Insieme N° 5 2009

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1909 2009

TU E LA TUA BANCA TRIMESTRALE

DELLA

B CC

DI

PA L E S T R I N A

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N°

05

-

DICEMBRE

2009

CENTENARIO:

GLI EVENTI FOCUS: LE FILIALI DELL’AREA TIBURTINA

Palestrina BANCA DI CREDITO COOPERATIVO

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Palestrina BANCA DI CREDITO COOPERATIVO

Buone Feste

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N atale è sempre conversione Facciamoci aiutare da San Giovanni a vivere il Natale 2009. Lui si presenta come un personaggio austero che ha preso casa nel deserto. Si è ritirato lontano dal rumore delle città, lontano dalla vita indaffarata dei commerci e degli scambi, ha lasciato le code sul Raccordo Anulare, soprattutto ha lasciato il tempio, il luogo dedicato alla vita spirituale, unito a doppia mandata con il potere politico. Conduce una vita austera, non veste Dolce e Gabbana, ma peli di cammello che tiene aderenti al corpo con una cintura, mangia quel che il clima e l’habitat arido del deserto ancora offre: miele selvatico e locuste. Il tempio non dava più risposte vere al suo anelito di Dio. La gente è stanca di riti morti, di assolutizzazioni culturali, di commercio di cose di Dio. Ma Dio abita proprio nei riti mercenari, nei culti di facciata? Chi ha ingessato il Signore? Chi tenta continuamente di farlo prigioniero? Le voci dei profeti risuonavano nella vita austera di Giovanni. Lascia la casa, lascia la casta sacerdotale, si stacca dal tempio, lui figlio per parte del padre della classe di Abia e, per parte di madre, discendente di Aronne, si stabilizza nel deserto. E comincia a predicare: chi ha a cuore i disegni di Dio mi segua.

E la gente non lo abbandona più. Fa rinascere solo speranza, la strappa dal torpore dei supermercati anche del sacro, dal chiasso dei propri affari meschini, la richiama all’essenziale, fa spegnere le luci di babbo natale, sferza soldati, vigili urbani e banchieri. Dio non si aspetta così. Avete in cuore una profonda sete di Dio, sentite urgere dentro una aspirazione insopprimibile e la spegnete con la droga, con l’ecstasi, con i compromessi! Avete una sete insaziabile di pace e la cercate con armi e tritolo! Sentite desiderio di interiorità e sperate di trovarla nei talk show! Giovanni non ha mezze misure. Avete desideri di affetto pulito e profondo e vi prendete le mogli o i mariti degli altri? Gli costerà caro questo parlare chiaro: la testa stessa come premio di un ballo!

Dio non resta più ingabbiato nel tempio a far da trampolino di lancio ai personaggi emergenti della società, agli uomini della politica e della religione, ma sta da

un’altra parte. Siamo tutti pieni di peccati, abbiamo ingessato Dio nelle nostre abitudini, l’abbiamo reso simile e funzionale a noi. Ma Dio è ben altro.

In questo nostro tempo sta capitando qualcosa di inaudito, di completamente nuovo, di grande nel mondo.

Dio vuol tornare ad essere speranza per tutti, gioia e consolazione dei poveri, giustizia per i molti diseredati, salvezza per i nostri innumerevoli peccati. Dio vuol venire ad abitare su questa terra. Questa è la notizia sconvolgente che deve farci accapponare la pelle. Ma vi rendete conto? Dio non è più l’irraggiungibile, colui che non si può nominare, ma viene ad abitare in mezzo a noi. Che umanità gli presentiamo? Con le nostre vite di oggi lo sappiamo individuare o immersi come siamo nei nostri loschi affari o nelle nostre mediocrità non ci accorgeremo nemmeno? C’è da cambiare testa se vogliamo riuscire a capire quello che Dio ci dona.

Più avanti Giovanni si rivolgerà a tutte le categorie di persone: soldati, bancari, funzionari. Avevano capito che si doveva cambiare vita, ma come? Giovanni dice ai soldati: non minacciate né denunciate falsamente nessuno, accontentatevi della vostra paga. C’era anche allora chi usava le tangenti per concedere permessi, chi sfruttava la sua collocazione privilegiata rispetto alla legge per arricchirsi, per dominare, per frenare il cambiamento. C’era anche allora chi si faceva pagare ciò che per legge doveva garantire a tutti. I soldi sono sempre in agguato sulle vite di tutti. Il Natale che ci augura Giovanni non è molto poetico, ma è quello vero, che mette in discussione tutti a partire da me vescovo + Domenico Sigalini

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Sommario 20 GENAZZANO: CENTO ANNI DI 3

Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina

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PRESENZA DELLA BCC NEL TERRITORIO PRENESTINO

Natale è sempre conversione

Giovanni Barone

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Intervista a Vittorio Sgarbi Eleonora Minna

In questo numero Giovanni Contena

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Editoriale Marcello Cola

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Centenario: immagini degli eventi più significativi

25 SOLIDARIETÀ 25 Il Credito Cooperativo per l’Abruzzo

Piano Strategico: obiettivi e linee direttrici

26 La BCC per l’Etiopia Don Franco Proietto

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Pierina Mariani, Nadia Pizziconi

Sergio Castellazzi

11 FOCUS: LE FILIALI DELL’AREA TIBURTINA

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Augusto Ienne

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Infob@anking: dalla carta all’elettronica Luca Sebastianelli

Carlo Abbate, Francesco Fernandez, Rita Guglielmi, Alessandro Fiorentini,

Convention BCC a Budapest: il cliente al centro

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Credito Cooperativo:

TEMPO DI CRISI, TEMPO DI SCELTE

Rilievi Grimani: intervista a Sandra Gatti Giovanni Contena

Marcello Cola

31 Brescia, 7 novembre ’09 Centenario Federcasse

TU E LA TUA BANCA

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Il numero 3 di questa pubblicazione è IL BILANCIO SOCIALE 2008

TRIMESTRALE della BCC di Palestrina Editore: Banca di Credito Cooperativo di Palestrina Direttore responsabile: Giovanni Contena Stampa: I.T.L. - Via Colle Girello 107, Palestrina (Roma) Pubblicazione trimestrale registrata al Tribunale di Tivoli al n. 82 del 29/10/09

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In questo numero di GIOVANNI CONTENA

Cala il sipario sul Centenario? Se l’avessimo vissuto come un evento simbolico, certamente si. Ma, come spiega il Presidente Marcello Cola è su quelle solide radici , ideali ed operative, che si innesta lo sviluppo ed il radicamento nel territorio della BCC. Obiettivi e scelte li richiama il Direttore Generale nelle sue riflessioni sul piano strategico 20092011. Con un ruolo centrale per l’impegno delle risorse umane, puntualmente precisato alla Convention, che si è svolta nella straordinaria cornice di Budapest.

Natale. Un messaggio “forte” del nostro Vescovo Domenico Sigalini: da meditare, ma non solo... Per tutti noi, come componenti della comunità cristiana. Ed anche per la BCC, per la sua originale missione.

Focus sulle Filiali: partiamo da quelle dell’area Tiburtina. La parola ai protagonisti , ai responsabili che vivono in prima linea nel territorio, nella nuova frontiera che ha ampliato il perimetro tradizionale della collocazione della banca e del suo radicamento competitivo.

100 anni di presenza della BCC nel territorio prenestino: l’evento al Castello di Un sogno che si realizza: i calchi Grimani Genazzano con un convegno e la mostra a Palestrina. Un evento culturale e stori- di Cesare Panepuccia. Ospite d’eccezioco di grande rilievo. Ci guida a coglierne ne: Vittorio Sgarbi. i diversi aspetti Sandra Gatti, responsabile del Museo della nostra città.

Tempo di crisi, tempo di scelte: quali le strategie del credito cooperativo. La croSolidarietà, valore al quale la banca è naca e le riflessioni del “nostro inviato molto attenta. Lo confermano anche speciale”, Marcello Cola, “all’assemblea due particolari iniziative: la partecipa- annuale della Federasse a Roma ed alla zione alla sottoscrizione, promossa celebrazione del suo centenario a dalle BCC, per finanziare la ricostruzio- Brescia. ne del Palazzo del Municipio a L’Aquila; il diretto impegno per attivare pozzi artesiani in Etiopia.

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Editoriale di MARCELLO COLA

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L’anno sta per concludersi. Ci lasciamo alle spalle un esercizio, particolarmente complesso e tortuoso. La crisi globale della finanza, con tutti i disastri che ha provocato, sembra ormai alle spalle, anche se la polvere sotto i tappeti probabilmente è ancora piuttosto spessa perché il volume dei titoli tossici, ancora nei forzieri delle banche, nel mercato globale, forse si è ridotto. Certamente non è stato del tutto assorbito.

