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1.5. La nascita e l’assetto della Fattoria Medicea al tempo di Lorenzo

Tavola, ecc.) che, in forma aggregata o singola, costellano il territorio della piana, sia con funzioni agricole-zootecniche e abitative, che religiose, difensive (torri, castelli, ecc.) e produttive (mulini, tintorie, ecc.).

1.5 La nascita e l’assetto della Fattoria Medicea al tempo di Lorenzo Come abbiamo visto, intorno al XII-XIII secolo prende forma e si realizza così una maglia idrografica artificiale, conosciuta come il sistema delle Gore, contraddistinta da una duplice struttura idrica: da un parte quella ‘modificata’ ottenuta intervenendo sugli alvei dei corsi d’acqua preesistenti per liberare la parte occidentale della piana dalle frequenti alluvioni dell’Ombrone e dei suoi affluenti a contrasto con quanto al contrario stava facendo il Comune di Pistoia e dall’altra quella ‘creata’ ex novo con le gore, propriamente dette, per mettere a coltura le aree centrali. Un sistema complesso di acque ed insediativo, assai articolato che, seguendo l’ultima fase feudale degli incastellamenti e la prima formazione delle ville, accompagnerà il processo dell’autonomia comunale di Prato per completarsi nel XIV sec e in seguito con i primi appoderamenti, fino ad approdare all’alba del XV secolo. Il progetto laurenziano per la Cascina prendeva le mosse dall’occupazione della tenuta e delle proprietà avite di Palla di Onofrio Strozzi. I beni espropriati a Palla Strozzi comprendevano anche un malconcio castello che era stato a sua volta edificato su un preesistente fortilizio medievale situato a presidio del ponte sull’Ombrone e delle darsene dell’antico porto fluviale, costruito un secolo e mezzo prima dai pratesi per le spedizioni delle loro merci via fiume verso lo scalo marittimo di Pisa passando per l’Arno. Del resto era solamente dal secolo XII che la repubblica comunale di Prato, che aveva fatto costruire un ponte a scavalco dell’Ombrone, aveva occupato le due sponde del torrente edificando un fortilizio sulla collinetta antistante al fiume per il controllo del territorio. Quel presidio fortificato passò di mano nel 1420 ai Cancellieri che lo cedettero riadattato a casino di campagna con terre agli Strozzi che però le tennero per poco tempo perché sia la tenuta che la ‘rocchetta’ furono confiscate da Cosimo il Vecchio nella prospettiva di erigere una sontuosa dimora di campagna a capo di una nuova “spettacolare” bandita. Tuttavia, fu il figlio, Lorenzo, a portare avanti l’idea del capostipite, sostenendo un progetto per certi versi ancor più ambizioso che comprendeva la rifondazione agraria di un territorio un tempo fertile ma divenuto nei secoli malsano e acquitrinoso a causa dell’abbandono delle antiche regimazioni idrauliche, e soprattutto la realizzazione di una ‘fattoria modello’ (che sarà la “Cascina”) per sopperire ai fabbisogni dei fiorentini malversati da decenni di carestie. A questo iniziale intendimento si aggiunse però (e ben presto) l’idea

