Orizzonti 3 2011

Page 1

FEDERLUS

NUMERO 3 • 2011

PERIODICO DELLA FEDERAZIONE DELLE BANCHE DI CREDITO COOPERATIVO DEL LAZIO UMBRIA SARDEGNA

13 16 •

viaggio di studio a Parigi

OTTOBRE DUEMILAUNDICI



s

o

m

m

a

r

EDITORIALE DEL PRESIDENTE IL TEMPO DELLE SCELTE

i

o

NON SOLO BCC 3

SÌ, VIAGGIARE... MARATONA, CHE PASSIONE!

4

DALLA FEDERAZIONE

38 40

APPUNTI DEL DIRETTORE AUTONOMIA E COMPETITIVITÀ

PRIMO PIANO IL CRÉDIT MUTUEL: LA COOPERAZIONE DI CREDITO SI CONFERMA SOLUZIONE GLOBALE

6

SUSSIDIARITÀ E INNOVAZIONE PER LO SVILUPPO DEL CREDITO COOPERATIVO

10

PARTITO IL PROGETTO “CRESCERE CON I GIOVANI”

42

UN TARGET DA CONOSCERE E DA “COLTIVARE”

43

AI NASTRI DI PARTENZA

44

IL BUSINESS INTELLIGENCE MANAGEMENT

45

DAL MOVIMENTO ROMA 2011

CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE 2011

UN FUTURO DA COSTRUIRE INSIEME

14

HANNO DETTO DI NOI...

18

LA VOCE DEI PRESIDENTI DOPO “ROMA 2011”

20

PUNTO CONGIUNTURALE PER SALVARE L’EURO SERVE PIÙ CORAGGIO

24

POLITICHE DI SVILUPPO AGGIORNAMENTO SULLE FUSIONI

26

TESORI DEL TERRITORIO BCC DEI CASTELLI ROMANI UN MONDO DI SAPORI

28

BCC “G. TONIOLO” DI GENZANO QUELL’ANTICO PROFUMO DI PANE

31

BCC DEL TUSCOLO ROCCA PRIORA VINO E FUNGHI, UNA PRODUZIONE “DOC”

33

BCC DI FRASCATI QUANDO IL VINO RACCONTA LA STORIA DI UNA TERRA

34

BCC “S. BARNABA” DI MARINO I SUCCESSI DEL MARINO DOC

36

Direttore Responsabile: Maurizio Aletti

50

DALLE BCC BCC DI RIANO IL PREMIO MICHELE MAZZELLA PER UNA DRAMMATURGIA GIOVANE BCC DI ROMA I NOSTRI 150 ANNI CON GLI OCCHI DEI BAMBINI BCC DI FIUGGI DONNE E LAVORO NELLA SERATA CONCLUSIVA DEL FIUGGI FAMILY FESTIVAL BCC DELLA TUSCIA LA PAC DOPO IL 2013: ECCO LE PROPOSTE DELL’EUROPA BCC “G. TONIOLO” DI GENZANO ICCREA BANCA INCONTRA LA “TONIOLO” BANCA DI FRASCATI PRIMA CONVENTION ANNUALE PER I DIPENDENTI DELLA BANCA CRA DELL’AGRO PONTINO AGGIUNGI UN POSTO... AL CIRCO

52 52

53

53 54

55 57

NUOVI ORIZZONTI IL TREND “DEFLAZIONISTICO” DEL RISPARMIO

58

ULTIME

Immagini: Archivio Edicom, Archivio Federlus, Fabrizio Burelli, Simone Pagano, Microimages Fotolia Redazione: Alessandro Ceccarelli, Brunella Venier

INSIEME È UN’ALTRA MUSICA! UNITI PER AGIRE Hanno collaborato a questo numero: Anna Baldazzi, Martina Bonaldo, Giorgio Caporale, Alessandro Giannese, Fausto Giuliani, Daniela Marianecci, Cristina Meconi, Flavio Napoleoni, Antonella Gentili Pioppini, Sergio Troiani

60

Editore: EDICOM srl, iscritta al R.O.C. n. 8961 Finito di stampare: febbraio 2012 Tiratura: 2.500 copie


Centro Servizi Cooperativi

• back-office bancario • contabilizzazione e quadratura dei conti • carte di debito e di credito • assegni • monetica • bonifici • deleghe fiscali • portafoglio effetti • rete interbancaria • rete trasmissione dati

Ce.Se.Coop. Centro Servizi Cooperativi Viale Oceano Indiano 13/c 00144 Roma Tel. 065286/1 Fax 06 52862342 organizzazione@cesecoop.bcc.it

Un supporto concreto!


EDITORIALE

Il tempo delle scelte di Francesco Liberati

Il 2012 si presenta come un anno di cruciale transizione per il nostro Paese e per le nostre banche, chiamate ancora una volta a non far mancare il loro sostegno a famiglie e imprese, nel contesto della seconda fase di una crisi economica-finanziaria che dura da quattro anni. È convinzione comune che per dare seguito a questo riconosciuto ruolo, siamo chiamati, come singole banche e come sistema del Credito Cooperativo nel suo complesso, a compiere decisi passi in avanti sul piano del rafforzamento organizzativo e finanziario, nonché della ricerca di essenziali economie di scala. Le priorità sono state ampiamente focalizzate anche in occasione dell’ultimo convegno nazionale del Credito Cooperativo e, ora, si tratta di passare alla fase attuativa. Date le caratteristiche del nostro Movimento, non sarà un processo facile e colgo l’occasione per sollecitare ancora una volta uno sforzo essenziale di coesione propositiva. La coesione è un valore e, allo stesso tempo, un obiettivo fondamentale e fondante per il “futuro da scrivere”. Come Federazione Lazio, Umbria, Sardegna abbiamo dato un’eccellente prova di coesione con l’ottimo risultato in termini di apporto alla ricapitalizzazione del Gruppo Iccrea Holding da parte delle BCC associate. Le nostre BCC, infatti, hanno partecipato con un apporto maggiore rispetto a quello offerto in opzione e questo è senza dubbio motivo di soddisfazione per tutti noi, a conferma del ruolo della nostra Federazione nel consesso nazionale. Abbiamo così contribuito a porre le condizioni per un Gruppo bancario più forte e attrezzato a sostenere le importanti sfide che si prospettano. Con queste nuove risorse il Gruppo potrà continuare ad affiancarsi alle BCC non solo attraverso un’offerta sempre più integrata di prodotti e servizi, ma anche a sostegno delle realtà del sistema particolarmente colpite dalla crisi economico-finanziaria in atto. Ora il Gruppo deve rispondere alla nuova fiducia che gli è stata accordata e devo dire che vi sono molte importanti novità, con i risultati 2011 che confermano la bontà della direzione intrapresa. Dopo il riassetto imperniato sui pilastri di due banche di secondo livello – Iccrea Banca e Iccrea BancaImpresa – il Gruppo bancario supporta ora le BCC con due macrocategorie di servizi: una rivolta all’attività bancaria propria e l’altra rivolta alla clientela e in particolare alle imprese. Altra operazione significativa è stata l’acquisizione di Banca Sviluppo, società che in oltre dieci anni d’attività ha assicurato un sostegno concreto al Credito Cooperativo nelle aree di crisi. Ulteriore ambito in cui la Holding si sta muovendo è la costituzione di un tavolo di lavoro sui servizi informatici, problema questo essenziale per il futuro di tutte le BCC italiane. Finalmente si è deciso di fare passi concreti verso la polarizzazione del frammentato sistema attuale, un sistema che presenta duplicazioni e diseconomie che soltanto attraverso un’aggregazione organica potranno essere superate. Sul piano della ricerca di aggregazioni di sistema, la nostra Federazione vuole fare da apripista. È ormai cosa fatta l’accordo per l’aggregazione di Cesecoop, SOAR, UPF e il ramo Iside di backoffice in un unico polo. Un accordo che spero sia premessa di successi futuri e che ci piacerebbe fosse replicato anche in altri settori. Uno su tutti i servizi informatici, tendendo a più lungo termine alla costituzione di un unico macro sistema integrato di servizi di back office e informatici per le nostre banche.

3


APPUNTI DEL DIRETTORE

Autonomia e competitività di Paolo Giuseppe Grignaschi Dal 1° gennaio 2012 sono operative le due fusioni realizzate in Federazione tra la Banca di Mantignana C.C. Umbro e la Banca di Perugia di C.C. e tra la BCC di Palestrina e la BCC “S. Felicita M.” di Affile. Quello delle fusioni tra Consorelle sarà uno dei temi centrali che caratterizzerà l’evoluzione del Credito Cooperativo nei prossimi anni. Turbolenza, incertezza, forte cambiamento. Sono questi gli elementi che caratterizzano il momento attuale e che sono destinati a perdurare ancora per un po’. In tale contesto, la capacità competitiva dei singoli soggetti economici è posta fortemente sotto stress ed è condizione indispensabile per il mantenimento della propria autonomia. Ciò vale per tutti, a cominciare dagli Stati sovrani fino alle piccole e medie imprese e vale anche per le Banche di Credito Cooperativo. Da sempre, la difesa della propria autonomia è elemento cardine delle strategie delle BCC, in virtù della quale è stato costruito un Sistema a Rete che di detta autonomia è stato posto a presidio. Ciò vale anche per la nostra Federazione, il cui operato degli ultimi anni è la dimostrazione concreta di quanto si sia stati capaci di fare in proposito (si pensi alla BCC di Capranica, alla Banca della Tuscia di C.C. e, più di recente, alla BCC di Cagliari). Gli ultimi anni sono stati anni sostanzialmente favorevoli al sistema bancario in generale e, in particolare, a quello del Credito Cooperativo, che ha visto incrementare notevolmente la propria quota di mercato, le masse amministrate, la capacità reddituale e la presenza sul territorio. Si era stabilizzato anche il numero delle BCC, dopo che, nel periodo immediatamente seguente a quello dell’adozione del nuovo TUB, si era fortemente contratto. Oggi assistiamo ad una parziale inversione di tendenza, in un contesto in cui, pur continuando a crescere come quote di mercato e come presenza territoriale, siamo di fronte ad un forte rallentamento della crescita delle masse amministrate ed alla riduzione sia della nostra capacità reddituale, che del numero delle BCC. Quest’ultimo evento è la risultante del crescente verificarsi di processi aggregativi: ciò che inizialmente poteva apparire come una reazione spontanea ed episodica a determinate, particolari, situazioni di mercato sta diventando una linea evolutiva del nostro Sistema. Quanto detto è stato sancito in particolare dall’ultimo Congresso Nazionale, svoltosi a Roma dall’8 all’11 dicembre u.s., sia dal Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, Dott.ssa Tarantola, quando ha affermato che “Negli anni recenti le svalutazioni sui crediti hanno fortemente compromesso i margini reddituali, non più sostenuti dalla crescita dei volumi e gravati da una struttura dei costi particolarmente rigida”, sia dal Presidente di Federcasse, Avv. Azzi, quando ha affermato che “c’è una dimensione efficiente ed una dimensione coerente che debbono essere declinate nel definire concretamente, in relazione al mercato di riferimento, qual è la dimensione ottimale delle BCC”. La principale ragione alla base dei fenomeni aggregativi consiste in effetti nell’elemento dimensionale, tanto che, anche nei lavori preparatori allo stesso Congresso Nazionale, era stato evidenziato come il raggiungimento della cd. “dimensione minima” fosse condizione imprescindibile per ogni BCC. Per questo motivo si è anche proposto l’innalzamento dei requisiti dimensionali minimi per le Banche neo costituite. È sicuramente vero che esiste una dimensione al di sotto della quale è estremamente difficile potersi mantenere sul mercato, consistente nella dimensione individuata come necessaria per la costituzione di una nuova BCC, così come esistono sicuramente anche “dimensioni relative” minime riferibili a taluni indicatori chiave (su tutti il livello degli indici di patrimonializzazione e la redditività); ma ciò che, a mio avviso, fa, comunque, la differenza è la capacità competitiva, che non è necessariamente legata ad un fattore dimensionale individuabile a priori, ma alla più complessiva interazione tra la BCC ed il proprio territorio, alle caratteristiche di quest’ultimo e, soprattutto, alla qualità organizzativa della singola BCC, la quale a sua volta dipende, in larga misura, dal livello di integrazione con il sistema di riferimento, sia

4


a livello associativo, che imprenditoriale, e dalla capacità dello stesso di sostenere tutte quelle attività che la Banca può non svolgere direttamente. Queste considerazioni sono alla base delle linee guida che la Federazione ha sempre seguito nello sviluppo dei servizi alle Associate e nel valutare possibili aggregazioni tra di esse ed hanno ispirato le due operazioni di fusione, realizzatesi nel corso del 2011 e divenute operative dal 1° gennaio u.s., tra la Banca di Mantignana C.C. Umbro e la Banca di Perugia di C.C., in Umbria, e tra la BCC di Palestrina e la BCC “S. Felicita M.” di Affile, in Provincia di Roma. In quest’ultimo caso, la BCC di Affile aveva ritenuto opportuno, unitamente alla Federazione, di ricercare una possibile aggregazione non tanto in virtù della propria dimensione, sicuramente al di sopra di quella minima critica, quanto in relazione alle caratteristiche del proprio territorio di riferimento, nel quale la Banca, pur detenendo una considerevole quota di mercato non più ragionevolmente espandibile, non era in grado di generare quei volumi di attività necessari a mantenere un circuito reddituale tale da poter garantire un orizzonte di sviluppo nel medio e lungo termine e, di conseguenza, il perdurare del sostegno al territorio stesso. Anche nel caso della fusione tra la Banca di Mantignana C.C. Umbro e la Banca di Perugia di C.C., il percorso era stata avviato dalla seconda, di concerto con la Federazione, in ragione di motivazioni legate al territorio di riferimento. In questo caso, però, il territorio su cui insisteva la Banca offriva indubbie possibilità di sviluppo, essendo uno dei più importanti centri urbani di tutta la Federazione ed essendo la quota di mercato della Banca di Perugia di C.C. sicuramente espandibile; è stata, quindi, proprio la rilevanza del territorio e l’ampia possibilità di sviluppo dello stesso a consigliare di considerare l’ipotesi di fusione con una Consorella, per poter meglio cogliere le opportunità offerte dal mercato, dalla clientela e dalla stessa base sociale. In entrambi i casi, le operazioni sono state portate avanti, di concerto con la Federazione, con l’obiettivo di consentire al nostro Sistema Interregionale del Credito Cooperativo di servire al meglio i territori di riferimento, i propri Soci e la clientela delle Banche coinvolte ed il soggetto aggregante è stato identificato in una Banca “di alta qualità organizzativa”, secondo quanto ci ha detto la Dott.ssa Tarantola al nostro Congresso Nazionale, ovvero caratterizzata dalla “capacità di compiere scelte gestionali coerenti con le diverse fasi della vita della Banca ... accompagnando la crescita con una costante attenzione ai processi operativi … frazionando i rischi1”. Le modalità con cui sono state portate avanti le due operazioni si sono ispirate alle migliori prassi di riferimento, cominciando con la stesura di una lettera di intenti, in cui sono stati smarcati i tipici aspetti critici dell’aggregazione tra Consorelle, prevalentemente con riguardo alla Governance, e procedendo, poi, alla redazione dei piani industriali con la collaborazione di tutti i soggetti interessati. Sono stati, inoltre, curati con particolare attenzione sia l’aspetto relativo alla comunicazione sui rispettivi territori, che gli aspetti di carattere amministrativo, susseguenti anche all’operazione di fusione, che, come noto, non termina all’atto dell’approvazione dell’operazione da parte delle Assemblee delle Banche coinvolte, ma comincia con l’integrazione tra i soggetti interessati dal momento in cui la fusione esplica i propri effetti giuridici. Il resoconto dettagliato degli iter di fusione è riportato in un apposito estratto all’interno di questo numero della rivista. Il tutto è stato portato avanti con il massimo spirito di collaborazione tra la Federazione e le Banche stesse, al livello sia di Vertice amministrativo, che di controllo, che esecutivo. E soprattutto la Federazione è stata in grado di fornire a tutti i soggetti coinvolti il supporto necessario, senza dover ricorrere ad apporti esterni e riuscendo, quindi, a ridurre al minimo i costi. Dalle operazioni di fusione sono scaturiti due soggetti che, sia per struttura tecnica della Banca, che per posizionamento territoriale, sono perfettamente in grado di affrontare le difficoltà contingenti e le sfide future in posizione di forza. L’esperienza vissuta è certamente di buon auspicio e le operazioni concluse possono essere prese ad esempio. L’impegno della Federazione sarà sempre in difesa dell’autonomia di tutte le proprie Associate, la quale passa, innanzitutto, come già ricordato, dalla capacità competitiva delle stesse, che, a sua volta, non può prescindere dal supporto federativo. Pur tuttavia, sappiamo che altre operazioni di fusione dovranno essere poste in essere, non tanto per un difetto di gestione delle singole Banche, quanto per la presumibile evoluzione di fattori congiunturali e di mercato. È importante che tali operazioni, suffragate da oggettive ed approfondite analisi tecniche, vengano condotte, così come fatto per quelle precedentemente descritte, con la massima trasparenza e professionalità e con la massima attenzione ai costi, con l’unico obiettivo di rafforzare la presenza del Credito Cooperativo nei territori di riferimento dei soggetti interessati, al fine di accrescere la capacità competitiva di questi e continuare a servire un sempre maggior numero di clienti e di soci: in poche parole, per continuare a portare avanti la nostra missione secolare.

1

Cfr. “Il Credito Cooperativo del domani: sviluppo, efficienza e solidarietà”, pagg. 8/9 Intervento del Vice Direttore Generale della Banca d’Italia Anna Maria Tarantola. XIV° Congresso Nazionale del Credito Cooperativo, Roma dicembre 2011.

5


PRIMO PIANO

13 1B6 RE •

vi ag gi o

a P ar ig i d i st u d io

TILOAUNDICI OUTEM D

SPECIALE VIAGGIO A PARIGI

Il Crédit Mutuel: la cooperazione di credito si conferma soluzione globale

Il consueto appuntamento annuale di riflessione e approfondimento Federlus è stato caratterizzato da un’iniziativa inedita per il nostro sistema interregionale. Un viaggio di studio a Parigi con l’obiettivo di delineare possibili aspetti evolutivi per il Credito Cooperativo italiano, traendo spunto da una delle best practices europee in fatto di cooperazione bancaria 6


“La cooperazione di credito può essere una risposta alla finanza senza anima e senza cuore, quella finanza dove la persona non è mai al primo posto; siamo oggi qui per conoscere da vicino il Crédit Mutuel in una fase in cui il Credito Cooperativo italiano è chiamato a disegnare nuovi scenari per il proprio futuro e rispondere alle sfide

che lo attendono”. Queste le parole con cui, in apertura, il Presidente Federlus Francesco Liberati ha presentato i nostri intenti di studio e riaffermato la passione verso quei principi più che mai necessari nell’attuale scenario economico-finanziario globale. Gli stessi principi che, da una vita ormai, animano il

7


PRIMO PIANO

pensiero e l’impegno di Etienne Pflimlin, Presidente Onorario del gruppo francese, storica figura della Banca, ma anche personaggio di spicco della Cooperazione di Credito europea. “Sono lieto di accogliervi in questa nostra casa, la famiglia cooperativa” – esordisce il Presidente Pflimlin –, ed effettivamente, sentendolo parlare della crisi e del futuro finanziario globale, sembra di essere in Via Lucrezia Romana: “In un contesto europeo contrassegnato dalle idee liberali e dall’idea che le banche cooperative diventeranno banche capitalistiche, emerge che, invece, le banche cooperative hanno dimostrato non solo la loro capacità di resistenza ma anche la loro capacità di sviluppo, in due importanti direzioni: una, molto visibile, è quella della solidità finanziaria, ovvero l’evidenza secondo cui, anche in termini di consumo di prodotti tossici o di esposizione sragionata, noi siamo meno fragili rispetto ad altri. L’altro aspetto da sottolineare, e che talvolta forse si dimentica un po’ perché l’aspetto finanziario della crisi è l’aspetto più visibile, è che noi sappiamo continuare, in periodo di crisi, a sostenere lo sviluppo economico e sociale. Finanziamo

