di trasformazione di questi luoghi durante il periodo della bonifica, come descritto in precedenza. Infatti anche le borgate rurali sono insediate in modo da costruire una corona attorno la città di Foggia ad una distanza di circa 10Km, la stessa che separa una borgata dall’altra. La struttura dell‘insediamento rurale è la base su cui costruire una ipotesi di rigenerazione del territorio ed è necessario comprenderla osservando le relazioni interne, senza necessariamente vincolarla alla presenza dei centri urbani circostanti. Isolando solo lo strato del costruito, viene fuori una fitta trama di edifici sparsi che coprono l‘intero territorio. La concentrazione di queste strutture crea una immagine molto precisa in cui è possibile anche individuare il tracciato delle infrastrutture principali di collegamento tra i centri urbani. È come se le varie città fossero collegate da un prolungamento della struttura urbana senza soluzione di continuità.
fonte: PPTR
29 Un paragone un po‘ forzato potrebbe essere quello con le città nordeuropee, in particolare con quelle del Belgio in cui è possibile passare da un comune ad un altro senza attraversare mai effettivamente una zona solo rurale. Le città sono connesse da infrastrutture che non perdono mai il loro carattere urbano e sono caratterizzate da fronti continui su entrambi i lati. Uno spessore però solo fittizio in quanto alle spalle del pri-
Trama rurale (Belgio) fonte: googlemaps
mo strato di residenze ci si trova direttamente in am-
R U R A L
bito rurale. city
city R U R A L
Duanera La Rocca Palmori Arpinova
Tavernola
San Giusto Mezzanone
Cervaro Segezia
Giardinetto
Carta del costruito
Incoronata
30 Ovviamente la situazione in Puglia e in particolar modo nel foggiano è di natura completamente diversa, ma si possono individuare delle analogie per quanto riguarda il modo in cui il territorio ha gestito la presenza degli insediamenti sparsi. Concentrare l‘edificato su un asse non ha solo lo scopo di agevolare l‘accesso alle singole abitazioni, ma innesca un meccanismo sociale molto importante, ovvero quello del ―vicinato‖. La tipologia di ―città rada e in linea‖ è in grado di mediare tra l‘alta densità e frenesia di un contesto urbano e l‘isolamento estremo di una residenza in piena campagna. Infatti le case coloniali sono frontisti di una viabilità territoriale di collegamento in grado di generare relazioni molto più strette con i centri urbani principali. Borgo Segezia
Non tutte le aree appoderate hanno seguito questo principio e molto spesso le case coloniche sono distribuite ―a scacchiera‖ su assi secondari secondo una tipologia a pettine. Questo tipo di impianto a differenza della precedente crea una maglia ortogonale con delle strade spesso a ―cul de sac‖ e quindi sono infrastrutture di natura semiprivata poco frequentate e spesso anche prive di manutenzione. Fonterosa nei pressi di Borgo Mezzanone
San Giusto sembra applicare un principio diverso, infatti lo stesso borgo è costituito non direttamente da alloggi in linea, ma dalle stesse case coloniche le cui terre dei rispettivi poderi sono collocati nelle aree introno all‘agglomerato. Le villette sembrano chiudersi ―a corte‖ attorno ad uno spazio centrale pubblico costituito dalla chiesa, la rispettiva piazza, il bar, le locande e l‘azienda agricola. Inoltre l‘intersezione tra due strade territoriali di collegamento rendono l‘insediamento facilmente raggiungibile. Sembra esistere un discreto equilibrio tra la privacy della villa monofamiliare in campagna e le interazioni sociali col vicinato attraverso uno spazio pubblico centrale. Borgo San Giusto
31 Forse quella attuale potrebbe essere considerata l’epoca dello spazio. Viviamo nell’epoca della giustapposizione, nell’epoca del vicino e del lontano, del fianco a fianco e del disperso. Viviamo in un momento in cui il mondo si sperimenta, credo, più come grande percorso che si sviluppa nel tempo, come un reticolo che incrocia dei punti e che intreccia la sua matassa. FOUCAULT, Spazi altri. I luoghi delle eterotopie
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La trama rurale di un “paesaggio macchina” Le modalità insediative adottate durante gli appoderamenti hanno spesso inseguito parametri spesso solo funzionali di carattere quasi militari. Infatti lo scopo era quello di colonizzare il territorio, trasformarlo in una macchina in grado di produrre una economia e per ottenere questo risultato era necessario presidiare il territorio in modo gerarchico. Era il disegno di un ―paesaggio macchina‖ in cui ogni pedina era al proprio posto e avrebbe dovuto rimanerci per poterlo mantenere in vita altrimenti le terre sarebbero state presto riconquistate dalle acque. Nell‘immagine risulta evidente che il paesaggio all‘apparenza arido è attraversato da un fitto reticolo idrografico con ampie aree di esondazione soprattutto nelle due aree a N-O e a S-E di Foggia. Infatti i terreni (in verde) appoderati si concentrano soprattutto in queste aree solcando il paesaggio con numerosi segni di canalizzazione. La manutenzione di questo territorio poteva essere garantita solo se i terreni fossero quotidianamente lavorati, curati e soprattutto abitati, in modo che ciascun agricoltore diventasse anche custode e garante del suo funzionamento.
Carta delle acque
33 La trama delle infrastrutture in ambito rurale è segno evidente di un territorio densamente utilizzato e frazionato in terreni di dimensioni variabili in relazione al tipo di coltura o funzione dell‘area. Si nota una netta differenza tra la fitta trama del mosaico di Cerignola e le aree a seminativo dei latifondi attorno al foggiano. Il disegno complessivo eredita in parte lo schema a ―ragnatela‖ del Piano Curato del ‗32, incompleto in alcuni tratti o compromesso da stratificazioni successive dovute alle espansioni urbane degli anni‘70. Rimane tuttavia ancora riconoscibile il disegno generale in cui le borgate maggiori sono collocate lungo le radiali storiche principali della città di Foggia soprattutto in direzione dei centri limitrofi. Risulta invece debole il segno infrastrutturale che connette le borgate tra loro probabilmente per una pianificata dipendenza direttamente dai centri maggiori.
Carta tecnica regionale
Schematizzazione del modello insediativo gerarchico delle Borgate e dei rispettivi Poderi
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Mappa degli spostamenti (photo: R. Dell’Orco)
3_ Sopralluoghi
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In-sito Esplorare il territorio per comprenderne le dinamiche
In una fase preliminare per lo svolgimento del lavoro è stato fondamentale integrare le conoscenze storiche sul tema delle borgate con una indagine direttamente in sito che focalizzasse l‘attenzione su aspetti di natura sociale difficilmente individuabili solo con analisi di tipo cartografico. L‘approccio bottom-up prevede infatti un contatto stretto con i luoghi e con la gente che vi abita al fine da individuare le dinamiche sociali che costituiscono la linfa di un territorio come quello agricolo della Capitanata e soprattutto ne influenza le trasformazioni. Il paesaggio rurale, per la sua conformazione, sembra costruito su un ambizioso progetto di intelaiatura del territorio in grado di tessere una rete di connessioni non sempre di natura fisica e tangibile, tra elementi spesso molto distanti come le borgate stesse. Entrare a contatto con i luoghi e percorrerne fisicamente i tracciati rivela la stretta relazione che esiste tra il paesaggio e la gente che lo abita. Questi sono spesso i maggiori protagonisti dei mutamenti di un territorio e ne influenzano soprattutto l‘identità. Su tali premesse sono stati necessari numerosi sopralluoghi in sito di diversa durata provando a percorrere gli step del metodo di osservazione più idoneo al territorio preso in esame. Infatti la Capitanata è un territorio molto vasto e nonostante la sua ormai obsoleta immagine di terra monofunzionale legata all‘agricoltura intensiva, è possibile individuare ed intercettare dinamiche e pratiche che lo rendono estremamente eterogeneo dal punto di vista sociale.
Nella fase di costruzione del progetto sono stati prefissati degli obiettivi ben specifici e dei modelli di lavoro che sono stati utilizzati anche nella fase dei sopralluoghi. Ciò ha permesso di non perdere di vista alcuni interrogativi fondamentali già elencati in precedenza: Chi abita ora questi territori? Quali suono i nuovi bisogni di questi spazi? Qual è la vocazione e l’identità di questi posti?
37 Ogni sopralluogo partiva da degli obiettivi specifici e pertanto era strutturato in modo tale da intercettare attori e siti ben precisi. L‘intero lavoro di indagine in sito è stato distribuito durante tutte le varie fasi del progetto. Si è partiti con la consapevolezza di non conoscere affatto il territorio, tantomeno i suoi aspetti paesaggistici e sociali. Le uniche informazioni a disposizione erano quelle fornite dai dati cartografici raccolti (Carta Tecnica Regionale, Uso Del Suolo, ecc.) che hanno il problema di fornire informazioni statiche che non sono in grado di cogliere i diversi aspetti del territorio durante le differenti stagioni.
Borgo San Giusto. Immagine scattata dalla stesso punto in due diverse fasi dell’anno: durante la fase di crescita del grano e dopo la raccolta. Due paesaggi al negativo.
Il paesaggio agrario è fortemente mutevole e probabilmente la sua identità è legata al principio del mutamento e delle ripetizioni cicliche. Anche l‘economia locale sembra essere collegata ai cicli stagionali e infatti spesso molti locali commerciali aprono solo durante il periodo di semina o di raccolta, quando cioè la presenza di lavori occasionali crea un impulso positivo ai piccoli commercianti.
Questo fondamentale ingrediente temporale ha suggerito di procedere pertanto con la stessa logica ovvero di non focalizzarsi solo su una specifica area durante ciascun sopralluogo, ma di percorrere spazialmente quasi sempre lo stesso giro attraversando spesso gli stessi luoghi per poterne osservare le trasformazioni.
Palmori. Spaccio aperto solo in alcuni mesi dell’anno in occasione della presenza dei lavoratori stagionali spesso extracomunitari, nei periodi di raccolta.
