S. Natale 2015
Suore Dimesse Figlie di Maria Immacolata
Troverete un Bambino! Troverete la sapienza che balbetta, la potenza resa debole, la maestà abbassata, l’immenso fatto bambino, il ricco fattosi poverello, il re degli angeli che giace in una stalla,
il cibo degli angeli divenuto quasi fieno per gli animali, colui che da nulla può essere contenuto, adagiato in una stretta mangiatoia. S. Antonio di Padova
L’Anno Santo della Misericordia è iniziato l‟8 dicembre 2015 e terminerà il 20 novembre 2016. L’Anno della vita consacrata chiuderà il 2 febbraio 2016. Festeggeranno 50 anni di vita religiosa: Madre Ottavina, sr. Almarosa, sr. Giuliana Lena, sr. Josè, sr. Elisalma, sr. Damiana, sr. Armida, sr. Teresina, sr. Flora, sr. Brunella, sr. Save ria Buoso, sr. Fabrizia Baldo, sr. Ermanna, sr. Ermelinda. Il 27 settembre 2016 si compiranno 40 anni di missione in Brasile: rendiamo grazie a Dio! L‟appuntamento con i giovani è a Cracovia dal 25 al 30 luglio per la XXXI GMG.
SOMMARIO 3 4 6 7 9 10 11 14 17
La parola del Papa Alla scoperta di una santità vera (P. A. Pagani) Memoria della Fondazione L’augurio della Madre Tutto è dono… Anniversari di vita religiosa Il nuovo vescovo di Padova La vita consacrata... 400 anni a Padova Delegazione dell’Africa: Le Dimesse in Kenya da 50 anni - In Tanzania da 10
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anni - News dalla Casa di Formazione - Il Papa in Kenya - Dossier su Rumuruti Delegazione del Brasile: le sorprese di Dio News dall’Italia Delegazione dell’India Ancora news dall’Italia Spazio giovani: Accoglienza a Casa Pagani Goccioline dal mare Nella luce del Risorto
Suore Dimesse Figlie di Maria Immacolata Web: www.dimesse.it - e-mail: istituto.dimesse@dimesse.it 2
La parola del Papa
IL VOLTO DELLA MISERICORDIA Da “Misericordiae Vultus”: Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia di Papa Francesco esù Cristo è il volto della G misericordia del Padre. Il mistero della fede cristiana
sembra trovare in questa parola la sua sintesi. Essa è divenuta viva, visibile e ha raggiunto il suo culmine in Gesù di Nazareth. Il Padre, «ricco di misericordia» dopo aver rivelato il suo nome a Mosè come «Dio misericordioso e pietoso, lento all‟ira e ricco di amore e di fedeltà» (Es 34,6), non ha cessato di far conoscere in vari modi e in tanti momenti della storia la sua natura divina. Nella «pienezza del tempo», quando tutto era disposto secondo il suo piano di salvezza, Egli mandò suo Figlio nato dalla Vergine Maria per rivelare a noi in modo definitivo il suo amore. Chi vede Lui vede il Padre. Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio. Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l‟atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l‟uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato. […] «È proprio di Dio usare miseri-
cordia e specialmente in questo si manifesta la sua onnipotenza». Le parole di san Tommaso d‟Aquino mostrano quanto la misericordia divina non sia affatto un segno di debolezza, ma piuttosto la qualità dell‟onnipotenza di Dio. È per questo che la liturgia, in una delle collette più antiche, fa pregare dicendo: «O Dio che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono». Dio sarà per sempre nella storia dell‟umanità come Colui che è presente, vicino, provvidente, santo e misericordioso. “Paziente e misericordioso” è il binomio che ricorre spesso nell‟Antico Testamento per descrivere la natura di Dio. Il suo essere misericordioso trova riscontro concreto in tante azioni della storia della salvezza dove la sua bontà prevale sulla punizione e la distruzione. I Salmi, in modo particolare, fanno emergere questa grandezza dell‟agire divino: «Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia» (103,34). In modo ancora più esplicito, un altro Salmo attesta i segni concreti della misericordia: «Il Signore libera i prigionieri, ridona la vista ai ciechi, rialza chi è caduto, ama i giusti, protegge i forestieri, sostiene l‟orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi» (146,7-9). E da ultimo, ecco altre espressioni del Salmista: «[Il Signore] risana i cuori affranti e fascia le loro ferite. … Sostiene i poveri, ma abbassa fino a terra i malvagi» (147,3.6). Insomma, la misericordia di Dio non è un‟idea 3
astratta, ma una realtà concreta con cui Egli rivela il suo amore come quello di un padre e di una madre che si commuovono fin dal profondo delle viscere per il proprio figlio. È veramente il caso di dire che è un amore “viscerale”. Proviene dall‟intimo come un sentimento profondo, naturale, fatto di tenerezza e di compassione, di indulgenza e di perdono. […] Nelle parabole dedicate alla misericordia, Gesù rivela la natura di Dio come quella di un Padre che non si dà mai per vinto fino a quando non ha dissolto il peccato e vinto il rifiuto, con la compassione e la misericordia… Dio viene sempre presentato come colmo di gioia, soprattutto quando perdona. In esse troviamo il nucleo del Vangelo e della nostra fede, perché la misericordia è presentata come la forza che tutto vince, che riempie il cuore d‟amore e che consola con il perdono. […] Vogliamo vivere questo Anno Giubilare alla luce della parola del Signore: Misericordiosi come il Padre. L’evangelista riporta l‟insegnamento di Gesù che dice: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). È un programma di vita tanto impegnativo quanto ricco di gioia e di pace... Per essere capaci di misericordia, dobbiamo in primo luogo porci in ascolto della Parola di Dio. Ciò significa recuperare il valore del silenzio per meditare la Parola che ci viene rivolta. In questo modo è possibile contemplare la misericordia di Dio e assumerlo come proprio stile di vita.
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esù, amore nostro, Crocifisso per amore, attira a sé le anime innamorate di Lui con il «soavissimo odore dei suoi preziosi unguenti»; cioè le chiama, le invita e le trae a sé con le sue dolci e sagge parole, con le abbondanti promesse, con i meravigliosi esempi della sua vita virtuosa e con il suo straordinario amore. Perciò, figliole dilettissime, anime nobilissime e a Gesù Cristo tanto care, senza indugio, pigrizia, timore o tiepidezza, ma con gioia, coraggio, fedeltà e sincerità, con cuore libero e sicuro, in ogni vostra opera interiore ed esteriore, seguite il vostro amabilissimo, carissimo e fedelissimo Sposo nella sua vita umile, povera e sacrificata. (P. A. Pagani, da Gli Ordini, cap. 57)
P. Antonio Pagani - Quel libro tra le mani del Postulatore generale: una tappa significativa nel lungo cammino verso la beatificazione.
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l libro tra le mani del Postulatore generale, P. Gianni Califano OFM, (v. foto) contiene tutte le prove documentali scritte (la “causa Pagani”, infatti, è antica), raccolte da archivi e biblioteche, a dimostrazione della santa vita del Venerabile P. Antonio Pagani (Venezia 1526-Vicenza 1589) nel Processo in corso per la sua beatificazione e canonizzazione. Prove documentali predisposte (da qui il termine Positio) per l‟esame dei Consultori storici, del Congresso Peculiare dei consultori teologi e della Congregazione ordinaria di cardinali e vescovi. A differenza delle cause recenti con prove testificali, cioè di testimoni viventi, i cui volumi sono rilegati in tela rossa, pronti per l‟esame dei Consultori teologi, il nostro è rilegato in brossura grigia, segno visibile che deve essere prima sottoposto all‟esame dei Consultori storici della Congregazione, il cui compito è di esaminare e garantire l‟autenticità e la validità probatoria dei documenti. Esame che inizierà martedì 26 gennaio 2016. Documenti sulla vita, le virtù e la fama di santità è il titolo del volume (tradotto in lingua italiana). Si noti la novità del lemma (termine tecnico per indicare il titolo dell‟argomento ndr) con l‟aggiunta, autorizzata dal card. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione (13 maggio 2014): «Fondatore della Compagnia di Donne [perciò non vincolate da voti e dalla clausura] Dimesse ora Suore Dimesse Figlie di Maria Immacolata». Il volume consta di 1.163 pagine, compreso l‟inserto della ristampa anastatica del vecchio Summarium 1909 (pp. 1-527), perché citato spesso nella nuova Positio 2015, più il sedicesimo di Tavole o
sezione iconografica. Si articola essenzialmente in due parti. La prima (pp. 531-827): Risposta, ben documentata, a tutte le obiezioni mosse dal Promotore della Fede, mons. Salvatore Natucci (13 marzo 1943), è la base portante di tutta la Positio (pp. 531-827). La seconda: Informatio, è la parte teologica della Positio in cui si prova che P. Pagani ha esercitato, in modo eroico, tutte le virtù cristiane e specifiche del suo stato di religioso e sacerdote francescano. Da quelle pagine emerge la straordinaria figura di un santo frate in costante cammino verso la perfezione; staccato dal mondo pur vivendo e operando nel mondo particolarmente a Vicenza; fondatore di nuove Congregazioni religiose; riformatore di precedenti Congregazioni; artefice della riforma postridentina della diocesi vicentina a fianco dei vescovi Matteo e Michele Priuli. Un cammino il cui vertice fu la vita eremitica, sperimentata e vissuta sempre nell‟obbedienza alla Chiesa e ai suoi superiori. Un cammino che, in parte, è rivelato nella serie di foto della sezione iconografica, che chiude tutto il volume. A noi, oggi, che cosa può dire e insegnare P. Pagani? Basterebbe leggere qualcuno dei suoi scritti, editi nella trascrizione delle “Suore Dimesse Figlie di Maria Immacolata”, in lingua italiana moderna, senza tuttavia nuocere al fascino dell‟antico stile cinquecentesco proprio del Pagani. Impareremmo a percorrere con entusiasmo tratti di quella strada da lui percorsa verso la santità, ben orientati al datore della vita, Dio, e al suo rivelatore incarnato Cristo Gesù. Impareremmo così ad accorgerci anche della gente, qualunque sia la sua provenienza, cultura e religione Per questo motivo speriamo che la Chiesa si pronunci ufficialmente sulla santità del Pagani, sul suo carisma. Un desiderio che ci apra sempre più alla speranza, ma nello stesso tempo ci fortifichi nella pazienza dei tempi lunghi anche nei nostri 4
santi progetti e aspirazioni; ci sproni alla fervida preghiera di implorazione, perché il Venerabile Padre Antonio Pagani ci assecondi in questa nostra aspirazione con un suo intervento di intercessione presso il Padre celeste, perché, per la potenza creatrice di Dio, quella intercessione si tramuti in un fatto miracoloso che, con grande gioia, ci permetterà di iniziare un nuovo processo, oltre quello del riconoscimento dell‟esercizio eroico delle virtù, processo che si concluderebbe con l‟inserimento del nostro amatissimo Padre Pagani nell‟album d‟oro dei Beati della Chiesa.
P. Fabio Longo OFM (estensore della Positio sotto la guida del Relatore P. Alfredo Simón OSB)
P. Alfredo Simon tra noi a Padova e l’incontro con Padre Fabio
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esideravamo tanto che partecipasse alle celebrazioni del 4° centenario della nostra presenza a Padova P. Alfredo Simòn OSB, Relatore della Causa di Padre Pagani. Nel tardo pomeriggio del 4 dicembre è finalmente arrivato. Il mattino del 5 è stato accompagnato a San Pancrazio, dove ha conosciuto personalmente P. Fabio Longo, con cui aveva collaborato soltanto tramite mail: è stato molto commovente il loro incontro, in cui si sono manifestati reciproca stima e cordialità. A sera, in comunità, il Relatore ci ha presentato la Positio, frutto del suo lavoro di revisione del testo preparato da P. Fabio. La Positio il 26 gennaio sarà esaminata dalla Consulta degli Storici; successivamente verrà vagliata da quella dei Teologi e dei Cardinali. Nel presentarci il testo P. Simòn ci ha raccomandato di approfondire la spiritualità del Servo di Dio P. A. Pagani, nostro amato Fondatore. Aveva già scritto (il 2 febbraio 2015 - Presentazione del Signore) al termine della Relazione che precede la Positio: “… Per quanto ce lo consentono le fonti storiche, emerge una figura unita intimamente a Dio, un maestro spirituale, un imitatore di Gesù nel suo tempo la cui memoria perdura nella Chiesa attraverso le sue fondazioni”. Nel breve tempo della sua presenza tra noi P. Alfredo Simòn ci ha celebrato l‟Eucaristia di sabato e quella della seconda domenica di Avvento. Ha visitato il nostro archivio, dove ha preso visione dei manoscritti e dei libri del nostro Fondatore. Prima di ripartire per Roma nel pomeriggio del 6 dicembre ci ha assicurato che la sua stima e partecipazione all‟iter della Causa è molto cresciuta, grazie alla conoscenza diretta di un‟opera sostenuta dal carisma del Servo di Dio, P. Antonio Pagani.
Il giorno successivo, nella mail inviata da Roma e qui trascritta integralmente, esprime la sua grande soddisfazione per averci conosciute e incontrate.
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Roma, 7/12/2015
razie tante delle foto del Kenya e la professione delle vostre consorelle e delle foto col P. Fabio. Scrivo mentre ascolto la vostra musica. Parlo di voi ai colleghi e mi domandano.... ma chi sono queste? ed io: Le Dimesse...., e loro: Chi?... ed io ancora: le Dimesse... e allora racconto tutta la vostra storia… Grazie di cuore a sr. Donatella, alla M. Superiora e a tutta la comunità, per questa bellissima e profondissima esperienza di cui mi avete fatto partecipe nella vostra casa, dono grande di Dio. La vostra preghiera, la vostra laboriosità, il vostro canto... saranno difficili da dimenticare, sia per il livello altissimo che, allo stesso tempo, per la semplicità e simpatia che vivete. Importanti naturalmente sono state le nostre sessioni di "lavoro", cioè la visita a S. Pancrazio, il sepolcro del Pagani e l'incontro col P. Fabio, l'incontro con la comunità per spiegare la Positio, e la visita dell’archivio (prezioso) col materiale manoscritto e prime stampe degli scritti del P. Pagani. Adesso conosco meglio tanti aspetti del vostro Padre Fondatore e della fondazione, importanti per l'andamento della causa. Buona Festa dell‟Immacolata! P. Alfredo 5
Vicenza, 25 agosto 2015 Durante la Celebrazione Eucaristica sr. Magdalene e sr. Lucy hanno rinnovato il loro impegno di Consacrazione al Signore.
Dall’omelia del celebrante, mons. Mario Cristofori, parroco di S. Croce ai Carmini.
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l convocarci in un unico luogo provenendo da varie parti, legate dallo stesso filo rosso del carisma del fondatore, Antonio Pagani, provoca un sentimento molto forte di unità, di comunione e di gratitudine. È quello che facciamo in questa Eucarestia: uniamo il nostro grazie personale al grande grazie di Gesù. Siamo chiesa universale, ma anche chiesa locale. Il grazie è per i tanti doni che costellano la nostra vita, la vostra congregazione. La riconoscenza raggiunge gli inizi, la partenza della vostra storia, la persona illuminata del servo di Dio P. Antonio Pagani che qui, poco lontano da questa via, nel 1579 ha dato origine, ha fatto muovere i primi passi a quella che sarà la congregazione delle suore Dimesse Figlie di Maria Immacolata. Ho cominciato a conoscerlo “di striscio” direbbero i giovani. Negli
ultimi anni portavo i seminaristi a S. Pancrazio alla vigilia delle istituzioni dei ministeri. In queste settimane ho approfondito qualcosa di lui. Non è stato un semplice fraticello, ma un uomo di Dio straordinario, teologo, mistico, braccio destro del Vescovo di allora, Priuli, che aveva intuito in lui un eccellente pastore. Così ricco e insieme così umile. I capisaldi del cammino che ha indicato alle signore che frequentavano la prima casa a Porta Nova sono: contemplazione, fraternità, servizio. A 50 anni dalla promulgazione del decreto conciliare sulla vita consacrata Perfectae Caritatis, a 50 anni dalla fine del Concilio devo riconoscere delle intuizioni profetiche: leggendo trasversalmente i documenti ne risulta che la Chiesa è: comunione con Dio / comunione dei cristiani / servizio, testimonianza, carità.
Papa Francesco, nell‟indire l‟anno della vita consacrata, parlando ai Superiori Maggiori riconosceva che la vita consacrata è fatta di grazia e di peccato. Di qui l‟impegno continuo di conversione. “Oggi siete chiamati, siamo chiamati ad essere icone viventi di Dio, ad abbracciare il futuro con speranza, a vivere il presente con passione.” Sono impegni e mete altissime. Il Papa esorta a essere audaci, a volare alto. Lo possiamo fare se ci mettiamo con fiducia nelle mani di Dio, conformando a Lui il pensiero, l‟azione, il desiderio,... se accettiamo Maria come madre, sorella e guida. Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio.”
“Avvicìnati con cuore amoroso a questo tuo caro Signore. Considera quanto fu l‟amore che lo spinse a scendere dal seno dell‟eterno suo Padre nel grembo di Maria Vergine, a farsi nostra carne, nostre ossa e nostro fratello, per renderci partecipi della sua eredità e consorti della sua gloria”. (P. A. Pagani: da Specchio dei fedeli)
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nite nella riconoscenza per la sovrabbondante grazia del Signore, auguriamo a ciascuna sorella un Natale di gioia e di pace profonda. In comunione di preghiera, con viva, affettuosa fraternità.
Madre Ottavina e le Sorelle del Consiglio 6
“Andando e tornando! Tenebre e luce, tutto è grazia, Dio ci conduce!”
È esperienza per tutte noi, Madre e consigliere.
già passato un anno! Questa è una nuova
Dopo 435 anni di fondazione della Congregazione è stato costituito un Consiglio internazionale! Con il cuore aperto, con semplicità, con tenerezza, pazienza e molta fraternità, ognuna di noi si sente impegnata nel cammino di amore, accoglienza e rispetto l‟una verso l‟altra nel modo d‟essere, d‟esprimere e di agire. Ciascuna cerca di donare il meglio di se stessa, il meglio che può per servire e aiutare la Madre nella sua missione di coordinare, condurre e guidare la nostra Famiglia religiosa. Cerchiamo così di continuare fedeli e perseveranti a vivere il nostro Carisma, attente a rispondere agli appelli che Dio ci fa nella realtà concreta che viviamo. Sono tante e grandi le sfide nel momento attuale della nostra storia! Sr. Helen ed io insieme alla Madre stiamo visitando le comunità in Italia per conoscere tutte le nostre Sorelle. Ringraziamo per la gioiosa accoglienza. Alcune Parrocchie (Vigonovo e San Cosma) ci hanno invitate a dare una testimonianza della nostra missione. Un grazie alle Sorelle della Casa Madre di Padova per le esperienze vissute insieme nella celebrazione dei 50 anni di missione in Africa e dei 400 anni della fondazione, nella Marcia dell‟amore e nella Festa delle Famiglie con tutte le Sorelle, gli insegnanti, gli alunni e i genitori. Come ho detto, tutto è dono e grazia di Dio, perché ogni esperienza ci aiuta a maturare la fede e la vocazione, sia nella gioia sia nella situazione di sofferenza. Sempre troviamo Dio e la gioia di essere persone consacrate. Abbiamo visto che cia-
scuna comunità cerca di superare le debolezze e le fragilità, sia per l‟anzianità o per qualche malattia, aiutandosi reciprocamente con animo forte di donazione e di servizio, con gioia, serenità e gratitudine. Veramente è una grazia di Dio! È molto bello vedere la vitalità di spirito nelle Sorelle, che con più di 70, 80, 90 anni coltivano l‟amore e la fede in Dio con animo fervoroso, fedele e perseverante nella preghiera; con uno spirito fraterno, accolgono con gioia e trasmettono pace e serenità! Anche se hanno meno forze fisiche, non hanno perso il gusto e la prontezza per servire e non importa se in piccole o grandi cose: il bello è vedere che continuano attive, servendo con amore e umiltà, vincendo la tentazione delle comodità che paralizzano tante persone. Di ciascuna Sorella vorrei parlare, ma ne evidenzio solo alcune. Qui, nella nostra comunità, sr. Elvira con i suoi 90 anni mi affascina per la sua prontezza e fedeltà nella preghiera e nei piccoli servizi che le sono affidati. Ammiro anche il coraggio e la missione di sr. Roberta e sr. Giuliana, anziane a Tarvisio, la comunità più lontana; aiutano nella Parrocchia e testimoniano la bellezza della vita consacrata. È bello vedere la dedizione, la prontezza e lo zelo nella preghiera delle Sorelle anche anziane che sono un dono di offerta per tutta la Famiglia religiosa. Ho impressa in cuore la vivacità di sr. Rosalia Miazzo nel suo parlare, scrivere... a 95 anni ha ancora una mente che ricorda tutto! Rinnovo il mio spirito e le forze nella mia missione ogni volta che visito le nostre sorelle an7
ziane e ammalate a Padova, Udine e Molvena: non vedo tristezza, disanimo, scoraggiamento, ma la serenità e la pace di chi si sente accolto, ben curato e sa trasformare la malattia, i dolori e la sofferenza in un‟oblazione a Dio in comunione con Gesù. Non posso tralasciare di sottolineare lo zelo, il riguardo e la dedizione, la pazienza e la tenerezza delle nostre Sorelle che curano queste Sorelle. Anche a nome della Madre ringraziamo ciascuna e desideriamo che Dio doni forza e salute per continuare questa impegnativa missione. Vogliamo dire la nostra gratitudine anche a tutte le sorelle che sono nelle case di Accoglienza e Spiritualità, servendo con amore e gioia, creando un ambiente familiare, sereno e armonioso che aiuta a pregare, riposare e sentire la gioia di stare insieme anche a quanti partecipano agli incontri o a momenti di riposo. Teniamo presenti le nostre Sorelle che continuano ad affrontare la grande sfida dell‟educazione nelle varie scuole, dove realizzano la missione di essere sorelle, mamme, maestre e insegnanti e si aprono all‟apostolato nelle Par-
rocchie. Ringraziamo per il grande ardore missionario con cui assumono questa missione portando avanti gli orientamenti del nostro Fondatore e delle nostre co-fondatrici: “Istruire la mente per educare il cuore”. Grazie a tutte le Sorelle delle Delegazioni che sono in comunione con noi nella preghiera e che conosceremo personalmente nelle prossime visite della Madre. Grazie a tutte le formatrici; aspiranti, probande e novizie: sono i germogli e le speranze per mantenere viva la fiamma del nostro Carisma. Dio vi benedica e sostenga la vostra vocazione. Personalmente ringrazio tutte le Sorelle per la bella e fraterna accoglienza e principalmente Madre Ottavina e Madre Giampaola che ci hanno accolto con tanta tenerezza e pazienza. Dico grazie a Madre Ottavina per il suo impegno come Madre, per il suo atteggiamento materno, fraterno, rispettoso, paziente nell‟accogliere, ascoltare, consi-
gliare e decidere senza imposizione. Grazie a Dio per la grazia che ha donato a noi di vivere questa esperienza nel cuore della nostra Famiglia religiosa; speriamo che sia esperienza ricca e fruttuosa per noi e tutta la Famiglia. Che il Signore ci benedica e faccia crescere la comunione fraterna fra sorelle e gruppi di Fraternità Laicale, sia qui in Italia, come in Africa, India e Brasile. Che Dio sia riconosciuto, amato, lodato e onorato oggi e sempre con la nostra testimonianza di amore, fraternità e fedeltà. Grazie a Dio e a tutti! Buon Natale!