8

l’economia, e questa è la prima ambizione della banca cooperativa”. Rilancio dei principi storici, coerenza nella loro applicazione strategica ed invito alla condivisione e all’integrazione politico/diplomatica tra le varie esperienze cooperativistiche europee, sono i cardini dell’intervento del Presidente Pflimlin. Ma a seguire c’è stato dell’altro, riguardante in primis la declinazione che il gruppo francese è riuscito a dare negli anni a quei principi. “È interessante vedere che ancora oggi gli assi strategici sono identici a quelli che erano venticinque-trent’anni fa – ha detto Pflimlin –: il primo asse è costituito dalla banca di prossimità, dalla banca di servizio per lo sviluppo del territorio. Poi c’è la banca-assicurazione: il Crédit Mutuel l’ha inventata negli anni Settanta. Infine la banca di tecnologia: abbiamo una tecnologia molto performante che continuiamo a sviluppare, in particolare nella direzione di una estensione della nostra attività per la diffusione dei cellulari come mezzo moderno di pagamento. Altro aspetto: siamo una banca cooperativa e mutualistica. Sono veramente convinto che la strategia intrapresa fin dalle origini è la strategia che dobbiamo continuare a mantenere anche negli anni futuri”, conclude Etienne Pflmlin. In particolare, il presidio della stabilità – rimarcato dal Presidente Pflimlin come asset strategico fondamentale – è stato perseguito negli anni costruendo modelli e strutture rivelatisi in grado di preservare quell’asset in un contesto sempre più instabile, anche conquistando la fiducia del regolatore francese. Modelli e strutture presentati da Ives Tabellion, Ispettore Generale del Gruppo Crédit Mutuel e Segretario Generale del Comitato di AuFrancesco Liberati: dit. “Abbiamo un regime “La cooperazione molto particolare per l’approdi credito può vazione dei conti delle casse essere una risposta locali. Le casse locali sono alla finanza strutture a capitale variabile senza anima e questo significa che l’ispee senza cuore, zione si fa a livello regioquella finanza nale”. Già dalle prime battute dove la persona emerge con chiarezza il grado non è mai di integrazione che il gruppo al primo posto” francese si è dato in termini di governance e di gestione dei rischi di gruppo. “Non abbiamo sindaci esterni per il controllo: questa facoltà risale al 1985 e la usiamo ancora oggi. Le ispezioni nelle regioni hanno uno scopo di controllo, come fanno i sindaci per i conti delle società. Il consiglio di amministrazione della Confederazione Nazionale, che è l’organo


deliberante, definisce i principi di funzionamento, convalida l’organizzazione del controllo adottato dai gruppi regionali. Inoltre, altra particolarità interessante da segnalare consiste nel fatto che, se arriva un nuovo Ispettore Generale in un gruppo regionale, viene chiesto a noi, Audit Confederale, di fare una verifica entro dodici mesi

negli anni scelte organizzative e di business complesse, a volte difficili da capire da parte di chi, come noi, ha preso decisioni di diversa portata, preservando un minor grado di integrazione: tra i livelli interni, tra l’anima cooperativa e quella bancaria. Complessità che emerge da quanto detto dagli stessi esponenti del management francese. Secondo Gérard Leseul – Direttore della Comunicazione e delle Relazioni Istituzionali – “abbiamo sempre una certa preoccupazione quando presentiamo il Crédit Mutuel, e questo per un motivo semplice: oggi è un gruppo cooperativo complesso dove lavorano migliaia di persone. Abbiamo 75.000 dipendenti, di cui la metà nel core business e l’altra metà nelle filiali, Etienne Pflimlin: alcune delle quali possono essere quo“Noi sappiamo tate in borsa, come il CIC che è stato continuare, in periodo acquisito dieci anni fa. CIC era una di crisi, a sostenere grande banca commerciale, che rilo sviluppo economico mane quotata in borsa anche se il Crée sociale. Finanziamo dit Mutuel è proprietario al 97% delle l’economia, e questa azioni. Poi abbiamo comprato anche è la prima ambizione la Cofidis e, dunque, progressivadella banca mente, abbiamo messo in campo uno cooperativa” sviluppo che rende il nostro mondo dalla nuova entrata in funzione: vediamo cosa un po’ più complicato”. ha fatto durante un anno e prepariamo una reUna complessità reale, ma che ha perlazione che viene sottoposta al Comitato di Audit che messo a questo gruppo, con scelte opportune, di diventare dà il suo parere; questo parere viene trasmesso al consiuna delle realtà cooperative più importanti d’Europa, glio di amministrazione della Confederazione”. E provalorizzando la propria identità e arricchendola con la segue: “Lo Statuto dispone di esercitare un controllo visione strategica di una grande banca internazionale. amministrativo, tecnico e finanziario sull’organizzazione In termini strategico-organizzativi, come ben evidenziato e sulla gestione. All’inizio c’erano le casse locali e reda Marie Christine Caffet – Responsabile dello svigionali, oggi agiamo a livello dei gruppi regionali e raluppo prodotti – l’evoluzione dei servizi e delle attività ramente andiamo nelle casse locali”. dei vari livelli, è stata guidata non dall’accentramento Un grande gruppo cooperativo, insomma, che condivide ma dalla sussidiarietà, principio cardine dell’evoluzione la nostra stessa matrice valoriale ma che ha compiuto di gruppo.

9


PRIMO PIANO

Sussidiarietà e innovazione per lo sviluppo del Credito Cooperativo L’osservazione dell’esperienza francese ci ha mostrato come una risposta a questa sfida la si può trovare se i cambiamenti anzidetti saranno pensati, progettati e implementati sulla base dei principi della sussidiarietà e dell’innovazione. Il significato essenziale del principio di sussidiarietà risiede nell’idea che una società, un’organizzazione o un’istituzione di ordine superiore a un’altra, non debba interferire nell’attività di quest’ultima, limitandola nelle sue competenze, ma debba piuttosto sostenerla in caso di necessità e aiutarla a coordinare la sua azione con quella delle altre componenti, in vista del bene comune. L’innovazione è da in-

10

tendersi in senso ampio e in un’ottica economico-manageriale, quale decisione imprenditoriale di modificare le vie di governo e gestionali esistenti, impostando dinamiche evolutive di portata più o meno ampia, comunque destinate a tradursi in sviluppo, ossia in miglioramenti di efficienza, efficacia e redditività. Le direttrici del cambiamento Struttura e governo del sistema I limiti dell’attuale assetto associativo e imprenditoriale del Credito Cooperativo, riconducibili a cause tanto endogene quanto esogene, sono essenzialmente attribuibili,


Il rinnovamento che il sistema del Credito Cooperativo sarà chiamato ad intraprendere non può prescindere dalla duplice anima bancaria e cooperativa (a mutualità prevalente). La sfida è dunque nel trovare quella combinazione di caratteri che, per ciascun fattore oggetto di cambiamento – governance, associazionismo e operatività – garantisca un rapporto virtuoso tra le due anime sotto un profilo generale, a questioni di efficacia, anzitutto in termini di capacità di risposta alle esigenze delle BCC e, quindi, dei soci e dei clienti, e di efficienza, ossia di realizzazione di maggiori economie di scala e di scopo. Entrando più nello specifico, le problematiche oggetto di riflessione possono essere identificate nell’esigenza: • di consolidare il dialogo, di stringere il legame tra le BCC e il livello nazionale (Gruppo Bancario Iccrea o

GBI), sia proseguendo sulla strada già imboccata della configurazione di un nuovo modello di servizio del GBI, sia rafforzando le strutture regionali e creandone di interregionali, con funzioni e/o attribuzioni che diano maggiore organicità al sistema; • di perseguire un miglioramento in termini di efficienza e qualità attraverso l’accorpamento di alcune attività e funzioni aziendali a livello federale, interfederale e nazionale, tenendo anche conto del criterio di prossimità del servizio. Operativamente i problemi individuati possono trovare una via di risoluzione in nuovi assetti pensati e costruiti sulla base dei principi della sussidiarietà e dell’innovazione. Il problema al primo punto, relativo alla distanza tra le BCC e il GBI, può essere affrontato – oltre che, come detto, con la prosecuzione della già avviata configurazione di un nuovo modello di servizio del GBI – attraverso un maggiore decentramento, soprattutto sul fronte dei servizi alle BCC (e.g. A.L.M., gestione crediti, multimedia, definizione e progettazione dei prodotti, marketing operativo), del GBI, con la previsione in tal senso di un maggiore contributo delle Federazioni Locali. Queste ultime dovrebbero rafforzare il loro ruolo di coordinamento tra il primo e il terzo livello, integrandosi nel suddetto processo di decentramento e qualificandosi sempre più quale connettore tra questi livelli, nonché trasduttore delle necessità concrete e quotidiane delle banche locali. Per quanto concerne il problema relativo al secondo punto, ossia l’efficienza e la qualità da perseguire tramite l’accorpamento di attività e funzioni aziendali, nell’ottica del principio della sussidiarietà e sotto la spinta di una rinnovata esigenza di standardizzazione e specializzazione di alcune funzioni, possibili soluzioni in tal senso potrebbero essere individuate: 1. nel rafforzamento dei poteri organizzativi e di indirizzo delle Federazioni Locali, nella direzione già proposta da altre Federazioni nell’ambito dei lavori preparatori del Congresso Nazionale (e.g. certificazione dei piani strategici/piani sportelli delle associate da parte della Federazione e/o azioni di richiamo rispetto a condotte gestionali non rispondenti alla sana e prudente gestione e a quanto rilevato dalle strutture di controllo della Federazione); 2. nella riduzione del numero di Federazioni Locali, con la confluenza di quelle più piccole in quelle territorialmente più vicine, anche attraverso la definizione di un livello minimo di volume di attività – individuabile, ad esempio, in 4/5 mln di euro, al netto della componente informatica – e un numero di BCC adeguato; 3. nell’intervento su funzioni aziendali e servizi di sup-

11


porto alle BCC secondo una logica di prossimità di servizio, efficienza e qualità. Intervento perseguibile attraverso due vie: 3.a) creazione di “Centri di Eccellenza Interfederali”, realtà in cui verrebbero integrate e coordinate alcune attività interne alle Federazioni Locali; 3.b) rafforzamento delle Federazioni Locali e della Federazione Nazionale tramite l’accentramento a questo o a quel livello di alcuni servizi di supporto. La logica sottostante a questa strategia di riorganizzazione non è quella dell’accentramento o del decentramento, ma quella della sussidiarietà, logica in cui prevale l’opportunità di far svolgere un determinato compito a chi lo sappia meglio adempiere nell’interesse di tutti. Contenimento dei costi, specializzazione dei servizi, standards qualitativi superiori e più uniformi rappresentano i fondamentali vantaggi potenzialmente ottenibili da questa proposta di riorganizzazione. Ai quali potrebbe aggiungersi una rinnovata organicità di sistema, con la possibile conseguenza virtuosa di un maggior commitment interno e di una maggiore unitarietà esterna. Capitale La politica perseguita dalle BCC è stata da sempre orientata al rafforzamento patrimoniale e oggi lo deve essere ancora di più. Ciò per un duplice ordine di motivi. L’uno, difensivo, è da ricondursi alla necessità di proteggere le banche dagli effetti della crisi, che continua a qualificare l’evoluzione del sistema economico-finan-

12

ziario. Occorre dunque capitale per far fronte, con serenità e fiducia, alla crisi che continua a manifestare i propri effetti su imprese, famiglie, Stato e mercati. Occorre capitale perché le conseguenze della crisi tendono a manifestare, con crescente evidenza, l’importanza di mantenere un presidio dei rischi quanto più elevato possibile e di ripristinarlo nei casi in cui abbia raggiunto livelli di ridotta sicurezza. L’altro motivo, espansivo, attiene alla necessità di proseguire negli investimenti: è solo grazie a questi che può costruirsi il futuro. Occorre dunque capitale per poter proseguire nel percorso di costante impegno verso la mutualità – tra soci, verso il territorio, verso il sistema cooperativo, tra generazioni –, per poter mantenere la dovuta apertura alle richieste della clientela retail e corporate e per poter guardare alla crescita dimensionale e al miglioramento della competitività. A fronte di tali crescenti esigenze di patrimonializzazione, i tradizionali strumenti di capitalizzazione delle BCC, così come del Gruppo Bancario Iccrea, non appaiono più sufficienti. Operativamente si segnalano i seguenti interventi: • previsione di nuove forme di partecipazione al capitale che comprendano anche talune forme di remunerazione e mix differenti di diritti amministrativi e patrimoniali, con conseguente modifica legislativa dell’art. 150 bis del T.U.B. al fine di rendere applicabile l’art. 2526 del codice civile anche alle BCC; • definizione di un vincolo (dunque obbligatorio) di in-


vestimento nel capitale del Gruppo Bancario Iccrea (e.g. nella misura del 6% - 8% del patrimonio di vigilanza delle BCC). Tecnologia Il rinnovamento del sistema del Credito Cooperativo dovrà infine essere perseguito sul fronte dell’innovazione tecnologica. Una direttrice questa che appare assolutamente ineludibile, atteso che l’evoluzione dello scenario socio-economico, in generale, e del contesto di operatività delle banche, in particolare, è investito – ormai da anni – da profondi cambiamenti indotti proprio dall’innovazione tecnologica. In particolare, il rinnovamento del sistema del credito cooperativo dovrà essere perseguito ricercando soluzioni nell’ambito dell’information technology (IT) idonee a sostenere lo sviluppo dei margini del sistema, ma anche nuovi e maggiori benefici per i suoi clienti in termini di qualità ed efficienza dei servizi resi. Infatti, l’essere banche a forte vocazione territoriale e sociale, dove la per-

sona è posta al centro della finanza e dove la tradizione è un impegno fortemente sentito, non significa affatto dover abbandonare o rinunciare aprioristicamente al ruolo di leadership tecnologica né all’essere una banca high tech. In altri termini, non c’è alcuna contraddizione o incompatibilità tra valori della cooperazione di credito e frontiera tecnologica. In questo senso, occorrerà rendere sempre più automatizzato, facile, veloce e sicuro l’accesso, anche a distanza, agli sportelli, per servizi quali bonifici, addebiti e ricari-

che telefoniche. Il mobile banking, tramite smart-phone e computer, avvicinerà sempre di più la banca al cliente, rappresentando uno dei trend bancari valutati, pressoché unanimemente, come tra i più promettenti e durevoli per il prossimo futuro. A ciò si aggiunga il proliferare di norme volte ad ostacolare il riciclaggio, che sta determinando un uso crescente del “denaro di plastica”.

Operativamente gli interventi ipotizzabili per il sistema del Credito Cooperativo potrebbero essere volti a: • definire un nuovo modello di servizio che declini la prossimità alla luce degli attuali sviluppi tecnologici e di fruizione dei servizi finanziari, operando su filiali, sistemi di pagamento e web e mobile banking; • integrare l’attuale offerta informatica in un unico sistema informatico nazionale; • creare un “Comitato Nazionale Innovazione Tecnologica” del Credito Cooperativo, adeguatamente composto, volto a prefigurare possibili scenari evolutivi, declinandoli in progetti concreti di innovazione tecnologica per le BCC. L’auspicio è che con passo anche lento, ma costante, si persegua la via del rinnovamento, possibilmente agendo contemporaneamente sui tre fronti qui delineati, sicuramente guardando con fiducia, ottimismo e coraggio al futuro del Movimento. Corrado Gatti Sapienza Università di Roma

13


ROMA 2011

Un futuro da costruire

insieme

Il XIV Congresso Nazionale del Credito Cooperativo, tenutosi a Roma lo scorso dicembre, ha ribadito l’importanza delle BCC a sostegno dell’economia reale e la necessità di nuovi strumenti organizzativi

14


“Futuro da scrivere. Sguardi, strategie, strumenti delle BCC per accompagnare l’Italia”: questo il tema di fondo che ha caratterizzato il XIV Congresso Nazionale del Credito Cooperativo, svoltosi presso il PalaBCC della Nuova Fiera di Roma dall’8 all’11 dicembre scorsi, e che ha visto la presenza di oltre 2mila rappresentanti del sistema BCC. Un evento non rituale, a sei anni dall’ultima assise di Parma, che ha voluto fare il punto sullo stato di salute della cooperazione mutualistica di credito del nostro Paese e sulle sue strategie di sviluppo. Come ha sottolineato il Presidente di Federcasse Alessandro Azzi nella sua relazione di apertura, in tempi di “inquietudini e timori” la cooperazione di credito italiana ha voluto presentarsi di fronte al Paese, da un lato per riaffermare con orgoglio l’importanza del proprio ruolo di sostegno all’economia reale, dall’altro per dire con chiarezza che il modello delle BCC ha ora bisogno, per riuscire a disegnare un futuro a beneficio del sistema Paese, di nuovi strumenti organizzativi come anche di una rinnovata attenzione da parte dei regolatori del mercato,

Uno dei momenti più significativi del Congresso è stato l’annuncio dato dal Vice Direttore Generale della Banca d’Italia Anna Maria Tarantola della approvazione dello Statuto del Fondo di Garanzia Istituzionale da parte dell’Autorità di Vigilanza

nel tentativo di salvaguardare quella “biodiversità bancaria” che, per le BCC, rappresenta un valore da difendere. Numeri alla mano il modello BCC ha dimostrato di svolgere compiutamente, dallo scoppio della crisi, la propria tradizionale funzione anticiclica e di andare in controtendenza perfino rispetto alle dinamiche occupazionali. Ha incarnato, cioè, un modo di fare banca avvertito dalla gente come capace di contrastare efficacemente le derive della finanza speculativa. Lo ha riconosciuto anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo messaggio augurale ai Congressisti, laddove ha ribadito come “il modello del Credito Cooperativo basato sui principi della democrazia economica ha contribuito fortemente alla crescita sociale e civile” dell’intera nazione. Uno dei momenti più significativi del Congresso è stato l’annuncio dato dal Vice Direttore Generale della Banca d’Italia Anna Maria Tarantola, della approvazione – avvenuta nei giorni precedenti – dello Statuto del Fondo di Garanzia Istituzionale del Credito Cooperativo da parte dell’Autorità di Vigilanza. Un progetto che consentirà

15


ROMA 2011

adesso alle BCC di presentarsi al Paese come un gruppo bancario integrato, il quarto per dimensioni, ma che opera nel rispetto della autonomia di ciascuna delle oltre 400 Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali italiane. La ratio del Fondo è quella di definire un sistema in grado di beneficiare, alla luce delle normative comunitarie, della ponderazione zero sui crediti infragruppo. Esso costituisce altresì una realtà innovativa di early warning basata su parametri condivisi, al fine di tenere costantemente in sicurezza la rete solidale delle BCC. Molti gli interventi che hanno animato i giorni congressuali. Il Presidente Francesco Liberati, parlando a nome della Federazione Lazio, Umbria, Sardegna, ha rimarcato come il rinnovamento che il sistema del Credito Cooperativo è chiamato a intraprendere non possa prescindere dal considerare la duplice anima delle Banche di Credito Cooperativo, bancaria e di mutualità prevalente. “Coniugare efficacemente questa nostra duplice anima – ha detto Liberati – anche per le BCC di più grande dimensione, rimane la sola possibilità per competere efficacemente in un mercato che tende come non mai a concentrare le dimensioni competitive, finanziarie e organizzative”. La sfida è dunque nel trovare quella combinazione di caratteri che, per ciascun fattore oggetto di cambiamento (governance, associazionismo e operatività) garantisca un rapporto virtuoso tra le due anime. A tale proposito – ha sottolineato Liberati – la Federazione Lazio, Umbria, Sardegna, parallelamente ad altre Federazioni che si sono impegnate nei lavori preparatori, ha predisposto un contributo propositivo recepito nel documento preparatorio. Tali proposte sono focalizzate a livello di struttura e governo proprietario, associativo e tecnologico, delineando anche possibili proposte evolutive. Il Presidente di Iccrea Holding Giulio Magagni ha sottolineato che la rete del Credito Cooperativo rischia di risultare in alcuni casi inefficiente a causa di duplicazioni e sovrapposizioni di agenzie su uno stesso territorio. Non sono casi isolati, ma il frutto di una scelta miope, destinata ad aumentare i problemi: “crescere orizzontalmente è oggi ana-