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Mappa dei sopralluoghi
Tracciato sopralluoghi
Il percorso stabilito per il sopralluogo rappresenta una prima ipotesi di tragitto in grado di connettere tutte le
Borgate
borgate attraversando le diversi componenti del pae-
Aree appoderate dall’ONC
I sopralluoghi hanno interessato l‘intera area della bo-
(Piano Integrale)
saggio della capitanata. nifica, ma si ritiene il tracciato in cartografia il più rappresentativo che è stato più volte percorso ed osservato durante le varie fasi di lavoro. Sulla base di quest‘ultimo infatti sono state stabilite le distanze tra i vari luoghi.
Carta dei sopralluoghi
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Fasi di indagine Di seguito sono riportati i principali momenti del sopralluogo:
1° sopralluogo Dicembre 2010 :
indagine preliminare (2 giorni) Questa prima fase rappresenta un primo contatto con il territorio. Non c‘è stata una intensa relazione con la gente quanto piuttosto con gli elementi del paesaggio e con le architetture razionaliste delle borgate. Seguendo un percorso stabilito in partenza è stato possibile percorrere un tragitto ad anello attorno alla città di Foggia che intercettava tutte le borgate in questione. Il percorso scelto si ritiene possa avere delle enormi potenzialità eco-turistiche in quanto intercetta quasi tutte le differenti caratteristiche del territorio sia naturalistiche che storico-culturali.
2° sopralluogo Gennaio 2011 :
relazioni pubbliche (2 giorni) Ripercorrendo l‘intero tragitto del primo sopralluogo è stato possibile osservare che i tempi necessari per gli spostamenti si erano notevolmente ridotti in quanto l‘attenzione era rivolta su aspetti differenti rispetto all‘esperienza precedente. Il paesaggio ―tra‖ le borgate scorrevano veloci mentre si attendeva che apparisse da lontano il campanile della borgata a cui ci si avvicinava. La conformazione geomorfologica del territorio infatti rivela un territorio il cui orizzonte è completamente piatto a 360°. I monti Dauni da un lato ed il Gargano dall‘altro sono visibili contemporaneamente quasi in tutta l‘area della Capitanata evidenziandone l‘estensione, ma chiudendone anche la prospettiva come fossero scenografie sullo sfondo. Un paesaggio di questo tipo lega perfettamente con la presenza di campanili che segnano la posizione dei borghi anche a chilometri di distanza.
40 Arrivati a ciascun borgo se ne osservava le dinamiche tentando di non rimanere spettatori esterni, ma partecipando attivamente alla vita del borgo. Tralasciando in questa sede gli aspetti poetici di un approccio ad un paesaggio nuovo, ci si era posti principalmente alcune domande a cui si tentava di dar risposta durante questo secondo sopralluogo, ovvero:
Lo spazio pubblico delle borgate (e quindi le piazze o eventuali viali o anche edifici pubblici) da chi è e come è vissuto? E’ ancora vero che la borgata rappresenta una centralità per il territorio agrario o è solo una periferia di Foggia?
Il primo principale esito di questo lavoro di indagine è la consapevolezza di essere di fronte a dei luoghi che hanno identità molto differenti tra loro e che la risposta alle domande precedenti non è la stessa per tutte le borgate. Ciascuna infatti, nonostate fosse legata alle altre da un disegno comune di controllo e gestione del territorio rurale, si distingueva per i propri caratteri identitari che non necessariamente erano gli stessi con cui le borgate stesse sono state concepite. Un dato di notevole interesse per l‘organizzazione degli eventi successivi.
3° sopralluogo Febbraio 2011:
esplorazione con tecnici esterni (10 giorni + sparsi) Proseguire le indagini in maniera autonoma avrebbe prodotto un notevole errore di interpretazione delle informazioni raccolte a causa della uniderezionalità del punto di vista. Per questo motivo le successive fasi di lavoro sono state portate avanti avvalendosi di consulenti esterni che partecipavano alle esplorazioni introducendo diverse prospettive di osservazione.
41 Infatti si ritiene fondamentale, per un corretto lavoro di progettazione partecipata del territorio, la sinergia tra gli attori locali che sono profondi conoscitori della zona e attori esterni che non sono influenzati dalle sue dinamiche e quindi riescono ad esprimere opinioni al di sopra delle parti. E‘ stato esteso l‘invito a partecipare a più figure professionali tra cui architetti, urbanisti, fotografi, geologi e naturalisti che in differenti occasioni hanno ripercorso il giro delle borgate attraversando anche le aree appoderate costellate di una innumerevole quantità di case coloniali e architetture sparse in fase di abbandono. Per scelta non era stato prefissato un percorso iniziale in modo da non influenzare le scelte degli spostamenti, ma in quasi tutte le occasioni non ci si era discostati di molto dal tragitto originario. La condizione imposta in questi sopralluoghi era quella di evitare di tagliare il territorio passando per Foggia o altri Borgo Cervaro. Simbolico momento di confronto tra un abitante del posto (destra) e un attore esterno (sinistra) forse per la prima volta in questo borgo. E‘ stato fondamentale non guardare le cose dall‘esterno, ma entrare a contatto anche con le abitudini della gente e i loro bisogni.
centri urbani maggiori in modo che potesse iniziarsi a configurare una rete tra le borgate che fosse in qualche modo indipendente dalla città. I risultati di questi spostamenti sono stati fondamentali per lo sviluppo dell‘intero progetto, infatti è stato priprio-
42 durante uno di questi momenti di confronto in cui si è per la prima volta parlato del BIR.- borghi in rete, proprio partendo dalla difficoltà riscontrata nel voler individuare aspetti identitari comuni tra i vari centri visitati. Dialoghi e confronti con la gente del posto hanno maturato la convinzione che l‘unico modo per trovare una identità comune ad un territorio storicamente legato a processi di trasformazione continui, è proprio quello di dargliene uno nuovo. Quindi non interrompere le dinamiche di cambiamento, ma innescarne una nuova che tenesse assieme tutte le diverse identità e le mettesse appunto in rete. Da qui il nome del progetto BIR.—borghi in rete.
Successivi sopralluoghi:
laboratori di progettazione partecipata Tutti gli spostamenti e indagini in sito successivi sono stati di diversa durata e sparsi durante tutte le rimanenti fasi
del
lavoro.
Erano
comunque
spesso
legati
all‘organizzazione di eventi e laboratori con gli abitanti quindi non si ritiene necessario elencarli tra le fasi del sopralluogo che hanno invece natura prevalentemente conoscitiva. Per completezza si elencano i vari spostamenti effettuati per grandi pacchi di lavoro, ma verranno con maggior dettaglio illustrati nel relativo capitolo:
BIR.art lab laboratorio partecipato con le associazioni X-Scape Vessel Indagine e riflessioni sulle possibile rete di relazioni artistiche tra le borgate ed i paesaggi della Capitanata.
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BIR.arc lab Laboratorio partecipato con le associazioni X-Scape Laboratori di Architetture Naturali Un intervento di risignificazione dello spazio accanto alla casa coloniale di un podere utilizzando architetture naturali e materiali locali.
Principali risultati ottenuti Le fasi di questa indagine preliminare condotta direttamente in sito è stata fondamentale per la strutturazione di un percorso che coinvolgesse gli attori interessati nelle scelte del progetto permettendo di individuare obiettivi condivisi. Il solo approccio Top-down nel processo di costruzione della conoscenza storica, sociale e cartografica non si ritiene esaustivo nel momento in cui si vogliono proporre delle scelte progettuali che puntino alla riqualificazione e rigenerazione di un territorio. Pertanto il metodo bottom-up che ha visto coinvolti figure professionali ed attori di natura estremamente eterogenea ha prodotto materiale a sufficienza per poterle integrare al quadro conoscitivo. Sono stati prodotti:
Report fotografici per ogni esplorazione o laboratorio
Interviste e raccolta di proposte progettuali su ipotetici scenari di sviluppo della Capitanata da parte degli abitanti
Materiale audio-video in grado di montare un racconto generale del progetto
L‘idea stessa del progetto BIR. (associazione delle Borgate in rete come prima forma di salvaguardia e controllo del territorio della Capitanata) nasce durante i sopralluoghi.
Appunti di vario tipo
Fondamentale è l‘obiettivo di costruire un nuovo “paesaggio sociale” delle Borgate e del territorio della Capitanata.
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Carta dei beni (realizzata dall’autore)
4_ Situazione attuale
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Il patrimonio rurale Un paesaggio dal romantico al neo-decadente
Nella carta precedente è possibile notare che l‘intero territorio è costellato da una considerevole quantità di manufatti sparsi, per la maggior parte case coloniche realizzate in un ristretto arco di tempo. Dalla cartografia si potrebbe pensare che la Capitanata possegga un enorme patrimonio architettonico rurale, ma in realtà i sopralluoghi e le indagini in sito hanno dimostrato che la maggior parte di queste strutture hanno completamente perso la loro funzione e spesso sono solo ruderi a memoria di una recente storia. Si potrebbero avviare lunghissime indagini in grado di restituire un quadro esatto dello stato dell‘arte di queste strutture in modo da quantificare quante di queste sono ancora utilizzate, quante versano in stato di abbandono e infine quante sono ormai ruderi e macerie difficilmente recuperabili in quanto continuamente vittime di furti di materiale (tegole, mattoni, infissi, ecc.). Ma sarebbe un quadro che descriverebbe la situazione in un preciso momento storico e non ne garantirebbe certamente la salvaguardia. Basterebbero poche stagioni per avere uno stato dell‘arte completamente differente. Infatti molte costruzioni sono state realizzate in economia e quindi richiederebbero una ristrutturazione generale prima di poter essere utilizzate. Spesso i costi di questi lavori non sono sostenibili per i grandi proprietari terrieri o aziende agricole che posseggono spesso più di un solo manufatto e che invece hanno interessi solo economici legati alla produzione agricola. Il bisogno di una casa in campagna non è una loro priorità e pertanto ne ignorano le condizioni. Spesso invece, il restauro di un piccolo manufatto viene realizzato utilizzando materiale che è stato furtivamente sottratto da un altro manufatto. La rapidità con cui avvengono queste trasformazioni metterebbero quindi in discussione i risultati che si potrebbero ottenere con lunghe indagini di sopralluoghi e rilievi. Si preferisce in questa sede descrivere a grandi linee quali sono i casi più diffusi tra quelle che sono le sorti di una casa colonica nel paesaggio contemporaneo della Capitanata.
