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Tecnologie - EFI

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HP Indigo 35K: prova sotto stress, tra grafiche variabili, tinte piatte e colori speciali

Attesa a drupa 2020, la nuova B2+ è un concentrato di tecnologia per rispondere alle sfide digitali del packaging. Per questo, l’abbiamo sfidata in una “proof of concept”

Definire il reale valore di una tecnologia è un compito arduo. Specialmente per quanto riguarda le tecnologie destinate ai settori a più elevata marginalità e con un maggiore potenziale di crescita, i fornitori rivendicano primati tecnologici, e gareggiano per affermarsi agli occhi di acquirenti e influenzatori.

Come ben evidenziano indagini di mercato e report, quello della produzione di imballaggi è uno dei settori in cui la penetrazione della stampa digitale è tra le più basse. Questo è dovuto sia agli elevati volumi di stampa, sia agli standard qualitativi stringenti, che caratterizzano questo settore e rendono la sfida più complessa.

Per sondare i livelli di maturazione delle tecnologie di ultima generazione per la produzione di imballaggi, da qualche anno analizziamo le piattaforme di prestampa, stampa, nobilitazione e finitura digitale più promettenti. E talvolta lanciamo delle sfide a questa o quella tecnologia, cercando di metterne in luce pregi e difetti.

Una sfida tra addetti ai lavori

Per molti, le macchine HP Indigo sono sinonimo di digitalizzazione della stampa a foglio. E, nonostante siano passati circa trent’anni dalla sua prima apparizione, questa tecnologia resta a tutt’oggi incredibilmente attuale, tanto da essere in grado di tenere testa alle più moderne macchine inkjet.

L’ultima generazione di sistemi HP Indigo per la stampa commerciale e per il packaging è stata presentata lo scorso maggio, durante l’evento online HP Indigo Live. Le nuove attrezzature sono caratterizzate da accresciute prestazioni, maggiore affidabilità e nuove funzionalità.

Nei mesi scorsi, vi abbiamo raccontato del progetto HP Indigo 90K, il sistema a bobina per il cartone teso, e ve ne abbiamo mostrato le potenzialità insieme al suo beta tester italiano, Packly. Poi ci siamo concentrati su HP Indigo 100K, la nuova B2+ ad alte prestazioni per la stampa commerciale. Oggi, per il nostro speciale sul packaging, abbiamo scelto di sfidare HP Indigo 35K in una “proof of concept”. La ragione di questa scelta è chiara: l’erede di HP Indigo 30000 punta ad affermarsi come il game changer nella stampa digitale del cartone teso. Così, per darvi modo di toccare con mano le sue qualità, l’abbiamo utilizzata per realizzare la copertina di questo numero, e abbiamo testato alcune delle sue peculiarità pensate specificamente per rispondere alle esigenze dei produttori di imballaggi in cartone teso.

In attesa delle prime installazioni, per mettere alla prova HP Indigo 35K, abbiamo coinvolto il team di ricerca e sviluppo HP Indigo, che opera presso il quartier generale di Ness Ziona, in Israele. Mentre, per testare i software della suite HP SmartStream Designer, abbiamo coinvolto il team di supporto HP Indigo EMEA, che opera presso la sede europea di Sant Cugat del Vallès, alle porte di Barcellona. Infine, per fugare ogni dubbio sulle strategie di posizionamento della macchina, abbiamo dialogato con il team italiano di business development di HP Indigo. Last but not least, ci siamo avvalsi ancora una volta della collaborazione di Sara Ciprandi, la designer che da anni arricchisce con il suo talento illustrativo le nostre prove sul campo.

Partendo dagli schizzi preparatori, eseguiti manualmente, Sara Ciprandi ha costruito tutti gli elementi vettoriali necessari alla variabilizzazione della copertina.

Dolciumi, dettagli fashion e personaggi misteriosi, per testare cromie, effetti speciali e sistemi anticontraffazione

Difficile immergersi nel packaging di fascia alta, senza evocare almeno uno dei suoi campi di utilizzo. Tra i più promettenti c’è quello dolciario, trainato dalle migliaia di marchi, piccoli e grandi, locali e internazionali, che utilizzano imballaggi sempre più complessi e raffinati per conquistare le preferenze dei consumatori.