Sr. Nica
Festeggiare 25 anni di vita religiosa con le sorelle africane
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ogliamo rendere partecipi tutte le nostre sorelle Dimesse della bellissima e profonda esperienza vissuta in terra africana. Innanzitutto ringraziamo di cuore i nostri Superiori per averci dato la possibilità di vivere lì per circa un mese: un dono grande che ci resterà impresso nella mente in maniera indelebile. Ogni esperienza, che facciamo nella nostra vita, lascia un segno nei nostri cuori, ma quello che abbiamo vissuto in prima persona ha portato anche segni nel nostro nuovo modo di cogliere la vita una volta ritornate nel “nostro mondo occidentale ricco”. Tutto il periodo in cui siamo state in Africa è stato un alternarsi di emozioni per quello che i nostri occhi vedevano e la nostra sensibilità provava. È stata grande l‟accoglienza ricevuta all‟aeroporto di Nairobi alle 06.15 di mercoledì 1° luglio da alcune sorelle, una gioia grande traspariva dai loro
occhi. Arrivate a Karen, ecco il caloroso benvenuto delle Sorelle della casa, delle Novizie e Postulanti con i loro sorrisi, canti e strumenti musicali. Le giornate sono trascorse sempre con ritmo incalzante: le Sorelle delle diverse case si alternavano per darci la possibilità di visitare il più possibile questa terra così ricca di meraviglie. Alcune note molto positive che abbiamo potuto riscontrare nella gente africana sono state la grande dignità nel loro comportamento e nell‟accoglienza dell‟ospite. Non abbiamo mai visto una persona che chiedeva la carità; ognuno cerca una qualsiasi occupazione per guadagnarsi di che vivere quotidianamente. Abbiamo visitato le comunità dove operano le nostre Sorelle e fortunatamente anche le due comunità della Tanzania: Bunda e Bujora. Non basterebbe un articolo per esprimere le esperienze vissute, ma alcune in modo particolare vorremmo ricordare, senza sminuire le altre: i due giorni vis8
Il 6 settembre 2015, in Casa Madre a Padova, sr. Esterina Gobbi, sr. Terenzia Saccardo sr. Fabrizia Schiavolin, sr. Bruna Livieri hanno festeggiato 50 anni della loro vita religiosa e sr. Mariacristina Miatto, sr. Susanna Nardetto 25 anni. La celebrazione eucaristica è stata presieduta da don Mario Guariento e animata dal coro delle Suore Dimesse.
suti a Kangemi dove opera sr. Ida, cugina di sr. Susanna. Le Sorelle non ci hanno fatto mancare il necessario, anzi! Una domenica pomeriggio con sr. Rhoda abbiamo visitato la baraccopoli di Kangemi; ci ha portate a visitare una famiglia dove la mamma era morta pochi mesi prima di tumore e il padre era lontano in cerca di lavoro. In casa c‟era solo il più piccolo di quattro anni, molto triste; sr. Rhoda aveva portato un sacchetto con farina, zucchero, pasta e dolciumi; al bambino ha dato una caramella e lui piangeva in
silenzio. Quando stavamo per lasciarlo, il bambino ha chiesto a sr. Rhoda se poteva venire con noi così ce lo siamo portate lungo tutto il nostro tragitto; alla fine lui è tornato a casa tutto solo. Questa è una delle tante esperienze che ci hanno lacerato il cuore: un bambino solo, vestito in qualche modo, cercava un po‟ di affetto, anche solo un po‟ di compagnia. Abbiamo vissuto anche esperienze ricche di fraternità: Per i 10 anni di apertura della casa di Talitha Kum, che ospita circa 60 ragazzi sieropositivi di diverse età: c‟è stata una Celebrazione eucaristica, preceduta da canti e danze. Questa gente ha una ricchezza interiore capace di relazioni e di fede profonda che noi forse non immaginiamo! Qui le feste vengono vissute con spontaneità e gioia grande, senza guardare al tempo che passa. A Tabor Hill, in occasione della consacrazione di tre sacerdoti e sette diaconi, la festosa celebrazione è stata partecipata in
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maniera totale: una fede vissuta e manifestata con il cuore, con la voce, attraverso danze, canti, e strumenti musicali che invitano a lodare e ringraziare Dio. Non possiamo dimenticare infine quel sabato 25 luglio preparato a nostra grandissima sorpresa. La mattina è iniziata con la drammatizzazione che ha coinvolto tutte le suore e persino il vescovo Paiaro per ricordare i 50 anni della presenza delle nostre Sorelle in Africa. La festa è stata anticipata per la nostra presenza. Sr. Mariacristina e io, ignare di tutto, siamo state coinvolte in questa rappresentazione, svolta all‟interno del giardino della casa di Karen, poi culminata nella Celebrazione eucaristica per ricordare i 25 anni della nostra professione religiosa. Non potevano farci dono più grande! La giornata si è conclusa con il pranzo condiviso. Tutte le comunità erano presenti quel giorno e le Sorelle della Tanzania ci seguivano con il pensiero. Tutte hanno contribuito a rendere questo giorno ricco e fraterno: giorno che non dimenticheremo! Vogliamo ringraziare, e lo facciamo attraverso questo articolo,
tutte le comunità presenti in Kenya e in Tanzania per l‟accoglienza e il tempo riservatoci, per averci fatto sentire a nostro agio e per tutto quello che ci hanno donato. Il Signore vi benedica e vi doni tutte quelle grazie che il vostro cuore desidera. A ciascuna il nostro abbraccio affettuoso, unito alla preghiera e un augurio speciale di un sereno e santo Natale. Sr. Susanna e Sr. Mariacristina
PADOVA -
Il 22 novembre, solennità di Cristo Re, in Casa Madre abbiamo vissuto un momento forte di comunione. Riunite in sala di comunità preparata a festa abbiamo celebrato gli anniversari delle nostre Sorelle anziane: il 60° di Professione religiosa di sr. Mercedes Battaglin, sr. Egidia Boscardin, sr. Lorenza e sr. Bernardina e gli anniversari da 61 a 73 anni di altre 11 Sorelle. Ha presieduto la S. Messa il nostro caro mons. Antonio Pedron, per tanti anni fedele cappellano della nostra Comunità, che ha accolto l‟invito di tornare a celebrare per questa circostanza. Abbiamo lodato e ringraziato insieme il Signore per la fedeltà del suo amore e per la vita delle Sorelle offerta a Dio e ai fratelli nella nostra Famiglia religiosa. Alla fine abbiamo donato a ogni Sorella
festeggiata una rosa bianca, come segno del nostro affetto e della nostra riconoscenza. «Grazie, Signore! Grazie, sorelle! La vostra presenza è sempre preziosa.»
In attesa del Giubileo della Misericordia vivere la vigilia del grande D esideravamo evento con una veglia di preghiera, che coin-
te processionalmente verso la chiesa, attraversando l‟infermeria e i lunghi corridoi. Le note del salmo e il ritornello “Eterna è la sua misericordia” si diffondevano per tutta la casa e ci spronano ad accogliere ogni aspetto della vita come dono di grazia e di misericordia. Giunte in chiesa, la veglia è continuata con la recita del santo Rosario e il canto dei primi Vespri della solennità dell‟Immacolata. L‟Anno di Grazia per noi era già iniziato. “Lode a te, o Signore!”
volgesse le Sorelle della Comunità, comprese le anziane e le ammalate. Per questo il 7 dicembre ci siamo recate tutte in sala di Comunità, dove abbiamo ascoltato la Parola del Signore: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6,36) e alcune espressioni della “Misericordiae Vultus” che ci invitano a concretizzare nella nostra vita la misericordia e l‟amore. Cantando il salmo 136, il grande Hallel, come ha fatto Gesù nell‟Ultima Cena, ci siamo incammina-
Il nuovo Vescovo di Padova
“E ccomi! Sono
spirituale di comunione e di fraternità evangeliche. Così sono Vescovo davvero: lo sono per designazione della Chiesa e per l‟intervento di Dio. E allora carissimi cristiani e cristiane di Padova: eccomi, sono qui!”
Claudio, preso dal Santo Padre Francesco dall’amatissima Chiesa di Mantova, e mandato ad amare la grande e santa Chiesa che vive nel territorio di Padova, ma anche in parte di quelli di Vicenza, Venezia, Treviso, Belluno. Il Santo Padre mi ha scelto come Vescovo. In comunione e in obbedienza, i Vescovi del Triveneto sono venuti a Mantova e, uniti al mio vescovo Roberto e al vostro concittadino Egidio, mi hanno imposto le mani invocando su di me lo Spirito del Signore: è una dinamica
Con queste parole il Vescovo don Claudio Cipolla si è presentato alla Chiesa che è in Padova il 18 ottobre, giorno del suo ingresso. In una Cattedrale orante, affollata ed entusiasta, i fedeli della Diocesi di Padova hanno accolto con gioia il nuovo Pastore, lodando e ringraziando il Signore per averlo donato alla nostra Chiesa. Il Signore lo accompagni e lo sostenga; noi gli assicuriamo la nostra preghiera. Sr. Marilena 10
di don Mario Guariento Appunti da un ritiro spirituale: tutti siamo chiamati alla vita mistica, cioè a quella pienezza di vita cristiana, in cui domina l’azione dello Spirito Santo. La vita mistica come vita religiosa perfetta
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er vita mistica gli autori più recenti intendono una vita spirituale in cui domina l’influsso dei doni dello Spirito Santo. Tutti siamo chiamati alla vita mistica, cioè a quella pienezza di vita cristiana, in cui domina l‟influsso dell‟azione dello Spirito Santo a tal punto che non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive e opera in me. In questo senso mistica e santità si fondono, si identificano ed esprimono con due nomi la stessa realtà, cioè il mistero cristiano, ricevuto nel Battesimo, vissuto con pienezza. Un‟anima può dunque essere «mistica» senza che goda per questo degli stati contemplativi. Niente impedisce che i doni dello Spirito Santo esercitino anche largamente il loro influsso nella vita di un‟anima senza che, per questo, sorgano in lei gli stati di orazione infusa in cui l‟anima stessa si sente «presa» da Dio. L‟operazione dei doni, però, appunto perché si esercita in un modo nascosto, può rimanere poco o nulla percettibile all‟anima, la quale non è dunque molto consapevole della sua passività; benché sembri che con l‟andar del tempo ella debba in qualche modo rendersene conto. L‟esempio di S. Teresa di Gesù Bambino è, a questo riguardo, emblematico. Tutti sanno che la Santa non ebbe una vita d‟orazione molto confortante: le orazioni contemplative furono in lei rarissime. Non si può dire che
Dio la conducesse per la via della contemplazione costituita dallo sviluppo progressivo dell‟orazione mistica. Ella passò la maggior parte della sua vita nell‟aridità, nelle prove, nelle tentazioni contro la fede, nell‟impotenza, e tuttavia giunse a uno stato in cui manifestamente stava in modo abituale sotto l‟influsso dello Spirito Santo. Un‟ardente sete di amore la consumava e manifestava chiaramente che Dio l‟attirava a Sé; questo la illuminava istintivamente su tutto ciò che doveva fare. Ella dice che di continuo il Signore le faceva «pensare ciò che Egli voleva facesse nel momento presente» e sentiva oscuramente che il Signore «la guidava e le ispirava a ogni istante ciò che doveva dire o fare». Evidentemente la vita della piccola Teresa si svolgeva sotto l‟influsso dello Spirito Santo ed ella poteva dire con S. Paolo e con tutti i mistici: «Vivo, non già io, ma vive in me Cristo» (Gal 2, 20). Ella era senza dubbio un‟anima mistica. Che tale «vita mistica» sia inseparabile dalla santità, devono ammetterlo tutti coloro che hanno compreso la funzione dei doni dello Spirito Santo nella vita soprannaturale. La loro attuazione è necessaria perché un‟anima sia perfettamente orientata verso il Signore e dominata da lui in tutta la sua attività. Con la parola mistica intendiamo: la vita di unione con Dio, di trasformazione in lui, di comunione di vita con Cristo. Paolo in 2 Cor 3,18: “E noi tutti a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria 11
del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine secondo l‟azione dello Spirito del Signore.” S. Teresa d’Avila per descrivere l‟effetto dell‟azione divina trasformante dice in Mansioni, cap. 11: «L’anima è come un verme, ma dopo e per opera di questa grazia è trasformata in una graziosa farfalla bianca. La trasformazione è così radicale che appena appena l‟anima riconosce se stessa». La vita mistica è allora la vita religiosa giunta alla sua maturità, una vita di comunione con Dio, frutto della nostra unione con Lui e della nostra trasformazione in Lui. Questo avviene sotto l‟azione dello Spirito Santo. Umiltà e docilità generate dall‟amore in questo itinerario spirituale diventano condizioni indispensabili. Mistica e santità sono pertanto in una profonda e intima dipendenza. In questa dipendenza reciproca, è molto importante notare il primato della mistica sulla santità. Infatti è per mezzo della mistica che si giunge alla santità e non a rovescio. Allo stesso modo, la mistica in quanto comunione di vita con Dio è il fine della santità, e non il contrario. S‟intuiscono fin d‟ora le conseguenze pratiche di questo primato della mistica. La prima e più quotidiana è l’unità di vita. Fare unità di vita non tra la molteplicità delle azioni e degli impegni, ma tra interiore ed esteriore, tra quello che diciamo e facciamo, tra i sentimenti e la prassi, tra la volontà e i desideri.
Pertanto la vita mistica non si dà, senza una generosa e fedele vita ascetica, dove predominano lo sforzo e l‟iniziativa dell‟uomo per lottare contro ogni ostacolo alla grazia, all‟azione dello Spirito. L‟azione dello Spirito Santo guida l‟attività della persona e la introduce nella vita mistica; la quale, dunque, si può definire così: è quel grado di sviluppo della vita religiosa in cui l’uomo agisce abitualmente sotto la mozione ormai predominante dello Spirito Santo. E siccome questo Spirito è Colui che ci fa vivere in Cristo, da autentici figli di Dio (Rm 8, 15), il predominio del suo influsso porta la nostra vita spirituale sempre più verso la sua maturità. Il mistico è il vero uomo spirituale adulto, colui cioè che non agisce più nella dipendenza di impulsi non controllati o di pressioni naturali, ma nella dipendenza sempre più stretta da Dio suo Padre e dal suo Spirito. Questo, ovviamente, non esclude l‟uso delle mediazioni ordinarie volute dalla Provvidenza divina. La vita mistica, dunque, è la vita vissuta secondo lo Spirito. La spiritualità contemporanea è protesa soprattutto nel realizzare due richieste: 1. far emergere la preminenza del carisma evangelico sull’istituzione e 2. mostrare come l’esperienza spirituale implichi promozione dell’umano terrestre. In altre parole: 1. un radicato e fedele amore a vivere una vita interiore di comunione con il Signore e 2. un responsabile e maturo impegno per la missione. Sono due valori che sembrano tra loro contrapposti. La spiritualità oggi li vuole uniti, anzi fusi in un unico atteggiamento, l’esperienza mistica e l’impegno della missione. Ciò che non è ancora acquisito è l‟armonizzazione di compresenza unitaria tra vissuto mistico e donazione alla promozione
umana, tra orientamento secolare mondano e ascesi in trascendenza escatologica. Questa armonizzazione deve essere veramente l‟assillo spirituale importante degli uomini spirituali d‟oggi. Il religioso ha una missione da svolgere verso i fedeli: ricordare ad essi come debbano realizzare una condotta evangelica. Una comunità religiosa non è fedele al vangelo se non rende l‟esperienza mistica diffusa tra i suoi membri, se non testimonia come ciò sia l‟assillo più profondo di ogni consacrato. Il religioso è il missionario della diffusione dell‟esperienza mistica tra il popolo di Dio. A tal fine cercherà di esprimersi entro le comodità di questa vita consumistica in modo da farvi risaltare il senso della speranza teologale. Non è l‟amore alla povertà materiale che necessariamente l‟attrae, ma il vivere con animo teologale nello Spirito di Cristo fra il benessere consumistico d‟oggi. Il religioso è chiamato a mostrare al cristiano che l‟unica realtà che rimarrà di questa nostra esistenza mortale è l’amore di Cristo che lo Spirito viene comunicandoci. Questo è quel lembo d‟eterno che sopravvivrà. Il religioso con la sua stessa vita ci ricorda che nell‟amare gli altri e i beni terreni dobbiamo rendere presente e visibile l‟amore di Cristo Nostro Signore. Anche se tale amore fra noi è solamente inaugurato come segno, sempre riesce a preannunciare il suo futuro fulgore celestiale. La notte oscura della purificazione
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l religioso d‟oggi, attorniato e aggredito dalle cose mondane più che ieri, è chiamato ad avanzare nella notte oscura dei sensi e dello spirito. Tale purificazione richiede di essere esperimentata nella forma del quotidiano. Non più prove dello 12
spirito esclusivamente raccolte nell‟intimo della pietà interiore, non più uno smarrirsi fra i gemiti inesprimibili dell‟interiorità intimistica, ma purificazioni di fede -carità che lo Spirito va disseminando nei nostri rapporti comunitari, nel dover accettare superiori che si esprimono imprudenti nelle loro prescrizioni, nel condividere un servizio che si staglia nella noiosa meschinità del ripetitivo, nell‟operare in attività condivise tra persone, a volte difficili, della stessa comunità. Lo Spirito ci purifica all‟interno degli avvenimenti insignificanti della nostra esistenza quotidiana. Questa purificazione, nella sua singolarità, si presenta non meno dolorosa di quella dei mistico racchiuso nel silenzio interiore del Carmelo. Il religioso d‟oggi non ha il conforto di percepirsi smarrito tra grandezze abissali spirituali. È dilaniato da sofferenza perché aggredito dai limiti umani e dalle contraddizioni che vive ogni giorno. Per essere mistico ha bisogno di queste purificazioni, senza le quali non entra nel nostro cuore la luce diretta dello Spirito, non può gustare la consolazione di essere cosciente che sia l‟Ospite divino a purificarlo. Il religioso di oggi, impegnato nella missione, si sente nell‟opaco sconforto del vivere terrestre e supplica con voce disperata: « Signore, salvami! Salvami da me stesso, dagli altri, dalle cose del mondo che amo e a cui sono in continuità donato! ». Il religioso d‟oggi deve purificarsi dalla mondanità. Oggi il religioso mistico si sente impigliato tra limiti mondani e in un mondo reso impermeabile al Vangelo. Fare il consacrato oggi, impegnato in un mondo secolare, al di fuori della trappa, è un cammino che necessita di fede ogni giorno rinnovata nello Spirito, di carità chiesta ripetutamente al Signore e di speranza in un perdono che il Signore instancabilmente concede.