47 I primi tre casi elencati costituiscono una percentuale notevolmente ridotta.
Prima abitazione la casa ha mantenuto la sua funzione originaria di prima residenza per la famiglia assegnataria del podere. Il terreno di appartenenza (dai 3 ai 30 ha per podere) viene coltivato dai proprietari o è stato venduto ad altri privati spesso aziende agricole.
Seconda casa L‘abitazione
spesso
risistemata
o
modificata
completamente viene utilizzata come residenza secondaria stagionale. Il terreno di pertinenza è ancora coltivato dai proprietari o è stato venduto ad altri privati.
Nuova funzione La struttura ha cambiato la sua funzione ed è stata ristrutturata per accogliere attività commerciali o ricettive. Spesso le terre sono state vendute ad altri privati.
Multiproprietà Il podere passando in eredità di generazione in generazione è stato parcellizzato in molteplici frammenti catastali e la gestione o la vendita risulta estremamente complicata. La scelta spesso rimane quella di lasciarla vuota e in disuso in attesa che le difficoltà burocratiche si sblocchino.
Né casa né terra Vengono stipulati numerosi contratti tra le aziende che producono energia e i proprietari dei poderi a cui viene offerto un compenso di circa 5000 euro l’anno per ettaro di terra utilizzata per installarvi pannelli solari. Il contratto ha durata minima di 20 o 30 anni e questo ha un impatto Case coloniche ONC
48 sull‘aspetto del paesaggio notevolissimo oltre che di lunghissima durata. L‘utilizzo estensivo a terra dei pannelli solari rende quindi inutilizzabili i terreni dei poderi e inabitabile la casa colonica, visto che spesso ci sono sorveglianti dell‘azienda costantemente sul posto. Il podere non ha più nessuna delle sue funzioni originarie.
Abbandono Quest‘ultima categoria comprende la maggior parte delle strutture presenti sul territorio e pertanto si ritiene opportuno distinguerle in diverse categorie a seconda del loro effettivo grado di abbandono:
Molto spesso insieme alle terre vengono vendute anche le stesse strutture e quindi alcuni proprietari latifondisti sono proprietari di più case coloniche. Il recupero di tutti i manufatti non risulta economicamente vantaggioso tantomeno la loro demolizione e quindi vengono lasciati in abbandono, completamente vuoti e disabitati e spesso subiscono furti di materiali tipo tegole e mattoni.
La casa colonica viene abusivamente occupato da extracomunitari stagionali impegnati nel lavoro nei campi durante il periodo di raccolta. La maggior parte delle volte il
proprietario
interviene
con
le
forze
dell‘ordine per lo sgombero e ne mura ogni accesso per evitare altre intrusioni che comunque non mancano a ripetersi. A volte se ne provoca il crollo anche parziale per evitare altri problemi di questo tipo. Case coloniche ONC
49 Altre volte i proprietari chiedono un compenso mensile o giornaliero a nero. Solitamente sono gli stessi proprietari terrieri che indirizzano i lavoratori stagionali in queste strutture di loro proprietà, scalando dai salari l‘affitto dell‘alloggio.
Gli incentivi all‘agricoltura su alcuni tipi di coltura, trasformano i poderi in un facile investimento per arrotondare gli stipendi. L‘interesse è solo quello di ricevere gli incentivi utilizzando solo gli ettari di terra senza prestare attenzione alle strutture presenti.
Le categorie elencate sono frutto di una indagine di un anno in sito osservando e interrogando la gente e quindi non si esclude la possibilità che esistano altre casistiche differenti.
Un episodio particolare Durante uno dei sopralluoghi effettuati è capitato di imbattersi in una azienda agricola condotta da un giovane proprietario nei pressi del borgo Incoronata. L‘estensione delle terre in suo possesso richiedeva che nella sua azienda ci fossero dei lavoratori stabili durante tutto l‘anno e non solo durante nei maggiori periodi di raccolta. Infatti una famiglia di rumeni lavorava per lui ormai già da molti anni. Apparentemente una situazione molto comune in Capitanata, ma a differenza di molti altri casi incontrati, questa famiglia vive in una struttura realizzata direttamente da loro stessi all‘interno dell‘area dell‘azienda. La famiglia probabilmente non ne era diventata pro-
Lavoratore rumeno durante la raccolta dei pomodori
50 prietaria, ma non pagava alcun affitto. Per qusta famiglia quella costruzione è diventata la loro casa e non solo un appoggio temporaneo. Per il giovane proprietario era una fortuna sapere che la sua azienda era costantemente vigilata visto che ci abitavano in pianta stabile i suoi dipendenti. Questo particolare caso ha dimostrato che con l‘auto recupero di queste strutture da parte dei lavoratori che ci vorrebbero abitare in pianta stabile è possibile ottenere molteplici risultati positivi:
la struttura è recuperata e non destinata al crollo
il proprietario ha la sua proprietà costantemente vigilata a costo nullo
una famiglia in più (extracomunitaria o non) ha la possibilità di guadagnare il diritto all‘abitare a prezzo del proprio lavoro.
Si ritiene che questo modello può essere un ottimo punto di partenza su cui lavorare per individuare i corretti processi di trasformazione di un territorio che sta subendo un veloce mutamento. A questo proposito è stata inserita qui di seguito una pagina del diario dei sopralluoghi scritto direttamente dall‘autore durante una delle spedizioni in sito.
Il paesaggio della metamorfosi racconto dell’autore
Il sole era ormai quasi alto e in quel periodo dell‘anno le temperature rendevano difficili gli spostamenti per via del caldo in certi momenti insopportabile. Il vento era forte come sempre, ma portava con se sabbia e caldo. Decisi di chiudere i finestrini e accendere l‘aria condizionata in macchina. Borgo Cervaro
51 In quel momento stavo uscendo da Borgo Segezia che mi aveva trattenuto a lungo durante la mattinata. Non c‘erano molti monumenti da vistare o posti da vedere a Segezia. Infondo è solo una piazza con degli edifici a contorno che ne disegnano le facciate e qualche casa in linea disposta a corona attorno ad essa. Eppure non riuscivo ad andarmene da lì. Ero catturato da una sensazione strana quasi di incredulità, non riuscivo a capire il motivo per cui avessero costruito con tanta cura e geometrica attenzione un borgo così perfetto in una zona così periferica e lontana dalla città. Il campanile sembrava essere uscito da un dipinto e lo avevo già notato sin da quando ero ancora a qualche chilometro dal borgo mentre ci stavo arrivando. Sembrava difendere la chiesa alle sue spalle sulla cui facciata delle piastrelle colorate raccontavano chissà quale storia. Avevo notato che sui gradini laterali della chiesa erano seduti circa un centinaio di persone che discutevano tra loro in maniera stranamente ordinata.
Borgo Segezia
Il bar era pieno e la proprietaria, contenta di quella parentesi d‘oro della giornata o forse della settimana, riusciva a malapena a rispondere ad alcune mie domande. Scopro che erano tutti rumeni che risiedono nelle campagne circostanti e che si erano riuniti per discutere di un divorzio. Gli anziani dovevano concedere o meno il permesso di divorzio ad una coppia di loro connazionali. La legge la facevano loro, discutendo in uno spazio pubblico, senza rivolgersi alla corte o ad avvocati. Il dibattito durò fino a sera, ma non ho scoperto l‘esito di quell‘incontro perché avevo deciso di andare via prima. Volevo proseguire il mio giro e visitare altre borgate e poderi. Il paesaggio scorreva rapidamente dietro i vetri della macchina e a perdita d‘occhio il quadro che mi si preBorgo Incoronata
52 sentava era costruito sempre dagli stessi oggetti combinati in maniera diversa: una linea d‘orizzonte perfettamente piana con allo sfondo una sagoma montuosa, campi sterminati pettinati con cura e innumerevoli scatole vuote sparse sul terreno come se fosse il frutto di un gigantesco lancio di dadi su un tavolo da gioco perfettamente spianato. Pensavo ad alcuni dipinti del romanticismo e un po‘ mi lasciavo incantare dal fascino dei ruderi, ma poi pensavo che infondo sono quasi tutte architetture realizzate in epoca moderna. Nessun romanticismo, ma piuttosto mi sembrava un paesaggio in decadenza, un po‘ vittima di scelte troppo affrettate o semplicemente sbagliate. Mi chiedevo come fosse possibile lasciare che un patrimonio edilizio così vasto ed esteso fosse lasciato in ―abbandono‖. Era esattamente questa la parola che
ONC nei pressi di Borgo Mezzanone
53 stavo cercando, un paesaggio in declino, vittima di un improvviso generalizzato ―abbandono‖ delle sue architetture. Ho percorso più di 10Km per raggiungere Borgo Cervaro e sentire nuovamente quella strana sensazione di incredulità già provata a Segezia. Sarà forse questa la regola del gioco? “Riuscire a spostarsi da un quadro surrealista all’altro attraversando paesaggi neo-decadenti?” Smisi di giocare a fare l‘artista inventando termini e regole e mi accorsi che in uno di queste scatole vuote e malridotte in realtà ci viveva qualcuno. Era una famiglia, forse piu‘ di una e mi parve di riconoscere un paio di rumeni che quella mattina avevo incontrato a Borgo Segezia. C‘erano panni stesi e qualche attrezzo da lavoro agricolo poggiato alle pareti. Ora era chiaro. Quel
paesaggio non era affatto abbandonato, ma in
fase di trasformazione, una ennesima trasformazione come se fosse questa la sua identià. Il paesaggio della metamorfosi. Nuovi abitanti, nuove colture, nuove abitudini… certo… le scatole vuote erano in realtà gusci per nuove funzioni. Ora bisogna solo comprendere il processo di metamorfosi e le sue dinamiche, intuirne il risultato in modo da favorire le condizioni per una corretta trasformazione.
