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Mondo auto

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Si entra nel vivo

Si entra nel vivo

Nell’America degli anni ’60 esplose la mania delle GT all’italiana, che però, a differenza delle vere italiane, per raggiungere prestazioni elevate utilizzavano grossi motori 8V prelevati da modelli di serie americani montati su leggeri autotelai europei. L’Apollo ha rappresentato uno dei primi tentativi di abbinare un potente V8 americano, a una linea elegante e sportiva tipiche delle GT italiane. Il risultato fu una vettura sportiva decisamente bella basata su un design di Franco Scaglione, mossa da un potente V8 in alluminio di provenienza Buick, abbinato a un cambio manuale 4 velocità. La versione definitiva, proposta sia in versione coupé che in versione convertibile, aveva la carrozzeria in alluminio prodotta in Italia ed era spinta da motori Buick V8 proposti nella cilindrata da 3.5 o 5 litri da cui le denominazioni di Apollo 3500 GT e Apollo 5000 GT, mentre l’assemblaggio finale avveniva a Oakland. L’Apollo però non è mai stato un successo, e tra il 1961 ed il 1966 ne sono state costruite in tutto 88 di cui 76 coupé, 11 decappottabili e un singolo prototipo 2+2. La GT italo-americana aveva tutte le caratteristiche richieste alle vetture della sua categoria sia dal punto di vista stilistico che di quello delle prestazioni ma vennero a mancare la necessaria attività di marketing, una adeguata rete di concessionari e un robusto sostegno finanziario. Al fallimento contribuirono

APOLLO GT (VETTA VENTURA)

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a cura di Germano Danielis

sicuramente anche il prezzo ritenuto elevato e la scarsa reputazione dei motori Buick. Nel tentativo di evitare il fallimento della società, si continuò a fornire carrozzerie alla Vanguard Industries di Dallas, che assemblò e vendette per un breve periodo alcune Apollo col nome di Vetta Ventura. La produzione della Vetta è durata due anni in cui sono stati prodotti solo 19 esemplari.

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IL PROGETTISTA MORETTI 850 SPORTIVA S2

Giovanni Moretti fondò la sua omonima azienda in Italia nel 1925. Negli anni ‘50 divenne famoso per i successi delle sue creature nelle competizioni automobilistiche. Tuttavia, negli anni ‘60, Moretti era caduto in una situazione finanziaria difficile, e iniziò a costruire le sue auto utilizzando componenti meccanici e del telaio provenienti dalla Fiat. Nel 1965 Moretti svelò il nuovo modello Sportiva, basato sulla Fiat 850. L’auto era stata splendidamente carrozzata da Giovanni Michelotti con un mix di eleganza e sportività. Nel 1969 l’auto venne ulteriormente impreziosita con la lussuosa versione Sportiva S2, con un frontale rivisitato che assomigliava molto al Dino 246 della Ferrari. La Moretti 850 Sportiva S2 è stata costruita in meno di 50 esemplari, e di sicuro oggi ne sopravvivono almeno quattro.

ATLAS-ALLIED SWALLOW

La società Atlas-Allied aveva sede a Los Angeles e fu attiva dal 1950 al 1955, riuscendo a vendere in questo periodo meno di trenta vetture fra coupé e roadster. Nel 1953 creò il modello Swallow, il cui design della carrozzeria si basava in maniera quasi sfacciata sulla coupé Cisitalia 202. Quelli dell’Atlas-Allied oltre a rimanere stregati dall’innegabile bellezza della Cisitalia, compresero che la nuova tecnologia della fibra di vetro avrebbe potuto essere una chiave di successo, adattando così lo stile europeo a bassi costi di produzione. La società californiana si era pure specializzata nella costruzione di telai personalizzati per il cliente, ma la carrozzeria della Swallow per quanto possibile poteva essere adattata anche ad autotelai forniti dal cliente stesso. Nella versione coupé il modello fu costruito in soli tre esemplari.

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