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GIORGIO DI GIORGIO
RICERCHE
Professore di economia monetaria alla Luiss Guido Carli e direttore Casmef
GUIDO TRAFICANTE Ricercatore Casmef
La politica monetaria unica della BCE e le banche locali
La BCC
davanti
a sfide globali
Quali relazioni ci sono tra la politica monetaria unica e il modello delle banche locali? Lo scopriamo in una ricerca promossa dalla Federazione delle BCC di Lazio Umbria e Sardegna e condotta dal Centro Arcelli per gli studi monetari e finanziari (Casmef ) con la Luiss: “La trasmissione della politica monetaria unica e gli effetti sulle banche locali”. In queste pagine ne riportiamo i principali risultati. l nostro studio ha analizzato la trasmissione della politica monetaria nei maggiori Paesi dell’area dell’euro, focalizzando l’attenzione, in particolare, sul funzionamento dei mercati bancari e creditizi. L’evidenza empirica ottenuta dalla stima di semplici modelli autoregressivi vettoriali sembra sottolineare una risposta eterogenea del mercato del credito in Italia rispetto a quello tedesco e francese, a seguito di un medesimo impulso esogeno di politica monetaria. La considerazione di una variabile proxy dell’offerta di credito bancario, rilevata
I
dalla Bank Lending Survey condotta dalla Bce insieme alle banche centrali nazionali, ha tuttavia evidenziato una risposta simile, in termini di offerta di prestiti, da parte delle banche dei tre
Paesi. Ne discende che la diversa performance in termini di volumi dei prestiti bancari riflette un diverso operare del canale di trasmissione via tasso di interesse, da un punto di vista
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quantitativo probabilmente più significativo. Questo canale risulterebbe più reattivo in Francia e Germania che nel nostro Paese, forse anche in virtù di maggiori fonti di finanziamento alternative disponibili per le imprese. I risultati ottenuti per i sistemi bancari nazionali sono confermati anche per l’aggregato delle banche cooperative in Italia e Francia, ma non in Germania. In questo caso, la risposta dei prestiti erogati dalle banche cooperative tedesche a un impulso di politica monetaria è in linea con quella delle BCC italiane, e mostra una scarsa significatività
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LA PERFORMANCE DELLE BCC ADERENTI A FEDERLUS Riportiamo in queste pagine ampi stralci delle conclusioni della ricerca Casmef (Centro Arcelli per gli studi monetari e finanziari) curata da Giorgio Di Giorgio (nella foto) e Guido Traficante.
E DEL CREDITO COOPERATIVO ITALIANO NEL SOSTEGNO ALL’ECONOMIA TERRITORIALE
analisi della recente performance delle BCC aderenti a Federlus, comparata con quella del complesso delle BCC a livello nazionale e con l’intero sistema bancario italiano, ha l’obiettivo di indistatistica. È plausibile che ciò l’intero sistema bancario. viduare la capacità di tenuta del comparto dopo le cridipenda da un matching si- Anche stimando semplici si finanziarie dei subprime e del debito sovrano. mile in relazione alla clien- equazioni lineari relative Un primo confronto è relativo all’andamento dei pretela di queste banche (piccole alla domanda di prestiti si otstiti. Il tasso di crescita degli impieghi durante la crie medie imprese locali), men- tiene evidenza di una certa si, pur a livelli contenuti, è rimasto sempre in territorio tre l’appartenenza a gruppi eterogeneità nel funzionapositivo (fino al 2011), mostrando una dinamica liedi dimensione nazionale del- mento dei mercati del credivemente migliore rispetto al Sistema del Credito Coole banche cooperative fran- to tra i 3 diversi Paesi. perativo, e decisamente superiore rispetto all’andacesi potrebbe spiegarne la ri- A distanza di oltre 10 anni mento dell’intera industria bancaria italiana (i cui dasposta diversa e più in linea dall’introduzione della valuta ti peraltro includono anche il Credito Cooperativo). Nocon quanto osservato per unica, il livello di integranostante la più sostenuta dinamica creditizia, inoltre, le sofferenze sono rimaste a livelli deciFig. 