ONC nei pressi di Borgo Mezzanone
Duanera La Rocca Palmori
Arpinov
San Giusto
Cervar Segezia
54
Giardinetto
va
ro
Tavernola
Mezzanone
Incoronata
Cartografia generale (realizzata dall’autore)
5_ Il BIR. – borghi in rete
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Giardinetto (Orsara di Puglia) Realizzata in base al R.D. 13.02.1933 n.215 (bonifica integrale) e successivi provvedimenti per le opere dell‘ONC. Borgata originariamente in grado di servire una popolazione di 500 ab e 3000 ab delle aree appoderate Distanza da Foggia: 20Km Progetto originario:
Funzioni attuali:
chiesa Casa del fascio Delegazione comunale Direzione dell‘azienda dell‘ONC Scuola elementare Ambulatorio medico Caserma dei carabinieri
residenziale e agricola Nessun appartamento in abbandono Locali del comune occupate per residenze Funzioni in grado di fornire servizi di prima necessità
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Segezia (Foggia) Realizzata in base al R.D. 13.02.1933 n.215 (bonifica integrale) e successivi provvedimenti per le opere dell‘ONC. Borgata originariamente in grado di servire una popolazione di 3000 ab e 9000 ab delle aree appoderate Distanza da Foggia: 9Km Progetto originario:
Funzioni attuali:
chiesa e canonica Casa del fascio Edificio del Comune Azienda dell‘ONC Scuola Ambulatorio medico Caserma dei carabinieri Ufficio postale Locanda
residenziale Nessun appartamento in abbandono Locali del comune occupate per residenze Funzioni in grado di fornire servizi di prima necessitĂ
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Incoronata (Foggia) Realizzata in base al R.D. 13.02.1933 n.215 (bonifica integrale) e successivi provvedimenti per le opere dell‘ONC. Borgata originariamente in grado di servire una popolazione di 3000 ab e 9000 ab delle aree appoderate
Cervaro (Foggia)
Distanza da Foggia: 12Km
Realizzata in base al R.D. 13.02.1933 n.215 (bonifica integrale) e successivi provvedimenti per le opere dell‘ONC. Borgata originariamente in grado di servire una popolazione di 500 ab e 3000 ab delle aree appoderate Distanza da Foggia: 8Km Progetto originario:
Funzioni attuali:
chiesa Casa del fascio Delegazione comunale Direzione dell‘azienda dell‘ONC Scuola elementare Ambulatorio medico Caserma dei carabinieri
residenziale e agricola Nessun appartamento in abbandono Locali del comune chiusi o occupati per residenze Oltre alle funzioni presenti (chiesa e asilo ) non ci sono servizi di prima necessità Scarso collegamento ferroviario
Progetto originario: Chiesa e canonica Casa del fascio Edificio del Comune Azienda dell‘ONC Scuola Ambulatorio medico Caserma dei carabinieri Locanda Funzioni attuali: Residenziale Nessun appartamento in abbandono Edifici pubblici in funzione e presenza di servizi in grado di fornire i bisogni di prima necessità. Notevole incremento demografico per la costruzione di edilizia economica popolare.
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Mezzanone (Manfredonia) Realizzata in base al R.D. 13.02.1933 n.215 (bonifica integrale) e previsto nel progetto dell‘ing. Curato (Piano Generale di Bonifica del Tavoliere) commissionato dal consorzio di Bonifica della Capitanata. Superficie borgata: 5 ha Superficie appoderamento: 65 ha x 27 poderi Distanza da Foggia: 13Km Progetto originario:
Funzioni attuali:
chiesa Casa del fascio Scuola con residenza per l‘insegnate Ambulatorio medico Spaccio 20 alloggi per gli artigiani
residenziale Nessun appartamento in abbandono Edifici pubblici in funzione e presenza di servizi in grado di fornire i bisogni di prima necessità. Notevole incremento demografico per la costruzione di edilizia economica popolare (300 famiglie in più negli anni ‗90) Stretta relazione con il comune di Foggia nonostante sia frazione del comune di Manfredonia.
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Tavernola (Manfredonia) Realizzata in base al R.D. 13.02.1933 n.215 (bonifica integrale) e previsto nel progetto dell‘ing. Curato (Piano Generale di Bonifica del Tavoliere) commissionato dal consorzio di Bonifica della Capitanata. Superficie appoderamento: 280 ha x 20 poderi Distanza da Foggia: 11Km Progetto originario:
Funzioni attuali:
chiesa Casa del fascio Scuola con residenza per l‘insegnate Ambulatorio medico Spaccio
residenziale-industriale-artigianale Il borgo non è più riconoscibile e conserva solo la torre campanaria ormai inglobata in una struttura privata a funzione commerciale e ristoro. Non è riconoscibile l‘assetto morfologico originario di progetto e si presenta in uno stato di degrado generalizzato. Non esistono funzioni in grado di fornire servizi di prima necessità. La presenza del bar-ristorante lo rende prevalentemente un luogo di sosta temporaneo per i lavoratori agricoli diretti nei campi.
(*) fonte: viviana + DPP (*) fonte: ISTAT
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Palmori –centro servizio- (Lucera) Duanera La Rocca (Foggia) Realizzata in base al R.D. 13.02.1933 n.215 (bonifica integrale) ad opera del Consorzio di Bonifica della Capitanata negli anni ‗50 in un area appoderata nel ‗40 ad opera dell‘ONC.
Realizzata in base alla legge L.21.10.1950 n.841 (Legge Stralcio) per la riforma fondiaria. Superficie appoderata:
764 ha 6.5 ha per podere
Distanza da Foggia: 11Km
Popolazione prevista da servire: 530 ab
Progetto originario:
Distanza da Foggia: 13Km
Chiesa e canonica Scuola Ambulatorio medico Ufficio delegazione del Consorzio Caserma dei Carabinieri
Funzioni attuali: residenziale-agricola Nessun appartamento in abbandono Gli edifici pubblici hanno perso la loro funzione e sono occupate come residenza. La chiesa è ormai un rudere e le funzioni religiosi si svolgono periodicamente in un vano al piano terra di proprietà pubblica. Altri locali sono stati occupati per realizzarvi luoghi di incontro pubblici per la comunità. Non esistono funzioni in grado di fornire servizi di prima necessità. Il borgo è completamente sprovvisto della rete idrica e fognaria causando notevoli disagi tra gli abitanti del borgo. Il Borgo è in uno stato generale di degrado e eventuali restauri sono ostacolati da questioni burocratiche e tecniche in quanto risulta difficile risalire alla proprietà delle stesse strutture.
Progetto originario:
Cappella Scuola elementare Asilo Dispensario sanitario Spaccio con alloggio
Funzioni attual: residenziale-stagionale Il progetto mantiene la sua conformazione originaria, ma gli edifici pubblici hanno perso la loro funzione diventando residenza stagionale per gli extracomunitari Lo spaccio è ancora in funzione solo in alcuni periodi dell‘anno legati alla raccolta stagionale dei campi. La popolazione residente in netto calo è fortemente influenzata dalla presenza dei lavoratori stagionali le cui condizioni sono spesso precarie.
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San Giusto –centro servizio- (Lucera) Realizzata in base alla legge L.21.10.1950 n.841 (Legge Stralcio) per la riforma fondiaria. Superficie appoderata:
850 ha 7 ha per podere
Popolazione prevista da servire: 730 ab Distanza da Foggia: 12Km Progetto originario:
Cappella Scuola elementare Scuola materna Dispensario sanitario Spaccio con alloggio
Funzioni attuali: residenziale-stagionale Il progetto mantiene la sua conformazione originaria e le funzioni sono ancora attive garantendo i servizi di prima necessità per i residenti. Il borgo sta vivendo un notevole processo di rinascita ed è prevista la costruzione di nuove strutture ricettive nonostante i precedenti dati istat segnavano un decremento della popolazione residente. Infatti le case coloniche sono raggruppate nella stessa area creando un agglomerato di case con giardino utilizzate spesso come seconda casa in campagna. I rispettivi ettari di terra sono dislocati nelle aree circostanti e spesso vendute a latifondisti agrari. Nella stessa area sono presenti agriturismi in finzione e aziende agricole ancora in funzione.
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BIR. - borghi in rete La rete come strumento di sviluppo e salvaguardia del territorio
Il BIR. è un’idea che nasce dalla gente, dalla coscienza collettiva di appartenenza ad un territorio comune e dalla volontà di condivisione e riscoperta di una nuova identità Il BIR. può diventare un organismo riconosciuto a livello locale, un’associazione di cittadini che credono allo sviluppo sostenibile del territorio rurale della capitanata Il BIR. è anche un laboratorio collettivo, in cui condividere idee, progetti, richieste, o quanto utile per iniziare a costruire la rete che metterà in condivisione le singole esperienze Il BIR. crede che possa maturarsi una coscienza comune di appartenenza al territorio della Capitanata come forma di salvaguardia e tutela del territorio rurale Possiamo immaginare la capitanata come un vasto laboratorio rurale? Possiamo dare una nuova identità a questo territorio? Sono queste le premesse principali su cui è stata concepita l‘idea di mettere in rete le borgate rurali della Capitanata e con esse il fitto tessuto di case coloniche e architetture rurali sparse.
Manifesto del BIR. - borghi in rete
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Dall’individuo alla rete
Durante le visite e le interviste molta delle persone con cui si interagiva non perdeva l‘occasione di raccontare la propria storia o il proprio disagio legate alle condizioni di vita in cui spesso si trovano. La maggior parte lamenta le condizioni di abbandono in cui versa la propria borgata o spesso le scelte delle amministrazioni sono calate dall‘alto senza aver mai minimamente interpellato la gente del posto. Esperienze precedenti in altri luoghi e in altri lavori hanno maturato un certo scetticismo nei confronti di
Borgo Cervaro. Sopralluogo
lamentele spesso fatte per abitudine o perché si tenta sempre di migliorare le proprie condizioni anche se non estremamente necessario.
Nel momento in cui per curiosità è stato chiesto come mai non avessero mai espresso il proprio parere alle amministrazioni o alla stampa in modo che tutto ciò diventasse di dominio pubblico, ci viene mostrato a volte con certo orgoglio un grosso archivio di articoli e ritagli di giornale con il loro nome. Articoli su carta e su web riportano innumerevoli interviste in cui si racconta lo stato delle borgate e delle condizioni di vita della gente. Ma sono articoli che parlano spesso di una borgata o di un‘altra, denunciano una vicenda in particolare capitata in questa borgata o in quell‘altra. Lamentele isolate, deboli e non ascoltate nonostante siano state rumorosamente espresse alle amministrazioni tramite la stampa.
