Natale 2013

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S. Natale 2013

Suore Dimesse Figlie di Maria Immacolata


Preghiera del cuore Sì, tutta la tua vita, dolce Gesù, è stata un esempio di mitezza, di umiltà, di nascondimento. Hai cercato i poveri, gli umili, gli abbandonati, gli emarginati. Sei stato disponibile fin dal principio: “Ecco vengo,... manda me”; hai fatto la volontà del Padre, sei stato servo del Padre e dei fratelli per tutta la tua vita. Ti hanno criticato, condannato come mangione e beone,... ma tu non ti sei ribellato, hai continuato la missione per la quale eri stato mandato, così da identificarti con i peccatori, come uno qualunque dei fratelli... non avevi nemmeno tempo per ristorarti... le anime erano molto più importanti e ti interessavano sommamente. Era lo Spirito che bisognava ascoltare. C‟era il Padre da contemplare, da sentire… Tu sei il Dio degli umili, dei poveri, degli oppressi… accanto a questi ti sei posto, ti sei schierato per difenderli, per consolarli, per far sentire il tuo amore, la tua tenerezza. Agli umili tu, Signore, insegni le tue vie!

“Crea in me, o Dio un cuore puro; rinnova in me uno spirito saldo.” Dammi, Signore, un cuore puro e nobile, perché io possa amarti come tu meriti e desideri, un cuore che ti ami sinceramente, lealmente, coerentemente, volitivamente, totalmente, saggiamente, perché solo tu meriti di essere così amato. Che io ami ciò che tu ami, tutto ciò che tu ami, come tu sai amare: le persone, le sorelle, i miei Superiori e le cose nel modo più vero e più retto. Abbatti, Signore, le resistenze che trovi in me; rendi docile il mio cuore ai tuoi suggerimenti, alle tue ispirazioni, a ogni tua volontà e ogni tuo progetto su di me. Fa‟ ch‟io mi lasci guidare dalla tua mano paterna sulla strada che conduce a te, anche se si presenterà dura, tortuosa, cosparsa di spine... Anche la tua, Signore, è stata ben dura per arrivare al Padre. Prima, infatti, hai compiuto la nostra salvezza, quella salvezza dell‟umanità che ti è costata la vita! E quale vita!

Una sorella

SOMMARIO La parola del Papa L’esempio del Fondatore Giubileo di vita religiosa L’augurio della Madre Riscoprire P. A. Pagani Frugando negli archivi Alle radici della Fraternità laicale Speciale Juniores Dall’Africa Dal Brasile Dall’India Spazio giovani Dall’Italia Nella luce del Risorto 2

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La parola del Papa

LA SPERANZA CRISTIANA Meditazione mattutina nella Cappella della Domus SANCTAE MARTHAE martedì, 29 ottobre 2013

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a speranza non è ottimismo, ma “un‟ardente aspettativa” verso la rivelazione del Figlio di Dio. È quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa di martedì, 29 ottobre, alla Casa Santa Marta. Il Papa ha ribadito che i cristiani devono guardarsi da clericalismi e atteggiamenti comodi, perché la speranza cristiana è dinamica e dona vita. Cos‟è la speranza per un cristiano?

Non si tratta di ottimismo, ma di un’ardente aspettativa protesa verso la rivelazione del Figlio di Dio Papa Francesco ha preso spunto dalle parole di San Paolo, nella Prima Lettura, per sottolineare la dimensione unica della speranza cristiana. Non si tratta di ottimismo, ha avvertito, ma di “un’ardente aspettativa” protesa verso la rivelazione del Figlio di Dio. La creazione, ha detto, è “stata sottoposta alla caducità” e il cristiano vive dunque la tensione tra la speranza e la schiavitù. “La speranza – ha detto riecheggiando San Paolo – non delude, è sicura”. Tuttavia, ha riconosciuto, “non è facile capire la speranza”. Alcune volte, ha affermato, “pensiamo che essere persone di speranza sia come essere persone ottimiste”. Ma non è così: “La speranza non è un ottimismo, non è quella capacità di guardare le cose con buon animo

e andare avanti. No, quello è ottimismo, non è speranza. Né la speranza è un atteggiamento positivo davanti alle cose. Quelle persone luminose, positive... Ma questo è buono, eh! Ma non è la speranza. Non è facile capire cosa sia la speranza. Si dice che è la più umile delle tre virtù, perché si nasconde nella vita. La fede si vede, si sente, si sa cosa è. La carità si fa, si sa cosa è. Ma cosa è la speranza? Cosa è questo atteggiamento di speranza? Per avvicinarci un po‟, possiamo dire in primo che la speranza è un rischio, è una virtù rischiosa, è una virtù, come dice San Paolo „di un’ardente aspettativa verso la rivelazione del Figlio di Dio’. Non è un‟illusione”. Avere speranza, ha soggiunto, è proprio questo: “essere in tensione verso questa rivelazione, verso questa gioia che riempirà la nostra bocca di sorrisi”. San Paolo, ha detto ancora, tiene a sottolineare che la speranza non è ottimismo, “è di più”. E‟ “un‟altra cosa differente”. I primi cristiani, ha rammentato il Papa, la “dipingevano come un‟ancora: la speranza era un‟ancora, un’ancora fissa nella riva” dell’Aldilà. E la nostra vita è proprio camminare verso quest‟ancora: “Viene a me la domanda: dove siamo ancorati noi, ognuno di noi? Siamo ancorati proprio là nella riva di quell‟oceano tanto lontano o siamo ancorati in una laguna artificiale che abbiamo fatto noi, con le nostre regole, i nostri comportamenti, i nostri orari, i nostri clericalismi, i nostri atteggiamenti ecclesiastici, non ecclesiali, eh? Siamo ancorati lì? Tutto comodo, tutto sicuro, eh? Quella non è speranza. Dove è 3

ancorato il mio cuore, là in questa laguna artificiale, con comportamento ineccepibile davvero…” San Paolo, ha aggiunto, indica poi un‟altra icona della speranza, quella del parto. “Siamo in attesa – ha osservato – questo è un parto. E la speranza è in questa dinamica”, di “dare vita”. Ma, ha aggiunto, “la primizia dello Spirito non si vede”. Eppure so che “lo Spirito lavora”. Lavora in noi “come se fosse un granello di senape piccolino, ma dentro è pieno di vita, di forza, che va avanti” fino a diventare albero. Lo Spirito lavora come il lievito. Così, ha aggiunto, “lavora lo Spirito: non si vede, ma c‟è. E‟ una grazia da chiedere”: “Una cosa è vivere nella speranza, perché nella speranza siamo salvati e un‟altra cosa è vivere come buoni cristiani, non di più. Vivere in attesa della rivelazione o vivere bene con i comandamenti, essere ancorati nella riva di là o parcheggiati nella laguna artificiale. Penso a Maria, una ragazza giovane, quando, dopo che lei ha sentito che era mamma è cambiato il suo atteggiamento e va, aiuta e canta quel cantico di lode. Quando una donna rimane incinta è donna, ma non è mai (solo) donna: è mamma. E la speranza ha qualcosa di questo. Ci cambia l‟atteggiamento: siamo noi, ma non siamo noi; siamo noi, cercando là, ancorati là”. Il Papa ha, quindi, concluso l‟omelia rivolgendosi ad un gruppo di sacerdoti messicani presenti alla Messa, in occasione del 25.mo di ordinazione. Chiedete alla Madonna, Madre della speranza, ha detto, che i vostri anni “siano anni di speranza, di vivere come preti di speranza”, “donando speranza”. Da “La Radio Vaticana”


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e virtù sono indispensabili nel cammino di vita spirituale e non si dà crescita spirituale senza la pratica delle virtù. Sono capacitàpotenzialità che ogni persona porta in sé. Dal Tesoro pag. 166. Cap. 8.

“La volontà dell’uomo, che tende a un fine eccellente e confida nell’aiuto di Dio, supera il mondo e l’inferno, e vince se stessa. Non teme niente e tutto può, come dice l’Apostolo. (Rom 8; Fil.4) Dobbiamo, per un efficace esercizio, incoraggiare con l’immaginazione, la volontà e animarla con tutti i suddetti motivi, accettando nell’animo le afflizioni e le pene, a causa della virtù e per gli altri motivi, come già fu detto negli esercizi precedenti, poiché essa ci abitui e sia pronta a patire più facilmente e fortemente, quando poi nella realtà le succederà di soffrire.” Le virtù per diventare attive hanno bisogno di un forte ideale e di una perseverante volontà. Non possiamo accontentarci di gesti, di azione virtuose, ma dobbiamo soprattutto costruire la nostra identità. Le virtù sono la nostra ricchezza. Noi siamo le nostre virtù realizzate. La virtù non è un virtuale, ma un reale modo d‟essere e di vivere. Rispetto e stima nel trattare con i discepoli da “Una vita di conformazione a Cristo Crocifisso. Pag. 74, cap. 38.

P. Pagani considerava ognuno superiore a sé, si rapportava verso tutti con riguardo e sottomissione. E faceva ciò anche con i suoi figli spirituali e coi Fratelli della Croce, sebbene fosse loro Fondatore, Direttore e Maestro. In una fredda e piovosa giornata d'inverno, arrivò per la solita visita alla Compagnia, mentre i Fratelli erano in refettorio per il pranzo. Il Barbieri che lo accompagnava, sapendo che aveva le

P. Pagani considerava ognuno superiore a sé, si rapportava verso tutti con riguardo e sottomissione. vesti inzuppate di pioggia e che era intirizzito dal freddo, stava per suonare la campanella che annunciava l‟arrivo del Padre; ma egli glielo proibì, facendogli osservare che non era giusto interrompere un atto così necessario e regolare. "Non mancherà loro il tempo - rispose il discepolo - di mangiare; almeno al portinaio, al quale non occorre che un momento per aprire la porta.” “Non dite così - replicò il buon Padre - Siete troppo delicato. Anche se c‟è un po‟ da patire, importa più la comodità di questi buoni fratelli che la nostra. Sono tutti uniti per rifocillarsi e noi che siamo due soli possiamo aspettare un poco per rispetto all‟intera Comunità.” Terminato il pranzo, fu introdotto e si unì ai Fratelli che andavano in chiesa a fare il ringraziamento; egli, così inzuppato d‟acqua, si fermò più di mezz‟ora a fare orazione. Permise poi, con quel freddo, che uno solo restasse con lui e accendesse il fuoco per asciugarlo; poiché gli premeva troppo l‟osservanza regolare, disse che poco importava la sua persona e che la Comunità non doveva perdere per lui il tempo da dare a Dio e ai santi esercizi. Un‟altra volta, arrivato pure a S. Margherita e ritiratosi nella sua capanna a passare la notte, fu assalito da così acuti dolori intestinali che credeva di morire. Il compagno, distante un tiro di sasso dalla cella del Maestro, non sentì la sua voce che lo chiamava; quindi il Padre Antonio fu costretto ad andare da lui. Però, temendo di svegliarlo se dormiva, picchiò pian piano alla porta e lo chiamò sottovoce. Il Barbieri, spaventato nel vedere il Padre in quello stato, non potendo soccorrerlo perché non aveva nulla di utile, lo esortava ad entrare nella Casa dei Fratelli a chiedere soccorso. “No, no! - rispose il Padre 4

- non è giusto disturbare il riposo dei Fratelli per causa mia. Vedete se qui nell‟orto c'è qualche frutto maturo, che possa darmi un po‟ di sollievo!” Il discepolo obbedì, ma il male era troppo forte. Allora Padre Antonio si lasciò condurre alla Casa dei Fratelli, ma con tanto rispetto e timore di disturbare che non si può immaginare. Entrato in casa e disteso come morto su di una cassapanca, un Fratello gli prestò la sua cella, facendogli credere che fosse libera, perché l'accettasse. Piegatosi a quella carità per obbedienza, vi rimase con doppia pena, per timore di aver disturbato quel fratello. Poi, abbandonandosi alla volontà di Dio, cercò ogni rimedio nell‟intercessione della Vergine e di S. Francesco. Ed ecco che, quasi prodigiosamente, fu liberato dagli eccessivi dolori che l‟avevano così duramente tormentato. Se in ogni occasione, anche la più difficile, il Padre mostrava il suo umile rispetto per i Fratelli e gli inferiori, non meno viva era la stima e la fiducia, di cui dava loro prova in ogni occasione. Non poche volte, per incoraggiare taluni, benché fossero persone semplici e inesperte, domandava loro di


di don Mario Guariento: appunti da un ritiro spirituale fare le sue veci in cose che avevano bisogno del suo talento e della sua abilità. Successe che, non potendo tenere le solite Conferenze ai suoi devoti, ordinò al Barbieri di farle in sua vece. Questi, che non aveva cultura e non aveva mai parlato in pubblico, tremò, arrossì, trovando impossibile per lui il farlo; il Pagani insisteva: quegli piangeva e si scusava, dicendo che non sapeva proferire una sola parola. Ma il Maestro, che aveva tanta stima della bontà del discepolo, gli disse: “Andate, figlio, lo Spirito Santo parlerà per voi. Andate con coraggio e non dubitate!” E il Signore fu proprio con lui perché, appena il Barbieri si mise a parlare, lo fece con tanta ponderatezza e dignità, che quanti lo ascoltavano furono toccati profondamente. Un‟altra volta il Padre Antonio, vedendo un fratello della Compagnia assai preoccupato nel portare a termine una sua attività temporale, lo esortò a non faticare tanto per le cose esteriori, ma di attendere piuttosto a quelle interiori. Il fratello trovò ben preziosa la massima, ma soggiunse che per metterla in pratica aveva bisogno di molta istruzione - intendendo di riceverla in modo particolare dal Maestro. Questi, invece, preferì dargliela con umiltà e gli disse: “Figlio, ricorrete alla preghiera e se da quella vi sembrerà di non ricevere frutto sufficiente, volgetevi al fratello ortolano che senza dubbio vi consiglierà e ammaestrerà con vostro profitto.” Il discepolo, davanti all'umiltà del Maestro che si posponeva all’ortolano, ubbidì e pregò a lungo: fu illuminato, capì i suoi fini poco retti, vide il pericolo che correva nel darsi troppo agli affari temporali di nessun giovamento per la salute eterna; dominato tuttavia dalla passione che gli toglieva la pace, deliberò di andare dall‟ortolano. Questi, che era un contadino rozzo e ignorante, ma ricco di virtù e illuminato da Dio, gli parlò con grande al-

tezza di spirito e profonde riflessioni. Con un vero esame di coscienza, scoprì al fratello i disordini del suo cuore, la vanità dei suoi progetti. L‟umiltà del Padre non solo onorava il merito dei discepoli, ma anche li rendeva apostoli presso gli altri con l‟impetrare loro meravigliose grazie dal Signore. IL RISPETTO È un sentimento, comportamento informato alla consapevolezza dei diritti e dei meriti altrui. È un valore che comporta la capacità di "vedere", cioè di "accorgersi" e ancora più conoscere l‟altro e richiede una forte intenzionalità: è un valore da vivere con coerenza. Mancanza di rispetto significa quindi mancanza di riconoscimento: la persona coinvolta non viene vista come essere umano pieno e diventa quasi invisibile. Il rispetto non è così prezioso da non poter essere distribuito a tutti. Esso non costa nulla. Non solo è gratuito, ma è anche capace di generare valore. La tradizione cristiana ha definito «rispetto», l‟atteggiamento di «tensione interiore verso», di «fissazione della mente su». Chi ha rispetto è colui che è teso (aperto, orientato, affascinato) verso l‟altro. È un movimento dell‟intero essere umano, corpo e spirito. Scoperto il senso, il centro, lo scopo di un‟esistenza, l‟attenzione è la condotta unificata dell‟uomo alla luce di tale meta, è la dedizione profonda a tale centro. Crescere nella capacità di rispetto significa crescere nell‟unificazione personale. Il rispetto è una lucida presenza a se stessi, che diviene discernimento della presenza del Dio che è nell‟uomo. Scrive san Basilio: «Sii attento a te stesso per essere attento a Dio». Diviene lotta contro i pensieri che dis-traggono la persona, che la allontanano dal suo centro, diviene custodia del cuore.