16

cronistico”. La rete deve essere governata, ha aggiunto, e a governarla devono essere soprattutto le banche di secondo livello. Che questa sia la strategia giusta è confermato dall’esito del recente aumento di capitale (500 milioni di euro in due anni), che ha visto un’adesione compatta da parte delle BCC, segno di fiducia nei progetti che si stanno portando avanti. “Quello che ancora manca è un’educazione alla responsabilità imprenditoriale. Manca l’audacia, il coraggio di fare scelte anche impopolari”. Il presidente di Iccrea Holding ha quindi ricordato il dialogo iniziato e sviluppato dalle banche di secondo livello del sistema in materia di liquidità. E si è augurato che questo spirito di collaborazione, questa sinergia, possa trovare applicazione anche in altri ambiti, in primis l’informatica. Tutti gli attori del sistema - ha concluso Magagni - ognuno nel proprio ruolo, devono fare il loro dovere: “Testa, cuore e fegato a disposizione del Credito Cooperativo”. Il Presidente di Confcooperative Luigi Marino ha evidenziato come il sistema di imprese che fanno capo alla cooperazione raccolga tante affermazioni di stima che purtroppo però spesso non si traducono in fatti concreti. Ne sono la riprova le due manovre economiche dell’estate scorsa che hanno penalizzato pesantemente il movimento cooperativo. “Mentre, invece, proprio grazie alle cooperative, interi settori economici – pensiamo solo al welfare – hanno consentito al nostro Paese di tenere in vita settori essenziali”. Lo stesso si può dire per le BCC, che hanno davvero continuato a sostenere l’economia reale. Il Presidente di R.ete. Imprese Italia Ivan Malavasi ha messo l’accento sul valore delle reti di impresa, spazio significativo di analisi ed azione per le scelte produttive ed organizzative delle aziende, soprattutto


di quelle medio piccole, che poi sono l’ossatura del tessuto produttivo nazionale. “Le reti – ha sottolineato Malavasi – possono essere una risposta organizzativa rispetto alla necessità di innovare, di adattarsi ai mutamenti, di fare alleanze con chi possiede nuove conoscenze per misurarsi qualitativamente con la competizione internazionale di grandi players”. Il Presidente della Piccola Industria di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha ragionato sul futuro delle PMI italiane, che devono fare i conti con una situazione del tutto nuova rispetto al passato. “Ora – ha detto – le nostre imprese, dopo un percorso storico che, partendo dalle imprese patriarcali è passato per quelle familiari, devono essere capaci di ragionare su basi innovative”. Questo impone anche una crescita culturale per uscire da un eccessivo individualismo e un ragionamento su nuove forme di alleanze in una logica di integrazione. Il Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana Giuseppe Mussari ha parlato invece del ruolo del sistema bancario italiano, “sistema sano, indispensabile al Paese”, rivendicando con orgoglio le tante iniziative messe in atto dal sistema nel suo complesso dallo scoppio della crisi. Nel merito della situazione attuale, Mussari ha ricordato come le banche italiane non abbiano titoli tossici, bensì una raccolta prevalentemente basata su depositi e obbligazioni, una ottima qualità del capitale, una bassa leva finanziaria. Ma ora i problemi sono tali da mettere in crisi anche sistemi sani. Il sistema bancario, ha continuato il Presidente Abi, vuole offrire ancora al sistema Paese il proprio contributo, consapevole che ancora molto si può e si deve fare. Nello specifico, ad esempio, del tema della tracciabilità, è vero che l’uso del contante in Italia ha dimensioni abnormi e questo favorisce sicuramente l’evasione fiscale. Le banche offrono la loro piena disponibilità a ragionare su come venire incontro alle esigenze delle fasce sociali più deboli, a patto che si sappia che un maggiore utilizzo della moneta elettronica sarà comunque un servizio che comporta per il sistema bancario rischi e costi. Uno sguardo all’Italia del futuro non convenzionale è stato

poi quello offerto al Congresso dal presidente del Comitato per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia Giuliano Amato. “Quando usciremo da questa crisi nulla sarà come prima”, ha detto: il rischio è quello di un futuro con standard di vita inferiori in un mondo di competizione spinta fino all’eccesso, dove chiunque potrà rimpiazzare un produttore velocemente, mettendo sul mercato le stesse cose a costi inferiori, con tutte le conseguenze che questo comporta. “Ma di fronte a questa prospettiva – ha poi aggiunto Amato – noi italiani continueremo ad avere un vantaggio competitivo, conseguenza di ciò che siamo riusciti ad essere finora. Noi non ci limitiamo a vendere beni e servizi. Noi vendiamo Italia”. E “Italia” è una parola che vuol dire saper mettere insieme input diversi tra loro, capacità di fare comunque sintesi tra culture e genti diverse. Nel suo intervento di chiusura il Presidente Azzi ha affermato che da questo congresso il movimento del Credito Cooperativo porta a casa quattro cose in particolare: “consapevolezza, coscienza, risultati, determinazioni. La consapevolezza che i problemi si risolvono insieme, la coscienza che i problemi sono comuni, un risultato straordinario e non scontato come l’approvazione dello Statuto del Fondo di Garanzia Istituzionale, la determinazione di agire rapidamente per dare risposte concrete ai tanti temi richiamati in tre giorni di congresso”. In particolare, per quanto riguarda il FGI, ora bisogna procedere speditamente: ricordando le sollecitazioni della Banca d’Italia, Azzi ha auspicato una adesione ampia delle BCC, il riconoscimento del nuovo sistema a fini prudenziali, l’avvio della sua piena operatività. Il Presidente è poi passato a sottolineare la necessità di fare, sempre di più e meglio, “rete”, anche dotandosi di strumenti nuovi capaci di portare a buona sintesi le tante istanze che nascono dal territorio. Per quanto riguarda il tema chiave della gestione della liquidità e della rete, Azzi ha sottolineato come le risorse finanziarie, sempre più preziose, vanno dedicate al finanziamento del sistema e fatte circolare all’interno del sistema. “In tutto questo avranno un ruolo sempre maggiore anche le banche di secondo livello”. Le BCC, ha concluso il Presidente di Federcasse, restano al centro di tutto il sistema, che intende valorizzare sempre di più e meglio l’autonomia delle singole realtà. Su questo tema specifico, ha sottolineato che “una BCC non potrà essere autonoma se non nasce sufficientemente robusta”. Per questo, ha ricordato, “abbiamo deciso di dotarci di una policy precisa per le costituende BCC, aumentando numero minimo di soci e requisiti minimi di capitale”.

17


ROMA 2011

Hanno detto di noi... Anna Maria Tarantola Le BCC più solide non hanno fatto mancare il proprio sostegno alle imprese che presentavano concrete prospettive di risanamento e rilancio. Ma si sono distinte anche per la capacità di gestire con efficacia relazioni con operatori economici meno meritevoli. Antonio Tajani Il vostro lavoro è prezioso. Se l’Italia ha affrontato la crisi lo si deve alle risposte del sistema bancario, ma anche e soprattutto alle BCC.

Luca Enriques Le BCC subiscono le conseguenze negative che gli oneri amministrativi hanno sulle piccole imprese che ne rappresentano la principale clientela: un elemento che si ripercuote poi sui benefici di carattere mutualistico che esse sono in grado di assicurare ai propri soci, spesso a loro volta piccoli imprenditori. Hervè Guider La sfida dei valori sollecita la nostra capacità d’inventare un nuovo progetto di cooperazione fondato su un posizionamento sociale, territoriale e solidale, mentre si sviluppano nuovi tipi di rete sociale come facebook e le nuove tecnologie fanno scomparire il concetto di territorio. Stefano Zamagni La sfida consiste nel superare la logica della separazione fra banca e cooperativa, ossia fra efficienza e identità cooperativa. Questi due aspetti devono correre paralleli, evitando la logica dei due tempi (prima della banca e poi della cooperativa). Alessandro Carretta La rete del futuro del Credito Cooperativo nasce anche a livello individuale, deve essere dentro ciascuno di noi, prima che fuori.

18


Pier Ferdinando Casini Il Fondo di Garanzia Istituzionale (FGI) è un passaggio fondamentale sul cammino di sviluppo intrapreso dal Credito Cooperativo. Le BCC svolgono un ruolo fondamentale. C’è un mercato che solo voi potete soddisfare.

Mauro Magatti Le BCC hanno degli spazi d’azione interessanti. In primo luogo, il welfare e la previdenza: oggi questo è un settore strategico, che ha un grande potenziale di sviluppo ma che richiede innovazione.

Lorenzo Ornaghi Il Credito Cooperativo è una delle parti che formano la società del nostro Paese e come tale ha il difficile ruolo di coniugare il labile confine che c’è tra la conservazione del passato e l’interpretazione delle tendenze innovative.

Carlo Fratta Pasini Le banche popolari e le Banche di Credito Cooperativo in questo periodo di crisi finanziaria hanno condiviso la comune visione di banche di prossimità, di vicinanza alle comunità locali.

Card. Gianfranco Ravasi L’unico pronunciamento veramente politico di Gesù è quello della frase su Cesare tratta dal Vangelo di Marco: “Rendete a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quello che è di Dio”. Il versetto spiega che l’economia è dello Stato ma la fa la persona.

19


ROMA 2011

LA VOCE DEI PRESIDENTI

Dopo “Roma 2011” A conclusione del XIV convegno nazionale del Credito Cooperativo abbiamo posto le seguenti domande a due nostri Presidenti per un bilancio prospettico 1. Qual è il messaggio di fondo che scaturisce dal XIV Congresso di Roma? 2. Quali sono i fattori di intervento prioritario dove concentrare l’attenzione? 3. Qual è il ruolo che sono chiamate a svolgere le Federazioni Locali?

Trasformare il risparmio in fattore di sviluppo Maurizo Manfrin Presidente CRA dell’Agro Pontino 1. Negli ultimi anni il tema centrale dell’annuale assemblea di Federcasse è sempre stato il futuro, a cui guardare con fiducia ma anche con la consapevolezza della difficoltà del momento. Il “futuro da scrivere” è stato necessariamente il tema centrale anche del XIV convegno nazionale. Gli eventi che si sono susseguiti in questi anni hanno, di fatto, reso più forte la consapevolezza che il futuro non è più quello di una volta e certamente non lo è neanche il presente.

20

In occasione della crisi finanziaria, il modello di banca che tende ad instaurare relazioni durature con la clientela dal lato sia della raccolta che dell’erogazione del credito, che il nostro Movimento incarna, è risultato vincente e si è rivelato un importante elemento di tenuta del sistema. Ora la sfida è rilanciare l’azione, adoperandosi nella missione centrale di chi opera nel credito contribuendo a trasformare il risparmio in fattore di sviluppo economico e sociale e attenuando, per quanto possibile, le difficoltà dell’economia reale alla ricerca della creazione di valore per l’intera comunità e non di extra-profitti per pochi esperti di speculazioni. Stiamo attraversando una fase storica molto difficile, in cui persino l’ideale d’Europa sembra a rischio. La crisi, però, non ha solo aspetti quantitativi. Come ormai tutti dicono, essa cambia anche la qualità del vivere, del lavorare, del produrre secondo la formula del “niente è più uguale a prima”. Da questa fase si esce solo ricercando dimensioni efficienti attraverso un modello di business che rappresenti al meglio la volontà di creare valore “al plurale”. Che punti alla ricerca dell’allocazione migliore delle risorse a disposizione, che sappia sfruttare al meglio le sinergie del sistema a rete e che punti sulla qualità della classe dirigente e sulla selezione di amministratori capaci, anche attraverso la garanzia di un fisiologico ricambio. Accanto a questi elementi di discontinuità va, però, necessariamente ricercato un elemento di continuità: la capacità di interpretare al meglio le esigenze del Paese, perché solo così si può esercitare al meglio il “vecchio” mestiere del banchiere. 2. Rigore e sviluppo sono due orientamenti che nel quadro economico attuale non possono essere pensati come alternativi. Adoperarsi per lo sviluppo senza aderire a una logica di rigore finirebbe con il proporre un modello di crescita non sostenibile. Una crescente attenzione va quindi posta a:


– rafforzare il legame con il territorio avendo la capacità di rispondere alle aspettative che sorgono all’interno della comunità di riferimento, ma senza allontanare le politiche del credito da una sana e prudente gestione; – intervenire sulla struttura dei costi ricercando possibili economie di scala e di scopo attraverso un più ampio ricorso all’outsourcing e al sistema a rete, oltre che attraverso una “razionalizzazione” dei sistemi informativi basata su motivazioni esclusivamente tecniche; – una maggior sinergia sul versante imprenditoriale (erogazione dell’intera gamma dei servizi bancari e parabancari) e su quello della gestione della liquidità con le banche di secondo livello; – la cura delle relazioni con il cliente perseguita anche attraverso una costante attenzione all’innalzamento degli standard formativi, anche identitari, del personale dipendente. 3. Un’elevata qualità dei sistemi associativi, prime fra tutte le Federazioni Locali, è un obiettivo da conseguire con determinazione e tempestività per “scrivere” un futuro di sostenibilità. La Cassa, in questi anni, ha fortemente apprezzato il ruolo di snodo nevralgico svolto dalla propria Federazione Locale, che ha saputo coordinare diverse iniziative, mettendo a fattore comune conoscenze e competenze, anche attraverso la realizzazione di tavoli di lavoro con-

giunti. Tali iniziative progettuali, assieme a momenti di coordinamento e di confronto, che in questi anni non sono mancati, hanno portato all’applicazione di soluzioni e di supporti metodologici sviluppati sia a livello di Federazione Nazionale, ma soprattutto in autonomia dalla nostra Federazione, che ci hanno permesso di lavorare meglio non soltanto nell’ottica dell’adeguamento regolamentare, ma anche nella logica della personalizzazione e della valorizzazione delle connotazioni distintive del nostro modello operativo ed organizzativo. Ciò ha consentito, tra l’altro, il ricorso all’esternalizzazione di importanti funzioni aziendali, con effettivi ritorni in termini di contenimento dei costi, specializzazione dei servizi e standard qualitativi più elevati. È auspicabile per il futuro il consolidamento di tali prassi, unito ad un sempre maggior sostegno nella gestione dei processi organizzativi, da realizzarsi rafforzando il ruolo di vettore attivo della Federazione Locale tra le istanze e le necessità concrete e quotidiane della Banca e la Federazione Nazionale, i Sistemi Informativi e le Banche di secondo livello. Auspicabile appare, infine, un rafforzamento dei poteri di indirizzo strategico e di governance della Federazione, che pur nel rispetto dell’autonomia di ciascuna realtà, sia realizzato attraverso una più efficace attività di suasion, anche in riferimento a possibili ipotesi aggregative tra BCC caratterizzate da situazioni di sovrapposizione operativa.

21



LA VOCE DEI PRESIDENTI Dopo “Roma 2011”

È arrivato il momento di dare risposte Maurizio Capogrossi Presidente BCC “G. Toniolo” di Genzano

da anni, anzi da decenni. In un mondo che corre non possiamo continuare il defatigante surplace su questioni quali quelle dei tanti centri servizi ed ancor più dei diversi sistemi informatici. Come è comprensibile, l’attuale situazione moltiplica i costi sottraendo risorse che sarebbero estremamente utili alla crescita non di una parte, ma dell’intera galassia del Credito Cooperativo. Ogni aggiornamento, ogni innovazione, ogni progetto da sviluppare richiede che ciascuna delle diverse strutture investa risorse che potrebbero essere ottimizzate a beneficio di tutti. Abbiamo nella nostra struttura una holding. Sia essa a dare le carte per arrivare ad una semplificazione non più rinviabile: un centro servizi, un sistema informativo. Lo stesso vale, soprattutto perché a livello internazionale la dimensione non è un optional, anche per gli istituti centrali di categoria. Così saremmo tutti più forti e soprattutto dimostreremmo la maturità di chi opera in termini di coesione di sistema non anteponendo interessi di parte.

1. Quello che si è tenuto a Roma dall’8 all’11 dicembre dello scorso anno, ritengo sia un passaggio fondamentale per il Credito Cooperativo. Nel congresso si è evidenziata una concreta presa di coscienza della forza delle BCC e della struttura in cui è articolato il movimento. Detto questo, come mai prima si è dimostrato di avere coscienza dei limiti e dei problemi della categoria. Il Congresso non è stato un rito, ma un cantiere o forse, per essere ancor più in linea con la nostra storia, una fucina. È infatti naturale che quando dall’incontro di tante realtà operanti sulla base degli stessi principi si rileva che i problemi sono largamente condivisi, alle parole seguano i fatti. Solo con questi fatti sarà possibile scrivere il futuro. Che ciò accada e soprattutto se il futuro attribuirà al Credito Cooperativo un ruolo non meno importante di quello che ha avuto e continua ad avere, dipende dalla capacità e dal senso di responsabilità di tutti coloro che lavorano nel Movimento. È questa, secondo me, l’indicazione che scaturisce dai lavori di Roma. Altro dato caratterizzante è poi l’investimento del Credito Cooperativo sui giovani. Non una sfida ma una certezza già in tante realtà.

3. Sono stanco di portare in Consiglio di Amministrazione delibere di spesa per interventi del Fondo di Garanzia. Mi chiederete cosa c’entra ciò con la domanda. In diversi casi niente, in quanto se il Fondo esiste è perché ha una funzione riconosciuta e condivisa come strumento del Movimento per supportare Banche in crisi. Ma spesse volte la mia risposta è coerente con la domanda. Infatti non è raro neanche il caso di chi ci chiama solo a pagare senza partecipare alle dinamiche del nostro Movimento e magari senza far parte di nessuna Federazione Locale. È ora di fermare la porta girevole in cui si entra quando si ha bisogno e da dove si esce subito dopo. Ed ecco perché non mi limiterei ad attribuire alle Federazioni Locali solo il ruolo di supporto e di assistenza. Dovranno fare di più. Dovranno rafforzare il ruolo di autorevole supporto per le associate ma essere anche il laboratorio che progetta il futuro. Dovranno fare opera di sintesi mettendo a fattor comune le migliori esperienze, le caratteristiche più significative, le iniziative di successo delle BCC che rappresentano. Credo poi, che soprattutto in periodi come quello che stiamo attraversando, ogni Federazione deve sentire la responsabilità di contribuire a definire un quadro senza il quale per la singola banca è difficile, se non impossibile, operare scelte non approssimative.

2. Credo sia finalmente giunto il momento di dare risposte e di fare scelte in merito a problemi sul tappeto

n

23


PUNTO CONGIUNTURALE

Per salvare l’euro

serve più coraggio

Intervista a Giacomo Vaciago: “C’è bisogno di una visione ben più radicale e ambiziosa di quella vista finora. E, soprattutto, serve convincere i cittadini che si possono anche chiedere sacrifici” In questo numero di Orizzonti apriamo il “Punto Conderabile” per la risoluzione dei conflitti di interesse giunturale” – ovvero l’appuntamento fisso con l’aggiordegli intermediari. Nel frattempo si sono stabiliti, innamento sui temi della congiuntura economica, del vece, nuovi requisiti di capitale (sia per gli intermemondo produttivo, del settore finanziario – alle riflessioni diari “comuni” che per quelli a rischio sistemico), ed del Prof. Giacomo Vaciago, Ordinario di Politica Ecoè notizia di questi giorni, anche se risaputa, che i nomica e Direttore dell’Istituto di Economia e Finanza principali istituti tedeschi hanno problemi di capitale dell’Università Cattolica di Milano. Facciamo seguito (e aggiungiamo noi di leva finanziaria). Rimangono ai due precedenti convegni annuali in cui Vaciago è stato allora quelli rappresentati i due nodi cruciali da riuno dei protagonisti tecnici più importanti. solvere per risanare il sistema bancario Partiamo dalle sue considerazioni conclueuropeo? sive del convegno 2010 ancora di estrema La soluzione “banale” ai problemi posti “La spiegazione attualità, cercando di trarre spunti interpredalla crisi finanziaria è quella finora perdella crisi finanziaria tativi su quello che sta accadendo al conteseguita: c’è troppo debito; quindi si deve che io preferisco sto in cui istituzioni economiche e banche aumentare il capitale delle banche. Il che, è quella che punta si trovano oggi ad operare. L’economia, senza crescita economica, è ancora più difl’attenzione sulle infatti, detta l’agenda politica; le regole ficile da realizzare. La spiegazione alterregole sbagliate, economiche – molto probabilmente – connativa della crisi finanziaria che io preferio mancanti, e quindi dizioneranno il futuro degli Stati e della sco (e sono d’accordo con ciò che pensano chiede una riforma società. “vecchi saggi” come Paul Volker) è quella più penetrante della Professore, lo scorso anno lei terminava che la spiega con regole sbagliate, o manfinanza, soprattutto il suo intervento al nostro convegno pocanti, e quindi chiede una riforma più peanglo-sassone, nendo “i due nodi teorico-politici più rinetrante (e politicamente “costosa”) della che fa soldi quando levanti”: il too big to fail e la conseguenza finanza, soprattutto anglosassone, che fa tutto va bene, che se il rischio privato diventa rischio soldi quando tutto va bene, ma poi lascia i ma poi lascia i conti paese, il rischio è di tutti (puntualmente conti da pagare quando ci sono problemi. da pagare quando verificatosi, e a danno anche delle nostre Dopo l’accordo UE a 26 sull’unione fici sono problemi” BCC!); il Glass Steagall Act, come “desiscale e le incertezze politiche in essere, è

24


possibile – considerando i vari incentivi/interessi incrociati – una “fine dell’euro” e un ritorno alle monete nazionali? Ho ritrovato un mio vecchio editoriale del Sole 24 ore (23 gennaio 2005) intitolato: Quando usciamo dall’euro. Volevo dire che non stavamo facendo abbastanza per avere i “benefici” netti del partecipare all’unione monetaria e quindi prima o poi ci saremmo pentiti di quella scelta. L’euro è la “Terra promessa”, perché grazie alla maggior competizione garantita dalla moneta comune, ciascun Paese-membro si sarebbe specializzato solo in ciò in cui era il migliore tra i diversi paesi. Per capirci con un esempio, se il nostro cibo era migliore di quello tedesco mentre le loro automobili erano migliori di quelle fatte in Italia, noi avremmo dato da mangiare a 140 milioni di consumatori, che si sarebbero mossi su auto tedesche. Ho volutamente esagerato per capirci: grazie all’euro, le differenze restano, ma sono di comune interesse e c’è più crescita per tutti. Scrivendo nel 2005 non vedevo avvenire ciò, ma anzi vedevo che ogni governo nazionale “proteggeva” i suoi difetti! Quindi scrivevo preoccupato: non vedo arrivare i benefici dell’euro. Sei anni dopo, quel giudizio non è mutato. Se poi vogliamo salvare l’euro, allora serve una visione ben più radicale e più ambiziosa di quella vista finora. E soprattutto, serve convincere i cittadini che si possono anche chiedere sacrifici “per restare nell’euro”, ma solo se convinci tante persone

che poi ne avranno, loro e i loro figli, evidenti bene“Guai se l’Italia fici. E fai in modo che ciò rinunciasse ad essere succeda davvero. un grande paese Riprendendo la sua esorindustriale! tazione del 2010, le chiePerché l’industria diamo: riuscirà l’Italia a è la modernità, rimanere un “grande e in un Paese come Paese industriale”? l’Italia è l’unica Guai se l’Italia rinunciasse locomotiva possibile” ad essere “un grande paese industriale”! Perché l’industria è la modernità, e in un Paese come l’Italia è l’unica locomotiva possibile. La nostra lingua non è l’inglese, e da molto tempo non abbiamo le migliori università del mondo. Se rinunciamo all’industria, torniamo ad essere un paese povero, come presto successe quando finì il Rinascimento. Se allora l’obiettivo è quello di continuare ad essere un “grande paese industriale”, sono molte le cose da fare e riguardano anzitutto i guadagni di efficienza che dobbiamo garantire in tutti i servizi, pubblici e privati. Bisogna alzare i livelli minimi verso il meglio altrui, andando a vederlo. Un giro nelle grandi università, nelle scuole, negli uffici pubblici dei paesi più efficienti sarebbe utile. Alessandro Ceccarelli