Prima pagina di un giornale locale
68 Sono arrivate anche mail e articoli da qualcuno che voleva raccontare la propria esperienza e che non è riportato per questioni di privacy dell‘autore che non ne voleva la pubblicazione. Le condizioni di marginalità e di degrado di alcune borgate risulta eclatante quando con una intervista ad un cittadino del borgo Duanera La Rocca emerge il fatto che la gente è costretta a vivere senza mai aver ricevuto allaccio alle rete idrica e fognaria del comune di Foggia. Dal DPP (Documento Programmatico Preliminare) di Foggia risulta invece che il borgo è classificato come città consolidata, il che dovrebbe alludere ad un tessuto urbano in cui la presenza di servizi e di spazi dovrebbe aver raggiunto una conformazione matura e per l‘appunto consolidata.
DPP Comune di Foggia (Scheda della trama insediativa)
69 La gente è costretta a rifornirsi di acqua potabile dai supermercati in paese, a piu‘ di 10 Km dal Borgo. Il condotto fognario scarica direttamente nei campi circostanti con un conseguente rischio di creare problemi legati alle scarse condizioni igieniche. Un abitante racconta che la sua casa avrebbe bisogno di un restauro, ma è impossibile procedere perché dai documenti risulta che è di proprietà del Consorzio di Bonifica e quindi spetterebbe all‘ente finanziare i lavori di restauro. Il consorzio invece non risponde alle richieste e ne ―nega‖ (secondo le testimonianze, il dato non è stato accertato con l‘ente) la proprietà per evitare i lavori. Da anni ormai la persona intervistata vive pagando l‘affitto di casa su un conto che ha creato appositamente visto che non sa più a chi pagarla, ma è pronto a saldare gli arretrati se qualcuno ne reclama la proprietà.
Perché vengono trascurati i bisogni degli individui? Ci si rende conto che la difficoltà di ottenere dei risultati positivi che rendano efficaci le proprie richieste è legata principalmente al forte isolamento in cui ciascuna borgata spesso annega. Una soluzione è quella di unire le forze e di creare una rete che sia in grado di mettere in sinergia i singoli individui, le singole borgate, i singoli poderi. Evitare di parlare di un solo borgo, ma di tutta la sua rete è diventato il primo esperimento portato avanti per tutta la durata del lavoro. Nasce l‘idea del BIR. - borghi in rete. Il BIR. lavora sul processo che trasforma la stretta dipendenza che ogni borgo ha con i centri urbani minori in una rete di relazioni con gli altri borghi e le costruzioni minori dei poderi.
Schema della struttura del BIR.
70 Il progetto inizia a prendere forma utilizzando la tecnica degli slogan e del brainstorming. Era necessario intercettare ogni possibile forma di collaborazione che fosse in grado di attivare i processi che portassero alla creazione della rete. La rete doveva avviarsi per mezzo di interventi ed attività partecipate direttamente in sito e provare ad innescare la scintilla che avrebbe messo in moto il meccanismo e lo avrebbe reso autonomo e in grado di crescere sfruttando energie interne. Fino ad allora però il lavoro da fare era portare il BIR. alla gente e avvicinare la gente al BIR. Nascono prime idee condivise su web e su volantini in cui l‘idea iniziava a prendere forma tramite le osservazioni ed i pareri della gente.
Il manifesto del BIR. – borghi in rete Portare il BIR. tra la gente Viene realizzato un manifesto che viene affisso in tutte le borgate parlando alla gente del progetto BIR. come se fosse da sempre esistita e che bisognava solo crederci di nuovo. Il BIR è un‘idea che nasce dalla gente dalla coscienza collettiva di appartenenza ad un territorio comune dalla
volontà di condivisione e riscoperta di una nuova
identità. Questo il primo passo di un percorso che vorrebbe portare il BIR a diventare un organismo riconosciuto a livello locale, un‘associazione di cittadini che credono allo sviluppo sostenibile del territorio rurale della capitanata.
Manifesto del BIR. a Borgo Segezia
71 Il BIR è anche un laboratorio collettivo, in cui ognuno è invitato a partecipare per condividere idee, progetti, richieste, o quanto utile per iniziare a costruire la rete che metterà in condivisione le singole esperienze. Il BIR. nasce da una ricerca il cui obiettivo è quello di sostenere dei progetti di riqualificazione dell borgate partendo da iniziative che siano in grado di coinvolgere e sensibilizzare la popolazione locale. Il BIR. crede che possa maturarsi una coscienza comune di appartenenza al territorio della Capitanata come forma di salvaguardia e tutela del territorio rurale. Il BIR. vuole avviare progetti che siano in grado di costruire virtualmente o materialmente questa rete tra i borghi facendo leva su caratteristiche identitarie dei luoghi (tradizioni, feste popolari dimenticate, arte, mestieri) o reinventarne di nuove. Il BIR. potrebbe occuparsi di temi che accomunano tra loro i borghi: Il BIRart - arte tra i borghi Il BIRarc - architetture e strutture Il BIRfest - feste popolari e tradizioni Il ―punto‖ dell‘acronimo BIR. sta proprio ad indicare la specificità delle azioni di lavoro, proprio per dare agli interventi una accezione più specifica e settoriale. Il BIR. per questo vorrebbe ascoltare e condividere le opinioni di chi vuole esprimere la propria idea.
Manifesto del BIR. nei vari borghi
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Incontri tematici Portare la gente al BIR. Il passo successivo era quello di condividere in maniera più estesa possibile il progetto della rete anche a persone esterne che non avessero necessariamente uno stretto collegamento con le borgate, ma che con le loro professionalità fossero in grado di dare un contributo all‘idea e suggerire nuove operazioni da proseguire. Sono seguiti infatti alcuni dibatti con architetti, fotografi, naturalisti, sociologi e altre figure professionali. Il contributo intellettuale ricevuto è stato di notevole importanza in quanto di riflesso, molta altra gente iniziava a conoscere il BIR. e ne parlava con altra gente. L‘informazione a cascata ha costruito in breve tempo una serie di persone curiose che proponeva idee o partecipava alle escursioni in sito. I social network hanno contribuito ulteriormente grazie alla creazione di blog e pagine di discussione su face book (BIR. - borghi in rete). Si sono moltiplicati i contatti con le associazioni interessate a collaborare con il progetto e nel giro di poco tempo si sono organizzati due laboratori come preceIncontri con associazioni e altre figure professionali
dentemente accennato nelle fasi del sopralluogo:
BIR.art lab laboratorio partecipato con le associazioni X-Scape Vessel Indagine e riflessioni sulle possibile rete di relazioni artistiche tra le borgate ed i paesaggi della Capitanata.
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BIR.arc lab Laboratorio partecipato con le associazioni X-Scape Laboratori di Architetture Naturali Un intervento di risignificazione dello spazio accanto alla casa coloniale di un podere utilizzanto architetture naturali e materiali locali.
La rete di “BIR. - borghi in rete” sul web
In soli 6 mesi dalla sua ideazione, il progetto BIR. - borghi in rete è conosciuto e gente ne parla in molti paesi contribuendo attivamente alle discussioni sulla pagina sul web. La maggior parte degli interessati al tema hanno una età compresa tra i 25 e i 34 anni. (Fonte:dati facebook)
Associazioni coinvolte
X-Scape è una associazione culturale di ricerca sulla città e sui territori contemporanei, nata nel maggio 2008. La ricerca di X-Scape parte dalla consapevolezza che la complessità del paesaggio contemporaneo non può che essere compresa ripartendo da pratiche semplici: camminare, attraversare, percorrere, calpestare. La velocità delle trasformazioni degli ultimi decenni, l‘emergere di istanze legate a nuove modalità di abitare, produrre e attraversare i territori, hanno duramente messo in crisi l‘idea romantica di paesaggio e la tradizionale dicotomia città-campagna. Nuovi landscape mutanti convivono con i paesaggi della tradizione, istituendo relazioni tutte da esplorare. X-Scape è un progetto di ricerca aperto che si propone di studiare le trasformazioni del territorio in maniera partecipata, coinvolgendo ricercatori, studenti, professionisti, artisti, cittadini, amministratori locali in workshop, eventi, laboratori e sperimentando differenti forme di racconto e uso dei luoghi, con tecniche e linguaggi differenti.
http://www.xscape.it/
vessel è uno spazio non profit indipendente dedicato all‘arte contemporanea che apre il 14 aprile in Via Guido De Ruggiero, 6 a Bari, un contenitore dinamico che intende costruire un ponte artistico e sociale tra il territorio pugliese e l‘area del bacino del Mediterraneo, il Centro e l‘Est Europa. vessel focalizza la sua attenzione sui meccanismi esistenti in questo preciso momento in tali aree geografiche allo scopo di metterli in relazione tra loro per generare forme culturali inedite. vessel intende dar vita a situazioni in cui il confronto, l‘interazione e il processo creativo possano mettere in atto modelli di condivisione del sapere che permettano di superare il concetto di fruizione dell‘arte, e che vedano nella partecipazione lo strumento chiave per la produzione di nuove forme espressive.
http://www.vesselartproject.org/
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Dove si è svolto
Borgo Segezia Borgo Cervaro Borgo Giardinetto Borgo San giusto Borgo Incoronata Borgo Mezzanone Duanera La Rocca
Durata del laboratorio
Dal 9 al 13 Luglio 2011
Mappa del BIRart lab
duaneralarocca
giardinettosegeziacervaroincoronatamezzanone
sangiusto
Materiale fornito Dossier introduttivo in inglese del progetto BIR.– borghi in rete Documentazione cartografica
6_ BIRart lab
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BIRart Chi è BIR.?
La sinergica collaborazione tra l‘associazione XScape e Vessel crea l‘occasione per sperimentare un progetto di ricerca su una delle possibili reti del BIR. ovvero il BIRart. Gli invitati al laboratorio erano per la maggior parte di artisti e curatori di differenti nazionalità che probabilmente erano per la prima volta in Puglia. La loro presenza nel territorio della capitanata avrebbe sicuramente prodotto delle interessanti interazioni con la gente del posto soprattutto per il fatto che per molti Riunione in uno spazio pubblico di Borgo Cervaro
di loro la lingua italiana era difficile da comprendere e quindi un dialogo multilingua non sempre fluido e semplice conduce gli argomenti discussi su sfumature inaspettate. Ma infondo, per capire un luogo è necessario capirne la gente, i loro ritmi e il loro lavoro e quindi ogni dettaglio risulta fondamentale e nulla solo una sfumatura. Il nome stesso del progetto di rete (BIRart) lascia intendere che si vorrebbe avviare una riflessione sulla possibile rete dell‘arte tra le borgate partendo da piccole e semplici domande. A questo proposito si riporta di seguito un ritaglio del testo che è stato fornito ai partecipanti prima di avviare il laboratorio (tradotto in italiano, ma alcuni termini e domande sono volontariamente lasciati in inglese inquanto concepite in quella maniera).