Per realizzare il progetto, abbiamo incaricato Sara Ciprandi di progettare 4.600 copertine uniche sul tema della dolcezza, della raffinatezza, e naturalmente del packaging. Partendo dal suo progetto illustrativo, schizzato a mano e poi digitalizzato e colorato con l’ausilio di tavoletta grafica e applicativi Adobe, abbiamo utilizzato HP SmartStream Designer per la variabilizzazione. Nello specifico, abbiamo testato le funzionalità di HP Collage, il plug-in per Illustrator e InDesign pensato per creare composizioni grafiche variabilizzate partendo da elementi grafici multipli. Miscelando vari “ingredienti”, secondo criteri definiti dal designer, HP Collage è in grado generare infinite varianti di file per la stampa di copertine, etichette, imballaggi, cartoline, etc.

«La protagonista è una figura femminile, ispirata alle copertine Art Deco. Per lei, ho disegnato un guardaroba ispirato agli anni Trenta, Settanta e Novanta», spiega Ciprandi. «In ogni variante, interagisce con biscotti, cupcake, macaron, cioccolatini e lecca-lecca di ogni foggia e colore. Ed è circondata da una varietà di confezioni lussuose. Per colorare i diversi oggetti e gli sfondi, ho creato svariate palette cromatiche. Infine, ho inserito un personaggio misterioso da svelare».

Fase di studio degli accostamenti cromatici presso lo studio di Sara Ciprandi.

Progettata per il packaging, HP Indigo 35K è dotata di un motore di stampa a 7 canali, che consente di utilizzare colori speciali e inchiostri di sicurezza. Per il nostro progetto, abbiamo lavorato con quadricromia più Orange, Fluorescent Pink e Invisible Yellow (un ElectroInk trasparente che si rivela sotto la luce UV).

«Ho reso variabile ogni elemento, avendo cura che si combinasse agli altri senza creare interazioni sbilanciate», spiega Ciprandi. «Perché tutto avesse un aspetto pulito, ho scelto uno sfondo uniforme, e ottimizzato le palette per ottenere immagini tono su tono. È entusiasmante avere in mano una tecnologia potente come HP Collage, ma è anche essenziale familiarizzare con il suo funzionamento, così da poter tenere i suoi algoritmi sotto controllo».

Per la maggior parte dei creativi, approcciare la tecnologia significa affrontare nuove sfide e vincere naturali ritrosie. Anzitutto quella di apprendere l’uso di nuovi strumenti, accettando l’idea di adeguare ad essi la propria creatività.

«Essendo abituata a curare i miei progetti nei minimi dettagli, ho faticato ad accettare che un software come HP Collage potesse intervenire in modo casuale su un mio disegno», continua Ciprandi. «Ma è uno scoglio mentale, che ho superato pianificando con cura il progetto insieme al team di Density e ad HP, verificando i risultati e ottimizzandoli strada facendo».

Per supportare questo processo, HP mette a disposizione di creativi e committenti un team di analisti e product manager.

Eccezionalmente, per lavorare allo sviluppo della nostra copertina, abbiamo ottenuto una licenza temporanea di HP SmartStream Designer da utilizzare su una workstation della nostra redazione. In ogni fase del progetto, i tecnici HP ci hanno affiancati nella scoperta delle funzioni e dei settaggi del software, offrendoci più di una fonte di ispirazione.

La provinatura eseguita dalla designer per il progetto.

«Diamo per scontato che tutto ciò che creiamo esca dalla nostra testa, ed esigiamo che ogni oggetto abbia un dritto e un rovescio. Scoprire che un’intelligenza artificiale può ruotare oggetti, modificare forme o creare accostamenti, al di là della nostra immaginazione, è quasi scioccante», continua Ciprandi. «All’inizio ti sforzi di prevedere l’imprevedibile, ma poi lasci fare al software, e scopri che funziona. È come affidare il lavoro a un collaboratore: magari non ti rispecchia pienamente, ma può scaturirne un risultato interessante».

Variabilizzare il layout con HP SmartStream Designer

Introdotto nel 2018, HP Collage è un modulo di HP SmartStream Designer, la suite di variabilizzazione che include anche il noto HP Mosaic. HP offre gratuitamente ai designer la versione D4D (Designer for Designers), che tuttavia prevede limitazioni al numero massimo di varianti generate. La versione completa è disponibile su licenza, esclusivamente per i clienti HP Indigo. L’ultima versione, che abbiamo testato, è ancora più semplice da utilizzare, e include il nuovo plug-in HP Frames, che permette di generare varianti basate sui fotogrammi di un video.