Restano, dunque, all’orizzonte, nubi inquietanti, che si potevano attenuare e diradare se le tanto richieste nuove regole sui mercati finanziari, da tutti auspicate, non fossero finite nel fondo di qualche insondabile cassetto. Ed intanto, la finanza per la finanza, sostenuta da logaritmi sempre più sofisticati, a sostegno di una speculazione, sempre aggressiva, ha ripreso la sua corsa. Almeno questo affermano gli istituti di ricerca più attenti, che non nascondono la loro preoccupazione perché la lezione, che si doveva apprendere dalla crisi, sembra che sia stata spazzata via , o almeno inesorabilmente accantonata,nell’illusione di un pericolo, molto serio, ma che sta ormai alle spalle. Eppure molti nodi, nel sistema bancario mondiale e, pur se in termini più contenuti, anche in quello italiano, stanno per arrivare al pettine. E non servirà il ricorso all’effetto finestra per rendere candido il tessuto dei bilanci d’esercizio, perché in molte parti presenta spesse zone grigie e perfino gli effetti devastanti della corrosione.

Nonostante sfumature e chiaroscuri, nonostante il superamento di storici steccati e di barriere che sembravano insormontabili per il decollo del mercato globale, è con questa realtà che occorre fare i conti. Non ci sono miti cui riferirsi né certezze sulle quali ancorarsi. Occorre cogliere il segno nuovo dei tempi che, pur con oscillazioni ed incertezze, disegna e definisce geometrie sempre più complesse: vale per il villaggio globale; vale per il vecchio continente.

E le nuove sfide, insieme all’esigenza di definire un nuovo modello di sviluppo, decisamente ancorato a grandi valori etici di riferimento, possono riorientare l’attività creditizia per uscire dalle secche della

massimizzazione degli utili, ad ogni costo, per riprendere la sua insostituibile funzione di motore necessario per la crescita. Altrimenti si va incontro ad una inesorabile deriva, con insostenibili contraccolpi per l’economia reale e per le famiglie e, con un altrettanto effetto boomerang, sulla stessa sopravvivenza delle banche. Quello che si registra negli USA, in questi ultimi mesi con il prepotente rafforzarsi dei 4/5 grandi gruppi creditizi e con la scomparsa di centinaia di banche, piccole e medie, a dimensione territoriale, dovrebbe stimolare la riflessione.

La nostra BCC si è mossa in netta controtendenza.

Ed i risultati dell’esercizio confermeranno quanto sia stata giusta la nostra direttrice strategica, come banca davvero differente, che sa utilizzare gli strumenti creditizi come insostituibili volani di crescita e di coesione sociale.

Ed è in questa traiettoria che abbiamo vissuto, con i soci e le comunità, la straordinaria circostanza del centenario della nostra cooperativa di credito. Non un evento rituale e simbolico ma una serie di iniziative e di appuntamenti, diluiti nell’arco dell’intero anno, per “riscoprire” la nostra originaria identità, per far riemergere dalla polvere degli archivi stagioni storiche e personaggi, che hanno costituito l’esemplare testimonianza della nostra istituzione. Abbiamo così avuto modo di analizzare, perfino in dettaglio, il lungo percorso della banca. Non sempre facile. Anzi sovente tortuoso, tanto che a cinquant’anni dalla sua istituzione sembrava compromessa la sua stessa esistenza. Sembrava avviata a “scomparire”, tanto che perfino i battenti del suo portone erano ormai inchiodati dalla ruggine. Ed invece... un colpo di reni straordinario ne ha inver-

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tito la prospettiva. Un ristretto “manipolo” di persone ha colto il testimone, ormai logoro e stinto, e con il coraggio che rasentava l’incoscienza ne ha invertito la tendenza.

Ne abbiamo approfondito i diversi passaggi e messo a fuoco il volto di quei protagonisti che dalla fine degli anni ’50 sono stati capaci di alimentare un virtuoso processo di continua crescita della nostra cooperativa di credito, fino ai grandi traguardi di questi ultimi 6 anni.

Un percorso, dunque, che con nuove motivazioni, ma anche in continuità allo “spirito” antico, proseguirà nel nuovo secolo. Non calerà, pertanto il sipario e non si spegneranno le luci che hanno illuminato il nostro centenario perché il loro riverbero renderà più sicura la nostra avventura verso sfide sempre più ardue ed impegnative.

A conclusione della celebrazione del nostro centenario, ricordiamo con una carrellata di immagini gli eventi più significativi.

Il Maestro Morricone e l’orchestra di S. Cecilia

“I Cento anni della BCC di Palestrina” del Prof. Bandiera

“Il Principe della Musica” di Moreno Alessi

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Giampiero Urbani, autore del domunetari sul percorso della BCC

L’udienza dal Papa

Presentazione del calco dei rilevi Grimani (20 dicembre)

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Concerto di Natale (20 dicembre)

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Piano Strategico: obiettivi e linee direttrici di SERGIO CASTELLAZZI

Le linee strategiche che innervano il nostro piano strategico per il triennio 2009- 2011 definiscono gli obiettivi che ci siamo prefissati, insieme ai percorsi per poterli raggiungere. In una linea di continuità, rispetto all’orizzonte storico della nostra banca, che coincide quest’anno con il primo centenario di costituzione, e che riflette, nella sua solida impostazione pragmatica, il momento di grandi difficoltà che stiamo vivendo: per le turbolenze, a volte imprevedibili e clamorose, che investono il mercato creditizio.

Abbiamo tenuto conto di questo scenario, della mancanza di sicuri parametri di riferimento, che rendevano particolarmente problematica la traccia di una precisa pianificazione per obiettivi, in considerazione della forte volatilità ed incertezza, che gravavano sulle stesse dinamiche dell’economia reale. Solo in questi ultimi mesi, in proposito, emergono segnali, ancora flebili che, se consolidati, fanno intravedere un barlume di luce, che segna una inversione di tendenza per l’uscita, peraltro lunga e complessa, dal tenebroso tunnel della crisi.

In questo quadro di riferimento abbiamo innestato il nostro piano strategico, assumendo come asse centrale , più che i tradizionali parametri, il “ fondamentale” che ci distingue e caratterizza, e che trova in una specifica norma del nostro Statuto la traccia programmatica e di direzione, dalla quale non deflettere.

Ad essa ci siamo attenuti: favorire i soci e gli appartenenti alle comunità locali nelle operazioni e nei servizi di banca, perseguendo il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche... nonché la coesione sociale e la crescita responsabile e sostenibile del territorio nel quale operiamo.

In termini più espliciti, sotto il profilo della operatività quotidiana, questo “fondamentale” si declina in una fluida e virtuosa relazione con i soci e con tutte le fasce della nostra clientela, con l’efficienza competitiva, con la solidità della banca, da rafforzare costantemente attraverso una sana e prudente gestione. Sono i criteri guida del nostro impegno

di ogni giorno, nella consapevolezza che i tratti distintivi di una cooperativa di credito devono trovare riscontro, appunto, in un’impresa bancaria efficiente e competitiva, che sa sfuggire ad ogni perverso richiamo della finanza per la finanza, perché sa utilizzare tutti gli strumenti del credito verso il centrale obiettivo della crescita: certo economica, ma anche culturale e sociale.

E’ quanto a noi ha affidato il Consiglio di Amministrazione e che abbiamo trasferito nel piano strategico: non un libro dei sogni perché indica i contorni della realtà aziendale, che vogliamo costruire, con l’apertura di veri cantieri di lavoro, sui quali siamo tutti impegnati, avendo ben chiari gli obiettivi da raggiungere. La rotta verso il nostro immediato futuro si sviluppa lungo un percorso ben definito: consolidare le strutture della banca, attraverso un innalzamento degli attuali livelli professionali e l’innesto di nuove qualificate professionalità; cogliere le opportunità offerte dall’ambiente e dalla stessa crisi dei mercati; elevare le quote di mercato nelle aree dove siamo presenti, con una più efficace e penetrante politica commerciale; sviluppare opportunamente le “masse critiche”, tanto sulla raccolta che nel versante degli impieghi, attraverso un ampliamento delle attuali dimensioni, mediante un posizionamento più efficace e competitivo nel territorio, allargando l’at-

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tuale perimetro con l’apertura di nuove filiali.

Abbiamo già individuato le località di insediamento, mentre seguiremo attentamente le possibili evoluzioni della nostra area operativa, per cogliere tempestivamente ogni opportunità per la nostra crescita anche attraverso l’acquisizione di sportelli.

Sono obiettivi certamente impegnativi. Perfino ambiziosi. Possibili tuttavia, perché in linea con la solidità della nostra banca, dotata di notevoli e crescenti mezzi patrimoniali, capace di generare buoni flussi di reddito, di consolidare e di allargare le proprie quote di mercato. Lo confermeranno anche gli aggregati di questo esercizio. Siamo ormai al giro di boa e le proiezioni finali, confortate da un monitoraggio costante in tempo reale delle relative dinamiche, offrono un quadro parti-

colarmente positivo: significativa la crescita della raccolta, con un incremento del 18,11%; ancora più robusta la crescita degli impieghi con un +18,29%; miglioramento della redditività, rispetto alla stessa eccezionale del 2008 e dell’indice della produttività, il “cost/income ratio” determinato dal rapporto tra costi di gestione e margine di intermediazione, sceso dal 49,82% al 47,84%, che ci pone in una condizione di eccellenza rispetto al gruppo delle cooperative di credito ed anche rispetto a tutto il sistema delle banche nel nostro Paese.

Con la compiuta realizzazione del piano strategico, ci si aprono nuove ed interessanti prospettive di crescita. Le raccoglieremo con grande tempestività e flessibilità, perché più cresce la banca ancora meglio può rispondere alle sue finalità istituzionali: come banca diversa perché cooperativa.