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BIRart lab BIR.–borghi in rete,
XScape and Vessel organizzano un tour-lab nel territorio delle Borgate
della corona foggiana, con l‘obiettivo di avviare una riflessione su ―What is BIR art ?”. Le domande di base BIR art è il punto principale. Cosa può essere il BIRart? Cosa dovrebbe mettere in rete? Quali temi e lavori dovrebbe svolgere il BIRart? Qual’è la tua idea di BIRart? Qual’è la tua idea del BIRart_map? Fasi del laboratorio
Il laboratorio ha previsto una escursione guidata in sito attraversando alcune borgate significative in modo da avere un primo contatto con i luoghi, con le architetture, con la gente e soprattutto con il territorio. Sono seguiti numerosi incontri con alcuni degli ―attori‖ locali con cui poter avviare le prime riflessioni sul BIRart e da cui ci si è lasciati indirizzare verso altri interlocutori.
Tavoli di discussione, idée e altro materiale prodotto sono i risultati della fase di chiusura del laboratorio
Risultati La collaborazione con le associazioni coinvolte sul tema BIRart è ancora work in progress, ma vengono brevemente raccontati alcuni principali risultati ottenuti durante il laboratorio La storia dell’arte borgata
Pranzo urbano
Rete con l’Accademia di Foggia Can we give a new identity... Meravigliosa è la gente
Breve racconto del ―cammino delle Borgate‖ in cui si allude ad un pellegrinaggio di viandanti (tra cui extracomunitari e non) attraverso il paesaggio della Capitanata descritto tramite rivisitazioni in chiave contemporanea di famosi dipinti inserendovi elementi caratteristici delle Borgate visitate. Azione collettiva nello spazio pubblico principale del Borgo Duanera La Rocca, Possibile sviluppo della rete del BIRart con l‘accademia di Belle Arti di Foggia con l‘appoggio del Prof. Salvatore Lovaglio. Contributo di Rachel Pafe dell‘associazione Vessel Contributo di Roberto Dell‘Orco
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La storia dell’arte borgata Nella prima metà del 2011 nasceva il ―cammino delle Borgate‖, un tragitto lungo circa 100km che attraversava una terra piatta e sterminata, macchiata di colori caldi e cangianti. Le uniche guide del cammino erano i campanili delle chiese che da lontano indicavano la direzione da percorrere per raggiungere le diverse tappe in cui sostare.
Piccole locande accoglievano i viaggiatori e il vasto paesaggio attraversato rimaneva solo un ricordo durante quella piacevole e fresca parentesi in paese.
79 Era il momento in cui si incontrava altra gente con cui condividere brevi momenti di svago tra una bibita e una sigaretta, aspettando di rimettersi in cammino. Si trattava spesso di gente di paese, ma di frequente altri viaggiatori avevano deciso di sostare in quel momento nella stessa locanda e nascevano lunghe conversazioni sulle esperienza vissute durante il cammino.
A sera in ogni Borgata si teneva un banchetto in piazza che raccoglieva la gente del paese e i viandanti che avevano deciso di sostarvi la notte. La tavolata sembrava un comizio di paese in cui ognuno poteva esprimere i propri bisogni e i viandanti raccontavano le storie delle altre borgate. La cena si concludeva prendendo atto di quanto ascoltato e trovandone soluzioni.
80 Molti dei viaggiatori non erano in grado di pagarsi la notte in una pensione e di conseguenza erano costretti ad entrare furtivamente in case abbandonate nelle campagne. Le condizioni delle strutture erano spesso inadatte al rifugio notturno e alcuni di questa gente in cammino decideva di recuperarla con il proprio lavoro e magari sostarvi a lungo aspettando nuove sorti del proprio destino.
E
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Il paesaggio dei ruderi versava in stato di abbandono e i signori delle terre non vedevano sempre volentieri i viandanti occupare le proprie case nonostante fossero vuote e in rovina.
Ma il cammino delle Borgate richiamava sempre piĂš gente. Numerosi viaggiatori affollavano il territorio soprattutto durante la stagione dell‘oro che col sole era diventato rosso e riempiva interi cesti. La folla era ormai numerosa e non poteva essere trascurata. Il cammino tra le Borgate li ha resi parte del territorio, nuovi cittadini delle Borgate e una possibile casa per loro infondo era giĂ lĂŹ. Ma in quale stato?
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Pranzo Urbano Borgo La Rocca e il BIRfest E‘ stato condotto un esperimento di azione pubblica collettiva nel Borgo Duanera La Rocca per valutarne il grado di ―permeabilità sociale‖ dello spazio pubblico centrale. Senza prendere precedenti accordi con gli abitanti si è improvvisato un pranzo urbano sul sagrato della chiesa diroccata. Siamo arrivati in paese con cibo e bevande, ma appositamente sprovvisti di tavoli e sedie su cui pranzare in modo da verificare la disponibilità della gente a permettere a degli sconosciuti di utilizzare alcuni loro arredi che custodivano in giardino. La reazione è stata sorprendente. In qualche minuto avevamo a disposizione una tavola apparecchiata con tovaglia, acqua e vino come se fosse già tutto organizzato in precedenza. Eravamo degli ospiti e come tali non ci è stato negato nulla. Alcuni hanno anche condiviso qualche attimo con noi, ma non capitava mai che contemporaneamente due membri di famiglie diverse si incontrassero al nostro tavolo. Visite ―a turno‖ di cortesia agli ospiti. Appunto ―ospiti‖ in casa loro, nonostante fossimo in uno spazio pubblico. Il pranzo si è concluso con un invito per un prossimo incontro meglio organizzato, questa volta con tutte le famiglie del Borgo. Il risultato di questa azione urbana ha suggerito l‘idea di organizzare in un secondo momento un evento che possa raccogliere non solo la gente di un Borgo, ma di tutto il territorio del BIR. ipotizzando magari una data che potrebbe anche ripetersi ogni anno. Work in progress l‘ipotesi di un BIRfest.
Salvatore Lovaglio Il BIRart incontra l’accademia Già docente dell‘Accademia dei Belle Arti di Brera a Milano e di Bari, attualmente è titolare della cattedra di Decorazione e dello sperimentale di Arredo Urbano. Conduce attività di ricerca nella sua bottega ricavata in un podere di San Giusto. Dal primo incontro ha mostrato grande attenzione al tema del BIRart e il suo contributo intellettuale è stato fondamentale in diversi passaggi del lavoro di ricerca. E‘ in progress una possibile interazione tra le attività di ricerca della rete del BIRart e il suo corso all‘interno dell‘Accademia di Belle Arti di Foggia.
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BIR – Can we give a new identity to this land? From July 9th to the 13th, 2011, vessel partnered with the Bari organization, XScape, to provide insight into their project BIR (Borghi in Rete). In the Foggia region, they visited Borgo Segezia, Borgo Cervaro, Borgo Incoronata, Borgo Mezzanone, Giardinetto, Borgo Tavernola, Duanera La Rocca and Borgo San Giusto. The project centers on the fascist period construction of urban areas during the early 1900s in Italy. The land was divided into segments in order to allow for a drainage system to address the detriment of flooding on agriculture. Thus, ―borgate‖ were created; territory was equally portioned to include a school, church, market and public offices, in order to avoid daily commute to main cities. For a short period of time this system was successful, but it soon failed after the collapse of fascism in Italy. The indigenous Apuglian people did not like the isolation that the borgate fostered and missed the village interaction, which resulted in the abandonment of the ―podere‖. Currently, these structures are in the process of decay; ruins are interspersed throughout the countryside. Vessel was guided throughout these Borgate in order to experience this phenomenon in a firsthand manner. These visits not only served to provide background information, but also operated as a dynamic platform to interact with local people. The main aim of BIR is ―Can we give a new identity to this land?‖ The point of the exploration was not to provide a concrete solution, but rather to create a ―net‖ consisting of a variety of potentialities. The physical tour served as base of knowledge in order to stimulate ideas on fostering a fluid, yet contemporary identity for the territory. There is an overriding belief in sustainable growth utilizing and recognizing the various identities present in the territory. XScape and vessel participated in collaborative discussion, sharing ideas on the construction of a ―BIR art map‖, an experimental layout in which suburbia is not relative to specific, tangible location. The process of redefining the territory is a series of constantly evolving ideas, which relates to the aims of vessel for process-based artistic method. The BIR project allows for this method to be utilized in order to advocate social and political improvement. In essence, the project can be seen as a parallel to vessel‘s idea of discovering new ideas to redefine outdated East and West relations; it focuses on reconfiguring a territory currently steeped in relics and notions of the past. Racel Pafe
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Meravigliosa è la gente "Die Leute in Foggia sind ganz prima" (La gente di Foggia è meravigliosa) è il titolo di una raccolta di serigrafie che Joseph Beuys ha pubblicato con Lucio Amelio nel 1974. Le serigrafie pubblicate rappresentano alcuni paesaggi della Capitanata e del Gargano che Beuys aveva disegnato quando arrivò a Foggia come sergente dell'aviazione tedesca. Probabilmente doveva avere avuto una visuale niente male da lassù, sul paesaggio, e probabilmente anche sulla città di Foggia. Siamo a cavallo tra il 1940 e 1941. Due anni dopo la città di Foggia venne rasa al suolo dal bombardamento alleato. Far venire giù il Gargano, per fortuna non ci ha ancora pensato nessuno. Bombe a parte, Beuys ritorna in queste terre durante gli anni '70 e pubblica il lbro di serigrafie di cui sopra: La gente di Foggia è meravigliosa. Nell'Aprile del 2010 con Angela Lariccia effettuiamo una ricerca per confermare o no l‘esistenza di una copia di questo raccolta di serigrafie nella città di Foggia. Quest'opera a Foggia è introvabile: data per dispersa alla biblioteca di lettere, sembra sia in concessione alla galleria della pinacoteca di foggia, dove scomodiamo il direttore generale per farci svelare dove sia conservato questo segreto. Risultato: libro in attesa di essere esibito in una mostra. Si nasconde per mostrare. Fino ad ora il libro sembra avere caratteristiche particolari, in effetti il titolo dona una grande interrogativo a chi viene messo a conoscenza dell‘oggetto della nostra ricerca: ci può essere stato qualcuno che abbia scritto un‘assurdità del genere? Molti si augurano anche che possa essere presente in tutte le biblioteche e nelle librerie della città. Nel 1978 Joseph Beuys ricopre le pareti del suo studio a Düsseldorf con il grassello di calce ricavato ad Apricena, in provincia di Foggia: il materiale bianco, protagonista di un viaggio a bordo di un camion e di un poetico processo chimico-alchemico, trasformerà questa operazione nella ristrutturazione più famosa della storia dell‘arte contemporanea. Il viaggio di questo materiale a bordo del camion, documentato dalle fotografie di Buby Durini, e le alcune delle sacche che contenevano il materiale, fanno parte dell'operazione Grassello Ca(OH2) + H2O Difesa della Natura. Nel Febbraio del 2011 con Marco Degaetano effettuiamo un sopralluogo per il progetto dei Borghi In Rete, il B.I.R., un ―a zonzo‖ per i borghi rurali che circondano a cerchio la città di Foggia: Segezia, Mezzanone, Cervaro, Duanera-La Rocca, Giardinetto, Tavernola, Incoronata, Arpi Nova. Nel 1940-41 alcuni di questi borghi erano già lì, dove sono ora, altri in costruzione. Visti dall'aereo non devono essere poi cambiati molto. Noi ci siamo arrivati in macchina perché da queste parti i mezzi pubblici non vanno poi tanto
85 di moda, ci siamo fermati, e penso che possiamo affermare che anche la gente dei borghi è meravigliosa, a Foggia. Sembra che nel 1985 Beuys avrebbe voluto donare a Foggia molte delle sue opere. Qualcuno si interessò a parlarne con l'allora attuale amministrazione. Non se ne fece nulla. Qualcuno malignamente ha osservato che erano troppo voluminose, non si riusciva a trovare uno spazio adatto a contenerle. Il 12 Maggio del 2011 La Lucrezia De Domizio Durini ha donato l'intero corpo filologico e storico dell'Operazione Joseph Beuys Difesa della Natura, che conservava nel suo palazzo di Bolognano in Abruzzo, alla Kunsthaus di Zurigo. "E' stato un gesto dovuto alla Storia dell'Arte affinché...", scrive la baronessa, "...l'ultimo capolavoro del periodo italiano del Maestro tedesco fosse protetto e custodito in uno dei più importanti Musei mondiali di Arte Moderna e Contemporanea. [...]". No, non era soltanto una questione di spazio. FINE Roberto Dell‘Orco
Borgo Cervaro. Agricoltore e residente durante la raccolta di legna per l’inverno.