A guidarci nell’uso delle funzionalità di HP Collage sono Guy Bibi, R&D Workflow Solutions Expert, e Tiziano Albanese, Presales Technical Consultant di HP.

La prima funzione che abbiamo sfruttato è quella di sostituzione casuale dei colori. Partendo da un elemento grafico vettoriale, HP Collage consente di creare un numero illimitato di varianti cromatiche, mescolando tra loro i colori già presenti nel file o utilizzando dei set di colori alternativi creati dal designer.

Variando posizione, rotazione, numero e dimensione dei vari oggetti presenti nel progetto, HP Collage genera inoltre infinite composizioni grafiche uniche. Per eseguire questo processo, HP Collage carica gli elementi da varie cartelle e li posiziona all’interno di aree definite dal designer, applicando le variabilizzazioni entro limiti completamente personalizzabili. In un singolo file grafico possono convivere più “canali” di variabilizzazione (v. fig. 5), ciascuno circoscritto ad un’area specifica, e con impostazioni indipendenti da quelle dagli altri. In un file di Adobe Illustrator o Adobe InDesign, un’area di composizione variabilizzata (canale) corrisponde a un contorno di forma rettangolare, ellittica o irregolare. Il progetto della nostra copertina, per esempio, include un canale di variabilizzazione per lo sfondo (a piena pagina), alcuni canali collocati attorno alla figura femminile (cioccolatini, biscotti e confezioni), oltre che due canali collocati sopra la figura femminile (il lecca-lecca e la cupcake). A ciascun canale sono associati una moltitudine di file grafici, ciascuno colorato con una differente palette cromatica. L’unico elemento del file non variabilizzato automaticamente è la figura femminile, di cui Ciprandi ha creato manualmente 24 varianti uniche.

Uno schizzo preparatorio delle aree di composizione variabilizzata, che sono state poi replicate in HP Collage.

Un workflow efficiente

La crescente integrazione tra i software creativi e i plug-in proprietari di terze parti, rende il percorso dei creativi meno accidentato. Tuttavia, per ottenere risultati di qualità da HP Collage e HP Mosaic, è necessario che il progettista, o il grafico esecutivista, intraprenda un percorso di apprendimento.

Per creare la nostra copertina abbiamo utilizzato Adobe Illustrator, cui HP Collage aggiunge funzionalità e menu specifici. Solo grazie al plug-in è possibile trasformare gli spazi in canali, e popolare questi ultimi di elementi variabili.

La creazione dei PDF variabilizzati può essere effettuata direttamente tramite il plug-in o tramite un ulteriore software messo a disposizione da HP. Infatti, l’esportazione effettuata mediante il plug-in richiede molto tempo ed è efficace solo per un numero limitato di varianti. Per generare centinaia o migliaia di varianti la raccomandazione è di avvalersi di HP PrintOS Composer: un software che può girare sia in locale sia in cloud – tanto che HP mette a disposizione dei suoi clienti (a pagamento) i propri server in cloud per elaborare progetti particolarmente complessi, che altrimenti richiederebbero ore o addirittura giorni di elaborazione.

Ottenuti i PDF per la stampa, li abbiamo sottoposti a preflight. Dovendo verificare migliaia di pagine con contenuti vettoriali molto complessi, abbiamo utilizzato Enfocus PitStop Server, creando un profilo di preflight ad-hoc. Per esempio, avevamo l’esigenza di accertare che il colore Invisible Yellow fosse sempre in sovrastampa e che le tinte piatte introdotte dalla variabilizzazione non superassero mai il numero massimo consentito dal formato PDF. Al termine dell’operazione, abbiamo generato l’imposition, e inviato il lavoro in stampa.

Osservando con attenzione la copertina si intravede un dettaglio stampato con l’ElectroInk Invisible Yellow.

Alta definizione e cromie affidabili, le armi di HP Indigo 35K per vincere nel packaging

La nostra proof of concept si è concentrata sulle caratteristiche che descrivono HP Indigo 35K come strumento produttivo adatto al packaging. Per marche e converter, una delle sfide chiave è la riproduzione di accurata di tinte piatte e riferimenti PANTONE, ben oltre il gamut coperto dalla quadricromia. Per testare le performance cromatiche di HP Indigo 35K, abbiamo lavorato con il colore speciale Orange, che ci hanno permesso di creare cromie più sature nell’area degli arancioni. Inoltre, abbiamo testato il Fluorescent Pink, un colore speciale che può essere sfruttato per creare imballaggi di grande impatto visivo.