25


POLITICHE DI SVILUPPO

Aggiornamento sulle

fusioni Completate a dicembre le fusioni tra le BCC di Mantignana e Perugia e tra quelle di Palestrina e Affile Marinelli, Barbanera, Morlandi, Mignini

Nel precedente numero di “Orizzonti” avevamo preso l’impegno di aggiornarvi circa la prosecuzione dei processi di fusione tra la Banca di Mantignana Credito Cooperativo Umbro (incorporante) e la Banca di Perugia di Credito Cooperativo (incorporanda) e tra la Banca di Credito Cooperativo di Palestrina (incorporante) e la Banca di Credito Cooperativo “S. Felicita M.” di Affile (incorporanda), in quanto l’articolo concludeva auspicando la concessione dell’autorizzazione della Banca d’Italia. Orbene, l’Organo di Vigilanza ha autorizzato entrambe le iniziative rispettivamente con lettere dell’11 ottobre e del 21 ottobre scorsi (a firma di Fabrizio Saccomanni, Direttore Generale e membro del Direttorio). Le autorizzazioni recitano: “… tenuto conto delle … finalità, si autorizza ai sensi dell’art. 57, primo comma, del D.Lgs. 385/93, la realizzazione dell’operazione di fusione …”. Le due banche incorporanti avevano richiesto anche l’autorizzazione per le modifiche statutarie necessarie sia per adeguare il proprio statuto a quello cosiddetto “tipo” delle BCC, sia per le previsioni di natura transitoria atte a regolamentare per circa un mandato la composizione degli organi sociali in linea con quanto previsto nei rispettivi progetti di fusione. Anche per questi aspetti la Banca d’Italia ha concesso la propria autorizzazione dopo aver accertato, ai sensi dell’art. 56 del TUB, che gli statuti “… non contrastano con il principio della sana e prudente gestione”. Le BCC, in attesa della risposta della Banca d’Italia, arrivata in entrambi i casi, praticamente alla fine dello spirare del limite massimo di 90 giorni previsto dalla norma, hanno continuato la propria attività per rispettare sia i termini previsti dal codice civile che quelli stabiliti nel progetto di fusione, tra cui spicca la decorrenza degli ef-

26

fetti giuridici (nonché contabili e fiscali) dal 1° gennaio 2012. In particolare, in riferimento alla fusione tra la “Mantignana” e la “Perugia”, i Consigli di Amministrazione hanno nominato direttamente l’esperto comune nella persona di Massimo Bugatti, dottore commercialista iscritto nel registro dei revisori legali, mentre per l’incorporazione della banca di “Affile” in quella di “Palestrina” la nomina, avvenuta da parte del Presidente del Tribunale di Tivoli al quale le due banche avevano rivolto apposita istanza, ha interessato Paolo Giuseppe Grignaschi, dottore commercialista, iscritto nel registro dei revisori legali, nonché Direttore della Federlus. I due professionisti hanno rimesso le loro relazioni, redatte ai sensi dell’art. 2501 sexies del cod. civ., ritenendo congruo il rapporto di cambio stabilito alla pari stante il particolare regime civilistico applicabile alle cooperative e più specificatamente alle banche di credito cooperativo, che non consente ai soci di poter beneficiare, sia durante la vita sociale sia in caso di eventuale liquidazione della società, del patrimonio aziendale, potendo essi vantare dei diritti solo ed esclusivamente sul capitale versato (eventualmente rivalutato) e sul sovrapprezzo azionario (se effettivamente corrisposto e sempreché non utilizzato per la copertura di perdite). Il ristretto periodo a disposizione per mettere a punto tutta l’operazione ha comportato la necessità di non far trascorrere tempo tra un procedimento e l’altro, incastrando con sapienza tutti gli elementi, coordinare i professionisti, assumere decisioni con tempestività. In attesa, quindi, della risposta dell’Organo di Vigilanza, hanno programmato le riunioni consiliari, definito l’ordine del giorno delle assemblee, sia straordinarie che ordinarie, predisposto la documentazione necessaria, de-


Palestrina

Affile

positato i progetti di fusione presso i rispettivi Uffici del Reginaldo Ansidei di Catrano e Sergio Mercuri (rispetRegistro (di Roma per “Palestrina” e “Affile” e di Perugia tivamente Presidente, Vicepresidente Vicario, Vicepreper “Mantignana” e Perugia”), convocato le assemblee sidente e consigliere della BCC incorporanda); di questi, attraverso apposita pubblicazione sulla Gazzetta UffiAlfredo Mignini ricoprirà la carica di Vicepresidente Viciale, depositato presso le sedi e le filiali, a disposizione cario nella BCC frutto della fusione che assume il nome dei soci e almeno trenta giorni prima che l’assemblea si di “Banca di Mantignana e di Perugia Credito Cooperasvolgesse, determinati documenti (il progetto di fusione, tivo Umbro”, con sede in Perugia. È intervenuto alle le relazioni illustrative degli amministratori delle banche riunioni assembleari delle banche Umbre Sergio Troiani, coinvolte, la relazione dell’esperto, le situazioni patriresponsabile dell’Area Assistenza e Verifica della Femoniali delle due banche, gli ultimi tre bilanci approvati derlus. Sempre il 27 novembre si sono tenute le assemcompleti delle relazioni sulla gestione di entrambe le blee delle BCC di Affile, alle ore 10,00 nella piazza del BCC partecipanti alla fusione). paese e della BCC di Palestrina alle ore 16,00 presso il Tutta l’attività descritta è stata attentamente seguita e Palazzetto dello Sport - Palaiaia in Palestrina. coordinata dall’Area Assistenza e Verifica della Federlus, L’assemblea della BCC di Affile ha approvato il progetto che ha incoraggiato anche preventivi incontri con i notai di fusione con una maggioranza netta (i voti contrari per concordare l’attività da loro gestita (verbalizzazione sono stati meno del 4%). I soci della BCC di Palestrina, assemblee, iscrizione delle delibere nel Registro delle in riunione straordinaria, hanno approvato il progetto di Imprese, ecc.). fusione e le modifiche statutarie praticaInoltre, per entrambi i processi di fusione è mente all’unanimità essendosi rivelati irSi è così concluso, stata svolta una approfondita assistenza da risori i voti contrari; mentre l’assemblea ma solo dal punto parte del Servizio Sindacale della Federaordinaria ha approvato all’unanimità le di vista giuridico, zione, affidato alla consulenza dello Studio modifiche al regolamento assembleaun percorso iniziato Testa. In particolare, sono state avviate le re/elettorale e ha nominato nel consiglio in primavera, che ha procedure di informazione, consultazione di amministrazione Mariano Alesi e Guvisto le quattro e confronto dei lavoratori e sono state efstavo Alimontani (rispettivamente Presibanche, unitamente fettuate riunioni con le Organizzazioni Sindente del Consiglio di amministrazione e alla Federlus, mettere dacali, le quali hanno condiviso i progetti Presidente del Collegio Sindacale della a punto un’operazione di fusione e, con la sottoscrizione di speciBCC di Affile). Il Direttore della Federlus complessa e strutturata fici verbali di incontro, il 22 novembre, Paolo Giuseppe Grignaschi ha partecipato hanno convenuto circa l’utilità delle proa entrambe le assemblee. cedure attuate. I notai che hanno redatto i verbali hanno E finalmente è arrivato il giorno in cui le assemblee si tempestivamente provveduto a depositare presso il Resono pronunciate: il 26 novembre, alle ore 15,00 a Bastia gistro delle Imprese di riferimento le delibere assembleari Umbra (Pg), presso il Centro Congressi “Umbria Fiere”, delle quattro banche. La norma prevede che l’atto di fusi è riunita in seduta straordinaria e ordinaria l’assemblea sione possa essere redatto solo dopo che siano trascorsi della BCC di Perugia che ha approvato il progetto di fualmeno 15 giorni dal deposito dei verbali e ciò in quanto sione a larghissima maggioranza e indicato i soci da i creditori potrebbero avanzare formale opposizione. eleggere nel consiglio di amministrazione della banca Trascorso il tempo necessario, verificato che nessuno si incorporante. Il giorno successivo, a Corciano (Pg), frafosse formalmente opposto, finalmente il 19 dicembre zione Migiana, loc. Pieve del Vescovo, presso il Centro le BCC di Mantignana e di Perugia e il 20 dicembre le Congressi di Villa Pieve, alle ore 16,00 si sono tenute le BCC di Palestrina e di Affile, per mano dei loro Presiassemblee straordinaria e ordinaria della BCC di Mantidenti, hanno sottoscritto gli atti di fusione che sono stati gnana con l’approvazione del progetto di fusione avveprontamente depositati per l’iscrizione nel registro delle nuta all’unanimità. Acquisito anche il consenso alle moImprese. Si è così concluso, ma solo dal punto di vista difiche statutarie, si è passati alla trattazione dei punti giuridico, un percorso iniziato in primavera che ha visto dell’assemblea ordinaria che riguardavano sia le modile quattro banche, unitamente alla Federlus, mettere a fiche al regolamento assembleare/elettorale che la nopunto un’operazione complessa e strutturata in tempi mina di quattro consiglieri scelti tra i soci della BCC inche possono essere considerati minimali rispetto a quelli corporanda. Sono stati eletti all’unanimità le persone stabiliti dalla normativa. che l’assemblea della “Perugia” aveva indicato il giorno Sergio Troiani precedente e vale a dire: Alfredo Mignini, Luciano Grigi, Responsabile Area Assistenza e Verifica

27


TESORI DEL TERRITORIO

BCC dei Castelli Romani

Un mondo di sapori “Mentre bevo mezzo litro de Frascati abboccatello, guardo er muro der tinello co’ le macchie de salnitro. Guardo e penso quant’è buffa certe vorte la natura che combina una figura cor salnitro e co’ la muffa…” Trilussa Parlando di prodotti alimentari della zona dei Castelli Romani non si può non esordire con il vino, che rappresenta da tempo senza dubbio l’elemento più caratterizzante della cultura enogastronomica locale. La coltivazione dei vigneti nei Castelli, pur provenendo da un’antica tradizione, ha avuto grande sviluppo con l’espansione edilizia di Roma, quando sparirono, progressivamente, tutte le vigne che in epoca pontificia esistevano anche entro la stessa città. L’attuale assortimento delle varietà di vitigni utilizzate è il frutto del lunghissimo e tenace lavoro di una speciale commissione che, tra fine ‘800 e inizi del ‘900, a seguito della distruzione dei vigneti per l’infestazione della fillossera, riordinò tutti i vitigni locali definendone le caratteristiche. I vitigni bianchi, sono di gran lunga i più diffusi. Tra le varie specie ricordiamo la Malvasia di Candia caratterizzata da un retrogusto mandorlato, la Malvasia del Lazio o puntinata con un finissimo carattere aromatico, il Trebbiano toscano che svolge la funzione di amalgamare gli aromi delle altre varietà, il Trebbiano giallo, anche denominato

28


Greco, il Trebbiano verde che caratterizza i vini con il stelli Romani, che da sempre ha offerto i prodotti più titipico profumo dei fiori dell’uva, il Bellone o Cacchione pici della campagna, preparati e consumati secondo le che conferisce una fresca caratterizzazione aromatica ai regole più autentiche e genuine della vita rurale. vini ed infine il Bonvino o Bombino bianco Il pane casereccio di Lariano, ad esempio, che veniva impiantato perché poteva essere prodotto con farina cotto in forno a legna. anche utilizzato come uva da tavola. C’è poi il pane di Genzano di Roma la cui L’attuale assortimento I vitigni rossi più presenti sono: il Cesanese origine storica è legata alla produzione condelle varietà di vitigni particolarmente amabile, il Merlot dal satadina della zona di produzione. Era già aputilizzate è il frutto pore fruttato, il Montepulciano che forniprezzato nel secolo scorso per le sue pecudel lunghissimo sce il corpo, il Nero Buono, prezioso per liari caratteristiche, in particolare il profumo e tenace lavoro di una la intensa colorazione che apporta al vino e la fragranza, che rimangono inalterati per speciale commissione unitamente ad una gradevole delicatezza 7-8 giorni. che, tra fine ‘800 e il Sangiovese per l’attitudine all’invecPer i prodotti di carne ricordiamo la pore inizi del ‘900, chiamento. chetta di Ariccia, che vanta una preparariordinò tutti i vitigni Archiviato il tema del vino, molte altre zione da sempre tipica della Provincia di locali definendone sono le eccellenze alimentari che caratteRoma e che si distingue per l’alta qualità le caratteristiche rizzano un territorio come quello dei Cadel prodotto. Ancora oggi si mantiene la

29


TESORI DEL TERRITORIO

tradizione della ricetta nel condimento, nei tempi e modi della preparazione e della cottura. Vengono utilizzate femmine di suino di circa 70-80 kg, che disossate, lavate e condite con aromi vengono cotte in forno a 300° per circa tre ore, in modo da ottenere la completa sanificazione del prodotto finale. La corallina romana invece è confezionata con un composto di carne suina magra, finemente macinata, arricchita con lardelli fatti a mano. L’impasto viene condito con pepe, sale, aglio schiacciato nel vino, qualche grano di pepe e addizionato di salnitro, insaccata in budelli naturali piccoli e stagionata per 2/3 mesi. Le coppiette di cavallo, rappresentavano, un tempo, l’immancabile stuzzichino con cui accompagnare il bicchiere di vino dei Castelli Romani. Per la loro produzione si utilizzano pezzi magri di carne di cavallo da cui si ricavano strisce che, dopo essere state condite con sale e peperoncino vengono legate a due a due (da qui deriva il nome) e appese nella cappa del camino per essere affumicate. È una produzione circoscritta ai Castelli Romani, ed in particolare ad Ariccia. La mortadella romana si ottiene da carni magre suine di prima scelta, macinate finemente e quindi mescolate con lardelli fatti a mano, sale, pepe e aglio schiacciato nel vino. L’impasto, identico a quello della corallina, viene insaccato in budelli di bovino, messi per alcuni giorni in apposite gabbiette metalliche, per ottenere la classica forma schiacciata. Il salame cotto è un prodotto tipico della zona dei Castelli Romani. Le carni suine magre vengono macellate a grana grossa, miscelate con grasso di pancetta, condite ed insaccate nel budello. Il salame, così ottenuto, viene bollito per 15 minuti e venduto preferibilmente caldo. Si produce essenzialmente nei mesi invernali. Tra i dolci tipici ricordiamo il pan giallo, caratteristico del periodo natalizio, un dolce a base di farina, lievito, scorza di cedro o di arancia candita, pinoli, mandorle, cannella, noce moscata e chiodi di garofano in polvere, zibibbo o uva sultanina. Il nome pan giallo deriva dal fatto che anticamente questo dolce veniva ricoperto con acqua di zafferano che gli conferiva il classico colore giallo. Il panpepato, molto simile al pan giallo per gli ingredienti, se ne discosta per la forma schiacciata e tonda e per la presenza di cioccolato, nocciole e pepe nell’impasto. Infine a Marino ci sono le ciambelle al mosto e i biscotti della sposa, che venivano preparati in occasione delle nozze, un tempo avvolti in fazzolettoni di lino ricamati a mano dalle madri delle spose.

30


LA TORTA DI PANE Mettere a macerare una bella manciata di uvetta nel marsala. Spezzettare il pane raffermo in una ciotola grande (circa 600-800 grammi, o anche di più, a seconda di quello che è avanzato). Aggiungere 300-400 grammi di zucchero e almeno un litro di latte bollente, e una presa di sale. Lasciare macerare un paio d’ore, mescolare con una forchetta fino ad ottenere una pappetta molle e omogenea. Se è necessario aggiungere altro latte. Versare nel pane l’uvetta e il marsala, una noce di margarina (oppure di burro, o un po’ di olio) due o tre uova intere e sbattere bene amalgamando il tutto. Imburrare con la margarina una o due teglie a seconda della quantità di pane, spolverarle con il pangrattato e versarvi il composto, che non deve essere più alto di due centimetri. Mettere in forno molto caldo per un’ora, e poi proseguire la cottura per circa un’altra ora a fuoco moderato. Lasciare raffreddare prima di mettere nel piatto di portata. Buon appetito! Sr. Cristilla Piccole Suore dell’Assunzione di Genzano

esclusivamente da donne. Note nella storia del nostro paese Colomba a Genzano vecchia, Celesta ‘a Paggia alla salita del Merli e Ines Sciacquapippe a piazza Margherita. Mia madre faceva il pane di lunedì, da Tiberio, uno dei pochi fornai uomini dell’epoca. Tiberio era un fervente comunista e da lui andavano tutte le vicolare, compresa mia madre e zia Nena, che invece erano cattoliche e votavano DC. Zia Nena era militante e francescana e seguiva con convinzione le indicazioni di zio Tore; mia madre invece era molto meno ideologizzata, di buon senso, pienamente autonoma e poco incline a polemizzare. Con Tiberio però, sordo come lei, la battaglia verbale era stuzzicante. Soprattutto dopo che Tiberio era tornato da un pellegrinaggio a Mosca Negli anni del boom mogio mogio, e aveva dovuto confessare economico il pane era che là non c’erano macchine e in giro per ancora fatto in casa, le grandi strade vuote non si vedeva neppure all’arca o alla madia, l’ombra di una 600. Dove si stava meglio, e il lunedì, quando là o qua? mamma tornava Tra la fine e l’inizio del XX secolo, i forni Negli anni del boom economico il pane era dal forno, quel erano concentrati a Genzano vecchia, deancora fatto in casa, all’arca o alla madia, profumo regalava limitata a sud, verso l’Appia, dai granai di e il lunedì, quando mamma tornava dal un caldo inizio Mazzoni (il palazzo del ‘600 che si erge forno, dopo una notte ad ammassare e cuoalla nuova settimana tra vicolo Palmarini e Piazza Mazzini) e cere, il profumo del pane regalava un caldo dal forno di Monachina (Fernando Iacoinizio alla nuova settimana. angeli), denominato all’inizio del ‘900 Era ora di alzarsi, andare a scuola con un “Forno popolare”. L’arte del pane prima della seconda buon sapore per colazione, atteso lungo tutta la settimana. guerra mondiale, a differenza di oggi, era gestita quasi La pizzetta di pasta avanzata, con zucchero e cannella, e

BCC “G. Toniolo” di Genzano

Quell’antico profumo di pane

31


TESORI DEL TERRITORIO

nei giorni più fortunati ripiena anche di ricotta, dava allegria. Il pane era caldo e croccante, poi nei giorni seguenti più asciutto e più pieno, riposato, tanto che alla pizzetta di pasta faceva concorrenza il profumo di caffellatte di Maria di Vinicio… un profumo indimenticabile. Con la fetta di pane in tasca qualche volta, come premio per aver rinunciato ad un capriccio, si poteva fare colazione anche al bar. Arrampicati sui sedili di ferro alti, davanti alla tazza bianca grande, si tirava fuori dalla tasca il pane di casa e, riempita la tazza con pezzetti piccoli piccoli che duravano di più, ci si preparava ad andare a scuola, ancora con quel buon sapore in bocca, sempre troppo raro rispetto alle sistematiche colazioni di casa, anticipate magari da un enorme cucchiaio di Emulsione Scott, sgradevole, come il burro giallo o l’odore della polvere di latte. Uno di questi barattoli è girato per casa fino a qualche anno fa, con una funzione di custodia, quasi sacra, non tanto dei bottoni dismessi e conservati, quanto di ricordi lontani e presenti. Anna Baldazzi

Quale futuro per il pane? Quattro domande per due fornai, soci storici della BCC G. Toniolo Sergio Bocchini, titolare di un forno a legna, e Giampiero Amadei, produttore industriale, danno una visione a volte simile e a volte lontana delle caratteristiche e delle prospettive della produzione del pane. I forni a legna ed il pane casereccio hanno un futuro nel quadro della produzione del pane? Giampiero. Sicuramente la qualità del forno a legna e il sapore del pane casereccio sono eccellenti. Spesso però forno a legna è sinonimo di sporcizia. Bisogna intervenire per dare un’immagine migliore delle strutture. Inoltre non bisogna pensare che il pane sfornato dai forni a legna sia necessariamente buono. Il forno dà ciò che gli si mette dentro. Una cattiva pasta dà un cattivo pane, comunque venga cotto. Sergio. Sì. Soprattutto se si sapranno cogliere opportunità di mi-