Milano Finanza e Italia Oggi hanno pubblicato l’analisi dei bilanci 2008 di 650 banche ed hanno stilato una classifica, in relazione a diversi indici.

Sull’indicatore MF INDEX che coniuga dimensioni e risultati per individuare gli istituti che hanno saputo abbinare allo sviluppo della massa amministrata la capacità di fare cassa e generare profitti e che viene determinato dalla media ponderata dei tre punteggi, su una scala decrescente da 10 a 0, alla nostra BCC viene attribuito il punteggio di 7.752, che la colloca al 186° posto nella graduatoria generale. Fra i primissimi posti se si fa riferimento al sistema nazionale delle BCC. Tra le 46 banche del Lazio, la nostra BCC si colloca al 9° posto, se si fa riferimento al MF index; al 9°per la redditività.

Tra le 23 BCC della regione, è seconda nel rapporto risultato di gestione / dipendenti; terza utile netto/ patrimonio (ROE pari a 11,51) , risultato di gestione/ dipendenti e sofferenze nette/ impieghi.

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FOCUS

Le filiali dell’AREA TIBURTINA Per offrire un quadro più esauriente della banca, la nostra attenzione si sposta sulla frontiera più avanzata del suo posizionamento nel territorio: LE FILIALI. Partiamo da quelle dell’area Tiburtina: Tivoli, Villa Adriana, Guidonia e Ponte di Nona a Roma.

CARLO ABBATE • Tivoli Capozona Area Tiburtina

La mia non breve esperienza nel mondo delle banche è partita con una piccola banca che poi, per effetto di un intenso processo di fusione, è diventata una grande banca. Con l’accresciuta dimensione ho dovuto adeguarmi alle nuove logiche operative, agli imperativi posti dall’esigenza di rispettare gli obiettivi del budget che mi venivano assegnati, che si dovevano tradurre in aggregati finanziari “freddi”, in volumi quantitativi, di fronte ai quali ogni altro riferimento veniva inesorabilmente accantonato. L’importante, in buona sostanza, era quello di conseguire per la banca utili sempre più rilevanti.

Quando venni contattato dalla BCC, al di là di ogni altro aspetto, ho capito che mi si offriva una grande opportunità, che presupponeva anche il fatto che mi dovevo riappropriare di una cultura, molto

diversa da quella che mi sosteneva nel modo di fare banca. Ed è stato questo l’elemento che mi ha sostenuto nella mia scelta: l’attenzione al cliente, che doveva essere l’elemento centrale per un posizionamento strategico, davvero innovativo, nell’area operativa che mi veniva affidata, fortemente presidiata da altre aziende di credito. Ho così incrociato un modo diverso di intendere e di fare banca, che distingue e caratterizza una cooperativa di credito. Capivo che questo era il vero valore aggiunto che doveva caratterizzare il mio impegno. E la cosa mi esaltava perché ha scatenato la mia voglia di fare banca, riscoprendo valori e tensioni ideali, con una forte impronta che trovava nel dialogo, nell’incontro diretto con le persone, nel valutare le loro particolari esigenze, un senso vero al lavoro di ogni giorno.

Questo mi ha consentito di cogliere, con immediatezza,la scelta della BCC di consolidare e qualificare la sua presenza al di fuori della storica zona prenestina. Aveva già acquisito, nel 2003, la BCC di Tivoli e della valle Aniene, innestando su una situazione molto critica e problematica, una robusta correzione di rotta, per traghettare un istituto, pieno di falle , in acque più tranquille, recuperando la fiducia di tanti, che avevano assistito al consolidarsi di una disastrosa situazione fallimentare. Ho osservato, con ammirazione, lo straordinario impegno di quanti, divenuti poi miei colleghi, hanno saputo imprimere una svolta positiva e far capire alla gente di Tivoli l’originale ruolo che voleva svolgere la BCC di Palestrina, con un forte recupero di immagine e, soprattutto, attraverso la sua capacità di essere davvero banca locale, che ancorava la sua

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FOCUS Le filiali dei MONTI TIBURTINI azione alle particolarità del nostro specifico territorio.

Con l’apertura, infatti, delle filiali di Villa Adriana, di Guidonia e di Ponte di Nona, si aveva chiaro il disegno della nostra banca, impegnando tutta la mia squadra, con il robusto sostegno del consiglio di Amministrazione e della Direzione, sul versante dello sviluppo della nostra attività: per acquisire nuova clientela e per rafforzare l’identità della

banca nel territorio, che configurava il nostro ben definito perimetro di impegno.

Le dinamiche di crescita, sia sotto il profilo della dinamica della raccolta e sia sotto il profilo degli impieghi, anche in un momento così difficile e complesso, come quello che stiamo vivendo, sono la miglior controprova che il nostro modo diverso di fare banca, che ci porta a bussare alle porte per capire e per raccogliere le istanze delle famiglie e delle nostre comunità, alla fine paga. Certamente è di grande significato la crescita degli aggregati ma anche, e forse soprattutto, la nostra capacità di fare coesione, di dare a tutti quelli che insistono nella nostra area di attività un chiaro e positivo segnale di una banca, che sta davvero al loro fianco. Abbiamo fatto passi significativi in avanti, rispetto alla “mission” che ci è stata affidata, ma dobbiamo essere capaci di colmare lacune e qualche ritardo per raggiungere gli obiettivi di eccellenza che da noi si attende la banca.

A partire dalle straordinarie opportunità che ci assicura, con la sua vasta gamma della rete dei servizi. Resta questo il nostro obiettivo, insieme ad una più efficace azione sotto il profilo della politica commerciale per conquistare nuovi e crescenti spazi operativi.

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Francesco Fernadez • Tivoli Vice Direttore Quest’anno divento maggiorenne!

Il mio arrivo alla Banca di Credito Cooperativo di Palestrina, allora Cassa Rurale ed Artigiana, risale al 1991 quando dirigeva l’Azienda l’attuale Presidente Marcello Cola, sotto la Presidenza dell’Avv. Giovanni Bernardini, oggi a capo del Collegio Sindacale.

Subito in servizio presso la Filiale di Cave, per un importante periodo di formazione, nel febbraio del 1993 venni scelto nello staff della nuova Filiale di Genazzano, al tempo terra di espansione.

Nel ’96 l’approdo alla Direzione Generale, prima al Servizio Crediti e poi al Servizio Contenzioso, dove rimasi fino al 2000. Dal 2000 al 2003 nuovamente in filiale, prima a Palestrina, poi a Labico, ancora nuovamente a Palestrina.

Ricordo questi anni con estremo piacere, perché vissuti con grandi soddisfazioni e molto impegno, nel segno della esponenziale crescita professionale: ho avuto la fortuna di collaborare con professionalità di rilievo della nostra Banca, che hanno saputo trasmettermi, oltre alle loro conoscenze, un metodo di lavoro ed un profondo attaccamento alla Azienda.

Dall’ambiente “protetto” in cui avevo operato fino ad allora, nel 2003, con una buona dose di sana incoscienza, sia mia che dell’Azienda, accettai la carica di direttore a Tivoli della filiale poco prima acquisita dalla liquidazione della Banca di Credito Cooperativo di Tivoli e Valle dell’Aniene. Al mio arrivo, nonostante una prima bonifica effettuata da alcuni colleghi che mi avevano preceduto, ho

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FOCUS Le filiali dei MONTI TIBURTINI

dovuto gestire – da direttore inesperto e giovanissimo - situazioni completamente nuove per la nostra Azienda, sia per il pregresso creato dalla Tivoli che per la presenza sul territorio di altri venti istituti di credito, in mezzo ai quali la nostra BCC non veniva neanche riconosciuta come Banca.

E’ stata una esperienza molto forte, piena di tanti momenti di scoraggiamento, nei quali sono stato sempre supportato da collaboratori molto legati alla Azienda e da una Direzione Generale che mi ha sempre dato molto credito.

Oggi, dopo più di sei anni di permanenza sulla piazza (pensavo di non arrivare a 6 mesi!), posso confessare che con tanti momenti bui, ci sono state anche molte soddisfazioni: sia umane che professionali.

Attualmente la mia opera continua a Tivoli come Vice Capo Zona. Sempre notevole l’impegno profuso, legato al momento economico contingente, ma soprattutto alla continua crescita della nostra Banca sulla piazza: oggi si sono aggiunte a quella di Tivoli che ha fatto da apripista, altre due filiali e sono certo che il nostro sviluppo non si fermerà qui.

Rita Guglielmi • Villa Adriana Direttore L’avventura comincia il 5 giugno 1987 quando, carica d’entusiasmo fui accolta nella “famiglia” BCC dal Presidente Marcello Cola, all’epoca Direttore Generale. La nostra Banca contava solo due filiali ed era prossima all’apertura della terza, ma nonostante le piccole dimensioni era un riferimento per tutti: artigiani, commercianti, Enti pubblici, associazioni e famiglie. In questo contesto ho intrapreso la mia carriera, durante la quale confesso che l’essere donna non è stato sempre un vantaggio. Grazie anche alla mia ostinazione nel tempo sono riuscita

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FOCUS Le filiali dei MONTI TIBURTINI a conciliare lavoro e famiglia, con sacrificio ma senza rinunce. Negli anni dedicati al lavoro e soprattutto in quelli dell’attuale dirigenza ho avuto diverse opportunità e con soddisfazione ho potuto portare avanti una appagante crescita professionale. Inaspettatamente un importante cambiamento ha segnato la mia vita, mi riferisco al giorno in cui sono stata chiamata a prestare servizio presso la filiale di Tivoli, realtà di frontiera che con coraggio la nostra Banca aveva rilevato dalla BCC di Tivoli e Valle dell’Aniene.