Altro tema rilevante è quello della sicurezza, che vede i marchi impegnati nello sviluppo di imballaggi tracciabili e difficili da contraffare, specie nel settore farmaceutico, nella cosmesi, nelle bevande alcoliche e nei beni di lusso. In questo campo, HP Indigo 35K mette a disposizione dei converter più di una soluzione. La prima è offerta dall’Invisible Yellow, un ElectroInk che risulta completamente trasparente sulla stampa, ed è visibile solo se illuminato con una lampada UV. La seconda opzione è il microtesto (corpo minimo 0,7 punti), che può essere impiegato per inserire nella grafica codici di tracciabilità, numerazioni e pattern grafici invisibili a occhio nudo.

A queste opzioni si aggiungono i Taggant Inks, ElectroInk personalizzati per ogni singolo cliente con speciali componenti chimiche, rilevabili solo attraverso uno dispositivo di lettura proprietario.

Impiegando la quadricromia, abbinata ai colori Orange, Violet e Green, HP afferma che HP Indigo 35K possa riprodurre il 97% dei colori PANTONE.

Lo schema di funzionamento della tecnologia Spot Master.

Automazione del colore: un obiettivo possibile

Spot Master è la nuova tecnologia di gestione del colore automatica, progettata per garantire la consistenza cromatica lungo la tiratura ed equalizzare il colore su differenti motori di stampa della stessa serie. Sviluppata in collaborazione con X-Rite (parte di Danaher Corporation, insieme a PANTONE) Spot Master aggira la necessità di effettuare una lettura manuale delle scale di controllo. Al tempo stesso, supera i limiti di molti sistemi di ispezione, che rilevano il colore solo sul bordo del foglio.

Spot Master prevede la definizione delle tinte piatte utilizzate nella commessa, l’acquisizione delle relative coordinate L*a*b*, la loro “mappatura” nel layout grafico e la creazione automatica di un file test. Per velocizzarne la lettura, quest’ultimo include (in una mappa composta da riquadri di 2x2 cm) le sole tinte piatte impiegate nelle varie zone. Il file test può essere stampato durante l’avviamento, o a cadenza regolare lungo la tiratura, ad esempio ogni 500-1.000 fogli. Anziché all’impilatore, il foglio di test viene inviato automaticamente al vassoio superiore, cui è applicato il dispositivo denominato Parallel Color Station, che contiene lo spettrofotometro X-Rite. L’unità effettua la lettura, calcola l’eventuale scostamento del colore e ricalibra il motore di stampa. Grazie a Spot Master, il colore è controllato e corretto per l’intera durata della tiratura, senza che l’operatore debba intervenire.

Operazioni di calibrazione colore e caricamento carta, in preparazione alla stampa della copertina speciale di Italia Publishers.

Nel cuore di HP Indigo 35K

Nel 2012, HP ha presentato la sua quarta serie di macchine da stampa HP Indigo, che include i modelli 10000 e 12000. Da allora, centinaia di stampatori nel mondo sfruttano il formato B2+ (750x530 mm) per realizzare progetti commerciali e cartotecnici.

Ai modelli per stampa commerciale, nel 2014 si è affiancata HP Indigo 30000, che, nel 2020, è stata rimpiazzata da HP Indigo 35K.

Ad accompagnarci alla scoperta della nuova nata, è Eyal Hartzstein, Senior Products Manager and Business Lead di HP Indigo.

«Introducendo HP Indigo 35K, abbiamo messo a frutto l’esperienza maturata insieme a oltre cento utilizzatori di HP Indigo 30000», spiega Hartzstein. «Il nostro obiettivo era soddisfare le esigenze tecniche, qualitative ed economiche più estreme dei professionisti del packaging».

Lunga 11,5 metri, che diventano 18 con il verniciatore, HP Indigo 35K si presenta come una linea di produzione integrata. A monte del motore di stampa ci sono le unità per l’ingresso carta, ovvero un mettifoglio alta pila e due cassetti. A valle del motore di stampa, i fogli possono essere raccolti nell’uscita alta pila o nel vassoio superiore. Uno dei vantaggi di una configurazione multi-ingresso e multi-uscita è la possibilità di eseguire stampe di prova o campionature anche mentre la macchina è impegnata in una lunga tiratura.