di recuperare la parte più “sapida” del progetto paterno, affidando al genio di Giuliano da Sangallo, l’edificazione di una grande dimora signorile da erigersi laddove sorgeva il preesistente maniero degli Strozzi. Se la maestosa residenza voluta dall’illuminato principe si concretizzò in tempi diversi nella magnifica architettura della Villa Medicea di Poggio a Caiano che lo stesso Lorenzo volle dedicata ad Ambra, la bellissima ninfa delle acque, l’antefatto che ne generò l’edificazione resta fissato nella costruzione della Cascina e nel recupero di terre fertili al di qua dell’Ombrone. Lo dimostra la stessa titolazione della nascente villa alla ninfa Ambra generata dai retaggi di ancestrali fabulae etrusche che ancora popolavano quei luoghi, che nella visione laurenziana si rifaceva in realtà al mondo classico romano. Ambra, infatti, può rinascere solamente dopo avere scongiurato i rischi delle frequenti esondazioni dell’Ombrone, rappresentato dal fauno che insidiava quelle terre. Tutto questo era stato reso possibile dalla messa in sicurezza e dalle bonifiche delle terre che si erano potute realizzare in contemporanea con l’edificazione della fattoria. Si creava così uno spazio idealizzato, nella suggestiva e ricercata simbiosi instaurata tra natura e artificio al fine di ricreare una sorta di replica dell’eden paradisiaco in terra. Per tale ragione l’asse portante del progetto di una sontuosa residenza, così come idealizzato dal Principe, si radicava in un altro di non minore importanza che, prima di quello, era stato messo a capo dell’impegno profuso per dar forma e sostanza ad una corte rurale che, non a caso, si iniziò a fare ben prima della villa come caposaldo produttivo. La costruzione della monumentale fattoria, indicata come ‘la Cascina’, visto il persistere del rischio idraulico per le frequenti alluvioni dell’Ombrone, richiese un lasso di tempo decennale, nell’ attesa di creare le giuste condizioni di sicurezza idraulica, cioè solo dopo aver bonificato i terreni, rialzati gli argini del fiume, costruiti nuovi fossi drenanti le acque stagnanti che mettessero al riparo la nuova fabbrica dai rischi di esondazione che nel passato avevano procurato non pochi danni a causa dell’inquieto regime torrentizio del fiume Ombrone. Ambra (la ninfa personificata dall’isola sul fiume) si contrapponeva dunque ad Ombrone (l’ardente fauno che la insidiava nelle forme del torrente) nell’ eloquente metafora parafrasata dalla realtà mitologica di grande suggestione che ispirò al Magnifico la scrittura del famoso poemetto. Infatti è lo stesso Lorenzo che racconta il luogo con quel poemetto celebrativo della vita agreste, una sorta di egloga: la Descrizione dell’Inverno, opera composta prima del 1485, meglio conosciuta come Ambra, nome che una volta di più si vuole far derivare da quel luogo stesso, in particolare ad una piccola isola formata dal fiume Ombrone sotto la villa (il toponimo fu poi trasferito al podere limitrofo facente capo ad un antico casalino). Dunque il mito, connesso alla natura della ninfa, era stato interpretato da Lorenzo per dar conto poeticamente dei continui allagamenti che caratterizzavano da decenni la zona. Tornando all’edificazione della Cascina, si presume come

Fig. 18 Periodizzazione della struttura insediativa ed idrografica di impianto al 1835 e soglia edificato ed Uso del suolo al 1954. In evidenza il corso del Torrente Vella in riva sx dello Iolo-Bardena ed il corso del Gorone da S.Lucia da nord verso il centro urbano. (Fonte: Elab. G.Bartoli, s.Tarantino 2021, su dati Geoscopio Regione Toscana Opendata- Catasto Generale Toscano e Volo GAI 1954).

Legenda Edificato

Presente al 1835 (CATASTO GENERALE TOSCANO)

Presente al 1954

Uso e Copertura del Suolo

UDS Urbano (1954)

UDS Agricolo (1954) UDS Agricolo (1954)

UDS Idrografia (1954)