1: ROA - Return On Asset - NELLE BCC E NELLE BANCHE ITALIANE ( 2003-2011) samente più bassi nel sistema Federlus, Fonte CASMEF; Valori in % con una sostanziale omogeneità, al 2011, 2,0 dell’intero sistema cooperativo rispetto 1,5 al resto dell’industria bancaria italiana. Dal punto di vista della redditività, pur1,0 troppo, le figure 1 e 2 mostrano il progressivo deterioramento dell’industria 0,5 bancaria nel nostro Paese, sia in termi0 ni di return on assets che di return on equi2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 ty. In particolare, a fronte di una reddi-0,5 tività negativa del totale delle banche itaTOTALE BCC TOTALE BANCHE ITALIANE BCC ADERENTI FEDERLUS liane nel 2011, il sistema del Credito Cooperativo si mantiene leggermente Fig. 2: ROE- Return On Equity - NELLE BCC E NELLE BANCHE ITALIANE ( 2002-2011) positivo. In termini di ritorno sul capitale Fonte CASMEF; Valori in % il sistema Federlus tiene relativamente BCC ADERENTI FEDERLUS meglio, se si considera che il dato del 10 2011 è viziato dalla disastrosa perforTOTALE BCC 8 mance dei valori di mercato delle banche TOTALE BANCHE ITALIANE quotate, fortemente contagiate dagli ef6 fetti della crisi del debito sovrano e dal4 l’incertezza causata dallo svolgimento dei primi stress test da parte della nuova au2 torità di regolamentazione bancaria in 0 Europa (EBA). 2002
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SOFFERENZE DELLE BANCHE ITALIANE NEL PERIODO 2002-2011 Fonte CASMEF; Valori in %
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zione economica nell’area dell’euro non è ancora sufficientemente elevato. Permangono notevoli differenze strutturali relative al funzionamento dei mercati dei beni e dei fattori produttivi, regolamentazioni e legisla-
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zioni (anche fiscali) non perfettamente armonizzate, nonché prassi di comportamento diverse che rendono difficile una trasmissione omogena degli impulsi di politica monetaria. In questo contesto, non è improbabile che
dovremo assistere di nuovo all’emergere di tensioni di portata simile a quelle recentemente sperimentate durante la crisi dei debiti sovrani, e che hanno richiesto interventi straordinari di politica monetaria, quali le
ingenti Long Term Refinancing Operations o l’annuncio delle Out right Monetary Transactions, i cui effetti non è ancora possibile valutare compiutamente. Il proseguimento dell’esperienza della valuta unica richiede necessariamente nuovi sforzi di trasferimento di sovranità nazionale, dalla regolamentazione bancaria e finanziaria ad una maggiore integrazione fiscale, con spazi più ampi dedicati al bilancio comune (e riduzioni in quelli nazionali), fino a qualche forma, gradualmente accettabile, di Unione politica. Dal punto di vista delle banche, e in particolare delle Banche di Credito Cooperativo, la difficile fase congiunturale in corso si inquadra in un contesto di strutturale difficoltà dell’economia italiana, ormai da
GLI ESITI DELLA RICERCA E IL DIBATTITO NEL CONVEGNO ORGANIZZATO DAL CASMEF CON LA FEDERLUS E LA LUISS
STOP AL DECLINO LE BCC CI SONO! “L’Italia prosegue in un lungo e lento declino che ha caratteri di natura strutturale e che riguarda la dimensione delle imprese, il welfare e, non ultimo, il sistema finanziario”. L’allarme lo ha lanciato il noto economista professor Marcello De Cecco, intervenuto il 15 marzo alla LUISS Guido Carli di Roma alla presentazione della Ricerca La politica
