1
Dr. Armando Vecchietti Gennaio 2017 www.cellulacancerosa.it Tratto dagli studi del Dr. Wilhelm Reich. IL CANCRO SPIEGATO DAL PUNTO DI VISTA ORGONOMICO
Premessa Introduzione Le due fasi del processo canceroso L’enigma della cellula cancerosa Il processo canceroso Test di diagnosi precoce di cancro secondo W. Reich Manualità ed esecuzione dei test I Bacilli T Il cancro spiegato facile, facile. L’angiogenesi secondo W. Reich Introduzione alla Biopatia del Cancro Conclusioni
Vers. 2017
arvec@libero.it
2
Premessa Chi desidera veramente studiare l’orgonomia può leggere questo testo ma poi studi sempre i testi originali di Wilhelm Reich e le sue ricerche. Io di fronte a lui sono un granello di sabbia nel deserto. Fare ricerca naturale significa fare domande alla Natura. Osserva quello che la Natura ha da mostrarti e non quello che il capo del tuo dipartimento di ricerca vuole che tu veda. Se vuoi fare ricerca naturale, dimentica per un istante anche tutto quello che sai e sii pronto a rimetterlo in discussione. Solo dopo aver accuratamente valutato un risultato potrai paragonare ciò che hai visto con ciò che già sai. Non cercare di essere acuto o intelligente. Sii umile. Non potrai mai essere un vero ricercatore se temi i commenti o il giudizio dei tuoi colleghi su di te o sulla tua ricerca. Vers. 2017
arvec@libero.it
3
Non cercare di “controllare” l’esperimento o di modificarlo. Cerca prima di comprenderlo e poi eseguirlo fedelmente secondo la sua esatta descrizione, eventuali varianti possono essere inserite in un secondo tempo non subito. Se sei sicuro di te stesso abbi completamente fiducia dei tuoi sensi ma controlla i risultati anche con strumenti indipendenti da essi. All’interno dell’accumulatore di E.O. per esempio, fidati delle tue sensazioni di calore ma poi usa anche un termometro per confermarle. Non sviluppare idee su cose che non conosci. Guarda ogni cosa o processo dal punto di vista della sua esistenza e funzionalità. Non cercare di capire un aereo da ciò che sai di una pentola a pressione. Anche una locomotiva, che pure le assomiglia, è molto di più di una semplice pentola a pressione. Vers. 2017
arvec@libero.it
4
Qualche ricercatore giudica ancora un bione di terra vivo da ciò che sa di uno stafilococco morto e colorato Gram o giudica l’E.O. da ciò che sa sulla statica Se scopri una nuova funzione di base della natura, sii pronto a rivedere le tue vecchie idee. Non cercare di nascondere i tuoi errori, parla di essi in modo franco e sii orgoglioso di conoscerli, i tuoi errori sono i più sicuri indicatori della tua strada. Una vera “autorità” è chi conosce il proprio lavoro e non chi non sa nemmeno quello che pensa di sapere. Un microbiologo non è un’autorità sui bioni salvo che li abbia diligentemente studiati e un ricercatore oncologico non è un’autorità sulla ricerca orgonomica del cancro salvo che abbia diligentemente imparato a vedere lo sviluppo di protozoi da tessuto in disintegrazione, i bacilli T ecc.. I test energetici di diagnosi precoce, come si forma la cellula cancerosa, la descrizione delle Vers. 2017
arvec@libero.it
5
due fasi che intervengono nel processo canceroso che vedremo da qui in poi, sono solo una parte di tutto il bagaglio di conoscenze che serve per la comprensione delle biopatie e in particolare della biopatia del cancro. Per un approccio completo con il proprio paziente è opportuno che il medico orgonomista: - Sappia eseguire un esame fisico completo del paziente includendo un esame pelvico. - Conosca la storia sessuo-economica del suo paziente e cioè la sua funzione genitale. - Sappia eseguire e comprendere un test Reich del sangue e gli altri esami al microscopio come l’osservazione della secrezione vaginale o altre secrezioni. I dettagli per l’esecuzione, la comprensione e l’interpretazione dei dati che riguardano l’ultimo punto è la parte più corposa ed importante di questo testo. Il professionista che acquista destrezza in questi test deve inevitabilmente acquisire anche la visione di un ricercatore biologico. Per tale ragione non è stata fatta nessuna separazione tra questi punti. Vers. 2017
arvec@libero.it
6
Se ben compresi essi portano ad una corretta prognosi della patologia oncologica, ad un miglioramento delle condizioni di salute e a tutte quelle osservazioni che ci rivelano i processi più intimi del funzionamento della bio-energia, come per esempio le transizioni che avvengono tra le forme viventi, la bio-genesi e la morte. Wilhelm Reich fu infatti il primo ricercatore a cercare la soluzione del mistero dell’origine della cellula cancerosa tramite l’esame diretto, in vivo, dei tessuti e del sangue. Per ciò che riguarda la manualità per l’esecuzione dei test e la loro interpretazione, va detto che nessun testo da solo potrà mai dare la preparazione necessaria, essa può essere acquisita soltanto dopo molte ore passate al microscopio ad osservare i fenomeni e le funzioni della teoria orgonomica funzionale. Esiste un’identità funzionale tra l’origine delle forme protozoiche da materia vivente e l’origine delle cellule cancerose. Questa identità funzionale è stata stabilita dalla scoperta che ambedue originano dalla disintegrazione bionica della materia vivente. Vers. 2017
arvec@libero.it
7
E’ questa relazione funzionale che il testo seguente mira a stabilire.
cellula cancerosa
ameba
cellula cancerosa
ameba
Germ e dell’aria
?
BION I
?
BION I
La buona comprensione di questa relazione funzionale permetterà allo studente di liberarsi dalla teoria dei “germi dell’aria” usata dalla medicina classica e di incominciare a capire la vera natura della biopatia cancerosa. Comprenderà che il cancro non inizia con il tumore ma è esistito molto tempo prima del suo apparire.
Vers. 2017
arvec@libero.it
8
Capirà perchè è falso affermare o assumere che Reich abbia detto che era stata trovata la cura per il cancro, capirà come funziona l’accumulatore orgonico e come esso può ritardare o invertire lo sviluppo del tumore Dal punto di vista biologico, le cellule sane osservate al microscopio ottico, mostrano una struttura cellulare omogenea e regolare con pochissime vescicole, il protoplasma è bluastro o ialino e può mostrare fini striature. Nei tessuti cancerosi, le cellule mostrano invece vescicole blu o minuscoli corpuscoli neri. Dovunque si ritrovi questa struttura bionica, vescicolata, è evidente la disgregazione del tessuto. La tipica forma a clava della cellula cancerosa è invece la fase finale di una serie di cambiamenti che avvengono nel tessuto colpito. Negli esseri umani essa è il risultato di un lungo e continuo spasmo della muscolatura con stasi bio-energetica. In maniera simile, i globuli rossi sani e carichi si mostrano con una membrana ben tesa e grosse vescicole blu incastonate come perle sullo Vers. 2017
arvec@libero.it
9
stroma, i centri sono regolari ed hanno un forte campo energetico che si estende oltre la loro membrana. Quando invece l’energia è bassa il globulo rosso si deforma, possono formarsi bioni più piccoli e diventano spinosi come ricci di castagna. Quest’ultimo caso indica un calo energetico in atto e potrebbe essere l’inizio di un processo canceroso che potrebbe svilupparsi o essere già in corso. I bacilli T sono lo stadio finale della morte e putrefazione dei tessuti energeticamente esausti. Le cellule in principio degenerano in bioni (vescicole energetiche), questi possono ulteriormente degenerare in forme sempre più piccole fino a diventare bacilli T a secondo della carica energetica posseduta. Tutti i tessuti viventi si comportano in questo modo ma tale processo, anche se non nel vero senso della parola, può essere fermato o addirittura invertito. Così la disgregazione T delle cellule e dei tessuti, tramite l’uso dell’accumulatore, può essere Vers. 2017
arvec@libero.it
10
fermata o invertita fino a ripristinare l’originale condizione di carica energetica rappresentata dalla disgregazione in bioni PA blu. Va sempre ricordato che anche i bioni PA blu, possono riorganizzarsi in cellule protozoiche. Questo naturale funzionamento non va sottovalutato nei malati avanzati specialmente nella fase di ricarica dell’organismo e quando tutto sembra andare per il meglio. %%%
Introduzione Vers. 2017
arvec@libero.it
11
Non capita spesso che si annuncino le conclusioni di un lavoro prima ancora della sua presentazione ma a volte sapere in anticipo il risultato finale aiuta a preparare la mente e facilita la comprensione: 1. La cellula cancerosa non è la causa del cancro ma la conseguenza. 2. Essa non si forma come portatrice di malattia e di morte ma nasce come prodotto del tutto secondario da una reazione di difesa dell’organismo. 3. Le terapie mirate esclusivamente ad uccidere la cellula cancerosa sono quindi inutili e destinate al fallimento poichÊ colpiscono la conseguenza e non la causa del problema. 4. Gli stadi di formazione dei precursori della cellula cancerosa è un processo uguale per tutti i tipi di tumore solido. 5. Il vero problema per il malato oncologico non risiede nella presenza della cellula cancerosa viva ma nella putrefazione di quella morta. Vers. 2017
arvec@libero.it
12
6. La tendenza al cancro è un fatto universale, non esiste un vero e proprio elemento cancerogeno. 7. Il cancro si sviluppa in due fasi uguali e contrapposte. 8. L’angiogenesi non è un meccanismo con il quale la massa tumorale prende nutrimento ma una forte risposta dell’organismo contro il cancro che normalmente finisce in un auto goal ma in determinate condizioni può trasformarsi in un vero successo. 9. Il cancro non è una malattia genetica. Lo scopo di questo testo è spiegare in modo semplice e chiaro il processo canceroso dal punto di vista orgonomico e quindi energetico. Reich ha perfettamente ragione quando afferma che uno dei maggiori ostacoli alla comprensione del cancro è proprio il modo meccanicistico di intendere la malattia. Gli oncologi hanno ipotizzano cause virali, biochimiche o genetiche, altri hanno pensato ad un deperimento dei meccanismi immunitari. Vers. 2017
arvec@libero.it
13
Molti credono che presto si troverà un vaccino o che le cellule staminali risolveranno il problema. Da qualche tempo si parla anche di farmaci “intelligenti” o terapie personalizzate. Anche nei media, non c’è giorno che non si comunichi con prorompente entusiasmo che è stata fatta questa o quella sensazionale scoperta contro il cancro. In poco tempo ci si accorge che tutte le speranze sono state disattese, se ne perde il ricordo e l’attenzione passa al successivo sensazionale annuncio della nuova “scoperta”. In verità, dopo oltre quarant’anni di ricerche e milioni di dollari spesi, ciò che veramente si sa del cancro può essere riassunto su mezza pagina di quaderno. Nonostante ciò, quasi tutti gli oncologi ostentano in pubblico una disinvolta sicurezza, parlano di percentuali di guarigione altissime e affermano che presto il cancro sarà definitivamente sconfitto.
Vers. 2017
arvec@libero.it
14
Di fatto, i malati oncologici non hanno nessuna vera arma a disposizione e molte delle sofferenze che il malato di cancro oggi sopporta sono più dovute alle cure che non alla malattia in se stessa. Per l’oncologia ufficiale, il tumore e le cellule cancerose sono la malattia. La cura consiste ancora nell’asportazione chirurgica della massa tumorale o nel tentativo di distruggere le cellule cancerose con radiazioni o sostanze chimiche. In altre parole la cellula cancerosa è considerata l’unico bersaglio dell’intervento terapeutico a causa della premessa meccanicista che essa sia la causa della malattia. Spiegare quindi come il cancro funziona diventa fondamentale per la sua comprensione e per impostare un approccio terapeutico serio.
Le due fasi del processo canceroso
Vers. 2017
arvec@libero.it
15
Il processo canceroso si articola su due fasi uguali e contrapposte. 1) Nella prima fase si assiste alla nascita e maturazione della cellula cancerosa. Qui avvengono tutte quelle modificazioni che portano i tessuti biologici alla nascita, formazione e maturazione della cellula cancerosa fino a diventare massa tumorale. 2) Nella seconda fase si assiste invece al processo inverso ovvero alla morte delle cellule cancerose e la loro decomposizione putrida all’interno dell’organismo. Mentre durante la prima fase il malato convive anche per anni con la malattia a volte senza nemmeno accorgersi di averla, la seconda fase è molto piÚ breve e porta il malato alla morte in poche settimane. Qui di seguito vedremo come tutto ciò avviene.