32

glioramento nell’utilizzo di nuovi tipi di legname per alimentare i forni. Le fascine non si trovano più, utilizzare i pellet salvaguarda l’ambiente, migliora l’igiene, garantisce il sapore. Produzione artigianale e produzione industriale: quali sono gli elementi che influiscono sulle scelte del consumatore? Giampiero. Sono due elementi totalmente diversi fra loro, soprattutto per il prezzo al consumatore. Come ho detto è sbagliato pensare che il pane industriale sia necessariamente peggiore rispetto a quello artigianale. Paradossalmente potrebbe essere anche migliore: è nell’industria che vengono salvaguardate meglio la pulizia e le regole dei cicli di produzione, con tempi stabiliti di lievitazione e cottura. Sergio. Per quanto mi riguarda credo che sia essenzialmente la qualità ed il sapore ad orientare il consumatore e vale più il passa parola che la pubblicità. Ben altro senso avrebbe invece una politica orientata a far degustare, a far percepire le caratteristiche del pane come avviene ormai sempre più spesso in circuiti come Gambero rosso e Slow food. C’è un futuro per le aziende artigianali? Giampiero. C’è un futuro sicuramente. Le scelte sono semplici: creare un vasto assortimento di prodotti, lavorando sulla loro presentazione nonché su ricette diverse. Inoltre è necessario puntare sulla vendita al pubblico fatta nel luogo di produzione (possibilmente con prodotti da forno sempre caldi...), che costituisce la


BCC del Tuscolo Rocca Priora

Vino e funghi, una produzione

“doc”

chiave del successo. Il forno industriale non potrà mai competere in tal senso. Sergio. Il futuro delle attività artigianali sta nel mantenere la professionalità tramandata da generazione in generazione guardando a come possono essere sfruttate al meglio le novità come il pellet. Anche la formazione ha una fondamentale importanza. Perché non pensare ad una vera e propria scuola di panificazione da realizzare in loco? Il marchio IGP rappresenta un’attrattiva per il prodotto? E come può essere illustrata al meglio la sua valenza? Giampiero. Sicuramente l’attrattiva c’è, poiché dovrebbe garantire un prodotto che rispetta scrupolosamente i requisiti previsti. Troppo spesso però ciò non accade, e diventa solamente un business per i produttori a danno della clientela. In merito ci dovrebbero essere controlli molto rigorosi che purtroppo sono assenti. Sergio. Il marchio IGP solo a Genzano non ha futuro. Il consorzio dei panificatori che producono l’IGP ha deliberato di proporre l’ampliamento della zona di produzione mantenendo naturalmente lo stesso protocollo. Si garantirebbe così una diffusione maggiore ed una conoscenza del pane prodotto a fasce più larghe di consumatori. Ciò aprirebbe nuove prospettive e farebbe da volano per la diffusione del nostro pane. Flavio Napoleoni

Impossibile non associare la parola “vino” ai Castelli Romani quando si parla dei prodotti di questo Territorio. Da sempre il “nettare degli Dei”, insieme all’olio extra vergine d’oliva, è stato per la nostra zona principale fonte di reddito agrario. Tra gli anni ’70 e ’90 i contadini locali hanno sperimentato nuove colture, così l’uva da vino ha ceduto il passo all’uva Italia; successivamente sono state piantate pesche e kiwi, colture che hanno permesso in quegli anni di far conoscere, attraverso i prodotti della terra, paesi come Colonna e San Cesareo in Francia, Germania e altre nazioni europee. Purtroppo però da una decina d’anni la produzione agricola del territorio ha dovuto fare i conti con la concorrenza proveniente da altre parti del mondo. La crisi ha portato all’ abbandono dei terreni e quindi dell’ agricoltura. L’unica che continua a tenere il passo con i tempi è la produzione del vino doc, sia il Frascati che il Montecompatri. La Banca di Credito Cooperativo del Tuscolo, attraverso le sei filiali radicate principalmente nella zona sud dei Castelli Romani (Rocca Priora - Sede Centrale e filiale di sede, San Cesareo 1 e 2, Colonna, Monteporzio Catone e Montecompatri) è da sempre legata alla storia anche agricola del territorio. Colonna, Montecompatri e Rocca Priora sono i luoghi dove si produce il Montecompatri doc, mentre Frascati, Grottaferrata e Monteporzio danno vita al Frascati doc. Molti nostri clienti e soci sono proprietari di cantine vitivinicole. Uno di questi è Elio Papi, titolare dell’azienda vitivinicola “Tenuta Le Quinte” che gestisce insieme alla moglie Giovanna Manca. L’azienda è stata una delle prime nel Lazio a riscoprire gli antichi vitigni autoctoni di Roma. La tenuta è dominata da un casale del ‘600 e sorge sulle fondamenta della Villa di Caligola, tanto è vero che in una delle cisterne romane è stata ricavata una sala di degustazione. La produzione dell’ottimo vino “Montecompatri” delle Quinte la porta ad essere una delle maggiori della zona con le sue 150.000/200.000

33


TESORI DEL TERRITORIO

bottiglie annue prodotte. La vendita è fatta esclusivamente per la ristorazione, per le enoteche e per negozi specializzati. Il prodotto viene esportato attraverso gli stessi canali anche in Europa. I principali vitigni coltivati sono per i bianchi la Malvasia puntinata, il Grechetto, il Bellone, il Bonvino e il Trebbiano verde e giallo, per i rossi il Cesanese, il Montepulciano e il Sirah. La viticoltura è una tradizione della famiglia Papi, attività che risale al 1830, anche se l’imbottigliamento è iniziato nel 1989. L’amore e la dedizione per la terra hanno fatto sì che negli ultimi anni l’azienda sia risultata tra le emergenti nel Lazio, con i suoi vini Montecompatri superiori doc come il “Casale dei Papi” e “Virtù Romane”. Il doc per eccellenza presente nelle liste vini dei maggiori ristoranti dei Castelli è il “Le Trecciole”. Da non dimenticare il rosso “Rasa di Marmorata”, il passito bianco “Dulcius Vitis” e tre monovitigni Malvasia puntinata Grechetto e Sirah. Da diversi anni la Tenuta apre le sue porte al pubblico attraverso la manifestazione “Cantine Aperte”, itinerario enovinicolo che favorisce l’incontro tra i produttori e gli appassionati del vino. Ma Castelli Romani non è solo “vino”, diverse sono le produzioni tipiche di questo splendido territorio. Ad esempio i funghi, che nascono spontanei nei boschi della zona, come i porcini e il fungo galletto. A settembre nel paese più alto dei castelli, Rocca Priora, si tiene la sagra del fungo porcino (nella frazione di Colle di Fuori). Molti i “fungaioli” esperti micologi che si dedicano a questa raccolta. Uno dei nostri soci, Carlo Pezzali, ne ha fatto da diversi anni la sua attività produttiva. Fin dal 1968 Carlo, dopo essersi trasferito dalla Capitale a Rocca Priora, ha fatto sì che l’attività di famiglia divenisse una delle più importanti del posto. Inizialmente e fino al 2008 ha prodotto champignon (Agaricus Bisporus), dal 2009 produce Pioppini (Agrocybe Aegerita). L’azienda che commercializza il prodotto è la Funghidea, a cui fanno capo cinque aziende del Lazio tra cui la Priora Funghi di Carlo e Paolo Pezzali, che con la distribuzione di mille e cinquecento quintali di funghi coltivati a settimana è divenuta la più grande fornitrice nel Lazio e non solo. Il consorzio dà lavoro a 224 addetti. La vendita, oltre a diversi gruppi serviti ai quali distribuisce direttamente, è presente nei mercati ortofrutticoli di Palermo, Roma e Fondi. Antonella Gentili

34

BCC di Frascati

Quando il vino racconta la storia di una terra Nel nostro percorso di ricerca e conoscenza delle eccellenze nazionali collegate alla presenza di istituti di credito cooperativo sul territorio, puntiamo i riflettori su Frascati, comune confinante con la Capitale, dove, in via Tuscolana Vecchia 109, ha sede la neonata BCC. Situata sul versante nord ovest dei Colli Albani, Frascati gode del meritato appellativo di “Perla dei Castelli Romani”, titolo conquistato per la sua bellezza, le nobili frequentazioni e il grande valore del patrimonio naturale, storico, architettonico, artistico e archeologico. La sua posizione è privilegiata rispetto alla Città Eterna, sulla quale si affaccia da 325 metri sul livello del mare, vero e proprio balcone naturale da dove lo sguardo sembra distendersi all’infinito sulla Campagna Romana, le colline della Tolfa e il mar Tirreno. Famosa nel mondo anche per l’omonimo e rinomato vino Doc, da poco elevato a Docg, Frascati è da sempre città dalla doppia immagine. Essa, infatti, è una frequentatissima meta di scampagnate “fuori porta” per i romani alla ricerca di frescura estiva e di enogastronomia di qualità (grazie anche alla prima linea ferroviaria dello Stato Pontificio, la Roma-Frascati, inaugurata nel 1856), ma è anche, se non soprattutto, un centro culturale e scientifico di rilevanza europea per la presenza di numerosi centri di ricerca come l’Enea, il Cnr e l’Ente Spaziale Europeo. Considerata l’erede dell’antica Tusculum per aver accolto la maggior parte dei profughi della gloriosa città latina rasa al suolo dall’esercito romano nel 1191, Frascati, il cui nome compare per la prima volta nel Liber Pontificalis verso la metà del IX secolo, conta oggi circa 21mila abitanti. Già meta privilegiata dei più alti rappresentanti della Chiesa e della nobiltà romana, che vi costruirono bellissime dimore in epoca rinascimentale, Frascati, a partire


dal XVII secolo, è stata anche una delle mete preferite di giovani aristocratici, grandi letterati e artisti europei tra i quali Johann Wolfgang von Goethe - in viaggio in Italia per l’allora “modaiolo” Grand Tour di approfondimento culturale. Ancora oggi, passeggiando per le vie del centro storico, è difficile resistere al richiamo delle fraschette (antiche cantine arricchite da grotte e cunicoli sotterranei, profondi e umidi, dove venivano tenute a temperatura le botti). Nelle fraschette, secondo tradizione, il famoso vino viene venduto sfuso, ed è ancora possibile portarvi cibo proprio consumando sul luogo solo le bevande. Le si riconosce facilmente dalla tipica insegna Osteria o dai simpatici cartelli “promozionali”. “Cibo vostro... vino nostro!” è uno dei più diffusi e all’oste che si presenta al tavolo si può ancora oggi chiedere la fojetta (1/2 litro), che era la misura più utilizzata dagli avventori, spesso consumatori di un fugace pranzo o di una ricca merenda. Il nome fraschetta deriva dalla vecchia consuetudine che avevano gli osti di mettere delle frasche (piccoli ramoscelli di alloro) sulla porta della loro cantina per attirare l’attenzione dei viandanti e per avvertire gli abituali frequentatori che c’era vino nuovo da bere. In questi locali rustici, spesso non intonacati, arredati con tavolacci di legno, panche, botti e tini, è ancora possibile degustare le famose ciambelle al vino (dolci secchi tipo biscotti), inzuppandole direttamente nel vino bianco della qualità Cannellino (tipico vino locale tendente al dolce). Altra tipicità locale è la beneaugurante e gustosa Pupazza, sagoma di donna fatta con impasto di biscotti e miele che ha la caratteristica, unica al mondo, di possedere tre seni, ovvero due per il latte e uno per il vino! La tradizione vitivinicola, come accennato, è preponderante rispetto alle altre, come quella del pane casereccio cotto a legna, della pasta fatta a mano, del gelato arti-

gianale, che pure resistono rispetto alla modernità dilagante. Questo si deve a un marchio, il Vino Frascati, che è il vino per antonomasia. Ricercatissimo già ai tempi dell’Antica Roma, deve al Console tuscolano Marco Porcio Catone il primo regolamento della storia in tema di coltivazione delle vigne e della vinificazione delle uve. Anche i Papi non rimasero insensibili al “nettare di Bacco” e Paolo III, per primo, impose il vino di Frascati per le mense Pontificie scartando quello francese. In tempi più recenti, ebbe a raccontare Joaquin Navarro-Valls, anche Giovanni Paolo II amava, di tanto in tanto, assaggiare un bicchiere di Frascati durante i suoi fugaci pasti, una piccola concessione terrena al cammino di fede e carità cristiana di Sua Già meta privilegiata Santità. dei più alti Nel territorio di Frascati rappresentanti della sono circa 750 le aziende Chiesa e della nobiltà che operano nel settore viromana, che vi nicolo su una superficie di costruirono bellissime circa 2100 ettari. La magdimore in epoca gior parte di esse sono a rinascimentale, conduzione familiare e riFrascati è stata anche conducibili alla passione una delle mete che i residenti avevano e preferite di giovani hanno mantenuto per la viaristocratici, gna con una produzione grandi letterati prevalentemente destinata e artisti europei ai propri bisogni o conferita alla cantine più grandi. Alcune grandi aziende, tra le quali Fontana Candida, Cantine San Marco, Azienda Agricola Poggio Le Volpi, Castel De Paolis, e Casale Marchese hanno importanza di livello nazionale ed internazionale con prodotti premiati nelle rassegne di categoria. Recentemente, infatti, l’Epos 2010 dell’Azienda Agricola Poggio Le Volpi e il Clemens 2009 di Casale Marchese hanno ottenuto i famosi “Tre bicchieri” della Guida dei Vini 2012 del Gambero Rosso, uno dei massimi riconoscimenti nel settore vitivinicolo. La Banca di Frascati annovera tra i propri clienti e soci alcuni importanti produttori locali come la Femar Vini Srl, l’Azienda Agricola Poggio le Volpi, l’Azienda Agricola Camillo Aldobrandini e i Vigneti Micara.

35


TESORI DEL TERRITORIO

BCC “S. Barnaba” di Marino

I successi del Marino doc È tempo oramai che il Marino non è più un vino facile e beverino, da pasto e senza particolari pretese. Sarà l’esposizione ottimale dei vigneti, in gran parte orientati verso il mare, sarà la natura del terreno, sarà l’impegno profuso dai viticoltori locali in questi ultimi anni, ma il vino Doc di Marino, qualifica ottenuta nel 1970, è oggi considerato un vino intenso e ricco di corpo, in grado di accompagnare i piatti più saporiti della cucina romana. Il Marino è bianco nell’uvaggio, nel quale domina il vitigno Malvasia di Candia, mentre la restante parte è costituita da vari tipi di Trebbiano e dalla Malvasia del Lazio, detta anche “puntinata”. L’odore è vinoso e delicato, mentre il sapore è secco o abboccato, può essere amabile, dolce e fruttato. La Doc Marino si estende nei territori della cittadina omonima, di Castel Gandolfo ed anche di Roma, nella zona del Parco dell’Appia Antica. La produzione vitivinicola nel territorio di Marino affonda le sue radici già in età romana: il Marino era, infatti, noto come Albanum, e già da allora era apprezzato e degustato nelle ville dei patrizi romani dei Colli Albani. Durante il Medioevo e poi nell’età moderna la viticoltura rappresentò la principale fonte di occupazione a Marino e nel suo territorio, così come anche in tutti i comuni vicini. All’inizio del XX secolo nacque l’idea di creare una festività per sponsorizzare il prodotto delle vigne e attirare in città visitatori provenienti da Roma: fu allora che nacque la sagra o festa dell’uva marinese. Durante la festa, che si svolge ogni prima domenica del mese di ottobre, dalle fontane esce vino invece che acqua. Proceduralmente il “miracolo” è molto semplice: nelle condutture delle fontane cittadine viene fatto scorrere vino mentre l’erogazione di acqua è sospesa. La fontana simbolo della festa è quella dei Quattro Mori, ma la distribuzione avviene in più fontane tra cui quella del Tritone e il fontanile comunale. Lo vedi ecco Marino la Sagra c’è dell’Uva fontane che danno vino quant’abbondanza c’è! Franco Silvestri, ‘Na gita a li Castelli (Nannì), 1926

36


Dopo la “Festa dell’Uva”, il paese rende di nuovo omaggio ad una tipicità locale, la Ciambella al mosto, con una sagra che si svolge la terza domenica di ottobre. L’essenza dei frutti dorati appena raccolti, dunque, lascia il posto al profumo di zucchero e di uva passerina e all’effluvio della ciambella: una fragranza autunnale, evocatrice della vendemmia e della tradizione antica gelosamente custodita e tramandata dai marinesi, che onora le mense a fine raccolto con i prodotti tipici del lavoro della terra. Distinta con il marchio del Consorzio di Tutela di Marino, il prodotto deriva da una ricetta di origine popolare, la cui produzione, per tradizione, si fa risalire al Seicento. Ovviamente ingrediente principale è il mosto ottenuto dall’uva bianca di queste terre, a cui si aggiungono farina, olio extravergine di oliva, zucchero, uvetta, lievito di birra e sale. Durante la Sagra la degustazione di questi dolci deliziosi, creati con passione dagli artigiani pasticceri e fornai di Marino, è gratuita negli stand del centro storico del paese, che accolgono i visitatori con il tipico calore romanesco.

Dopo la “Festa dell’Uva” il paese rende di nuovo omaggio ad una tipicità locale, la Ciambella al mosto, con una sagra che si svolge la terza domenica di ottobre. L’essenza dei frutti dorati appena raccolti, dunque, lascia il posto al profumo di zucchero e di uva passerina

L’evento è una rievocazione di un’antica festa sacra, istituita nel 1571 da Papa Pio V in occasione della vittoria riportata contro i Turchi, e della festa della Madonna del Rosario, sotto la cui protezione era stata organizzata la spedizione. Per 5 giorni, la città di Marino diventa il suggestivo palcoscenico di spettacoli musicali, cortei storici in abiti d’epoca, processioni, incontri con produttori ed imprenditori, senza trascurare le immancabili degustazioni di uva, vini e prodotti tipici della zona.