Nei precedenti diciotto anni di servizio mi ero occupata di contabilità, portafoglio, titoli, estero, front e back-office in filiali della zona prenestina, riuscendo così a preparare un bagaglio di conoscenze rivelatosi utile nell’esperienza Tiburtina. Il nuovo contesto era ben diverso dalle piazze in cui avevo operato: lasciavo una realtà in cui la “mia” Banca è profondamente radicata nel territorio, mentre nella zona tiburtina nel 2003 poche persone conoscevano la BCC di Palestrina e ancor meno conoscevano noi dipendenti. I primi tre anni sono stati impegnativi. Guidati dal direttore Francesco Fernandez abbiamo remato controcorrente per

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diffondere un’immagine positiva del nostro Istituto e conquistare la fiducia dei clienti. I risultati hanno dato ragione al coraggio e alla volontà di affermarsi, in una realtà che progressivamente stiamo facendo sempre più nostra, grazie anche all’inserimento del Capo-zona Carlo Abbate, che ormai da tre anni ci guida con grande esperienza e professionalità. L’apertura della seconda filiale di Tivoli in Villa Adriana mi ha dato una nuova opportunità, sono stata infatti chiamata per la prima volta a dirigere una filiale. È ovviamente un incarico impegna-

tivo ma con il supporto dei colleghi si sta dimostrando un’esperienza foriera di crescita e soddisfazioni.

Alessandro Fiorentini • Guidonia Direttore

Sono direttore della filiale di Guidonia Montecelio, aperta circa un anno fa, la dodicesima in ordine cronologico.

La mia esperienza lavorativa inizia nel 1990 con l’allora Cassa Rurale ed Artigiana di Palestrina, guidata dall’attuale presidente Marcello Cola.

Il mio cammino professionale è segnato da varie tappe che hanno toccato i vari settori dell’azienda.

La svolta nasce sicuramente dall’esperienza di filiale dove inizia un iter formativo che mi porta, nel corso degli anni, a rivestire il ruolo di vice direttore sotto la guida di figure altamente professionali.

Nell’anno 2003 ho ricevuto l’incarico di direttore della filiale di Labico; una tappa altamente formativa per la collocazione in una zona in continua espansione. L’anno passato sono stato designato alla nuova filiale di Guidonia.

Tale incarico, oltre a gratificarmi, ha suscitato in me un notevole entusiasmo ed ha rappresentato una sfida da vincere, per la stessa collocazione della filiale in una piazza particolarmente impegnativa per la nostra banca, ad alta densità di popolazione e con un’ ampia presenza di istituti di credito.

Nonostante la concorrenza, particolarmente aggressiva, la nostra banca si sta facendo ben conoscere ed apprezzare nella zona tiburtina per via del differente approccio che abbiamo con la clientela nonché per la marcata disponibilità e professionalità dimostrata da sempre dai dipendenti

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FOCUS Le filiali dei MONTI TIBURTINI del credito cooperativo.

Molto importante è stato l’apporto del responsabile della zona tiburtina Carlo Abbate che, per via delle acquisite e profonde conoscenze commerciali della realtà in cui operiamo, ha permesso alla filiale di entrare in contatto con le rappresentanze economiche di maggior spicco.

Augusto Ienne • Ponte di Nona Direttore

Sono il titolare della prima filiale nel Comune di Roma della Banca di Credito Cooperativo di Palestrina, aperta il 17 luglio del 2006.

Sono nato a Palestrina il 3 luglio del 1958 e sono ben 22 anni che lavoro in questa compagine.

Devo dire che dopo l’entusiasmo della nomina a direttore della filiale, sono iniziati i primi interrogativi ed i primi dubbi.

Saro’ in grado di adempiere all’incarico e di rispondere alle aspettative della nostra Banca?

Queste erano le domande che più mi si ponevano nella mente prima del giorno fatidico. Non volevo manca-

re alla fiducia datami dal mio Istituto.

Certo partire da zero non e’ stato facile, ma e’ stato sicuramente interessante. Abbiamo iniziato senza fondamenta, senza una storia su cui far conto, ma con un futuro da costruire.

Non sono nuovo a questo tipo di esperienza, infatti nel 1988, dopo un anno e mezzo dalla mia assunzione, ho avuto il piacere di aprire la terza filiale della nostra Banca, la filiale di Labico. Da qui è iniziata la mia rotazione presso le varie filiali.

Genazzano nel 1996; Palestrina nel 1998 nella dipendenza di San Rocco, come preposto; nel 1999, la filiale di Zagarolo, come vice direttore di zona, nel 2003 e fino al 2006.

Il contatto con il pubblico per me è fondamentale.

E pensare che durante la mia esperienza militare, circa 10 anni passati nell’arma dell’artiglieria missilistica in Ravenna, mi proposero di entrare a lavorare presso un Istituto di Credito in quanto ragioniere, ed io risposi che la Banca non era certo una mia aspettativa.

A Palestrina vige il detto: è passato l’angelo e ha detto amen!

Mai porre limiti alla provvidenza, mai dire mai.

Esigenze diverse, mentalità cambiata, nel 1987 mi ritrovo, fortunatamente, ad entrare a far parte di questa bella realtà.

Certo le cose da allora son cambiate, siamo cresciuti molto, cosi come le necessità sono diverse.

Nonostante tutto e l’avanzare dell’età, sono sempre pronto a nuove esperienze e a nuove iniziative che l’Istituto mi vorrà riservare.

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Rilievi Grimani: Intervista a Sandra Gatti di GIOVANNI CONTENA

Obiettivo raggiunto. Il prossimo 20 dicembre verranno esposti al pubblico , al Museo di Palestrina, i rilievi Grimani: quello trovato a Palestrina, che raffigura una cinghialessa che allatta i suoi piccoli; copia in marmo dei due rilievi- una leonessa ed una pecora con i propri cuccioli- conservati al Kunsthistoriches Museum di Vienna. Il quarto è un piccolo frammento dell’angolo di un quarto rilievo, conservato al Museo di Budapest.

Un evento, dunque, che sollecita l’attenzione degli archeologi, degli studiosi e di quanti sono interessati a capire, con la storia, le radici culturali della vecchia Praeneste. Ci accompagna, in questo percorso, una guida d’eccezione: la direttrice del Museo, Sandra GATTI.

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Dottoressa, la possibilità di poter ammirare i rilievi è un evento importante. Palestrina torna al centro dell’attenzione del mondo dell’arte e della cultura. E non solo italiano Una premessa, che mi preme sottolineare. Un evento, certo per molti versi straordinario, possibile perché la BCC l’ha voluto e lo ha reso possibile, con un importante investimento. Ad essa va la mia sincera e profonda gratitudine.

Quale fu il primo passo?

Piuttosto recente. Alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, durante gli scavi nell’area urbana dell’antica Praeneste, condotti da Valnea Santa Maria Scrinari, venne scoperto uno stupendo rilievo di marmo, raffigurante una cinghialessa che allattava i suoi cuccioli. Si intuì immediatamente che si era di fronte ad un ritrovamento davvero eccezionale. E la Scrinari, pur non for-

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nendone una fotografia, segnalava che l’opera era “ simile, per stile, tecnica e misura, ai due rilievi Grimani del museo di Vienna”, pubblicati nel 1965 come opere di ignoto luogo d’origine.

I Grimani, ma chi erano?

Se ricorda che l’attuale piazza Barberini a Roma si chiamava GRIMANA, forse qualche dubbio inizia a diradarsi. Domenico Grimani, nato nel 1451, umanista, amico di Poliziano e Pico della

come emergono da una rigorosa ricostruzione storica. Insomma nessun mistero. Ci aiuta Palestrina, dominio dei Barberini fin dal 1630, ai quali nei primi anni di quel secolo era passata parte della proprietà romana dei Grimani. E’ perciò possibile che la famiglia Grimani sia entrata in possesso dei rilievi, oggi a Vienna,che potrebbero essere riconosciuti nelle due tavole istoriate, ricordate nei cataloghi Grimani del 1578, mentre la prima menzione sicura è in una

Sandra Gatti Nata a Roma, laureata in Archeologia Classica ha successivamente conseguito il Diploma di Perfezionamento in Etruscologia e Antichità Italiche presso l’Università di Roma La Sapienza.

Funzionario archeologo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali dal 1981, ha lavorato presso la Soprintendenza Archeologica per l’Abruzzo dal 1981 al 1984, dove in particolare ha collaborato al nuovo allestimento del Museo Archeologico di Chieti.

Dal 1984 è in servizio presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, dove si occupa delle tutela e della ricerca nella provincia di Frosinone e territorio prenestino. Ha condotto in particolare ricerche sulle popolazioni italiche degli Ernici e dei Volsci e si è dedicata a studi e restauri sui circuiti difensivi in opera poligonale delle antiche città di Arpino, Alatri e Veroli. Ha diretto inoltre interventi di scavo, restauro e valorizzazione sui più importanti monumenti di Palestrina, dedicandosi allo studio delle necropoli e dell’architettura ellenistica della città.