Associazioni coinvolte
X-Scape è una associazione culturale di ricerca sulla città e sui territori contemporanei, nata nel maggio 2008. La ricerca di X-Scape parte dalla consapevolezza che la complessità del paesaggio contemporaneo non può che essere compresa ripartendo da pratiche semplici: camminare, attraversare, percorrere, calpestare. La velocità delle trasformazioni degli ultimi decenni, l‘emergere di istanze legate a nuove modalità di abitare, produrre e attraversare i territori, hanno duramente messo in crisi l‘idea romantica di paesaggio e la tradizionale dicotomia città-campagna. Nuovi landscape mutanti convivono con i paesaggi della tradizione, istituendo relazioni tutte da esplorare. X-Scape è un progetto di ricerca aperto che si propone di studiare le trasformazioni del territorio in maniera partecipata, coinvolgendo ricercatori, studenti, professionisti, artisti, cittadini, amministratori locali in workshop, eventi, laboratori e sperimentando differenti forme di racconto e uso dei luoghi, con tecniche e linguaggi differenti.
http://www.xscape.it/
Architetto impegnato nella sperimentazione di architetture naturali con materiali vegetali Sostenibilità ambientale, utilizzo di materiali naturali a km 0, cooperazione e autocostruzione sono gli elementi fondanti del suo lavoro. Si sposta sul territorio italiano ed estero tra collaborazioni e realizzazioni di strutture naturali utilizzando i materiali disponibili in loco. Ha collaborato con l‘architetto Jonathan Cory Wright ed il Grupo Canyaviva apprendendo la tecnica di lavorazione delle canne per la realizzazione di strutture ad archi. Ha partecipato a numerosi Workshop di costruzione con materiali naturali quali terra cruda, paglia, bambù. Organizza laboratori di costruzione attraverso il gruppo LAN – Laboratorio di Architetture Naturali.
http://architettopoli.blogspot.com/
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Dove si è svolto
Podere ONC nei pressi del Borgo Incoronata
Durata del laboratorio
Dal 22 al 29 Agosto 2011
Oggetto del laboratorio
Un intervento di risignificazione dello spazio accanto ad un podere della capitanata utilizzando architetture naturali e materiale locale
Mappa del BIRarc lab Podere ONC 840 - Borgo Incoronata
ONC 840
7_ BIRarc lab
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BIRarc Risignificazione di un podere
I lavoratori stagionali e il senso dell’abitare Il laboratorio era nato sull‘idea di lavorare sul tema delle case coloniche ed altre strutture in fase di deperimento strutturale e abbandono. Come già detto in precedenza il territorio conta una innumerevole quantità di fabbricati che hanno perso la loro funzione residenziale e di conseguenza lasciati incustoditi e preda di furti di tegole e mattoni. Al tempo stesso molte di queste strutture sono occupate da lavoratori stagionali dei campi o da intere famiglie di extracomunitari spesso in maniera abusiva o con il consenso dei proprietari sotto il pagamento di un affitto a nero. La Capitanata è segnata da episodi legati al caporalato e allo sfruttamento del lavoro degli extracomunitari le cui condizioni di vita sono spesso precarie. Spesso più di una famiglia è costretta a convivere in spazi angusti e igienicamente pericolose. Eppure basterebbe poco per ripulirle e risistemarle per vivere in condizioni decorose. Ma non succede per il semplice motivo che non la sentono ―casa propria‖ e probabilmente saranno costretti ad abbandonarla dopo il lavoro nei campi.
Abitare significa … stare a proprio agio in un posto privato o pubblico che sia, goderne le dotazioni e le prerogative prescindendo dalle ragioni dell’esserci. Se si abita non si è più stranieri, né estranei; ne consegue la possibilità di stabilire un contatto soggettivamente ed emotivamente significativo con lo spazio occupato, assai rilevante per i riflessi che ciò può avere sulla stessa manutenzione del territorio. PATRIZIA GABELLINI, Fare urbanistica
89 ...l’identità umana poggia sull’identificazione con il luogo. È un dato distintivo dell'uomo moderno avere per lungo tempo esaltato la condizione di nomade; voleva essere 'libero' e conquistare il mondo. Oggi invece si comincia a comprendere che la vera libertà presuppone l'appartenenza, e che 'abitare' significa appartenere a un luogo concreto. [C. NORBERG-SCHULZ, Genius loci. Paesaggio, Ambiente, Architettura, Electa Editrice, Milano, 1979, p. 23]
Sembra quasi ovvio pensare all‘unione tra queste due realtà problematiche che potrebbero quasi naturalmente compensarsi a vicenda
lavoratori stagionali famiglie di extracomunitari in pianta stabile impegnate nei lavori dei campi. Giovani coppie in cerca di una casa a costi accessibili Forme associative in cerca di una sede
autorecupero delle strutture abbandonate con conseguente diritto all’abitarci autocostruzione di strutture annesse che siano in grado di trasformare lo spazio esterno in funzione alle esigenze contemporanee dell’abitare
Una dipendenza reciproca che risolverebbe da un lato il problema del recupero del patrimonio storico architettonico diffuso e dall‘altro l‘esigenza abitativa di famiglie con difficoltà economiche che potrebbe restaurarsi con il proprio lavoro una casa colonica e averne il diritto ad abitare senza ereditarne necessariamente la proprietà. A questo proposito servirebbe un contributo da parte di norme regionali in grado di gestire il complesso sistema delle proprietà che impediscono l‘innescarsi di questo meccanismo.
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Il laboratorio ONC 840 Come atto dimostrativo dell‘ipotesi accennata è stato sperimentato un laboratorio di autocostruzione in un podere ONC nei pressi del Borgo Incoronata. Il proprietario vive stagionalmente in una costruzione accanto alla casa colonica originaria e possiede una azienda agricola a conduzione famigliare. La struttura mostra gravi segni del tempo, ma ha conservato completamente tutti i caratteri tipologici originari ed è sembrato idoneo per condurvi le attività del laboratorio. Le attività sono state organizzate in collaborazione con le associazioni XScape e LAN (laboratorio di architetture naturali) guidate dall‘arch. Francesco Poli che da alcuni anni si occupa di autocostruzioni di strutture ad arco col l‘utilizzo di canne Arundo Donax. Questa tipologia di pianta è molto diffusa in zona e storicamente è stato sempre utilizzato per la costruzione di recinzioni e sostegni per i giovani vigneti.
Il laboratorio ha avuto una durata di una settimana e hanno partecipato circa 5 persone in modo da verificare che fosse possibile ottenere dei risultati anche con poca manodopera e in un tempo ristretto (lavoro di una famiglia in 10 giorni massimo) Struttura completata e partecipanti al laboratorio
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Le fasi del laboratorio Scelta del podere Intervista con i proprietari per individuarne i bisogni e scegliere insieme lo spazio esterno alla casa coloniale che poteva essere risignificato e trasformato senza intaccare la struttura esterna Raccolta del materiale. In zona si possono facilmente individuare enormi distese di ferule e di canne arundo donax, specie in prossimità dei torrenti e dei canali. Si selezionano solo alcune tipologie di canne che hanno superato già l‘anno di età e hanno la flessibilità giusta per la struttura da realizzare. Questo tipo di selezione non è invasivo per il canneto inquanto non prevede il taglio di canne giovani e risulta una specie di potatura che ne favorisce la crescita. Il trasporto al podere non ha comportato problemi per via della scelta di utilizzare solo materiale locale E‘ stato realizzato un modello in scala che aveva la duplice funzione di stabilire la lunghezza degli archi che dovevano essere realizzati e si poteva discutere con i proprietari del podere per avere un preventivo parere sul tipo di spazio che si andava a realizzare nel punto stabilito Poteva iniziare ora la fase di costruzione dei fasci di lunghezza variabile che sono stati poi montati per realizzare la struttura. Le canne venivano pulite dal fogliame e classificate per spessore in 5 categorie diverse. Attraverso una precisa tecnica di montaggio e legatura si otteneva un fascio del diametro di circa 15 cm. Per la struttura del laboratorio sono stati realizzati 3 archi di differente lunghezza.