L'enigma della cellula cancerosa Vers. 2017
arvec@libero.it
16
Uno tra i molti misteri irrisolti dell'oncologia è sicuramente il modo come si formano le cellule cancerose. Per la ricerca oncologica classica la cellula cancerosa origina da un’anomala mutazione genetica nel DNA di una cellula sana. E’ opinione corrente che quando si sviluppa un cancro: una o più cellule in precedenza tranquille e considerate sane hanno cominciato ad "agitarsi". le cellule cominciano a dividersi rapidamente attuando una vigorosa proliferazione formando da lì a poco la massa tumorale vera e propria. le cellule cancerose, contrariamente alle cellule sane, possono dotarsi di movimento ed avere la capacità di infiltrarsi nei tessuti circostanti. Com’è possibile che una cellula sana, immobile, che vive e funziona in armonia con tutte le altre cellule sane si differenzi da esse, acquisti motilità Vers. 2017
arvec@libero.it
17
e diventi "selvaggia" riuscendo a distruggere un organismo per altri versi sano? Sapendo che dal punto di vista vitale la cellula cancerosa è una struttura molto più debole di una normale cellula sana e può essere distrutta facilmente, la cosa sembra abbastanza strana. Com’è possibile che ciò accada? La ricerca oncologica tradizionale, per quanto studi da anni il problema, fino ad oggi non è riuscita a dare una risposta soddisfacente e di fatto non sa ancora assolutamente nulla di certo su cosa realmente succeda tra lo stato di salute e quello di malattia. Per l’orgonomia invece è un errore credere che la cellula cancerosa si sviluppi direttamente da una mutazione genetica di una cellula sana. In verità, nelle cellule e nei tessuti interessati avvengono una serie di processi che annunciano e precedono con molto anticipo la cellula cancerosa vera e propria. Vedremo presto come la cellula cancerosa e il susseguente tumore maligno non sono la cosa Vers. 2017
arvec@libero.it
18
più importante del cancro ma rappresentano solo la manifestazione più vistosa della malattia. Il problema ovviamente è altrove. Se la lotta contro il cancro non ha fatto veri progressi, ciò è dovuto alla convinzione che si è continuato a ritenere il tumore locale come la malattia vera e propria ignorando invece che il cancro è una malattia globale che riguarda tutto l'organismo. Abbiamo detto che la cellula cancerosa pienamente sviluppata, in realtà è il prodotto finale di una lunga serie di processi che avvengono nei tessuti colpiti. Durante la sua formazione si attraversano delle fasi tipiche, assenti nel tessuto sano e che possono essere riassunte come segue: a) Formazione di vescicole all’interno delle cellule colpite. b) Aggregazione e ri-organizzazione di queste vescicole in ammassi. c) Progressiva maturazione ed evoluzione di queste neo-formazioni. Vers. 2017
arvec@libero.it
19
d) Trasformazione ed evoluzione in strutture a clava prima immobili poi in movimento. e) Conseguente sviluppo di cellule mobili simili ad amebe fluttuanti.
Vers. 2017
arvec@libero.it
20
a) Formazione di vescicolare all’interno delle cellule colpite e successiva disgregazione. Osservate con un microscopio ottico, le cellule viventi e sane hanno un aspetto sostanzialmente “pulito�. Normalmente si riconoscono una membrana cellulare che delimita uno spazio (citoplasma) in cui galleggia un nucleo e ad un ingrandimento di 300x non si notano al suo interno altri organuli. (fig.1)
Membrana cellulare Nucleo
Citoplasma
Fig. 1 Vers. 2017
arvec@libero.it
21
Nei tessuti biologici che stanno scivolando verso una patologia oncologica, le stesse cellule osservate in vivo, appaiono in maniera molto diversa mostrando al loro interno un’intensa presenza di vescicole. La perdita della normale struttura delle cellule mediante formazione di vescichette, in altre parole la disgregazione vescicolare del materiale organico, diventa il primo segnale del possibile inizio di una degenerazione cancerosa. (fig.2a2b-2c)
Le cellule si riempiono di vescicole. (osservazione in vivo)
Fig. 2a Vers. 2017
arvec@libero.it
22
Vescicole all’interno della cellula
Fig. 2b
Fig. 2c Vers. 2017
arvec@libero.it
23
b) Riorganizzazione e fusione delle vescicole in nuove strutture omogenee. Le vescicole che in un primo tempo erano omogeneamente distribuite all’interno della cellula, ora si aggregano e si fondono tra loro (fig. 3a-3b).
Fig. 3a
Vers. 2017
arvec@libero.it
24
Fig. 3b Alcune vescicole riescono ad uscire dalle cellule e si ritrovano libere nei fluidi. Anche all’esterno, nei fluidi del corpo, esse formano ugualmente grandi ammassi da cui si riorganizzano strutture rotondeggianti piÚ dense. (fig. 3c-3d)
Vers. 2017
arvec@libero.it
25
Ammasso di vescicole: le freccette indicano le nuove strutture in formazione
fig. 3c
fig. 3d Vers. 2017
arvec@libero.it
26
c) Formazione di una membrana intorno ad ogni ammasso vescicolare. Con il tempo tutte queste nuove formazioni producono una membrana e tendono a staccarsi, quando esse si formano all’interno della cellula, la cellula stessa a volte tende a dissolversi perdendo la sua originale integrità e forma. (fig. 4a-b-c)
Cellula originaria in disfacimento
Nuove strutture in formazione
Fig. 4a Vers. 2017
arvec@libero.it
27
Fig. 4b Nuove strutture in formazione
Fig. 4c Vers. 2017
arvec@libero.it
28
d) Formazioni di strutture a clava prima immobili poi in movimento Lo stadio successivo è il distacco di queste neo formazioni. Una volta libere esse maturano ulteriormente allungandosi ed assumendo una più evoluta forma a clava. E’ importante notare che nell’uomo, nessun tessuto biologico è formato da cellule con questa forma. Ci troviamo infatti di fronte ad una vera e propria nuova cellula che possiamo definire come pretumorale. Questa forma è tipica, unica e normalmente la sua presenza precede di poco la formazione della massa tumorale. Come vedremo tra poco, questa particolare caratteristica e la sua facile individuazione in vivo con un semplice esame microscopico la rendono utilissima e d’importanza fondamentale per una diagnosi precocissima.
Vers. 2017
arvec@libero.it
29
La sua presenza, abbinata ad altri particolari, denuncia in maniera inequivocabile un processo canceroso in atto anche quando i comuni test dell’oncologia ufficiale, in questo stadio, non individuano ancora la presenza di nessun tipo di tumore. (fig. 5a-b-c-d-e-f-g-h-i)
Fig. 5a
Vers. 2017
arvec@libero.it
30
Fig. 5b
Fig. 5c Vers. 2017
arvec@libero.it
31
Fig 5d
Fig. 5e
Vers. 2017
arvec@libero.it
32
Fig 5f
fig. 5g
Vers. 2017
arvec@libero.it
33
Fig 5h
Fig. 5i
Vers. 2017
arvec@libero.it
34
e) Conseguente sviluppo di cellule mobili simili ad amebe fluttuanti. Allo stadio finale della malattia, le cellule cancerose maturano fino a diventare organismi unicellulari mobili di dimensioni e forme diverse. (fig.6)
fig. 6 Se questo processo potesse svolgersi e continuare senza che sopravvenisse la morte del paziente, tutti i tessuti di un organismo colpito si Vers. 2017
arvec@libero.it
35
trasformerebbero in un ammasso melmoso di protozoi. Nel cancro, il normale processo di necrosi generalizzato che s’instaura naturalmente con la vecchiaia, è anticipato ed accelerato. Esso è prematuro ma regolare. La sua essenza patologica consiste solo nella precocità e nell'accelerazione con cui il processo avviene. I processi di morte in genere prendono avvio in un organismo contratto da decenni, con cattiva respirazione e irregolare funzionamento bioenergetico, perdita di energia dalle cellule e dai tessuti, decomposizione vescicolare delle cellule e dei tessuti, formazione dei batteri della putrefazione e dei bacilli T. Il disturbo interessa in modo particolare il sistema sanguigno e con esso tutto l'organismo. L'apparato vitale autonomo si atrofizza lentamente e ciò avviene molto tempo prima che si manifestino i sintomi visibili.
Vers. 2017
arvec@libero.it
36
Per questo motivo il tumore locale viene diagnosticato sempre troppo tardi. Per lo stesso motivo la consueta e circoscritta terapia della medicina ufficiale non colpisce il cancro. Il tessuto canceroso in decomposizione è sempre putrescente e il prodotto finale è sempre formato da una straordinaria quantità di microorganismi che Reich ha chiamato bacilli T. Essi ci interessano per una sola funzione biologica importante: aggrediscono le cellule sane inducendole a disgregare vescicolarmente ed in questo modo chiudono il cerchio. Sono i bacili T che costituiscono il vero grave problema del cancro e il vero grave pericolo per l'organismo. - Maggiore è il numero delle cellule cancerose morte maggiore sarà l'intossicazione T che scaturirà dalla loro decomposizione. - Maggiore è l’intossicazione T, maggiore sarà il numero delle cellule sane aggredite Vers. 2017
arvec@libero.it
37
e indotte a produrre la reazione bionica vescicolare. - Maggiore è la reazione bionica vescicolare maggiore sarà la formazione di nuove cellule cancerose dando inizio ad un nuovo ciclo e al giro vizioso che porterà il paziente alla morte. Si intuisce che una buona terapia oncologica non dovrebbe risiedere nella diretta distruzione del tumore o delle cellule cancerose. L’azione diretta contro la massa tumorale o le cellule cancerose porta alla produzione anticipata di miliardi di piccoli, nuovi cadaveri (le cellule uccise) che andranno in putrefazione producendo bacilli T all’interno di un corpo già debole e provato. Una vera terapia, tra le altre cose, dovrebbe invece comprendere l’espulsione dal corpo il più velocemente possibile e nel modo più radicale dei prodotti della putrefazione e della decomposizione invece di generarne di nuovi. La capacità di auto pulizia dell’organismo è data dallo stato energetico dell'organismo stesso ed è Vers. 2017
arvec@libero.it
38
possibile coglierla da due semplici test che si eseguono sul sangue. In oltre non tutti sanno che un organismo bioenergeticamente scarico può produrre corpuscoli T anche da semplici lesioni traumatiche dei tessuti. Ciò può succedere quindi anche con semplici scottature o ferite. Se le cellule coinvolte nella lesione sono energeticamente scariche esse muoiono e vanno in putrefazione producendo bacilli T. In un organismo scarico energeticamente, i primi bacilli T scaturiti da queste lesioni traumatiche possono già iniziare a colpire le prime cellule “sane” più deboli stimolando la loro reazione vescicolare ed iniziare il processo canceroso. La formazione e la riorganizzazione dei primi agglomerati produrranno le prime cellule cancerose. Classica è la danneggiamento dentaria. Vers. 2017
formazione di tumori dal causato da una protesi
arvec@libero.it
39
Quello che conta in questi casi, non è il danneggiamento locale del tessuto come erroneamente si pensa, bensì la carica energetica di partenza dell'organismo e delle cellule danneggiate. Sarebbe opportuno che in medicina si capisse che l’agente e la causa patologica specifica diventano attivi soltanto quando l'organismo lo consente. Il primo vero passo nello sviluppo di un tumore maligno quindi non è la reazione vescicolare delle cellule “sane” o della cellula cancerosa ma la quantità di corpuscoli T presenti nei tessuti o cellule a bassa carica energetica. Vedremo tra poco come avviene il processo. I bacilli T possono essere ritrovati anche in organismi sani e questo può sembrare un contro senso. Va quindi spiegato che l'organismo sano non si distingue da quello canceroso per l'assenza di corpuscoli T ma per la sua carica energetica, cioè per la capacità di tenerli a freno e per la bassa disponibilità dei suoi tessuti a disgregarsi in essi. Vers. 2017
arvec@libero.it
40
La tendenza al cancro è quindi un fatto universale e continuo. Ne consegue che non esiste un vero e proprio elemento cancerogeno. Fino a che l'organismo è forte, ogni bacillo T generato dai vari "cancerogeni", viene annientato e reso innocuo. La predisposizione al cancro si può quindi determinare con test energetici e non con test biochimici. Ciò è possibile osservando la resistenza biologica del sangue e dei tessuti alla putrefazione che a sua volta è determinata dalla carica energetica e dalla potenza dell'organismo. (è su questo presupposto che si basano i test del sangue per la diagnosi precoce di cancro di Wilhelm Reich).
Vers. 2017
arvec@libero.it
41
Il processo canceroso Che cosa succede nei tessuti quando l'infezione T è troppo forte e la reazione vescicolare dell'organismo è troppo debole? L'aggressione dell’infezione T stimola in modo del tutto naturale la reazione delle cellule sane che per difendersi iniziano a produrre vescicole. (i dettagli di questo comportamento saranno spiegati in un altro contesto) Si intuisce che quanto più le cellule sono scariche, tanto più esse devono compensare la loro debolezza con una maggiore produzione di vescicole. Quando la cellula è scarica energeticamente, le vescicole che si formano sono quindi più piccole ma più numerose. L’affollamento di queste vescicole favorisce la loro naturale capacità di aggregazione fino a diventare le nostre conosciute cellule cancerose così come descritto nei vari passaggi delle pagine precedenti.
Vers. 2017
arvec@libero.it
42
Se tali vescicole non avessero la naturale predisposizione ad aggregarsi, la cellula cancerosa molto probabilmente non esisterebbe. In se stessa, l’aggregazione vescicolare e la successiva evoluzione non è un fenomeno patologico ma un comportamento naturale e spontaneo. Tale comportamento non è modificabile chimicamente o farmacologicamente in quanto è un processo energetico. Si intuisce allora che le cellule cancerose non nascono o non si formano come portatrici di malattia. Esse non sono la causa diretta del cancro ma un prodotto del tutto secondario. Derivano dalla naturale riorganizzazione vescicolare che si attua quando cellule scariche in un organismo altrettanto scarico, cercano di difendersi dall’attacco dei bacilli T. La patogenicità del cancro quindi non risiede nella cellula cancerosa in se stessa.