Dal 1984 è Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Palestrina, di cui ha curato e coordinato il completo riordino delle collezioni e il nuovo allestimento, inaugurato nel 1997.

Dal 1990 svolge inoltre la funzione di Direttore dell’Ufficio Esportazione di Oggetti di Antichità e d’Arte di Roma del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con competenza sull’Italia centrale per il controllo della circolazione internazionale dei beni culturali. In tale ruolo ha collaborato intensamente con le Forze dell’Ordine (Carabinieri e Guardia di Finanza) nell’attività di contrasto del traffico illecito di beni archeologici ed ha partecipato a diversi progetti di cooperazione internazionale. Si è dedicata inoltre a studi e ricerche sulle metodologie per il riconoscimento di falsi archeologici, partecipando a progetti di ricerca integrati di carattere archeometrico e archeologico Dal 2006 è membro del consiglio direttivo dell’AIAC - Associazione Internazionale di Archeologia Classica - e membro del comitato di redazione della rivista FOLD&ER Fastionline.

Ha svolto frequenti attività di docenza presso l’Università La Sapienza e l’Università di Tor Vergata su tematiche di museologia e restauro, nonché docenze in corsi di qualificazione e specializzazione svolti dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Mirandola, cardinale dal 1493, aveva raccolto nel suo palazzo sul Quirinale le sculture ritrovate durante gli scavi nella tenuta di famiglia, posta tra via del Tritone e piazza Barberini. Ed è per questo che per i due rilievi, la leonessa e la pecora,si era ipotizzata una provenienza romana. Ma la scoperta del terzo rilievo con la cinghialessa, di certo appartenente alla stessa serie, ha rimesso tutto in discussione.

Un vero giallo?

Se si vuole davvero individuare “il luogo del delitto”, vale a dire il luogo originario dei rilievi, occorre analizzare meglio l’indagine storica.

Nel labirinto dei misteri?

Lasci che a parlare siano i fatti, esattamente

descrizione del palazzo veneziano nel 17° secolo.

E rimarranno a Venezia, nella prestigiosa collezione Grimani, fino al 1882, confluiti peraltro, fin dal 1855, nelle collezioni imperiali. In possesso nel 1883, grazie alla mediazione del mercante d’arte Guggenheim, di Fursten Johan del Lichtenstein.

Risolto, dunque, il dilemma Vienna - Palestrina. Ma torniamo all’origine dei rilievi. È il cuore della questione. Chiarito che la serie dei quattro rilievi appartiene ad un’unica serie, riconducibile per l’eccezionale qualità artistica, per la perizia tecnica dell’esecuzione e per la raffinata composizione alla stessa bottega che ha prodotto l’Ara Pacis, ci aiuta la Cinghialessa a risolvere il quesito. Questo rilievo, infatti, è stato

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voleva avviare Augusto, dopo un periodo di guerra e di lotte intestine, per aprire la strada ai fulgori della Roma imperiale.

trovato, ma riutilizzato, in un edificio, sempre a Palestrina, del III°-IV sec. d.C. : l'edificio, situato nel punto nevralgico dell’attività della cittadina, fu identificato in un primo momento con il macellum, ma ricerche più recenti di Nadia Agnoli hanno proposto, più fondatamente di riconoscervi la sede di un collegium. La collocazione originaria, da datare nell’era augustea, doveva essere in un altro luogo.

Dove, dottoressa?

Secondo l'ipotesi di Filippo Coarelli sotto l’attuale monumento a Pier Luigi , nell’attuale piazza Regina Margherita; nell’antico Foro della città, dove vi è un edificio identificato con il monumento eretto in onore di Verrio Flacco, famoso grammatico e amico di Augusto, precettore dei suoi nipoti Gaio e Lucio, sul quale erano esposti anche i fasti prenestini ed il suo calendario inciso su lastre di marmo, in parte conservate nel Museo Nazionale Romano.

Riportiamo, allora, almeno idealmente i rilievi alla loro “dimora” originaria, sotto la piazza.

E’ facile immaginare - vista la loro conformazione concava che doveva aderire ad una struttura semicircolare, i fori per le tubature e l’uscita dell’acqua su tutti i rilievi - che erano decorazioni di un ninfeo.

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Cosa rappresentano?

Scene di maternità, collocate in un ambiente naturale e campestre, che evoca sentimenti di pace, di serenità, di prosperità, di rinascita.

Simbolicamente, quindi, quel rinascimento civile e morale che

Veniamo all’oggi.

Il nostro museo esporrà le copie dei tre rilievi, sia del nostro originale sia dei due del Museo di Vienna. Si tratta di copie perfette, realizzate con il ricorso alle più sofisticate tecnologie, senza calco a contatto. Con una inevitabile differenza cromatica perché le copie sono state realizzate, si in marmo di Carrara, ma “fresco”, senza gli inesorabili segni dei duemila anni che sono trascorsi. Porteremo a Vienna la copia in gesso della nostra Cinghialessa, che la presenterà, probabilmente nella prossima primavera, nel corso di un importante simposio internazionale.

Un'altra copia in gesso verrà consegnata, inoltre, al Museo dell'Arte Classica dell'Università La Sapienza di Roma.

E quella per la banca? È un altro capitolo. Occorrerà avviare le relative procedure; ma francamente non vedo grandi difficoltà.

Dottoressa, è soddisfatta?

Moltissimo. Ho realizzato un sogno, che sarebbe stato impossibile senza il sostegno della BCC. E' stato compiuto un passo importante per restituire alla città un primato culturale nel panorama della nostra regione e di tutto il Paese.

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GENAZZANO

CENTO ANNI DI PRESENZA della BCC nel Territorio Prenestino

di GIOVANNI BARONE

Banca del territorio: è una costante caratteristica della nostra BCC. I modi per evidenziarla sono molti.

Particolarmente indovinata la formula di legare riflessioni storiche sull’esperienza maturata e valorizzazione del patrimonio storico locale nell’incontro del 31 ottobre scorso a Genazzano, nella splendida cornice del Castello Colonna. BCC, mostra d’arte, stands di prodotti tipici dell’agricoltura e dell’artigianato: un trittico davvero perfino simbolico di uno stretto legame con il territorio e della valorizzazione delle sue peculiari ed originali specificità.

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Numerosi i presenti. Fra gli altri, il sindaco di Palestrina, Rodolfo Lena. Nel dare inizio all’incontro, Fabio Ascenzi, sindaco di Genazzano non si limita ad un saluto cordiale agli ospiti ed a tutti gli intervenuti. Sviluppa alcune veloci ed efficaci riflessioni. Prende lo spunto dalla proiezione del documentario, poco più di dieci minuti, che “racconta” i cento anni della BCC di Palestrina“. Molto interes-

sante - osserva- perché fissa le tappe più significative dello straordinario percorso della cooperativa di credito, dalle origini fino ai giorni nostri”. Con un ricordo: Genazzano è stato presente fin dal momento della costituzione della Istituzione., con uno dei soci fondatori, Don Giuseppe Angelucci, e con il notaio che ha formalizzato l’atto, Angelo Boccali. Ed in riferimento al momento presente, il sindaco sottolinea il ruolo decisivo della BCC per lo sviluppo del territorio, con il sostegno , in particolare, a favore delle famiglie, della cooperazione agricola e delle piccole imprese dei diversi comparti produttivi. Sottolinea, inoltre, che la banca è un punto alto di riferimento per tutta la comunità, che si rafforza anche attraverso una collaborazione, costante e positiva, con l’amministrazione comunale.”Il fatto stesso di legare l’iniziativa odierna - afferma - con la mostra d’arte, è un modo originale per valorizzare le straordinarie ricchezze, che sono presenti nel nostro territorio, e che si saldano strettamente alla storia della banca”.

Grazie alla BCC- conclude - vedo un futuro migliore per tutta la nostra comunità”. Massimo Gargano, nel suo intervento, esprime grande apprezzamento e gratitudine alla BCC per il suo forte ed incisivo impegno per lo sviluppo del territorio. È un modo - sottolinea - per affermare un

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modello di sviluppo economico, con le specifiche peculiari attività produttive che esprime, che pone il locale come elemento centrale sul quale far leva, perché i valori che esso esprime non sono clonabi-

li, così come in questa realtà va valorizzato il suo straordinario museo a cielo aperto”. “Ma per affermare questo virtuoso modello aggiunge - occorre anche che vi sia un modello differente di banca - e qui lo abbiamo che stimoli e sostenga questo processo”.

“Le grandi banche - conclude - continuano a fare finanza per la finanza, mentre la “piccola” banca, la BCC, sa indirizzare gli strumenti del credito per lo sviluppo: economico, culturale e civile”. Il presidente Marcello Cola, più che ricordare le varie stagioni che hanno scandito la lunga vicenda storica della BCC, si consente una digressione per richiamare che negli anni ’30 del secolo scorso, anche Genezzano aveva una Cassa Rurale, uno delle quasi 3500 che erano capillarmente presenti nel nostro territorio nazionale. Questo per sottolineare due aspetti: vi era quindi, in questa realtà, un terreno favorevole per la cooperazione di credito “che ha trovato nella nostra filiale un forte segnale di continuità, rispetto a quella esperienza, che questa comunità ha colto nella sua originale straordinarietà”; ed inoltre la nostra costante attenzione all’agricoltura ed all’artigianato, che ha radici profonde e vitali nello stesso atto costitutivo della nostra impresa bancaria. Un impegno, mai affievo-

lito come conferma il fatto che, con il nostro supporto, qui sono presenti produttori agricoli ed artigiani di eccellenza, che testimoniano, con la mostra dei loro prodotti “tipici”, i grandi traguardi raggiunti.