92 Terminati gli archi e trasportati sul posto in cui dovevano essere montati, sono stati scavati dei buchi di circa 30 cm di diametro e 40 cm di profondità. I primi 10 cm erano riempiti di materiale drenante per evitare risalite d‘acqua che potessero compromettere la stabilità della struttura. Le estremità dell‘arco una volta inserite nei rispettivi fori erano bloccati con pietre e terra evitando utilizzo di cemento per coerenza con il principio costruttivo utilizzato ad impatto ambientale nullo. Montata la struttura nella forma prescelta, mancava solo coprirla per creare la zona d‘ombra richiesta. Si è scelto di utilizzare un intreccio di canne sezionate realizzato direttamente sugli archi già montati.
La struttura era pronta per essere utilizzata. Il risultato ottenuto con costi quasi nulli e pochi giorni di lavoro ha soddisfatto molto i proprietari del podere e anche gli stessi partecipanti al laboratorio.
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La biennale del BIR La realizzazione di questa struttura ha ispirato un nuovo progetto che potrebbe diventare un primo spunto per la riqualificazione delle case coloniali in abbandono ovvero una ―biennale del BIR‖. Infatti si potrebbero selezionare alcune case coloniali disabitate con il consenso dei proprietari e tramite un bando selezionare una serie progetti che propongono una idea di risignificazione di un podere realizzabile direttamente in sito in un arco di tempo limitato. Le opere realizzate dovranno avere impatto ambientale nullo e dare un nuovo senso allo spazio e alla struttura. La biennale potrebbe prevedere un periodo di apertura al pubblico durante il quale è possibile visitare i progetti attraversando il territorio come fosse un vasto museo diffuso. Il progetto è work in progress.
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Il lavoro agricolo (photo: autore)
8_ BIR in progress...
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Considerazioni finali La metodologia di lavoro utilizzata per affrontare il tema della Borgate rurali della Capitanata è stato in gran parte un modo di sperimentare un nuovo modello di sviluppo del territorio. E‘ stato sperimentata la creazione di un sistema autonomo mescolando gli ingredienti che lo stesso territorio mette a disposizione in grado di innescare i processi della trasformazione di cui il paesaggio rurale ha bisogno per rigenerarsi. Un paesaggio che si autorigenera. Questa sperimentazione non prescinde dalla necessità dei luoghi di appoggiarsi ad una progettazione pianificata dall‘altro redatta da figure professionali competenti in grado di produrre dei quadri di conoscenza estremamente dettagliati e quadri interpretativi complessi su cui impostare le regole e gli obiettivi di un progetto di riqualificazione. In questa sede però si è voluto appositamente enfatizzare la componente spesso trascurata nella pianificazione urbanistica a volte troppo demagogica. Si fa riferimento allo strato sociale e alle attività di trasformazione che questo fattore è in grado di innescare se resa cosciente appunto di ciò e convogliata nella giusta direzione. L‘urbanistica fatta camminando, attraversando i luoghi e parlando con la gente è speso vista come una pura e semplice indagine sociologica che richiederebbe proba-
97 bilmente delle competenze che un architetto o un urbanista non possiede vista la sua formazione. Parlare di partecipazione soprattutto nel sud significa solo programmare dei ―forum‖ cittadini che solitamente si tiene in orari improponibili per un lavoratore dipendente a cui viene quindi negata la possibilità di esprimere la propria opinione. In questa ricerca si è sperimentata la possibilità di innescare un meccanismo che parte dall‘interno dei sistemi territoriali e si alimenta con la sinergia delle sue componenti. Il senso di appartenenza ai luoghi e il diritto all’abitare sono le grandi prerogative che accomunano tutti i bisogni della gente di ogni territorio e di conseguenza era inevitabile fare leva su queste due principi per la creazione della rete dei borghi.
BIR. - borghi in rete si è dimostrata una idea che può funzionare, è in grado di creare relazioni, inventare se necessario nuove identità dei luoghi, ma soprattutto può innescare autonomamente i processi della metamorfosi di cui ha bisogno il territorio della Capitanata. La rete è in grado di alimentare i meccanismi di autodifesa che preservano e difendono il Paesaggio da fattori negativi. Un paesaggio che si autotutela e difende. Ovviamente i risultati sono ancora giovani per poter dire che la rete è stata creata. Probabilmente un risultato di questo tipo non sarebbe stato realizzabile nell‘arco di un anno con il lavoro di un singolo ricercatore che crede in questa idea. Ma le reazioni alle attività svolte e l‘interesse suscitato tra i potenziali nodi della rete del BIR. hanno sicuramente suggerito che l‘idea è ormai in vita e il processo è stato avviato. Bisogna solo alimentare il meccanismo fino a quando non sarà in grado di trovare autonoma-
98 mente la fonte del proprio carburante. Un paesaggio che si autoalimenta. Probabilmente la trasformazione del paesaggio è già iniziata e e non ce ne si è ancora resi conto.
Work in progress e futuro del BIR. Il progetto ha intenzione di continuare il lavoro di ricerca sul campo investendo le proprie energie sui temi che hanno maggiormente suscitato risposte positive. Il BIR. si è già raccontato alla gente anche esterna al territorio della Capitanata in alcune occasioni tra cui ricordiamo l‘evento di: LABCittà-Festival di rigenerazione urbana svolta in Piazza Gisotti a Trani il giorno 11 Settembre 2011, ga
e
acura
di
Mettiamo
Cartaelatte-events
and
su
Botte-
food
de-
sign (Principi Attivi 2010) e patrocinato dal Comune di Trani. Sono in programma altri momenti di confronto e di racconto del BIR.
99 La relazione si conclude ponendo nuove domande a cui dare risposta e nuove parole chiave con cui voler continuare a lavorare in maniera attiva sul territorio:
Autocostruzione
Autorecupero
Integrazione sociale dei lavoratori stagionali e stabili
Nuovi residenti del territorio rurale
Collaborazione con le amministrazioni su diversa scala: comune, provincia, regione
Professionalità e partecipazione
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Bibliografia 1. Dal Sasso P., Il paesaggio nell’analisi e pianificazione del territorio rurale,
Claudio Grenzi
editore, Foggia 2010
2. Dal Sasso P., Marinelli G., Sviluppo sostenibile in aree protette: Indicatori e modelli per lo studio e la valorizzazione del paesaggio, Claudio Grenzi editore, Foggia 2008
3. Dal Sasso P., Il paesaggio e l’ambiente nella pianificazione del territorio rurale,
Claudio
Grenzi editore, Foggia 2001
4. Resta P., Il vantaggio dell’immigrazione: Un progetto per una cultura condivisa,
Armando
Editore, Roma 2008
5. Rea L., Salvatore Lovaglio: Incisioni, Nomos Edizioni, Busto Arsizio 2010
6. Pennacchi A., Fascio e martello: viaggio per le città del duce, Editori Laterza, Bari 2010
7. Piemontese G., Urbanistica ed Architettura nel Tavoliere delle Puglie, Claudio Grenzi Editore, Foggia 2010
101 8. Norberg-Schulz
C.,
Genius
loci.
Paesaggio,
Ambiente,
Architettura,
Electa
Editrice,
Milano 1979
9. Gabellini P., Fare urbanistica, Carocci, 2010
10. Foucault M., Spazi altri. I luoghi delle eterotopie, Mimesis, 2001
11. CONSORZIO GENERALE PER LA BONIFICA E LA TRASFORMAZIONE FONDIARIA DELLA CAPITANATA, Nuove direttive per la trasformazione dell’agricoltura, Bari, Laterza, 1939
12. BISSANTI A.A., Il Tavoliere di Puglia, in Colamonico, LA casa rurale nella Puglia, Olschki Editore, 1970
Tesi di Dottorato : Università degli studi di Bari Dipartimento di progettazione e gestione dei sistemi agro-zootecnici e forestali Dottorato di ricerca in “ingegneria del territorio e dell’ ambiente agroforestale” XXI ciclo Settore Scientifico Disciplinare: AGR 10 L’edilizia rurale programmata in Puglia: stato attuale e prospettive di recupero Coordinatore: Chiar.mo Prof. Pasquale Dal Sasso Supervisore: Chiar.mo Prof. Pasquale Dal Sasso Dottoranda: Rosa Viviana Loisi
PUG Città di Manfredonia, Documento Programmatico Preliminare (DPP), Relazione
PPTR della Regione Puglia
PTCP Provincia di Foggia
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Contributi e ringraziamenti
Durante questo anno di ricerca ho avuto modo di conoscere, incontrare e lavorare con molte persone. Alcune di queste le conoscevo già e sono stati un fortissimo supporto sia tecnico che emotivo. Altre le ho potuto conoscere meglio durante alcuni lavori fatti insieme, creando le basi di una solida e lunga amicizia e collaborazione. Ma sono quelle persone che si incontrano solo una o poche volte durante un percorso di lavoro come questo che non voglio tralasciare né mettere in secondo piano. Sono quelle persone che ti hanno dato una mano disinteressata, una indicazione quando smarrito tra le vie di campagna o quella gente che ha voluto regalare le proprie storie rimanendo però nell‘anonimato. Ringrazio anche questa gente di cui non conosco il nome, ma che daranno sicuramente energia ai prossimi lavori in Capitanata con il BIR. Segue la lista delle persone che hanno avuto un ruolo fondamentale nello svolgimento dei vari lavori e laboratori. L‘elenco non segue un freddo e tecnico ordine alfabetico, tantomeno vuole creare gerarchie tra le persone elencate. Work in progress...
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Regione Puglia
spin off dell’università degli studi di bari
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