37


NON SOLO BCC

Conosciamoci meglio Sì, viaggiare... Cristina Meconi, Responsabile Area Crediti della BCC dei Castelli Romani: avere un animo viaggiatore significa sognare la prossima destinazione mentre si è ancora sul volo di ritorno Decidere il momento in cui mi sono scoperta un animo viaggiatore non è semplice. È da un po’ che ci penso ma non riesco a trovare l’attimo preciso. Forse già dalla entusiasta partecipazione a gite scolastiche all’estero ai tempi del liceo avrei dovuto captare qualche segno, ma solo con l’indipendenza economica e la conseguente possibilità di scegliere il come, il dove e il quando ho realizzato che la mia passione vera e profonda è “il viaggio”. Tengo a precisare viaggio e non viaggiare: c’è una differenza che ritengo molto importante. Viaggio significa costruire la vacanza, scegliere in maniera autonoma e sentendo da dentro l’esigenza di partire, individuare la destinazione desiderata senza influenze di agenzie di viaggi o senza allinearsi brutalmente ai pacchetti last minute offerti dal mercato. Significa programmare già la prossima destinazione mentre si è ancora sul volo di ritorno senza sapere se partirai veramente ancora… solo per il piacere di scegliere, pensare, sognare. Significa cercare di capire il momento giusto per ogni viaggio. La mia amica Maila è stata fondamentale nel condividere questa passione: gli stessi gusti, la stessa voglia di girare, la stessa curiosità. Abbiamo avuto la fortuna di seguire il nostro richiamo: iniziando da una banale vacanza in Mar Rosso (c’era un

38


inverno un po’ troppo freddo qui a Roma), per poi visitare il Messico approfondendo la cultura Maya. Poi Bali al fine di conoscere i ritmi calmi e rilassati dell’induismo. La visita a Cuba ci ha fatto respirare l’atmosfera castrista unica al mondo; a Santo Domingo abbiamo conosciuto il “merengue” e mangiato le aragoste più buone del mondo. Alle Maldive abbiamo fatto amicizia con pesci di tutti i colori mentre alle Seychelles siamo diventate amiche delle tartarughe giganti. Il tour in jeep nel deserto del Marocco ci ha permesso di vedere le stelle nel buio

delle dune (incredibile!), mentre il safari in Kenia ci ha fatto toccare con mano la grandiosità della natura. Non ci siamo fatte mancare la cultura, però: città affascinanti come Instabul, New York, le varie capitali europee, la splendida regione dell’Andalusia… Sono state tutte mete che hanno Il tour in jeep nel appagato la nostra voglia di deserto del Marocco conoscere. Non sarei oneha permesso a me sta se, insieme a tutte quee alla mia amica ste mete così “impegnate” Maila di vedere non aggiungessi anche le stelle nel buio quelle di puro svago…una delle dune per tutti: Disneyworld in (incredibile!), mentre Florida. il safari in Kenia L’arrivo di mia figlia ha ci ha fatto toccare cambiato le destinazioni con mano scelte per le mie pause. la grandiosità Così mi sono ritrovata a vidella natura sitare mete più vicine: la splendida Italia… Non finirò mai di vederla e apprezzarla fino in fondo. Ho veramente girato in lungo e in largo, ma le nostre bellezze sono uniche al mondo e degne di maggiore attenzione. A questo punto del mio racconto mi chiedo: qual è stato il mio viaggio preferito? Dopo lungo pensare ho deciso: sarà il prossimo! Non so dove, non so quando, non so con chi ma so che la costruzione della vacanza, l’attesa, la scelta lo renderanno unico e bellissimo come lo sono stati tutti. Cristina Meconi

39


NON SOLO BCC

Conosciamoci meglio Maratona, che passione! Da New York ad Amsterdam fino ai Castelli Romani: per Fausto Giuliani, dell’ufficio Legale e Contenzioso della BCC del Tuscolo, non esistono confini alla voglia di sport e di corsa Lo confesso, alcune mattine, quando la sveglia squilla senza pietà alle 5.10, mi chiedo: “ma chi me lo fa fare?”. Poi però la passione prende il sopravvento e, senza pensarci troppo, vesto i miei poveri panni da podista e alle 5 e mezza sono già in strada. Che faccia freddo, che piova, che sia estate o pieno inverno fa lo stesso… la mia bella oretta me la sciroppo, succeda quel che succeda. Magari non tutte le mattine, ma almeno due o tre volte nella settimana, perché gli allenamenti preferisco farli quando la mia cittadina sta per svegliarsi. Abito a Colonna, piccolo centro dei Castelli Romani dove sono nato e cresciuto, e da circa 28 anni mi reco tutti i giorni a Rocca Priora presso la locale Banca di Credito Cooperativo del Tuscolo, dove mi occupo di Legale e Contenzioso da diLa “CorriColonna”, verso tempo. gara che organizzo Il mio amore per la corsa risale al oramai dal lontano 1997, quando già trentottenne e non 1991, si svolge avendo mai svolto alcuna attività l’ultima domenica sportiva a livello agonistico decisi di di settembre e conta farla finita con la vita sedentaria: ceradesso circa 1.400 cai insomma di trovare una giustifipartecipanti. La mia cazione per poter mangiare un piatto società, la Running di pasta senza troppi rimpianti. Così, Evolution, considera dopo le esperienze iniziali, il 21 tale avvenimento il marzo di due anni dopo è arrivata la suo fiore all’occhiello mia prima maratona: 42 km e 195 metri, ovviamente a Roma, con un

40

arrivo fantastico ed emozionante in Via dei Fori Imperiali. Da allora non ho più smesso e soprattutto mi sono sempre divertito e mi diverto tutt’ora: nello scorso mese di ottobre ho corso ad Amsterdam la maratona n. 25. Non è stata una gran bella gara, lo ammetto, sono andato in crisi intorno al 20° km e da lì in poi ho sofferto tanto, tantissimo: ho avuto voglia di fermarmi, di porre fino a quel


supplizio. Poi però, un po’ per orgoglio, un po’ per il tanto atteso appuntamento con la “maratona d’argento”, sono arrivato fino in fondo, anche se dopo ben 4 ore e 30 minuti! Quando si dice “maratona” la maggior parte dei non addetti ai lavori pensa subito a New York; per carità, manifestazione entusiasmante, coinvolgente (l’ho corsa due volte, nel 2006 e nel 2010), con una partecipazione popolare che non ha eguali in nessuna parte del mondo. Ricordo molto bene i connazionali a Brooklyn che mi chiamavano paesà - correvo allora con una canotta tricolore -, il tripudio di folla a Central Park quando le ultime 3 miglia sembra di correrle verso il Sestriere, tanto è il calore e il tifo che ti fa quasi volare… Se correre nella Grande Mela ha il suo fascino, non da meno sono i 42 km corsi a Venezia, a Firenze, a Parigi, a Praga, a Padova (dove nel 2003 sono riuscito a correre in 3 ore e 16 minuti, la mia migliore prestazione sulla distanza). A Roma, poi, attraversare Piazza del Popolo, Piazza Navona, Fontana di Trevi, Via dei Fori Imperiali lascia delle sensazioni uniche ed indescrivibili. La corsa comunque non è necessariamente legata ad uno sforzo eccessivamente prolungato: tante sono le gare co-

siddette veloci, perché lunghe “soltanto” 10 km. Ce ne sono tante a Roma ed in tutta la Regione, tutto l’anno, non esiste stagione contraria. Uno dei tradizionali appuntamenti è senza dubbio la “CorriColonna”, gara che organizzo oramai dal lontano 1991, quando ancora mi limitavo a guardare gli atleti più o meno veloci che si sfidavano nel mio paese. La gara, che si svolge l’ultima domenica di Settembre in occasione dei festeggiamenti per la locale Sagra dell’Uva Italia e Vini Pregiati, conta adesso circa 1.400 partecipanti e la mia società, la Running Evolution, della quale mi onoro di essere il Presidente fin dalla sua costituzione nel 2006, considera tale avvenimento il suo fiore all’occhiello. Ovviamente quasi ogni domenica, con tutti i miei atleti orange (il nostro colore di… battaglia) si va a gareggiare cercando soprattutto di trascorrere una mattinata di sport, all’aria aperta, di sana competizione e con lo spirito giusto. Quasi 200 gli iscritti, in gran parte dei Castelli Romani, ma con una massiccia rappresentanza di atleti provenienti dalla Capitale; ci divertiamo a volte correndo in gruppo e urlando i nostri slogan, come abbiamo fatto lo scorso ultimo dell’anno nella “We Run Rome”, all’ora di pranzo. Siamo partiti in coda al folto schieramento di circa 3.000 atleti al via lungo il Circo Massimo ed abbiamo chiuso in massa dopo più di un’ora e dopo aver attraversato Roma festanti in un tripudio di bandiere. Non ci facciamo mancare mai nulla: ogni anno pubblichiamo un calendario da tavolo tutto nostro e un libretto almanacco con le foto di tutti. Stiamo lavorando poi ad una rivista che presto vedrà la luce e organizziamo una festa sociale i primi dell’anno con pranzo e premiazione dei più assidui e, perché no, dei più bravi. La voglia di correre è voglia di stare assieme… Se un po’ ve ne è venuta leggendo queste quattro righe, fatevi un giretto sul nostro sito www.runningevolution.it, bastano un paio di scarpe, una maglietta, dei pantaloncini e via! La città sarà vostra! Fausto Giuliani presidente@runningevolution.it

41


DALLA FEDERAZIONE

Progetto Giovani /1

Partito il progetto “Crescere con i Giovani” Nicoletta, Nicola, Luca, Michela, Patrizia, Francesco, Laura, Viviana, Sara, Silvia, Edoardo, Eleonora, Lorenzo, Sara, Dario, Federica, Carlo, Davide, Sara, Amanda, Daniele, Marco, Matthias, Roberto, Marco, Francesco e Ismaele. Questi i ragazzi iscritti alla prima edizione del progetto “Crescere con i giovani”, di età compresa tra i 21 ed i 33 anni, provenienti tra 6 banche differenti, nelle 3 regioni di riferimento. Il progetto, come anticipato qualche numero fa di “Orizzonti”, presenta diversi elementi di novità rispetto ad altri progetti formativi già realizzati dalla Federazione, che lo rendono particolarmente innovativo per il nostro sistema. Prima di tutto la durata. Il percorso, infatti è strutturato in 21 giornate aula, distribuite su un periodo temporale di due anni, che comprendono un evento “istitutivo” iniziale

Martina Bonaldo

42

ed uno finale. Le attività, infatti, sono state avviate lo scorso 4 novembre, presso il Parlamentino di Lucrezia Romana, all’interno dell’incontro realizzato dalla Federazione sul tema “I Giovani e il Credito Cooperativo – riflessioni sulle strategie delle BCC Federlus”. Obiettivo dell’incontro, oltre all’avvio del progetto giovani e la consegna ai ragazzi partecipanti del “Kit di Benvenuto”, ovvero una sorta di cassetta degli attrezzi per chi entra a far parte del Credito Cooperativo, è stato quello di riflettere sugli scenari attuali afferenti il mondo giovanile, in relazione al coinvolgimento dello stesso a tutti i livelli – soci, clienti, dipendenti – per il futuro delle Banche di Credito Cooperativo e dei territori sui cui esse operano. Sono intervenuti ai lavori, il Direttore di Federcasse Sergio Gatti, Sara Panascì, responsabile della Formazione della Holding di Ferrovie dello Stato, Domenico Cascone dell’Associazione Giovani Soci della Toniolo e Ada Di Natale del Laboratorio soci BCC di Roma, per presentare iniziative concrete realizzate dalle BCC in favore dei giovani. Hanno partecipato all’evento, oltre a molti dei ragazzi iscritti al progetto, anche i loro Direttori Generali, gli Amministratori delle BCC ed infine i “tutor”. La presenza della tutorship, rappresenta un ulteriore elemento di novità. Infatti questo è il primo percorso nel quale è presente durante tutto il percorso formativo una tutorship didattica con tre differenti impostazioni: • tutorship d’aula che accompagnerà i partecipanti durante l’intero percorso. Il tutor d’aula è l’agente di collegamento tra i vari momenti ed attori del percorso formativo. È il consulente di processo, in quanto esperto delle dinamiche dell’appren-

dimento in aula e a distanza, è valutatore del gradimento della didattica ed è responsabile della logistica (supporti e strumenti didattici); • tutorship di contenuto, il cui ruolo sarà quello di curare le attività di animazione a distanza ed approfondimenti intermodulari, oltre che garantire la completa e piena possibilità di fruizione di tutti i momenti della didattica. È inoltre facilitatore dei processi di apprendimento individuali e delle dinamiche di gruppo legate alla didattica; • tutorship “aziendale” presso le BCC di provenienza, per l’attività di supporto/sostegno ai neo assunti impegnati nel percorso formativo, per la quale è stata realizzata e consegnata un’apposita guida. La figura del tutor aziendale è particolarmente importante perché rappresenta l’interlocutore primario con il quale il neo assunto si interfaccia in merito al suo processo di inserimento e formazione. È inoltre il referente con il quale condivide l’ambiente di lavoro e che è responsabile degli aspetti organizzativo - gestionali della sua formazione. Il suo compito è inoltre quello di trasferire concretamente il modello identitario di riferimento del Credito Cooperativo e le necessarie informazioni sulle linee strategiche e sulle pratiche operative aziendali, nonché monitorare l’acquisizione dei livelli di competenza attesi rispetto alle differenti fasi di inserimento e formazione collegate al percorso. Al fine di massimizzare l’efficacia didattica dell’iniziativa nel suo complesso, le metodologie ed i supporti utilizzati sono diversificati. Infatti, a fianco alla tradizionale aula, realizzata anche in modalità “residenziale” per favorire la creazione della squadra, sono state realizzate sessioni formative in autoistruzione per la normativa obbligatoria di base e


Progetto Giovani/2

Un target da conoscere e da “coltivare” attraverso una piattaforma multimediale, sono state create delle vere e proprie aule virtuali, dove i ragazzi, dopo ogni modulo formativo d’aula, possono incontrare il docente e formulare domande sugli argomenti trattati (dubbi sorti o approfondimenti sulla materia). Infine, il progetto si caratterizza, rispetto alle tradizionali attività formative, perché dà maggiore spazio alla creatività, alla progettualità, alla concretezza attraverso la realizzazione di laboratori interattivi e gruppi di progetto. I ragazzi, infatti, dovranno realizzare un project work, un vero e proprio “cantiere di innovazione”, ove raccogliere e sintetizzare, attraverso l’utilizzo di una metodologia, idee, soluzioni e piani di azione per il futuro. Il progetto “Crescere con i Giovani” è un percorso appositamente progettato per rendere i partecipanti realmente protagonisti del proprio processo di apprendimento. Questo importante obiettivo si può realizzare, però, solo se vengono messi a punto con attenzione i necessari presidi di accompagnamento e sostegno al progetto formativo, soprattutto nell’operatività quotidiana, con il supporto, quindi, di tutti gli attori individuati. Martina Bonaldo

L’evento del 4 novembre sul tema “Giovani”, oltre all’avvio dell’Accademia di Formazione per i giovani dipendenti, ha dato occasione per lanciare una iniziativa di ricerca che la Federazione intende portare avanti rispetto alle nuove generazioni di clienti. Le ultime tendenze economiche e sociali hanno infatti fatto emergere la criticità del risparmio soprattutto in ottica prospettica, alla luce della particolare condizione di vita in cui, presumibilmente, le nuove generazioni si troveranno a gestire le proprie finanze. A tal fine la Federazione si è rivolta a GfK Eurisko per la realizzazione di un percorso conoscitivo, in modo da delineare un possibile modello di servizio adeguato alle istanze della “clientela del domani”. Gli obiettivi conoscitivi che lo studio si pone sono articolati in due moduli di ricerca: • I Giovani, la Banca e la percezione del “Mondo BCC” a livello nazionale: overview sulla relazione con la Banca, con un focus sull’immagine del “Mondo BCC”; • I Giovani e la Banca nel territorio delle BCC di Lazio, Umbria, Sardegna: approfondimento sul territorio di insediamento della Federazione e sulla relazione e percezione nei confronti delle BCC presso la clientela giovane, attuale e prospect. Il primo modulo si sostanzia in una analisi desk tratta dall’inda-

gine che annualmente l’Eurisko effettua sul mondo finanziario (Multifinanziaria Retail Market) e focalizza il tema “giovani, Banca e percezione del Mondo BCC” a livello nazionale. Lo si farà, in particolare, esplorando ambiti quali l’utilizzo e la scelta della Banca da parte dei giovani, i canali di relazione, i principali prodotti posseduti, la notorietà/immagine delle BCC, la propensione a diventare cliente BCC rispetto ai main brand competitors. Il secondo modulo, da costruire, andrebbe a rappresentare un approfondimento sulla percezione che si ha delle BCC nelle tre regioni di insediamento, anche presso l’attuale clientela giovane della Federazione. Si tratterebbe, in sostanza, di una verticalizzazione su alcuni temi ritenuti chiave, andando ad esplorare con lo stesso strumento (indagine telefonica presso il target selezionato) due campioni di clienti attuali e clienti potenziali, cercando di capitalizzare gli spunti emergenti dal raffronto. Le interviste saranno complessivamente 800. Per questo secondo modulo, saranno interessate tutte le BCC associate, sia per la condivisione della struttura del questionario, che per la fornitura delle anagrafiche da contattare per la parte relativa alla clientela attuale.

Alessandro Ceccarelli

43


DALLA FEDERAZIONE

Funzione antiriciclaggio

Ai nastri di partenza Con il Provvedimento del 10 marzo 2011 la Banca d’Italia ha emanato le Disposizioni sull’organizzazione, sulle procedure e sui controlli antiriciclaggio, finalizzate a contenere il rischio di riciclaggio a cui sono esposti gli intermediari finanziari e garantire l’integrità del sistema finanziario nel suo complesso. La principale novità introdotta dal Provvedimento è l’istituzione di un’apposita funzione incaricata di sovrintendere alla prevenzione e gestione del rischio di riciclaggio, dettando i relativi requisiti organizzativi. La funzione si inserisce nel sistema dei controlli interni come una funzione di controllo di secondo livello – alla pari della funzione di com-

44

pliance –, con un’impostazione risk based che integra valutazioni ex ante e controlli ex post, in linea con l’eterogeneità delle mansioni a cui è preposta e con l’obiettivo di assicurare un efficace ed efficiente presidio del rischio di riciclaggio. Dal punto di vista organizzativo, considerati i crescenti costi necessari per far fronte al tema del sistema dei controlli interni, la Vigilanza ha previsto, per le banche di piccole dimensioni, la possibilità di esternalizzare anche tale Funzione. L’importante novità è stata affrontata dalla Federazione allo scopo di offrire alle Banche che ne avevano fatto espressa richiesta, un concreto supporto nell’attivazione della nuova Funzione Antiriciclaggio, avviando un progetto che si è concluso coerentemente con i tempi e le modalità condivise con le associate nella Conferenza dei Direttori del settembre scorso. In particolare, il nostro progetto ha seguito un percorso logico che, partendo dalla comprensione delle esi-

genze delle Banche e da una prima fase di studio di fattibilità e di approfondimento con la Federazione nazionale, i centri consortili e alcuni risk controller delle Banche, è arrivato a definire l’impianto della nuova Funzione Antiricilaggio e la revisione della Funzione Compliance. Su quest’ultimo aspetto, alla luce delle novità normative e della necessità di costituire ed attivare nell’ambito della Federazione una specifica Funzione dedicata all’Antiriciclaggio, si è resa necessaria una revisione del piano di sviluppo della compliance che ha preso in considerazione i seguenti principali fattori: • ricerca dell’efficienza nello svolgimento delle attività di controllo in loco in considerazione dell’esperienza maturata nel corso degli anni; Al fine di ricercare una maggiore efficienza nello svolgimento delle attività di controllo e ridurre l’impatto dei controlli in loco sull’operatività della Banca, è stato definito un sistema di verifiche a distanza


incremento delle attività di consulenza prestate dalla Funzione, al fine di rafforzare l’intervento ex ante della stessa; • revisione del perimetro delle norme al fine di concentrarsi su quelle attualmente più rilevanti (Trasparenza dei servizi bancari, Codice del consumo, Servizi di investimento, Market abuse, Privacy, Usura). Con riferimento alla nuova Funzione Antiriciclaggio, seguendo un approccio coerente con le iniziative del Sistema del Credito Cooperativo (promosse a livello nazionale da Federcasse), il progetto è arrivato a definire: • il modello organizzativo della Funzione; • le regole di funzionamento (regolamento del Responsabile interno e della Funzione) e le procedure operative in materia di antiriciclaggio che rivedranno l’impianto normativo interno delle Banche in relazione all’implementazione della nuova funzione; • l’accordo per l’esternalizzazione delle attività della Funzione Antiriciclaggio. In particolare, il Progetto ha previsto lo svolgimento da parte della Funzione Antiriciclaggio delle attività riepilogate nello schema. Occorre sottolineare in particolare

Alessandro Giannese

che, al fine di ricercare una maggiore efficienza nello svolgimento delle attività di controllo e ridurre l’impatto dei controlli in loco sull’operatività della Banca, è stato definito un sistema di verifiche a distanza (tramite accesso ai data base delle banche utenti), che consentano di monitorare nel continuo: • la gestione degli obblighi di adeguata verifica della clientela; • l’affidabilità del sistema informativo di alimentazione dell’archivio unico informatico aziendale; la trasmissione mensile all’UIF dei dati aggregati; • l’efficace rilevazione da parte delle filiali delle operazioni potenzialmente sospette. A tal fine è stato costituito uno specifico gruppo di lavoro costituito da personale delle Banche e di Federazione, ottenendo la condivisione rispetto agli indicatori sensibili. Al fine di creare un modello organizzativo che risponda a criteri di efficienza ed efficacia (evitando rischi di sovrapposizione e duplicazione di attività), è stato deciso di collocare la Funzione all’interno della funzione Compliance, sfruttando le sinergie e le esperienze maturate nel corso di questi anni su una tematica che richiede così elevata preparazione ed esperienza come l’Antiriciclaggio. Anche per questa nuova sfida abbiamo deciso di puntare su risorse giovani, ad elevato potenziale, privilegiando ove possibile le professionalità già esistenti. Lo sforzo organizzativo richiesto per l’implementazione della Funzione Antiriciclaggio intensifica ulteriormente le attività di controllo svolte dalla Federazione, che affronteremo mantenendo e rinnovando l’impegno di collaborazione volto al supporto alle associate. n

Giorgio Caporale

Area Consulenza

Il Business Intelligence Management Nel corso degli ultimi anni l’evoluzione degli scenari ambientali, competitivi e normativi ha messo in evidenza la necessità di adottare modelli organizzativi e strumenti di gestione avanzata delle informazioni, funzionali a governare le scelte aziendali in coerenza con il contesto di riferimento, con le strategie-obiettivi interni e con le scelte in termini di assunzione dei rischi e di performance. La pratica aziendale definisce l’insieme delle attività correlate al presidio dell’esigenza ora rappresentata sistema di business intelligence management. Con il termine business intelligence ci si riferisce solitamente a (descrizione da fonte Wikipedia): • un insieme di processi aziendali per raccogliere ed analizzare informazioni; • la tecnologia utilizzata per realizzare questi processi; • le informazioni ottenute come risultato di questi processi.