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Sant’Efrem: «L’attenzione è il silenzio ininterrotto del cuore da ogni pensiero». Occorre vigilare sui pensieri che sorgono nel cuore, riconoscerli nella loro natura e origine, estirpare quelli che sono perniciosi e impedire che la suggestione diventi azione, cioè consumazione di peccato. Il rispetto opera la purificazione del cuore e diviene preghiera. Evagrio Pontico: «Il rispetto che cerca la preghiera troverà la preghiera: la preghiera infatti segue il rispetto ed è a questa che occorre applicarsi». Efrem: «Il rispetto sommo è proprio della preghiera continua». In tempi più vicini a noi Simone Weil: «Il rispetto, al suo grado più elevato, è la medesima cosa della preghiera. Suppone la fede e l’amore. II rispetto assolutamente puro è preghiera». È uno stato di veglia, di lucidità, che si oppone a tutte quelle inclinazioni dell‟animo umano che tendono ad abbrutirlo, quali la pigrizia, la sonnolenza, la negligenza, la superficialità, la dispersione. Proprio per questo esso è estremamente difficile, a caro prezzo. Sempre Simone Weil scrive: «C’è nella nostra anima qualcosa che rifugge dal vero rispetto molto più violentemente di quanto alla carne ripugni la fatica». Nel rispetto si opera uno spogliamento dell‟io. L‟«io» viene come calato nell‟«oggetto» desiderato e assunto in lui. Anzi, nel rispetto si può vedere che ciò che ci fa vivere in verità è ciò su cui fissiamo il desiderio, l‟attesa, l‟amore. Il rispetto rende presente l‟atteso, il desiderato. San Paolo chiarisce che cosa significhi tutto questo in termini cristiani: «Non sono io che vivo, ma è Cristo che vive in me. Questa vita nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2,20).


“Benedici il Signore anima mia!” Celebrazioni per i 50 anni di vita religiosa di sr. Fabia, sr. Marcella, sr. Pierfranca, sr. Ida, sr. Fiorangela e sr. Bianca.

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missionario comboniano, è stata davvero solenne, gioiosa e fraterna, ricca di spunti per una pienezza di vita umile, donata, gioiosa e solidale con tutti. I canti, preparati dalle sorelle di Casa Madre, la Parola del giorno trasmessaci dal celebrante, il canto: “La Vergine degli angeli”, ci hanno toccato intimamente. “La vostra vita di consacrate - diceva il Celebrante - deve diventare il Magnificat di Maria che si fa serva del Signore, donna di fede, di carità e di speranza.” È davvero difficile esprimere i molteplici sentimenti del nostro animo, ma tra tutti il primo è quello del Grazie a Dio, ai nostri Superiori, alla Famiglia religiosa, ai nostri genitori, agli amici e ai benefattori, a coloro che ci hanno aiutato nelle difficoltà e nelle gioie della vita. Il Signore effonda su tutti la Sua grazia e ci aiuti a costruire insieme il Regno di pace e di comunione, atteso da tutta l‟umanità..

29 agosto 2013

cco il canto che nasce dal nostro cuore in questo giorno in cui celebriamo le nozze d‟oro con lo Sposo! E non è un giorno come gli altri. Avvertiamo e quasi sentiamo la presenza di Dio più viva, più luminosa; ci pare di udire la sua voce sussurrarci: “Vi ho amato, vi amo e vi amerò per sempre di amore eterno, paziente, compassionevole,…. Camminate ancora con coraggio e fiducia”. Ci siamo preparate a questo grande evento con un pellegrinaggio a Roma, centro della nostra fede, con momenti di preghiera, di riflessione, di condivisione fraterna, di memorie dei 50 anni vissuti con la grazia di Dio a servizio di tanti fratelli. L‟esperienza dell‟amore di Dio ci invitava al bene, sentivamo che Lui si faceva ospite nelle nostre anime, compagno di viaggio e guida sicura nelle vie dell‟amore. Ricordare questo cammino ci ha stupito e commosso! La Celebrazione, presieduta da padre Rinaldo,

Le sorelle del 50°

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“I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto.” Lc 2, 20

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on l’augurio che l’esperienza vissuta, aumenti in noi il desiderio di tornare a incontrare il Signore, là, dove ci aspetta.

Buon Natale!

Madre Giampaola

Vicenza, 24 agosto 2013: Memoria di Fondazione Durante la Celebrazione Eucaristica sr. Magdalene ha rinnovato la sua fedeltà al Signore con i voti di povertà, castità e obbedienza.

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“Figlia mia, i tuoi giorni siano come fiori di campo che cantano il meraviglioso e delicatissimo amore del tuo Signore, fratello e sposo.”

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e belle parole di questo augurio, scritto dietro a un‟immagine del P. A. Pagani, hanno coronato la splendida settimana di Esercizi spirituali, vissuti intensamente durante l‟anno che tra poco si conclude. Con la sua parola incisiva e pacata, don Mario Guariento ci ha portato a una profonda comprensione della Parola di Dio, filtrandola con crescente entusiasmo attraverso gli insegnamenti e le intuizioni mistiche del nostro ven. Fondatore. L‟autentica spiritualità antica, ma sempre attuale del P. Pagani suscita ammirazione e stupore nel cuore di questo pio sacerdote, che da alcuni anni ci sta facendo scoprire e riscoprire la bellezza del nostro carisma e la santità di chi ha dato origine alla nostra Congregazione. P. Pagani, innamorato di Gesù Crocifisso, esorta noi sue figlie a lasciarci trasformare da Lui, a perseverare nell‟esercizio umile e

RISCOPRIRE p. Antonio Pagani fedele delle virtù. Questi inviti sono continuamente presenti negli scritti, che ormai da anni noi Dimesse leggiamo e consultiamo, ma è con il suo fervore che don Mario fa vibrare i nostri cuori di tenerezza e di riconoscenza per il ricco tesoro di spiritualità che essi contengono e che non è solo patrimonio della nostra Famiglia religiosa, ma di tutta la Chiesa. Personalmente ho vissuto questi giorni di silenzio e di comunione con il Signore come pure quelli del ritiro mensile, con l‟animo dilatato e gioioso, gustando ogni

riflessione e momento di preghiera. Ringrazio il Signore di averci donato la possibilità di sentire le fervide esortazioni di questo uomo di Dio, salesiano per vocazione, ma anche molto vicino a noi e lo prego di concedergli salute e lunga vita. Facciamo tesoro dei suoi incontri anche registrandoli e riascoltandoli, impegnandoci a vivere secondo questo spirito fecondo, riconoscenti per il grande apprezzamento con il quale egli ha dato risalto agli scritti del Fondatore.

Sr. Eliana

Memorie delle prime Fondatrici delle Dimesse Raccolta di alcune notizie più significative che si è potuto sapere riguardo alla vita di M. Deianira Valmarana: nascita, educazione e principi di vita spirituale. Manoscritto di Terenzia Ghellini Vicenza, 4 settembre 1789 A cura di sr. Sara Gori e sr. Rosalia Miazzo Capitolo 6° COSTANZA D’ANIMO

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rande, per certo, era la costanza di M. Deianira, e invincibile la fortezza dell‟animo suo, onde quando le avveniva d‟assumere alcuna impresa per onore di Dio a beneficio delle anime, non desisteva per qual si voglia difficoltà, quantunque grave e noiosa, sin

tanto che non conduceva l‟opera al fine. Ciò si conobbe molto chiaramente in diverse circostanze nei travagli patiti per la Compagnia, così dai mondani come da religiosi, i quali non sentivano in quei tempi, così bene questo modo di vivere. Convenne perciò a lei patire gravemente, per resistere con prontezza alle contraddizioni; ma lasciando molti casi parti8


colari, uno solo ne racconterò in cui mirabilmente si vide risplendere la sua grande costanza. Era passata a miglior vita M. Elisabetta Franzoni, di felice memoria, e aveva lasciato una figlia di quindici anni, che pochi mesi prima aveva preso l‟abito di Dimessa, chiamata M. Doralice, ancora vivente. Dopo la morte della madre, essendo rimasti al secolo due fratelli della suddetta, ambedue giovani di età e pieni di fasto mondano, essi non potevano sopportare che la sorella vivesse in quel luogo (allora disprezzato dal mondo), perciò do-

furibondo aspetto di quei gentiluomini, né alle preghiere delle compagne, che con grande timore la pregavano a desistere, fortemente, temendo qualche sinistro accidente. Finalmente prevalendo la forza altrui condussero via la giovane e M. Deianira, a cui schiantavano le viscere per compassione e dolore di tanta perdita, se ne ritornò alla giustizia. Lei, senza mai intimorirsi per le bravure del mondo si adoperò per tre anni continui, nei quali durarono questi contrasti, e senza tener conto di quelle cose che si dicevano in disprezzo della Compagnia e degli strepiti dei fratelli che trattavano di distruggerla, senQuando le avveniva d’assumere za stancarsi dei viaggi qualche impresa per onore di Dio a incomodi che doveva beneficio delle anime, non desisteva fare, perse. Ma, ancora M. Deianira per qual si voglia difficoltà, si adoperò costantequantunque grave e noiosa, ... mente, finché vinto il mondo e le insidie del po tanti tentativi si risolsero che Demonio, fu restituita all‟ovile la fosse esaminata dagli Ill.mi Sig.ri cara pecorella, con allegrezza Rettori della città. Essa, condotta grande di tutta la Compagnia, davanti a loro, rispose con una perché era giovane di bell‟aspettale fermezza d‟animo che gli to, essendo ornata dalla natura di Ill.mi Signori la consegnarono di singolari doti e anche favorita da nuovo a M. Deianira ivi presente Nostro Signore di molte grazie, e la fecero ritornare alla Compa- per cui non si potevano sperare, gnia nella loro carrozza con le se non quegli ottimi successi che solite guardie. Mentre se ne veni- poi si sono veduti. va a casa tutta contenta per la caUn‟altra occasione grave ebbe ra figlia, che conduceva con sé e M. Deianira di mostrare la sua sperava dovesse (avendo supera- costanza. Avendo Nostro Signore to quel contrasto) per l‟avvenire chiamata a sé M. Angela Valmavivere in pace, i fratelli, sdegnati, rana, quando la Compagnia incoentrati in un‟altra carrozza, con minciava e ancora non erano veloce corsa, si avviarono dietro stampati gli Ordini. M. Angela a quella del Signor Podestà, la aveva lasciato la Compagnia, ereraggiunsero nella Contrada di san de di tutta la sua proprietà, priLorenzo e, passando avanti attra- vandone il proprio figlio, così versarono la strada e tagliarono le trasportata dal fervore di carità redini ai cavalli della carrozza ed verso quelle povere creature, che entrando in essa violentemente bramose di servire Iddio, si erano rapirono la loro sorella; ella con ritirate per non aver il comodo molte lacrime e grida chiamava del vitto. Il figlio andò alla giustila sua cara Madre, che l‟aiutasse. zia e volle che fosse tagliato il In questa occasione, dunque, si punto del testamento. Sapendo vide M. Deianira avvampare di dunque M. Deianira il desiderio zelo, e quasi leonessa, a cui dal della sorella, mossa dallo zelo proprio grembo siano tolti i cari dell‟amor di Dio e dell‟aiuto delfigli, con molta forza adoperò le le anime, sostenne i travagli e le braccia e le mani in difesa della afflizioni che arrecano le liti in sua cara figlia, senza pensare al simili propositi; nonostante aves9

se sopportato diverse difficoltà e molto disprezzo e faticato per alcun tempo, le fu data persa. La medesima costanza si vide quando essendo pregata da diverse gentildonne così di Venezia, come di Verona a cambiar l‟abito, non volle farlo, anzi, così esortata dai Religiosi che le mostravano con vive ragioni, che in tal maniera ci sarebbe stato più amor di Dio, perché la Compagnia si sarebbe più facilmente abbracciata in codeste città, ciononostante ella stette sempre salda nella prima osservanza e desiderio del disprezzo del mondo; si è poi veduto l‟effetto conforme al suo pensiero. Infatti, ella ancora vivente, si è introdotta la Compagnia in ambedue queste città, ed ella ne fu pregata con grande istanza, nonostante l‟abito disprezzabile e tenuto in gran aborrimento. Né solo in quei casi si fece conoscere la costanza di M. Deianira, che quantunque gravi e di grandissimo travaglio, ad ogni modo sono in buona parte esteriori. Quel che è da ammirare è la mortificazione indefessa di ogni suo movimento e passione d‟animo, nella quale perseverò sino alla fine senza mancare. Ma parve che il benigno Signore lasciasse in questa sua serva certi leggeri momenti d‟ira e zelo non così regolato, del quale (benché si sforzasse con ogni sua potenza) non poté aver quella perfetta vittoria, che per amor di Dio bramava. Perciò doveva profondarsi in tanta umiltà e tanto si annichiliva innanzi a Dio, che anche all‟esterno usava atti e parole in disprezzo di se medesima che faceva restare tutte le sue figlie confuse ed edificate insieme, imparando da ciò la perseveranza nell‟affaticarsi per l‟acquisto delle sante virtù, quantunque non così presto il Signore conceda quello che si chiede e, volendo sua Maestà, a volte che sotto le ceneri dell‟umiltà si nascondano i suoi preziosi tesori.