Vers. 2017
arvec@libero.it
43
Abbiamo detto sopra che il processo canceroso si svolge in due fasi contrapposte. Abbiamo anche visto come la prima fase è caratterizzata dalla: Produzione di corpuscoli T dalle cellule bioenergeticamente più deboli. Reazione vescicolare difensiva delle cellule.
come
reazione
Riorganizzazione naturale delle vescicole in cellule cancerose. Formazione della massa tumorale. A tutto questo segue una seconda fase più importante ed inversa alla precedente. Essa inizia con la morte delle cellule cancerose che hanno completato il loro ciclo vitale e la loro successiva putrefazione all’interno del corpo. (un esempio è la necrosi della parte centrale della massa tumorale)
Vers. 2017
arvec@libero.it
44
Ne consegue una continua, massiccia, progressiva ed accelerata intossicazione del sangue da parte dei bacilli T e batteri della putrefazione. Essa termina con la cachessia e putrefazione generalizzata di tutto l’organismo e conseguente morte. Giunte al termine del loro ciclo vitale, le cellule cancerose ormai mature muoiono, vanno in putrefazione e si decompongono in bacilli T producendo una più intensa putrefazione del sangue e dei tessuti con una intossicazione generalizzata e totale dell'organismo. La morte del paziente non è imputabile alle cellule cancerose vive ma alla putrefazione di quelle morte e la successiva produzione di bacilli T. Se all'inizio della malattia la formazione delle prime cellule cancerose procura un danno limitato localmente, la successiva morte delle cellule cancerose che compongono la massa tumorale è invece la causa della gigantesca putrefazione accelerata di tutto il corpo.
Vers. 2017
arvec@libero.it
45
E' per questo motivo che all’inizio il paziente canceroso sembra rispondere bene alle terapie tradizionali ma poi crolla quasi di colpo annientato da una cachessia galoppante che lo porta alla morte in poco tempo. Contrariamente alla prima fase che può durare anche degli anni, la seconda fase dura soltanto poche settimane. La formazione dei bacilli T e la putrefazione delle cellule cancerose sono quindi causa ed effetto del processo canceroso. Questo aspetto ha enorme importanza ai fini terapeutici. Quando il tumore, i tessuti ed il sangue sono nella fase della decomposizione putrida (Ca5), si forma una quantità cosÏ grande di bacilli T da rendere inutile ogni terapia.
Vers. 2017
arvec@libero.it
46
Test di diagnosi precoce di cancro secondo W. Reich Al lettore più attento non sarà sicuramente sfuggito che la conoscenza dei vari stadi di formazione e maturazione della cellula cancerosa fin qui descritti possono essere un’arma estremamente potente se usati come diagnosi precoce di cancro. Osservare e saper riconoscere i vari stadi della riorganizzazione vescicolare diventa facile come osservare e riconoscere gli stadi di avanzamento nella costruzione di un edificio. La formazione delle vescicole all’interno delle cellule, la loro riorganizzazione e tutti i passaggi evolutivi fino alla formazione delle cellule a clava, ci informano dettagliatamente sugli stadi di maturazione ed avanzamento della patologia oncologica quando ancora non esiste la massa tumorale e per l’oncologia classica nemmeno la malattia. Ciò ci permette una diagnosi di cancro veramente precocissima anticipando di molti anni i normali test oggi a disposizione che per funzionare hanno invece bisogno della presenza Vers. 2017
arvec@libero.it
47
della massa tumorale o delle cellule cancerose completamente sviluppate. Solo per motivi di studio, il test citologico di diagnosi precoce può essere diviso in cinque stadi. Ca1:
Ca2: Ca3:
Danneggiamento dei tessuti e reazione vescicolare delle cellule. Riorganizzazione delle vescicole Formazione delle cellule a clava.
Con la presenza delle cellule Ca3 comincia a formarsi la massa tumorale. Ca4: Ca5:
Cellule cancerose mobili Decomposizione completa dei tessuti
Di fatto solo fino al Ca3 il test può essere considerato di diagnosi precoce.
Vers. 2017
arvec@libero.it
48
Dopo il ritrovamento delle cellule a clava Ca3, normalmente comincia a svilupparsi la massa tumorale e quindi la patologia diventa sempre più riconoscibile e diagnosticabile anche con i normali mezzi dell’oncologia tradizionale.
Ca1 Danneggiamento delle cellule e dei tessuti a causa della reazione vescicolare. Abbiamo già detto come questa prima manifestazione della patologia oncologica è provocata direttamente dall'azione dei primi bacilli T già circolanti, sulle cellule più deboli dei tessuti. La presenza dell'infezione T conduce sempre ad una diagnosi di Ca1 specialmente quando coincide con altri criteri diagnostici. Qualsiasi cellula del corpo, osservabile in vivo al microscopio ottico, invece di mostrare un citoplasma chiaro, si presenta granulata da vescicole (fig.7a-7b) e bacilli T molto piccoli.
Vers. 2017
arvec@libero.it
49
Fig. 7a
Fig. 7b Vers. 2017
arvec@libero.it
50
Ogni volta che i bacilli T sono trovati all’interno di una cellula, essi sono presenti anche nei fluidi e presumibilmente sono anche già circolanti nell’organismo. In questo stadio le cellule colpite generalmente tendono anche ad arrotondarsi a causa della contrazione. Nelle cellule epiteliali questa contrazione è chiaramente osservabile negli angoli che diventano arrotondati portando la cellula ad una graduale perdita della forma pentagonale. Quando questo quadro si associa ad un altro test su sangue che mostra una disintegrazione dei globuli rossi verso la direzione T (spinosa), può essere emessa una diagnosi di Ca1. Per l’oncologia classica invece, in questo stadio non esiste nessun tipo di patologia oncologica in quanto non riconosce e non vede ancora la presenza di cellule tumorali. E’ ragionevole pensare che anche in caso di danneggiamento chimico o traumatico il cancerostimolo passi sempre e comunque attraverso la formazione di bacilli T che si sviluppano sempre Vers. 2017
arvec@libero.it
51
e comunque dalle cellule danneggiate dei tessuti bio-energeticamente più deboli. In questo stadio, la tendenza alla rapida decomposizione vescicolare e la formazione di bacilli T è uno dei segnali più importanti dell'imminente inizio di uno sviluppo canceroso. Ca2 Formazione di nuove strutture La lenta putrefazione delle cellule scariche verso la direzione T è un processo continuo. Durante tutta la loro esistenza e per tutto il processo canceroso, i bacilli T non subiscono alcun cambiamento morfologico. Al contrario delle vescicole che invece si aggregano e diventano cellule cancerose, i bacilli T saranno sempre ritrovati tali e quali in tutti gli stadi successivi del processo canceroso. Abbiamo già accennato al fatto che la loro presenza è mortale per l’organismo poiché spingono sempre più velocemente i tessuti e le cellule verso la ormai conosciuta reazione vescicolare. Vers. 2017
arvec@libero.it
52
In questo stadio le vescicole cominciano ad aggregarsi e l’energia si concentra in ammassi vescicolari all’interno della cellula. Questi ammassi vescicolari si riorganizzano ed evolvono in una o piÚ nuove strutture che si sviluppano a spese della vecchia. Dentro e fuori le cellule epiteliali originali si possono notare forme affusolate o ovoidali piÚ o meno delineate. A volte la porzione restante della cellula colpita si frantuma in piccoli frammenti, piccole vescicole o nella ormai conosciuta disintegrazione T. Le frecce indicano le formazioni Ca2. (fig. 8a-b-cd-e-f)
Fig. 8a Vers. 2017
arvec@libero.it
53
Fig. 8b
Fig. 8c
Vers. 2017
arvec@libero.it
54
Fig. 8d
Fig. 8e Vers. 2017
arvec@libero.it
55
Fig. 8f Anche in questo stadio, dopo un esame microscopico di questi tessuti sia da preparati in vivo sia in quelli da autopsia, la medicina tradizionale non riconosce ancora nessuna traccia di cellule carcinomatose e quindi per lei, ancora una volta, non c’è nessuna patologia in corso.
Vers. 2017
arvec@libero.it
56
Ca3 Cellule singole a forma di fuso, clava e caudate In questo stadio troviamo le prime cellule cancerose vere e proprie. (fig. 9a-b-c) Esse possono sviluppare e completare la loro riorganizzazione sia all’esterno che all'interno delle cellule originali che man mano deperiscono o si frantumano.
Fig. 9a
Vers. 2017
arvec@libero.it
57
Fig. 9b
Fig.9c
Vers. 2017
arvec@libero.it
58
All'inizio queste cellule mostrano una struttura molto vescicolare, striata e sono vivacemente luminose.(fig.10)
Fig. 10 Come accennato nelle pagine precedenti queste cellule sono completamente nuove e non appartengono a nessun tessuto umano. Esse hanno forma affusolata e caudata, ovale o rotonda, mostrando grandi variazioni in grandezza. Vers. 2017
arvec@libero.it
59
Si moltiplicano rapidamente e possono essere osservate in fase di divisione. A livello vaginale queste cellule sono eliminate con la secrezione ma nell’utero e negli altri organi pelvici la loro produzione è un processo continuo. Quando le troviamo in altri organi, queste cellule formano densi grappoli, formano la massa tumorale e sono responsabili delle infiltrazioni nel circostante tessuto. Le immagini che seguono rappresentano le cellule a clava dello stadio Ca3. (fig.11a-b-c-d-ef)
Vers. 2017
arvec@libero.it
60
Fig. 11a
Fig. 11b
Fig.11c Vers. 2017
arvec@libero.it
61
Fig. 11d
Fig. 11e Vers. 2017
arvec@libero.it
62
Fig. 11f Le nuove formazioni cellulari, a diversi gradi di organizzazione, si distinguono per la loro colorabilità biologica straordinariamente intensa. Al contrario, la cromosezione morta non ci rivela ancora nulla. Normalmente da una sola cellula si possono produrre una o più strutture precancerose ma in questo stadio si può assistere anche alla disgregazione di più cellule contigue le cui vescicole, confluendo in un unico mucchio, Vers. 2017
arvec@libero.it
63
partecipano in comune alla formazione di una stessa cellula cancerosa. In genere sono cellule a pessima motilità non eccessivamente "dannose". La diagnosi di Ca3 può comunque essere fatta quando nel preparato vivo, sia pure in modo anche isolato, compare sia la decomposizione vescicolare sia le nuove forme a fuso. Va sottolineato che i bacilli T sono responsabili unicamente dello stadio precanceroso innescando il processo di disgregazione vescicolare delle cellule. Le cellule cancerose, una volta scaturite, si sviluppano invece in modo completamente autonomo cioè indipendente dai bacilli T. La "penetrazione distruttiva” delle cellule cancerose nelle sue adiacenze va in gran parte attribuita non alla cellula cancerosa in se stessa ma alla reazione vescicolare che avviene anche nelle cellule adiacenti. In questo modo il ruolo della cellula cancerosa perde d’importanza se messa in relazione al Vers. 2017
arvec@libero.it
64
danneggiamento tessutale che precede la sua formazione. La cellula cancerosa non è la causa del cancro. Diventa un pericolo mortale soltanto quando, alla fine del suo ciclo vitale, essa comincia a morire e a decomporsi in direzione T. Sappiamo che i bacilli T scaturiscono dalla disintegrazione vescicolare dei tessuti bioenergeticamente molto deboli e costituiscono lo stimolo specifico delle neoplasie cancerose stimolando la reazione vescicolare delle cellule sane come risposta dell'organismo. La loro azione si limita a questo. La riorganizzazione delle vescicole in cellule cancerose e il loro proliferarsi in tumore maligno è invece un processo autonomo e indipendente dall'azione dei corpuscoli T.
Vers. 2017
arvec@libero.it
65
Ca4 La cellula cancerosa completamente matura. Le cellule Ca3 continuano ad evolvere mostrando un aspetto unificato, ialino, di forte contrasto. Alcune di queste cellule caudate possono sviluppare anche flagelli e motilitĂ . (fig.12)
Fig. 12 Ca4 ameboide (da sedimento urinario) Vers. 2017
arvec@libero.it
66
In altri casi le cellule che hanno assunto una forma rotonda si allungano e diventano mobili attraverso la formazione di estesi e chiari pseudopodi che a volte possono essere di tipo filamentoso. Altre volte possono formarsi anche dei protozoi. Queste cellule rappresentano lo stadio Ca4. Lo stadio Ca4 è caratterizzato dalla presenza di cellule ameboidi vivaci che sono il prodotto maturo e finale delle precedenti cellule a forma di fuso. Se l'organismo non morisse prima, queste formazioni si trasformerebbero in amebe vere e proprie. La cancerologia classica ritiene invece che esse siano dei "parassiti". In questo stadio la malignità del tumore dipende dal grado di maturità delle cellule cancerose e dalla rapidità con cui esse e le parti del tessuto distrutto si disintegrano in corpuscoli T.