45


DALLA FEDERAZIONE

Il punto di avvio di un percorso di approfondimento sul tema ritengo debba essere la comprensione dell’oggetto critico e fondante dell’intero sistema: l’informazione; solo successivamente potrà concretizzarsi il bisogno della gestione della stessa e pertanto della creazione di modelli operativi di funzionamento e applicazione. L’informazione è identificabile in quanto rappresentativa di un concetto che intende descrivere un fenomeno e/o definirne una caratteristica rispetto al quale, il fruitore dell’informazione, ricava un valore “soggettivo” utile, a lui, in termini di conoscenza. Il valore della conoscenza è l’elemento che definisce i requisiti entro i quali è funzionale (in termini di efficacia ed efficienza) adoperarsi per avviare il processo di acquisizione e utilizzo dell’informazione. Il percorso di avvicinamento al tema della gestione dell’informazione

46

dard, nell’ambito delle Banche di Credito Cooperativo, tralasciando per il momento gli aspetti attinenti alla tecnologia. La tematica della gestione dell’informazione interessa tutti i livelli organizzativi aziendali (ruoli, processi e strumenti) e si diffonde nella struttura operativa attraverso dei meccanismi di funzionamento che hanno l’obiettivo di dare supporto ai processi decisionali nei diversi ambiti di uso: • le organizzazioni raccolgono informazioni per trarre valutazioni e stime riguardo al contesto aziendale proprio e del mercato cui partecipano (es. ricerche di mercato e analisi degli scenari competitivi) e utilizzano le informazioni raccolte attraverso una strategia di business intelligence per incrementare il loro vantaggio competitivo e attuare le politiche di gestione degli affari; • altrimenti le informaaziendale meritezioni vengono raccolte rebbe una trattaper scopi direzionali inLa tematica della zione organica della terni, come ad esempio gestione complessità dell’atutili al risk management, dell’informazione tuale contesto stoalla gestione dell’inforinteressa tutti i livelli rico ed ambientale mativa al pubblico o per organizzativi aziendali che includesse un il controllo di gestione: i (ruoli, processi ampio approfondidati raccolti vengono ope strumenti) mento sulle impliportunamente elaborati e e si diffonde nella cazione della tecnovengono utilizzati per struttura operativa logia applicata alla supportare concretaattraverso diffusione della mente, sulla base di dati, dei meccanismi stessa e della sua le decisioni di chi occupa di funzionamento fruibilità (in termini ruoli direzionali (capire che hanno l’obiettivo di canali, fonti e l’andamento delle perdi dare supporto qualità). Il presente formance dell’azienda, ai processi decisionali articolo vuole però generare stime previsionei diversi ambiti mettere in evidenza nali, ipotizzare scenari e di uso solo alcuni aspetti future strategie di rispodel processo in sta). esame, descrivenPeraltro, attesa l’esigenza done i punti critici, i vincoli e le delle funzioni che agiscono negli eventuali leve di miglioramento per ambiti decisionali di analizzare, vala realizzazione di strutture di gelutare e conoscere un determinato stione (framework), nel caso di apfenomeno di interesse, ne consegue plicazione di processi di lavoro stancome le informazioni possano es-


sere analizzate a differenti livelli di dettaglio e di gerarchia funzionale: controlli e risk management, marketing, commerciale, finanza, personale o altre. Tutto ciò considerato, si è tentato di schematizzare le principali fasi di un percorso standard di gestione dell’informazione a prescindere dal fenomeno e dai fruitori dell’analisi; in misura esemplificativa e non esaustiva l’azienda dovrà: 1. determinare gli obiettivi strategici informativi attraverso il check-up del profilo aziendale e la rilevazione del fabbisogno informativo; 2. definire la metodologia (quantitativa, qualitativa), il livello di profondità e di approssimazione, nonché la metrica di misurazione (proxi, indicatori, indici, etc.); 3. definire le modalità di lettura delle informazioni in termini di correlazione al fenomeno in fase di ricerca; 4. selezionare, valutare e sistematizzare le variabili utili all’analisi ed individuare le migliori fonti informative, nonché i fornitori delle stesse, in termini di qualità, consistenza, robustezza e accessibilità; 5. acquisire ed elaborare le variabili e i dati rivenienti dalle fonti prescelte; 6. strutturare il modello di funzionamento del processo di lavoro affinché l’informazione diventi una conoscenza utile ai diversi attori aziendali, fruitori della stessa, e si integri nei meccanismi decisionali ed operativi aziendali; 7. monitorare e valutare l’effetto dell’azione intrapresa e la funzionalità, correlata agli obiettivi dati, dell’informazione gestita. Sulla base dello schema di processo

riportato si evidenziano alcuni dei principali requisiti organizzativi alla base dell’ottimizzazione di un processo standard come quello sopra riportato: • competenza nella lettura del profilo strategico e competitivo della Banca, in correlazione dei contesti di riferimento; • conoscenza della metodologia e delle metriche di lavoro dei dati; • capacità di selezione, controllo ed • elaborazione delle fonti informative; • capacità di investimento nello sviluppo dei modelli di lavoro e dell’acquisizione delle fonti; • gestione della conoscenza nei processi aziendali e realizzazione di

specifici output; e taluni aspetti critici: • presenza di professionalità specifiche all’interno delle BCC; • allocazione di risorse umane dedicate; • investimenti onerosi per l’acquisto e la gestione delle informazioni esterne; • rischio di autoreferenzialità in assenza di una visione esterna delle best practices e di benchmark. La valutazione del grado di sviluppo, nell’ambito delle nostre Banche di Credito Cooperativo, di un modello di processo come quello riportato risente di livelli di maturità fortemente differenziati secondo i diversi ambiti di applicazione, ciò in conseguenza di fattori storici, di livelli di adattamento delle organizzazioni e di pressioni normative. A puro titolo esemplificativo è riscontrabile una elevata qualità e standardizzazione dei processi contabili e di redazione del bilancio di esercizio vs. una limitata qualità e diffusione dei processi e dei presidi in tema di conoscenza del cliente e del mercato in ottica, ad esempio, di potenziale sviluppo commerciale. Per quelle aree tematiche ovvero fenomeni di interesse per le quali la Banca valuta il proprio modello di business intelligence management scarsamente appropriato e adatto a comprendere la realtà (interna o esterna che sia), il percorso di adeguamento dovrebbe prevedere: sia lo sviluppo di modelli e strumenti di analisi, che l’acquisizione di capacità e competenze specifiche, la cui implementazione e messa a regime sottenda a requisiti di efficacia ed efficienza di economia e di scopo.

47



Un possibile modello di lavoro potrebbe prevedere l’esternalizzazione di attività o parti di esse ad entità capaci di gestire il processo, in grado di veicolare competenze, di distribuire esternalità di rete attraverso la condivisione delle best practices e fungendo da centro di acquisto e selezione della “materia prima” (cioè le informazioni rilevanti non disponibili all’interno della BCC). Con specifico riferimento alla realtà federativa è di tutta evidenza come la tematica afferente all’ottimizzazione e re-ingegnerizzazione dei processi di business intelligence management già ora rappresenta una linea di attività di primario interesse, dove tuttora ci sono significativi margini di miglioramento ed integrazione con le BCC; in particolare, ci si riferisce ai servizi in essere a supporto delle BCC Associate in tema di analisi strategica ed operativa, valutazione del posizionamento competitivo e territoriale realizzati attraverso la gestione dei dati interni delle singole realtà, di benchmark con le banche consorelle e con i dati di mercato acquisiti da fonti esterne (Prometeia, CRIF, Data4Value, Eurisko, Federcasse, Centro Europa Ricerche). La convinzione di aver correttamente interpretato una criticità ed una esigenza esistente nei processi di governo all’interno del sistema cooperativo, e pertanto anche delle Associate Federlus, è stata confermata dall’ascolto delle parole del Vice Direttore Generale della Banca d’Italia Anna Maria Tarantola pronunciate nel corso del XIV Con-

gresso Nazionale del Credito Cooperativo, che ha “richiamato” al fatto che solo un numero ristretto di Federazioni ha offerto, alle proprie banche nuovi servizi, ulteriori a quelli tipici (internal audit, compliance e antiriciclaggio), garantendo assistenza su aspetti di governance e di indirizzo strategico. Ulteriore stimolo viene dalla contestualizzazione di un altro passaggio del discorso del Vice Direttore di Banca d’Italia che sottolinea come una indagine sul campo, realizzata nel corso degli ultimi due anni, abbia delineato un gruppo di BCC che, a prescindere dalla dimensione e dall’area geografica, sono risultate capaci di “affrontare le difficoltà contingenti e le sfide future in posizione di forza”. La caratteristica che le accomuna “è la capacità di compiere scelte gestionali che hanno accompagnato la

crescita con una costante attenzione all’efficienza dei processi operativi”, valorizzando “il patrimonio di conoscenze del territorio di riferimento, sviluppando procedure per conservare e trasmettere le informazioni, per valutare adeguatamente i rischi e le potenzialità di crescita dei clienti, avvalendosi, ove necessario, della collaborazione di operatori specializzati”. Sulla traccia di queste indicazioni la Federazione intende proseguire la qualificazione dei servizi e la realizzazione di una maggiore integrazione con tutte le Associate attraverso l’implementazione di processi e strumenti di lavoro che permettano la diffusione di informazioni in maniera efficace, a supportare i processi decisionali a diversi livelli e per diversi usi, ed efficiente, in termini di costo ed impatti sulle altre attività della Banca.

49


DAL MOVIMENTO

Campagna di comunicazione 2011

Obiettivo, sviluppo commerciale avvicinando i giovani alla previdenza complementare Due sono stati gli obiettivi della campagna di comunicazione 2011: fare fronte alla necessità delle BCC di attrarre raccolta in un momento di difficoltà dei mercati e promuovere, soprattutto verso i giovani, il tema della previdenza complementare. Per raggiungere il primo obiettivo la nostra comunicazione ha puntato sul fatto che una Banca di Credito Cooperativo viene scelta da chi decide di affidargli i propri risparmi perché è vista come la banca “di casa”, vicina, che conosci e che ti conosce; inoltre perché si ha la possibilità di sapere dove vanno a finire i propri soldi, ossia nello sviluppo

50

del territorio e nell’azione di sostegno verso famiglie, imprese, enti e associazioni locali. L’obiettivo della previdenza complementare riguarda, invece, più che altro un fine di sviluppo collegabile ad azioni di carattere commerciale. L’idea creativa di fondo che ha guidato la campagna stampa è stata quella di utilizzare come sfondo dettagli di banconote da 5, 10 e 20 euro, in grado di integrarsi graficamente in diversi aspetti del mondo reale, nel vissuto giornaliero di persone comuni, famiglie, risparmiatori, piccoli imprenditori. Il risultato d’insieme è una composizione armonica di luoghi e persone nelle

quali è facile identificarsi. Persone che sottolineano la loro scelta a favore della BCC, una banca capace di proporre sia prodotti finanziari tarati sulle proprie esigenze, che di salvaguardare il valore del localismo mettendo in moto un circuito virtuoso a favore di comunità e territori. Tre i soggetti realizzati per gli avvisi stampa, più un altro dedicato alle BCC che aderiscono al Fondo di Garanzia degli Obbligazionisti, che valorizza la protezione ulteriore (oltre a quella garantita ex lege da Fondo di Garanzia dei Depositanti) assicurata solo dalle BCC aderenti al Fondo stesso.


Il primo soggetto, un ragazzo, è dedicato al tema della previdenza integrativa incentrata su un dinamico giovane lavoratore. Lo sfondo è quello di una banconota da 5 euro che sta a significare l’idea di un futuro che si può iniziare a costruire anche grazie all’accompagnamento

che, sul terreno specifico dei prodotti di previdenza integrativa, può essere offerto dalle BCC. Il secondo soggetto, una donna, è dedicato al tema del risparmio: sullo sfondo di una vetrata raffigurata da una banconota da 20 euro, si enfatizza un momento di tranquillità sulla poltrona di casa e quindi di sicurezza e trasparenza nel depositare i propri risparmi presso una BCC. Il terzo soggetto raffigura un uomo adulto assimilabile ad un padre di famiglia o ad un piccolo imprenditore che sottolinea il valore di un circuito virtuoso che porta una BCC ad investire nel territorio in cui opera, con impieghi nell’economia reale, il risparmio raccolto sul territorio stesso. Lo sfondo è dato da un particolare del

ponte presente sulle banconote da 10 euro che si sovrappone a quello dell’immagine stessa. Al fianco della Campagna stampa, pubblicata su diversi quotidiani e riviste dal 28 novembre al 24 dicembre 2011, nonché su internet con banner e impression animati sui principali siti di informazione e su maxi totem all’interno di 100 stazioni, c’è stata una pianificazione radio di spot trasmessi sui principali circuiti radiofonici, che hanno enfatizzato i concetti degli annunci stampa. Ormai nota è poi la campagna “Apertura nuovi sportelli”, ossia i quattro soggetti (ragazzo, ragazza, imprenditore, bancario) ai quali è affidato il compito di presentare alla comunità l’apertura di una nuova filiale di una BCC, evidenziando i caratteri della prossimità. Obiettivo di questa campagna è trasmettere i concetti di disponibilità al dialogo e all’accoglienza, che sono le caratteristiche dell’approccio al cliente del Credito Cooperativo. La Federazione è a disposizione per ogni informazione in merito e ogni dettaglio riguardo all’utilizzo e ai diritti sulle immagini e sui testi. B.V.

51


DALLE BCC

BCC DI RIANO

BCC ROMA

Il Premio Michele Mazzella per una drammaturgia giovane

I nostri 150 anni con gli occhi dei bambini

L’Associazione Culturale Teatro Giovane, con il patrocinio del Ministero per i beni e le attività culturali, ha realizzato anche quest’anno il Premio Michele Gazzella - per una drammaturgia giovane. Giunto ormai alla nona edizione il Premio, riservato agli studenti delle Scuole secondarie di I e II grado, operanti sul territorio italiano indipendentemente dalla loro nazionalità, ha visto la partecipazione di oltre 6.000 scuole. Al vincitore è stata assegnata una targa del Presidente della Repubblica. Sono stati numerosissimi i copioni giunti all’Associazione (ben 140 gli istituti scolastici Partecipanti, di cui 16 del Lazio, 7 dell’Umbria e 4 della Sardegna). Dopo un’attenta valutazione della Giuria il 7 novembre scorso si sono svolte, presso il Teatro Quirino in Roma, le premiazioni dei vincitori. Il concorso, l’unico esistente in Italia con queste caratteristiche, pre-

vede la creazione di un testo originale che viene valutato da una giuria di rappresentanti di primo piano del mondo del teatro italiano: Guido Mazzella (presidente), Alessandro Gassman, Virgilio Gazzolo, Francesca Massaro, Anna Mazzamauro, Aldo Miranda, Mariano Rigillo, Anna Teresa Rossini, Desiree Sabatini, Max Tortora. Gli studenti vincitori hanno ricevuto premi da 700 a 250 euro, una attestazione simbolica volta a stimolare la creatività e le capacità professionali a cui potranno dar corpo nel futuro. La BCC di Riano, insieme alla Federazione e ad altre 11 Banche di Credito Cooperativo (Pontinia, Bellegra, Capranica, Circeo, Formello e Trevignano Romano, Garigliano, G. Toniolo, Mantignana, Roma, Marino e Tuscolo) ha sponsorizzato anche quest’anno l’evento, sapendone cogliere l’importanza.

Un calendario per il 2012 arricchito dai disegni dei bambini, tutto centrato sulle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Il Comitato locale BCC Roma di Cerveteri ha deciso di onorare così il nuovo anno, valorizzando le opere migliori di un’iniziativa che era partita già all’inizio della scorsa estate, quando si tenne la premiazione del concorso di disegno per i 150 anni che aveva coinvolto le quinte elementari delle scuole del litorale a nord di Roma. L’idea che ha ani-

2012 1861-2011

CENTOCINQUANTA ANNI DALL’UNITÀ D’ITALIA

mato il Comitato è stata quella di interpretare questo importante appuntamento attraverso un’ottica particolare, quella delle nuove generazioni che nei prossimi anni eserciteranno diritti e doveri di cittadinanza. Il risultato è stato sorprendente anche per gli insegnanti, perchè testimonianza di autonoma capacità di interpretare un evento storico di valore nazionale in maniera spontanea e consapevole. Il calendario è stato distribuito in 5mila copie.

52


BCC DI FIUGGI

Donne e lavoro nella serata conclusiva del Fiuggi Family Festival Il 22 ottobre scorso, sostenuto dalla BCC di Fiuggi, si è svolto l’evento conclusivo della stagione culturale e turistica del Fiuggi Family Festival, prestigiosa manifestazione cinematografica che nella graziosa città termale realizza un festival internazionale rivolto alle famiglie. La giornalista Elsa Di Gati ha presentato la serata nel bellissimo Teatro Comunale, alla presenza di ospiti di rilievo quali il Capo di Gabinetto del Ministero delle Pari Opportunità Francesca Quadri, l’on. Paola Binetti e Maria Mussi Bollini, dirigente Rai 3 e “mamma” della Melevisione e di tanti altri famosi programmi dedicati ai ragazzi. Il Presidente della BCC di Fiuggi Alfredo Ballini ha ricordato che, tenendo fede al suo statuto cooperativo, la Banca ha sempre sostenuto lo sviluppo culturale, turistico e artistico del territorio, e in particolare dei suoi giovani, affiancando iniziative importanti che mettono il benessere delle famiglie al centro della loro azione, proprio come il Fiuggi Family Festival. Tale evento infatti, ol-

tre a rendere le famiglie più consapevoli e partecipi del mondo dell’intrattenimento audiovisivo e in particolare della cinematografia con l’ormai tradizionale kermesse di fine luglio, intende favorire la formazione dei giovani con corsi specifici nel campo del turismo e dello spettacolo. La giornata del 22 ottobre ha visto la presentazione di A Simple Life di Ann Hui, premiato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia con il Premio Gianni Astrei Pro Life. Il film ha dato spunto ad una tavola rotonda dal tema “Donne e lavoro: un cuore per l’economia”. Alla tavola rotonda è seguito un rinfresco e un concerto di chiusura tutto al femminile con l’incredibile quintetto di voci femminili, “The White Nymphs”, che presto pubblicheranno un cd.

aiuto della politica agraria comune per il 2014-2020. “La nostra Banca – ha dichiarato il Presidente Pietro Mencarini – ha ritenuto indispensabile informare gli operatori del settore sui cambiamenti e nuovi schemi di aiuto che attengono la nuova PAC, in maniera tale che gli operatori possano per tempo conoscere a attuare quelle modifiche per accedere alle provvidenze comunitarie. Nei nostri territori – ha proseguito Mencarini – l’agricoltura e la zootecnica sono il fulcro dell’economia, è indispensabile che le aziende possano tornare ad investire in progetti mirati e che utilizzino criteri tecnologici e nel contempo rispettosi delle tradizioni e dell’ambiente”. Oltre al Presidente della BCC, sull’argomento sono intervenuti il Sindaco di Tarquinia Mauro Mazzola, che in apertura del convegno ha ribadito come grazie alla BCC della Tuscia si sia tornati a parlare di economia per l’agricoltura, il Dirigente del Ministero delle Politiche Agrarie Damiano Li Vecchi, che ha illustrato le linee guida della nuova PAC e Francesco Tropea, funzionario dello stesso Ministero. È stata poi la volta del parlamentare Francesco Battistoni, Presidente della commissione regionale agricoltura, il quale ha dichiarato: “Incontri come questo contribuiscono a portare alla luce temi e in-

BCC DELLA TUSCIA

La PAC dopo il 2013: ecco le proposte dell’Europa La BCC della Tuscia, in collaborazione con il Consmaremma e l’Università Agraria e il Comune di Tarquinia, ha organizzato, lo scorso novembre, un convegno sulle novità normative che riguarderanno l’agricoltura e i conseguenti schemi di

53


DALLE BCC

dicazioni importanti per il settore agricolo, che grazie ai nostri referenti, gli europarlamentari Tajani e Pallone, potremo far arrivare in Commissione Europea”. È chiaro – ha proseguito Battistoni – che per il futuro dell’agricoltura, la parola chiave deve essere “crescita” a partire dalle peculiarità dei territori e dalle sue eccellenze. “Dall’Europa ci aspettiamo un ritorno alle centralità dell’economia reale, di cui l’agricoltura è un pilastro fondamentale; esiste l’esigenza di un dialogo diretto fra uffici decentrati dell’agricoltura e addetti agli uffici dei Psr, con più azioni correttive e meno bocciature delle pratiche, poiché se è vero che i Psr rappresentano la finanziaria dell’agricoltura, ci deve essere una possibilità per tutti gli agricoltori”. Sono infine intervenuti Gabriel Battistelli, Direttore della Coldiretti di Viterbo, che ha illustrato le problematiche della nuova normativa, il Presidente dell’Università Agraria della Tuscia Alessandro Antonelli e il Presidente della Cosmaremma Plinio Brevetti, che ha spiegato come la BCC della Tuscia possa essere un valido sostegno per le aziende agricole locali in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, in cui le grandi banche non sono in grado di farlo.