Fosso della Vella

Idrografia Gore antiche Strade matrice

il primo complesso a costruirsi fosse l’ala destra della grande corte rurale. Questo primo nucleo della Fattoria di Lorenzo il Magnifico, fu iniziato non prima del 1470, utilizzato temporaneamente dallo stesso Principe nel corso dei sopralluoghi. Si deve tuttavia ritenere che l’impianto originario fosse portato a parziale compimento solamente nel 1477. Nell’intorno della Cascina, agli inizi del settimo decennio del Quattrocento, Lorenzo aveva incrementato il lascito di Cosimo acquistando da tal Giovanni Rucellai due poderi, una bottega di fabbro e una di beccaio, nonché un albergo, un mulino e vari pezzi di terra con boschi e channucciati. Tra i beni compresi nell’acquisto c’era anche “uno chasamento che era rovinato al Poggio a Chaiano, chiamato l’Ambra” che negli anni successivi sarebbe stato trasformato su progetto di Giuliano da Sangallo nella meravigliosa dimora signorile. Fin dall’inizio questa duplice sistemazione divenne luogo di caccia e svago oltre che di produzione agricola e “uno dei poli di irraggiamento del potere personalizzato dalla città verso la campagna” (Sardi, 2009). Negli anni compresi tra 1474 e 1480 le proprietà si ampliarono notevolmente tramite altri acquisti, permute di beni, sia con privati che con la chiesa. L’intento del Magnifico era quello di creare una vasta proprietà in questo luogo, apparentemente più ostico e meno fertile del Mugello. Per raggiungere tale scopo egli inizia ad annettere piccoli pezzi di terreno un po’ alla volta fino a creare sul lato a nord dell’Ombrone quella che è stata definita l’archetipo dell’azienda agricola rinascimentale, unica nel suo genere sia dal punto di vista formale che produttivo. Resta ancora da precisare a chi appartenesse la mano del progettista che diede forma alla Cascina, ma sappiamo per certo che negli anni in cui questa fu realizzata e fino al 1485, l’architetto di fiducia del Magnifico fosse Giuliano da Maiano, poi sostituito dallo stesso Lorenzo, con Giuliano da Sangallo, artefice per lo stesso Principe della basilica di S. Maria delle Carceri a Prato. Ma niente di più possiamo dire se non dare allo stesso Lorenzo l’imprimatur per la sua realizzazione, in parte diverso è il discorso per la villa del Poggio, come ricorda il Vasari:

Lorenzo […] era in animo di fab[b]ricare al Poggio a Caiano […] [e] n’aveva fatto fare più modelli al Francione ed ad altri, esso Lorenzo fece fare di quello che aveva in animo di fare un modello a Giuliano, il quale lo fece tanto diverso e vario dalla forma degl’altri, e tanto secondo il capriccio di Lorenzo, che egli cominciò subitamente a farlo mettere in opera come migliore di tutti… (Vasari 1550)

L’idea stessa della villa spetta dunque al Magnifico, anche se Giuliano elabora il progetto fino alla versione finale, attenendosi al “capriccio” del committente inteso come schizzo, idea di partenza, anche perché la difficoltà più grande era quella di trovare chi mettesse in opera le sue idee che si allontanavano dalla tradizione. La Villa di Poggio a Caiano, situata in aperta campagna, doveva avere due funzioni principali una come luogo di villeggiatura, e l’altra

Fig. 19 Dosio G. (attr.), Pianta della fattoria laurenziana, fine del XVI secolo. (Fonte: GDSU, 2675 a). Fig. 20 Indicazione delle destinazioni d’uso degli spazi interni del primo nucleo della Cascina (elab.C. Zipoli, 2017).

pagina a fronte Fig. 21 Cronologia degli accrescimenti della fattoria dall’impianto originario al 2003 (elab. C.Zipoli, 2017).

Datazione delle varie parti della Fattoria

Presente nella pianta dell’Ing. Dosio Ante 1700 (Brillatoio per il riso e bottega) Ante 1746 (Casa del cappellano, a 2 piani) Presente dal XX sec.

Presente dal XIX sec.

come polo amministrativo della tenuta agricola li vicina, come ben si evince nella famosa lunetta dipinta da Giusto Utens (1599) (Fig. 23, cap. 1.6). (Centauro, 2011a). La tenuta della Cascina di Lorenzo, escludendo la Villa e le terre oltre l’Ombrone, è compresa nel Comune di Prato e più precisamente nella frazione di Tavola, all’interno dell’omonimo parco che oggi ne prende il nome, ed occupa un esteso tratto di territorio posta sulla riva sinistra del fiume tra la suddetta frazione a N-W, il nucleo di Fontanelle a N-E e a S. di Poggio a Caiano. L’organizzazione spaziale di quel grandioso complesso rurale che raggiunse alla metà del XV sec. una superficie di oltre 22.000 mq., come ben si evince nella pianta che si conserva al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi (fig.19), rispondeva alle regole che Leon Battista Alberti aveva descritto pochi decenni prima dell’acquisizione da parte di Lorenzo, ispirandosi al De Architectura di Vitruvio, per la realizzazione di un moderno complesso di villa rustica. Insomma qui si realizzò un modello assoluto che non ebbe uguali sul suolo nazionale,

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