ALLE RADICI DELLA FRATERNITÀ LAICALE P. A. Pagani, padre spirituale e riformatore della Compagnia di san Girolamo (1564)

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adre Antonio Pagani, al secolo Marco, veneziano (1526-1589), opera per circa un ventennio (1565-1583) nel difficile contesto socioreligioso di Vicenza con l‟esempio, la parola e gli scritti, in collaborazione attiva e intelligente con i vescovi Matteo e Michele Priuli per la rievangelizzazione voluta dal Concilio di Trento (15451563). Il Padre agisce per il rinnovamento spirituale, dottrinale e disciplinare, con la chiarezza e la forza che gli vengono dallo Spirito di Dio. Adempie al suo difficile compito di consultore del Santo Uffizio, agendo nella difesa e promozione della Verità con mitezza e carità evangelica, attento allo stato di abbandono spirituale e materiale del popolo. Evangelizza anche nelle carceri, invece di condannare, coloro che vi si trovano, spesso colpevoli solo per ignoranza. Si impegna in opere di catechesi e di carità, coinvolgendo nella sua attività uomini e donne di ogni classe sociale e dando loro specifiche indicazioni e orientamenti di vita. Si rivolge in particolare alla Compagnia di San Girolamo e ne riforma gli Statuti, su richiesta del loro capo.

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rganizzazione della Compagnia La Compagnia è diretta da un capo e da cinque consiglieri, di cui quattro nominati dalla Compagnia stessa, mentre il quinto è uno dei Fratelli della Compagnia della s. Croce, fondata da p. Pagani e costituita da

“religiosi”, che vivono in modo “nuovo” la loro consacrazione a Dio, secondo il carisma del Padre. Il consiglio si sceglie un tesoriere, che pensa alla parte amministrativa e a dispensare le elemosine. L‟impegno della Compagnia consiste anzitutto nell‟educare a uno stile di vita autenticamente cristiano i suoi membri, e quindi alla preghiera, alla sobrietà e alla carità, attingendo spesso alle sorgenti sacramentali della Riconciliazione e dell‟Eucaristia. Viene raccomandata ai membri l‟orazione mentale per almeno mezz‟ora al giorno. Il Padre ridà alla Compagnia vivacità spirituale e ne accompagna il cammino con speciale attenzione, insistendo molto sulla fedeltà alla preghiera. È appunto sulla vita interiore che p. Antonio Pagani insiste di più, sapendo bene che dalla ricchezza spirituale le opere traggono impulso, efficacia, frutto vero e duraturo.

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piritualità e missione È interessante una lettera di padre Pagani scritta da Roma in data 16 giugno 1581 a Fabrizio da Lugo, laico e sposato, responsabile della Compagnia di San Girolamo, dal 1579-1580. È Fabrizio che chiede a Padre Pagani di redigere nuovi Statuti. Questa lettera ci fa intravedere come il Padre anima questo movimento 10

laicale popolare che, pur con aspetti connessi all‟epoca, sembra precedere la Fraternità laicale “Padre Antonio Pagani”: «All’onorando Ms Fabrizio da Lugo, fratello in Gesù Cristo carissimo. Vicenza - In Pusterla Carissimo fratello in Gesù Cristo, vi saluto caramente insieme con tutti i fratelli della nostra devota Compagnia. Non vi dirò come sto, perché i nostri fratelli venuti da voi vi riferiranno tutto. Solo vi esorto tutti a perseverare e ad andare avanti nel cammino di virtù, mostratovi dal Signore in tanti modi con dono speciale. Vi esorto a essere riconoscenti per le grazie ricevute e a svegliarvi spesso dal sonno della tiepidezza. Allontanatevi sempre più dall’amore di voi stessi, il quale è


un’occulta e tacita tarma, che cerca sempre di rodere e indebolire ogni atto di virtù e di perfezione. Perciò state svegli e attenti. Spogliatevi spesso di voi stessi e fate di voi un gradito e libero sacrificio al Signore vostro Crocifisso. Prendete ogni cosa dalla sua pia e giusta mano per il vostro bene, e così avverrà. Come, al contrario, se prendete qualcosa da altre mani e in mala parte, vi darà noia e vi riuscirà in male. Imparate dal Signore a essere mansueti e umili di cuore, nei pensieri, nelle parole e negli affetti, e troverete riposo, pace e letizia per le vostre anime. Gusterete la soavità del giogo e sentirete la leggerezza del suo peso, che vi libera da ogni altro amaro e duro giogo, e grave peso d’ogni vostra passione e servitù altrui…». Il Padre prosegue dando indicazioni pratiche per l‟accoglienza di nuovi membri. Quindi continua: «Su ciò si farà orazione e riflessione, e con il tempo si maturerà meglio questo pensiero. Il Signore mostrerà alla Compagnia il meglio, se con umile confidenza persevererà ai piedi della Croce. Sempre si deve cercare di recare beneficio in modo che, sia da una parte che dall’altra, non si faccia danno, agendo in tutto con sincerità, carità, unione e prudenza cristiana. Il Signore vi conservi e vi accresca le sue grazie. E pregate per me, che così faccio sempre per voi tutti, verso i quali tengo lo stesso obbligo presso il Signore. E questa, o parte di essa,

farete comune a tutta la Compagnia. Da Roma il dì 16 giugno del 1581. Vostro in Gesù Cristo affezionatissimo F. Antonio Pagani»

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alla lettera traspare un aspetto fondante della spiritualità, che scaturisce dal carisma di p. Antonio Pagani, cioè la rinuncia a se stessi e l‟adesione piena alla volontà di Dio, come prima condizione di vita cristiana e di pace gioiosa. Il Padre infatti mira anzitutto a disporre la persona al rapporto personale con Dio. Le opere, che pur impegnano tanto le sue fondazioni, non sono raccomandate per se stesse, ma sono la conseguenza logica di una vita, che non può non partecipare la propria ricchezza spirituale agli altri. L‟amore del prossimo è sempre visto come attuazione concreta dell‟amore di Dio, mentre impegno primo rimane l‟adesione umile e fiduciosa al Signore, nel desiderio di conformarsi amorosamente a Lui, crocifisso per amore. Nel Proemio degli Statuti della Compagnia di S. Girolamo si sottolinea la necessità di imitare Gesù Cristo e i suoi Santi, affinché «seguendolo in terra per la via della Croce, come lo seguì s. Girolamo, mortificando, o sottomettendo ogni nostra imperfetta volontà e proprietà al suo beneplacito; e lui solo eleggendoci per nostro tesoro e per nostra guida; e rifiutando ogni terreno piacere per suo amore, siamo fatti degni finalmente di goderlo e di possederlo in Cielo per nostra

mercede, e partecipi della sua felicità e gloria». Possono essere membri della Compagnia sacerdoti e laici. Si riuniscono le domeniche e feste per la recita dell‟Ufficio e l‟orazione mentale. Nel pomeriggio gli iscritti si recano nelle parrocchie della città per l‟insegnamento del catechismo, che, con le opere di carità verso gli ammalati e i poveri, costituisce l‟attività principale dei membri. La raccolta delle elemosine e la distribuzione a chi è nel bisogno è organizzata in modo sistematico e capillare. P. Pagani esorta i membri di mettersi gratuitamente a disposizione con le proprie competenze (avvocati, medici, ecc.). Questi uomini, aperti a ogni necessità, costituiscono quasi una comunità, anche se abitano nelle proprie case e si riuniscono solo periodicamente. Sono impegnati a un tenore di vita austero. Infatti per essere ammessi nella Compagnia devono prima dare prova di seria buona volontà. Scrive L. Giacomuzzi: «I fratelli della Compagnia di S. Girolamo oltre il merito di aver ricostruito l’Ospedale della Misericordia, di una intensa attività pastorale e sociale a favore dei malati e poveri, si dedicarono pure all’insegnamento del catechismo dei fanciulli. A sostenerli in così impegnative opere di bene era il profondo spirito religioso alimentato dalla partecipazione alla vita della Compagnia» (in Influsso francescano su VITA CRISTIANA E PENSIERO SPIRITUALE A VICENZA dal 1400 al 1600, ed. Lief, Vicenza, 1982, Presentazione, p. XLI).

I Gruppi di Fraternità laicale “P. Antonio Pagani” sono: In Italia Anzano, Bastia, Caselle, Corte, Costozza, Luvigliano, Mandria, Milano, Noventana, Ospedaletto, Padova , Ronchi, Tombelle, Torreglia, Trieste, Udine, Urbana, Vicenza, Vigonovo, Zanè.

In Kenya Kangemi, Karen. In Brasile Cobilandia, Santa Cruz, Sooretama.

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Nel mese di luglio 2013, le sorelle Juniores sono tornate nelle Delegazioni dove hanno emesso la loro Professione perpetua

LA NOSTRA ESPERIENZA A LUVIGLIANO

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ome la cerva anela ai corsi d'acqua, così le nostre anime desideravano raggiungere la terra del nostro Padre Fondatore. Finalmente è arrivato il 21 febbraio 2013 mat-

tina, quando siamo atterrate a Venezia – Italia! Faceva freddo, ma ci ha riscaldato il cuore il caloroso benvenuto all‟aeroporto di Madre Giampaola, sr. Ottavina , sr. Marilena e sr. Maddalena; ci hanno portato giacche pesanti e questo ci ha fatto dimenticare il clima rigido dell‟inverno.

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Poco dopo mezzogiorno abbiamo raggiunto la Casa Madre di Padova, dove le suore erano in trepidante e gioiosa attesa. La loro calda accoglienza non svanirà dai nostri cuori. Grazie! Il 23 febbraio sono arrivate in Casa Madre di Udine le sorelle provenienti dall‟India e vi sono rimaste qualche giorno. Il 26 febbraio sono arrivate a Padova anche le sorelle provenienti dal Brasile. Il nostro cammino insieme è iniziato il 28 febbraio, quando tutte ci siamo riunite nella Casa Maria Alberghetti a Luvigliano. La comunità allora si è composta da 19 membri: sei sorelle della comunità di Luvigliano; 2 sorelle del Brasile (sr. Ines e sr. Maria José); 3 sorelle provenienti dall‟India (sr. Texy , sr Ruby e sr. Rossi) e 8 sorelle del Kenya (sr. Anne, sr. Catherine, sr. Elisabetta, sr. Anastasia, sr. Teresa, sr. Tabitha, sr. Lucy Kabuga e sr. Lucy Nyuguto). È stata davvero un‟esperienza molto ricca, che non potremo dimenticare. Con le nostre diversità di lingua e cultura abbiamo imparato a vivere amichevolmente, ad amarci e accettarci. All‟inizio la


Pagina a fronte: le Juniores a Luvigliano; a Padova per la preghiera per le vocazioni. Sopra: a Roma con le sorelle di Casa Madre PD; alla grotta di S. Tecla, romitorio del P. Pagani.

" Il più grande tra voi, si farà vostro servo" : siamo tutte chiamate a imitare questo esempio di Cristo Gesù per essere serve le une delle altre. Vita comunitaria ivevamo in unità e condividevamo tutto, come la prima comunità dei discepoli (Atti 2,44): i nostri doni, i nostri talenti, le nostre qualità e le nostre esperienze. È stato interessante notare che siamo diverse per il modo di pensare e per nazionalità e cultura, ma abbiamo una cosa in comune, cioè vogliamo vivere lo stesso Carisma del nostro Padre Fondatore. Questa condivisione e le attività ricreative sono state molto arricchenti e hanno rafforzato la nostra unione. Le sorelle di ogni delegazione, a turno, animavano la ricreazione e questo ci ha arricchito molto. Abbiamo apprezzato la creatività di ciascuna e ci siamo sentite partecipi le une le altre della gioia e della fatica. Ci siamo anche divertite con vari giochi: carte, pallavolo, nascondino,... abbiamo imparato nuove canzoni in lingue diverse: kiswahili, portoghese, malayalam, italiano e inglese. Sono stati grandi momenti di relax, di socializzazione e di integrazione di cui abbiamo fatto tesoro. Durante il nostro soggiorno a Luvigliano, nel prestare il nostro servizio per la comunità, ci siamo alternate cambiando ogni settimana “uffici” e compagne. Attraverso questa ricca e appagante esperienza abbiamo imparato che occorre essere flessibili, pazienti, sensibili, caritatevoli,... In questo periodo abbiamo avuto l'opportunità di visitare alcune comunità in Italia. Prima di tutto ricordiamo con cuore grato la comunità di Casa Madre di Padova e di Udine, dove siamo state a pranzo rispettivamente la prima e la seconda domenica di Pasqua. Siamo state felici di parteciparvi sentendoci veramente appartenenti a questa amata famiglia delle Dimesse. Abbiamo anche avuto la possibilità di visitare le seguenti comunità: Villa Assunta, Torreglia, Vicenza, Bastia, San Pancrazio, Molvena, Costozza e Roma. In tutte abbiamo apprezzato la calda accoglienza delle nostre sorelle. In modo particolare, ringraziamo la comunità di Casa Madre di Pado-

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lingua è stata una grande sfida per noi, ma con il tempo e con l'aiuto della nostra insegnante d‟italiano, Alessandra, abbiamo imparato come comunicare tra noi. La nostra esperienza di comunità può essere divisa in due parti: la vita di preghiera e la vita comunitaria. Vita di preghiera olo attraverso la preghiera la nostra comunione con Dio e con il prossimo può essere rafforzata. A Luvigliano abbiamo avuto il tempo sufficiente per approfondire il nostro rapporto con Dio e con le sorelle. Abbiamo avuto anche momenti privilegiati per discernere la volontà di Dio per noi, che ci stavamo preparando a emettere i nostri voti per sempre. Ricordiamo con gratitudine e nostalgia quei giorni che abbiamo trascorso a pregare e a cantare insieme, nelle nostre diverse lingue, ad adorare il Signore con le nostre preghiere e con la nostra creatività. In effetti era come l‟esperienza di Pentecoste. Tutti questi momenti profondi e intimi ci hanno aiutato a crescere spiritualmente e interiormente, diventando più unite tra noi. Altri momenti ci hanno aiutato ad approfondire la nostra vita di preghiera e la nostra unione: la celebrazione quotidiana dell‟Eucaristia, la meditazione, la confessione e la Lectio divina... Il Triduo pasquale, che abbiamo celebrato con la nostra Madre Generale e mons. Giuseppe Zanon, è stato d‟intensa preghiera e di riflessione sulla passione di Cristo. Il Giovedì Santo abbiamo celebrato “l'Ultima Cena di Gesù nella stanza superiore” con la S. Messa celebrata presso il cenacolo di Luvigliano. È stata un'esperienza molto toccante e impegnativa quando Madre Giampaola si è inginocchiata a lavare e baciare i nostri piedi con tanto amore e umiltà.