Cola ricorda anche un altro fatto: le riserve ordinarie e straordinarie delle allora Casse Rurali ed Artigiane, mentre le altre banche investivano nei ben più lucrosi titoli di Stato, venivano impegnate, nei decenni ’60 e ’70, per sottoscrivere le cartelle fondiarie, che erano finalizzate appunto al credito agrario per lo sviluppo della nostra agricoltura. Ed il nostro Istituto Centrale, l’ICCREA (conserva anche oggi, nella sua denominazione, Istituto Centrale Casse Rurali ed Artigiane), si era dotato di un vero fiore all’occhiello: l’ufficio crediti speciali per l’agricoltura.

Lo dirigeva- ricorda Cola- una figura straordinaria, Fulvio D’Adamo, con il quale “ho perfezionato tanti interventi a favore dei nostri operatori agricoli”.

Cola si sofferma poi sulla strategia di sviluppo della BCC, che è uscita dal tradizionale perimetro, per radicare nei territori dei Monti Penestrini, nell’area Tiburtina e dei Castelli Romani, la sua originale esperienza.

Con rapide pennellate, il Presidente traccia una veloce sintesi dell’impegno della BCC nel sociale, con investimenti significativi a favore delle comunità attraverso il concreto sostegno alle attività sanitarie, di ricerca sul cancro,culturali, sportive, con una particolare attenzione alle scuole, ai giovani ed alle componenti più deboli, a partire dagli anziani. Ed anche con una attiva collaborazione con la Curia vescovile per la concessione di piccoli prestiti per affrontare le emergenze quotidiane, che spesso rendono difficile persino il pagamento delle bollette.

La BCC è anche questo, in coerenza alle sue finalità istituzionale, che la caratterizzano. Noi, conclude Cola, vogliamo proseguire lungo questo percorso, facendo banca in modo diverso: per essere artefici di un processo di sviluppo delle nostre comunità: certo sotto il profilo economico ma anche culturale e sociale.

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A conferma dell’attenzione, a tutto tondo, verso il territorio, la mostra “...vi ravviso o luoghi ameni... ”, con rilievi e disegni di architetture di Genazzano, di Roma e del Lazio dell’architetto Cesare Panepuccia.

Nel suo breve saluto, dopo quello del presidente dell’ordine degli architetti di Roma, con commozione esprime il profondo ringraziamento alla BCC per il suo sostegno alla mostra ed alla pubblicazione del volume, che ne raccoglie, con analisi e riflessioni, le realizzazioni più significative, esposte nella splendida cornice delle sale del castello. E per soddisfare le curiosità dei presenti, il prestigioso Cesare assume la funzione di Cicerone, per guidarli nel suo straordinari percorso, che si è sviluppato in oltre trent’anni di attività professionale.

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Intervista a Vittorio Sgarbi di Eleonora Minna

Vittorio Sgarbi in una lunga traversata notturna, toresco su cui ci sono le tracce del ha visitato la mostra. Queste le sue impressioni e tempo, l’intonaco rotto, le erbe che crescono sopra un portale. valutazioni Vi è, quindi, una fedele riproduzione della situazione di un luogo prima del restauro, e una sensibilità, decadente nel senso tecnico della parola e cioè di gusto letterario, poetico, evocativo, in cui appunto il “roviniamo” non è soltanto quello alla Piranesi ma l’evocazione di una memoria di un tempo, in cui magari c’era meno rigore scientifico, ma più poesia...

- Nei disegni e rilievi di Cesare Panepuccia quale ritiene sia il rapporto che sussiste tra l’architetto, il tecnico e l’artista?

E’ una figura singolare Panepuccia perché, come un umanista del Rinascimento e come i grandi architetti che studiavano Vitruvio e quindi l’architettura romana, ha una particolare predilezione per l’architettura della rinascenza e comunque per l’architettura del Lazio meridionale nelle testimonianze castellane e di palazzi, traendone rilievi che sono documentazione di una passione architettonica in senso tecnico come architetto. Come nella tradizione migliore dei romanisti - come si vede nella “Strenna dei romanisti”, nel gusto e nella sensibilità di Cesare D’Onofrio e di altri - l’attrazione per le architetture moderne, ovvero appunto rinascimentali romane, ha un retrogusto di sensibilità poetica e quindi creativa.

Da un lato c’è il rigore dell’architetto che fa un rilievo, dall’altro il piacere della memoria di un luogo pit-

- I disegni di Panepuccia sono molto spesso ante operam, cioè prima dell’intervento di restauro, che crea sempre una sorta di empatia tra l’oggetto e il soggetto che lo opera. Ha trovato tracce di questa empatia, di questo particolare rapporto?

La polarità prima e dopo il restauro, in Panepuccia è un rispecchiamento di un dato storico. E’ avvenuto!

Che poi ci sia una empatia o non piuttosto una nostalgia di quello che era, rispetto a quello che è diventato, é un altro dato. Cioè, una cosa non restaurata viene disegnata da Panepuccia con grande fedeltà e anche con il senso appunto della rovina.

E’ probabile che si senta più attratto o più affascinato dalla condizione precedente, da quella appunto in cui c’è una traccia di qualcosa che inevitabilmente manteneva luogo un’aura. Spesso il restauro tiene conto dell’emozione provata prima che un edificio crolli e quindi dell’urgenza di intervenire. Ma, non essendo sempre convinti che quell’intervento sia ispirato da una sensibilità autentica, porta poi alla considerazione che il restauro è stato fatto come era opportuno che fosse, ma nondimeno qualche danno o qualche sottrazione di sensibilità si avverta.

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Cosa pensa dei dettagli di vita quotidiana presenti nei disegni di Panepuccia?

La componente creativa di Panepuccia lo induce a non fare astrazione dalla realtà, a non fare soltanto rilievo architettonico, come ovviamente, quello che non interessa la necessità tecnica e di conoscenza, viene eliminato, e invece a mantenere questo carattere impressionistico, per cui, gli elementi che tu indicavi, possono entrare con doppia garanzia di esserci e quindi di aver rispettato la realtà come anche quella di dare colore locale a situazioni pittoresche, a luoghi che altrimenti sarebbero mero rilievo architettonico. E’ quindi una conseguenza della sua percettibilità bilanciata fra documentazione e sensibilità creativa, dove evidentemente la creatività non

ha libero sfogo perché, disegnando mattone per mattone, si limita a ripetere ciò che vede. E quello che vede gli garantisce una fantasia più aperta, con tutti gli elementi appunto di dissonanza o di cose inserite come insegne ed altro. Tutto questo sembra che sia ad egli stesso ripugnante ma che contribuisce però a rendere vive le immagini.

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SOLIDARIETÀ

Il Credito Cooperativo per l’Abruzzo Nel corso di una conferenza stampa, che si è svolta a L’Aquila, il presidente della Federcasse, Alessandro Azzi, ha messo a disposizione delle tre massime autorità locali abruzzesi - il presidente della regione Gianni Chiodi; della provincia Stefania Pezzopane e del sindaco Massimo Cialente - gli oltre 5 milioni di euro che sono stati raccolti dalle BCC nella sottoscrizione di solidarietà per il terremoto che ha colpito L’Aquila lo scorso 6 aprile. Anche la nostra BCC ha partecipato alla sottoscrizione ed ha fatto affluire, sul conto Federcasse, la somma che è stata raccolta.

I fondi, su indicazione delle stesse autorità locali, verranno utilizzati, più che al restauro, ad una vera ricostruzione del palazzo del Municipio, quel Palazzo Margherita nel centro storico del capoluogo e della Torre Civica che lo sormonta, che con i 99 ritocchi della sua campana, fino a quel tragico 6 aprile, da sempre ha ricordato l’essenza, la storia e l’anima di una città nobile e fiera. Far rivivere il palazzo del Comune, simbolo e cuore della vita della comunità, è una strada maestra per rendere concreta la speranza di rinascita.

Palazzo Margherita, costruito alla fine del secolo XIII, era originariamente il Palazzo Civico ed ospitava il Capitano di Giustizia.

Restaurato alla metà del cinquecento, fu residenza di Margherita d’Austria, figlia di Carlo V. Dell’antica struttura è rimasta solo la torre, la cui campana segnalava, con 99 rintocchi, la chiusura alla sera delle porte della città.

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SOLIDARIETÀ

La BCC per l’Etiopia di DON FRANCO PROIETTO

A Kobò, nel Wello, nord – est dell’Etiopia, a poche decine di chilometri dal deserto della Dankalia, il più invivibile del mondo, dei volontari italiani hanno costruito un ospedale.