monetaria unica e le banche locali, promossa dalla Federazione BCC Lazio, Umbria, Sardegna. Il convegno è stato aperto dal presidente Federlus, Cav. Lav. Francesco Liberati, che ha sottolineato come, nell’attuale contesto, l’impegno promesso dalle BCC sia di continuare ad assistere famiglie ed imprese, facendosi trovare pronti nell’ottimizzare gli impulsi della politica monetaria della BCE. A presentare lo studio è stato il professor Giorgio Di Giorgio, affiancato da Guido Traficante. Sono inoltre intervenuti il direttore generale di Federlus, Paolo Grignaschi, e Leonardo Rubattu, direttore generale di Iccrea Banca. Le conclusioni degli studiosi sono confermate dalle perfor-
Francesco Liberati, presidente di Federlus. creditocooperativo • 26 • aprile 2013
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due decadi in ritardo sulle altre economie dell’area euro e sulla media delle economie dei Paesi industrializzati. I successi relativi ottenuti rispetto al resto del sistema bancario nazionale non devono far dimenticare l’importanza della sfida in corso. Una redditività in forte riduzione, in presenza di tassi di interesse che rimarranno bassi ancora per diversi trimestri, richiede sforzi continui di riorganizzazione nell’offerta di prodotti e servizi e di ricomposizione della prima linea del conto economico, con una espansione dei redditi da servizi. In questa direzione, alcune possibili indicazioni strategiche da suggerire vanno da una maggiore attenzione allo sfruttamento di economie di scala, attraverso logiche di “gruppo”, ad investimenti
PRESTITI CONCESSI DALLE BANCHE ITALIANE NEL PERIODO 2009-2011 Fonte CASMEF
5 4 3 2 1 0 -1 -2
Q2-09 Q3-09 Q4-09 Q1-10
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mirati su canali innovativi di relazione con la clientela (banca on line e mobile banking), alla consulenza professionale a tutto campo alla clientela business, attraverso centri dedicati per l’offerta di servizi di corporate
mances delle 26 BCC aderenti a Federlus “negli ultimi due anni il trend evolutivo è positivo - ha spiegato il Presidente Francesco Liberati - con la raccolta diretta che è passata dai 10,5 miliardi agli oltre 11 miliardi di euro e gli impieghi passati da 8 miliardi agli oltre 9 miliardi di euro, mantenendo il rapporto impieghi-raccolta su livelli di assoluta sicurezza all’80,8% e con un total capital ratio al 16,53 per cento, più robusto del resto del sistema bancario”. “Il Credito Cooperativo - ha affermato il direttore generale di Federlus, Paolo Grignaschi - a livello europeo, in Italia e soprattutto nel Lazio, Umbria e Sardegna, si mostra essere il modello di banca che più di ogni altro è in grado di rispondere a quelle che sono le necessità dell’economia reale. Per essere ancora vincente a livello europeo e nazionale, dovrà però essere capace di una forte innovazione nei processi e nelle logiche di sviluppo, per
finance agli imprenditori e alle piccole imprese locali, con l’obiettivo di aiutarle a sopravvivere e auspicabilmente a crescere con un patto esplicito di partnership a medio lungo termine. Sono sfide difficili, ma da cui
dipende la capacità di ripresa dell’intero sistema Italia, un Paese che ancora si basa sui territori e sulla loro capacità (o meno) di sfruttare nel modo migliore le reti di rapporti e di competenze che vi si trovano.
L’economista Marcello De Cecco.
costruire un nuovo modello di servizio adatto ai nuovi scenari bancari e creditizi”. Rilevante, in ultima analisi il ruolo di Iccrea Banca emerso dalla presentazione del direttore generale, Leonardo Rubattu “Il bilancio di Iccrea Banca si è interposto in maniera straordinaria in questi anni, tra la situazione tecnica delle singole BCC e la politica monetaria europea”.