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la sua omelia. La nostra fede è stata rafforzata e ci siamo sentite ancor più parte della chiesa universale e stimolate a proseguire con coraggio e verità la nostra vita consacrata. Durante la riflessione sul nostro Carisma, tenuto da sr. Donatella, abbiamo potuto visitare San Felice e la grotta di S. Tecla, dove il nostro Fondatore ha vissuto i suoi ultimi giorni in preghiera e solitudine. È stata davvero un'esperienza toccante e memorabile. Siamo state felici anche di passare quattro giorni a San Pancrazio con la nostra Madre Generale, condividendo le nostre esperienze di vita nelle comunità. Abbiamo sostato in preghiera presso la tomba del nostro padre Fondatore e visitato la stanza dove egli visse gli ultimi tempi. Ringraziamo la nostra Madre Generale, le sorelle d'Italia e le nostre varie delegazioni che ci hanno concesso di venire nella terra del Fondatore per prepararci alla nostra Professione Perpetua. Il ven. Antonio Pagani interceda per noi. Ringraziamo in un modo molto speciale sr. Ottavina per l'amore materno, la cura paziente e premurosa con le quali ci ha sempre accompagnato, rendendo il nostro soggiorno in Italia sereno e proficuo.

va che ci ha dato la preziosa opportunità di fare un pellegrinaggio a Roma. Siamo rimaste colpite dal modo in cui esse l‟avevano ben organizzato e per la loro creatività. Dopo la visita alle Catacombe di Santa Priscilla e le principali Basiliche, San Pietro, San Paolo, S. Maria Maggiore e San Giovanni in Laterano per coronare il nostro pellegrinaggio, abbiamo avuto il privilegio di partecipare alla santa Messa con il nuovo Papa Francesco. I nostri cuori sono stati sopraffatti dalla gioia e dalla gratitudine a Dio per averlo incontrato faccia a faccia e ascoltato

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Sr. Anne, sr. Catherine, Suor Elisabeth, sr. Anastasia, sr. Teresa, sr. Tabitha, sr. Lucy Kabuga, sr. Lucy Nyuguto. (Africa)

Lucy Nyuguto. La comunità di Vicenza ha accolto sr. Maria José, che ha già 25 anni di vita religiosa e da 10 anni appartiene alla nostra Congregazione e che si è unita al nostro gruppo di Juniores per poter conoscere da vicino la Famiglia religiosa alla quale vuole tanto bene. Sr. Ines e sr. Maria José erano in comunità diverse nella forma di servizio e di apostolato. La comunità di Vicenza lavora in parrocchia e quella di Molvena con sorelle anziane e ammalate e altre signore ospiti. Racconta sr. Maria José: -È stata emozionante l‟esperienza fatta nella comunità di Vicenza, città dove ha avuto inizio la Congregazione. È gratificante pensare che il seme del nostro Carisma è germogliato e porta i suoi frutti. Questo seme, infatti, ha generato anche in terre lontane e nel 2005 a Vicenza è nata la comunità internazionale. Oggi lì operano tre sorelle di tre continenti diversi: sr. Ermelinda italiana, sr. Nisha indiana e sr. Magdalene kenyota. Condividono la loro vita con semplicità, amore e accoglienza. Lavorano assieme a don Giacomo e don Vincenzo e annunciano con gioia il Vangelo; trasmettono così il volto di una Chiesa che è Madre con le braccia aperte per accogliere i suoi figli.

ESPERIENZA IN ALCUNE COMUNITÀ

al 18 al 26 maggio, noi 12 juniores e sr. Maria José abbiamo vissuto una settimana di esperienza nelle comunità delle nostre sorelle Dimesse in Italia. Nella Casa Madre di Padova sono state presenti sr. Ruby e sr. Catherine; a Trieste sr. Anne e sr. Lucy Kabuga; a Molvena sr. Ines e sr. Rossy; ad Anzano sr. Anastasia e sr. Teresa; a Basiliano sr. Tabitha e sr. Texi; a San Pietro in Vincoli sr. Elisabeth e sr.

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Pagina a fronte: nella comunità di Basiliano (UD) e con le giovani del campo scuola. Sotto: alcuni momenti della Professione perpetua delle sorelle indiane.

Sulla porta di questa casa una frase ha richiamato la mia attenzione: “Qui veglia un cuore di madre”. Ed è proprio questo che io ho sentito forte: le sorelle che prestano questo servizio hanno un cuore di madre e donano se stesse ogni giorno con delicatezza e serenità. Qui ci sono consorelle che non possono più andare in apostolato nella parrocchia oppure nella scuola, ma pregano o fanno alcuni semplici lavori offrendo tutto a Dio, perché aiuti le altre che stanno in apostolato e in missione.- L‟esempio di nostre sorelle, che abbiamo avvicinato nelle varie comunità, ci parla molto e ci invita ad attingere sempre più alla fonte del Carisma, facendo pulsare il nostro cuore nel testimoniare tra noi e agli altri che siamo felici d‟essere Suore Dimesse.

È bellissimo vedere che la diversità fa crescere, perché ciascuna sorella cerca di fare il suo lavoro apostolico con responsabilità nella comunità parrocchiale per il catechismo, la liturgia, la visita alle famiglie, portando il conforto dell‟Eucaristia ad ammalati e anziani e distribuendo aiuti concreti a chi ha bisogno. Questo modo di vivere fa comprendere i valori del Vangelo.L‟esperienza fatta nella comunità di Molvena è stata speciale per sr. Inês: -Le sorelle vivono una missione votata alla cura di consorelle anziane, che hanno donato la vita par il bene del prossimo e di ospiti pure anziane e lontane dalle loro famiglie.

Sr. Inês e sr. Maria José (Brasile)

bene della Chiesa. Quando prendiamo un impegno davanti alla comunità abbiamo la grande responsabilità di mantenere la parola data. Da sole non possiamo fare nulla, ma se ci sosteniamo a vicenda con la preghiera possiamo avere buona riuscita. Così andiamo avanti insieme con la preghiera. Il Signore, nostro diletto sposo, e il nostro amato Fondatore ven. padre Antonio Pagani sono con noi, affinché possiamo vivere e lavorare solo per amore.

IL NOSTRO SÌ AL SIGNORE PER SEMPRE

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oi, sr. Texy, sr. Rossy e sr. Ruby, siamo molto felici di aver fatto la Professione perpetua il 3 agosto 2013. Per prepararci a questo grande evento siamo state in Italia per sei mesi, proprio là dove il nostro carisma è nato. Abbiamo potuto visitare i luoghi del nostro Fondatore, il ven. Padre Antonio Pagani e conoscere più profondamente il nostro carisma e la nostra spiritualità. Abbiamo sentito molto positivo e bello provenire da diversi continenti per condividere la gioia di essere una sola Famiglia. Prendiamo questa occasione per ringraziare la nostra cara madre Generale che ci ha dato questa grande opportunità. Ringraziamo sr. Ottavina che ci ha accompagnate come una madre amorosa, che ha fatto tanti sacrifici per noi. Il buon Dio la ricompensi per tutto il suo servizio. Con amore ringraziamo anche sr. Albarosa, che ha avuto molta cura di noi dal momento in cui siamo arrivate. Con riconoscenza ricordiamo tutte le nostre sorelle in Italia. Abbiamo raggiunto l‟India due settimane prima della nostra Professione. Qui una settimana di ritiro è stata un‟altra esperienza arricchente, guidata da padre Joy CSSR, Redentorista. Ci è stato dato così il modo di rassicurare in noi la ferma decisione di offrirci totalmente a Dio. Felici ed eccitate abbiamo atteso il 3 agosto 2013! Alle ore 11.30, alla presenza di Sua Eccellenza Rev. Dr. Varghese Chakkalackal, Vescovo di Calicut, sr. Maria Celeste, Sr. Ancilla, la Delegata sr. Philomina e tutte le nostre sorelle, con circa 30 sacerdoti, suore di altre Congregazioni, i nostri genitori, parenti e amici abbiamo fatto la nostra Professione perpetua. Con la grazia dello Spirito Santo e l'aiuto della Madre Immacolata procediamo fiduciose di poter vivere fedelmente per la gloria di Dio e per il

sr. Texy, sr. Rossy e sr. Ruby (India)

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AFRICA Sr. Igina e sr. Ermelinda hanno visitato le comunità della Delegazione africana.

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uest‟anno, dal 22.07.13 al 05.08.13, ho avuto la grande gioia di visitare le nostre comunità del Kenya: per questo ringrazio la nostra Madre per avermi fatto questo dono; mai avrei pensato di poter andare a salutare queste sorelle e rivedere sr. Mary e sr. Emma. Insieme alla carissima sr. Igina abbiamo incontrato tutte le sorelle di ogni comunità del Kenya e della Tanzania. Sono stata, come si dice, “incantata” nel vedere tanti e tanti bambini lungo le strade che andavano a scuola, soli, alla mattina presto ancora con il buio, e io non so quanta strada avessero fatto o dovevano ancora fare. Ho visto il loro comportamento a scuola: ordine e silenzio e tanti volti sorridenti che ci salutavano. Ho visto tanti bambini e ragazzi in tutte le scuole delle nostre sorelle e ho constatato come le nostre Suore giovani sono preparate e impegnate, e capaci in tanti settori come la scuola, i dispensari, il lavoro di cucito, l‟accoglienza nelle case di spiritualità, l‟organizzazione per e con i poveri, ecc. Nella scuola “John Paul” ci sono 350 ragazzi e ragazze interni, cioè che stanno a scuola per tutto il periodo scolastico. Gli ambienti sono semplici, puliti, ordinati e tutti parlano a voce bassa. Io pensavo ai miei ragazzi del catechismo e a quanta difficoltà trovano a stare un po‟ in silenzio). In tutte le comunità si respirava tanta fraternità, tanta gioia e operosità. Le sorelle italiane hanno davvero seminato molto amore e spirito di sacrificio, soprattutto il carisma delle Suore Dimesse. Ho incontrato il gruppo delle ragazze aspi-

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Pagina a fronte: alunni di John Paul II Dimesse Sisters Primary School, di Fr. Anthony Pagani Secondary School e di st. Anuarite School Sopra: Professione perpetua a Karen. Sotto: immagini dalla Tanzania

ranti, delle postulanti e delle novizie: ragazze bellissime, vivaci, gioiose che chiedevano notizie delle sorelle italiane, delle ammalate: già portano nel cuore tanto affetto e amore per questa nostra Famiglia religiosa. In Tanzania purtroppo le due comunità vivono con molto disagio e in vera povertà, ma le sorelle trasmettono serenità e pace; ci hanno dimostrato veramente che ogni giorno è nelle mani di Dio e come si può confidare nella Provvidenza. Ho provato tanta gioia nell‟incontrare i genitori di sr. Emma, la mamma di sr. Mary e la sorella di sr. Maddalena, che ora è con me a Vicenza; i loro abbracci e il loro sorriso dicevano tutto l‟affetto per questo incontro. Non vi racconto nei particolari la festa della Professione perpetua delle 8 sorelle: una celebrazione veramente straordinaria, la S. Messa animata da canti, danze e preghiere,... Alla fine, verso le 14.30, le sorelle di Karen, con l‟aiuto di tutte le comunità, hanno offerto il pranzo a circa 1200 persone. Una festa che si è prolungata fino a sera! Questo è il cuore grande delle Suore Dimesse. Grazie sorelle che lavorate in Africa, per quello che siete e per quello che date con tanta generosità. Grazie a tutte per l‟ospitalità, per l‟accoglienza, per la fraternità e per la gioia di stare insieme.