n

54

BCC “G. TONIOLO” DI GENZANO

Iccrea Banca incontra la “Toniolo” Cosa significa essere una BCC? Questo è stato il tema dell’incontro avvenuto il 28 ottobre 2011 tra una delegazione del personale dell’Iccrea e la BCC “Giuseppe Toniolo”. Obiettivo: permettere ai dipendenti della Capogruppo di conoscere da vicino e di toccare con mano la realtà del Credito Cooperativo. Una iniziativa dell’Iccrea, sposata con entusiasmo dalla Banca di Genzano, che si è concretizzata in una giornata speciale volta a raccontare la storia, l’esperienza ed i principi che hanno ispirato e continuano ad ispirare la “Toniolo”. È proprio quello che ha cercato di testimoniare il Presidente, Maurizio Capogrossi, che ha accolto insieme al Direttore Generale e ad altri responsabili i dipendenti Iccrea

nella sala conferenze “Petrucci”. Il Presidente, in modo sentito, ha raccontato le origini della “Toniolo”, riportando tutti i presenti a quel 27 febbraio del 1947, quando in un periodo in cui le piaghe della guerra erano drammaticamente aperte e la povertà dilagava, 10 uomini tra agricoltori e artigiani si incontrarono per dar vita alla “Cassa Rurale e Artigiana Giuseppe Toniolo”, con l’obiettivo di dare speranza e un futuro ai propri compaesani. Una banca nata, dunque, da un sogno divenuto poi realtà. Dal 1947 molti anni sono passati ma nelle parole del Presidente Capogrossi si è letta la stessa passione di allora, che permise alla Cassa di essere un sostegno alle necessità finanziare delle famiglie e delle imprese. Capogrossi ha ricordato inoltre con soddisfazione la crescita costante della Banca, con un ampliamento che ha portato all’apertura di ben sette filiali. Di rilievo anche l’intervento del Di-


rettore Alessandro Palmieri, che ha illustrato ai presenti, dati alla mano, i significativi risultati ottenuti grazie all’impegno, all’efficienza e alla serietà, valori messi in campo senza mai dimenticare l’attenzione per i giovani, la crescita sostenibile delle imprese, la qualità dell’ambiente e il patrimonio storico-artistico. Aspetti fondamentali per una Banca come la “Toniolo”, che ha una missione ben precisa: non quella di massimizzare i profitti tout court, ma di assicurare un vantaggio ai soci e alle comunità locali. Successivamente è intervenuto il responsabile dell’ufficio personale, Flavio Napoleoni, che in modo coinvolgente ha sottolineato lo strettissimo rapporto tra la Banca, il territorio in cui si trova ed i soci. “Si tratta di una banca con l’anima”, ha affermato, riprendendo il titolo di un volume dell’Ecra che riflette in pieno l’aspetto caratterizzante del Credito Cooperativo. “Una Banca

BANCA DI FRASCATI

Prima convention annuale per i dipendenti della Banca

di persone”, ha spiegato, “dove si conoscono i clienti da generazioni e si lavora stabilmente in un raggio territoriale ristretto, dove spesso siamo chiamati ad accompagnare le persone nelle vicende più diverse: le successioni, le separazioni tra coniugi, le difficoltà familiari. Ma siamo anche una Banca con l’anima perché da noi ci si appassiona. Non è raro trovare, infatti, persone che si identificano con la BCC e soprattutto vivono questa realtà come uno strumento straordinario da mettere a disposizione del territorio…”. Degni di nota anche gli interventi della responsabile dell’area organizzazione, Sabrina Cecchini, e del responsabile dell’area mercato, Marco Marianecci, i quali rispettivamente hanno illustrato la struttura organizzativa e i servizi offerti ai soci. Interventi che hanno generato molto interesse tra i dipendenti dell’Iccrea e che hanno dato vita ad un dibattito costruttivo, ricco di confronti, sug-

gerimenti e curiosità. Al termine dell’incontro nella sala “Petrucci”, dopo una visita dei dipendenti Iccrea al caveau e agli uffici della sede, la giornata è proseguita con un pranzo nello splendido agriturismo “Il Borgo”. Lì il proprietario, Edoardo Amici, dopo aver orgogliosamente mostrato la sua struttura, ha ringraziato la Banca per essergli stata vicina nella realizzazione del suo sogno. Le sue parole sono state testimonianza di come la “Toniolo” si confermi Banca a misura d’uomo, che dà fiducia alle persone, alle idee e ai progetti. Il pranzo, per l’occasione tutto a base di prodotti tipici del territorio, è stato il coronamento della giornata, che si è conclusa con i ringraziamenti del direttore di Iccrea Banca, Leonardo Rubattu, e con una maggiore consapevolezza di appartenere ad una Banca differente.

Ruggeri ha ringraziato tutto lo staff, esortandolo a mantenere l’impegno

e la disponibilità, fino ad ora dimostrati, costanti nel tempo.

Daniela Marianecci

Nelle giornate dal 4 novembre al 6 novembre 2011 si è svolta, ad Orvieto, presso il Relais di Campagna Borgo San Faustino, la prima Convention della Banca di Frascati. L’evento, organizzato dopo poco più di un anno dall’inizio dell’attività della Banca, ha coinvolto tutto il personale dipendente e la Direzione ed è stato un momento di aggregazione e di confronto sul lavoro fin qui svolto e sulle strategie che guideranno la BCC nel prossimo futuro. Il Presidente Claudio Ferri, intervenuto per un breve saluto, unendosi al Direttore Generale Pier Romano

55



CRA DELL’AGRO PONTINO

Aggiungi un posto... al circo Il 16 ottobre 2011 si è svolta la tradizionale Festa del Socio Cooperatore, quest’anno organizzata in collaborazione con il Festival Internazionale del Circo di Latina. Una serata diversa, insolita, sicuramente ricca di emozioni. L’organizzazione di eventi come questi richiede un notevole impegno, ed è solo con il lavoro di gruppo, ovvero di tutti i dipendenti della Cassa, che si possono raggiungere questi risultati. La tensione è salita a ridosso dell’atteso evento: le adesioni non erano tante, si è iniziato a pensare che l’iniziativa non era stata accolta favorevolmente. Non ci siamo arresi, abbiamo tenuto duro. Pazienza ripagata: la mattina del giovedì, tre giorni prima dell’evento, la Cassa è stata completamente sommersa dalle richieste di partecipazione;

un’adesione così importante non si era mai verificata. Un socio ci ha detto: “sono contentissimo dell’iniziativa, erano anni che non andavo al circo; avrei una richiesta da fare: posso portare, oltre a mia moglie, anche la mia nipo-

tina?” Di queste richieste ne sono arrivate molte, tutte inoltrate alla Direzione e alla Presidenza, che hanno ritenuto che il classico “aggiungi un posto a tavola” poteva andar bene; quale occasione migliore per rendere felici sia i grandi che i piccoli. Si è così pensato ai ragazzi dell’Associazione La Rete, con i quali vivere questi momenti di serenità. Anche per i dipendenti è stata una bella esperienza, perché per la prima volta hanno potuto condividere con i propri cari alcuni aspetti del loro lavoro. Possiamo sicuramente affermare che è stata una vera e propria festa della famiglia. Ma la gioia più grande è stata quella di sedersi in mezzo ai soci, vedere i loro visi sorridenti, compiaciuti per una Festa del Socio “differente per forza”.

n

57


NUOVI ORIZZONTI

Il trend “deflazionistico” del risparmio di Alessandro Ceccarelli

La realtà contingente in cui le Banche si trovano oggi ad operare impone ad operatori ed osservatori una visione tecnica del domani che in realtà si esplica in un vivere alla giornata, sperando che la burrasca passi in fretta e che gli effetti subiti non si rivelino fatali, nell’ardita convinzione che il dopo sarà comunque un déjà vu. Se al contrario proviamo ad astrarci dagli aspetti congiunturali, dai noti problemi del momento, possiamo intravedere trend e scenari strutturali di certo tutt’altro che rosei ma, quantomeno, orientati al medio e lungo periodo e dunque idonei a costituire fondamento di un eventuale posizionamento/ri-posizionamento strategico futuro. In prima battuta, ci aiutano in questo esercizio, le ultime evidenze pubblicate dall’Istat e dalla Banca d’Italia in merito all’evoluzione demografica in corso, alle condizioni di vita e alle scelte finanziarie delle fa-

58

miglie italiane in un ottica, come detto, di lungo periodo. Gli aspetti demografici sono già stati toccati nel precedente numero di “Orizzonti”, nell’ambito della recensione della pubblicazione curata dall’Istat in occasione del 150° d’Italia, dal titolo Italia in cifre 2011. Riprendendoli brevemente, risulta chiaro come la popolazione italiana stia invecchiando a ritmi decisi, spinta da livelli di fertilità in calo nelle nuove generazioni e da una speranza di vita che comunque

tende a crescere. Nel dettaglio, 150 anni fa i bambini fino a 5 anni rappresentavano il 13% della popolazione; oggi tale valore è sceso sotto il 5%. Sempre alla nascita della nazione unita, solo l’1% della popolazione era rappresentata da ultrases-


santacinquenni; oggi questa quota è salita al 10%. L’indice di vecchiaia (rapporto tra anziani e giovani) era pari nel 1861 a 38,9; è salito a 129,3 nel 2001 e nel 2021 l’Istat lo prevede pari a 169,5. Analizzando le condizioni di vita delle generazioni che oggi dovrebbero essere nella fase produttiva – o si accingerebbero a farlo - parallelamente emerge un incremento della vulnerabilità dei nuclei famigliari e un impoverimento generale. In particolare, nel 2010, il 18,2% delle persone residenti in Italia era, secondo la definizione Eurostat, a “rischio di povertà”; il 6,9% si trovava in condizioni di “grave deprivazione materiale” e il 10,2% viveva in famiglie caratterizzate da una bassa intensità di lavoro. L’indicatore sintetico del rischio di povertà e di esclusione sociale, che considera vulnerabile chi si trova in al-

quota di attività finanziarie in obbligazioni private italiane (dal 2,4 al 10,2%) e di quella in riserve tecniche di assicurazione (dal 10 al 18,6%) è stato compensato dalla forte contrazione delle quote di attività finanziarie in depositi bancari e in titoli pubblici italiani (rispettivamente dal 30,2 al 18,3 e dal 18,9 al 5%). Oltre a quelli evidenziati ne ce sono altri di fenomeni strutturali, meno evidenti, ancora virtuali, ma di cui bisogna comunque tener conto: fanno riferimento al rischio di disintermediazione del risparmio ad opera di grandi player di altri settori che, facendo leva su vantaggi competitivi acquisiti nei rispettivi ambiti di origine (tipo innovazione tecnologica e cura delle relazioni di clientela) e su una situazione finanziaria molto solida, aspirano ad intercettare il risparmio delle famiglie. Solo a titolo esemplificativo, il gruppo Carrefour ha aperto sportelli Rispetto alla fine meno una di queste bancari nei supermerdel 1995 tre condizioni, è pari cati in vari paesi di Eula composizione al 24,5% (ovvero 1 ropa e si accinge a delle attività su 4). farlo anche in Italia; finanziarie ha subito Venendo alle scelte Google e Apple insensibili variazioni. finanziarie delle fasieme detengono liL’aumento di circa 8 miglie emerge una velli di liquidità supepunti percentuali tendenza flettente dal riori allo Stato ameridella quota di attività risparmio, che si è cano (circa 100 mld di finanziarie accentuata negli uldollari cash): quanto in obbligazioni private timi anni. Tra il 1996 potenziale, in termine italiane e di quella e il 2002 il suo vadi attivi bancari, avrebin riserve tecniche lore ammontava mebero applicando a quedi assicurazione è stato diamente all’1,8% sta liquidità un livello compensato dalla forte della ricchezza netta; medio di leva finanziacontrazione delle quote è sceso all’1,3% tra ria? 1.000 mld di doldi attività finanziarie il 2003 e il 2006 e lari di attivi applicando in depositi bancari allo 0,8% tra il 2007 il livello medio di leva e in titoli pubblici e il 2010. finanziaria della Fedeitaliani Rispetto alla fine del razione (10 circa). 1995 la composiMolto di più applizione delle attività finanziarie ha sucando i livelli medi di leverage che bito sensibili variazioni. L’aumento si osservano presso i grandi gruppi di circa 8 punti percentuali della bancari europei.

59


ULTIME

Insieme è un’altra musica! Uniti per agire Lo scorso 9 febbraio si è tenuto a Roma, presso la sede centrale del Gruppo Bancario Iccrea nel Centro Direzionale di Lucrezia Romana, l’incontro tra i vertici di Iccrea Holding, la Capogruppo, e gli esponenti delle Banche di Credito Cooperativo aderenti alla nostra Federazione. La riunione fa parte di un ciclo di appuntamenti denominato “Insieme un’Altra Musica! Uniti per agire”, che i Vertici del Gruppo Bancario terranno su tutto il territorio nazionale. Erano presenti 100 partecipanti, tra Presidenti, Direttori e Consiglieri delle BCC, in rappresentanza delle 26 Banche di Credito Cooperativo Associate. Ha introdotto i lavori il Presidente della Federazione, Francesco Liberati, sottolineando come “Sarebbe molto positivo che le Federazioni fossero chiamate a rafforzare il loro ruolo di coordinamento tra il primo e il terzo livello, qualificandosi sempre più quale connettore a risposta operativa delle necessità concrete e quotidiane delle banche locali”. A seguire, il Presidente di Iccrea Holding, Giulio Magagni, e il Direttore Generale, Roberto Mazzotti, hanno presentato le strategie per il 2012 in cui, anche a seguito del recente aumento di capitale da 712 milioni a 1 miliardo di euro, il Gruppo è chiamato dalle sue BCC Azioniste a rafforzare con forte senso di responsabilità il suo ruolo di supporto specialistico alle BCC in un momento critico per tutto il Paese. In questo senso si muove il “patto con le BCC”, con il quale il Gruppo

60

Bancario Iccrea vuole individuare, insieme alle BCC presenti sui singoli ter ritori, forme efficaci di collaborazione per servire in modo ancora più puntuale le necessità locali. “Iccrea Holding e il Gruppo Bancario Iccrea – ha commentato Giulio Magagni – al termine dell’incontro hanno come mission quella di affiancarsi alle BCC nel proprio territorio di competenza, per offrire loro le leve necessarie ad essere competitive in un mercato dove, come noto, gli istituti bancari devono attrezzarsi per dare risposte tempestive alla propria clientela. Grazie a questa riunione, infatti, oltre a presentare i nostri piani per il 2012 abbiamo avuto anche l’opportunità di ascoltare le BCC nostre azioniste e individuare con loro le più efficaci forme di collaborazione in base alle esigenze riscontrate a livello locale. Ricordo poi il fondamentale ruolo di raccordo svolto dalla Federazione, che ringrazio per la consueta disponibilità e per aver stimolato la partecipazione e il dialogo con le BCC associate”. “Ormai da circa tre anni abbiamo avviato un percorso – ha precisato Roberto Mazzotti – grazie al quale il Gruppo Bancario Iccrea vuole diventare il punto di riferimento industriale per tutte le Banche di Credito Cooperativo in Italia. Non un semplice fornitore di prodotti e servizi su richiesta delle Banche, ma vero e proprio partner in grado di proporre soluzioni al passo coi tempi e nel pieno rispetto della natura cooperativa di ciascuna Banca del Movimento”. Carlo Napoleoni, Vice Direttore

Generale Vicario di Iccrea Holding ha poi presentato le linee-guida con cui la Capogruppo assegna gli obiettivi da conseguire a ciascuna società controllata, con un focus particolare sulla raccolta, la liquidità, gli impieghi alle imprese e i progetti per le famiglie clienti delle Banche di Credito Cooperativo. Al riguardo Iccrea Banca, l’Istituto Centrale del Credito Cooperativo, e Iccrea BancaImpresa, la società che si occupa di fornire soluzioni finanziarie per i clienti impresa delle BCC, rappresentano i due punti cardini su cui ruota il nuovo modello di servizio che il Gruppo Iccrea offre alle Banche di Credito Cooperativo. In particolare Leonardo Rubattu, Direttore Generale di Iccrea Banca, ha presentato gli strumenti che l’Istituto ha sviluppato per supportare la liquidità del Sistema del Credito Cooperativo, concentrandosi poi sui servizi dedicati alle BCC per le carte di credito. Mentre Iccrea BancaImpresa, conosciuta fino all’ottobre scorso come Banca Agrileasing, vede nel cambio di denominazione la sua nuova mission, ossia quella di supportare a tutto campo le Banche di Credito Cooperativo nella relazione con le PMI loro clienti, ma attraverso un programma condiviso con le Banche per un’accurata selezione dei progetti imprenditoriali da sostenere. In questo senso si è svolto l’intervento del Direttore Generale di Iccrea BancaImpresa, Enrico Duranti, che ha parlato al termine dell’incontro. n



CRIF AL L SERVIZIO SERVIZIO DI BANCHE BANCHE DI CREDITO CREDIT EDITO COOPERATIVO COOPERATIVO E BANCHE BANC CHE TERRITORIALI TERRITORIALI Leader Leader in Italia Italia nelle soluzioni soluzioni a supporto supporto dell’erogazione dell’erogazione e gestione gestione del credito, credito, CRIF CR RIF è da oltre oltre 20 20 anni al fianco fi fianc o delle Banche Banche di Credito C edito Cr Cooperativo Cooperativo e delle delle Banche Banche Territoriali Territorialli nelle loro loro scelte scelte di business. business. Grazie Grazie all’esperienza all’esperie enza maturata maturata e alla profonda profonda conoscenza conoscenza delle e dinamiche di mercato, mercato, CRIF coniuga coniuga nella propria p opria gamma completa pr completa di soluzioni patrimonio informativo soluzioni un p a atrimonio informativo unico unico sui segmenti segmenti di clientela clientela privati privati e imprese imp prese informazioni informazioni creditizie cred ditizie e business business information inform mation - avanzati avanzati sistemi sistem mi di supporto supporto decisionale decisio onale e servizi servizi fruibili in outsourcing o sourcing e consulenza out consulenzza sia a livello livello strategico strategico che operativo. operativo. Il sistema di Credito sistema delle Banche Banche a Credito Cooperativo Cooperativo e delle Banche Banche Territoriali, Territoriali, che nella congiuntura congiuntura economica economica negativa negattiva ha confermato confermato il ruolo ru uolo di importante alle famiglie importante sostegno sostegno e famiglie e al tessuto tessuto imprenditoriale, imprenditoriale, avverte avverte oggi con con forza forza la necessità necessità di rispondere risp pondere al mutevole mutevole scenario scenario del cr credito edito dotandosi dotan ndosi di informazioni informazioni accurate acccurate e puntuali puntuali e di nuovi nuovi potenti potenti strumenti strume enti di valutazione valutazione e di gestione, gestione, che aggiungano aggiung gano e creino creino valore valore nell’intero ne ell’intero ciclo della relazione rela azione con con il cliente. cliente. Attenta Attenta a queste queste esigenze, esigenze, CRIF ha sviluppato svilu uppato soluzioni soluzioni innovative innovattive che spaziano spaziano dalla sempre sempre più ricca ricca gamma di d servizi servizi informativi informativi disponibili disp ponibili grazie grazie a EURISC EURISC 2.0 2.0 ai nuovi nuovi alert, alert, indicatori indicat a ori di sostenibilità sostenibilità finanziaria fin nanziaria e di benchmarking benchmarking basati basati su analisi analissi territoriali territoriali e storiche. storich he. Le Le soluzioni soluzioni CRIF forniscono fornis o cono un efficace efficace supporto supporto decisionale sin dalla pianificazione pianificazione delle azioni di marketing e sviluppo marketing t sviluppo commerciale, comme erciale,

ACQUISITION ACQUISITION PORTFOLIO PORTFOLIO MANAGEMENT MANAGEMENT

Soluzioni Soluzioni per pe er la gestione gestione profittevole profittevole dei mercati mercati retail retail e imprese. imprese.

DEBT COLLECTION DEBT C OLLECTION

PLANNING AND DEVELOPMENT DEVELOPMENT

all’acquisizione gestione all’acquisizione ione della clientela, clientela, alla a gestione del portafoglio fino al recupero portafoglio o recupero degli de egli eventuali eventuali crediti crediti insoluti. insoluti. Tra Tra queste, queste, Portfolio Portfolio Explorer Explorer 2.0, 2.0, la nuova nuova generazione ge enerazione di servizi servizi di gestione gestione del portafoglio portafoglio o basati basati su dati batch, batch, e Full Full Monitor, Monitorr, la funzionalità alità di Operational Operational Risk Advisor Advisor che consente consente di d monitorare monitorare contemporaneamente contempo oraneamente tutte tutte le anagrafiche ana agrafiche presenti presenti nei Report Report Impresa Impresa e Persona Persona di d CRIF. CRIF. Con Con investimenti investimen t ti significativi significativi in progetti progetti e attività attività dedicate, de edicate, CRIF è partner partner di d riferimento riferimento delle BCC BCC e delle Banche Banche Territoriali Territorriali e mette mette a costante costante disposizione disposizione il proprio proprio know-how know-how e competenze competenz e e specialistiche, specialistiche, con con l’obiettivo l’obiettivo di accompagnare accompagnare le risorse risorse di direzione direzione e di rete rete degli Istituti Istituti in un percorso percorso conoscitivo conoscitivo integrato, integrato, grazie grazie ad attività attività di formazione formazione (training, (training, seminari, seminari, ecc.) ecc.) e informazione in nformazione (workshop (workshop direzionali, direzionali, convegni) convegni) sulle sulle tematiche tematiche relative relative alla a gestione gestione profittevole profittevole del d rischio rischio di credito credito e al al marketing marketing finanziario. finanziario. Per Per fare fare è necessario n essario conoscere. nec conoscere. Per Per e conoscere conoscere è necessario necessario avere avere gli strumenti strumenti più più adatti adatti alle proprie proprie esigenze esig genze e un partner partner specializzato speccializzato che aiuti a sfruttarne sfruttarne al meglio le potenzialità. poten nzialità.

www.crif. www.criff.com com


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.