Vers. 2017
arvec@libero.it
67
Ca5 Decomposizione putrida Quando al microscopio si ritrovano cellule caudate e capaci di movimento il cancro è ben avanzato. Lo stadio Ca5 è caratterizzato da necrosi.
Fig. 13a Vers. 2017
arvec@libero.it
68
Fig. 13b Le immagini al microscopio della fase Ca5 (13ab) mostrano contemporaneamente quasi tutte le figure già descritte. Lo stadio Ca5 è determinato e caratterizzato quasi esclusivamente dalle cellule cancerose che, giunte alla fine del loro ciclo vitale, muoiono. Esso è paragonabile alla necrosi post morte dei tessuti. Vers. 2017
arvec@libero.it
69
Le cellule cancerose hanno vita breve ed alla loro morte si decompongono in bacilli T, ne risulta una batteriemia ed una tossicemia generalizzata dell'organismo. Quando il tumore non pregiudica funzioni vitali, la morte avviene per putrefazione tossica generalizzata. Questo spiega perchĂŠ, giunta alla fine, la malattia generalmente peggiora rapidamente e sopraggiunge la morte. In questo stadio qualsiasi terapia diventa inutile.
Vers. 2017
arvec@libero.it
70
Test REICH del Sangue (Manualità di esecuzione)
Il test Reich del sangue è un metodo per valutare: la salute dell’individuo. l’inizio e la progressione di un processo canceroso che si sviluppa all’interno di un organismo. il miglioramento della salute derivante dall’uso dell’accumulatore orgonico. Pubblicato per la prima volta nel 1942 (cf. Reich: “The carcinomatous shrinking biopaty”, International Journal of Sex-econony and Orgone Research I, 1942, p.141 ff.) e nuovamente nel 1948 in Reich’s the Discovery of the Orgone, vol. 2: The Cancer Biopaty, pp 144-145, il test Reich del sangue è stato di uso continuo tra coloro che hanno imparato la medicina orgonica e si è dimostrato di inestimabile valore. Un requisito fondamentale per meglio comprendere il test Reich del sangue è rivedere ciò che si intende per unità di base del vivente.
Vers. 2017
arvec@libero.it
71
Per la scienza meccanicista l’unità di base è la cellula o la teoria cellulare ma osservando la disintegrazione dei globuli rossi in soluzione fisiologica appare immediatamente chiaro che questa teoria non è sufficiente. Infatti, nel momento in cui le cellule cominciano a perdere energia, fa la sua apparizione un’unità più primitiva. Reich chiamò questa unità di base: bione. Il bione può essere definito come una vescicola energetica costituita di una membrana, di un contenuto liquido ed di una certa quantità di energia orgonica, esso è funzionale ed osservabile microscopicamente. Il test Reich del sangue in realtà è un insieme di test tutti basati su di un approccio funzionale alla bio-energia contenuta nella materia vivente e sul fatto che il bione ne é l’unità di base. Il comportamento dei globuli rossi durante il test ci mostra la carica energetica dei tessuti e la loro predisposizione al cancro. I test Reich del sangue sono: Vers. 2017
arvec@libero.it
72
Disintegrazione dei globuli fisiologica. Test dell’autoclave. Test della coltura si sangue
rossi
in
La grossa differenza dai comuni test ematici è che questi sono tutti test energetici. La comparsa di grosse vescicole azzurrognole sullo stroma del globulo rosso sono segno di una forte carica dell’organismo (fig. 14a-b-c).
Fig. 14a
Vers. 2017
arvec@libero.it
73
Fig. 14b
Fig. 14c Vers. 2017
arvec@libero.it
74
Quando invece i globuli rossi hanno un aspetto spinoso, la loro carica è scarsa e così anche quella dell’intero organismo. I globuli rossi spinosi, anche se in varie proporzioni, sono sempre presenti nei malati di cancro ma non indicano necessariamente la presenza di un tumore quando sono ritrovati in altri pazienti. In questo secondo caso essi ci avvertono soltanto che l’organismo sta scivolando verso una scarica bioenergetica che potrebbe sfociare in una patologia cancerosa. (fig. 15a-b-c)
fig. 15a Vers. 2017
arvec@libero.it
75
Fig. 15b
Fig. 15c Vers. 2017
arvec@libero.it
76
Ovviamente esistono condizioni intermedie che vanno valutate. Nello stesso campione si può infatti osservare simultaneamente una reazione spinosa T (di non carica) e una reazione vescicolare B o PA (carica) in proporzioni diverse a favore dell’uno o dell’altro che vanno valutate ed interpretate in un quadro di insieme. Il test dell’autoclave è invece un test di stress e parte dal presupposto che più le cellule sono energeticamente cariche, più è difficile la produzione dei corpuscoli T che al contrario vengono ritrovati in situazioni di debolezza energetica. (fig. 16)
fig. 16 A sinistra la provetta contenente sangue energeticamente scarico. A destra come si presenta il sangue carico.
Vers. 2017
arvec@libero.it
77
Disintegrazione dei globuli rossi in fisiologica salina. (test microscopico) Occorrente per il test: 1234567-
Fisiologica sterile a temperatura corporea. Vetrini. Becco Bunsen o lampada ad alcool. Lancetta sterile. Cotone assorbente. Micro-pipette sterili Un buon microscopio binoculare equipaggiato di lenti apocromatiche e di un oculare compensativo a campo scuro.
Quello usato da W. Reich nel laboratorio di Orgonon, Rangeley, Maine, era un Reichert che aveva un fattore di ingrandimento di 1.5x nell’angolo di inclinazione. Un ingrandimento di 250x – 300x è di routine per osservare il campo nel quale avviene la disintegrazione dei globuli rossi. L’osservazione può essere assicurata usando un oculare da 16x ed un obbiettivo da 12x (più il fattore di ingrandimento che fa parte del microscopio 16x12x1.5=288x). Vers. 2017
arvec@libero.it
78
Procedimento 1- Pulire il dito del paziente con acqua ed asciugare con cotone assorbente sterile. 2- Una goccia di fisiologica a temperatura corporea è riposta su di un vetrino tiepidamente riscaldato. 3- Il polpastrello di un dito è ora punto con una lancetta sterile. In questo momento annotare l’aspetto macroscopico del sangue, il suo colore e le sue proprietà coesive e poi scartare la prima goccia. 4- La seconda goccia di sangue è invece aspirata con una pipetta sterile. Una piccolissima quantità viene trasferita sul vetrino e stesa dolcemente ed uniformemente nella fisiologica. (solo la pratica permetterà di individuare un campo di osservazione che non sia né troppo affollato né troppo rado). I globuli rossi dovrebbero coprire il campo in modo uniforme con uno spazio tra una cellula e l’altra, uguale al diametro di una cellula. 5- Annotare il tempo in cui il sangue è stato prelevato e cominciare immediatamente l’osservazione. Il test dura da 20 a 30 minuti. Dopo circa mezzo minuto i globuli rossi si saranno stabilizzati. (annotare ogni non usuale ritardo nella stabilizzazione Vers. 2017
arvec@libero.it
79
poiché ciò potrebbe rappresentare una deviazione) 6- Selezionare il campo più idoneo (evitare i margini dove il campo potrebbe essere distorto e l’essiccamento del vetrino potrebbe arrivare prima della fine del periodo di osservazione.
Osservazioni da fare e annotare: 1- L’uniformità di grandezza e forma dei globuli rossi del campo. 2- Lo stroma: la sua uniformità e regolarità, la sua larghezza ed il colore. 3- Il campo di energia orgonica: la sua larghezza, regolarità e luminosità. 4- I centri: sono larghi o piccoli, rotondi o eccentrici, il colore è debolmente blu, rosa o rosso viola? 5- Il margine esterno ed interno dello stroma: è nettamente delineato o c’è offuscamento del margine interno?
Vers. 2017
arvec@libero.it
80
Reazione orgonotica dei globuli rossi: inizio, progressione e modo. Con il passare dei minuti, pian piano si evidenzia la presenza di bioni all’interno dello stroma dei globuli rossi. Per la valutazione del test si considera di aver iniziato quando due o tre cellule del campo sotto osservazione mostrano la formazione di bioni. I bioni sono concentrazioni di energia nettamente più luminosi ed appaiono come perle incastonate in un anello. Il loro colore blu è più profondo di quello dello stroma del globulo rosso. 1- In un sangue sano la disintegrazione inizia dopo 3-4 minuti o anche più . In pazienti con un basso livello di energia, alcuni globuli rossi possono mostrare una disintegrazione già all’inizio del test. Annotare il momento di quando inizia la disintegrazione o il fatto che la disintegrazione sia già cominciata al momento della prima osservazione.
Vers. 2017
arvec@libero.it
81
2- Annotare le dimensioni dei bioni: se grossi, medi o piccoli, il loro numero nello stroma, se pochi o molti e la loro distribuzione. 3- Lo stroma dei globuli rossi conserva una regolarità di forma o si contrae e si distorce? Se sono distorti osservare se ci sono: - lancette T - forme (SULFA) - altre forme inusuali. 4- Annotare la velocità di disintegrazione dei globuli rossi. E’ lenta o rapida? 5- Annotare la rapidità con cui cambia il colore blu dello stroma. 6- Dopo i 20 minuti, quale percentuale di cellule si è disintegrata o comincia ad essere distorta?
Globuli bianchi del sangue I leucociti sono leggermente più grandi, i linfociti leggermente più piccoli dei globuli rossi, sono molto luminosi e sono molto resistenti alla disintegrazione.
Vers. 2017
arvec@libero.it
82
Essi si distinguono facilmente specialmente dopo la stabilizzazione del vetrino e fochettando con il microscopio sembrano irradiare piĂš luminositĂ .
Uso del campo scuro e degli alti ingrandimenti. In campo scuro esaminare il campo del test per cercare la presenza di piccolissimi puntini di luce in movimento che potrebbero indicare la presenza di bacilli T. Cercare le strutture T nello stroma delle cellule (250x–300x). Ingrandimenti piÚ forti e superiori 5000x possono essere ottenuti nel modo seguente (settaggio usato da Reich): 1- Usare un microscopio da ricerca binoculare inclinato, preferibilmente un Reichert Z 2- Usare un obiettivo apocromatico da 150x ed un oculare da 25x con lenti compensative. (150 x 25 = 3750 + 50% di incremento =1875 3750 + 1875 = 5625) 3- Lo stesso obbiettivo nel medesimo microscopio ma con oculare da 16x invece Vers. 2017
arvec@libero.it
83
che da 25x rende un ingrandimento di 3600x che per certi preparati e’ preferibile a quello di 5625x 4- L’obbiettivo da 150x è raro e difficoltoso da ottenere. Sarà allora sufficiente la seguente combinazione: obbiettivo da 100x con oculare da 25x produce 2500x + 50% diventano 3750x che è una resa molto soddisfacente per un microscopio ad alto potere, con l’obbiettivo immerso direttamente. Ingrandimenti più alti (2000x5000x) sono usati per studiare l’attività di pulsazione dei globuli rossi, la formazione dei bioni e delle forme T (T-spikes) dentro i globuli rossi stessi. I bacilli T, quando sono presenti, possono essere visti anche in campo chiaro a questo ingrandimento. Le forme T (T-spikes) sono state viste staccarsi e diventare bacilli T, confermando così direttamente la loro origine nel sangue. Va ricordato che per osservazioni di routine un ingrandimento di 250x 300x è più che soddisfacente.
Vers. 2017
arvec@libero.it
84
Caratteristiche di un sangue bioenergeticamente forte. Aspetto macroscopico. 1- Colore: rosso scuro, tendente al purpureo (a differenza della OXY-Hb o al pallore del sangue anemico). 2- Viscosità : il sangue è denso e forma una goccia che tende ad essere sferica, che non fuoriesce troppo liberamente quando il dito viene punto. Aspetto microscopico dei globuli rossi 1- Sono tesi e mantengono un margine quasi circolare. 2- Le membrane sono forti (robuste) e ben delineate. 3- Gli stromi sono precisi ed ampi, hanno un colore blu che tende ad un blu piÚ scuro verso la membrana esterna. 4- I campi orgonomici sono forti e circa della stessa larghezza dello stroma. 5- I centri sono di moderata grandezza (a differenza del sangue con meno energia orgonica) nel quale lo stroma è stretto ed il centro largo. Sono circolari nel bordo ed il Vers. 2017
arvec@libero.it
85
colore è da leggermente rosa a viola (a differenza del sangue anemico o del rossore del sangue leucemico o troppo irradiato). Disintegrazione 1- La disintegrazione non inizia prima di 3–4 minuti. 2- Essa avviene attraverso la formazione di grossi bioni blu simili a perle incastonate sullo stroma dei globuli rossi. 3- Man mano che la disintegrazione procede, il colore blu degli stromi cede il posto ad un colore blu più pallido. 4- Quando i globuli rossi disintegrano in bioni, mantengono la loro forma, non producono forme a T (T-spikes), forme (SULFA), altre forme contratte, spinose o inusuali. 5- La disintegrazione procede lentamente ed alla fine della durata del test (20- 30 min), non sarà ancora completa, si possono infatti notare ancora dei globuli rossi in cui la disintegrazione non è ancora iniziata.