Sr. Ermelinda

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OPEN DAY

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16 LUGLIO 2013

nche quest‟anno c‟è stato il Talitha Kum Open Day, una giornata di festa per celebrare il bene vissuto in questa casa che ospita 74 bambini orfani malati di AIDS. Questa volta è stato un po‟ speciale perché proprio due giorni prima della festa è morta Nyambura Speranza, una bimba di 7 anni. E mai tema era più appropriato come quello scelto per questa occasione: “You are my hope. Tu sei la mia speranza”. E quindi, nonostante tutto, si sono celebrati la vita, il bene, il prendersi cura di chi è nel bisogno e il riscoprirsi tutti bisognosi di “speranza”. Da “mauroechiara.blogspot.it”

TALITHA KUM CHILDREN HOME bini sentano di essere capaci di migliorare la società. È iniziato con un piccolo gruppo di ragazzi di casa Gabriel. Per aderire ci si deve iscrivere dal coordinatore, che è Charles Mugambi, il quale informerà il resto dei membri. Questo gruppo ha rinnovato l’aspetto del terreno di Talitha Kum, che per il 90% è roccioso, ispirandosi all‟attività dell‟ambientalista Wangari Mathai (premio Nobel per l‟ambiente). Il progetto è iniziato con grande entusiasmo, coinvolgendo anche gli adulti all‟interno di Talitha Kum e i sostenitori della comunità: una mobilitazione di tante persone di buona volontà, che hanno contribuito ciascuno secondo la propria capacità. Il personale, i volontari e le suore hanno avuto un ruolo attivo nel guidare i bambini in questa attività, soprattutto aiutandoli a innaffiare i fiori la mattina presto prima di andare a scuola e la sera tardi. Il giardino roccioso ora è pieno di cactus, sisal, palme e vari fiori che hanno dato bellezza a Talitha Kum. Il gruppo si riunisce periodicamente per condividere le idee. Questo incoraggia i bambini a trovarne di nuove e a essere responsabili del progetto. Dopo lunghe ore godute nel preparare il terreno e piantare i fiori, ci sono momenti per sedersi e rilassarsi, ammirando con soddisfazione il lavoro fatto. Il coordinatore chiama la squadra per far festa e loda ciascun membro che ne gioisce. Ma c‟è un intruso?! No, è solo Bonny, il più piccolo della casa. Lui non ha partecipato ai lavori, ma è il primo a sapere che c‟è una festa, si ostina a voler tagliare la torta e fa in modo che la più grande porzione sia sua. I nostri bambini, che hanno appreso l‟arte della condivisione, accolgono Bonny come un partecipante e non come un intruso. È nostro desiderio che questo progetto continui e che Talitha Kum realizzi la sua missione di creare un ambiente favorevole ai più deboli.

THE ROCKY GARDEN PROJECT (PROGETTO GIARDINO ROCCIOSO)

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l progetto del giardino roccioso è un nuovo progetto di Talitha Kum. Il suo obiettivo principale è quello di far in modo che i bam-

Da: http://www.talithakum-kenya.org/

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BAMBINI MISSIONARI DELLA SANTA INFANZIA

gni persona è unica e creata in modo meraviglioso; san Paolo conferma la nostra varietà di doni. Se tutte le rose fossero bianche in un campo, come sarebbe noioso! Non varrebbe la pena di ammirarlo. Siamo tutti speciali e unici, abbiamo bisogno di altri per essere completi e portare la bellezza nella nostra vita e nel mondo, come partecipazione della creazione di Dio. A Talitha Kum Children House, abbiamo tanti e vari doni che ci fanno amare, apprezzare ed essere orgogliosi gli uni degli altri, perché crediamo che la nostra ricchezza non è per la realizzazione personale, ma per il bene di tutta la comunità. Abbiamo tanti bambini dotati nel disegno, nel canto, nella cultura e in molti altri modi. Tutto è orientato alla realizzazione della volontà di Dio nella loro vita e il nostro impegno è quello di aiutarli a scoprire i loro doni preziosi. I nostri bambini partecipano a varie attività sia nella chiesa come “Bambini MISSIONARI DELLA SANTA INFANZIA” e anche nella comunità. Questo li aiuta a integrarsi e a sentirsi amati e apprezzati dalla comunità tutta, che ha cambiato l‟atteggiamento iniziale

di rifiuto. Un sorriso non costa nulla, ma il suo impatto è grande per il donatore e per il ricevente. È talmente “terapeutico” che fa dimenticare i brutti momenti passati e rivolgere il pensiero a quelli belli e festosi. Ringraziamo tutti coloro che sfanno nascere sorrisi nei volti dei nostri figli. Auguriamo a tutti un anno benedetto di fede, come ci esorta san Giacomo: “La fede senza le opere è morta”. e “Siate quelli che mettono in pratica la Parola, non soltanto ascoltatori“. Da: http://www.talithakum-kenya.org/

Al noviziato di Karen c‟è

un piccolo zoo domestico: mucche, galline, oche, faraone, pulcini, anitre,… Ma che ci stanno a fare questi animali tra un gruppo di giovani che vogliono consacrare la propria vita a Cristo e all‟annunzio del Vangelo? Ecco: occorre imparare la povertà di chi si guadagna il pane con la propria fatica, anche nel lavoro manuale e nel contatto con la natura. Anche così il noviziato prova a rendersi economicamente autonomo, anzi le eccedenze vengono vendute alla vicina casa di spiritualità di Karen. E le novizie imparano la saggezza dell‟ “Ora et labora – prega e lavora” di san Benedetto.

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BRASILE

Un seme è stato piantato Carissimi amici e sorelle, il CEAMI é in festa! Celebra 10 anni di vita, di lotta, di gioia e di speranza. Passo dopo passo, a poco a poco ci stiamo muovendo, costruendo la nostra storia, celebrando i successi e superando le difficoltà. Le vulnerabilità sono molte, fin dall'inizio, sempre di fronte alle sfide senza perdersi d'animo, con la certezza e la forza della fede. Il CEAMI è l'opportunità di volere il bene e fare il bene con e per tutti, di sognare un mondo più giusto e solidale, di vedere bambini e adolescenti sorridenti, felici per il dono della vita. Tutto questo avviene grazie alla collaborazione di molte persone che credono nell’uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio. Grazie, amici, collaboratori, suore, gruppi missionari delle parrocchie, sacerdoti, diaconi e tutte le persone, che attraverso la solidarietà hanno aiutato a realizzare questo sogno e che ancora oggi continuano a portare avanti questo progetto, uniti nella fede, nell’ amore e nella speranza di un futuro migliore per i bambini e gli adolescenti di Sooretama. Un abbraccio fraterno e un lieto Natale a tutti.

“La gioia sboccia solo tra le persone che si sentono uguali.” Beata Teresa di Calcutta

Suor Lucy e suor Nica, padri e diacono.

“Io sono venuto perché tutti abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.” Gesú Giov. 10,10

“Tutte le volte che avete fatto qualche cosa a uno di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me.” Gesú Mt 25,40 20


“Quando si ha Cristo nel cuore, non si può rimanere fermi. Si va, si vola, si porta a tutti gli uomini il fuoco dell’amore”. P. Ottorino Zanon

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VISITA DI MADRE GIAMPAOLA Esercizi spirituali con don Mario e l’incontro di Delegazione. In festa per la Professione perpetua di sr. Ines e per il 25° di vita religiosa di tre sorelle.

Zandonade, che ha presieduto la S. Messa, ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici e ai gruppi della Fraternità Laicale, che hanno partecipato con noi, facendo del 22 e 29 settembre due grandi giorni di gioia, gratitudine e comunione fraterna. La testimonianza di fedeltà e di amore delle sorelle festeggiate ci aiuta nel cammino e ci dà la gioia di condividere i nostri sentimenti.

È

con tanta gioia che la nostra Delegazione condivide l‟esperienza vissuta nel mese di settembre con la visita di madre Giampaola, sr. Ottavina e don Mario Guariento. Sono stati giorni ricchi di fraternità, comunione e apertura di cuore verso la chiamata che il Signore ci fa di metterci in cammino verso il Capitolo con spirito di servizio e donazione. Abbiamo cominciato con sei giorni di esercizi spirituali, guidati da don Mario Guariento, che ci ha aiutato a riflettere sui testi degli Ordini e su “Il tesoro dell‟umana salvezza e perfezione”. Diversi i temi esplorati, come: la conformità a Gesù Crocifisso, lasciarsi guidare dall‟amore di Dio, la riconciliazione, la meditazione, l‟umiltà, la povertà, l‟obbedienza e il discernimento. Un grazie speciale a don Mario, che con tanta saggezza e semplicità ci ha aiutato a riflettere più

profondamente sul nostro Carisma. Abbiamo concluso la settimana con la celebrazione di ringraziamento per i 25 anni di vita religiosa di sr. Maria da Luz, sr. Nica e sr. Maria José, il 22 settembre. È stata tanta e commossa la partecipazione della gente delle comunità e dei familiari. Ringraziamo mons. Francesco Biasin, Vescovo, che ha presieduto la S. Messa di giubileo e tutti i concelebranti. In un bell‟incontro di Delegazione, poi, abbiamo ringraziato il Signore per il servizio di Delegata che sr. Michela ha svolto generosamente in questo periodo e abbiamo scelto la nuova Delegata, sr. Luzia, e il nuovo Consiglio di Delegazione. Domenica, 29 settembre abbiamo celebrato, a Sooretama, la Professione perpetua di sr. Ines. Siamo riconoscenti a mons. Decio

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“Per tutto rendete grazie!” on tanta gioia e gratitudine C abbiamo celebrato a settembre, il nostro giubileo di consacra-

zione al Signore nella vita religiosa, con la presenza di madre Giampaola, di sr. Ottavina, dei nostri familiari e di tanti nostri fratelli e sorelle delle parrocchie dove lavoriamo. È stato un momento molto bello, di gioia, gratitudine e comunione fraterna in cui, ancora una volta, Dio ci ha rivelato e ci ha fatto sentire il suo grande amore per noi attraverso quanti hanno partecipato e si sono uniti a noi in diversi modi. Ringraziamo Dio della sua chiamata, ricordando il dolore della partenza dalle nostre famiglie, le


Nella pagina a fronte: le sorelle con la Madre e don Mario, Professione perpetua di sr. Inês e 25° di vita religiosa. A ds.: sr. Clarice con una famiglia a Manaus

difficoltà del cammino, abbiamo messo in evidenza soprattutto la grazia e la forza che Lui ci ha donato per crescere ed essere perseveranti. La comunione fraterna con le nostre sorelle di comunità dove siamo state inviate ci ha aiutate nelle esperienze vissute e condivise. Tutto quello che abbiamo ricevuto, imparato e donato è frutto del grande amore che Dio ha per noi. Ringraziamo quanti hanno segnato la nostra vita con la testimonianza di fede, di amore, di servizio in semplicità e costante donazione. Abbiamo in cuore i nostri genitori e maestri nella fede, il nostro ven. Antonio Pagani che con le tre prime fondatrici ci ha lasciato un grande tesoro: il nostro Carisma. Siamo grate a tutte le sorelle che si sono impegnate a custodirlo e a viverlo, diventando esempio e stimolo per noi, che vogliamo davvero con santo orgoglio essere Suore Dimesse Figlie di Maria Immacolata. Ricordiamo tutte le sorelle che anche da lontano, in Italia, in India, in Kenya e in Tanzania, ci sono state presenti con le preghiere e i messaggi inviati. Che piacere, che gioia il nostro incontro di fratelli e sorelle! È stato come un bagno profumato. Bella è la nostra unione!. E siamo certe che continuerà ad esserlo.

Sr. Maria da Luz, sr. Nica e sr. Maria José

“Non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato... Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà.” È con tanta gioia che condivido la bella celebrazione dei voti perpetui realizzata nella mia parrocchia di origine, Parrocchia Cristo Re. Lì ho fatto la mia prima comunione, sono stata cresimata e ho scoperto la mia vocazione di vivere il battesimo dedicandomi nella catechesi e nella liturgia. Dopo ho fatto un nuovo grande passo aiutata dal discernimento: diventare religiosa nella Congregazione delle Suore Dimesse Figlie di Maria Immacolata; la mia comunità di origine in quell‟occasione ha preparato una celebrazione di invio in cui mi sono sentita incoraggiata. Durante la formazione, ricordando questa esperienza nei momenti di silenzio e nelle sfide della missione, ho provato conforto e non mi sono sentita sola. Il giorno del mio sì definitivo tutti erano attorno a me e avevano preparato questo momento con tanta gioia e gratuità. Veramente comossa, ho capito che la mia Professione era di tutta la comunità. Invio un affettuoso abbraccio a tutti, specialmente alle sorelle che hanno vissuto con me il tempo di preparazione finale, sia in Italia che in Brasile.

Sr. Inês Padilha dos Santos

Missioni popolari a Manaus a diocesi di Pesqueira insieme a quella di L Padova, fin dal 2006, ha assunto una missione in Manaus – Amazonas, nell‟area di Sant‟Etelvina, dove è morto don Ruggero Ruvoletto. Quest‟anno questa missione ha vissuto un‟esperienza nuova: 32 missionari, sacerdoti, religiose e laici, vi sono stati inviati per una settimana di “Sante Missioni Popolari”. Sr. Clarice si è unita a loro in una bella esperienza missionaria “ad gentes”. In quella realtà urge una grande evangelizzazione; c‟è tanta gioventù e nascono nuove comunità. La memoria di Don Ruggero lì è assai viva e tante persone sono certe che la sua morte è stata come un seme che ha germogliato per la vita di tanti cristiani e dei vari movimenti in difesa della vita. Ringraziamo sr. Clarice per la sua disponibilità: questo ci porta speranza e il vivo desiderio di procedere coraggiosamente nel cammino della nostra vocazione missionaria!