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A Kobò manca però l’acqua, che arriva, poca, a intermittenza negli arrugginiti rubinetti della missione. Durante il penultimo viaggio avevamo trascorso 13 ore tra le strade polverose con una pick-up che ci faceva traballare ad ogni buca. La stanchezza era enorme. Per strada ci consolavamo tra noi dicendo: “quando arriveremo a casa, ci faremo una doccia abbondante che ci rimetterà subito in sesto”. Al ritorno l’acqua non c’era, e nemmeno la luce. Ci siamo tolti i calzini color marrone e ci siamo addormentati così come eravamo vestiti. Ma la gente del posto è ben più sfortunata: va ad attingere le acque dei fiumiciattoli che condividono con gli animali sporchi e anch’essi stanchi e assetati. A Kobò, la generosità

del Credito Cooperativo di Palestrina, ci ha dato la possibilità di scavare un pozzo. Il 18 novembre u.s., alle 18.00, Suor Abeba è riuscita a telefonarmi e laconicamente mi ha gridato con gioia:” questa mattina dal pozzo è zampillata l’acqua, rendiamo grazie a Dio!”. Servirà a dissetare migliaia di individui, uomini e animali, a risparmiare il cammino di chilometri a centinaia di persone, a utilizzare con continuità i rubinetti dell’ospedale e perfino a far crescere i semi dei vari ortaggi che un rivenditore di

Palestrina ci ha donato. Un signore, una volta, facendomi un’offerta per l’Africa, mi ha detto:” Grazie a te, perché ci dai l’opportunità di fare un atto di carità verso i bisognosi”.

Ed io dico: grazie a voi che donate con generosità, “perché la vostra ricompensa sarà grande”, dice Gesù.

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Convention a Budapest Il Cliente al centro di PIERINA MARIANI e NADIA PIZZICONI

Si è svolta nel mese di ottobre a Budapest la quarta Convention della Banca di Credito Cooperativo di Palestrina, nell’anno della ricorrenza del centenario. La splendida e dinamica città di Budapest ha fatto da cornice ad una giornata di lavori dedicata allo sviluppo di tematiche commerciali nell’attuale mercato, in continua trasformazione: “Il cliente al centro – l’approccio commerciale in un mercato in evoluzione”. Ad introdurre tale tematica un ospite di eccezione, Lajos Vàradi, Senior Adviser della National Federation of Savings CoOperatives, l’organismo federativo delle Banche di Credito Cooperativo Ungheresi.

Con i saluti ed i ringraziamenti per la sua presenza rivolti dal nostro Presidente Marcello Cola, l’ospite ha illustrato nel dettaglio l’organizzazione del sistema ungherese delle Banche Cooperative e la loro crescente posizione competitiva nel mercato di riferimento, che in quest’ultimo decennio ha visto un significativo ingresso di grandi gruppi bancari europei ed internazionali.

A seguire, il nostro Direttore Generale Sergio Castellazzi ha presentato un primo consuntivo dell’anno 2009, che conferma il già rilevante risultato economico conseguito nel 2008. Si sofferma inoltre sugli sfidanti obiettivi indicati nel piano strategico 2009-2011. L’argomento del giorno è stato curato dal dott. Maurizio Olivieri, della Sef Consulting, Scuola di formazione del movimento cooperativo. L’intervento, inizialmente avviato con un’analisi dell’attuale sistema economico mondiale, ha poi focalizzato l’attenzione sul territorio delle BCC, una fetta di mercato con caratteristiche proprie che richiede la approfondita conoscenza dell’economia e della finanza locale ma anche l’andamento macroeconomico, in modo da poter valutare le “ricadute” sul “distretto” in cui opera la Banca locale. L’adozione di strategie vincenti, già applicate da aziende di successo, possono valere da esempio anche per le BCC. Tali strategie sono incentrate sulla figura del cliente e del suo interagire con la Banca locale, rilevando quanto sia cruciale ma anche “critica” la componente delle “risorse umane” per una azienda di servizi come la Banca.

E’ in tale componente “umana” e nella sua capacità di relazionarsi positivamente con ciascun cliente che risiede la capacità presente e futura della BCC di “creare valore” sul proprio territorio.

Sulle risorse umane, quindi, va “costruito” il cambiamento, agendo sulle “leve psicologighe” della motivazione e del superamento di quelle barriere di “resistenza culturale e psicologica” naturalmente esistenti nell’uomo. L’esperto ha coinvolto la platea mostrando, con esempi pratici, la diversa “reattività” dei presenti di fronte al medesimo argomento, sottolineando quanto sia rilevante per chi come noi opera nel settore del “banking”, la capacità di percepire i fabbisogni individuali del cliente, manifesti e/o sottesi, offrendo soluzioni “su misura”.

Tale capacità, posta in campo per il raggiungimento dell’ efficacia operativa, può fare la differenza ed è patrimonio da ricercare per raggiungere obiettivi gestionali sempre più ambiziosi. In particolare, i modelli di riferimento di una BCC per il raggiungimento dell’efficacia operativa si basano sulle seguenti leve: avere e dare una visione sfidante; migliorare l’organizzazione; sviluppare il capitale umano, al fine di considerare “il cliente al centro” e per soddisfarne tutte le esigenze. É la sfida che coinvolge tutti noi, fortemente impegnati al raggiungimento degli importanti obiettivi posti nel piano strategico, che rappresentano per la Banca una ulteriore crescita anche dimensionale.

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INFOB@NKING dalla carta all’elettronica di LUCA SEBASTIANELLI

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La Banca di Credito Cooperativo è vicina ai propri soci e clienti per ogni bisogno, servizio, consulenza, sostegno finanziario e utilizzo dei nuovi strumenti che il progresso tecnologico ha reso fruibili. Ha condiviso la realizzazione di piccoli sogni, fatti di sacrifici, duro lavoro, idee, con la fiducia riposta nella determinazione dei clienti e nella bontà dei loro progetti, cosa che spesso gli altri istituti bancari hanno disatteso.

Oggi sono i clienti ad essere più vicini, in qualsiasi luogo e momento della giornata. L’idea di non dover più dissipare tempo prezioso in code allo sportello, di essere vincolati agli orari di apertura al pubblico, ci ha spinto a investire in maniera decisiva sui vantaggi che l’informatica e le nuove frontiere della comunicazione quotidianamente ci offrono.

L’era digitale ha rivoluzionato il modo di vivere e di lavorare. L’utilizzo dell’Internet banking, che agli inizi sembrava dovesse restare appannaggio di un target residuale, è oggi utilizzato dai clienti di qualsiasi fascia d’età e di livello di istruzione: studenti, imprenditori, impiegati o pensionati. Avendo a cuore il territorio, dove da un secolo affonda le proprie radici, la BCC non poteva restare insensibile alle tematiche ambientali, mediante una politica volta a sensibilizzare e finanziare il fotovoltaico. Il risparmio energetico e l’etica ambientale si sono tradotti anche in scelte volte a risparmiare l’utilizzo della carta. Da questo si è preso spunto per progettare ed implementare il nuovo servizio “Infob@nking”. Sfruttando le potenzialità della multicanalità, nello specifico dell’INBANK (internet banking della BCC di Palestrina), con Infob@nking è ora possibile ricevere, in formato digitale, qualsiasi genere di documento - estratto conto, deleghe F24, contabili di operazioni, rendicontazione annuale afferente i mutui, le polizze titoli, i conti correnti - riducendo a zero i tempi di ricezione, i rischi derivanti da eventuali disguidi postali e lo spreco di carta. Il tutto senza alcun costo aggiuntivo.

I files ricevuti dai clienti saranno sempre consultabili, disponibili per qualsiasi bisogno, in perfetta sintonia con le esigenze della privacy, tutelata da una tecnologia giunta a livelli di eccellenza con l’u-

tilizzo dei “token”. Il tutto con un semplice clic e senza inutili attese. Il tempo è denaro, risparmialo con noi! Il nuovo servizio è fruibile dal mese di gennaio 2010.

Infob@nking: facile comodo sicuro immediato etico

Palestrina BANCA DI CREDITO COOPERATIVO

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Tempo di crisi, tempo di scelte il Credito Cooperativo per un nuovo sviluppo del paese di MARCELLO COLA

Due gli avvenimenti significativi che hanno interessato la grande famiglia della cooperazione di credito in questo ultimo scorcio dell’anno che sta per chiudersi: il centenario di fondazione della Federcasse e la sua assemblea nazionale.

Entrambi meritano una riflessione perché la nostra Banca, parte integrante del sistema del credito cooperativo, ne interpreta, nel suo quotidiano operare, i tratti salienti e distintivi della sua originale identità e collocazione nel mercato creditizio.

Si è svolta a Roma il 27 novembre, presso l’Auditorium della Tecnica, l’Assemblea 2009 di Federcasse, l’Associazione delle 430 Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali italiane.

All’Assemblea, aperta dalla Relazione del Presidente Alessandro Azzi, hanno anche partecipato il Vice Direttore Generale della Banca d’Italia Anna Maria Tarantola, il Direttore Generale dell’Abi, Giovanni Sabatini ed il Presidente di Confcooperative Luigi Marino.

“Tempo di crisi. Tempo di scelte. Il Credito Cooperativo per un nuovo sviluppo del Paese”.

Questo il tema che ha fatto da filo conduttore alla Relazione del Presidente Azzi. Una relazione incentrata sul ruolo e sul valore delle banche locali cooperative per una nuova strategia di sviluppo del Paese.