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RICERCHE/2
LEONARDO RUBATTU Direttore generale Iccrea Banca
Le onde tra i tassi
di interesse*
Il default Lehman ha aumentato significativamente le differenze tra i tassi di interesse. Nell’analisi del direttore generale di Iccrea Banca un quadro tra le curve di rendimento. ANDAMENTO ECB RATE Prima del settembre 2008 (default Lehman), le differenze tra i tassi d’interesse Euribor 3M e Eonia erano contenute. Successivamente tali differenze, ossia le “basi”, sono aumentate significativamente, riflettendo il pricing di rischi che in passato il mercato non considerava. I tassi Euribor, essendo relativi a prestiti non collateralizzati, hanno cominciato a fissare a livelli altissimi, in corrispondenza dei quali tuttavia non si realizzava alcuno scambio di flussi: il mercato interbancario ha cessato di funzionare in quanto è venuta completamente meno la fiducia tra banche. Il rischio di credito, che per lungo tempo è stato sottovalutato, all’improvviso ha determinato la completa illiquidità del mercato in-
terbancario. La situazione di crisi, nata dal problema dei mutui subprime in USA e propagata a livello globale grazie alla diffusione dei CDO (Collateralized Debt Obbligation), si è poi trasferita dalle banche agli stati sovrani europei, gravati da elevati livelli di debito e dall’onere di un consolidamento fiscale non ulteriormente procrastinabile. La reazione della BCE è stata quella di tagliare l’ECB rate e di dare ulteriore respiro al sistema iniettando liquidità attraverso due operazioni LTRO Long Term Refinancing Operation di durata 3 anni. Attualmente le basi si stanno progressivamente riducendo, riflettendo il graduale processo di normalizzazione in atto. Per quanto riguarda le Standing Facilities - in Europa
“Standing Facilities” è il nome di quella che negli USA è denominata Discount Window ed indica i tassi applicati sulla liquidità scambiata overnight con la BCE - attualmente la differenza tra ECB rate e Deposit Facility è 0,75%: ciò significa che le banche che si finanziano in BCE tramite MRO e depositano a fine giornata l’eccesso di liquidità in BCE, ricorrendo alla Deposit Facility, sostengono un costo corrispondente allo 0,75%. In passato tale differenza era maggiore e pa ri all’1,00%. La decisione di portare a zero il Deposit Facility è stata presa a luglio 2012 con l’intento di spronare gli istituti a re-immettere in circolo liquidità per favorire la ripresa e l'economia reale. Sul mercato sono sempre
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più ricorrenti i rumors che vogliono imminente un taglio dell’ECB rate (cosa poi avvenuta il 2 maggio 2013. Ndr), in risposta al negativo quadro macroeconomico e alle
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contenute aspettative in merito al tasso d’inflazione, inferiore al 2,00%. Tale azione potrebbe essere accompagnata anche da un taglio del Deposit Facility, che pertanto sarebbe negativo, per indurre le banche a non detenere liquidità presso la BCE, ma ad utilizzarla per sostenere la ripresa economica mediante la concessione di finanziamenti alle aziende. Al 13 marzo 2013 l’ammontare dei depositi overnight in BCE ammonta a circa 149 miliardi di euro. CONFRONTO CURVA SWAP CON CURVA GOVERNATIVA ITALIA Il Tasso Swap è il tasso fisso che le banche negoziano sul mercato in cambio del parametro variabile, rappresentato dal tasso Euribor. A luglio 2008, prima del default Lehman, la curva dei rendimenti dei titoli governativi italiani era sotto la curva dei tassi swap fino alla scadenza 8 anni, riflettendo uno scenario di normalità, con una curva del rischio di credito, rappresentata dalla differenza tra rendimento del titolo governativo e tasso swap di pari durata, inclinata positivamente. Una curva di credito inclinata positivamente riflette normali condizioni di mercato, in cui il premio a rischio richiesto per prestare denaro sulle scadenza più lunghe è maggiore di quello richiesto per le scadenza più brevi. A novembre 2011, quando la crisi del debito sovrano era in una fase di assoluta critici-