Come testimoniare oggi l’unione mistica con Dio
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l religioso ha il compito di professare una personale vita mistica così che essa sia di esempio alla comunità ecclesiale. Nella sua persona e nel suo comportamento testimonia in maniera chiara e convincente che lo Spirito di Dio è presente e operante in lui. L‟uomo spirituale d‟oggi e l‟intera comunità religiosa con tutta la loro esistenza devono sapere porre in preminenza il carismatico sul quotidiano istituzionale. Ciò implica soprattutto saper comprendere e immettersi nelle prescrizioni canoniche dei voti con una sensibilità spirituale nuova. I voti hanno significato spirituale non tanto per il loro contenuto specifico, ma perché consentono di rivolgersi in continuità direttamente a Dio. Essi in concreto indicano come comportarci per vivere con Dio nello Spirito del Cristo. Indicano al consacrato che cosa significhi essere santo come Dio; che cosa implichi vivere come «immagine di Dio». Il religioso è fedele alla sua consacrazione non perché osserva il prescritto canonico dei voti, ma perché nell‟osservanza dei voti egli dimora con ininterrotta intimità con il Signore. Tutto accoglie, Vangelo, voti e regola, come un colloquio immediato con lo Spirito di Dio. I voti, nell‟atto stesso di rendere il consacrato più intimo al Signore, lo costituisce insieme più accogliente e umano verso i fratelli bisognosi e mostra come tutto l‟umano viene promosso e animato dallo Spirito Oggi il religioso ama vivere l‟obbedienza come fedeltà al carisma della propria comunità religiosa, così da diffonderlo in tutta la chiesa locale. Ama professare il voto di castità, non esclusivamente come rinuncia a un legame matrimoniale, ma soprattutto come il vivere l‟amore umano informato dallo spirito
caritativo. Il religioso si immerge in questa società secolarizzata per farvi affiorare la grandezza ineffabile dello spirito caritativo evangelico. Per il voto di povertà il religioso si sente impegnato a situarsi socialmente al di fuori delle posizioni di compromesso con l‟ingiustizia sociale; ad aiutare i poveri, a prendere coscienza dei loro processi di liberazione, a indicare in concreto come si possa vivere socialmente in amore con tutti. Essere povero significa valutare ciò che si ha come dono di Dio e renderlo disponibile agli altri con tutta gratuità. Povero è chi è spoglio di ogni volontà di dominio o potere sui fratelli; chi non ritiene di essere legittimato a giudicare gli altri perché tutti siamo membra del corpo mistico di Cristo. Nella pratica della povertà il consacrato testimonia di morire alla propria autonomia personale per stare unito al Verbo di Dio che si è fatto povero, falegname, lava-piedi, pasto e croce. La mistica e la nostra umanità
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a grazia tocca l‟io umano introducendolo in una nuova forma di esistenza; afferra l‟intima essenza dell‟individuo, la parte più profonda dell‟essere: intelletto, volontà e sentimento . S. Tommaso: «Il tocco divino è una mozione soprannaturale che si esercita sul fondo stesso della volontà e dell‟intelligenza, dove queste facoltà si radicano. Vi è qui come una stretta spirituale di Dio...» Taulero: «Il Signore Gesù riposa nel fondo dell‟anima, nel fondo più interiore, più nascosto. Lì, è la dimora di Dio, molto più pienamente che nel cielo o nelle altre creature. Chi vi può penetrare trova veramente Dio e trova se stesso unito a Dio. Se l‟uomo ascoltasse la voce amorosa che chiama nella solitudine di questo abisso! Lì regna una tale so13
litudine, che nessun pensiero vi può penetrare. Perché il Signore Dio nel fondo dell‟anima è così interiore, così profondamente intimo, che colui che lo raggiunge ha l‟impressione di esservisi trovato fin da tutta l‟eternità» S. Teresa di Gesù dice che «questa misteriosa unione si fa nel centro più intimo dell‟anima, ove deve abitare lo stesso Dio che per entrarvi non ha bisogno di alcuna porta, non si serve dei sensi o delle potenze per rendere sperimentale la sua presenza. Soltanto questo si può dire: che l‟anima diviene una cosa sola con Dio» «Lo stupore dell‟anima - così nel Castello interiore va ogni giorno aumentando, perché le pare che le Tre divine Persone non l‟abbandonino più. Sente la loro divina compagnia nella parte più intima di se stessa, come in un abisso molto profondo». Vi è dunque in noi un punto che costituisce il cielo della nostra anima, la dimora di Dio. S. Giovanni della Croce: «Il tocco ineffabilmente delicato è fatto all‟anima dal Verbo Figlio di Dio… In questo stato ella capisce che Dio è veramente suo.» Come dice il Cantico dei Cantici: «Io sono del mio diletto, e il mio diletto è per me.» Questa esperienza nella sua ineffabilità, si realizza nell‟anima mediante la fede, innamorandola di Dio con forza e delicatezza. E lo Spirito Santo ricolma l‟anima innamorata immergendola nelle profondità di Dio. Gregorio di Nissa: «L‟amore infuso da Dio accende l‟anima in tale maniera, che essa non si accontenta di aspirare alla visione di Dio, ma anela al suo possesso e a essere da Lui posseduta. Bisogna, dunque infiammarci con un desiderio cocente; in tale modo nessuna cosa troncherà la nostra salita verso di Lui, perché il nostro desiderio è insaziabile».
CELEBRAZIONI E APPUNTAMENTI PER FESTEGGIARE I 400 ANNI
00 anni: è un numero che continua a riempi4 re la memoria, perché ogni volta che si va con il pensiero ai ricordi, il cuore si muove tra vol-
da questo punto! Una scia luminosa che unisce cielo e terra, proprio come quel dialogo interiore che Maria Alberghetti ha coltivato per tutti gli anni della sua esistenza che ha trascorso in questa casa di Padova, nella fedeltà allo spirito del Vangelo e agli insegnamenti del Fondatore, il nostro padre Antonio Pagani. Il nostro grazie per questa storia così profonda si è unito a quello di Cristo al Padre, nella celebrazione eucaristica del 23 maggio, presieduta dal vescovo Antonio Mattiazzo; (foto in alto) a concelebrare erano presenti molti sacerdoti, che condividono con noi la missione educativa e il servizio pastorale. Insieme abbiamo lodato il Signore per la sua fedeltà e ci siamo affidati all‟intercessione di Maria, modello di ascolto e di disponibilità perché la Parola trovi casa. E alla Vergine ci siamo rivolte con la preghiera e il canto pure con il concerto del 31 maggio:(foto a ds.) le nostre voci, unite a voci e melodie dei nostri maestri di musica – e tra essi
ti, voci e incontri vissuti e condivisi in tempi più o meno recenti; è un anniversario che continua a riempire la nostra quotidianità, perché ogni giorno di questo anno viene vissuto con una particolare gratitudine. A metà percorso, ci è caro raccogliere esperienze vissute e anticipare quanto sarà possibile ancora condividere nei mesi che ci rimangono prima del 21 maggio 2016. Il cortile coperto di begonie rosse (foto sotto) rimarrà nell‟intimo di tutti noi che, il 21 maggio scorso, abbiamo potuto partecipare a questa intensa apertura dei festeggiamenti: una piantina per ogni alunno, un passaggio sotto una tenda, un invito a guardare il cielo e a contare le stelle per esprimere con dei gesti significativi il senso della nostra preghiera. Abbiamo celebrato la gioia di crescere insieme, in un luogo che è una casa ma che si mantiene aperta, perché solo così si può tenere lo sguardo rivolto verso l‟alto e imparare ad accogliere l‟Ospite che ci porta la vita. Le stelle in cielo sono lontane anni luce – ci ha suggerito don Ottavio – tanto che quelle che noi vediamo oggi possono essere già spente e che quelle che oggi si accendono noi non le vedremo mai. Vale anche per le suore Dimesse: non importa se fra 400 anni qui non ci saranno più; chissà dove, qualcuno ne vedrà delle altre, accese proprio 14
alcuni ex alunni – hanno voluto esprimere la gioia di poter contare sull‟aiuto di Maria come guida sicura al Figlio suo Gesù.
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l prossimo 8 dicembre (è utile precisare
che l‟articolo è stato scritto a metà novembre) sarà
un‟altra tappa gioiosa in questo itinerario di gratitudine: raccogliendo ciò che ci viene dalla tradizione, che faceva di questa data un giorno di festa con varie iniziative per le ex alunne, ci ritroveremo con quanti hanno frequentato la nostra scuola per il consueto appuntamento del mattino con la celebrazione eucaristica; seguirà un tempo di semplice condivisione rallegrato dalla cioccolata calda, per raccontare ai compagni di un tempo e agli amici di adesso qualche avventura ma anche dei progetti. La novità sarà per il pomeriggio: alcuni ex alunni stanno preparando un concerto che offriranno agli altri ex alunni, per dire con la musica quali armonie riusciamo a comporre quando il talento personale trova delle guide che lo aiutano a esprimersi. La cura per la musica e il canto è da tempo una nota che contraddistingue la scuola e le suore Dimesse, quindi ci sembra importante festeggiare anche con questa dimensione. Questo giorno sarà come un ponte con l‟altra iniziativa che crediamo significativa perché chi conosce il nostro nome abbia la possibilità di approfondire pure la nostra storia; il 13 febbraio, infatti, nella nostra casa di Padova apriremo una mostra, che porterà i visitatori a vedere i luoghi del nostro servizio e della nostra preghiera, ma che li farà
pure incontrare con i testimoni del nostro passato, da Maria Alberghetti a Paola Andronìco, da padre Antonio Pagani ai vescovi e sacerdoti che hanno incoraggiato le Dimesse ad aprirsi alla dimensione missionaria.
È presto che divenga realtà – quello di poter ancora un desiderio – ma cercheremo al più
concludere i nostri festeggiamenti con la celebrazione eucaristica presieduta dal nuovo vescovo di Padova, Claudio Cipolla. Tra questi eventi più significativi ci saranno altre opportunità di incontro e di condivisione, tra cui il viaggio a Roma che abbiamo la possibilità di compiere nel corso dell‟anno della misericordia: anche questo dono aumenterà la nostra gratitudine per tutti i benefici che da 400 anni il Signore sta elargendo alla nostra Famiglia religiosa e a questa Casa di Padova in particolare. Le varie iniziative ci stanno rendendo ancor più consapevoli della grazia che il Dio della vita ha seminato in questo territorio cittadino ma poi anche mondiale; ci rallegra percepire lo stato d‟animo delle generazioni che hanno potuto crescere nel nostro ambiente e ci sentiamo impegnate a continuare in questa modalità di servizio per la gioia dei piccoli e per l‟armonia dei più grandi. Grazie a tutti coloro che hanno collaborato con noi in vario modo e in vari ambiti e a quanti lo stanno ancora facendo. Ogni passo del nuovo cammino si muoverà sicuro perché sarà forte di un‟esperienza secolare! Suor Lorella
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Per i 400 anni anche un libro
stata un po’ una sfida È quella di raccogliere un libro di testimonianze in occa-
sione dei 400 anni; una sfida per i tempi a disposizione, per i testimoni da contattare, per i possibili destinatari della pubblicazione. Ho ritenuto, però, che valesse la pena affrontarla, soprattutto pensando che la raccolta di memorie potesse costituire un ponte tra gli alunni di un tempo e quelli di oggi. Insegnando in terza media, mi è sembrato che proprio questi ragazzi potessero essere, ad un tempo, coloro che avrebbero ascoltato o letto i racconti dei testimoni, e i redattori che avrebbero intrecciato il filo dei ricordi, scrivendo le testimonianze. Presentando il libro ai tanti genitori convenuti nel nostro Collegio per “La festa delle famiglie” il giorno 11 ottobre scorso, ho ringraziato anzitutto gli alunni dell‟ultima terza media, che ormai sono in prima superiore. Sono stati loro a sostenere l‟idea della pubblicazione, perché hanno accettato con entusiasmo la proposta, fin dall‟inizio dello scorso anno scolastico. Le prime persone che sono venute in classe per raccontarci le loro esperienze sono state alcune ex alunne che erano allieve delle
Dimesse come studentesse interne: hanno raccontato ai ragazzi come impegnavano le loro giornate, ma anche gli svaghi che le rallegravano, a tal punto che pure chi abitava vicino chiedeva ai genitori di potersi fermare per brevi periodi anche a dormire in Collegio. È stata grande l‟emozione quando abbiamo accolto in aula la nonna di un ragazzo che ha interagito con lei insieme ai suoi compagni, ascoltando racconti ai quali forse non aveva mai prestato tanta attenzione. Anche le interviste a suor Clementina, a suor Luciana Toffanin, a suor Marcella e a suor Graziana Forte, che era a Padova per le sue vacanze, sono state accolte come esperienze importanti: sia per quello che hanno raccontato, sia per l‟incontro vissuto nella semplicità ma anche nel suo valore. Sempre in occasione della presentazione del libro, Carola, un‟alunna che aveva partecipato alla stesura di alcuni articoli, ha condiviso alcune riflessioni maturate proprio in questa attività; ha detto di aver colto come le varie testimonianze concordassero tutte nell‟evidenziare i valori che l‟esperienza scolastica ed educativa vissuta in questo ambiente ha loro trasmesso. E sottolineava come questi stessi valori fossero quelli che sono stati trasmessi anche alla loro generazione, a conferma che il tempo che passa richiede un aggiornamento di metodo e di tecnologie, ma non di ciò che vale per sempre. Personalmente, ho accolto come un‟opportunità molto arricchente incontrare ex alunni di diverse età; e ciò che in me ha generato più gratitudine è stato ricevere la stessa confidenza: dopo aver raccontato la loro esperienza, tutti hanno concluso confermando che essere venuti di nuovo alle Dimesse era stato 16
come un ritornare a casa; più di qualche ex alunna – e non poteva essere che al femminile! – ha aggiunto che le sembrava di sentire lo stesso profumo dei suoi tempi. È stato davvero un insieme di emozioni per tutti noi che abbiamo avuto queste opportunità. Marcello, un altro alunno che ha collaborato al libro, ha scelto di scrivere una poesia: gli è sembrato – così ha detto sempre nella presentazione – il modo più adatto per esprimere i sentimenti che sono maturati nella sua interiorità durante il percorso scolastico; timoroso come molti piccoli all‟inizio della scuola materna, un po‟ incerto ancora al primo anno delle medie, ha trovato poi un equilibrio che ha fatto crescere tutta la sua persona nella fiducia e nella stima date e ricevute. Una parte del libro raccoglie testimonianze di comunità: da Madre Maria Alberghetti a tutte le Suore Dimesse che qui a Padova si sono formate e cresciute direttamente o per partecipazione, un filo rosso lega la nostra Famiglia, ed è quello del carisma che padre Antonio Pagani ci ha trasmesso. Ai ricordi di suor Clementina con i quali si apre il libro corrisponde in chiusura la condivisione di Alessandra ed Eugenio, membri della Fraternità Laicale; solo il Signore sa gli sviluppi futuri di questo cammino. Tra l‟una e l‟altra ci sono tante esperienze: di scuola, di Collegio universitario, di AGeSC, di missione. Un ponte di abbracci tra il passato e il presente, per rinnovare un impegno che, quando vengono meno le forze, sembra troppo oneroso. La serenità che ritrova chi ritorna, però, conferma che finché sarà possibile, vale la pena continuare. Se non altro per veder crescere un altro po‟ quelle 508 piantine che hanno colorato di rosso il nostro cortile il 21 maggio scorso! Sr. Lorella
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1965-2015
Un anno per ringraziare
‟8 dicembre 2014, alla fine della celebrazione Eucaristica della prima professione, abbiamo inaugurato l‟anno giubilare e ci siamo impegnate a vivere il tema del Capitolo generale in relazione al contesto africano “Radicate in Cristo celebriamo 50 anni di fedeltà di Dio nel nostro cammino con il popolo africano”. Abbiamo vissuto un intenso momento di grazia, quando Madre Ottavina, il vescovo Luigi Paiaro, il vescovo Joseph Mbatia e suor Jane, nostra delegata, hanno scoperto il logo del Giubileo
dei nostri 50 anni di missione; nel frattempo bruciava l‟incenso mentre tutte noi cantavamo solennemente: “Angeli di Dio venite a prendere questi doni.” Durante l‟anno abbiamo organizzato diversi incontri per rivisitare e approfondire la nostra intimità con Dio. Abbiamo riflettuto sui seguenti temi: Il significato del Giubileo, Carisma e Spiritualità della nostra Famiglia religiosa e i documenti di Papa Francesco riguardanti la vita consacrata e la preghiera. Abbiamo condiviso questa spirituale ricchezza anche con le giovani in formazione e la Fraternità Laicale P. A. Pagani. In aprile abbiamo avuto un‟assemblea generale in cui abbiamo guardato al nostro passato con gratitudine, pronte a vivere il presente con passione e il futuro con speranza. Abbiamo sperimentato un grande momento di riconciliazione e di amore fraterno che ha concluso i tre giorni dell‟incontro con il gesto significativo di lavarci le mani l‟una con l‟altra.
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l convegno missionario internazionale (19-21maggio) ha avuto luogo all’Università Cattolica di Nairobi nel salone Paolo VI. Lo scopo era celebrare: i 50 anni dei missionari “Fidei Donum” e delle Dimesse in Kenya; i 50 anni del documento “Ad gentes” del Concilio Vaticano II; i 25 anni dell‟istituzione delle Pontificie Opere Missionarie in Kenya; la beatificazione di suor Irene Stefani della Consolata, che sarebbe stata celebrata tre giorni dopo a Nyeri. Noi Dimesse siamo state scelte a organizzare una mostra della lunga storia della nostra congregazione che è stata una novità per molti. Gli alunni di una classe dell‟università sono stati invitati a studiare questa meravigliosa storia: come il nostro Carisma e la nostra spiritualità si evolsero e maturarono attraverso i secoli. Le cose più interessanti
Due importanti convegni
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sono state gli scritti del Padre Pagani specialmente: “De ordine jurisdictione et residentia Episcoporum” e “Lo Specchio dei fedeli”. La comune esclamazione dei visitatori è stata: “Scritti così antichi ancora ci parlano oggi!”. La chiave del messaggio del convegno durato tre giorni era muoverci verso le periferie, seguendo l‟invito di Papa Francesco, per evangelizzare il nostro popolo del Kenya. Il nostro cuore si è come infuocato dal desiderio di andare nelle zone più remote dove Cristo è ancora sconosciuto. Il secondo convegno, pure di tre giorni, al quale in molte abbiamo partecipato, è stato sulla vita religiosa, animato dal cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Noi siamo state fortunate d‟averlo avuto anche
come ospite nella casa di Karen. (foto sopra) Il suo più importante messaggio è stato “la collaborazione tra religiosi e vescovi, sacerdoti e laici e congregazioni tra loro, come testimoni del Vangelo nel mondo”. Sr. Margaret, Sr. Rose and Sr. Graziana
Karen - Nairobi, 8 dicembre 2015
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a festa conclusiva dell‟anno giubilare ha avuto il suo momento più significativo nella solenne Celebrazione eucaristica, presieduta dal Rt. Rev. Peter Kihara, vescovo di Marsabit, con la partecipazione della Madre Generale, di tutte le Suore Dimesse presenti in Africa e di numerosi amici e conoscenti. 21 aprile 2015: una Celebrazione eucaristica e una mostra fotografica hanno ricordato l’apertura della Missione in Kenya.