Vers. 2017
arvec@libero.it
86
Conta delle cellule bianche 1- Leucociti, da 1 a 3 per campo microscopico 2- Non sono presenti né macrofagi né cellule tumorali. Altre considerazioni 1- Non ci sono batteri 2- Non ci sono bacilli T 3- Possono essere presenti dei bioni liberi poiché i globuli rossi sono sostituiti ogni 3080 gg e la disintegrazione di vecchie cellule avviene continuamente. Il cibo trasportato nel sangue può essere presente anche sotto forma di bioni. Per questa stessa ragione, la sostituzione dei globuli rossi, la presenza occasionale in sangue sano di tipi irregolari di disintegrazione non ha nessun valore diagnostico. Quindi e’ il quadro generale, bio-energetico che e’ importante.
Vers. 2017
arvec@libero.it
87
Discussione La valutazione energetica del sangue richiede molta esperienza. Essa può essere acquisita solo con lunghe e pazienti ore al microscopio esaminando molti campioni di varia provenienza e paragonandoli tra loro. Per acquisire tale capacità è opportuno che il ricercatore usi lo stesso microscopio, lo stesso ingrandimento, la stessa centratura e la stessa intensità della sorgente di luce. Non si dovrebbe mai dimenticare che lavorando in vivo, l’esame delle cellule del sangue (o dei tessuti) una volta prelevati e portati al di fuori della loro condizione fisiologia, cominciano a morire immediatamente producendo una rapida modificazione delle loro caratteristiche vitali. Per ottenere la migliore approssimazione al vero, il campione di sangue deve quindi essere esaminato immediatamente. La formazione dei bioni all’interno dello stroma dei globuli rossi è dovuta al fatto che l’uniforme distribuzione di energia orgonica è stata Vers. 2017
arvec@libero.it
88
modificata; avviene una graduale perdita di energia orgonica cosicché non ce n’è più abbastanza per mantenere la tensione caratteristica delle cellule sane. L’energia presente si contrae o si concentra nelle vescicole, i bioni, che rappresentano un più primitivo livello di funzionamento vivente. Il decadimento e la morte dei globuli rossi avviene in questo modo e così troviamo sempre meno cellule riconoscibili e sempre più grossi bioni, (dal sangue bio-energeticamente più forte), o frammenti di cellule, piccoli bioni e bacilli T (dal sangue bio-energeticamente più debole o canceroso). Sia nel sangue sano che in quello malato il processo è lo stesso con la sola differenza che la disintegrazione bionica del sangue sano comincia da un livello molto più alto di energia. La contrazione si verifica in entrambi i casi ma nel sangue più debole la forza di espansione necessaria per tenere tese le membrane, è ridotta.
Vers. 2017
arvec@libero.it
89
In altre parole, la tensione, la “vita” delle cellule più deboli non è così grande come quella delle cellule più forti. Da questa osservazione si può valutare il contenuto originale di energia della cellula. Le due diverse varietà di disintegrazione, quella sana e quella malata, sono riportate come reazioni B o PA (sana) e T (contratta o malata), rispettivamente. In malattie simili al cancro in cui la debolezza biologica della cellula è estrema, la disintegrazione avviene circa al 100% in direzione T. Le cellule che si disintegrano nella maniera B o PA hanno una quantità più grande di energia orgonica dalla quale vengono formati i bioni e come conseguenza essi sono più grossi, di un blu più profondo e delineati molto più chiaramente. Le cellule che si disintegrano in maniera T, a causa del loro più basso contenuto di energia, formano soltanto piccoli bioni o forme T.
Vers. 2017
arvec@libero.it
90
Il tipo di disintegrazione T, mentre si è sempre trovata nel cancro, è stata trovata anche in altre condizioni biopatiche e cioè in malattie che insorgono da un disturbo della pulsazione bioenergetica.
Sangue energeticamente carico (reazione B o PA)
Sangue energeticamente scarico (reazione T)
Un’altra variante dei globuli rossi è una cellula molto più piccola che mostra quasi nessuna differenza tra lo stroma e il centro ma una distribuzione uniforme del plasma e con un colore verde-bluastro più scuro.
Vers. 2017
arvec@libero.it
91
In questa variante è come se l’energia della cellula si fosse contratta per ripristinare il suo originale vigore (sympatheticotonia). Ciò può essere osservato nei pazienti che usano prodotti chimici simili alle droghe “sulfa”. Il processo di disintegrazione del sangue sano in fisiologica salina richiede 30 minuti o più per completarsi. Con un sangue energeticamente debole, la decomposizione avviene molto più rapidamente, con sangue fortemente indebolito la reazione spinosa dei globuli rossi può addirittura verificarsi immediatamente e in modo totale. In questo test è opportuno osservare anche la larghezza originale dello stroma e la sua uniformità. Più stretto e irregolare è inizialmente lo stroma, più probabilità c’è che si manifesti una reazione T. Nelle cellule sane, il campo di energia orgonica è approssimativamente ampio quanto lo stroma.
Vers. 2017
arvec@libero.it
92
Nelle cellule bio-energeticamente deboli esso è invece più stretto e non così brillante. Mentre la cellula muore, il colore blu si attenua progressivamente e il campo diminuisce. Oltre ai globuli rossi ed ai leucociti, occasionalmente possono essere presenti anche cellule bianche più grosse che hanno un aspetto ameboide e talvolta mostrano formazioni ialine pseudopodiali. Queste cellule bianche possono essere vere e proprie cellule tumorali e può capitare che vengano viste nei casi più avanzati di cancro. Queste cellule tumorali mostrano tutte le variazioni in grandezza e in struttura di quelle che sono presenti nella massa tumorale e saranno descritte in un’altra parte. Anche le cellule mobili Ca4 talvolta possono essere trovate nella corrente sanguigna. Con la rapida disintegrazione in bioni e T dei globuli rossi (specialmente nei casi terminali di cancro), i bioni liberi nel plasma cominciano ad aggregarsi di nuovo formando nuovi ammassi. Vers. 2017
arvec@libero.it
93
Su questi ammassi ancora una volta si sviluppa una membrana e una nuova cellula Ca4 è pronta. E’ opportuno sottolineare che il test sopra descritto è un test bio-energetico, in contrasto con gli usuali test della medicina tradizionale che sono invece test biochimici. Il test dell’emoglobina per esempio, ci informa del contenuto di ferro ma non del potere bioenergetico dei globuli rossi che viene invece rilevato e messo in evidenza dal nostro test. Nota: A volte il quadro che si presenta al microscopio non corrisponde ad una vera condizione fisiologica ma è il risultato di un artefatto come per esempio quando si trovano tutti i globuli rossi completamente disintegrati o contratti con pesanti membrane esterne. Quando capitano casi simili sarebbe opportuno trovare la causa e controllare per esempio se la fisiologica era isotonica, se c’erano delle impurità nella soluzione, sporcizia sulla pelle del paziente o sul vetrino. In questi casi è opportuno ripetere il test in condizioni più esatte. Vers. 2017
arvec@libero.it
94
Test dell’autoclave Il principio del test si basa sul fatto che i globuli rossi carichi e sani resistono all’autoclave meglio dei globuli rossi privi della loro vitalità biologica. E’ un test di coesione. 1- Preparare delle provette contenenti 5–6 cc di una miscela di 50% di brodo di coltura e 50% di KCl 0,1 N. 2- Prelevare 5–6 grosse gocce di sangue dal dito del paziente. 3- Usando la stessa tecnica del test precedente trasferire il sangue nel brodo+KCl. 4- Agitare leggermente la provetta per disperdere il sangue e mettere immediatamente il campione in autoclave a 15 lb di pressione per 15–20 minuti (non dovrebbe esserci nessun ritardo nel far partire l’autoclave)
Vers. 2017
arvec@libero.it
95
Esame macroscopico del sangue autoclavato Rimuovere con attenzione il campione dall’autoclave senza agitarlo ed annotare i seguenti punti: 1- Il liquido: è limpido o torbido? Il colore del liquido e marrone (reazione B-PA o verdastro - reazione T)? 2- I fiocchi: sono grossi, medi o piccoli? 3- Il colore dei fiocchi: è marrone-rossastro o verdognolo? (si fa notare che la valutazione non è rigida o meccanica e quindi possono coesistere transizioni e integrazioni) 4- Ora la provetta viene agitata dolcemente, il campione si disperde in fiocchi più piccoli? Notare i seguenti punti: - la misura dei fiocchi: sono grossi, medi o piccoli - il colore dei fiocchi: è marrone-rossastro, marrone scuro, giallognolo, o verdognolo. - la velocità di ri-sedimentazione dei fiocchi: è rapida, modesta, lenta. - aspetto del fluido tra i fiocchi: è limpido o torbido. Quando il test mostra una reazione T del sangue, essa può manifestarsi con una moderata Vers. 2017
arvec@libero.it
96
colorazione marrone-verdognola e piccoli fiocchi, fino ad una completa reazione T nella quale non ci sono più fiocchi ma solo un liquido torbido e verdognolo. Con sangue carico e sano invece, la quantità più alta di energia orgonica si manifesta con una forte coesione tra grossi bioni del campione che tende a rimanere compatto e stenta a frantumarsi.
Esame microscopico del sangue autoclavato Una piccola goccia del preparato, dolcemente agitato, è ora esaminato in campo chiaro a 250x–300x. Annotare: 1234-
La misura e la densità dei fiocchi. Il colore dei fiocchi. La misura dei bioni ed il loro colore. La maggior parte dei bioni è contenuta nei fiocchi o molti di essi sono liberi nel liquido?
Vers. 2017
arvec@libero.it
97
5- Il liquido tra i fiocchi è relativamente limpido o è pieno di bioni, T, o altre particelle distribuite uniformemente? 6- Notare la presenza di leucociti e di globuli rossi intatti ed anche la presenza di frammenti di globuli rossi come catenelle simili a streptococchi o diplococchi. Viene ora fatto un esame in campo scuro per determinare la presenza di T liberi. In campo scuro i bacilli T possono essere visti allo stesso ingrandimento come minuscole unità che si muovono rapidamente nel liquido a zigzag. Oltre a T singoli, possono essere presenti anche forme diplo o streptococciche. Viene fatta una stima percentuale della resistenza del sangue al trattamento in autoclave. Così se al microscopico prevalgono fiocchi di grossa o media misura con grossi bioni blu, può essere registrata una reazione B per esempio, al 90% - 95% e il restante 5% una reazione T.
Vers. 2017
arvec@libero.it
98
Qualora prevalgono fiocchi e bioni molto piccoli, può essere registrata una percentuale piÚ bassa di reazione B ed una piÚ alta di reazione T. La valutazione percentuale resta dunque una valutazione soggettiva e richiede molta esperienza. Possiamo riassumere il tutto nel modo seguente: aspetto macroscopico Aspetto di una reazione Aspetto di una reazione B o PA T Liquido limpido
Liquido torbido
Grossi fiocchi marrone
Piccoli fiocchi marroneverdognoli
Rapida sedimentazione Lenta sedimentazione dopo agitazione dopo agitazione
Vers. 2017
arvec@libero.it
99
Nessuno scoloramento del liquido
Scoloramento verdognolo del liquido
Aspetto microscopico Grossi bioni blu per lo piĂš contenuti in grossi fiocchi.
Bioni pallidi e solo in parte di essi sono contenuti nei piccoli fiocchi.
Il liquido è limpido
Il liquido contiene piccoli bioni e T
Vers. 2017
arvec@libero.it
100
Cambiamento dopo il riposo di parecchie settimane La degenerazione procede lentamente
La degenerazione procede in modo rapido.
Le osservazioni che abbiamo fatto sulle proprietà coesive del sangue possono essere applicate a tutti gli altri tessuti fino all’intero organismo. Ciò può essere mostrato anche con il seguente esperimento: - Bollire tessuto canceroso e notare come esso produca quasi esclusivamente in bacilli T. - Le cellule cancerose sono sistemi viventi molto deboli e vengono distrutte molto facilmente. - Ora mettiamo a bollire tessuto sano e paragoniamo i due campioni. Vers. 2017
arvec@libero.it
101
- Solo nel campione sano si formano grossi e vigorosi bioni blu. L’energia orgonica assicura la forza che tiene insieme cellule e tessuti determinando la loro stabilità e coesione. Ma in quale misura il test dell’autoclave è diagnostico per il cancro? E’ ovvio che anche in questo test non avremo mai campioni tutti completamente carichi e limpidi o tutti completamente scarichi e torbidi, molto più realisticamente ci imbatteremo in tutti i gradi di una scala infinita di possibilità. Anche il quadro delle reazioni del sangue di uno stesso individuo possono variare grandemente entro intervalli di tempo. Così un individuo in stato di depressione potrà mostrare una leggera reazione T. Ciò non implica che tale persona abbia un cancro ma se quella persona ha forme T sui globuli rossi, se il test dell’autoclave mostra un liquido torbido e piccoli bioni, se il test della coltura è positivo, allora può essere fatta una diagnosi di cancro. Vers. 2017
arvec@libero.it
102
Una diagnosi di cancro comunque non è mai fatta su un solo test positivo ma è stabilita da un insieme di test positivi. In altre parole è il quadro combinato e completo che è importante e come al solito, solo tempo e dedizione ci darà l’esperienza necessaria per una buona valutazione.