tà, tutta la curva dei rendimenti italiana era sopra la curva dei tassi swap. Osservando l’inclinazione della curva dello spread, inoltre, emerge che la parte a breve evidenzia livelli maggiori della parte a lunga, mostrando quindi un’inclinazione negativa, almeno fino alla scadenza a 10 anni. Tale aspetto segnala la grave condizione vissuta dall’Italia in quel periodo in cui il mercato chiedeva una remunerazione molto alta per finanziare il Paese sulle scadenze a breve termine, in quanto riteneva più probabile un eventuale default nel breve periodo. Oggi la curva dei rendimenti dei governativi italiani e la curva del corrispondente spread rispetto allo swap di pa ri durata ev idenzia no un’inclinazione positiva, riflettendo il graduale processo di normalizzazione in atto. In particolare la parte a breve, fino a 3 anni, della curva dei rendimenti italiani ha subito una fortissima riduzione rispetto ai livelli visti a novembre 2011, come conseguenza delle operazioni di LTRO della BCE: in sostanza le banche, per mettere in piedi un carry trade, hanno acquistato i BTP fino a 3 anni e li hanno poi dati a collateral in BCE per l’operazione di finanziamento in BCE di durata 3 anni. *Estratto dall’intervento “La trasmissione della politica monetaria unica e gli effetti sulle banche locali” al convegno svoltosi il 15 marzo 2013. creditocooperativo • 30 • aprile 2013
PARLA PAOLO GRIGNASCHI DIRETTORE GENERALE FEDERLUS
Il processo di integrazione monetaria europea. Un’opportunità per le BCC a cura di ROBERTO CARVELLI rcarvelli@federcasse.bcc.it
Quali sono stati i vantaggi competitivi evidenziati dalle BCC nella crisi? Partendo da una riflessione sul momento attuale, risulta utile chiarire che quella che noi chiamiamo comunemente “crisi” è in realtà una fase di forte discontinuità che ha messo in discussione anche molte convinzioni e relativi modelli interpretativi - in merito al ruolo delle banche nell’economia e, in generale, all’assetto del sistema economico e finanziario. Le banche sono sotto i riflettori mediatici in primis per una sorta di dilemma esistenziale che si risolve in un aspro conflitto tra la loro natura giuridica - di società per azioni e dunque imprese - e le aspettative del pubblico. Si pensi al tema della dimensione ottimale degli intermediari o alla natura pubblica o meno degli stessi. Dalle riforme avvenute negli anni ’90, infatti, le banche sono imprese che, per definizione, massimizzano la creazione di valore per gli azionisti, con l’obiettivo della continuità aziendale, fatto salvo il rispetto dei dettami di legge. Nell’ottica “pubblica”, le banche sono, viceversa, operatori che sono alla base del sostegno all’economia, baluardi del risparmio e cinghia di trasmissione rispetto agli impulsi di politica monetaria. Questa frizione non potrà che essere superata soprattutto in considerazione delle riflessioni avviate, in sede internazionale, in merito a una eventuale separazione delle varie tipologie di attività bancaria. D’altro canto, il modello BCC ha in sé caratteristiche tali da coniugare aspettative e regole del gioco: la compagine sociale rappresentata dal tessuto economico del territorio sancisce, di fatto, una comunione di interessi che è stabilita per legge; l’agilità nel processo decisionale e