Azzi ha ricordato come oggi l’Italia sia chiamata “ad

individuare misure efficaci di reazione alla crisi, ma anche a costruire un nuovo modello di sviluppo che valorizzi i connotati distintivi e di successo della nostra economia”. In questo contesto anche il mercato finanziario - fiaccato dalla crisi - ha bisogno di recuperare il proprio senso profondo.

Citando l’Enciclica Caritas in Veritate di Papa Benedetto XVI, ha ricordato come anche il Magistero ecclesiale ribadisca oggi la necessità di lavorare ad uno sviluppo integrale e condiviso, portando a modello di buone pratiche anche l’esperienza della cooperazione di credito.

E’ quindi un tempo di scelte. Da non sprecare anche per il Credito Cooperativo che in questi anni è sensibilmente cresciuto, conquistando nuove quote di mercato, acquisendo nuovi segmenti di clientela ed accreditandosi sempre di più come

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interlocutore essenziale dello sviluppo delle economie locali ed ottenendo, come sistema, inediti riscontri ed una rinnovata visibilità.

E proprio il contesto di crisi ha esaltato il modo differente di fare banca proprio delle BCC. Banche che, in ragione della loro identità, “si sono poste come antitesi ed antidoto rispetto ad alcune logiche perverse ed alcuni eccessi che avevano causato il corto-circuito della finanza”.

Riferendosi al progetto Banca del Mezzogiorno, Azzi ha sottolineato che non è un caso che il Governo abbia chiamato il Credito Cooperativo ad essere partner di un progetto che ha rilevanza per

giovanile e femminile; nella fornitura di un supporto all’accesso al credito per le imprese tramite la gestione delle leggi di agevolazione nazionale e la veicolazione di garanzie; in una serie di altre attività finalizzate a favorire la prestazione di servizi finanziari per lo sviluppo di un’equilibrata e diffusa funzione delle banche presenti e attive sul territorio”.

Ma quali i nuovi obiettivi e le “frontiere” del Credito Cooperativo?

Li ritroviamo nella relazione di Azzi, perfino anticipati nel piano strategico della nostra BCC: essere buona banca, buona cooperativa, in una buona rete di sistema. In un processo in continuo divenire, che

SERGIO GATTI Direttore Generale Federcasse Sergio Gatti 48 anni, dal 1986 nel Credito Cooperativo - è il nuovo Direttore Generale della Federcasse, l’organismo di vertice del sistema delle BCC, nella quale ricopriva la carica di Vice Direttore. Una lunga esperienza, che si è sviluppata tutta all’interno della cooperazione di credito, nella quale ha ricoperto incarichi di rilevanza ed impegno. Grande conoscitore della cooperazione di credito, ha scritto e curato diverse pubblicazioni sull’identità e sul ruolo strategico che la distingue e caratterizza. Laureato in Scienze Politiche alla “Sapienza di Roma”, e con un master in Comunicazione, succede a Franco Caleffi, prematuramente scomparso lo scorso 19 maggio.

A Sergio Gatti, il Presidente Marcello Cola ha inviato un affettuoso messaggio di sincere felicitazioni, con l’augurio di buon lavoro e di ogni migliore successo nel suo nuovo incarico.

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l’intero Paese. È significativo che in un’azione di rilancio dell’attività bancaria a favore delle PMI al sud ci si sia orientati verso un modello di sviluppo imperniato su intermediari “del territorio” e “delle comunità”. Non semplicemente “nel” territorio e “nelle” comunità”. Ed ha perciò aggiunto che non si dovranno ricalcare esperienze del passato del tutto superate e improponibili nell’attuale scenario concorrenziale, interno ed esterno al Paese.

“Pensiamo- ha precisato- che la banca, viste le sue finalità, possa focalizzare la propria attività prioritariamente su alcune aree operative tra quelle delineate nella normativa. In particolare: nella promozione e canalizzazione dei fondi comunitari in favore delle PMI, dell’innovazione tecnologica e dello sviluppo imprenditoriale del Sud, soprattutto

consenta alle singole BCC di presentarsi sullo scenario della ripresa, autrici del proprio cambiamento e adeguate alle attese; con il rafforzamento della cultura e dei presidi della mutualità, anche sul piano organizzativo a livello di singola BCC; l’elaborazione di nuove strategie di sviluppo territoriale da parte di ciascuna BCC; l’individuazione di nuovi strumenti di governance della rete, compatibili con il nuovo ruolo e le nuove funzioni richiesti alle realtà “di sistema”; la definizione in chiave strategica dei processi di rafforzamento patrimoniale delle singole BCC; l’elaborazione di una strategia immediata per gestire il deterioramento della qualità dei crediti.

Molto interessanti le considerazioni di Anna Maria Tarantola, Vice Direttore Generale della Banca

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d’Italia. Ha evidenziato la significativa evoluzione del Credito Cooperativo che testimonia la solidità e l’attualità dei principi della solidarietà e della sussidiarietà. Ed inoltre: se le singole BCC fossero considerate come unico gruppo in senso stretto, il sistema del Credito Cooperativo si collocherebbe oggi al quarto posto nella graduatoria, sia per l’erogazione di fondi che per la raccolta.

Ha anche aggiunto che coerente con il quadro evolutivo è il Fondo di Garanzia Istituzionale (FGI). Con questa iniziativa si apportano elementi di originalità alla rete di sicurezza del Credito Cooperativo, grazie al passaggio da un ruolo prevalentemente ex post - incentrato sul risanamento delle BCC in crisi attraverso l’attività del Fondo di Garanzia dei Depositanti - alla intercettazione ex ante delle situazioni di difficoltà, mediante l’adozione di uno schema di funzionamento più marcatamente basato sul rischio. Per questi motivi, “il Fondo può rappresentare un importante strumen-

to per valorizzare la specificità della cooperazione e della mutualità in ambito bancario, a beneficio della stabilità e competitività delle BCC”.

Per il Direttore Generale dell’Associazione Bancaria Italiana, Giovanni Sabatini, “le Banche di Credito Cooperativo costituiscono una componente essenziale della ricchezza dell’industria bancaria italiana”. Nel suo indirizzo di saluto, il presidente di Confcooperative ( l’organizzazione cooperativa di ispirazione cristiana, alla quale aderiscono le BCC) Luigi Marino ha richiamato che “la cooperazione di credito oggi si presenta con un’importante architettura di sistema inaccessibile a una piccola banca solitaria. È stato possibile grazie allo sviluppo di una solida rete”.“Traguardi raggiunti - ha sottolineato - rispettando i principi essenziali, non negoziabili, della cooperazione. Tra questi, innanzitutto, il rispetto dell’autonomia della singola BCC o Cassa Rurale. Valore che caratterizzerà l’impegno per il futuro”.

Brescia, 7 novembre 2009

Centenario FEDERCASSE Per essere banche di comunità occorreva costituire una comunità di banche: è la sintesi efficace , che dà un senso alla costituzione a Brescia, nel settembre del 1909, della Federcasse. Un organismo nazionale, di tutela e di rappresentanza, costituito dal basso, coniugando la formula cooperativa come forma giuridica di esercizio dell’impresa e come metodo organizzativo, fondato sui principi della mutualità, della solidarietà e della sussidiarietà. . Lungo un percorso che rafforza l ‘autonomia di ogni cooperativa di credito, che trova nella logica di un sistema coeso, capace di sviluppare grandi sinergie, un punto di forza per rendere più incisivo e qualificante il suo impegno nelle comunità e negli specifici territori di riferimento. Una felice intuizione che ha saputo poi trasformarsi in realtà operativa, che ha permesso alle BCC di affacciarsi oggi, nel panorama creditizio, con una identità peculiare di sistema; anzi come un modello originale: per i valori di riferimento, e per la particolare vocazione di prossimità ai territori di riferimento ed alle esigenze delle famiglie e delle piccole e medie imprese. Del tracciato storico della Federcasse, mi pare importante sottolineare la sua capacità di indicare e sostenere progetti strategici

di lungo periodo: con prudenza e sapienza. E ancorati saldamente alla visione di partenza, che si identifica appunto nella sua “cellula” vitale, la cooperativa di credito. Una formula imprenditoriale che “funziona” ed un vero valore per tutto il nostro sistema Paese.

Lo hanno sottolineato tutti gli interventi al convegno di Brescia, a partire dalla relazione che ha svolto il Presidente Alessandro AZZI. e dalle riflessioni che sono state svolte, tra gli altri, dal vicedirettore generale della Banca d’Italia; Anna Maria Tarantola;dal presidente dell’ABI, Corrado Faissola; Lorenzo Ornaghi, rettore dell’università Cattolica di Milano e dal ministro Maria Stella Gelmini. Con una sottolineatura: il ruolo prezioso delle BCC che, facendo leva anche nell’attività creditizia sulla centralità della persona, costituiscono l’ espressione di un compiuto modello di democrazia economica, che esalta la attiva partecipazione dei soci e delle diverse componenti del tessuto sociale, fortemente radicata nei territori e nelle comunità. Tante esperienze, certamente anche diverse, in relazione alle peculiari esigenze che ogni realtà esprime, ma tutte con il “marchio” distintivo della cooperazione di credito, che la FEDERCASSE tutela e valorizza.

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