Test della coltura di sangue Il sangue per questo test di solito è prelevato subito dopo quello dell’esame microscopico. Il sangue per il test dell’autoclave è preso per ultimo. Una singola grossa goccia di sangue, perfettamente sterile, viene prelevata con la stessa tecnica del primo test. In precedenza viene preparata una provetta contenente 5–6 cc di brodo di infuso di cuore di Difco, (25gr–1000cc di acqua distillata poi autoclavato per la sterilizzazione).
Vers. 2017
arvec@libero.it
103
Lavorando in perfetta sterilità, la goccia di sangue viene messa con attenzione nella provetta contenente il terreno di coltura e poi richiusa. La coltura viene quindi incubata per uno o due giorni a 37°C. Quando il sangue è sano il liquido rimane chiaro. Con sangue debilitato il campione diviene torbido dopo 24–48 ore e dopo un periodo di tempo più lungo sviluppa una colorazione verdognola ed un caratteristico odore putrido. I bacilli T, già presenti nel sangue, si sono moltiplicati e ciò può essere confermato con un esame microscopico di una goccia di liquido. Usare un microscopio a campo scuro a 300x o in campo chiaro con un ingrandimento da 2000x a 3000x. Se nell’osservazione microscopica c’è incertezza circa la torbidità e la scolorazione verdognola, la coltura può essere incubata per qualche girono in più.
Vers. 2017
arvec@libero.it
104
La torbidità potrebbe dipendere dalla presenza di altri batteri che possono essere stati già presenti nel sangue (come nei casi avanzati di cancro) o essere stati introdotti accidentalmente. Essi flocculeranno in pochi giorni e il liquido sarà pronto per essere riesaminato per la ricerca e conferma microscopica dei bacilli T. Si può usare anche una tecnica addizionale, trasferendo dopo 48 ore una goccia di coltura dalla provetta di incubazione ad una piastra di agar (2% DIFCO’S BACTO-AGAR). Dopo incubazione per 24–48 ore la crescita su piastra di agar viene esaminata al microscopio. (ved. Paragrafo III sulla coltura dei bacilli T).
Vers. 2017
arvec@libero.it
105
Descrizione riassuntiva del processo canceroso Prima fase 1- Danneggiamento dei tessuti. 2- Produzione di bacilli T dai tessuti energeticamente piÚ deboli. 3- Decomposizione vescicolare (bionica) delle cellule come reazione di difesa dell’organismo contro la reazione T. 4- Formazione delle cellule cancerose dagli ammassi bionici e loro proliferazione. 5- Formazione della massa tumorale Seconda fase 6- Morte e decomposizione putrida delle cellule cancerose che compongono la massa tumorale. 7- Massiccia, progressiva ed accelerata intossicazione del sangue da parte dei bacilli T e batteri della putrefazione. 8- Cachessia e generalizzata putrefazione di tutto l’organismo con conseguente morte.
Vers. 2017
arvec@libero.it
106
Valutazione macroscopica del malato oncologico Organismo in toto: Reazione sana: Elasticamente eretto, tono buono, assenza di spasmi e cloni. Sensazione di vigore. CapacitĂ di provare piacere. Reazione malata: Contratto, flaccido o ipotonico. Spasmi e cloni. Sensazione di debolezza. IncapacitĂ di provare piacere. AnsietĂ del piacere.
Pelle: Reazione sana: Calda e irrorata dal sangue. Turgore buono, rosa o abbronzata, capace di produrre sudore caldo. Reazione malata: Fredda e viscida. Poco irrorata. Turgore povero, pallida e livida. Sudore freddo.
Vers. 2017
arvec@libero.it
107
Muscolatura: Reazione sana: Rilassata, capace di alternare tensione e rilassamento, forte. Nessun muscolo corrazzato, vivace peristalsi, nessuna costipazione o emorroidi. Reazione malata: Tensione cronica o flaccida e atrofica. Spesso grasso eccessivo. Corazzatura muscolare generalizzata. Costipazione ed emorroidi.
Espressione del volto: Reazione sana: Vivacemente variabile. Reazione malata: Rigida come una maschera, espressione morente.
Sangue: Reazione sana: Reazione B al test dell’autoclave. Eritrociti tesi, pulsanti, che mostrano un forte ed ampio margine energetico. Bassa disintegrazione in fisiologica. Nessun bacillo T in coltura. Vers. 2017
arvec@libero.it
108
Reazione malata: Reazione T al test dell’autoclave. Eritrociti contratti e piccoli, non pulsanti, che mostrano corpuscoli T. Energeticamente debole, rapida disintegrazione in fisiologica. La coltura mostra streptococchi, bacilli T o stafilococchi.
Sistema cardio-vascolare: Reazione sana: Polso regolare, calmo e forte. Pressione del sangue normale. Reazione malata: Polso irregolare vivace o debole. Pressione anormalmente alta o bassa.
Tessuti (cellule epiteliali, tessuti ottenuti da biopsia): Reazione sana: Turgore vigoroso. Nessuna formazione di vescicole (bioni) in soluzione KCl. Reazione malata: Turgore debole, contratto. Strutture bioniche o rapida disintegrazione vescicolare (bionica) in KCl.
Vers. 2017
arvec@libero.it
109
Occhi: Reazione sana: Splendenti, vivaci, reazione pupillare vivace. Non sporgenti né incavati. Reazione malata: Depressi, lontani. Reazione pupillare lenta, spesso midriaca. Occhi sporgenti o incavati.
Respirazione: Reazione sana: Piena espirazione con una pausa al termine di essa, libera pulsazione del torace. Sensazione di piacere genitale dopo ogni respirazione. Reazione malata: Inibita ed incompleta espirazione con una pausa dopo l’inspirazione. Fissazione in una cronica attitudine di inspirazione (ansietà). Nessuna sensazione di piacere dopo l’espirazione. Orgasmo: Reazione sana: Si verifica regolarmente. Piena convulsione del corpo. Nessuna stasi sessuale.
Vers. 2017
arvec@libero.it
110
Reazione malata: Assente o disturbato. Cronica stasi sessuale. Schema riassuntivo delle due fasi del processo canceroso
Vers. 2017
arvec@libero.it
111
I Bacilli T I bacilli T non sono “nuovi” germi. Bacilli T è un nome generico dato da Reich. La ricerca oncologica li ha più volte notati ma li ha sempre considerati come un’infezione conseguente al cancro, non ha compreso il loro significato e soprattutto non si è accorta della loro caratteristica biologica più importante: stimolare e innescare la reazione vescicolare delle cellule sane. Per osservare i bacilli T è sufficiente qualsiasi cellula, fluido o tessuto tumorale prelevabile da un organismo e osservabile al microscopio. Il materiale fresco per la colorazione può facilmente essere aspirato dal centro di una massa tumorale dove il tessuto è più putrefatto. Esso contiene una grande quantità di bacilli T. Campioni di tessuto tumorale molto avanzato, fissato, colorato con ematossilina ed eosina ed osservato al microscopio, mostrano ampie aree al centro del tumore, ripiene di piccoli puntini rossi. Vers. 2017
arvec@libero.it
112
I bacilli T hanno una grandezza di 0.2 – 0.3 µ sono Gram negativi (si colorano di rosso) al contrario delle vescicole (bioni) che si colorano di blu e sono Gram positive. Nei malati terminali o in coltura, i bacilli T colpiscono l’olfatto con la puzza caratteristica di un corpo in putrefazione. In campo scuro appaiono come piccolissimi puntini di luce e quando sono vivi ed attivi si muovono vivacemente a zig-zag. Circolano liberamente con il flusso sanguigno ed in tal modo sono capaci di raggiungere e “colpire” qualsiasi cellula in qualsiasi parte del corpo. Non si ottengono bacilli T direttamente dall’aria.
Vers. 2017
arvec@libero.it
113
Foto in alto: Nuvola di Bacilli T piccolissimi al centro della foto (400x microscopio a campo scuro). Foto in basso: Particolare ingrandito
Vers. 2017
arvec@libero.it
114
Il cancro facile, facile La lettura di questo testo richiede una minima ma necessaria elasticità mentale
Paragoniamo la cellula sana ad una grande azienda. Se questa grande azienda ha delle difficoltà economico-finanziarie uno dei primi provvedimenti che un’azienda in difficoltà attua è il licenziamento di tutto o buona parte del suo personale. Se io e i lettori che in questo momento mi leggono, ci immaginassimo tra gli operai licenziati, da questo momento in poi dovremmo pensare a come riorganizzare la nostra vita futura. Una buona idea potrebbe essere quella di metterci insieme tra amici ed aprire tante nuove piccole attività. (bar, pizzerie, pub, piccole attività artigianali, piccole cooperative ecc …) A questo punto poniamoci due domande: 1. Queste nuove attività procurano fastidio alla comunità?
Vers. 2017
arvec@libero.it
115
2. Sono queste nuove attività che hanno fatto chiudere l’azienda madre che ci ha licenziato? La risposta alla prima domanda è NO. Potremmo al contrario essere molto accettati e ricevere buoni apprezzamenti come per esempio: “Hai visto quei bravi ragazzi come si sono rimboccati le maniche …?” La risposta alla seconda domanda è un altro NO. Non siamo noi la causa delle difficoltà e della chiusura della grande azienda, al contrario, l’apertura delle nostre seconde attività sono la conseguenza di quel licenziamento. In sintesi: NON SIAMO NOI LA CAUSA DEL PROBLEMA, SE MAI SIAMO LA CONSEGUENZA. Eppure potremmo diventare molto pericolosi per la comunità. Vediamo come.
Vers. 2017
arvec@libero.it
116
Se la nostra seconda attività non decollasse, se la crisi fosse talmente forte da costringerci a chiudere anche questa, le conseguenze potrebbero essere gravissime. Disperati e senza nessuna forma di sussistenza molti di noi, per poter vivere, potrebbero scivolare verso attività illegali e delinquenziali. Qualcuno per esempio potrebbe cominciare a rubare. Se le nostre vittime fossero altre aziende, per loro conto già sofferenti a causa della forte crisi in atto, rubando in magazzino, rovinando gli uffici o il campionario, ad alcune potremmo dare il colpo di grazia costringendole al tracollo definitivo ed alla chiusura. Anche in questo caso gli operai cominceranno ad essere licenziati e come noi sopra, una volta disoccupati, cercheranno di aprire una seconda attività per poter sopravvivere. Potremmo aspettarci che a causa della forte crisi persistente non decolli nemmeno il loro tentativo e da lì a poco tempo ce li ritroveremo a svolgere attività poco lecite ed ingrossare il numero dei delinquenti già presenti. Vers. 2017
arvec@libero.it
117
In un periodo di grossa crisi è intuitivo il giro vizioso che si crea. Più delinquenti in giro, più aziende aggredite e derubate. Più aziende colpite, più fallimenti, più licenziamenti, più tentativi di riorganizzarsi in nuove piccole attività che non decolleranno e come ultimo risultato ancor più potenziali delinquenti in giro. Spostiamo tutto il ragionamento in campo biologico. La cellula che soffre (azienda in fallimento) produce delle piccole vescicole. (operai licenziati). Queste vescicole si riorganizzano e producono la cellula cancerosa. (operai che si riorganizzano in una seconda attività). La cellula cancerosa NON è quindi la causa del cancro ma la conseguenza. L’apertura della seconda attività da parte degli operai licenziati e disoccupati NON è la causa che ha fatto chiudere la grande azienda. Vers. 2017
arvec@libero.it
118
La riorganizzazione degli operi licenziati in attività secondarie è piuttosto la conseguenza del loro licenziamento. Immaginate un gruppo di disoccupati che dopo aver aperto una seconda attività, si vedono suonare alla porta le autorità con l’accusa di essere loro, con la nuova attività, la causa del fallimento dell’azienda madre da cui sono stati licenziati. Diremmo che le autorità sono impazzite. Il pensiero va immediatamente a tutte le terapie che uccidono la cellula cancerosa considerata come causa del cancro e unico bersaglio da colpire. Ma il problema cancro non risiede nella cellula cancerosa in se stessa. La cellula cancerosa è ben tollerata dall’organismo, è risaputo infatti che moltissimi malati convivono per anni con essa senza sapere di essere malati. Eppure le cellule cancerose sono presenti, a volte c’è già anche la massa tumorale. Vers. 2017
arvec@libero.it
119
Cosa fa allora la differenza tra l’apparente salute ed avere invece una malattia terribile. Ad un certo punto, alla fine del loro ciclo vitale, le cellule cancerose muoiono (es: necrosi all’interno della massa tumorale), ovvero la nostra seconda attività magari a causa della crisi economica non decolla e chiude. (disperazione totale e per poter campare, propensione a comportamenti delinquenziali) Le cellule cancerose morte e in putrefazione all’interno dell’organismo producono i bacilli T (i nostri delinquenti). Essi attaccano le cellule “sane” innescando la reazione vescicolare. (i delinquenti attaccano le aziende ancora sane ma sofferenti costringendole alla chiusura e ai licenziamenti). Si chiude il cerchio. Dalla nuova reazione vescicolare (licenziamenti) si riorganizzano altre cellule cancerose (nuove attività) che alla loro morte e necrosi (chiusura anche della seconda attività) formano altri bacilli T (altri delinquenti e disperati).