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ra il 21 aprile 1965 quando le prime tre Sorelle partirono verso l‟Africa, verso l‟ignoto con tanta fede ed entusiasmo, pronte ad affrontare ogni difficoltà per annunciare il Vangelo ed essere vicine ai missionari della diocesi di Padova. Fu un grande avvenimento per tutta la nostra Famiglia religiosa preceduto e accompagnato da tanta preghiera e discernimento. Oggi in Kenya si raccolgono i
Celebrazione a Padova
frutti del lavoro dei sacerdoti Fidei Donum e delle nostre missionarie Dimesse, benedetto sempre tanto da Dio. La situazione sociale è migliorata notevolmente, molti settori amministrativi e governativi sono gestiti da persone formate nelle scuole cattoliche. Le famiglie sono orgogliose di donare qualche loro figlio o figlia a Dio in risposta alla propria vocazione alla vita consacrata e presbiterale, che 18
sa a ciascuna missionaria presente con un caldo abbraccio. Per quelle che sono in Africa l‟ha offerta a un familiare e per le sei sorelle defunte la rosa, pregna di grande significato e commozione, è stata data a un familiare. Quando si è fatta lentamente avanti “mamma Maria Zanetti” ultra ottantenne, che si sente mamma di tutte le suore, per ricevere la rosa della figlia suor Raffaella, una delle assenti “giustificate”, un fragoroso applauso ha riempito la chiesa. La celebrazione era pervasa di commozione e intensa fraternità; tutti i presenti in cuor loro ringraziavano il “Padrone della messe” per il carisma missionario donato alle nostra Congregazione. Nell‟atrio della chiesa era stata allestita una mostra di pannelli con foto che raccontavano l‟avventura missionaria delle suore Dimesse, partendo dalle prime tre: sr. Laura, sr. Marcella e sr. Tiziana, e via via tutto lo sviluppo delle varie attività. Una menzione particolare è stata fatta dei vescovi di Padova e del Kenya, delle nostre Madri che nel corso degli anni hanno seguito le comunità di missione, delle missionarie defunte e dell‟operoso impegno dei benefattori. Al termine della Messa è seguito un momento conviviale in sala Pagani, dove missionari, suore, familiari e amici, quasi tutti accomunati dal “mal d‟Africa” riandavano con nostalgia ai propri ricordi o parlavano di imminenti ritorni in Kenya per collaborare con i missionari. Sr. Anselma
continua come un piccolo fiume luminoso. Il 21 aprile scorso nella chiesa della nostra Casa Madre a Padova la Celebrazione eucaristica è stata ancor più solenne con la presenza di una trentina di sacerdoti e di tre vescovi: mons. Luigi Paiaro vescovo emerito di Nyahururu, mons. Alfredo Magarotto, vescovo emerito di Adria e mons. James Wainaina, vescovo di Muranga (Kenya), nato e impegnato da ragazzo a North Kinangop, una delle prime missioni padovane. L‟omelia di mons. Paiaro naturalmente è stata ricca di ricordi della sua preziosa esperienza missionaria con le Suore Dimesse. In questa circostanza, anche la Madre Generale, suor Ottavina , ha espresso riconoscenza a Dio per questi 50 anni di grazia; ha ringraziato le missionarie, i loro familiari e tutti gli amici e benefattori delle missioni. Davanti all‟ambone una cesta di rose simboleggiava le Sorelle Dimesse missionarie vive e defunte, che hanno dedicato generosamente anni della loro vita a beneficio del popolo africano. Alla fine del rito la Madre ha consegnato una ro-
Nel 2005, 40.mo anniversario dell’apertura delle loro missioni in Kenya, le Suore Dimesse si chiesero: “Come celebrare al meglio questa circostanza?” Unanime arrivò la risposta: “Portiamo il nostro Carisma in un altro stato africano, che sia povero e dove ci sia bisogno di religiose!” Dopo alcune esplorazioni la scelta fu la Tanzania.
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Provvidenza ci ha donato una casetta tutta nostra dove abbiamo potuto costruire in muratura anche il laboratorio di paramenti sacri e divise scolastiche per aiutare le donne. Prima eravamo in una “capanna di fango”, dove spesso entravano clienti inattesi come: lucertoloni (che la gente del posto teme e rispetta), serpenti, topi, pipistrelli... in più “docce” gratis durante la stagione delle piogge! La nostra gente è povera, ma molto ospitale. Deve accontentarsi di un pasto al giorno che consiste in una manciata di riso e non tutti sono così fortunati da potersi saziare quotidianamente. Di sicuro in queste famiglie con tanti stomaci vuoti o bocche da sfamare non rimangono avanzi o cibo in sovrappiù da conservare, perciò esse non sanno nemmeno che cosa sia il frigo. Eppure se, nel momento
ono trascorsi 10 anni dall’arrivo (21 aprile 2005) delle prime Dimesse a Bujora, arcidiocesi di Mwanza, sulla sponda meridionale del lago Vittoria. La loro attività missionaria si è inserita in un contesto già evangelizzato, ma molto povero. Hanno da subito riunito i bambini nella scuola materna e tentato di iniziare la primaria. Fanno catechesi nelle scuole, promuovono la condizione della donna, si pongono in ascolto della gente, portano una parola di consolazione e di verità, preparano ai sacramenti. Promuovono l‟adorazione eucaristica settimanale e hanno iniziato un gruppo della fraternità laicale P. A. Pagani. Ecco la testimonianza di suor Dionisia: «Per la nostra comunità di Bujora questo è stato un anno di benedizione; non ultimo, perché la 19
La casa delle Suore Dimesse a Bunda,
(nel particolare l’altare della cappella)
Scrive sr. Susan da Bunda: “Il posto è bellissimo, dovreste venire a vedere la fioritura del deserto; abbiamo piantato alberi, fiori, riso, mais e fagioli: sta diventando „nice‟. Preghiamo affinché ora possiamo essere più vicine alla nostra gente.”
Il 4 gennaio 2011 è stata aperta una nuova comunità più vicina al confine con il Kenya, nella diocesi di Bunda. Racconta suor Celina: «A Bunda eravamo “profughe” in attesa di avere una dimora tutta nostra. Ai primi di agosto 2014, dopo anni di preoccupazioni, tensioni, ritardi finalmente è arrivato il tanto atteso permesso di iniziare i lavori di costruzione con lo scavo delle fondamenta. Sabato 17 ottobre 2015 siamo entrate definitivamente nella nostra nuova casa, che vuole fare da collegamento con la delegazione del Kenya, essendo a metà strada circa tra Bujora e Nairobi. Questo è stato un evento che ci ha fatto trasalire di gioia. All‟inizio dei lavori sono stata profondamente edificata dalla fede concreta di due “amici” indiani: il costruttore della nostra nuova casa di Bunda e suo figlio. Ci ha anche commosso il rito religioso indù con il quale i due impresari, molto praticanti, (ogni giorno prima del lavoro passano del tempo a pregare!) hanno invocato la benedizione divina sull‟inizio della loro opera. Quel giorno, arrivata sul luogo, ho visto gli operai pronti con badili e picconi; Mr. Mohan e il figlio Bhavesh ci aspettavano reggendo in mano qualcosa. Bhavesh si è tolto gli scarponi, gli operai hanno dato le prime “badilate”. Noi abbiamo chiesto a Dio, Padre nostro, la benedizione sul lavoro, l‟abitazione e abbiamo spruzzato il solco appena iniziato con l‟acqua benedetta. Bhavesh da parte sua ha celebrato un rito indù: quasi come un angelo ministrante, ha acceso alcuni bastoncini di incenso infilati su banane. Con un sasso appuntito ha rotto tre noci di cocco e ne ha versato il latte nel solco in un profondo e devoto silenzio. Ho avuto la netta sensazione che Dio era presente a tutti noi suoi figli: ciò che ci accomunava al di là del rito religioso era l‟abbandono fiducioso all‟unico Dio.»
in cui la famiglia sta consumando il povero pasto, un ospite bussa alla porta, prima di chiedergli le motivazioni della sua venuta, offrono con disinvoltura sorridente una porzione di cibo, magari lasciando a digiuno uno della famiglia, che è felice del suo gesto. Donano anche l‟acqua per lavarsi le mani, accompagnando il tutto con una breve conversazione per far sì che l‟ospite si senta a suo agio. Il riso è un elemento base per la vita quotidiana della nostra gente che lo coltiva solo durante il breve periodo delle piogge. Per i poveri è l‟unica risorsa economica e spesso sono costretti a venderlo per le necessità familiari e per l‟istruzione dei bambini. A volte le piogge non arrivano, il riso scarseggia e la situazione si fa più critica. Per la mancanza d‟acqua le persone devono percorrere lunghe distanze a piedi per comperarne quanta serve per i bisogni domestici, personali, e per la capretta (per chi è fortunato ad averla!). Chi usa l‟acqua del lago Vittoria molto inquinato, anche solo per lavarsi, facilmente contrae una malattia dovuta a un piccolo verme che entra nel circolo sanguigno. Se non è curata in tempo, l‟infezione è mortale. Negli ambulatori l‟assistenza medica è scarsa, il personale poco qualificato, i soccorsi inadeguati, spesso mancano anche le medicine più comuni. Tanti malati vanno dagli stregoni e vengono curati con vari intrugli a base di erbe e, non di rado, invece di guarire la loro situazione peggiora. Ho tanto da imparare da questi poveri con i quali vivo la quotidianità, nel mio servizio fatto per amore!»
Missionarie in Brasile Il 21 aprile a Karen durante la celebrazione eucaristica, è stato consegnato il crocifisso con il mandato missionario a sr. Lucy Nyuguto e a sr. Anastacia Ngatia, che sono arrivate in Brasile il 3 maggio. (vedi pag. 26) 20
La vocazione dono di Dio
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oi, novizie, esprimiamo il nostro grazie a Dio Onnipotente, perché abbiamo nuove sorelle nella nostra comunità che hanno cominciato l‟anno canonico nella festa dell‟esaltazione della Santa Croce. Ora siamo in dodici con la speranza di continuare nel nostro cammino di discernimento, ascoltando la voce del Signore. Oltre alla nostra formazione spirituale, curata dalle maestre sr. Mary e sr. Veronica, che ci invitano a seguire Gesù Cristo Crocifisso, badiamo al pollaio, coltiviamo l‟orto,... Fra poco cominciamo la scuola alla quale partecipano novizie di tante Congregazioni religiose. Avremo anche corsi interessanti che ci aiutano a conoscere Dio e noi stesse. Nella nostra comunità teniamo cara la condivisione della Parola di Dio e la facciamo una volta alla settimana. Ci dà tanta gioia e luce nel nostro cammino di discernimento. Siamo molto contente di essere qui oggi e chiediamo la benedizione del Signore per poter rispondere ai doni di grazia. Pregate con noi e per noi. Le novizie Il 5 dicembre ci dedichiamo anche a laG ioiosamente vori manuali, così abbiamo le verdure
fresche per nutrire i nostri corpi e avere forza di concentrarci nella riflessione delle cose spirituali. In questo modo viviamo la parola di san Paolo: “Chi non vuole lavorare, neppure mangi.” (2Ts 3,10) Le postulanti
a Karen sr. Irene, sr. Magdalene, sr. Doroty, sr. Jackline hanno fatto la loro prima Professione religiosa.
Francesco, durante il suo viaggio P apa apostolico in Africa, alla periferia di
Nairobi ha incontrato i poveri più poveri del mondo, il popolo delle baraccopoli che come una cintura circondano la capitale del Kenya. La parrocchia di san Giuseppe lavoratore a Kangemi, dove il Papa si è recato il 26 novembre è stata aperta nel 1985, è gestita dai Gesuiti, vi lavora una comunità delle Suore Dimesse e ospita 20.000 cattolici in 30 piccole comunità. Nello slum di Kangemi vivono oltre 100.000 persone. Davanti ai rappresentanti delle sette grandi baraccopoli di Nairobi è stato proiettato un 21
documentario che illustrava la situazione di miseria e di degrado. Racconta sr. Ida: “Il Papa era visibilmente commosso. A un certo punto ha pianto. Il suo primo pensiero è stato salutare anziani e disabili. E ha detto in maniera chiara che acqua e servizi sono beni indispensabili per tutti”. Gli abitanti di Kangemi sono arrivati dai vicoli fangosi, sotto la pioggia e già prima dell‟alba per poter vedere Papa Francesco. In migliaia si sono assiepati attorno alla chiesa. Il 14enne Kelvin Mutwiri, che vive tra la spazzatura, è arrivato portando come dono un ritratto del Pontefice, da lui realizzato a un corso di pittura per la riabilitazione dei giovani. “Papa Francesco, io non voglio essere un ragazzo di strada, prega per me”, è stata una delle preghiere rivolte al pontefice dai bambini. “Papa Francesco, io sono malato, prega per me”. “Si sono preparati per questa visita, hanno scritto messaggi e preghiere” ha raccontato padre Vittorio, responsabile dei programmi di aiuto per i bambini di strada. Nel suo discorso il Papa ha esortato a “tessere legami di appartenenza e convivenza che trasformano l‟affollamento in un‟esperienza comunitaria..., poiché – ha detto – la cultura dei quartieri popolari è impregnata di saggezza e di valori di solidarietà. Ha poi ricordato che ci sono ingiustizie dovute alle minoranze che concentrano il potere e le ricchezze e sperperano egoisticamente... e che –
ha continuato - un grave problema è la mancanza di accesso a infrastrutture e servizi di base... “L‟accesso all‟acqua potabile e sicura è un diritto umano ed essenziale.” Il giorno precedente nel campus dell‟università di Nairobi davanti a una folla immensa, durante la celebrazione della Messa, nella sua omelia ha incoraggiato la gente del Kenya a ringraziare il Signore della Sua presenza, a rispettare le buone tradizioni della gente africana: una solida vita familiare, la saggezza degli anziani e l‟amore verso i bambini. Ha invitato a “opporre resistenza alle pratiche che favoriscono l‟arroganza negli uomini, feriscono o disprezzano le donne, non curano gli anziani e minacciano la vita degli innocenti non ancora nati”. Ha esortato alla “concordia civile e alla solidarietà fraterna”. Nel pomeriggio, celebrando nel campo sportivo della St. Mary school, ha incontrato i religiosi e il clero. Nella sua semplicità e verità, ha spronato tutti a voler entrare per la “porta” che è Cristo e a seguirlo fino alla Croce. Ha ricordato che siamo tutti peccatori, che è buona cosa piangere sui nostri peccati e con quanti soffrono nel mondo. Ha incoraggiato a restare accanto a Gesù, che porta a compimento la nostra vocazione, con la preghiera tralasciando tante altre cose inutili che disturbano. Infine ha ricordato che siamo chiamati per “servire” soprattutto i poveri
L E D O N NE D E L L A B A R A CC O PO L I H A N N O V E S T IT O I L PA PA
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‟era tanto entusiasmo, soprattutto a Kangemi, non solo per la visita del Papa. Nella piccola sartoria della parrocchia, dove alcune donne le più povere della bidonville acquisiscono dignità con il loro lavoro, per mesi si sono dedicate a disegnare, cucire e decorare i paramenti per i vescovi, i sacerdoti nelle celebrazioni a Nairobi con il Papa. Spiega suor Ida Lagonegro: «Per il Santo Padre abbiamo confezionato tre abiti: uno bianco e semplice con l‟emblema dei Gesuiti, uno dorato classico più prezioso per la Messa ufficiale a Nairobi, il terzo con un tocco africano che imita le decorazioni delle donne Masai». Suor Ida presenta un elenco impressionante: «Abbiamo preparato anche 2000 stole per i preti kenyani, con il logo della visita del Papa e la croce sul retro, 604 camici con il logo davanti, dietro e sulle maniche e la scritta “Strong in faith, don‟t be afraid - Siate saldi nella fede, non abbiate paura”. Ci sono 15 cotte e le quattro vesti per i diaconi e poi 60 casule per i vescovi. Abbiamo stirato per dodici ore al giorno!» Suor Ida è stata assediata dai giornalisti per questo impegno: «Nel nostro progetto lavorano di solito 18 donne. Principalmente realizziamo paramenti liturgici e arredi per le chiese. Abbiamo un altro gruppo che confeziona bambole e rosari. Quando sono arrivati dalla Conferenza Episcopale
a chiederci di preparare i vestiti per la visita del Papa c‟erano in lizza altre tre congregazioni di religiose. Di fronte alla mole di lavoro, le altre si sono ritirate». Suor Ida ha cominciato il lavoro a fine settembre: «Ho coinvolto nel progetto tutte le donne che avevo, le 18 della sartoria più quelle delle bambole e dei rosari e anche un paio di uomini. Tutte vengono dalle zone rurali, arrivano qui in città e si ritrovano a vivere nella baraccopoli. Quando hanno visto il Papa indossare gli abiti che avevano cucito con le loro mani, le sarte si sono inginocchiate e hanno pianto di gioia!»
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Riduzione da “Vangelo ed Educazione, Sviluppo e pace” KENYA Marzo – 2015 Un dossier narrativo in collaborazione tra la rivista The Seed di Nairobi e MC cfr.The Seed e Gigi Anataloni: http:// www.rivistamissioniconsolata.it/new/articolo.php?id=3489
RUMURUTI: MISSIONE DI FRONTIERA sce sottili, che sono a rischio di estinzione. La proprietà confina con la missione di Rumuruti. Finito il colonialismo, Maasai e Samburu cominciarono a ritornare con le loro mandrie in quelle terre che loro considerano ancestrali, tollerati dai ricchi latifondisti che chiusero gli occhi al sorgere di piccoli insediamenti ai margini delle loro proprietà. Tornarono anche altri pastori nomadi, come i Borana e i Somali da Est, i Kalenjin e i Pokot da Ovest, i Turkana e gli Ndorobo (cacciatori e raccoglitori nelle grandi foreste) da Nord, attirati dai grandi pascoli offerti dal plateau. Sorsero qua e là dei piccoli agglomerati di povere costruzioni in legno, in stile Far West: qualche bottega in cui si trovava di tutto, gl‟immancabili bar, una scuolettaasilo - che all‟occasione diventava anche cappella - costruita dai missionari. L‟area divenne anche zona di rifugio per tanti altri cacciati dalle proprie regioni a causa dei conflitti etnici. Tra questi, le famiglie di rifugiati provenienti dalla Rift Valley per i quali la Conferenza episcopale del Kenya ha acquistato i terreni nel 2008.
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umuruti si trova pochi decimi di grado sopra l’Equatore nel cuore del Laikipia Plateau, sulla strada che porta da Nyahururu a Maralal. Il Liakipia Plateau è un‟immensa area di savana ricchissima di animali: mandrie enormi di zebre, branchi di elefanti che migrano stagionalmente seguendo le piogge, gazzelle e antilopi di ogni tipo, scimmie, serpenti, coccodrilli, leoni e leopardi, e chi più ne ha più ne metta. È attraversata dal fiume Ewaso Narok, che nasce dalle falde del Monte Kenya, crea una magnifica cascata, Thomson‟s Fall, si disperde nelle zone paludose dette Ewaso Swamp poco più a Nord della cittadina di Rumuruti e prosegue il suo cammino fino in Somalia. Fino alla fine dell‟Ottocento gli animali erano i padroni assoluti, disturbati di tanto in tanto soltanto dai Maasai o dai Samburu con le loro mandrie, mentre i Kikuyu e i Meru erano arroccati sulle fertili falde del Monte Kenya e dell‟Aberdare. Dopo l‟indipendenza, nel 1963, il governo del Kenya distribuì i terreni appartenuti ai coloni inglesi: mentre nelle zone più fertili della Nyandarua County, divisi in piccoli appezzamenti, furono venduti a prezzi simbolici ai contadini kikuyu, nella più arida e disabitata Laikipia County furono accaparrati da grandi latifondisti sia keniani che stranieri. Il Laikipia Plateau è l‟area con il maggior concentramento di proprietari non africani. Una delle proprietà più grosse, il Laikipia Ranch, chiamato anche Ol Ari Nyiro Ranch, fattoria delle acque nere, appartiene a Kuki Gallman, una scrittrice italiana naturalizzata in Kenya, che comperò l‟area nel 1974 trasformandola poi in un santuario per gli animali selvatici, con esemplari del raro rinoceronte bianco e della bellissima zebra grevy dalle stri-
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ggi Rumuruti è la sede amministrativa del distretto. Cresciuta per l‟aumento della popolazione, non ha però le infrastrutture necessarie, come banche, alberghi, servizi sociali o altre comodità. È in un ambiente geograficamente difficile e segnato da grandi problemi di convivenza e distribuzione della ricchezza. É un centro commerciale importante, con un ricco mercato del bestiame che ogni giovedì, in due località della periferia, richiama gente di tutte le tribù... É una realtà plurietnica con due componenti principali: i gruppi dei pastori e quelli degli agricoltori. Mentre i contadini sono più aperti alla novità e al progresso, le comunità di pastori hanno preservato le loro tradizioni secondo le quali è vitale avere grandi mandrie. Questo fa sì che una famiglia di pastori che acquista un campo, non si accontenti mai di avere un numero di capi proporzionato alla proprietà, ma cerchi di moltiplicarlo sentendosi in diritto di invadere i terreni confinanti quando il proprio è esaurito. Creando così infinite ragioni di conflitto. Oltre all‟invasione accidentale di animali domestici ci sono anche le visite di animali selvatici. Non pochi agricoltori hanno il loro terreno vicino al corridoio di migrazione degli elefanti che quan23
do passano mangiano tutti i raccolti, golosissimi come sono di granoturco. I conflitti, però, nascono anche per l‟accesso alle scarse risorse naturali quali i pascoli e i pozzi. A questo bisogna aggiungere anche il problema dei confini. Mancanza di istruzione Secondo padre Nicholas Makau, viceparroco di Rumuruti, molta violenza giovanile va attribuita anche alla mancanza di istruzione e di lavoro. Nonostante che le scuole locali siano tra le migliori, il livello di alfabetizzazione è ancora molto basso perché molti ragazzi di età scolare sono obbligati dalla famiglia a occuparsi del bestiame. Ignoranza e mancanza di lavoro alimentano le tensioni tribali. Sedentarizzare La Chiesa cattolica di Rumuruti incoraggia da sempre i nomadi a diventare sedentari, a prendersi un pezzo di terra e imparare l‟agricoltura così da ridurre la loro dipendenza dal bestiame. La Chiesa è intervenuta ad aiutare le vittime della violenza esplosa nel post-elezioni; altre famiglie hanno acquistato terra diventando azionisti di società create apposta per acquistare i latifondi messi in vendita. Tante vittime della violenza che fece seguito alle elezioni del 2007 trovarono rifugio temporaneo nel recinto della parrocchia. A Rumuruti i matrimoni tra membri di tribù diverse stanno aumentando e favoriscono la coesione pacifica contribuendo a modificare la mentalità ancestrale che male accettava queste unioni.