«Abbiamo aumentato il numero di cassetti, modificato il mettifoglio, e ridisegnato il percorso carta», spiega Hartzstein. «Questo si traduce nella possibilità di utilizzare più supporti nella stessa commessa, alimentando cartone teso da 150 a 600 µm, supporti metallizzati e materiali sintetici senza interruzioni per il cambio lavoro».

Prima di entrare in macchina, il foglio passa nell’unità di stesura del primer, necessario per garantire un perfetto ancoraggio dell’ElectroInk anche su supporti non pretrattati. Gli utenti possono scegliere tra i primer ACTDigi di Actega e DigiPrime di Michelman, sviluppati appositamente per HP Indigo. Con il kit opzionale per la stampa su supporti sintetici, che include l’unità di trattamento corona, è anche possibile stampare su fogli di PVC e polipropilene (fino a 630 µm), e di PET (fino a 400 µm).

L’engine di stampa a 7 colori di HP Indigo 35K è assistito da nuovi servo motori, che ne migliorano l’affidabilità e riducono la rumorosità. La produttività massima è pari a 4.600 fogli/h in modalità EPM (CMY), o 3.450 fogli/h in quadricromia; utilizzando sei canali il valore si attesta a 2.380 fogli/h, e a 1.970 fogli/h impiegando tutti i sette colori.

I tre canali aggiuntivi consentono di gestire esacromia ed eptacromia, abbinando CMYK con Orange, Violet e Green. HP ha inoltre formulato ElectroInk speciali, tra cui Reflex Blue, Rhodamine Red e Bright Yellow. Sono poi disponibili gli ElectroInk Fluorescent Pink, Invisible Yellow e Taggant, oltre a trasparente e bianco. Quest’ultimo è disponibile anche in versione Premium White, due volte più opaco del bianco standard, che permette ai converter di riprodurre testi, pattern e fondi pieni ad alta coprenza su supporti scuri.

La risoluzione di stampa è pari a 812 dpi, che salgono a 1.625 dpi con l’opzione HD. Quest’ultima abilita alla produzione di microtesti e dettagli ultrafini, ed è impiegata in prevalenza negli imballaggi farmaceutici e cosmetici.

Terminata la stampa, i fogli possono essere verniciati con l’unità dedicata TRESU iCoat II.

L’importanza della finitura

L’unità opzionale TRESU iCoat II si connette alla macchina da stampa tramite un dispositivo di sincronizzazione. Quest’ultimo consta di un modulo di allineamento della carta, e di un sistema di controllo del registro dotato di scanner per la lettura del bordo dell’immagine, che garantisce tolleranze di ±200 µm. Per ottimizzare il flusso di lavoro, la macchina da stampa e il verniciatore condividono l’infrastruttura software. Per migliorare il registro, iCoat II si avvale altresì delle immagini registrate dalla camera di ispezione presente all’interno del motore di stampa HP.

«HP Indigo 35K è concepita per operare in simbiosi con il verniciatore», sottolinea Hartzstein. «Per ottenere questo risultato, abbiamo costituito un team di ricerca e sviluppo congiunto con TRESU».

iCoat II è dotato di un gruppo di verniciatura flexo e di un modulo di asciugatura ad aria calda, impiegato per le vernici a base acqua. Per le vernici UV-curable, è presente un’unità di asciugatura UV. Rispetto alla versione precedente, iCoat II vanta dispositivi di asciugatura più efficienti, e un’aspirazione potenziata. Anche il cambio della lastra di verniciatura, il cui montaggio avviene fuori linea (su sleeve) richiede pochi secondi. I processi di pulizia e manutenzione, a loro volta, sono semplificati e in parte automatizzati. Quando è collegata ad HP Indigo 35K, l’unità può verniciare fino a 4.600 fogli B2/h, che salgono a 6.000 se utilizzata offline (con mettifoglio opzionale). Per combinare verniciatura a base acqua e UV, a scopo protettivo e di nobilitazione, è possibile ordinare iCoat II con un secondo gruppo flexo in linea, disponibile come opzione.

Vista d’insieme e dettaglio dei moduli di alimentazione e verniciatura flexo del sistema TRESU iCoat II.

HP Indigo 35K è pronta a digitalizzare il cartone teso?