Vers. 2017
arvec@libero.it
120
I bacilli T prodotti si sommano a quelli già esistenti e in massa aggrediscono altre cellule sane costringendole ad una nuova produzione di vescicole. Le vescicole producono altre cellule cancerose e così via fino alla morte del paziente in un crescendo di putrefazione totale dei tessuti e conseguente morte. Quale potrebbe essere la soluzione? Se in un periodo di forte crisi, le banche potessero dare finanziamenti facili e senza oneri alle aziende in difficoltà, tutto questo non accadrebbe. Un’azienda in difficoltà potrebbe ricevere i finanziamenti necessari, in tal modo potrebbe superare i propri problemi e quindi per esempio, NON licenziare. Ci sarebbero meno disoccupati e meno potenziali aperture di nuove piccole attività destinate al fallimento o addirittura un forte riassorbimento di costoro.
Vers. 2017
arvec@libero.it
121
Un’azienda in ripresa, potrebbe “ripulire” la comunità dai disoccupati-delinquenti offrendo loro un normale ed onesto lavoro. In campo biologico la “ricarica” dell’organismo riattiva tutti i processi vitali con il conseguente riassorbimento graduale della malattia. Secondo Reich ciò è possibile con un uso attento e consapevole dell’accumulatore orgonico per il quale auspichiamo un interessamento positivo delle istituzioni. Per maggiori informazioni: www.cellulacancerosa.it
Vers. 2017
arvec@libero.it
122
L’angiogenesi tumorale dal punto di vista orgonomico Per angiogenesi si intende la formazione di nuovi vasi sanguigni da altri vasi preesistenti.
Vers. 2017
arvec@libero.it
123
Questo fenomeno merita una particolare spiegazione quando si parla di cancro. Nel 1971 il Dr. Judah Folkman ipotizzò che prevenire o interrompere la formazione di vasi sanguigni all’interno della massa tumorale (angiogenesi tumorale) avrebbe privato dei nutrimenti vitali le cellule cancerose che formano la massa tumorale e quindi si sarebbe potuto sconfiggere il cancro. Tutta l’oncologia ritiene infatti che l’angiogenesi sia stimolata dalla massa tumorale per garantirsi nutrimento e crescita. Per questo motivo con lo slogan “affamiamo il tumore” sono state stanziate imponenti risorse finanziarie per trovare farmaci in grado di inibire questo processo. L’intuizione non ha però portato i risultati attesi. In realtà secondo Reich, l’angiogenesi che si verifica nella massa tumorale ha un funzione completamente diversa da quella ipotizzata dall’oncologia classica. Dal punto di vista orgonomico l’angiogenesi tumorale è una forte risposta dell’organismo Vers. 2017
arvec@libero.it
124
contro il tumore e per il motivo che vedremo, essa può portare imponenti miglioramenti o diventare un fatale autogol. Procediamo per gradi e vediamo perché. La spiegazione parte da lontano e per capire l’angiogenesi che si produce nella massa tumorale bisogna chiamare in causa un’insospettabile cellula del sangue: il globulo rosso. E’ vero e risaputo quasi da tutti che il globulo rosso è strettamente legato alla respirazione. Il suo lavoro è trasportare ossigeno dai polmoni ai tessuti e l’anidride carbonica dai tessuti ai polmoni. In realtà esso ha anche un’altra funzione di natura specificatamente energetica. Secondo Reich, l’atomo di ferro presente nell’emoglobina che si trova all’interno del globulo rosso, lo rende a tutti gli effetti un efficientissimo, piccolo accumulatore di energia orgonica.
Vers. 2017
arvec@libero.it
125
Questo è facilmente osservabile con i test Reich del sangue dopo un prolungato uso delle tecniche di ricarica orgonomica. Per il cancro in particolare, secondo Reich, il processo di recupero o il tracollo completo dipende dunque dalla carica energetica che hanno i globuli rossi. Vediamo come le due cose possono accadere: Tramite la formazione di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi), l’organismo non fa altro che spingere i globuli rossi all’interno della massa tumorale per avvicinarli il più vicino possibile alle cellule cancerose e ai bacilli T. Questo succede perché i globuli rossi sani e fortemente caricati appena si trovano nelle vicinanze di una cellula cancerosa o di un bacillo T, per effetto della legge orgonomica per la quale il sistema energetico più forte attira quello più debole, attirano e “spolpano” energeticamente i molto più deboli bacilli T o cellule cancerose. Quando per esempio un bacillo T entra nel raggio d’azione di un globulo rosso carico, si può notare al microscopio, la formazione di un ponte energetico luminoso dal globulo rosso verso il Vers. 2017
arvec@libero.it
126
bacillo T , una specie di numero “otto” la cui forma ricorda il contatto di due gocce d’acqua senza la fusione completa in un’unica goccia. Se il globulo rosso è sufficientemente forte e carico, poco dopo il bacillo T, tradizionalmente molto mobile, si immobilizza e in un certo senso “muore”. (ciò che succede veramente e quali sono le altre conseguenze sarà spiegato in un’altra occasione) Per le cellule cancerose, che sono molto più grandi di un bacillo T, a volte servono più globuli rossi molto carichi per circondarla e “ucciderla”. (anche in questo caso ciò che succede veramente sarà spiegato in un’altra occasione) Quando al contrario i globuli rossi sono energeticamente scarichi la storia è molto diversa ed è in questa condizione che l’organismo costruisce il suo autogol. Con il fenomeno dell’angiogenesi, anche i globuli rossi scarichi sono ugualmente spinti molto profondamente all’interno della massa tumorale sempre con l’intenzione di metterli il più a contatto possibile con le cellule cancerose e i bacilli T che dovrebbero combattere e distruggere. Vers. 2017
arvec@libero.it
127
I globuli rossi energeticamente scarichi non riescono però ad avere la meglio sul tumore anzi se la carica energetica delle cellule cancerose e dei bacilli T supera la scarsa carica del globulo rosso (ricordandoci la regola che il sistema più forte attira quello più debole), sarà il tumore con le sue cellule cancerose e i suoi bacilli T a “spolpare” energeticamente ogni globulo rosso. Esso viene energeticamente scaricato e fisicamente distrutto, disgregato vescicolarmente con possibile formazione di ulteriori bacilli T. In altre parole, l’invio e l’utilizzo di globuli rossi energeticamente scarichi nella massa tumorale, ha lo stesso effetto che si ottiene mandando in prima linea soldati senza munizioni. Invece di difenderci, diventano preda. Da qui anche la spiegazione della forte anemia, spossatezza, la fatigue caratteristica che colpisce i malati avanzati e terminali.
Vers. 2017
arvec@libero.it
128
Introduzione alla Biopatia del cancro Il fine ultimo di un intervento orgonomico su di un organismo è quello di ridurre la contrazione dell’apparato vitale cercando di generare l’espansione. Se l’intero sistema vitale autonomo torna ad espandersi, la pulsazione avviene da sola ripristinando la condizione base del funzionamento vitale. Poiché la reazione T (putrefattiva) si sviluppa dalla contrazione cronica dell’organismo, diventa chiaro che la piena e naturale pulsazione dell’organismo diventa anche il fondamento per una buona cancero-profilassi. Da questa brevissima premessa si intuisce bene che il cancro non è una malattia locale, non può essere limitato ad un organo o ad una cellula ma riguarda il funzionamento globale dell’organismo. Per lo stesso motivo, il cancro non sarà mai vinto con l’utilizzo di farmaci, sostanze chimiche, ormoni, enzimi, pozioni, radiazioni locali di qualsiasi tipo o interventi chirurgici.
Vers. 2017
arvec@libero.it
129
Nessuna di queste soluzioni infatti, permette l’espansione dell’organismo e la sua pulsazione. Ciò avviene invece con la sua specifica energia biologica individuata da Reich e chiamata Energia Orgonica. Il primo accumulatore usato sulle persone fu costruito solo nel 1940 ma esperimenti svolti precedentemente su infusi di erba rivelarono un fatto notevole del funzionamento dell’orgone. Normalmente in un infuso d’erba si sviluppano protozoi in circa 5 giorni, mettendo questi infusi appena preparati in un piccolo accumulatore orgonico si vide che di protozoi se ne sviluppano pochissimi o non se ne sviluppano affatto. Se però la struttura dell’erba che componeva l’infuso era in gran parte distrutta e i protozoi si erano già sviluppati, l’accumulatore non uccideva i protozoi già presenti nell’infuso. La stessa cosa succedeva con il sangue. I topi cancerosi trattati con l’accumulatore si caricavano e il sangue veniva liberato dai bacilli T. Vers. 2017
arvec@libero.it
130
Se le colture di bacilli T venivano invece messe in un accumulatore orgonico, ogni effetto mortale su di essi cessava. Da questo comportamento si può dedurre che se l’accumulatore carica tessuto ancora abbastanza sano e carico, riesce ad impedire o a rallentare la sua eventuale decomposizione e quindi le cellule cancerose non compaiono affatto o rallentano la loro formazione. Se invece non c’è nessun tessuto sano da caricare, l’accumulatore carica biologicamente solo le cellule cancerose. Abbiamo imparato quindi che c’è un punto di non ritorno: per riuscire ad eliminare organismi estranei o per impedirne lo sviluppo, occorrono orgono-sistemi ancora abbastanza integri e sani che possono essere caricati orgonicamente. Il rapporto organismo-accumulatore orgonico obbedisce ad una legge orgonomica fondamentale: il sistema orgonico più forte attira o assorbe quello più debole togliendogli la carica. Orgonomicamente si sa che i tessuti sani o il sangue carico di un organismo sono energeticamente di gran lunga più forti delle Vers. 2017
arvec@libero.it
131
cellule cancerose quindi le aggrediscono e le “spolpano” energeticamente. Per lo stesso motivo all’inverso, organismi, tessuti e sangue molto poveri energeticamente, nella loro lotta contro le cellule cancerose diventano loro stessi preda e vengono ulteriormente “spolpati” orgonicamente di energia. Da qui la perdita di peso, la spossatezza tipica del malato terminale e l’anemia che si produce. In questa condizione estrema l’accumulatore non produce facilmente gli effetti sperati e va usato con molta attenzione cercando di evitare assolutamente l’uso di accumulatori molto potenti in modo da evitare che l’organismo perda anche la poca energia rimasta. Per il lettore che non abbia familiarità con l’orgone e con l’accumulatore orgonico sembra impossibile che si possa trarre un qualsiasi beneficio dallo star seduti in uno scatolone costruito da strati di metallo e materiale organico. In realtà è così e come abbiamo accennato sopra, chi usa un accumulatore non assorbe passivamente l’energia in esso accumulata ma la Vers. 2017
arvec@libero.it
132
direzione di accumulo dipende da quale parte si trova il sistema più forte. Alcuni organismi reagiscono immediatamente all’esposizione, per altri occorrono diverse settimane prima che i primi effetti si facciano sentire. Se l’assorbimento di energia fosse “meccanico” ogni organismo reagirebbe allo stesso modo. Invece, quando un organismo entra in un accumulatore in realtà si incontrano due sistemi orgonotici funzionalmente collegati. Quando due sistemi orgonotici, avvicinandosi, giungono alla giusta distanza, i rispettivi campi orgono-energetici stabiliscono un contatto energetico, una fusione. La conseguenza immediata è l’eccitazione e l’attrazione reciproca. Tale ipotesi, già vista al microscopio con il comportamento dei bioni, dei globuli rossi, dei bacilli T e delle cellule cancerose è supportata anche dal fatto che:
Vers. 2017
arvec@libero.it
133
1. Gli effetti dell’accumulatore orgonico sono molto più deboli o mancano del tutto se le pareti interne sono lontane più di 10-15 cm dalla superficie dell’organismo. 2. Tra gli individui sottoposti all’accumulatore, quelli orgono- vegetativamente più sensibili avvertono gli effetti dell’accumulazione in modo più rapido delle persone meno sensibili. 3. Gli organismi meno sensibili avvertono gli effetti solo dopo parecchie sedute. 4. Le pareti metalliche all’interno dell’accumulatore sono fredde ma a circa 4 cm di distanza, un organismo carico a sufficienza, percepisce un leggero prurito e calore. Più avanti parleremo dell’aumento della temperatura del corpo che si verifica quando un organismo entra in accumulatore e si carica. In altre parole, un organismo sufficientemente carico, all’interno di un accumulatore aumenta la propria temperatura corporea procurandosi una leggera “febbre”.