Nel programma della parrocchia primeggia l’educazione con la costruzione di scuole a cominciare dall‟asilo per i piccoli. Poi con la scuola ci deve essere il collegio perché molti ragazzi arrivano da zone molto distanti oppure sono figli di nomadi che si spostano di continuo. Il collegio riesce anche a garantire un‟alimentazione adeguata che troppe famiglie molto povere o impoverite non riescono a provvedere... Le suore Dimesse dirigono la scuola superiore femminile St. Anthony Pagani (nella foto un gruppo di alunne) che sta davanti alla chiesa parrocchiale. Queste suore, presenti da anni a Nyahururu servivano Rumuruti con una clinica mobile già quando era ancora una semplice cappella. Avendo poi stabilito una sede fissa poco dopo l‟arrivo dei missionari della Consolata, ora, oltre alla scuola, dirigono il dispensario della missione e provvedono tanti servizi preziosi per la salute della comunità e nella rete di piccoli dispensari che si vanno creando per rispondere alle esigenze di una popolazione in continua crescita. ...Ogni anno all’apertura della scuola, a gennaio, ci sono presidi che non sono mai sicuri se tutti i loro allievi ritorneranno sui banchi di scuola. Lo stesso accade all‟inizio di ogni trimestre a maggio e settembre. Ragazzi e ragazze molto intelligenti, che sono stati nella scuola per un intero trimestre, al successivo non si ripresentano. Dove vanno a finire questi ragazzi? Per le ragazze c‟è il matrimonio precoce; per i ragazzi, invece, se dopo l‟iniziazione (il rito di passaggio che li rende guerrieri, ndr) non riescono a mantenersi, si offrono per lavori dipendenti, anche mal pagati, perdendo la possibilità di ricevere una buona istruzione... La mancanza di acqua potabile è un’altra piaga della regione. La parrocchia ha già provveduto sette pozzi di acqua purificata che garantisce acqua potabile per tutto l‟anno. La pace e la riconciliazione sono una delle preoccupazioni principali per creare più armonia tra i membri delle varie tribù. Ancora, di recente
La Parrocchia della santa Famiglia umuruti è oggigiorno una parrocchia enorme, con un territorio che da Sud-Ovest a Nord-Est misura oltre cento chilometri, e con ben 27 cappelle sparse nella grande piana semiarida... Nata come cappella di Nyahururu (una missione fondata nel lontano 1954 dai missionari della Consolata, passata poi ai sacerdoti fidei donum della diocesi di Padova e diventata diocesi nel 2002), quando divenne parrocchia nel 1991 aveva già una bella chiesa in muratura dedicata alla Santa Famiglia e la casetta dei missionari. Da allora la missione ha conosciuto un continuo sviluppo per rispondere alle necessità del luogo. Al presente è una piccola cittadella che comprende un centro pastorale, un asilo, una moderna scuola con elementari e medie, la scuola secondaria femminile, il dispensario, il convento delle suore Dimesse (fondate a Vicenza nel 1579 dal ven. Antonio Pagani), la falegnameria, un‟officina, un grande orto, diversi campi da gioco, un salone polivalente, più l‟indispensabile pozzo per dare acqua potabile a tutto il complesso. La Chiesa ha il compito prioritario della formazione umana e dello sviluppo sociale, come dice il parroco padre Mino Vaccari.
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(2014), si sono verificati nella zona degli scontri tribali. Per questo la parrocchia, insieme ad altri gruppi, è seriamente impegnata in attività che promuovano la soluzione dei conflitti e costruiscano una pace duratura sia a Rumuruti che nelle altre zone a rischio... La parrocchia costituisce anche un punto di riferimento super partes e sicuro, e come tale è diventata il centro di tante attività sociali. Curare gli infermi pastori nomadi hanno sempre creduto nell‟efficacia della medicina tradizionale e nell‟uso di erbe medicinali. Ma non tutto si può curare con esse, e allora normalmente sopportano i loro mali in silenzio e solo quando non ne possono più cercano aiuto all‟ospedale della missione.» Questo è ciò che ci dice suor Anna Muturi (nella foto sopra), delle Suore Dimesse, che dirigono il Dispensario Cattolico a Rumuruti.
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Le Suore Dimesse aprirono il dispensario di Rumuruti nel 1992. Suor Anna dice che «in questa area c‟era veramente un grande bisogno di un centro per la salute, così la missione pensò all‟ospedaletto che assiste giornalmente i malati. Ogni primo giovedì del mese offriamo servizio oculistico e odontoiatrico. Abbiamo pure un reparto di maternità e pediatria». Secondo la suora, il servizio che il dispensario offre incontra molti problemi, non ultimo quello finanziario, perché la gente pensa che, essendo il dispensario cattolico, i servizi debbano essere gratuiti. Naturalmente tutti gli ammalati vengono curati, e nessuno viene mandato a casa senza essere stato esaminato. Spesso però si presentano persone che, oltre alle medicine, hanno bisogno di altro e allora, quando si può, il dispensario provvede per i più poveri anche vestiti e cibo. Suor Anna continua: «Un gran numero di infermi soffrono di depressione; li ascoltiamo, li consigliamo, parliamo loro di Dio e diamo loro informazioni su come migliorare la loro salute. Questo è il nostro modo di evangelizzare». L‟orario del dispensario è molto flessibile e sempre le suore rispondono alle emergenze, sia di giorno che di notte, e sovente perfino durante le funzioni religiose.
In Thome, a sedici chilometri da Rumuruti, c‟è un altro piccolo dispensario con tre letti e con un piccolo reparto maternità. È stato fatto nel 2011 grazie all‟aiuto di un gruppo di medici italiani di «Africa nel Cuore» che hanno voluto sostenere gli sforzi della missione. Il dispensario ha allargato oggi i suoi servizi in altri settori: una falegnameria, un allevamento di galline, un orto sperimentale e un servizio di acqua potabile. Ambedue i dispensari, Rumuruti e Thome, offrono servizi di prim‟ordine: consulte, analisi, accertamenti, distribuzione di farmaci... Sono dotati anche di farmacie ben fornite, grazie all‟aiuto di amici e Ong. Ogni dispensario è servito da un‟infermiera, un farmacista e un tecnico di laboratorio. Occasionalmente si uniscono anche i medici italiani. Per il futuro, Suor Anna vorrebbe anche un reparto maternità più ampio, in quanto gli ospedali del distretto sono inadeguati e tante donne devono andare fino a Nyahururu. Questi dispensari cattolici sono orgogliosi dei servizi che offrono alla gente; non trattano solo corpi, ma in primo luogo persone. Costituiscono un investimento per il futuro e aiutano a creare stabilità sul territorio. Il loro contributo non si può valutare solo in termini economici, ma va visto e misurato soprattutto col numero di vite che toccano e migliorano.
Alle fonti del Carisma Nel mese di giugno le sorelle africane: sr. Anne Wanja, sr. Agnes Njeri, sr. Mary Wanjiku, sr. Jane Wacuka e sr. Jane Njoki sono venute in Italia per conoscerci e visitare i luoghi di P. A. Pagani. 25
La Delegazione del Brasile nell’Anno della Vita Consacrata
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n quest‟anno, dedicato alla vita consacrata, la Delegazione del Brasile loda e ringrazia il Signore per gli avvenimenti che ci hanno profondamente toccato come Famiglia religiosa. Attraverso varie “sorprese”, il Signore si è fatto presente e solidale con questo “piccolo gregge” che era diventato più ridotto con la partenza di sr. Nica, chiamata a far parte del Consiglio Generale e di sr. Luciana con il suo ritorno definitivo in Italia. Che cosa si poteva sperare e che cosa si poteva fare con le nostre sei comunità, con un numero così esiguo di suore? Quando Papa Francesco è venuto in Brasile nel 2013 per la GMG, nel Santuario Nazionale di Nostra Signora Aparecida,
durante l‟omelia, ha detto: “Bisogna lasciarsi sorprendere da Dio. L‟uomo e la donna di speranza – la grande speranza che ci viene della fede – sanno che, anche in mezzo alle difficoltà, Dio agisce e ci sorprende... Lasciamoci quindi sorprendere dal Suo Amore, confidiamo in Lui. Lontano da Lui, il vino della gioia e della speranza si esaurisce. Se ci avviciniamo a Lui, se rimaniamo con Lui, le difficoltà e tutto quello che è peccato si trasforma in vino nuovo attraverso l‟amicizia con Lui”. È vero, Dio ci sorprende! Vogliamo così condividere la nostra
La visita di Madre Ottavina
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l 27 aprile, Madre Ottavina è venuta in Brasile, per la prima volta come Madre Generale, anche per accogliere sr. Anastasia e sr. Lucy nella loro nuova missione qui in Brasile. Con la sua semplicità e vicinanza, ha visitato tutte le comunità, anche le più lontane, ascoltando gioie e aspettative delle sorelle, trovando in ognuna la disponibilità per possibili cambiamenti. E così tutte le comunità sono state ricostituite. È stata anche tra i vari gruppi della Fraternità Laicale; uno dei gruppi della Comunità di Cobilandia ha fatto le promesse e altri della stessa comunità le hanno rinnovate. Abbiamo fatto conoscere alla Madre la città di Rio de Janeiro con le sue bellezze. Ai piedi della statua del Cristo Redentore, abbiamo partecipato con lei alla celebrazione eucaristica; al termine il Sacerdote è partito in processione per benedire la città e i visitatori con la statua di Nostra Signora Aparecida che Madre Ottavina sosteneva tra le mani.
L’arrivo di sr. Anastasia e sr. Lucy
r. Anastasia e sr. Lucy sono arrivate dal Kenya il 3 magS gio, come missionarie in Brasile. Noi eravamo partite per l‟aeroporto con palloncini e caramelle per accoglierle con
festa e gratitudine, ma arrivate là, parecchi bambini, vedendo i nostri palloncini, hanno cominciato subito a chiedercene e noi, per accontentarli, quasi rimanevamo senza. Accolte le sorelle e arrivate poi nella Casa São José – che qui è come la nostra Casa Madre – la festa è continuata con canti e abbracci da parte di un gruppo di giovani che stavano partecipando a un incontro. Dopo qualche giorno, le due nuo26
gioia, frutto delle “sorprese” di Dio, del suo amore e della solidarietà delle sorelle. Raccontiamo tra le altre cose dell‟arrivo tra noi di due consorelle dal Kenya, sr. Anastasia e sr. Lucy e il ritorno fra noi di sr. Giampaola. Con loro, ora noi continuiamo la nostra missione con maggior speranza e animo sereno.
ve missionarie insieme a Madre Ottavina e alla Delegata sr. Luzia sono partite per le loro nuove comunità: sr. Anastasia a Sooretama e sr. Lucy a Cobilandia. Hanno seguito un corso di tre mesi a Brasilia per imparare la lingua e conoscere meglio la cultura e la realtà del Brasile. Sono ritornate il 12 dicembre. (foto in alto a ds.)
L’entrata in Noviziato
a Famiglia continua a crescere. Il 18 maggio, la postulante L Heloisa Helena è entrata in Noviziato. La celebrazione si è svolta nella Casa de Formação São José alla presenza di Madre Ot-
tavina, di sr. Luzia e delle Sorelle delle case vicine. Chiediamo al Signore che questa giovane possa continuare il suo cammino, affidandosi sempre a Lui che è fedele. Una parola della novizia Heloisa: “Cercate di camminare sempre e di non fermarvi per qualche difficoltà, perché dovete imparare a gustare nella croce le consolazioni di Dio.” (P. A. Pagani) “Non temete, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu sei mio” (Is 41,1b). Con queste due frasi ho camminato in sei mesi. Anche nelle difficoltà personali so che il Signore è con me, allora sono contenta, perché Lui mi ha chiamata. Io sono sua. Vivo la mia formazione con discernimento e fede, nella grazia di Dio. So che non sono niente, ma Lui mi trasforma. Chiedo la preghiera di tutte, perché so che molto di quello che ho è frutto delle vostre preghiere per me. Unite, la fiducia sarà il nostro sostegno. Continuo il mio cammino affidandomi sempre al Signore per intercessione della Madonna e del Ven. P. A. Pagani.
Il rientro in Italia di sr. Luciana
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l 20 maggio, dopo 21 anni come missionaria in Brasile, sr. Luciana Barbiero ha dovuto ritornare definitivamente in Italia per motivi di salute. Ringraziamo il Signore per il tempo della sua presenza nella nostra Delegazione e per la missione realizzata in mezzo alla nostra gente, soprattutto tra i più bisognosi. A te, sr. Luciana, la nostra gratitudine e fraternità. Coraggio, missionaria! “Missione è partire, camminare, lasciare tutto, uscire da se stessi, rompere la crosta di egoismo che ci chiude nel nostro io. / È smettere di girare intorno a noi stessi come se fossimo il centro del mondo e della vita. / È non lasciarsi bloccare dai problemi del piccolo mondo al quale apparteniamo: l‟umanità è più grande. / Missione è sempre partire, ma non è divorare chilometri. È, soprattutto, aprirsi agli altri come a fratelli, è scoprirli e incontrarli. / E, se per incontrarli e amarli è necessario attraversare i mari e volare lassù nel cielo, allora missione è partire fino ai confini del mondo.” (Dom Hélder Câmara)
Il ritorno di sr. Giampaola
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l momento per noi molto sperato e desiderato è stato il ritorno di sr. Giampaola in Brasile. Dopo la sua presenza tanto preziosa per la nostra Famiglia Religiosa come Madre Generale in questi ultimi 18 anni; ci rallegriamo con lei per il suo coraggio di ricominciare sempre. Ricominciare è una sfida, ma con molta generosità e disponibilità; sr. Giampaola, Irmã Paula come è chiamata qui, è adesso in mezzo a noi facendo parte della Comunità di Cobilandia. È arrivata il 21 settembre insieme alla Vicaria Generale sr. Fabrizia Baldo. Questa ha potuto visitare solo le comunità degli stati dello Spirito Santo
e di Rio de Janeiro, non essendo possibile raggiungere le sorelle in Pernambuco, per la grande distanza e il poco tempo disponibile. Sr. Giampaola ha scritto per noi che cosa significa e che cosa si aspetta dall‟essere di nuovo in Brasile. Che cosa significa per te tornare in Brasile? I sentimenti profondi si provano, ma è difficile esprimerli. Credo sia stato il Signore a mettere nel mio animo la volontà e la disponibilità di ritornare in Brasile. La forza per ripartire la cerco e la trovo nel dono dell‟esperienza che Dio mi ha dato di vivere nella comunione con Lui e nel servizio a 27
tanti fratelli e sorelle. Una frase di un canto brasiliano mi pare sia sintesi di queste mie parole: “Achei-me em casa de novo” – “Mi sento a casa di nuovo”. Che cosa trovi? Incontro una realtà da amare, una realtà che mi ha insegnato come si deve amare. Incontro sorelle e fratelli con i quali potrò continuare il mio cammino di consacrata a Dio a servizio della Chiesa. Lo farò con la grazia del Signore e con l´aiuto e la forza che mi ha donato la mia Famiglia religiosa. Che cosa speri? Non ho pensato a questo. So in chi posso confidare, mi affido alle Sue mani. Il Natale è certezza nella speranza. Auguro quindi a me e a tutta la mia cara Famiglia Religiosa Buon Natale e un Anno di Pace! Fraternamente sr. Giampaola
L’anno vocazionale delle Dimesse Preghiera
(40 anni delle Dimesse in Brasile - 1976-2016)
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l 27 settembre, la nostra Delegazione ha completato 39 anni di presenza in Brasile. Nell‟occasione abbiamo aperto ufficialmente l‟anno vocazionale in preparazione alla festa dei 40 anni. Cercheremo di realizzare alcune attività specifiche, per esempio: la recita quotidiana di una preghiera vocazionale; un momento di preghiera in ognuna delle nostre comunità, aperto ai laici il giorno 27 di ogni mese; la realizzazione di incontri vocazionali mensili (o bimensili conforme la realtà di ogni comunità) e la preparazione di un DVD che illustrerà la nostra missione.
Signore Gesù, in quest‟anno dedicato alla Vita Consacrata ti rendiamo grazie per la nostra vita missionaria e affidiamo a Te tutto il nostro essere affinché sia trasformato in amore e servizio. Aiutaci, Signore, a uscire da noi stesse per avere il coraggio di incontrare e accogliere tutti i fratelli e le sorelle, attraverso la pratica della misericordia, della solidarietà e della fraternità. Illumina il nostro cammino e fa che gli occhi amorosi del nostro cuore siano sempre rivolti a Te che sei la vera Luce. Con gli occhi della fede, vogliamo scoprire la tua volontà in tutti i segni che si presenteranno nella nostra missione. Fa‟ di noi sempre di più un dono gratuito, umile e gioioso nella tua Chiesa e donaci un nuovo ardore che sia fonte di nuove vocazioni in tutti gli ambienti dove tu ci chiami ad amarti e a servirti. Amen.
La Casa di Formazione São José
a Casa di Formazione São José, si trova a L Xerém (RJ) ed è formata da due ambienti indipendenti tra loro: la casa del Noviziato e la casa di Spiritualità. La Casa di Spiritualità non è molto grande: ha una sala, una cucina, una piccola cappella, tre stanze con letti a castello e cinque piccoli bagni. È stata adattata ancora nel 2001 ad accogliere i vari gruppi per incontri e ritiri. In questi ultimi anni, però, le richieste sono aumentate e la casa molto limitata non riusciva a soddisfarle, soprattutto quando c‟erano le persone anziane e con difficoltà per muoversi. Da parecchi anni accogliamo mensilmente la Scuola Biblica della Gioventù: sono giovani che si preparano a essere a loro volta formatori nelle loro comunità. Per gli adolescenti, giovani e signore 28
del quartiere offriamo corsi di pittura su tessuto che loro stesse dopo confezionano e vendono. Mensilmente facciamo gli incontri vocazionali, ritiri durante il carnevale e durante l‟anno con vari gruppi e coordinamenti parrocchiali. Anche noi Suore facciamo i nostri esercizi annuali in questa casa. Dall‟inizio di ottobre le attività sono state sospese per ristrutturare la Casa al fine di servire meglio il popolo di Dio. Che gioia! Sarà costruito un altro piano con sedici stanze con bagno per due persone. La cucina sarà ingrandita e in più saranno costruite due stanze per persone con difficoltà motorie. Ringraziamo il Signore e la Famiglia religiosa per questo grande dono che sarà di grande importanza per la nostra Delegazione nella sua missione di accoglienza e spiritualità.