HP Indigo 35K è una delle poche soluzioni digitali progettate specificamente per la stampa di packaging d’alta gamma in cartone teso. I suoi veri “antagonisti” sono l’offset e la diffidenza dei converter nei confronti del digitale. Fondate oppure no, le contestazioni a questo tipo di tecnologia riguardano livelli di investimento, costi di gestione, qualità, produttività, affidabilità, formati carta, utilità e vendibilità delle opzioni di dato variabile. La frammentazione delle commesse e la maturazione della tecnologia digitale stanno tuttavia ammorbidendo le posizioni. Per capire il posizionamento di HP Indigo 35K e le ragioni che dovrebbero spingere un converter ad abbracciare il digitale, abbiamo coinvolto Roberto Sofia, Sales Manager Industrial Presses per l’Italia di HP Indigo.

«Le macchine offset di ultima generazione sono efficienti, facili da usare, e fanno cambi lastra in pochi minuti. Ma vacillano di fronte ai progetti più complessi», afferma Sofia. «Quando si tratta di produrre una o più tinte piatte, gli avviamenti in offset diventano significativamente più impegnativi, e la tenuta del colore incerta. In digitale, al contrario, il colore si ottiene rapidamente ed è garantito dal primo all’ultimo foglio, senza interventi manuali».

Anche a fronte di vantaggi operativi e qualitativi rilevanti, l’ostacolo psicologico più alto resta quello economico. Per molti stampatori, confrontare il costo del foglio stampato in offset con uno prodotto in digitale, è una tentazione irresistibile. E la ricerca del leggendario break-even point una specie di dovere morale. Eppure, una valutazione economica oggettiva dovrebbe andare oltre il confronto “a peso” di due fogli inchiostrati.

«Oggi i converter governano un mix di lavori sempre più ampio. Tra questi ce ne sono alcuni che, per tiratura, andrebbero istintivamente prodotti in offset, ma che per complessità cromatica conviene in realtà stampare in digitale. E viceversa», rimarca Sofia.

È proprio nell’eterogeneità delle commesse, nei piccoli lotti e nelle ristampe frequenti, che la stampa digitale giustifica la sua esistenza. Eppure, la barriera economica di accesso alla tecnologia e il costo della stampa restano dirimenti.

Per assecondare i cultori del listino, è doveroso premettere che il prezzo di una HP Indigo 35K è comparabile a quello di una buona macchina offset pluricolore in formato B1. Un dato di per sé irrilevante, come lo è il costo della sola stampa eseguita con un colorante inkjet o un ElectroInk, inesorabilmente più costosi di un buon inchiostro offset, ossidativo o UV. Consapevole di questa eterna diatriba, HP ha deciso di offrire ai converter piena trasparenza e confrontabilità, e un approccio “aperto” al modello di gestione dell’attrezzatura.

Lettura dei valori cromatici e densitometrici durante i test di stampa eseguiti prima della lavorazione.

«Da un lato, proponiamo un costo a click, che prescinde dalla copertura di colore, include tutti i consumabili dell’unità di scrittura, e garantisce così la piena prevedibilità del conto economico», spiega Sofia. «Dall’altro, se lo desidera, il cliente può acquistare gli ElectroInk “à la carte”, variabilizzando il suo costo di produzione».

Al pari degli inchiostri inkjet che accompagnano molte piattaforme in commercio, il prezzo dell’ElectroInk di HP Indigo 35K varia in base ai consumi. Discorso a parte meritano gli inchiostri speciali e funzionali, il cui prezzo è più elevato, in virtù dei ridotti consumi. TRESU iCoat II può invece alimentare qualsiasi vernice già in uso presso il converter.

A prescindere dall’opzione scelta, l’attrezzatura è coperta da contratto di manutenzione, che include i ricambi e un kit che consente di effettuare un ripristino rapido, in autonomia o avvalendosi dell’assistenza remota di HP. Quest’ultima operazione è possibile grazie all’affidabilità della componentistica utilizzata, che garantisce il massimo uptime della macchina.

Infine c’è il tema della compatibilità tra stampa e processi di nobilitazione e converting. Durante la messa a punto di HP Indigo 35K, HP ha collaborato con i principali produttori di tecnologie di fustellatura e cordonatura, tradizionale e laser, e con i fornitori di soluzioni di nobilitazione analogica e digitale. Il risultato è un’attrezzatura stabile e straordinariamente ricca di opzioni, che consente ai converter di gestire efficacemente i piccoli lotti, ampliare i propri servizi, e affrontare con le armi giuste qualsiasi progetto speciale ad alta marginalità.

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