Catalogo mostra Ugo Carrega_Derbylius_20 marzo - 26 aprile 2014

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Ugo Carrega Non c’è niente di più: è tutto qui! There’s nothing more: that’s all!

Con uno scritto di Paolo Della Grazia

Derbylius, Milano 20 marzo-26 aprile 2014



Minima teorica: io ho tentato e continuo a tentare di fare della poesia e della pittura un’unica cosa così che la parola sia immagine visiva (oltre che mentale) e il segno/colore sia immagine mentale (oltre che visiva). Le mie pagine sono, in certo qual senso, dei posters non finalizzati alla propaganda di un prodotto, ma finalizzati poeticamente al “raccontare”. Un lavoro solitario e nascosto in un tempo cui ad attrarre è preminentemente la spettacolarità e il rumore. (Testo tratto dal libro “...di traverso e la Mente, eccetera...”) Ugo Carrega, Milano 1999 Theoretical minimum: I have tried and I am still trying to make one thing of poetry and painting, so that the word may become a visual image (in addition to a mental one), and the sign/color a mental image (in addition to a visual one). In a way, my pages are billboards that do not want to publicize a product, but only to “tell a tale”, poetically. A solitary, secluded work in a time when most people are attracted to spectacle and noise. (Text from “...di traverso e la Mente, eccetera...”) Ugo Carrega, Milan 1999



Il desiderio della mano di divenire mente. MAI ho disgiunto la Mano dal vivere né il Segno dall’essere. Ugo Carrega – 1963

Del Fare Arte: L’abellezza dell’alfabeto Il mio sodalizio con Ugo Carrega è in vita da qualche decennio. Un rapporto umano e nel campo dell’arte che mi ha introdotto ad un modo di “Fare Arte” per me del tutto nuovo. Ciò che vedevo nello spazio bianco del quadro erano segni, semplici parole che mi permettevano di intravedere e percepire una costruzione mentale, un pensiero “dipinto” che voleva comunicarmi un significato, che dava un “senso”a questa tavola-pagina scritta. Erano lavori privi di una bellezza intrinseca (abellezza), intesa in senso tradizionale, e di colore. Ma quelle strane ed imprevedibili combinazioni di parole, di neri e gelidi caratteri scritti, svelavano una sorta di nuovo alfabeto con il quale tradurre, in una sua forma ed immagine specifica, il mistero della mente e del pensare per il tramite della Mente-Mano. La solitudine della sua anima e della sua mente, la sua inquietudine e curiosità, il suo amore per le cose si esplicitavano nella scrittura della parola. Essa è il tratto distintivo dell’uomo, che si fa linguaggio. La pagina colma di caratteri e segni spontanei disegnano e descrivono, nel bianco del foglio armonici “dipinti”: essi sono il deposito della memoria dove la parola giace e tace. Guardando con i miei occhi quei lavori, la mente li trascendeva e l’emozione che suscitavano era dovuta al fatto che entrava in gioco il nostro essere e modo di pensare. E non era un giudizio estetico, ma di contenuti. E questa Abellezza è un valore in sé, è indicibile, è invisibile ma esiste. Carrega plasma con una sua estetica il caos del mondo, il tormento dell’anima e della mente. Il suo è un percorso coerente con il suo essere artista, suo particolare, un lavoro svolto ai margini, ma tracciato con rigore intellettuale, senza ab-