Tutto è grazia!
er tutto quello che è stato P testimoniato in questi scritti, sentiamo che questo per noi è
un tempo “kairós”- tempo di grazia! Tempo di fecondazione! In forma poetica concludiamo la nostra condivisione, invitando tutta la nostra Famiglia a una meditazione che ci chiama a vivere con uno sguardo nuovo. In mezzo alle sofferenze e le difficoltà che l‟umanità vive oggi, siamo chiamate a lasciarci fecondare da Dio per essere “profetesse della speranza”, vivendo la conformità al Suo amore fino alla Croce. (vedi box)
Il grido silenzioso della natura
I
Tempo di fecondazione (Una parola di dialogo con il testo “Vita Consacrata, alzati e cammina - Per un presente di passione e un futuro di speranza”)
È notte / Gli occhi già non riescono a vedere Tutto sembra scuro Il sole è già tramontato. Nel cuore della notte La speranza di un nuovo giorno! Nel buio di questa notte Dio visita e feconda i suoi amati Attenzione! Le lampade stiano accese! Non lasciamo che la fragile luce Si spenga per mancanza di olio. L‟olio dell‟amore Dell‟incanto Della perseveranza Della resistenza / resilienza Della memoria della luce del giorno! Lo Sposo arriva! Abbraccia, coinvolge... Nell‟intimità, / la fecondazione È nuovo tempo, nuova generazione! È ora della dolorosa solitudine Abitata di intimità. Nell‟incontro dei cuori Dio rivela la sua verità! Non più una vita accomodata: Alzarci – camminare – curare! Nuovi frutti germogliano! Nuovo giorno arriva. Contempla riconoscente La grazia della vita Delicata, ma insistente. Che germoglia silenziosa! Nuova vita consacrata! Nata da un lontano tunnel che sembrava non avere fine. Ma che di Dio si è rivelato un “sì”. Facendo rinascere la speranza Di un tempo nuovo: Nuove realtà, / nuove sfide, nuova vita! Rimaniamo attente: Il Signore vuole fare una cosa nuova! Lui spera da noi una “risposta”. Allora… / Lui agirà facendo rinascere il suo popolo! Eccoci Signore! Insegnaci oggi a rinascere in Te.
l 5 novembre, lo Stato che si trova al centro del Brasile – Minas Gerais, conosciuto per le centinaia di miniere di ferro e di altri minerali – è stato bruscamente svegliato dalla notizia della frana di due grandi montagne di residui di ferro. Le immagini di una valanga di fango e detriti, che distruggeva e sotterrava ciò che incontrava, hanno allarmato tutto il popolo brasiliano. Del paesetto situato poco lontano dalla miniera dove abitavano circa 600 persone, non è rimasto niente. Non si sa il numero esatto delle vittime, perché molte sono state trascinate a valle e sotterrate. Lentamente il Brasile si è reso conto della grande tragedia e delle preoccupanti conseguenze per la natura, le persone, la flora e la fauna. Quando questa enorme valanga si è riversata nel fiume più importante di tutta la regione Sud-est del Brasile, il Rio Doce, ci si è resi conto ancora di più della gravità di questo disastro. Il fiume ha una lunghezza di 853 km, attraversa gli stati Minas Gerais e Spirito Santo e sulle sue sponde si trovano 228 città e tanti paesetti che per vivere dipendono dalle sue acque. Mentre in Francia e in tutta l‟Europa il tema del momento è il terrorismo, qui da noi è questo disastro ambientale. Le immagini presentano una natura morta, paesi distrutti, città senz‟acqua e di fiume morto. Tutto questo ci chiama alla conversione per la salvaguardia del nostro pianeta e la risposta dev‟essere di gesti concreti. Non manca qui la solidarietà: volontari da tante parti del Brasile raccolgono acqua potabile per la popolazione; altri insieme ai pescatori cercano di salvare varie specie di pesci tipici di questo fiume. È la solidarietà di tante persone, vicine e lontane, di reli29
gioni diverse, di differenti culture e classi sociali: è il segno evidente che la vita è più forte della morte. Noi, a Sooretama, abitiamo a 20 km da Linhares, l’ultima città delle 228 che stanno soffrendo a causa di questa grande calamità. Assistiamo in questi giorni all‟arrivo di questo fango e detriti trascinati dal Rio Doce che scorre qui vicino. Si stava già vivendo la conseguenza di mesi di siccità e con questa tragedia si soffre ancora di più per la mancanza di acqua. Questa situazione ci interpella: Che cosa possiamo fare? Questa tragedia poteva essere evitata? E adesso, che cosa si può fare per evitare che ne succedano altre? Tante domande che ci inquietano e ci obbligano a una nuova cultura: il rispetto per la natura, l‟uso razionale dell‟acqua, il riciclo invece dello scarto e, soprattutto, entrare in sintonia con la profezia della solidarietà; sono piccoli passi, ma molto importanti. Non dobbiamo lasciarci prendere dallo scoraggiamento, ma agire affidandoci a Dio che ci tocca e ci trasforma in persone misericordiose e aperte a Lui e ai fratelli. Il grido della natura si unisce alla voce che Papa Francesco eleva nella sua enciclica Laudato si‟: “La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare. Il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, non si pente di averci creato. L‟umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune. L‟amore, pieno di piccoli gesti di cura reciproca, è anche civile e politico, e si manifesta in tutte le azioni che cercano di costruire un mondo migliore.” Sr. Luzia
“Chiamò a sé quelli che volle ed essi andarono da lui” (Mc 3,13)
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apa Francesco ci ha regalato un anno particolare per tutti i consacrati. “Svegliate il mondo! Illuminatelo con la vostra testimonianza profetica e contro corrente”. È l’esortazione del Papa nel giorno in cui si è aperto l’Anno della Vita Consacrata da lui indetto, a 50 anni dalla promulgazione del decreto conciliare Perfectae Caritatis sul rinnovamento della vita religiosa. Papa Francesco, nel messaggio letto nella Basilica Vaticana, si stringe in un abbraccio reciproco alle consacrate e ai consacrati, mostra “la bellezza e la preziosità di questa peculiare forma di sequela Christi, rappresentata spiega - da tutti coloro che hanno deciso di lasciare ogni cosa per imitare Cristo più da vicino mediante la professione dei consigli evangelici”. Guardando alle “tante iniziative che saranno attuate in ogni parte del mondo”, il Papa esorta alla testimonianza luminosa, indicando tre parole programmatiche: Essere gioiosi, ovvero mostrare a tutti che seguire Cristo e mettere in pratica il suo Vangelo riempie il cuore di felicità. Essere coraggiosi, perché chi si sente amato dal Signore sa di riporre in Lui piena fiducia, potendo aprire “vie nuove di servizio al regno di Dio”. Essere donne e uomini di comunione, instancabili costruttori di fraternità specialmente nei confronti dei più poveri per mostrare che la fraternità universale non è un’utopia, ma il sogno stesso di Gesù per l’umanità intera. In occasione di quest’anno particolare, abbiamo avuto l’opportunità di partecipare all’incontro mondiale per giovani consacrati e consacrate a Roma dal 15 al 19 settembre 2015. È stata una grande ricchezza con fratelli e sorelle di tutto il mondo. Piazza S. Pietro ci ha accolti come icona della Chiesa 30
madre per ravvivare in noi la fede e il dono della nostra vocazione depositata da Dio nel cuore di ognuno. I giorni seguenti sono stati molto intensi di preghiera, espressa in varie lingue, di conferenze ricche di esperienze sulla vita consacrata come: in ascolto della chiamata, nel cuore della fraternità, le speranze e le angosce del mondo, la comunione nella Chiesa. Le condivisioni sono state libere, partecipate e interessanti. abbiamo avuto anche “il cammino della bellezza” visitando i luoghi più significativi di Roma. Per concludere questa meravigliosa esperienza, papa Francesco ci ha consegnato tre parole: Memoria: tornare alle fonti, fare memoria e ricordare lo stupore che noi abbiamo sentito quando il Signore ci ha guardato e così vincere momenti di scoraggiamento e di tentazione. Vicinanza: vicinanza fra noi e con gli altri, vicinanza con il popolo di Dio. Profezia: profezia con la nostra testimonianza, col cuore che brucia, con lo zelo apostolico che riscalda i cuori degli altri, anche senza parole. Questo incontro ci ha incoraggiate a “svegliare il mondo” e soprattutto svegliare noi stesse. Sr. Nisha e sr. Magdalene
Comunità di Roma kistano in cerca di informazioni; nulla di nuovo e di particolare, se non che … parlava solamente la sua madrelingua, l‟urdu. Non riuscivamo proprio a comunicare e, dopo qualche tentativo, il mio responsabile mi ha consigliato di mandarlo via dandogli l‟indirizzo di un altro Centro, perché stava arrivando tanta gente e non potevamo dedicargli ulteriore tempo. Io però ho insistito per farlo restare e tentare di trovare una soluzione: sono andata al computer, sperando di riuscire a comunicare usando un Traduttore in internet. Niente da fare: il ragazzo era analfabeta. Cominciavo a pensare che davvero non avrei potuto aiutarlo, ma mi sono messa nei suoi panni e ho sentito tutto il dramma della sua difficoltà; gli veniva persino da piangere… non me la sentivo proprio di mandarlo via, ma d‟altro canto non sapevo come fare! Continuavo a ripetermi: “Signore aiutami!” e all‟improvviso compare alla porta un frate francescano. I nostri sguardi si incrociano, capisce che non so più che Santi chiamare e mi fa un sorriso. Gli spiego la situazione e mi dice: “Con me ho portato un ragazzo pakistano che ha bisogno di aiuto, lui parla urdu e inglese!” Il mio sguardo si illumina e mi scappa una risata: padre Pagani è venuto in mio aiuto! Siamo riusciti ad aiutarci perché io parlavo in inglese e il giovane traduceva in lingua madre. Non potete immaginare la gioia di vedere quei volti che a poco a poco si rasserenavano! La cosa più strana è che io, abituata a sentirmi ringraziare, ho avuto in dono l‟occasione di poter dire al frate francescano “GRAZIE, OGGI SEI STATO LA MIA BENEDIZIONE!” E di questo sono riconoscente a Dio: “Quando sono debole è allora che sono forte, perché sei Tu la mia forza”.
C
ome in tutte le famiglie, una nuova nascita porta sempre tanta gioia ed è segno di continuità e speranza. La nostra comunità si sente privilegiata perché il giorno 24 settembre ha accolto con tanto entusiasmo e con cuore grande una nuova sorella: sr. Mariaceleste. La sua presenza tra noi senz‟altro ci aiuterà a crescere nella fraternità e nella novità di vita. Grazie, Sr. Mariaceleste, per essere venuta; il Signore ti benedica e benedica la nostra comunità, ci doni la grazia di vivere gioiosamente e con impegno il nostro essere persone Consacrate. Carissime Sorelle, attraverso il nostro bel giornalino “Voci di Famiglia” mando un saluto fraterno da Roma, cuore della cristianità e luogo di residenza della piccola comunità di sorelle, che mi hanno accolto con tanta gioia e con le quali condivido la vita e la fraternità in tanti modi. Quella che sto vivendo è un‟esperienza tutta nuova per me, sia per lo studio che per la vita in una grande città e un po‟ anche per la lontananza. Ma ciò che sento profondamente nel cuore è che la vita di ciascuno è nelle mani del Signore, che nel Suo amore ci conduce su sentieri quasi sempre a noi sconosciuti, che hanno la certezza della sua fedeltà e della sua misericordia. Vi ringrazio per la preghiera e la fraternità con la quale mi accompagnate che mi fanno gustare il dono di essere “Famiglia unita nel Suo nome”. Con l‟augurio che viene dalla gioia del Natale, saluto ciascuna con fraterno affetto.
Nicole
Un pellegrinaggio indimenticabile Prima ancora di iniziare la scuola, eravamo in trepidante attesa di sapere dove saremmo andate quest‟anno per il tradizionale pellegrinaggio delle Università Pontificie. Venute a sapere che la meta era Assisi, abbiamo provato subito tanta gioia: anche perché quel luogo offre un‟opportunità unica! Finalmente il 7 novembre, giorno della partenza è arrivato! Erano presenti circa 4000 studenti. Noi ci siamo aggregate al gruppo delle Suore Salesiane di Casa Canta. Abbiamo iniziato il nostro viaggio alle 7.30 del mattino e dopo circa due ore e mezza siamo arrivate ad Assisi. C‟era tanta nebbia, ma il viaggio è stato comunque piacevole. Giunte a Santa Maria degli Angeli, alcuni giova-
Sr Mariaceleste
Carissime tutte, desidero condividere con voi una semplice ma significativa esperienza che ho vissuto lo scorso novembre. Come forse saprete, da poco più di un anno faccio esperienza di volontariato al Centro Astalli, un luogo di assistenza ai rifugiati, gestito dai Gesuiti, che offre un servizio mensa, cure mediche e aiuto legale. Un giorno, mentre svolgevo il mio solito servizio, si è presentato un giovane pa31
ni ci hanno accolti a suon di musica. Si respirava aria di santità francescana. La Celebrazione eucaristica solenne, presieduta dal vescovo Lorenzo Leuzzi, direttore dell‟Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma ha dato inizio ufficialmente al pellegrinaggio. Nel pomeriggio, dopo il pranzo, abbiamo visitato: la Basilica superiore e quella inferiore, la Basilica di Santa Chiara e la casa di San Francesco. In
serata, ci siamo riuniti davanti alla Basilica Superiore per ascoltare la testimonianza dei Frati Francescani. Dopo la preghiera conclusiva e l‟affidamento a San Francesco, ci siamo incamminati con una fiaccolata presieduta dal Vescovo Claudio Giuliodori. Per tutto il giorno abbiamo respirato la santità di San Francesco e di Santa Chiara. Abbiamo invocato da Dio la pace per noi e per il mondo.
Da Cismon del Grappa: Un’opera dello scultore Romeo Sandrin - In ricordo dei Decennali in onore della Madonna del Pedancino.
D
omenica 18 ottobre 2015, in Piazza Marconi ai piedi della scalinata della chiesa, dopo la santa Messa, si è svolta l‟inaugurazione dell‟opera dell‟artista Romeo Sandrin di Santa Giustina in Colle (PD). Qualche mese fa, il signor Piovese presidente del comitato “Feste Decennali a Nostra Signora del Pedancino” auspicava la creazione di un‟opera in ricordo del decennale dello scorso anno. Dopo incertezze e ripensamenti, si rivolse fiducioso all‟artista prof. Sandrin, insegnante di disegno da pochi mesi in pensione, molto richiesto come scultore di opere sacre nel Veneto e conosciuto in tutta Italia. L‟artista in un solo mese ha realizzato un tondo in terracotta di 160 cm e lo ha donato alla comunità di Cismon in ricordo dei Decennali! Alla cerimonia molto significativa e commovente erano presenti l‟autore, il sindaco, signor Luca Ferazzoli, il signor Giovanni Fiorese, presidente del Comitato Feste Decennali, il parroco don Patrizio, le Suore Dimesse presenti nella comunità parrocchiale, il maestro del coro Alberto Stefanato, gli alunni e le insegnanti delle scuole elementari, gli autori di volumi di ricerca e commento redatti in occasione delle celebrazioni decennali: Elena Angela Beraldin, Fidenzio Grego, Angelo Chemin e numerose persone del paese. Il parroco, il sindaco e il presidente del Comitato hanno avuto parole di ringraziamento e di elogio per l‟opera, i bambini della scuola e le loro insegnanti hanno consegnato all‟artista e a tutti coloro che hanno contribuito in maniera significativa alla realizzazione dei Decennali un fascicolo elaborato nella primavera del trascorso anno scolastico. Nell‟opuscolo si narra con documenti, fotografie e disegni dei bambini
la lunga e avvincente storia della statua lignea della Madonna del Pedancino e la devozione dei Cismonesi residenti o emigrati in tutto il mondo. L‟autore, alla fine, ha descritto con semplicità e immediatezza il suo lavoro e ha ricordato l‟affetto e la devozione che lo legano a Cismon. Il tondo è stato benedetto e collocato sul lato est della scalinata della chiesa, a ridosso del muro di cinta del sagrato. È piacevole osservarlo: è di un bel colore tendente al rosa, di grande impatto emotivo e finemente modellato. Lo stile è classico, i volti dei personaggi rasserenano e riflettono i sentimenti di chi li ha plasmati. In ogni dettaglio e nell‟insieme l‟autore si rivela maestro per capacità tecnica e per aver colto il legame profondo dei Cismonesi con la loro Madonna. Bellissimo l‟abbraccio della Gusella che racchiude e protegge come uno scrigno la preziosa effigie di Maria e il piccolo Gesù che con la mano sembra voler sfiorare il volto della Madre. D‟ora in poi, passando davanti alla chiesa, lo sguardo si poserà, inevitabilmente, sulle immagini scolpite e il pensiero sarà rivolto alla Vergine che protegge, sostiene, conforta tutti coloro che a lei si affidano. Un grazie riconoscente all‟autore e a chi ha commissionato l‟opera. Il tondo è una spettacolare, facile, straordinaria preghiera alla portata di tutti e per tutti. Le Suore Dimesse e Annalisa Cecconello
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o scultore presenta così la sua opera per una maggior comprensione del lavoro eseguito: “È un tondo in terracotta modellato a bassorilievo a ricordo dei duecento anni dei decennali (18142014), festività dedicate alla Madonna del Pedancino. Il diametro è di 160 cm. Nella fase di ideazione dell‟opera, molte sono state le riflessioni che mi sono sorte spontanee a cominciare dal tipo di forma da conferire alla scultura stessa, per poi passare all‟organizzazione spaziale. L‟ispirazione mi ha condotto a scegliere il cerchio: questa figura 32
geometrica, priva di angoli e spigoli, senza inizio e fine è espressione di perfezione. Il cerchio, per noi cristiani, indica l‟armonia, la compiutezza, l‟unione, ma è nello stesso tempo simbolo di tutto ciò che è “celeste”: il cielo, l‟anima, l‟illimitato… Dio. Una forma quindi che ben si addice a valorizzare l‟immagine della Madonna con Gesù Bambino. Nel suddividere lo spazio, ho subito pensato a Maria e l‟ho collocata al centro. Lei è perno e fulcro di ciò che mi ero proposto di rappresentare, è incastonata nella Gusella, simbolo naturalistico e storico per eccellenza di Cismon. Tutto ruota intorno alla Vergine: il volo di uccelli che si librano nell‟aria, l‟albero frondoso simbolo di vita, le rocce che sovrastano e circondano il paese, ma soprattutto le persone attratte, o meglio, calamitate dalla sua bellezza nell‟essere Madre di Cristo e Madre nostra. Quelle persone, in realtà, siamo noi in cammino con le nostre certezze, i nostri desideri, ma anche con i nostri dubbi e le nostre perplessità. Osservando l‟opera, sulla sinistra, vediamo la comunità religiosa con Papa Francesco in primo piano a indicarci la via; segue un sacerdote; chiudono la scena, da questo lato, le amatissime suore che con la loro costanza e operosità sono insostituibili per Cismon. Sul lato destro, invece, ho rappresentato la famiglia composta da papà, mamma e un bimbetto che, con la sua vivacità e il suo stupore, indica ai genitori la presenza della Mamma Celeste. Mentre plasmavo immaginavo una famiglia sul modello di Nazareth. La famiglia! Luogo privilegiato dove è possibile costruire e vivere l‟amore nella sua autenticità. Sappiamo fin troppo bene oggi come sia molto difficile sostenere un tale modello, in una cultura diversa dal passato e con una moralità familiare profondamente in crisi. Chiudono in alto la scena due angeli: quello di destra è in ginocchio a protezione della croce che svetta sulla Gusella, quello di sinistra, invece, è l‟angelo custode, che veglia su ognuno di noi.”
Due “estati”
I
n quest‟anno ho avuto l‟opportunità di poter godere “due estati”: la prima in India, la seconda in Italia. Nel periodo aprile e maggio (estate dell‟India) sono ritornata in India dopo tre anni di apostolato nella comunità di Vicenza. Ho sentito da tante persone che il ritornare nella propria terra è una cosa grande, che non si può descrivere. Davvero anche per me è stato emozionante rivedere il mio paese dopo tanto tempo!! Quanta dolcezza respirare la mia aria, risentire il sole caldo, il profumo dei cibi e dei fiori dai mille colori, il suono delle campane, la musica del tempio, le preghiere delle moschee, il sorriso delle Sorelle che mi attendevano con tanta gioia! E che dire della mia famiglia che mi aspettava con grande ansia, in modo particolare i miei genitori e la mia grande emozione nel trovare due nuovi nipotini! Tutto è stato un dono del mio Signore. Ho potuto incontrare tutte le Sorelle anche quelle delle due nuove comunità (foto in alto). A Pallom sono rimasta alcuni giorni insieme con sr. Gladis, sr. Rossy e sr. Ruby e ho vissuto una bellissima esperienza di fraternità e gioia. Questa casa è vicina al mare dove tanti sono pescatori. Nell‟altra comunità di Sivapuram in Tamilnadu, ho trovato le Sorelle sr. Daisy, sr. Ambily, sr. Anna Rita che vivono in una piccola casa e in povertà come la gente; con le persone pregano, aiutano, insegnano, condividono come ci ha insegnato Gesù. Porto ancora nel mio cuore questa esperienza, i sorrisi dei bambini, le sorelle che vivono in mezzo alle persone come in una grande famiglia. Sono stata vicina a sr. Gladis solo pochi giorni, e lei stava molto male. Anch‟io ho sofferto per lasciarla così, ma ho cercato di offrire tutto al Signore per la sua guarigione. Ancora preghiamo per lei! Ringrazio Gesù e i miei Superiori di avermi regalato questo periodo in India, la mia terra. Al mio ritorno a Vicenza ho trovato una seconda splendida calda estate. Ora sono felice di continuare la mia missione in Italia.
Romeo Sandrin
◄ La scultura di Romeo Sandrin, raffigurante la Natività, è stata prestata alla parrocchia di Cismon per le festività natalizie.
Suor Nisha
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Grazie di cuore Sr. Gladis, che ha passato un lungo perio-
do di malattia dentro e fuori gli ospedali e in pericolo di vita, così ci scrive:
gliere per le preghiere e il sostegno finanziario. Non ci sono parole per esprimere la gratitudine verso medici e infermieri che mi hanno curato nella mia malattia. Un ringraziamento speciale alle comunità di Udine e Padova. Esprimo sincero ringraziamento a sr. Ancilla che è venuta a farmi visita. Sono molto grata alle sorelle in India che mi hanno aiutata con le loro preghiere e presenza, in particolare sr. Sherly per la sua serena e attiva dedizione. Esprimo i miei più sentiti ringraziamenti al nostro Vescovo Dr. Vargheese Chakkalackal che è venuto a trovarmi e ha pregato per me. Sono grata a tutte le persone e ai parroci delle parrocchie dove sono stata per le loro preziose preghiere. Ringrazio anche i miei genitori e parenti che mi sono stati vicini. Ancora chiedo a tutti di ricordarmi nella preghiera, grazie!