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le opportunità dell’essere inserita in un modello a rete; l’anticiclicità degli accantonamenti degli utili a riserva legale. Su queste basi va innescato, in maniera imprescindibile, un vero programma di innovazione, di Sistema, in grado di declinare tali specificità alla luce dei vincoli di sostenibilità del business bancario e dell’evoluzione nella user experience dei clienti. Qual è la risposta specifica della Federazione delle BCC di Lazio, Umbria e Sardegna? I risultati ottenuti dal sistema interregionale durante questi anni sono straordinari: i livelli di finanziamento, e dunque di sostegno al territorio, hanno mostrato dinamiche sempre superiori rispetto al mercato (nel 2012 +7% per gli impieghi economici), denotando altresì capacità distintive nella gestione e nel contenimento del livello di rischio complessivo. Quest’ultimo aspetto, oltreché dalle analisi andamentali, è stato riconosciuto anche da studi accademici quali, oltre la ricerca presntata alla Luiss, anche un recente articolo pubblicato sulla rivista Bancaria, condotto da ricercatori dell’Università di Roma Tre e dell’Università di Foggia, dal titolo “Il rischio di credito nelle Banche di Credito Cooperativo”, volto per l’appunto ad analizzare i livelli di correlazione - riscontrati minimali tra l’evoluzione dei volumi di impiego delle BCC Federlus e i livelli di rischiosità. Ma soprattutto, rileva il riscontro tempo per tempo positivo avuto dagli Organismi di Vigilanza e testimoniato, anche qui, dalle statistiche divulgate dall’Osservatorio nazionale sulla Compliance realizzato da Federcasse, che hanno evidenziato livelli sanzionatori minimi per l’intero sistema interregionale. Ciò avvalora la garanzia di stabilità che la rete, e in questo caso la struttura federativa, assicura alle BCC aderenti, attraverso l’outsourcing di funzioni - tutte le BCC associate hanno ad oggi esternalizzato totalmente le funzioni di Internal Audit, Com-
pliance e Antiriciclaggio - e l’erogazione di servizi ad alto valore aggiunto. Quanto la dimensione europea/internazionale delle regole incide sulla performance di una banca tradizionalmente legata ai territori e quali sfide questa scala rappresenta per il Sistema BCC? Il rapporto tra la dimensione europea e internazionale e il contesto creditizio locale è proprio il tema che sta alla base della nostra scelta di voler approfondire, in maniera scientifica, tali dinamiche. Le analisi presentate nel convegno di marzo a Roma dal professor Giorgio Di Giorgio evidenziano come l’attuale frammentazione dei sistemi economici, finanziari e bancari costituisce al momento un vincolo rispetto all’efficacia delle politiche economiche e monetarie europee. In prospettiva, ciò farà sì che il processo di integrazione a livello economico e finanziario non potrà che essere rafforzato, eliminando le barriere, standardizzando regole e comportamenti. Questa può essere una grande opportunità per le nostre BCC, chiamate rispetto a questi orizzonti ad essere elemento di “virtuosa sintesi” tra micro-contesto produttivo e politiche continentali, facendo leva su tutti gli aspetti positivi, suesposti, che connotano il modello. La condizione che sta alla base del cogliere tale opportunità risiede nella capacità delle BCC di essere viste, a livello nazionale e internazionale, come “Sistema”. In tutti gli ambiti in cui questo rileva: a livello regolamentare, a livello di vigilanza, a livello di mercato. Questo significa superare certe logiche associative e di “rappresentanza”, dando priorità, viceversa, alle logiche industriali e imprenditoriali. Costruire una credibilità fatta di regole interne e solidità. Dimostrare capacità nel coniugare “Sussidiarietà” e “Innovazione”. Proprio questi ultimi due principi sono stati ripresi e sviluppati in un recente paper di ricerca, cui ho contribuito insieme a Barbara Aquilani professore associato di Economia e gestione delle imprese all’Università della Tuscia di Viterbo, e Corrado Gatti, professore straordinario di Economia e gestione delle imprese all’Università La Sapienza di Roma,presentato al XXIV Convegno annuale di Sinergie, tenutosi a Lecce nel mese di ottobre 2012, che sintetizza, peraltro, le riflessioni condivise nell’ambito della nostra visita a fine 2011 presso le strutture tecniche del Crédit Mutuel a Parigi.
creditocooperativo • 31 • aprile 2013
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