bandonarsi a banali e superficiali estetismi che avrebbero sminuito un così rigoroso approccio. È chiaro che penetrare queste sue creazioni comporta difficoltà perchè la sua gestualità e la scansione delle parole non sono mai banali. In questi suoi schemi grafici ricorrono, con una certa frequenza le parole “Mente”-“Mano”: il significato è semplice ma l’averlo scritto vuole essere una precisa presa di posizione ed il volere affermare e ribadire che questo suo rigoroso atteggiamento non è altro che quello di dare un volto, un’immagine al rapporto che intercorre tra il pensiero e la parola scritta. Al contrario di quanto è accaduto negli anni successivi, ed anche oggi, il “quadro” accoglie la parola. La mia percezione è che si tratta di un’operazione estetica, fa parte della coreografia del lavoro, è fine a sé stessa. Il suo utilizzo non ha la finalità di Carrega. E d’altra parte ciò che si realizza e si vede nei suoi quadri è la sua personalità: scontrosa, burbera, bastian contrario, di uomo che rifiuta le mode, il denaro ed i compromessi. Il suo operare è un invito a tornare ad indagare le nostre origini, al nostro modo di pensare e ad essere sempre coerenti con noi stessi: un artista vero e puro. Ricordo che, in uno dei nostri innumerevoli colloqui, per provocarlo ed anche per chiarirmi le idee, avevo ipotizzato che il suo lavoro era una continuazione del Futurismo. Mi ha risposto: Io con il Futurismo non ho niente da spartire e di cui essere debitore. Erano dei ciarlatani. Perentorio, preciso e netto: il suo stile. Ed aveva ragione perchè i suoi continui referenti erano stati Pound, che aveva conosciuto, Joyce, Emilio Villa, che me lo ha fatto conoscere e la filosofia Zen. In definitiva Futurismo e Poesia Visiva, due realtà diverse che nemmeno si sfiorano. Un uomo ed un artista che è un unicum, che merita più attenzione di quanta finora gli è stata concessa. La sua visionarietà ha cercato di dare un volto all’ignoto, all’invisibile come testimoniano i suoi testi riportati in epigrafe. Essi rappresentano la semplicità del suo atto creativo, della sua abellezza, di un personaggio che ha precorso i tempi. È stato ardito “perchè ha avuto il coraggio di vivere al di sopra dei propri sogni”. Il sogno è stato il suo credo per il quale ha sempre lavorato e vissuto, senza mai pretendere niente da nessuno, nel suo libero tentativo di dare un significato VERO alla parola poetica ed al suo alfabeto. Grazie Ugo per la nostra reciproca amicizia, per il nostro lavoro e per l’Archivio di Nuova Scrittura: anch’io ho sognato l’invisibile, che esiste, e che sempre ci sarà. Paolo Della Grazia, Gennaio 2014




The hand’s Desire To become Mind. NEVER I separated my Hand from existence Nor the Sign from being. Ugo Carrega – 1963

On making art: the non-beauty of the alphabet My personal relationship with Ugo Carrega has been going on for some decades now. A human and artistic relationship that introduced me to a way of “making art” I did not know before. What I used to see in the white space inside the frame was a number of signs, simple words that allowed me to glimpse, to perceive some mental construction, a “painted” thought which tried to convey a meaning, which gave “sense” to that written page-table. Those were works lacking both an intrinsic beauty (non-beauty), at least in the traditional sense, and color. Yet such strange, unpredictable combinations of words, of black, unfriendly written characters, revealed some sort of new alphabet that made it possible to translate, in a specific form and image, the mystery of the Mind and of Thought, through the medium of the Mind-Hand. The solitude of the artist’s soul and mind, his restlessness and curiosity, his love for things became explicit through the act of writing. That is the distinctive feature of man, becoming language. The page was filled with types and spontaneous signs describing harmonious “paintings” on the white space of the page: they are the deposit of memory, in which words lie in silence. While I was looking at those artworks with my own eyes, my mind transcended them, and the emotion they brought upon generated from the fact that our whole being, our whole way of thinking was being put on the line. And it was not a merely aesthetic judgment, but rather an evaluation of contents. Such Non-beauty is a value in itself; it is unutterable and invisible, yet it is there. Carrega shapes the world’s chaos, the torment of soul and mind, with an aesthetics of his own. His journey is coherent with his way of being an artist:


a work produced at the fringes, and yet designed with undeniable intellectual rigor, far from the commonplace, shallow displays of aestheticism that would have undermined such an unyielding approach. Clearly, going deep into these creations entails many challenges, since Carrega’s gestures and the conformation of his words are never banal. In his graphic work, two very recurrent words are “Mind” - “Hand”: the meaning is simple, and yet the specific choice reveals a precise statement, the will to make it clear that such rigorous disposition corresponds to the urge of giving a face, an image to the relationship between thought and written word. All of this is the opposite of what happened in the following years, and is still happening today: the “painting” accommodates the word. In my perception, this is an aesthetic operation, it is part of a choreography of the artwork, it happens for its own sake. It does not share Carrega’s specific goals. And it could not be otherwise, since what we see in his works is his whole personality: unfriendly, grouchy, contrarian, allergic to trends, indifferent to money and compromises. His way of working is an invitation to go back and trace our heritage, our way of thinking; to always be true to ourselves. In brief: an artist, true and pure. I remember one of our many conversations: both to provoke him and to clarify some points, I suggested his work was a prosecution of Futurism. His answer was: “I have nothing in common with the Futurists, nor I have any debt towards them. They were just quacks”. Peremptory, clear-cut, no-nonsense: that is his style. And he was right, since his recurring references were Pound, whom he met, Joyce, Emilio Villa, who introduced me to him, and Zen philosophy. Futurism and “Poesia Visiva”, in synthesis: two realities with nearly nothing in common. Carrega is a truly unique man and artist, who would deserve more consideration than it has been given to him so far. His visionary predisposition accepted the challenge to give visible shape to the unknown, as shown by his writings quoted below. They represent the directness of his creativity, the non-beauty of an individual who turned out to be ahead of his time. He was audacious, since “he had the courage to live above his own dreams”. Dreams have been his credo, to which he dedicated all his life and work, asking nothing from none, in an attempt to give TRUE meaning to the poetic word and its alphabet. Thank you, Ugo, for our mutual friendship, for our work together and for the Archivio di Nuova Scrittura: I, too, dreamed the invisible. It exists, and it always will. Paolo Della Grazia, January 2014





















Ugo Carrega è nato a Genova il 17 agosto 1935. Vive e lavora a Milano dal 1965.

Fotografia di Enrico Cattaneo


OPERE ESPOSTE Tecnica mista su carta. Cm. 36x26 (31 verticali – 6 orizzontali). Corpus di opere, inedite, realizzate a Genova. 1962 “non è detto che ciò che passa per la Mente sia la Verità”. “scio”. 1963 “non c’è niente di più: è tutto qui?” “lascio libero questo pensiero”. “il cambia,ento continuo delle cose”. “il vuoto mette in discussione il contenitore”. “l’attesa si completa nel confronto”. “per dar luce ai motivi inconsci”. “MAI ho disgiunto la Mano dal vivere né il Segno dall’essere”. “tutto si basa su un ordine corretto dell’impaginato”. “nihil aliud intellego”. “la distrazione completa l’opera della Mano”. “il tempo corrompe il significato (epifania!)”. “bisogna lasciare che le cose vadano come vogliono”. “la difficoltà della Forma instrada la Mente alla Soluzione”. “con il liquido rumore dell’acqua e il fru-ruvido sciare dei rami si-deve scegliere” “e volvere” “il desiderio della mano di divenire mente / (ecco!)”. “trovo l’espressione ‘alzare il gomito’ estremamente poetica”. “niente è il Luogo del Niente”. “il sublime è la parte alta dell’ALTO!”. “nessuno avrebbe voluto mai prevedere la FINE”. “la verità più la cerchi e più s’allontana”. “ita est”. “LA MENTE provoca il gesto”. “stiamo ancora sgombrando l e m a c e r i e”. “quis dubitaverit”. “c’è sempre la speranza che succeda qualcosa”. “bisogna aver pietà delle cose”. “non c’è tempo per le sciocchezze”. “non sempre si ottiene confusione mescolando le cose”. “il Mondo non è rappresentabile nemmeno per somiglianza”. “la luce abbagliante non confonde soltanto la Vista”. “recte”. “modificando lo stato delle cose vedrò cosa esse nascondono”. “i fatti sono crudeli / non c’è molto tempo”. “il Centro è sempre un poco più in là del centro”.


Catalogo edito in 100 copie in occasione della mostra Ugo Carrega Non c’è niente di più: è tutto qui!


Carla Roncato Derbylius Libreria galleria d’arte – via P. Custodi, 12 – Milano Tel. 02/39437916 – 340/6429760 info@derbylius.it – www.derbylius.com



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