“Attraverso il grido dei piccoli e dei poveri ci é richiesto un cambiamento del nostro modo di essere missionari: ascoltare, rispettare, contemplare, curare la vita con dignità e facendo della comunità cristiana un luogo di comunione e di speranza” Don Ruggero Ruvoletto “Prima del vostro arrivo, noi già vi amavamo!” Ho vissuto le Sante Missioni Popolari a Manaus come un‟opportunità di ringraziare e riconoscere che Dio ci fa degni di essere davanti a Lui, nella Parola, nell‟Eucaristia e nella persona dei fratelli e ci invita a una conversione sempre rinnovata. Ogni persona è stata per noi presenza viva di Gesù, fin dall‟inizio nei rapporti con la comunità e i missionari locali. Arrivando in visita alle famiglie leggevamo la lettera del Vescovo locale, chiedendo il permesso di entrare e condividere il bene più grande che abbiamo: la nostra FEDE. Dopo un tempo di dialogo e condivisione della Parola di Dio, le persone sentivano il bisogno di “celebrare” e dicevano: -Stasera verrò in chiesa con voi-. Leggevamo la benedizione del Vescovo alla famiglia e tutti godevano di questa esperienza e domandavano preghiere e consigli. A sera ci trovavamo nella Chiesa per celebrare la Parola 23


di Dio e l‟Eucaristia, ringraziando il Signore del dono e della dignità di essere figli di Dio. Nelle celebrazioni, fede e vita si univano, si facevano esperienze profonde, coinvolgenti che ci confermavano la presenza attiva e amorosa di Dio nella nostra vita e nella comunità. La presenza dei

missionari, annuncianti la Parola, ricordava a tutti l‟azione costante di Dio nella vita di ciascuno e il suo progetto di libertà per tutti. I fedeli presenti sentivano crescere la gioia di percepire Dio nel loro cuore e la forza di una fede che ridesta sentimenti di umiltà, adorazione e sequela di

Gesù. Domenica 20 ottobre è stato il giorno conclusivo con la grande celebrazione eucaristica. In processione abbiamo portato la Croce, segno della nostra fede e come abbracciati da un amore più grande, che risuscita e vince la morte. Sr. Clarice Leonel

ANDATE E FATE DISCEPOLI IN TUTTE LE NAZIONI

Noi nella GMG

A luglio con l’esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù 2013 a Rio de Janeiro abbiamo vissuto intensamente giorni di comunione ecclesiale e di rinnovamento insieme alla gioventù. Alcune nostre sorelle e le giovani in formazione hanno partecipato ancora più da vicino a questi eventi. Sr. Sueli era una volontaria insieme alle giovani.

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a lontano o da vicino, tutti hanno potuto vedere quanto la GMG è stata di grande importanza per il mondo di oggi, specialmente per i giovani. Alcune di noi sorelle abbiamo partecipato come volontarie, altre come pellegrine. Siamo state testimoni di una moltitudine di giovani venuti da tanti luoghi per vivere questo grande incontro di fede, di speranza e di gioia. Da tutte le parti si dirigevano chi a piedi, chi in autobus, chi in metrò... fino alla spiaggia di Copacabana, con tanto entusiasmo e affrontando avversità, come: la pioggia, il freddo, la lontananza e la ressa. Dove arrivavamo, ascoltavamo canti gioiosi e parole di saluto che indicavano il motivo per il quale eravamo lì: “Questa é la gioventù del Papa! Può piovere e far freddo, la gioventù di Francesco è a Rio!” Sappiamo quanto è difficile organizzare un incontro con tante persone, però è stato impressionante vedere che tanti giovani volevano veramente incontrare il Papa; ogni momento nella spiaggia è stato vissuto in un clima di

preghiera, di silenzio e di ascolto. Con il suo carisma, sorriso e serenità, Papa Francesco ha attratto moltitudini dove passava. Al suo arrivo tutti volevano vederlo, toccarlo, presentare i bambini perché fossero benedetti, consegnare ricordi e messaggi. Per noi è stato commovente il momento in cui siamo riuscite ad essere più vicino al Papa. Eravamo volontarie della sicurezza, facendo un cordone di isolamento, perché lui passasse e lui è sceso dalla papa-mobile, vicino a noi, per parlare e benedire un disabile; ritornando ha ricevuto una bandiera del suo caro Paese, l‟Argentina, dopo ha sorriso guardando a noi. Un altro momento molto significativo è stato l‟incontro con i Volontari. Abbiamo trascorso tutta la giornata in attesa di introdurci nel luogo dell‟incontro. Eravamo quasi 50 mila, ma solo 15 mila potevano entrare. In questo incontro il Papa ha parlato delle vocazioni specifiche, incoraggiando i giovani ad abbracciarle con fedeltà e ha insistito sull‟importanza del matrimonio, perché la società, purtroppo, lo presenta come un‟ istituzione fallita. Le omelie e le riflessioni di Papa Francesco hanno rivelato la sua persona innamorata di Gesù,

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incarnata nella realtà, povera e per i poveri. Come un LatinoAmericano ha parlato la nostra “lingua”, per questo ci siamo sentite molto vicine e accomunate dallo stesso ideale. Vogliamo camminare nella direzione che lui ci indica e cerchiamo di vivere questa incarnazione anche qui, dove c‟è tanta sofferenza e miseria nascosta ai mezzi di comunicazione, che per convenienza presentano solo le cose belle e vuote del nostro Paese, mascherando così la nostra realtà.

Sr. Sueli da Cruz Pereira


INDIA St. Mary’s English Medium School Momenti di festa per i 20 anni della scuola delle Dimesse di Mavoor e il riconoscimento da parte del governo.

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ingraziamo Dio per la sua opera meravigliosa che ci ha davvero sostenute. La Scuola di Mavoor quest’anno ha celebrato 20 anni di vita. Abbiamo sofferto un lungo periodo di difficoltà e di preoccupazione, perché non avevamo né possibilità, né speranza di guardare al futuro. In questa situazione abbiamo visto la benedizione di Dio, attraverso le persone buone che ci hanno aiutato a comprare il terreno, a costruire aule, ad arredarle e a fornirle di materiale secondo le esigenze della didattica; e ci hanno pure sostenuto per ottenere il riconoscimento della scuola da parte del governo. Finalmente, in ottobre, abbiamo ricevuto il riconoscimento dal Governo: la Scuola di Mavoor può proseguire nell‟insegnamento fino alla classe decima. Ora abbiamo più di 400 bambini che frequentano la scuola e, assieme ai loro genitori, sono tanto contenti. Ringraziamo Madre Giampaola, il Consiglio, madre Giuseppina e tutte voi, sorelle, che ci siete vicine anche con il supporto economico, ma soprattutto con le vostre preghiere. Grazie a tutti, il Signore vi benedica. Con Affetto sr. Lilly http://www.stmaryschoolmavoor.com

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NUOVA COMUNITÀ A PALLOM Tre sorelle tra i pescatori a Pallom (Kerala)

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ingraziamo il Signore per il bene che opera in noi e anche attraverso di

noi. In India, il giorno 3 novembre è stata una festa per le Dimesse e anche per la gente della parrocchia di Pallom, villaggio lontano circa 30 km da Trivandrum, capitale del Kerala. Qui si trova una comunità di pescatori con 500 famiglie di cristiani. Era l’unica parrocchia in diocesi di Trivandrum che non aveva le suore. La gente ha tanto desiderato e atteso l‟arrivo di una comunità di religiose. Il parroco ha sacrificato perfino la sua casa per non ritardare ancora il loro arrivo. Lui se n‟è fatta costruire una piccola vicino alla chiesa. Il villaggio di pescatori (vicino all‟oceano Indiano) è proprio terra di missione: c‟è tanto bisogno di formare alla fede, alla cultura e alla vita morale. L‟accoglienza delle suore è stata una festa iniziata alle ore 10.00 con la celebrazione della santa Messa, alla quale hanno partecipato tutti gli abitanti della parrocchia, tanti sacerdoti e religiose delle parrocchie vicine. Il Vescovo, impossibilitato a partecipare, ha mandato il Vicario generale della Diocesi a presiedere la Celebrazione Eucaristica. Noi eravamo presenti in dieci sorelle provenienti da tutte le comunità del Kerala e del Tamil Nadu. Dopo la Messa, il Sacerdote ha benedetto le due case: quella per le sorelle e quella per il Parroco. C‟è stato poi un pranzo di festa con tanto pesce fresco. Prima di riprendere il treno per

ritornare alle rispettive comunità, abbiamo visitato qualche famiglia vicino al mare che ci ha accolte con tanta gioia. Abbiamo sentito l‟aspettativa della gente e il bisogno che ha di una presenza religiosa, in modo particolare i bambini, i ragazzi e le donne: una presenza fraterna, gratuita di sorelle che sappiano testimoniare la presenza del Signore che ha sempre voluto

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stare fra i più poveri. Le sorelle della nuova comunità di Pallom sono: sr. Gladis, sr. Ruby e sr. Rossy. Hanno davvero tanto servizio da svolgere, che diventerà ancor più fruttuoso con il sostegno della nostra preghiera. Affidiamole al Signore, al disegno d‟amore che Lui ha per quei fratelli. Sorelle della Delegazione in India


Le vocazioni segno della speranza fondata sulla fede

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oi ci mettiamo passione, ricerca, capacità, desideri… ma “se il Signore non costruisce la casa invano vi faticano i costruttori” (Sal 127). È lui che ci dona lo sguardo, perché possiamo comprendere la storia dalle origini alla meta e ci dona la capacità di amare in modo libero e liberante. Senza la mano del nostro “Architetto” nessun progetto può prendere forma, seguendo le sue tracce pian piano il disegno si intravede. Così “PROGETTA CON DIO… ABITA IL FUTURO” è stato il tema che ha accompagnato le settimane vocazionali a Villa Assunta. Qui sono state accolte ragazze, adolescenti e giovani di età diverse, ma cariche di entusiasmo e voglia di vivere nuove amicizie. Papa Benedetto XVI, nella lettera scritta in occasione della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, tra l‟altro ha detto: “Cari giovani, in mezzo a tante proposte superficiali ed effimere sappiate coltivare l‟attrazione verso i valori, le mete alte, le scelte radicali per un servizio agli altri sulle orme di Gesù. Non abbiate paura di seguire il Signore e di percorrere le vie esigenti e coraggiose della CARITÀ e dell‟impegno generoso! Così sarete felici di servire, sarete testimoni di quella gioia che il mondo non può dare, sarete fiamme vive di un amore infinito ed eterno, imparerete a “rendere ragione della SPERANZA che è in voi” (1Pt 3,15). Ma come si fa a lanciarsi nel futuro? Per edificare in alto, bisogna gettare fondamenta profonde, avere solide basi di fede per costruire, con profonda speranza, la realtà di oggi e l‟avvenire che ci attende. La storia di Abramo, nostro Padre nella fede, ci ha guidate e sostenute in questo arduo cammino educativo; lui che, come ci ricorda l‟apostolo Paolo, ”credette saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: così sarà la tua discendenza” (Rm 4,18). Continuiamo a edificare il nostro edificio tenendo come pietra angolare il Signore Gesù, certe che nel rapporto con lui, coltivato da una viva preghiera, ogni nostra vita può esprime la bellezza e la gioia della propria vocazione.

Progetta con Dio…Abita il futuro!

Le animatrici dei campi: sr Grazia Piccininni, sr Gigliola, sr Renata, sr Maria, sr Angelina Ballardin e sr Mariaceleste.

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RENDICI GENEROSE NELL’AMORE FRATERNO, PERCHÈ LA PRESENZA DI DIO SIA VIVA IN NOI

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a un po‟ di tempo ho la fortuna di provare a mettere in pratica queste parole del P. Pagani, che ogni giorno sento recitare durante la preghiera comunitaria. Dalla fine dello scorso agosto, infatti, per due pomeriggi la settimana dono del tempo per un servizio di volontariato presso Casa Maria, una casa di accoglienza del Centro Aiuto alla Vita, che ospita ragazze-madri per assisterle durante il periodo di gravidanza e nei primi mesi dopo il parto. La struttura, inoltre, si offre come “asilo nido”, dando alle mamme che hanno da poco trovato un lavoro e stanno iniziando a rendersi autonome, la possibilità di portare i figli. Ho iniziato questa esperienza con un po‟ di timore, perché non sapevo bene a che cosa sarei andata incontro e che realtà avrei trovato. Le ragazze sono tutte molto giovani: 22, 20, 19, addirittura 16 anni, tutte provenienti da Paesi diversi come Romania, Bulgaria, Albania, Camerun, Nigeria, Costa d‟Avorio … insomma, il mondo concentrato in pochi metri cubi di casa! Il mio primo pensiero è stato capire come poter essere d‟aiuto, che cosa fare per dare concretezza al mio servizio, perché oltre a relazionarmi con ciascuna ragazza, dovevo riuscire a creare comunità tra loro, impresa assai ardua… Ben presto però ho capito che “non c‟era nulla da fare”: le attività che pro-

ponevo loro non piacevano e io mi sentivo “inutile”. Una mattina, durante la preghiera delle Lodi, sono risuonate in me queste parole: “Rendici generose nell‟amore fraterno”. Forse la soluzione al problema era proprio questa: non dovevo cercare un ritorno visibile di ciò che facevo, non sarei stata io a portare la novità nella loro vita, perché questa novità stava già crescendo dentro di loro. Dovevo solamente amarle e loro sarebbero diventate “presenza di Dio viva in me”. Da quel momento ho cominciato a osservarle e ho imparato a conoscerle, per rispettare le loro diverse culture, tradizioni, i loro caratteri, il loro passato a me sconosciuto. Un po‟ alla volta siamo entrate in sintonia, perché sentivano che volevo semplicemente stare CON loro, senza giudicarle. Sembra strano, ma avevano bisogno di sentirsi accolte … in una casa di accoglienza! Le storie che si intrecciano in Casa Maria sono tante, perché la permanenza delle ragazze dura al massimo un anno. In tre mesi il Signore mi ha fatto dono di incontrare 7 ragazze e di veder nascere 2 bambini, senza contare l‟allegria che portano i piccoli dell‟asilo nido. Sto cercando di far tesoro di questa esperienza per avere occhi accoglienti e cuore generoso, perché forse anche ogni nostra Comunità è una piccola Casa Maria.

Nicole

I monaci a Costozza

riferimento dà sicurezza e speranza. [...] La comunità delle monache di santa Tecla viveva sulla sommità dei colli Berici, adiacente al Castellon del Brosimo. Le monache erano dedite alla penitenza e alla vita eremitica, ad imitazione di santa Tecla della città di Iconio in Turchia. Anche questo ordine monastico era di chiara origine orientale come quello dei monaci Basiliani. Nel 1583 l’arciprete di Costozza dichiarava al vescovo Michele Priuli che del monastero non rimaneva che una muraglia di 20 piedi; nel 1747 abitava in una casetta l’eremita Matteo Perin e la chiesetta era stata trasformata in pollaio, ma esistevano due capitelli a forma di grotta. [...] Il gruppo che ha partecipato alla ricerca scolastica ha visitato i luoghi di eremitaggio del nostro Fondatore; è ritratto davanti alle grotte di santa Tecla.