Vers. 2017
arvec@libero.it
134
Il contatto di due orgono-sistemi porta ad una intensificazione nel ricambio orgono energetico nell’organismo, è a questo aumento del metabolismo orgono-energetico che dobbiamo attribuire l’azione vitalizzante dell’orgonoterapia. L’orgone è una energia vitale prettamente biologica, non estranea al soma e attraverso il sangue arriva in ogni parte dell’organismo. L’organismo “sotto carica” non reagisce subito all’azione rivitalizzante ma soltanto dopo aver raggiunto un certo grado di ricarica. Solo a quel punto le masse tumorali cominciano a mollificarsi, al loro interno si formano grosse caverne ricche di sangue che a volte possono far aumentare le dimensioni del tumore. In tali caverne si raccoglie un liquido bruno non putrido, composto da una quantità enorme di bacilli T inattivi o morti. A volte può anche accadere che l’uso dell’accumulatore distrugga troppo velocemente la massa tumorale, in questo caso si possono creare delle pericolose conseguenze a causa dei detriti. Vers. 2017
arvec@libero.it
135
La quantità di cellule cancerose morte, di bacilli T uccisi ed espulsi a volte supera la possibilità auto pulente dell’organismo e i troppi detriti che si producono possono intasare gli organi preposti alla filtrazione un pò come succede quando si intasa il filtro della lavatrice. L’ingrossamento del fegato, la degenerazione delle cellule epatiche e l’occlusione dei canaletti renali sono tra le conseguenze più pericolose, tipiche di quando si attua una veloce distruzione della massa tumorale se non si rispetta la capacità auto pulente dell’organismo o non si trovi una facile e rapida via per ripulirlo. In un accumulatore, normalmente ci si entra una o due volte al giorno e a seconda della propria carica energetica, l’esposizione può durare da 15 a 45 minuti per volta, a volte anche per 1 ora. Le reazione dell’organismo all’accumulatore possono essere varie, le più comuni sono: 1. Sensazioni soggettive di calore fino ad avvertire delle vampate, sudore, arrossamento della pelle, del viso e della cervice ma anche in altre parti del corpo. Vers. 2017
arvec@libero.it
136
2. Aumento oggettivo della temperatura del corpo (uso del termometro manuale) 3. Scomparsa o attenuazione delle tensioni e dei dolori. Dopo diversi mesi di regolare e continuata radiazione si possono notare: 1. Scomparsa di ogni traccia di anemia. La pelle più irrorata, si abbronza e si ammorbidisce. 2. Diminuisce la tendenza al raffreddore o se ne ridimensiona la durata e l’intensità. 3. Uno degli effetti migliori è l’abbassamento della pressione sanguigna in presenza di una ipertensione vascolare. Ciò è dovuto alla capacità vagotonica dell’orgone. I bambini in tenera età possono utilizzare l’accumulatore così come le donne incinte. L’accumulatore può essere adoperato anche a livello locale su ferite o scottature. Le modifiche sono semplici. Si può costruire un accumulatore di 50x50x50 e su una parete, dopo aver fatto un foro, inserire Vers. 2017
arvec@libero.it
137
per alcuni cm un tubo metallico flessibile del tipo di quelli che avvolgono e proteggono i cavi elettrici. Anche’esso dovrebbe essere avvolto da materiale organico come lana o nastro isolante. All’altra estremità del tubo va inserito un imbuto metallico che serve ad irradiare la porzione di tessuto che a seconda della carica originale della persona, procurerà sensazioni di calore o prurito. L’orgone applicato localmente accelera la guarigione di ferite ed ustioni, ulcere varicose, buoni risultati sono stati ottenuti sulle piaghe da decubito. Va detto che, nella mia esperienza, sono venuto a conoscenza di ottimi risultati ottenuti autonomamente da volontari, anche con altri dispositivi orgonomici più semplici, più pratici e meno ingombranti come i guantoni orgonomici, gambali, manicotti, coperte ecc… Va ricordato che ogni persona ed ogni problema da risolvere ha i suoi tempi di reazione. A volte per le ferite da taglio il dolore può anche aumentare durante l’applicazione ma in genere Vers. 2017
arvec@libero.it
138
scompare totalmente applicazioni.
nelle
successive
Nelle prossime pagine darò un accenno al concetto di Anorgonia. Non sono preparato sul questo argomento quindi mi limiterò a riportare e riassumere quello che Reich ha detto. Il concetto di anorgonia può essere ricondotto ad un “blocco della motilità plasmatica”. Questa turba del funzionamento plasmatico è ignota alla patologia classica ma conosciutissima al terapeuta orgonomico. La patologia meccanicistica non capisce questo disturbo perché non si manifesta con mutamenti strutturali diretti dei tessuti e dei nervi ma colpisce e abbassa la funzione energetica totale dell’organismo. La gente comune descrive l’anorgonia con definizioni che si riferiscono all’espressione emozionale di un organismo. Espressioni come “inanimato, morto, rigido, senza contatto, sgraziato ecc…” che sono il contrario di “sfavillante, contatto diretto ecc…” Vers. 2017
arvec@libero.it
139
servono egregiamente a rendere l’impressione immediata di ciò che riceviamo dal prossimo. In verità il concetto di anorgonia va oltre la semplice “mancanza di contatto o stato inanimato”, esso riguarda una condizione patologica fin qui sconosciuta ed ancora da definire bene. Reich si riferisce alla “Paura di cadere”. La paura di cadere in genere si manifesta quando il corazzamento viene sciolto e le sensazioni orgastiche irrompono. La “sensazione orgastica” è la percezione soggettiva “dell’eccitazione plasmatica” definita meccanicisticamente “corrente vegetativa”. Se si sciolgono i corazzamenti in modo corretto, lentamente, le sensazioni organismiche spiacevoli cedono il posto a quelle corporee piacevoli. Se non si procede in modo corretto e le emozioni si fanno erompere troppo rapidamente sui corazzamenti stratificati irrisolti, per reazione l’ammalato si ritira, rafforza la propria rigidità Vers. 2017
arvec@libero.it
140
biopatica e la sua paura verso le eccitazioni plasmatiche (angoscia di piacere). Psicologicamente la paura di cadere ha il significato di una crisi biopsichica ovvero il primo passo verso la potenza organistica e quindi la guarigione. Nei pazienti cancerosi la paura di cadere può invece comparire come sintomo di un processo mortale. La biopatia atrofico-cancerosa è soltanto una forma particolarmente grave della nevrosi caratteriale. La rassegnazione riesce ad estendersi dagli strati superficiali a quelli profondi del biosistema coinvolgendo cosÏ la funzione del plasma cellulare. Vediamo alcuni fatti che ci fanno capire la paura biopatica di cadere come manifestazione di immobilità plasmatica. 1. Debolezza somatica generale. Avversione al moto e lentezza nei movimenti. (molti fatti risalgono agli anni della fanciullezza)
Vers. 2017
arvec@libero.it
141
2. La paura di cadere è accompagnata in tutti i casi dalla sensazione che l’equilibrio sia precario. 3. In un particolare caso nonostante il forte miglioramento di un cancro alla prostata, Reich raccontò di un paziente che soffrì di un’atrofia muscolare agli arti inferiori e di incapacità funzionale di camminare anche se i riflessi motori erano perfetti. Come interpretare l’anorgonia? Consiste in una perdita in quantità di orgone dei tessuti oppure in una immobilità di quello già presente? Tutti gli organi, i nervi, i vasi, i movimenti linfatici e le cellule dei tessuti sono contrattili, pulsano sia pure a ritmi diversi. Alla loro pulsazione sono legate le loro funzioni vitali. Di conseguenza ciascun organo, anche da solo, costituisce un’unità vivente sensibile e capace di reagire agli stimoli (ciò è possibile notarlo sugli organi espiantati).
Vers. 2017
arvec@libero.it
142
Possiamo quindi supporre che ogni organo reagisce alle turbe funzionali come l’intero organismo. La reazione vitale alle turbe funzionali consiste in due comportamenti differenti: 1. una intensificazione della propria funzione specifica per poter annientare la fonte dello stimolo perturbante. 2. un ripiegamento dell’organo ammalato. I processi di rigenerazione, quelli infiammatori, l’aumento della temperatura fanno parte alla prima reazione a cui si possono aggiungere la formazione dei bioni PA e le cancero cellule. L’anorgonia appartiene invece alla seconda reazione. Se il primo gruppo significa “lotta” contro il deterioramento, il secondo è paragonabile ad un “abbandono” o ad un “isolamento” del punto colpito da parte di tutto il resto del corpo. Il denominatore comune dell’anorgonomia, in termini biofisici, resta l’inibizione della funzione espansiva.
Vers. 2017
arvec@libero.it
143
L’anorgonia è anche caratterizzata da un repentino venir meno della motilità come nella paralisi da spavento che costituisce la forma di anorgonia acuta per eccellenza. Moltissimi casi di cancro hanno rivelato l’anorgonia acuta accanto al lento processo di atrofizzazione. La paralisi da spavento e lo shock vegetativo ci fanno presagire che si tratti di un subitaneo arresto del funzionamento plasmatico dell’organismo inteso globalmente. Un accenno al danno arrecato al neonato nelle prime settimane di vita ovvero la mancanza di contatto orgonico tra chi ha cura del piccolo e il piccolo medesimo. I punti di contatto più importanti del lattante sono la bocca e l’esofago che sono ad alta carica bioenergetica. Essi si protendono immediatamente verso il soddisfacimento. Se il capezzolo materno reagisce in modo biofisicamente corretto e prova piacere, esso si erige e avviene l’incontro della sua eccitazione orgonica con la bocca del bambino che succhia. Vers. 2017
arvec@libero.it
144
Un’ultima considerazione sta nel fatto che quando l’orgonicità è elevata ci si sente “leggeri o sospesi”. Nell’anorgonia l’energia biologica, libera ed attiva, è minore. La massa inerte dell’organismo diventa sproporzionata all’energia attiva che deve muovere il corpo. Se l’orgonicità è elevata, la bioenergia libera ed attiva è maggiore, la massa dell’organismo diventa meno preponderante. LA CANCERO BIOPATIA COME PROBLEMA SESSUOLOGICO Tagliati fuori dalla sessuo-funzione naturale, i futuri malati oncologici sviluppano una rassegnazione caratteriale diffusa. 1. Dapprima compaiono “innocui” disturbi locali come un’ulcera gastrica, un’iperacidità di stomaco, emorroidi, uno spasmo al collo, sordità genitale, turbe Vers. 2017
arvec@libero.it
145
2.
3. 4.
5.
mestruali, rigidità della muscolatura pettorale ecc.. Il disturbo funzionale biologico cronico mina sempre più la respirazione e la pulsazione dei tessuti. Essi cominciano lentamente a decomporsi ed imboccano la strada della putrefazione. Compaiono i primo bacilli T che accelerano il processo al quale occorre ancora diversi anni prima di rendersi evidente. Cominciano a svilupparsi i primi protozoi fino alla formazione della massa tumorale.
E’ chiaro che con queste premesse anche la più precoce delle tradizionali diagnosi arrivi sempre troppo tardi mentre nel frattempo la biopatia ha portato a termine la propria opera di distruzione. L’obiettivo immediato dovrebbe quindi essere quello di agire sulla turba funzionale e generale del biosistema, sul mantenimento della condizione B ovvero della condizione sana e carica dell’organismo. Fino a quando l’educazione produrrà rassegnazione caratteriale e corazzamento muscolare in gran numero, non si potrà parlare di radicale neutralizzazione della “canceroepidemia”. Vers. 2017
arvec@libero.it
146
L’orgone soltanto non risolverà mai il problema. La prevenzione al cancro dipende anche dalla nostra capacità di aumentare la potenza e la carica orgonica molto prima che i bacilli T o anche le cellule cancerose si sviluppino. E’ importantissimo impedire l’atrofia dell’apparato vitale e la conseguente putrefazione.
Conclusioni 1. La cellula cancerosa non è la causa del cancro. 2. Essa è la conseguenza. Vers. 2017
arvec@libero.it
147
3. La cellula cancerosa non si forma come portatrice di malattia ma come prodotto secondario di una reazione di difesa dell’organismo. 4. Le terapie che attaccano la cellula cancerosa, colpiscono la conseguenza non la causa del cancro. 5. La cellula cancerosa si forma con un processo unico e uguale per tutti i tipi di tumore solido. 6. Il vero problema per il paziente canceroso non risiede nella cellula cancerosa viva ma nella putrefazione di quella morta. 7. La tendenza al cancro è un fatto universale, non esiste un vero e proprio elemento cancerogeno. (Formandosi come prodotto secondario, la nascita della cancerocellula dipende solo dalla qualità e dalla quantità della reazione vescicolare di difesa delle cellule ai vari stimoli “cancerogeni”). 8. Intercettare le varie reazioni vescicolari delle cellule ed i vari “stadi di avanzamento” significa avere a disposizione un potentissimo test per la diagnosi precoce di cancro con anni di anticipo sulla formazione della prima massa tumorale vera e propria e sui normali test oggi in uso. Vers. 2017
arvec@libero.it
148
9. L’angiogenesi non serve per “nutrire” il tumore ma è piuttosto una forte risposta dell’organismo che nel cancro, si trasforma in un autogol. %%%%
E’ opportuno sottolineare che l’orgonomia non è molto interessata al cancro in se stesso ma piuttosto alle funzioni che lo generano e alla relativa biopatia. Da questo fondamentale punto di vista l’orgonomia può tranquillamente affermare che non c’è reale cura per il cancro, c’è solo prevenzione e questo risulta tanto più evidente quanto più si studia il processo biopatico. La prevenzione del cancro è principalmente un problema di prevenzione del corazzamento dell’uomo dunque è un problema sociale.
Attenzione Le opinioni espresse in questo testo potrebbero non coincidere con le vedute della medicina ufficiale.
Vers. 2017
arvec@libero.it
149 Esse non sostituiscono in nessun modo il parere del medico curante. L'autore non si assume nessuna responsabilitĂ di un uso improprio delle informazioni contenute nel testo. www.cellulacancerosa.it %%
Vers. 2017
arvec@libero.it