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rima di tutto ringrazio il Padre celeste per avermi dato questa vita. Durante questi mesi ho sperimentato l‟amore di Dio, la sua cura e protezione. Per le preghiere della gente sono ritornata in vita. Ringrazio ciascuno, tutte le suore Dimesse, in particolare la Madre Generale e le consi-
Il nostro soggiorno nel Wayanad stata davvero un’esperienza meravigliosa per noi poter trascorrere tre giorni sulle montagne di Wayanad a Kappenkolly. Abbiamo riflettuto sulla bellezza della creazione
di Dio e siamo state toccate dalla calma del tempo. Abbiamo meditato sulla vita di Gesù Cristo. Lui trascorreva del tempo sulla montagna a parlare con il Padre Altissimo ed essere confermato da Lui. Qui abbiamo anche sentito che Dio è vicino e noi vicine a Lui. Noi cinque Juniores veniamo da luoghi diversi e insieme abbiamo trascorso un tempo di preghiera per coltivare la nostra comunione fraterna. Quando siamo ritornate alla vita di ogni giorno ci siamo rese conto della protezione di Dio in ogni momento. Egli ci guida per mezzo delle sorelle più anziane e specialmente della nostra maestra. A Kappenkolly abbiamo avuto incontri formativi. Abbiamo potuto così conoscere come ha avuto origine la vita religiosa nei secoli passati e come è oggi la sua missione. Queste lezioni ci hanno illuminate non solo sull‟origine della nostra Congregazione, ma anche su quelle dal terzo secolo fino al 20.mo. Alla fine ci siamo ritrovate per la Celebrazione eucaristica con le Aspiranti, che hanno iniziato l‟Aspirantato e ci siamo unite a loro in preghiera.
È
Sr. Ambly, sr. Ani, sr. Nirmala, sr. Reeta, sr. Selvi (Juniores)
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Un sogno realizzato: le Aspiranti quattro: Biji, Jiji Thomas, Soumya, Darwin Maria Gracy siamo state accolte da sr. Sherly, la nostra Superiora Delegata, e abbiamo ricevuto la catenina con la medaglietta raffigurante Maria, la nostra Madre Immacolata; così abbiamo iniziato la vita da Aspiranti, primo passo verso una vita d‟impegno. Sono stati momenti importanti e splendidi. Fr. Liju ha celebrato il divino sacrificio della Messa e ha pregato per noi con tutti i presenti tra cui le Juniores Dimesse e la nostra amata Maestra sr. Jessy. Il sogno si è avverato dopo un‟attesa prolungata e noi ci siamo preparate a questo giorno offrendo preghiere. Crediamo che la Madre nostra Maria sia presente nella nostra vita e nelle nostre famiglie. La sua potente intercessione ci aiuterà a vivere in unità, nonostante la nostra provenienza da famiglie e abitudini diverse, e ci guiderà ad amare sempre più Gesù per poter iniziare a vivere la nostra vita di Formazione. Siamo riconoscenti a tutti quelli che ci hanno aiutato e hanno pregato per noi.
a zona più attraente in Kerala per le sue belL lezze naturali è Wayanad. È la prima volta che visitiamo questa località. È una vasta zona verde, piena di bellezze paesaggistiche e affascina tutti con le sue montagne verdeggianti. La Casa di Formazione St. Joseph di Kappenkolly si trova sopra un‟incantevole e lussureggiante collina in mezzo a una natura generosa. Il 24 ottobre 2015 è stato un giorno importante nella nostra vita: noi
Aspiranti con sr. Sherly (Delegata) e sr. Jessy (Formatrice)
Per una buona mente e uno spirito sano
A
lcuni consigli per una buona mente e uno spirito sano
Ritarda la parola o l‟azione nociva che ferisce. Sorridi e avrai di ritorno un sorriso. Parla gentilmente e riceverai rispetto e cordialità. Quando sei in forte tensione e i tuoi sentimenti stanno 'bollendo', evita uno scoppio; rilassati, pensa a qualcosa di buono e di positivo da dire. Ciò ti porterà a diventare una persona migliore.
Ognuna di noi ha un posto speciale nel cuore di Gesù. Cerchiamo quindi di non danneggiarlo con le nostre azioni sconsiderate, ma ci sforziamo di usare sempre parole e azioni buone. Ci Impegniamo a vivere come la 'candela', che muore per portare luce a chi è nel buio. Cerchiamo quindi di illuminarci della luce di Cristo, affinché possiamo aiutare i nostri fratelli a raggiungere Dio.
Rosmi Tees & Jenifer, postulanti
Attività pastorale a S Pudur, Kumbakonam
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iamo grate al Signore Dio per la Sua potente benedizione su tutte le attività che noi svolgiamo nella nostra parrocchia. Crediamo che Gesù continua la sua missione attraverso di noi. La nostra parrocchia comprende circa 13 cappelle. Questi villaggi ci sono affidati per la loro crescita spirituale e fisica. Facciamo il catechismo ai bambini ogni domenica, visitiamo le fa-
miglie, preghiamo con loro e andiamo alle varie cappelle per le Celebrazioni eucaristiche. Ci prendiamo cura dei bambini; spesso organizziamo incontri culturali e distribuiamo loro piccoli premi per motivare e sviluppare i loro talenti soprattutto nel periodo del Natale. Ogni sabato i bambini arrivano al nostro convento per recitare il rosario con noi. Gestiamo la scuola materna, un centro di sar35
toria e il dispensario. Tutto sta andando bene per grazia di Dio così nelle nostre attività sperimentiamo la Sua presenza amorevole e il Suo potente sostegno. Maria, nostra Madre, intercede per noi. Preghiamo che Dio Onnipotente continui a benedire noi e le persone che sono intorno a noi. Sisters a S Pudur (Tamil Nadu)
St. Mary’s English Medium School Celebrazione del Natale Il Natale al St. Mary‟s English Medium School di Mavoor è celebrato con vari programmi culturali come: canti natalizi, il presepio, la rappresentazione della nascita di Gesù Cristo e Santa Claus benedicente. Ci sono danze e altri canti degli studenti in gruppi, che illustrano la nascita di Gesù Cristo. P. Danny Giuseppe, vicario della chiesa “Little flower” di Mavoor, consegna il messaggio di Natale e sr. Brigit, preside della scuola, dà il benvenuto. L‟ingresso della scuola è decorato e illuminato da lampade colorate. Un presepe viene preparato davanti all‟ingresso. Ci sono molti concorsi per gli studenti relativi alla celebrazione del Natale. Studenti e insegnanti vi partecipano con entusiasmo Il dolce di Natale viene distribuito a tutti gli studenti e sono offerti regali agli insegnanti della scuola.
giamento verso la vita. I nostri studenti hanno interagito ugualmente con loro per più di un‟ora e li hanno fatti divertire con canti e danze. Hanno mostrato loro empatia e hanno offerto un aiuto economico. Avevano raccolto quei fondi in tutte le classi per tale scopo. Hanno presentato Rs. 5000 alla Preside della scuola. Al momento di lasciarli, gli studenti hanno abbracciato con gioia i nostri ragazzi per aver trascorso un po‟ di tempo con loro: è stata un‟esperienza diversa e nuova per tutti. Alcuni studenti scelti tra tutti sono andati a trovare a Machery Kunnu vicino GHSS Mavoor, una paziente ammalata a entrambi i reni e sotto cura da un lungo periodo di tempo. Guidati dalla preside e dagli insegnanti, hanno raggiunto la casa a mezzogiorno. Gli studenti hanno fatto domande alla paziente riguardo alla sua malattia e hanno cercato di consolarla. Le hanno dato dei soldi che avevano raccolto per le cure necessarie.
Educare alla solidarietà: visita ai bambini diversamente abili e a una paziente senza rene. Circa 50 studenti, sotto la guida della preside sr. Brigit, con sr. Shaima e altri insegnanti hanno visitato la scuola per alunni diversamente abili a Agastianmuzhi vicino a Mukkam Kozhikode Dt. Per intrattenerli hanno portato loro delle torte. Non avevano una buona conoscenza di come essi si comportano con altre persone e qual è il loro atteg-
Sr. Brigit (Mavoor)
Un tesoro
na mattina mi sono alzata pensanU do a un tesoro. Quale? … È qualcosa di molto prezioso per noi.
tro a causa di: lingua, salute, lontananza, caldo, freddo, ecc ... ricordiamo te, che trovavi un senso in tutto. Hai creduto che tutto passa e Dio solo basta, come Santa Teresa d‟Avila. Grazie, Madre, dal profondo del nostro cuore; hai reso un grande servizio per la crescita della nostra Congregazione. Qui in India tutte stanno progredendo bene per grazia di Dio. Sr. Gladis sta migliorando la sua salute e al momento è ricoverata in ospedale per un altro intervento chirurgico
Di solito si cerca al di fuori di noi, ma è dentro di noi, con noi e tra noi. Ognuno è un tesoro con capacità enormi, talenti e abilità: ma per capire tutto questo abbiamo bisogno di pazienza. Ognuno di noi è un mistero pieno di amore, attenzione e felicità. Vorrei portare un esempio vivente: la nostra ex Madre Generale sr. Giampaola Busolo. Sono ammirata della sua vita e ci ho riflettuto a lungo: 18 anni come Madre Generale, anni di successi o fallimenti, gioia e dolore; lei ha camminato con coraggio davanti a noi. Ora è volata alla sua missione di nuovo. Cara Madre, sei stata una grande guida, ci hai mostrato la via e la stella. La tua vita è stata davvero una sfida, ma hai guardato dritto a Gesù e hai visto la strada. Quando pensiamo alle nostre comunità e chiediamo di spostarci da un luogo all‟al-
(l’articolo è stato inviato il 19 novembre ndr).
Grazie a tutte in Italia, Africa, Brasile, a tutti i nostri benefattori, sostenitori che davvero ci hanno aiutato con la preghiera e con il sostegno finanziario. Siamo servi inutili, abbiamo fatto solo il nostro dovere. Con affetto sr. Sherly Sei un tesoro vivente per noi Ringraziamo Dio per ciò che significhi per noi. 36
Basiliano: Angela nella piena comunione con la Chiesa Cattolica ficile spiegarlo a parole. Quando sono arrivata in Italia ho iniziato a partecipare alla S. Messa con alcuni miei cugini in una comunità cattolica, a Padova. Da subito mi sono sentita bene, come in famiglia. Ho sentito che la mia vita stava cambiando». Continua Angela: «Dio ogni giorno mi aiuta moltissimo, ho sentito che dovevo procedere su questa strada». Angela ha trovato lavoro come ragazza alla pari a Udine e si è trasferita in Friuli, nella parrocchia di Campoformido. «Ringrazio Dio per avermi fatto trovare qui una comunità che mi ha accolta e la catechista suor Albertina della parrocchia di Basiliano, che mi ha accompagnata». Dopo l‟omelia di mons. Mazzocato, Angela ha fatto memoria del suo Battesimo ed è stata invitata a pronunciare una semplice frase: “Credo e professo tutte le verità che la Santa Chiesa cattolica crede, insegna e annunzia”. Parole che esprimono nel profondo la comunione, la fraternità, il sentirsi parte dell‟unico popolo di Dio. Commenta suor Albertina: «La presenza del Signore nella nostra vita, a volte, riserva sorprese straordinarie. Ho vissuto questo momento con grande commozione e gioia; ho esperimentato, ancora una volta, quanto è grande la maternità e la tenerezza della Chiesa, nostra madre. La celebrazione mi ha fatto pregustare la gioia della Chiesa celeste, verso la quale siamo tutti in cammino.»
D
omenica, 24 maggio festività di Pentecoste, nella cattedrale di Udine mons. Andrea Bruno Mazzocato ha conferito la Santa Cresima a oltre cinquanta adulti. Durante la celebrazione Angela ha vissuto il rito di ammissione alla piena comunione nella Chiesa cattolica. Racconta la giovane: «Ringrazio Dio, che mi aiuta ogni giorno... Qui in Friuli mi ha fatto incontrare una comunità che mi ha accolta, una Chiesa che mi fa sentire come in una famiglia». Angela ha 23 anni ed è originaria del Togo. Da bambina ha ricevuto il Battesimo nel suo Paese, nella Chiesa pentecostale, ma una volta giunta in Italia è entrata in contatto con la Chiesa cattolica e ha sentito il bisogno di completare il suo percorso spirituale. Cosa ha fatto scaturire in Angela questo desiderio? «È stata una decisione presa di cuore confida con trasporto ed evidente emozione -. Dif-
Nelle tue mani sono i miei giorni
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lluminate e sorrette dalla fede, accompagnate e guidate dalla costante protezione del nostro amatissimo P. Fondatore, la nostra comunità di Molvena, insieme con le nostre care ospiti, il 16 giugno 2015 ha celebrato il sacramento dell’Unzione degli infermi. La presenza tra noi, a casa “Mater Ecclesiae” di Molvena, del vescovo emerito P. Flavio Carraro e di don Marco Preato ha reso questo momento ancor più significativo e ricco di fraternità nel Signore. Per ciascuna è stato un evento desiderato, atteso, preparato e accolto con animo umile, consapevoli che solo in Lui possiamo vivere la pace e la serenità del cuore. Questa esperienza è stata una nuova occasione di crescita nella fede, di abbandono nelle mani del Signore, che costantemente si fa accanto al cammino di ciascuna donando conforto, vigore e coraggio ai nostri passi a volte incerti e segnati da fragilità. Il nostro P. Antonio Pagani ci ripete quotidianamente: “Siete state create per il cielo, non per la terra”. “Aiutaci, o Signore, a credere, a desiderare l‟incontro con Te! Solo Tu puoi dare senso al nostro pellegrinaggio terreno e renderlo fecondo di bene, quel bene che riempie i cuori perché nasce dall‟incontro con Te, Dio della vita.” Suore di Molvena 37
Comunità di Padova na proposta U di don Marco: «Veniamo con
il Vescovo Roberto Carraro per pregare insieme e per vedere un film significativo!». La sera del 6 novembre celebriamo i È Vespri in modo solenne con il Vescovo e don Marco accompagna con la cetra, ceniamo con tanta fraternità e gioia e, poi, in sala di comunità ecco la proiezione di: “Storia di Teresa Grigolini Cocorempas”, una delle prime Suore Comboniane, missionaria, sposa e madre. Nel 1877 al seguito del santo vescovo Daniele Comboni, nominata da lui Superiora delle Pie Madri della Nigrizia, partì con quattro consorelle verso il Sudan. Nel 1882 fu fatta prigioniera con gli altri missionari dal Mahdi del califfato islamico. Venne Costozza (VI), 19.11.2015
con noi il Vescovo Carraro costretta a sposarsi con un greco per salvare le sue consorelle dalla schiavitù in qualche harem, ma visse fino alla fine della sua vita con l‟animo di consacrata missionaria e una grande nostalgia della sua Congregazione. Una forte testimonianza missionaria, un cammino di fede straordinario! Davvero il Signore conduce i suoi eletti sulla via della santità tracciando per ciascuno una strada che porta a conformarsi a Lui.
Nell’eremo
La prima volta vi siamo andati sotto a un diluvio e ci siamo fermati all‟inizio della via. Cristiano ha subito girato l‟auto esclamando: “È da folli venire qui ad abitare, guarda che strada!” ma qualcosa ci attirava, e dovevamo vedere che cosa ci fosse. Così ci siamo ritornati. Ovviamente noi eravamo ignari di chi fosse il Pagani, non conoscevamo la sua storia. Il posto, la quiete, i boschi, perciò, ci hanno fatto prendere la nostra tanto agognata decisione. In aprile del 2013 ci siamo trasferiti a Pianezze, sul cucuzzolo della montagna, nell‟eremo che secoli prima aveva accolto un eremita. Questo passaggio ci ha stravolto, abbiamo messo in discussione tutto: noi stessi, i nostri lavori, il nostro modo di vivere... Per due anni abbiamo vissuto senza acqua calda (si attaccava lo scalda bagno solo per fare la doccia, calcolando ovviamente 2/3 ore perché scaldasse), senza riscaldamento (solo stufa a legna), senza televisione e computer e nel pieno rispetto della natura! Abbiamo preso un cane, le capre e abbiamo realizzato parecchi orti. In tutto questo la presenza del Pagani ci ha sempre accompagnati e, noi siamo convinti, ci accompagna tuttora. All‟inizio della nostra avventura era-
difficile per noi raccontare È la nostra esperienza; molte volte ci prendono per matti, ma suor Angelina ha così tanto insistito
che ci proviamo! Iniziamo con il presentarci: siamo Barbara e Cristiano, ora giovane coppia di sposini! La nostra è una storia semplice, ma accompagnata dalla presenza spirituale del fondatore delle Suore Dimesse, il Ven. Antonio Pagani. Siamo partiti entrambi dalla campagna vicentina diretti in città, per non farvi ritorno, questa era la nostra idea iniziale! Lavoravamo entrambi nella ristorazione, Cristiano era cuoco e io cameriera in due ristoranti differenti per cui i nostri orari erano completamente sballati da quelli dei nostri amici. Si dormiva alla mattina fino a tardi, lavoro, casa, riposo, lavoro e poi festa! Festa fino a tarda ora: tanto, al mattino si poteva dormire. Tutto questo è andato avanti per un annetto, poi sono iniziate le domande. Quanto ancora potevamo continuare e che futuro stavamo creando? Abbiamo iniziato allora a valutare diverse alternative fino ad arrivare a due possibilità finali: o andarcene in un altro paese, iniziando tutto da zero, o cambiare sistema stando qui, in Italia. Il pensiero comune, che accompagnava qualsiasi scelta avremmo fatto, era che quella doveva essere estrema, radicale. È partita allora la ricerca. Abbiamo visto case fuori dalla comoda città, valutati paesi, lavori possibili da fare fino ad arrivare all‟eremo del Pagani. 38
vamo spaventati da tutto: la distanza della casa dal posto di lavoro, gli inverni rigidi, la strada di montagna, la scomodità per ogni spostamento. Alla fine ci siamo accorti che tutto questo non presentava ostacoli invalicabili, ma solamente sciocche barriere imposte da una
vita frenetica a cui non volevamo più appartenere! Ora, sicuramente più rilassati, ci siamo trasferiti a Costozza con cane e capre; inizieremo a breve una nuova attività in agricoltura e ci siamo addirittura sposati! Non sappiamo in che modo la presenza del Pagani abbia influenzato la
nostra esperienza, ma sappiamo che ci ha aiutato nelle nostre scelte e nell‟impegno delle responsabilità che, come coppia, ci siamo presi. Sappiamo, però, per certo che qualcosa di spirituale e senza tempo lì, nell‟eremo, c‟è. Un abbraccio Cristiano e Barbara
di rispetto e gratitudine che riguardano il bosco, la natura e gli animali che esso racchiude e custodisce, oserei dire delle vere e proprie perle di saggezza. Assaporare gli odori ed i profumi del bosco, il muschio e la terra bagnata, il profumo dei funghi, la corteccia del pino; stupirsi dinanzi ai mille colori: il giallo, il verde , il rosso,... Che dire poi dei suoni e dei rumori: il ticchettio del picchio sul tronco, l‟acqua di un ruscello che scorre lenta ma inesorabile, le foglie che cadono pian piano, il vento che soffia tra i rami degli alberi, il canto soave del grillo, gli aghi di pino che sfiorano il capo quasi a sembrare pioggia. Ma tra tutti i rumori, quello più assordante è sicuramente il silenzio! Che difficile rimanere in silenzio, dalle voci, dalle parole, dalla musica! Il silenzio fa paura, forse ancor più, il rimanere con sè stessi, il riflettere e magari poter ringraziare quel “Qualcuno” per quello che ogni giorno ci dona. “Si sta come d‟autunno su gli alberi le foglie” citava il poeta soldato Ungaretti, per ricordare la caducità dell‟esistenza umana, la fragilità dell‟uomo dinanzi alla guerra e ai fatti dolorosi della vita. L‟autunno è infatti a volte sinonimo di malinconia, di tristezza. Le giornate più corte con meno luce, l‟abbassamento delle temperature spingono a chiuderci proprio “a riccio”, nelle proprie abitazioni, con le proprie famiglie, tra i propri cari. Per questo a noi piace pensarlo come momento di riflessione, di ascolto e di accoglienza dunque. La stessa festa dell‟Accoglienza della nostra Scuola Materna è poi continuata con giochi (il classico fazzoletto-bandiera, indovina il frutto e la staffetta- percorso con veri e propri ricci di castagne), dove i bambini accompagnati dai loro genitori, si sono cimentati in gare di abilità, intuizione e velocità. Riccio Capriccio, Gnomi, Suore, Insegnanti, bambini e genitori hanno poi saputo creare e improvvisare un girotondo di danze e musiche dal sapore antico. L‟allegro e giocoso pomeriggio si è concluso nella convivialità, con gustose torte e deliziosi dolci. Infine la luce ormai fioca e l‟aria frizzantina del tardo pomeriggio di ottobre ci hanno ricordato che era proprio giunto l‟autunno e che il nostro simpatico amico Riccio Capriccio doveva inevitabilmente e finalmente andare in letargo.