è

il titolo di una ricerca scolastica elaborata dalla classe quinta della Scuola primaria di Costozza nell‟anno scolastico 1994-95 e, personalmente, da Ozzi Milena (nipote di sr. Anna Zorzan, ora laureata in medicina generale con specializzazione in ginecologia). La raccolta di pagine, incollate su pergamena, spiega quali comunità religiose hanno lasciato traccia lungo i secoli nella Parrocchia di Costozza, dedicata a san Mauro abate. Alcuni fogli sono dedicati a padre A. Pagani e alle Suore Dimesse. Dal quaderno: “Ritornare alle radici della propria storia è sempre cosa utile e gratificante. La nostra comunità scolastica si volge indietro per rileggere nella storia le origini della propria religiosità, che diffuse la saggezza del vivere alla luce della fede. La fede che ispirò gli eremiti a san Cassiano, che animò i monaci bizantini di santa Sofia, che condusse da Nonantola ai nostri colli i benedettini, che da Iconio indirizzò fino a noi le monache di santa Tecla, che la dedizione al prossimo fece giungere i Francescani, i discepoli del beato Calabria e le Dimesse di Antonio Pagani. In 1500 anni sono mutate molte cose, ma trovare questi punti saldi di 28


Roma, 3 Luglio 2013 UN DESIDERIO ESAUDITO Sr. Pierfranca e sr. Cristiana alla S. Messa con il Papa.

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ur avendo visto più volte Papa Francesco in piazza S. Pietro, sentivo spesso in me il desiderio di vederlo da vicino e di parlargli. Ebbene, questo sogno si è realizzato grazie a sr. Cristiana. Quest‟estate, trovandomi sola a Roma, Madre Giampaola ha permesso che mia sorella venisse qui a farmi compagnia. Lei ha accettato con gioia e, nell‟attesa di raggiungermi, ha inviato la domanda per me e per lei di partecipare alla S: Messa del Papa in S. Marta. Insperatamente, ha ricevuto risposta positiva, facendomi così questa meravigliosa sorpresa, come dono per il mio 50° di Vita Religiosa. La mattina del 3 luglio, con forte emozione, ci siamo presentate al cancello di S. Marta, tra una cinquantina di persone. Durante la Celebrazione eucaristica Papa Francesco, al Vangelo, ha ricordato S. Tommaso, colui, ha detto, che era arrivato tardi, ma il Signore lo ha aspettato, perché è

un Dio paziente e così fa con ciascuno di noi: ci attende perché vuole incontrarci. Al termine della S. Messa il Papa ci ha accolti tutti personalmente. Al nostro turno, io per prima l‟ho salutato con il bacio della mano e ho espresso il motivo della mia presenza. Sr. Cristiana, invece, gli ha detto: - Papa Francesco, io ho fatto una scommessa con la mia Comunità e Lui: - Quale? - Quella di darle un bacio – e Lui: - E facciamolo! Nessun problema! -. Poi sr. Cristiana gli ha chiesto di benedire e autografare una foto della nostra numerosa e bella famiglia (14 fratelli); infine gli ha consegnato il libro del nostro Padre Fondatore “Il Tesoro dell’umana salvezza e perfezione”, supplicando: - Sono più di 400 anni che aspettiamo la sua beatificazione!Terminata l‟udienza, ci siamo avvicinate al Palazzo del Gover-

Tombelle: Un Capodanno diverso

natorato e, sentito che venivamo da Padova e conoscevamo Mons. Oscar Rizzato, il custode ci ha permesso di visitare i Giardini Vaticani. Eravamo solo noi due, perché i giardini quel giorno erano chiusi al pubblico. Lungo il cammino, abbiamo incontrato delle guardie molto gentili che ci hanno indicato la grotta di Lourdes dove i Papi, passeggiando lungo il viale, recitano il S. Rosario; poi il viale del Monastero dove risiede il Papa emerito Benedetto XVI. Nel pensare che lui era proprio là, abbiamo provato una grande emozione e un sentimento di tenerezza ci ha accompagnate fino all‟uscita. Essendo il giorno del compleanno di papà, abbiamo pensato che lui dal cielo abbia guidato i nostri passi, affinché noi, sue figlie, potessimo godere in pienezza tutte le grazie che il Signore ci ha donato in questo indimenticabile giorno. Sr. Pierfranca e Sr. Cristiana

po è stato felice di partecipare. Il parroco ha ripetuto l‟iniziativa e l‟ha proposta a tutta la comunità: chi vuole, può partecipare all‟Adorazione alle 23.00 in Chiesa per attendere il nuovo anno. Tanti fedeli della comunità vi hanno aderito . Che bello!!! Ci vuole anche il coraggio di osare nuove proposte. A Tombelle quest‟appuntamento è diventato una tradizione.

l “coraggio” di proporre questa novità I al nostro Parroco è arrivato dal gruppo della Fraternità Laicale: “Attendere il capodanno in modo diverso” ovvero un‟ora davanti a Gesù Eucaristia per ringraziare il Signore per l‟anno passato e invocare la Sua benedizione per il 2012. Tutto il grup-

Sr. Teresita e sr. Mirella

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Sr. Donata, sr. Ferdinanda e sr. Graziella hanno partecipato al pellegrinaggio in Terra Santa condotto da don Mario.

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l pellegrinaggio è uno stato dell‟anima, è una condizione del cuore. è un gioco di sguardi tra te e l‟orizzonte, tra te e l‟arrivo lontano, tra te e la Meta Infinita che ti attende. Tra te e Dio. Non c‟è pellegrinaggio se non c‟è fame e ricerca, nostalgia e speranza. Non c‟è pellegrinaggio nella sicurezza, nel contare solo sulle proprie forze. C‟è pellegrinaggio nella debolezza, nel sentirsi limitati e fragili; nel sentire la distanza tra te e ciò che dovresti essere; nella gioia profonda del sentire una meta raggiunta e nel riprendere la propria strada con il perdono nel cuore.

L

C‟è pellegrinaggio se la strada non si interromperà mai; se sarai pellegrino per sempre. C‟è pellegrinaggio se avrai sempre davanti a te la Meta finale, la Gerusalemme Celeste, l‟incontro con Dio dopo aver ascoltato, con un ultimo tuffo del cuore, le trombe nella Valle di Giosafat. (Da Centro Studi Nazareth Alta Formazione)

a vita è tutta un pel- in alcuni momenti particolari, mi d‟oro sul lato orientale della spianata, da dove Gesù entrò trionfanlegrinaggio e fa bene, ha lasciato un segno nell‟anima.

quando è possibile, che in essa vi sia anche un qualche pellegrinaggio verso un luogo importante dello spirito: questo ci aiuta a intendere meglio come ogni nostra giornata sia, o possa essere, un movimento verso il Signore. Nel mese di agosto, anche a me è stato concesso il dono di vivere questa esperienza e proprio nella Terra di Gesù. Giungere a Nazareth, vedere e pregare presso la grotta dove è avvenuta l‟incarnazione del Verbo, dove Maria è stata visitata e “toccata” dallo Spirito, è un‟esperienza che ti penetra dentro e ti trasforma. Ed è lì che è cominciato il mio cammino in Terra Santa, passando poi per Cafarnao, dove si conservano ancora i resti della Casa di Pietro, le rovine della sinagoga, in parte restaurata, dove Gesù rivelò la sua divinità e rischiò di essere lapidato. Non sto a elencare tutti i luoghi visitati in quella Terra Benedetta, ma voglio citarne qualcuno, che,

Dopo Nazareth, ricordo Ein Karem, sul monte, dove si sale con fatica, a piedi; e intanto si ricorda il viaggio della giovane Maria, che si reca a visitare la parente Elisabetta bisognosa di aiuto, affrontando un lungo cammino, che non può essere durato meno di una settimana, tanta è la distanza da Nazareth a quel luogo. Ma poi il deserto, così esteso, così arido, dove nella solitudine e nel silenzio Gesù ha approfondito la consapevolezza della sua missione, superando le tentazioni, e dove noi, aiutati anche da quell‟ambiente particolare, con tanta fede abbiamo celebrato l‟Eucaristia. Ecco Betlemme, l‟enorme basilica-fortezza, dove si conserva la grotta della nascita e in cui puoi poggiare la mano sulla “stella” che fissa il posto della prima apparizione del Verbo in sembianza d‟uomo. E quindi arrivi a Gerusalemme, e lì i luoghi cari al cuore cristiano sono molti: il Tempio, con il famoso Muro del Pianto e la Porta

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te, prima della Passione; l‟Orto degli Ulivi, il Getsemani. E si arriva al Gallicantus, presso il pretorio di Pilato, dove Gesù, il Figlio di Dio, è stato offeso, umiliato, flagellato… e dove avvenne il rinnegamento di Pietro, l‟Apostolo del Primato. Qui si rivivono i momenti più drammatici e significativi del mistero della Redenzione: si percorre la Via Crucis, quella strada per la quale Gesù salì al Calvario con il legno del patibolo sulle spalle, schernito come un malfattore (strada che invero rivela ben poco di quello che doveva essere stata per Gesù), e si arriva al Calvario. Il Calvario è contenuto nella Basilica del Santo Sepolcro, o meglio della Risurrezione, perché la tomba vuota, ivi venerata, sta a testimoniare da secoli la verità basilare del cristianesimo: la Risurrezione di Cristo. Anche qui devi mettere in azione la tua fede e la tua fantasia, per ricostruire, al di là e al di sotto delle infrastrutture e costruzioni


che li celano e proteggono, i luoghi più importanti della nostra fede: quello della crocifissione, più in alto, della sepoltura e risurrezione, nell‟edicola al centro, e dell‟unzione prima della sepoltura, appena dentro la basilica. È vero, questi luoghi hanno subito molte traversie, distruzioni e rifacimenti, ma quando sei lì, con la fede e un po‟ di immaginazio-

ne, riesci a sentire che il Signore ti è più vicino, che ti trovi dove Lui è passato, ha sofferto; dove ha compiuto tanti segni per rivelare la sua misericordia, la sua divinità. E la tua fede si rinsalda, e il tuo cuore prova sentimenti e sensazioni mai provati prima. E allora nasce un inno di ringraziamento per la fede ricevuta, per questo dono con cui hai potuto

rinforzarla, concesso proprio in quest‟anno della Fede, e cresce il desiderio di essere fedele, di implorare continuamente dal Signore la luce e la forza di vivere con Lui e, per quanto ci è concesso, come Lui ci ha insegnato.

Sr. Donata

CONGRATULAZIONI A SR. KETTY

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Padova, 29.10.2013

iamo felici che sr. Ketty Zagolin (foto a ds.) abbia raggiunto la meta, dopo tanto impegno di studio, anche in “diaspora”, (era ospite della comunità delle Suore della Provvidenza a Concordia Sagittaria, per poter frequentare i corsi di infermiera all‟ospedale di Portogruaro). Ora abbiamo un neo dottore in infermieristica: sr. Ketty è pronta a portare soccorso dove ci sarà bisogno con generosità e competenza!

L

e parrocchie dei Santi Pietro e Paolo e dell‟Immacolata di Zanè, in un abbraccio commosso, si sono strette attorno alle sorelle dell’Istituto Dimesse Figlie di Maria Immacolata, che, con la fine di giugno, si sono ritirate dalla comunità di Zanè, dove per oltre sessant‟anni hanno prestato la loro opera e il loro servizio presso la scuola dell‟Infanzia e le due comunità parrocchiali. I lunghi anni di servizio e di presenza costante hanno permesso il tessere di relazioni importanti, uniche e tutt‟ora durature con molte delle religiose che, grazie alla loro vocazione, hanno amorevolmente e cristianamente cresciuto i nostri piccoli grandi capolavori di Dio, custodendoli con

lo sguardo sempre rivolto a Gesù Crocifisso e Risorto. Il carisma della congregazione ha reso ancora più ricche le comunità parrocchiali, attraverso quotidiani impegni quali il catechismo, l‟accompagnamento verso i sacramenti della fede, la visita agli ammalati e alle famiglie, la cura della chiesa, l‟amore alle celebrazioni liturgiche e all‟Eucaristia. Sicuramente le religiose hanno sempre saputo interpretare le esigenze di ogni persona, senza risparmio e riserva di dono, soprattutto pregando per tutti e per ciascuno. L‟obiettivo primario era ed è l‟amore, quell‟Amore universale, custodito con discrezione e rispetto e donato largamente a ogni persona incontrata nel cammino. Quando abbiamo appreso la noti31

zia della chiusura della comunità di Zanè, i sentimenti che in noi hanno prevalso sono stati di tristezza, di amarezza e di dispiacere. Al tempo stesso, però, abbiamo compreso nel profondo le ragioni di questa decisione e speriamo in cuor nostro di riuscire a testimoniare il dono prezioso che questo carisma ha portato tra noi, nelle passate e nuove generazioni. Vogliamo insieme rendere lode al Signore per questa presenza che ci è stata donata e pregare con la sobria ebbrezza dello Spirito e nella semplicità del Divino Amore per il nuovo cammino che attende sr. Candida, sr. Carmela e sr. Bianca e per il fiorire di nuove vocazioni.

Comunità di Zanè e Immacolata


Luigi Zanellato (al quale la scuola è intitolata) bussò alla porta dell‟Istituto delle Suore Dimesse di Padova, a chiedere la presenza delle suore nella sua parrocchia per portare avanti la quasi neonata Scuola e si sentì dire di sì. Noi sappiamo bene perché la risposta fu positiva: a Costozza il ven. Padre Antonio Pagani aveva vissuto! E da allora una lunga storia, costellata di tante religiose che hanno segnato la vita di molti di noi parrocchiani di Costozza con la loro testimonianza di fede e con la loro presenza attiva nella comunità. Per portare un esempio, come non ricordare la scuola di lavoro con suor Emerenziana: quante giovani hanno pregato e imparato a ricamare COSTOZZA: 60 anni di presenza con lei!! Che dire? Un grande grazie al Signore che a Parrocchia di Costozza celebra quest‟an- ancora ci concede la grazia di avere tra di noi delle no i 60 anni di presenza e di servizio edu- religiose impegnate nel servizio educativo, nella cativo, svolto dalle Suore Dimesse Figlie vicinanza ai genitori e agli anziani, nell‟animazione liturgica, nella catechesi… di Maria Immacolata. Una parrocchiana 60 anni fa, l’allora parroco di Costozza Mons.

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on è facile in poche righe descrivere il lungo periodo che ho vissuto nel Collegio Universitario Dimesse (6 anni!): è stato ricco di momenti indimenticabili che resteranno impressi nel mio cuore. Ho iniziato la mia avventura da "dimessina" nel lontano ormai 2003... sono passati ben dieci anni!! Mi ricordo ancora la sera del primo anno di università in cui ci siamo riunite tutte in portineria per fare conoscenza: io con spavalderia ho chiesto se c‟era qualche ragazza iscritta a ingegneria civile e ho visto alzarsi flebile una manina... era Laura! Da lì è cominciata la nostra bella e intensa amicizia, che dura tuttora, nonostante la distanza che ci separa. Oltre a lei, un po' alla volta, ho conosciuto altre ragazze con cui ho stretto un legame che ci tiene ancora unite: Eliana, Melania, Giulia, Martina, Margherita, Michela, Laura... e l'elenco non finisce qui! Passavamo le serate a giocare a briscola e a scopone scientifico nella camera doppia che poteva ospitarci tutte... Quanti bei ricordi! Tanto studio, ma anche piacevoli momenti di svago, come la cena di Natale con tutti i bellissimi addobbi preparati anche dai bambini della scuola, e il favoloso cenone! Per non parlare poi delle super feste organizzate dai collegi maschili (da cui non si poteva tornare troppo tardi... attenzione!) Ringrazio di cuore per l'ospitalità con cui sono stata accolta e non dimenticherò mai la simpatia che regna nei volti delle care Sorelle!

In particolare ricorderò sempre con affetto la dedizione di sr. Donatella al suo ruolo di direttrice, la dolcezza di sr. Clementina, il sorriso di sr. Fidenzia, la presenza costante di sr. Alma e la tenacia di sr. Paolina! E come dimenticare la gentilezza di sr. Marcella che ci apriva dal retro della cucina quando arrivavamo trafelate dalle nostre corse in bici! È stato un piacere rivedervi dopo tutti questi anni e scoprire che, in fondo, è ancora tutto come ricordavo! Un caloroso abbraccio, Angela Sperindio

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I

SUORE DIMESSE

l 25 ottobre abbiamo festeggiato una nostra ospite che ha compiuto 100 anni: Eugenia Giuseppina Filaferro, originaria di Pietratagliata-Pontebba. Per il lungo cammino tra le sue montagne, le gambe sono un po‟ stanche e incerte, ma la memoria del suo passato è molto viva e rievoca vicende, sia lieti che difficili, con freschezza e vivacità. E‟ stato bello trovarsi insieme, come in una grande famiglia. Con il canto “Quel mazzolin di fiori...” e “Tanti auguri...” abbiamo condiviso una buona torta offerta dai suoi familiari. Noi siamo qui in 15 ospiti e ci troviamo bene. Passiamo le nostre giornate con serenità in un ambiente accogliente. Noi Suore siamo contente di svolgere il nostro servizio in questa Casa che accoglie ca. 50 bambini della Scuola dell‟Infanzia e, come detto sopra, signore anziane. Tutto è segno di una vita che cresce, si sviLUMIGNACCO luppa e dà sempre i suoi buoni frutti, confidando nel Signore che è l‟Autore di ogni bene. La Comunità e le Ospiti della Casa Suore Dimesse di Lumignacco-UD

La nostra storia “Una casa, tra il verde dei colli, per rendere più sereni gli ultimi anni delle nostre suore anziane? Perché no?” Nel cuore lungimirante della Madre Generale, sr. Raffaella Viero, si fa strada il nuovo progetto. Un ricordo va al suo paese

natale, dove le Prealpi digradano dre, presenta a nome dell‟Istituto dolcemente verso la pianura vi- il progetto realizzato e, subito docentina: Molvena. Il Parroco ac- po il taglio del nastro, da parte consente a cedere il terreno atti- della nuova Madre Generale sr. guo alla Chiesa parrocchiale: an- Bertilla Narchi, il presule, seguito che a lui piace l‟idea di avere ac- dalle autorità e dalla folla, entra canto un gruppo di religiose in nella casa e sosta nella piccola preghiera! Il luogo dall‟alto do- cappella, cuore e fulcro spirituale mina il piccolo paese all‟ombra della nuova opera. La mensa eudel campanile. Viene acquistato caristica è ornata da un bassorilieun altro terreno da un privato e i lavori hanno inizio nell‟anno A ds.: l’altare alla Mater Ecclesiae e 1965. sotto benedizione della prima pietra Il 26 ottobre 1968 la casa è terminata. Il vescovo di Vicenza, mons Carlo Zinato, nella chiesa arcipretale rivolge calde parole di benvenuto alle Suore Dimesse, si compiace della nuova opera ed esalta la figura della religiosa, ripromettendosi un nuovo bene per tutto il paese. Mons Alvise Dal Zotto, cappellano della Casa Ma33


vo rappresentante il pellicano; nell‟altare laterale, lo sguardo materno della Vergine “Mater Ecclesiae”, così invocata dal Concilio Vaticano II, vigila sopra il veliero della Chiesa che naviga nel tempo. Questa statua benedetta è offerta dalle mamme di Molvena, riconoscenti verso le suore. Alla nuova casa di riposo viene dato opportunamente il nome “Mater Ecclesiae”. La struttura accogliente, ariosa e signorile potrà nel tempo ospitare anche tante laiche, valorizzando e rallegrando l‟anzianità, ultima stagione della vita. In quel memorando ottobre, le prime Suore Dimesse, guidate da Madre Raffaella, sono pronte con tanto amore a prestare il loro servizio anche nella parrocchia e nella scuola materna. Già nei primi giorni di novembre la casa apre volentieri le porte a un gruppo di giovani per un ritiro spirituale Nei primi tempi, infatti, l‟attività si rivolge soprattutto a soddisfare le pressanti

richieste di Esercizi spirituali, di ritiri, di corsi di aggiornamento per vari gruppi sia di laici che di religiosi. Anche numerose Suore Dimesse vi trascorrono una settimana per il loro annuale ritiro nella pace e nel silenzio favorito da un bellissimo parco. In senso orario: M. Raffaella con un’ospite, i bambini della Scuola materna e la Casa appena inaugurata.

Nel febbraio 1969 viene accolta stabilmente la prima ospite, alla quale ne seguono molte altre, specialmente durante il periodo estivo. Nella cronaca di casa che si usa tenere puntualmente, Madre Raffaella precisa che le richieste, soprattutto per luglio e agosto, sono tante e con rammarico non si può accontentare tutti. Spiega: “l’attività di servizio a Cristo nelle persone anziane è sempre più sentito non solo come testimonianza che la santa Chiesa desidera esplicare, ma lo richiede anche la moderna società, immersa in mille cose e non sensibile alle necessità della vecchiaia con i problemi che ne conseguono”. E

osserva: “Le conseguenze dell’età avanzata richiedono tempo, pazienza, carità e non deve mancare, in chi le segue, occhio clinico, che prevenga e intervenga al caso...” La presenza amorevole, premurosa, saggia, costante di Madre Raffaella Viero è punto di riferimento per tutti coloro che frequentano la struttura. In occasione dei suoi viaggi in Kenya tra le sue amatissime missionarie e la cara gente dell‟Africa è accompagnata dall‟affetto e dalla preghiera di tutte le ospiti. In una pagina molto evidenziata, Madre Raf34

faella racconta la sua visita in Kenya per festeggiare il decimo anniversario della missione delle suore Dimesse. “È stata una data solenne di ringraziamento al Signore e di tanta commozione per la constatazione di un lavoro fecondato dalla grazia di Dio. Sono partita con sr. Josè il 10 aprile ’75 e ritornata il 12 maggio con l’animo pieno di naturale emozione, ricordando il mattino del 21 aprile 1965: povere creature soltanto desiderose di essere docili strumenti nelle mani di Dio per l’annuncio del suo Vangelo.” La pagina del “17 settembre 1975 – 1 otto-


bre” è ugualmente sottolineata: parla del suo “volo” da Roma a Petropolis (Brasile) insieme a Madre Bertilla Narchi. “La visita è stata quanto mai necessaria – scrive - per farsi l’idea, per rendersi conto del lavoro... (che sua Eccellenza mons. Girolamo Bortignon, Vescovo di Padova, chiedeva alle Suore Dimesse accanto ai sacerdoti Fidei Donum), con relative responsabilità...” e si intuisce l’ansia della madre, che prima di affrontare un passo decisivo vuole prende visione delle difficoltà che dovranno affrontare le figlie. Il 17 settembre 1980 madre Raffaella festeggia il suo 50° di vita religiosa; celebra la solenne Eucaristia mons. Antonio Moletta come lei “malato” d‟Africa! Quando anche per Madre Raffaella le forze cominciano a declinare, la responsabilità della casa passa a sr. Dolores e successivamente a sr. Rosa. Lei vi rimane quale custode di saggezza e di preghiera. Negli ultimi anni l‟edificio viene ampliato su un terreno adiacente, viene messo a norma come “casa di riposo” e oggi ospita oltre a tante persone esterne, anche le nostre sorelle anziane. Si è pure costruito a nord un ampio parcheggio, circondato da un armonioso giardino. La Casa di Molvena continua nell‟infaticabile e amoroso dono di sé delle Suore, chiamate a servire le persone più deboli e malate. Vi è sempre viva la memoria di una grande madre e sorella: sr. Raffaella Viero, di cui nel 2012 si è ricordato il ventesimo anno della morte.

NELLA LUCE DEL RISORTO SUOR FIDENZIA LINA MOSCHIN (1928-2013)

La domenica delle Palme, 24 marzo 2013, mentre con tutta la Chiesa ci stavamo preparando alla solenne processione liturgica con i rami d‟ulivo e a cantare “Osanna” come i fanciulli di Gerusalemme, il Signore è venuto incontro definitivamente alla nostra carissima suor Fidenzia per farla entrare nella Gerusalemme del cielo. Verso le ore 6.00, silenziosa e puntuale come di consueto, lei era in cammino verso la cappella per la preghiera comunitaria, quando è stata colta da un improvviso malore e il suo cuore ha cessato di battere. Per lei era la sua Pasqua, per noi consorelle sgomento e dolore profondi. Lina Moschin (suor Fidenzia) era nata a Montemerlo PD il 17 febbraio 1928 in una famiglia numerosa, salda nella fede, attenta e pronta a gesti generosi verso il prossimo in difficoltà. In quel clima di rispetto e di altruismo, Dio ha scelto, tra gli otto fratelli, Giuseppe come prete Salesiano e missionario in

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America Latina, le sorelle Tina e Lina tra le Suore Dimesse. Lina ha mediato in famiglia nel convincere i genitori a lasciare che Tina seguisse la sua vocazione, dando anche il suo contributo economico. Lei infatti lavorava come infermiera all‟ospedale psichiatrico di Padova. Era laboriosa, disponibile e amorevole con i malati e con quanti avvicinava. Aveva maturato la certezza che Dio l‟aveva scelta fin dal grembo materno e, prima della sorella Tina, serbava in cuore il desiderio di consacrarsi al Signore. Con pazienza ha atteso a rivelare in famiglia questo suo “segreto”, specialmente dopo la morte del papà, per non creare disagi. Era tanto legata affettivamente ai suoi cari e alla sua parrocchia con attenzione generosa verso tutti. Il 22 febbraio 1958 ha raggiunto in questo Istituto delle Suore Dimesse Figlie di Maria Immacolata la sorella Tina (suor Antonia). In quell‟anno ha potuto recarsi in pellegrinaggio a Lourdes nella ricorrenza del centenario delle apparizioni della Vergine. Questa grazia l‟ha segnata profondamente e la recita del rosario è stato ancor più per lei un appuntamento dolce con la Madre di Dio. Nel 1960 suor Fidenzia si è donata totalmente a Cristo nella professione religiosa. Pronta a riconoscere la presenza del Signore

nella quotidianità, ha amato la famiglia religiosa, in modo particolare la comunità di Casa Madre Padova, nella quale è rimasta sempre, tranne un breve periodo in cui ha prestato il suo servizio in Villa Assunta. Dotata di molto senso pratico, decisa, serena e discreta nei rapporti con le sorelle, testimoniava che il Signore era la forza della sua vita: una vita laboriosa, semplice , intessuta di concretezza, di attenzioni e di altruismo. Ha dedicato quasi tutta la sua vita di religiosa tra le giovani studentesse nel nostro Pensionato universitario. Molte di loro ricordano la sua cordiale amicizia, i suoi sorrisi, la sua scherzosa simpatia che le sosteneva nei momenti di difficoltà. Nell‟umile servizio quotidiano vigilava che tutto fosse ordinato e decoroso, irraggiando la sua fede salda e speranza luminosa. Durante i mesi estivi, nelle colonie dirette dal CIF di Padova per i ragazzi, erano richieste la sua competenza di infermiera e la sua presenza cordiale e amorosa. Suor Fidenzia era spesso davanti al SS. Sacramento in un colloquio silenzioso con il Signore e accettava i momenti di sofferenza come occasioni preziose d‟amore. Ora, nella luce intramontabile, può contemplare il suo Sposo che l‟ha tanto amata e che lei ha atteso con la lampada accesa.


LA SPERANZA La speranza è la finestra che al mattino ti consegna un giorno tutto nuovo. Basta che la apri!

La speranza è l’aria fresca che ti ricarica i polmoni di ossigeno nuovo.

La speranza è la forza per amare la vita di ogni giorno, fino al giorno senza tramonto. T. Lasconi

… pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. 1Pt 3,15


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