FESTA DELL’ACCOGLIENZA e foglie multicolori che cadono lentamente, L il vento tiepido che soffia tra i rami ormai spogli degli alberi, il profumo del muschio bagna-
to nel sottobosco, innumerevoli stormi di uccelli che volano verso lidi più caldi, “il ribollir dei tini e l‟aspro odor dei vini”… tutto ci annuncia che l‟autunno è arrivato e con esso l‟ormai tradizionale “Festa dell‟Accoglienza” della Scuola Materna Mons. Zanellato di Costozza. Il vero senso di questa festa lo si trova nella gioia dello stare insieme, del conoscere e dell‟accogliere, in modo festoso e caloroso a Scuola, i nuovi piccoli “alunni”, con le loro famiglie. Protagonisti come sempre sono stati i nostri bambini con i loro canti e le loro filastrocche autunnali. “Cri cra cro il rumore delle foglie... cri cra cro che nessuno mai raccoglie” citava la loro simpatica canzoncina. E tra le coloratissime e rumorosissime foglie secche... ad entusiasmare gli animi dei piccoli alunni è stato proprio un dolce animaletto prettamente autunnale: un piccolo riccio di nome Capriccio: non ha ancora sonno, vuol fare i capricci, non vuol proprio andare in letargo, ma scorrazzare e giocare per il bosco con i suoi tanti amici animali: il ghiro, la biscia, lo scoiattolo. Girovagando per il bosco, però, ha incontrato dei nuovi amici, molto piccoli ma molto saggi, gli Gnomi. Questi, ai nostri bimbi, hanno donato cesti colmi di primizie e frutti di stagione, quali: funghi, castagne, noci, nocciole, uva, mele, melograni, zucche… Gli gnomi Claudietta, Chiaretta, Paoletta e Patrizietta hanno anche “regalato” dei messaggi
Mamma Riccio (Mariachiara)
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condividere con le sorelle di Casa Madre. Abbiamo vissuto insieme un tempo di intensa e gioiosa preghiera. È stata un‟esperienza di vera fraternità. GRAZIE! Chiediamo a tutte di ricordarci nel Signore perché questa nuova avventura si compia nel Suo nome.
“FERMATI e ascolta… ascolta il tuo cuore… ascolta il Signore… ascolta la vita che ti circonda.”
Sr Alma, sr. Grazia e sr. Gigliola
“Casa A. Pagani” via Dimesse, 8 - PADOVA Tel. 049 666012 Suor Grazia 334 7683480 Suor Gigliola 348 4327510
Con questo invito anche quest‟anno la comunità di Casa A. Pagani ha iniziato a proporre ogni mese alle giovani incontri di preghiera e fraternità. Il 29 ottobre il primo lo abbiamo voluto vivere e
parecchi anni, ormai, l‟inizio della scuola D aè anticipato da un appuntamento che le ra-
subito in movimento, con tanta allegria; poi, la musica segnava l‟appuntamento del pranzo e della cena ma è stata anche la base per una delle nostre attività. Con l‟aiuto di alcune ragazze di terza media – ora di prima superiore – abbiamo preparato dei balletti: abbiamo provato più volte tanti passi e alla fine della settimana ci siamo esibite davanti alle nostre compagne. Ogni gruppo di ragazze aveva un particolare oggetto da indossare, come l‟accappatoio o gli occhiali da sole, a seconda della canzone che veniva ballata. Tutto è riuscito molto bene. Camilla Lenarduzzi e Beatrice Scapolo (I B)
Abbiamo vissuto la settimana azzurra nell‟amicizia, nella condivisione, nell‟aiuto reciproco e nel rispetto. Le varie esperienze ci hanno aiutate a crescere sotto vari punti di vista e a stabilire relazioni serene con tante coetanee. Una sera siamo andate a prendere il gelato nel campeggio che confina con Casa Marina; abbiamo passeggiato per il marciapiede vicino alla spiaggia insieme alle nostre animatrici e alle suore. È stato entusiasmante mangiare il nostro cono tra gli occhi curiosi delle persone che ci guardavano con stupore. Quella sera ci siamo sentite davvero grandi e responsabili!
Le serate erano passate insieme all‟aperto, sedute sul piazzale che precede il viale verso il mare. Facevamo dei giochi divertenti, organizzati dalle nostre animatrici, oppure cantavamo canzoni a tema. Eravamo così contente di stare insieme tra noi che gli altri ospiti della casa si divertivano a guardarci; e si sedevano lì attorno per godersi la nostra allegria.
gazze vivono con particolare entusiasmo. Solitamente era Enego a vedere la nostra presenza, quest‟anno è stato il Cavallino. Lo ha richiesto il numero: dalla quinta alla terza media, erano quasi 80! Il tema delle nostre riflessioni era quello dell‟acqua: un‟acqua che ristora, che risana, che dona vita, e nella quale si possono anche affrontare ostacoli e pericoli, in compagnia di Gesù e degli altri. Condividiamo alcuni ricordi come… goccioline dal mare!
Vittoria Banzato e Cecilia Venturato (I A)
Un altro momento entusiasmante era quello del bagno: al mare o in piscina, era ugualmente divertente. Un giorno le nostre animatrici ci hanno fatto andare al mare tutte insieme. Per entrare in acqua abbiamo preso la rincorsa e poi ci siamo tuffate: è stato molto coinvolgente! Abbiamo provato la gioia di vivere un momento tutte unite, capendo quanto sia bello stare insieme.
Giorgia Feruglio e Maria Vittoria Tesser (I A)
L‟esperienza della settimana azzurra è stata indimenticabile anche per la musica che ci ha accompagnate. Ci faceva compagnia fin dal mattino: le suore ci svegliavano con canzoni che ci mettevano
Giorgia Coltro, Vanessa Trevelin (I B)
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La settimana azzurra ci ha dato l‟opportunità di stare fuori casa più a lungo e soprattutto di conoscere le ragazze delle medie e quelle di quinta che sarebbero diventate nostre compagne. Le suore ci hanno predisposto delle occasioni per parlare tra noi e per confrontarci insieme. Abbiamo capito l‟importanza di dialogare tra le persone senza usare telefoni o altri strumenti tecnologici. Questa esperienza sarà indimenticabile, anche perchè ci ha permesso di cominciare la scuola con delle compagne che conoscevamo già un po‟.
La settimana azzurra è stata proprio un tuffo…tra le conchiglie! Come attività pratica, abbiamo realizzato un portapenne ricoperto di conchiglie che avevamo raccolto un po‟ noi, durante una passeggiata, e altre le nostre animatrici e le suore. Quando abbiamo visto il modello, ci siamo caricate di entusiasmo, ma appena abbiamo cominciato ad incollare le conchiglie ci siamo accorte che non era così semplice: quando attaccavamo la seconda conchiglia, cadeva la prima e noi cominciavamo ad agitarci al pensiero di doverla attaccare un‟altra volta. Ma poi abbiamo capito che era importante avere pazienza e così, poco a poco, le conchiglie hanno iniziato a rimanere al loro posto. Quando abbiamo finito il lavoretto, per noi è stata una grande soddisfazione perché avevamo raggiunto il nostro obiettivo.
Alessia Baciu e Vittoria Salmini Sturli (I B)
Nel pomeriggio, dopo il pranzo e una breve pausa dedicata alle nostre chiacchiere, c‟era il tempo della riflessione. Ci si sedeva in qualche angolo del parco, suddivise in piccoli gruppi e per fasce di età, così ci sentivamo più a nostro agio per parlare. Con noi c‟erano le animatrici e le suore, che ci guidavano nell‟ascolto. In quel momento riprendevamo il Vangelo letto la mattina e scrivevamo alcuni pensieri su un libretto preparato appositamente. Da queste brevi esperienze abbiamo capito che anche da un piccolo testo di Vangelo si può trarre un insegnamento importante per la vita di tutti i giorni.
Marta Chitarin e Laura Rinaldi (II B)
La settimana azzurra ci ha regalato, oltre al tempo passato a divertirsi con le amiche e a fare rilassanti bagni in mare, momenti di preghiera, di riflessione e passeggiate di svago ma anche di crescita: come quella che aveva per meta il villaggio „San Paolo‟. Questa struttura accoglie persone con problemi fisici di vario genere, che trascorrono qui, con le loro famiglie, un periodo di vacanza. Ci siamo arrivate, dopo un traumatico risveglio – in realtà solo un po‟ anticipato rispetto al solito! – attraverso la spiaggia. Al centro del villaggio c‟è la chiesa, una struttura aperta, a indicare accoglienza e disponibilità: qui abbiamo pregato, guidate dalle parole illuminanti del nostro insegnante di religione, don Ottavio. Ci ha detto infatti che, quando facciamo il bagno in mare, siamo noi che andiamo verso l‟acqua, al contrario di quanto ci comunicava il brano che avevamo letto quella mattina, secondo il quale era l‟acqua a dirigersi verso il profeta Ezechiele (cfr. Ez 47,1-5.8-9). Nel suo significato simbolico, quella di cui si parlava è un acqua che fa risaltare la nostra bellezza, come la perla dentro l‟ostrica. Infatti, la conchiglia non è mai chiusa del tutto, ma lascia passare l‟acqua perché faccia risaltare la perla che contiene. Dopo questa interessante preghiera e aver mangiato uno spuntino salutare, siamo ripartite per tornare a casa con uno scopo: raccogliere delle conchiglie! Ci sono servite per completare il nostro lavoretto di decoupage, così da rendere il tutto più personale. Ma oltre a questo, ne abbiamo scelta una, proprio quella che ci sembrava più bella, che poi abbiamo utilizzato nella preghiera della sera: rappresentava noi, poste davanti al Signore, perché Lui possa aiutarci a far risaltare la bellezza che è racchiusa nella nostra interiorità!
Maria Allegra Mazzoccoli e Carolina Zanon (I A)
Ogni giorno, le animatrici con il loro sorriso e con la loro allegria ci svegliavano e, anche se non avevamo proprio tanta voglia di alzarci, lo facevamo ugualmente sapendo che, poi, avremmo avuto loro a rallegrarci e a sostenerci in caso di fatica. La presenza di Beatrice, Chiara, Elisabetta e Milena ci ispirava saggezza e capacità di guidare noi più piccole; abbiamo pensato che è bello diventare degli esempi per chi sta crescendo e speriamo di riuscire a farlo anche noi per altre ragazze più piccole. Ad aiutarci nelle nostre attività c‟erano anche Maria Rosa e Luciano: erano sempre presenti e vigilanti, dalla mattina alla sera; proprio come i nostri genitori! Sofia Cecchini e Silvia Rinaldi (II A)
Beatrice Boldrin e Sofia Bottazzi (III B e III A)
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NELLA LUCE DEL RISORTO SUOR ADALGISA GINA BUSINARO (1928-2015)
Martedì 31 marzo 2015, la nostra cara suor Adalgisa ha terminato il suo pellegrinaggio terreno nella casa “Mater Ecclesiae” di Molvena (VI). Nata a Luvigliano di Torreglia (PD) il 10 novembre 1928, Gina Businaro suor Adalgisa amava la sua casa accogliente, piena di affetti e di sereni insegnamenti. Ricambiava l‟amore dei suoi genitori e dei fratelli con la sua espansività e grandezza d‟animo. Le piaceva abitare quasi “all‟ombra di Villa Assunta”, scorrazzare accanto all‟asilo infantile di Luvigliano, dove lavoravano le Suore Dimesse. Benvoluta da tutti, percorreva allegra e vivace la strada della chiesa e della scuola, felice quando alla sua voce squillante si univano quelle dei compagni. In risposta alla chiamata del Signore, nel 1947 è entrata nel nostro Istituto, portando in cuore tanti ricordi gioiosi. Ha trascorso l‟anno di Noviziato proprio nel suo paese natale. Con le novizie partecipava alla S. Messa nella chiesa parrocchiale, dove le costava non poco rinunciare anche a uno sguardo di saluto verso i suoi familiari, come esigeva la regola dell‟Anno Canonico a quel tempo. Nel 1950, dopo la sua professione religiosa, ha prestato il suo servizio nella scuola materna di
ni in Casa Madre, dove con coraggio sopportava la malattia, che si faceva sempre più pesante; era lieta di poter partecipare ancora alla preghiera comunitaria e ai momenti ricreativi. In silenzio nella cappella dell‟infermeria scopriva sul volto del Crocifisso la luce della risurrezione e ne traeva forza. Le sue condizioni andavano peggiorando, perciò è stata ospitata in casa “Mater Ecclesiae”, dove ha atteso l‟arrivo dello Sposo, che l‟ha introdotta nella Pasqua eterna.
Casa Madre Padova, poi nelle varie comunità parrocchiali dove l‟obbedienza l‟ha inviata. Dava il meglio di sé e, ilare e aperta, sapeva relazionarsi con tutti. Nei primi anni da religiosa si è ammalata di artrite reumatoide deformante. Con fede e pace interiore, aiutata anche dal suo carattere solare e coraggioso, ha accolto le difficoltà della malattia come compagna della sua vita. È stata maestra piena di entusiasmo e creatività per tanti bambini nella scuola materna: accoglieva e seguiva ciascuno con tenera autorevolezza. Ricca di intelligenza e fantasia preparava con loro festicciole e saggi per la gioia dei genitori. Con la sua bella voce forte lodava e ringraziava Dio gioiosamente e sosteneva la preghiera corale e il canto durante le celebrazioni liturgiche. Le piaceva anche ricamare ed esplicava questa sua abilità, nonostante le sue mani alquanto deformate dall‟artrite, nella scuola di lavoro parrocchiale, dove le giovani si preparavano il corredo. Ha trascorso circa trent‟anni nella comunità di Ospedaletto (VI), venticinque dei quali anche come responsabile di comunità; sapeva tenere allegre le sorelle con il suo brio e le battute di spirito e faceva gustare i momenti belli dello stare insieme. Amava profondamente la Famiglia religiosa, fedele al Carisma ed entusiasta degli scritti del Fondatore. Amava la Madonna e nella preghiera affidava a Dio i Superiori, le consorelle e quanti le stavano a cuore. Ha passato gli ultimi an-
SUOR CAMILLA ELENA BALDINA (1930-2015)
Lunedì 1 giugno 2015, ha terminato la sua vita terrena la nostra carissima suor Camilla. Elena Baldina suor Camilla è nata a Piove di Sacco (PD) il 22/04/1930 accolta come dono prezioso dalla sua numerosa famiglia profondamente cristiana. Fin da giovane ha dimostrato fedeltà alla preghiera, mitezza e umiltà di cuore: caratteristiche che l‟hanno aiutata anche a rispondere generosamente alla vocazione alla vita religiosa. A 21 anni è entrata nel nostro Istituto. Si è preparata con entusiasmo e impegno nel periodo di formazione e ha fatto la sua professione religiosa il 31 agosto 1953. Qui nel 1955 l’ha raggiunta la 42
sorella Marina suor Sara. Assidua all‟ascolto della Parola di Dio e dimentica di sé, suor Camilla ha fatto della propria vita un dono; si prodigava con laboriosa abilità come cuoca nelle varie comunità in cui l‟obbedienza la inviava. Gioviale e accogliente, era pronta a rispondere a ogni richiesta e a prestare il suo contributo dove c‟era necessità: tra i bimbi della Scuola Materna, nell‟apostolato parrocchiale, nella visita agli anziani e nella cura dell‟ambiente. Con le sue doti di natura e i doni di grazia ha testimoniato ovunque la “mite sapienza dei piccoli”. Nel 1976 è stata mandata nella Casa di spiritualità francescana a San Pancrazio di Barbarano (VI); sempre sorridente e lieta per 20 anni si è dedicata al dialogo con il Signore e alle mansioni affidatele: la preparazione dei pasti per la Comunità dei Frati Minori e degli ospiti, la cura dell‟orto e del giardino. La malattia l‟ha segnata profondamente, pur in modo graduale, per parecchi anni con il susseguirsi di frequenti episodi di fatica respiratoria dovuta alla bronchite cronica. Nel 2009 suor Camilla è stata accolta nella Casa “Mater Ecclesiae”. Grata alle consorelle e a quanti l‟accudivano, guardava avanti con coraggio senza lamentarsi, trovando forza e fiducia in Gesù Crocifisso. Gli ultimi mesi sono stati per lei un vero calvario, che faceva presagire il compimento dei suoi giorni terreni. A chi le
NELLA PACE DEI GIUSTI esprimeva il dispiacere di vederla sofferente e nella fatica di respirare, lei rispondeva: “Gesù ha patito di più!”. Con cuore docile e sereno suor Camilla ha atteso il Signore e Lui l‟ha introdotta nella pace eterna. SUOR FEDERICA NOEMI CALDERARI (1932-2015)
Suor Federica Noemi Calderari ci ha lasciato per raggiungere la patria del cielo il 15 luglio 2015. Era nata a Barbisana (TV) il 2 luglio 1932. È entrata nel nostro Istituto a Udine l‟1 gennaio 1952 e ha emesso la professione perpetua nel 1959. Aveva ottenuto il Diploma di Scuola Magistrale e ha esercitato la professione in diverse Scuole Materne. Per un tempo più prolungato a Orcenico Superiore (PN). Era persona semplice, ma di carattere forte e determinato. Si è sempre impegnata nella preghiera, in particolare per intercedere per gli altri che si raccomandavano a lei. Aveva un tratto gentile che conquistava tutti; genitori e bambini che l‟hanno incontrata la ricordano con affetto e simpatia. Ha saputo accettare la malattia, così improvvisa e dolorosa, con grande spirito di fede e serenità, confidando nel Signore e offrendo i suoi dolori per tutti. Lascia un grande vuoto.
Con gratitudine ricordiamo la saggia, umile e semplice presenza di Padre Lino tra noi, come guida spirituale. La mattina del 27 ottobre 2015, il Signore ha chiamato a sé il padre Lino Barbieri, della comunità dei Giuseppini del Murialdo “Sacro Cuore” di Padova. P. Lino era nato l‟11 settembre 1923 a Zugliano, Vicenza. Nell‟anno 1940 entrò in noviziato a Vigone, dove professò per la prima volta il 29 agosto 1941. Dopo un anno a Sommariva del Bosco e due anni a Ponte di Piave per gli studi delle superiori, conclusi con l‟abilitazione magistrale, il chierico Lino fece il suo tirocinio come insegnante elementare prima a Thiene (1945-47) e poi un anno ad Albano. Il 2 ottobre 1946 a Montecchio Maggiore professò in perpetuo. Fece gli studi teologici a Viterbo, dove venne ordinato sacerdote il 10 marzo 1951. Giovane sacerdote fu per due anni a Oderzo, insegnante e assistente, quindi a Montecchio Maggiore, dove nel 1957 divenne direttore. Fu poi direttore a Mirano, 1960-64; ad Arcugnano, 1964-65; a Civezzano, 1965-69. Dopo un anno a Mirano, tornò a Civezzano per due anni come padre spirituale; quindi a Enego, dove, dopo un anno da economo, fu direttore dal 1973 al 1978. Nell‟anno 1978 il grande balzo: accettò di essere tra i fondatori della Missione giuseppina in Sierra Leone, allora parte della Provincia Veneta. P. Lino era allora membro del consiglio provinciale. Dopo un anno di studio in Inghilterra per imparare l‟inglese, padre Lino fu direttore a Lunsar dal 1979 al 1988; poi rimase tre anni come insegnante; quindi vicedirettore ed economo a Kissy, dal 1991 al 1995. Nel 1995 rientrò in Italia, con sede nella casa provinciale veneta a Padova, e per due anni fece animazione missionaria, a pro 43
PADRE LINO BARBIERI 1923-2015 della missione della Sierra Leone. Qui divenne direttore dal 1997 al 2003; fu poi per diversi anni vicedirettore. P. Lino godette di grande stima tra i suoi confratelli, e tra la gente che incontrò nel suo apostolato: sacerdoti e suore di diversi istituti religiosi, (tra cui per tanti anni noi Suore Dimesse), laici impegnati e persone semplici. Fu un sacerdote e missionario di preghiera, di buone relazioni, di accoglienza verso tutti. Quando era stanco si rifugiava sempre in chiesa, passando lunghi tempi apparentemente in silenzio, ma con il rosario in mano. Sarà difficile dimenticare il suo sorriso e imitare il suo stare in comunità, accanto e a servizio dei confratelli. In questi ultimi anni la sofferenza si è fatta presente, ma fino a quando ha potuto P. Lino è stato disponibile per il ministero pastorale che gli veniva richiesto, facendosi soprattutto dispensatore della Parola che andava meditando sempre più profondamente. Il Signore lo ha accolto nella sua comunione eterna ad intercedere per noi. don Tullio Locatelli
L’umiltà vi sia scalino d’appressarvi al Dio Bambino; la fiducia santa faccia, che lo prendiate nelle braccia. Il fervente e puro amore, ve lo ponga in mezzo al cuore; il silenzio lo tenga avvolto; affinché mai vi sia tolto.
L’orazione l’accarezzi con baciarlo e fargli vezzi; l’esercizio nel ben operare, ve lo faccia nutricare. L’obbedir crescer lo faccia in voi, finché faccia a faccia, lo possiate in Ciel vedere, e per sempre possedere. Cantico 40 Da “Giardino di poesie spirituali” composto dalla Ven. Madre Maria Alberghetti fondatrice delle Dimesse in Padova