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S. Pasqua 2015


 Le parole di Papa Francesco p. 3 4 Memoria del Padre Pagani p. 4 - 7 Frugando negli archivi p. 7 Le virtù del Fondatore p. 7 - 8 L’augurio della Madre p. 9 Donne di coraggio e di speranza p. 9 - 10 S. Teresa d’Avila p. 11 - 12 Dall’Italia p. 13 ss Dall’India p. 23 ss Dall’Africa p. 28 ss Dal Brasile p. 31 ss Nella luce del Risorto p. 35

Preghiera di ringraziamento per i nostri 400 anni a Padova

 Gloria a Te, Padre misericordioso, che ci hai custodite nel tuo amore e per tua grazia ci hai rese strumenti di bene per i nostri fratelli nella tua Chiesa. Gloria a Te, Cristo Gesù Salvatore, sulle tue spalle ci ha poste il nostro Fondatore; la tua Parola ci ha condotto lungo i secoli, il tuo Pane ci ha sostenute nel lungo cammino. Gloria a Te, Spirito d’Amore, che sempre sospingi la nostra Famiglia fino agli estremi confini della terra, rinnovaci ancora e rendici testimoni dell‟Amore, oggi. Gloria a Te, Trinità Santissima, per il dono della Madre nostra Immacolata; a lei ci affidiamo con cuore di figlie per seguire il suo esempio di umiltà e gioia. Gloria a Te, Signore, nei secoli dei secoli. Amen!

   Sì, l‟Avventura continua, nella semplicità e nella gioia. L‟adesione, da parte delle ragazze, a continuare l‟esperienza della preghiera e della condivisione, ci sembra più che positiva. Nel gruppo si sta instaurando una serena e costruttiva relazione. Mentre ringraziamo il Signore, chiediamo il ricordo di tutte, insieme alla collaborazione fraterna. Sr. Costanza, sr. Gigliola e sr. Grazia

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LA PAROLA DEL PAPA

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‟esperienza di appartenere a una stessa famiglia ha due dimensioni fondamentali che si esprimono nella vita quotidiana: il vincolo spirituale e l‟obbedienza. Il vincolo spirituale è alimentato dalla vita di preghiera (specie degli uni per gli altri) e va esercitato andando incontro gli uni agli altri nel rapporto fraterno, onorandosi a vicenda come membri di Cristo, portando gli uni i pesi degli altri... come ci raccomanda il punto 15 di “Perfectae Caritatis”. La carità che si vive in una comunità religiosa è un dono che viene dall‟Alto (ma non «dal di sopra») e pertanto va chiesto con forza. La comunità, quando è matura, gode della presenza di Cristo. Di conseguenza la preghiera è un fattore essenziale di unione, dal momento che implica l‟adesione di tutti a uno stesso Signore; è il fondamento dell‟unità comunitaria. La vera unione degli animi «deve fondarsi sulla stretta comunione di ciascuno e di tutti con Dio in Cristo». Per questo è importante che nella stessa familiarità con Dio trovino posto le necessità, le persone, i problemi che configurano la comunità... e questo in primo luogo. La carità interna si esprime anche nel portare i pesi degli altri. Cristo ha mostrato la sua preferenza per coloro che l‟ambiente della loro epoca reputava inferiori. Qui l‟amore si presenta più puro, più disinteressato. Quando un religioso si esercita su questo (ricordiamo san Francesco che bacia il lebbroso, le premure di santa Teresa verso le sorelle della sua comunità), va scoprendo questo amore grande e questa preferenza per il più povero della comunità… Così come la vita comunitaria si fonda sul senso di appartenenza, allo stesso modo cresce e si consolida nel contatto affettuoso con le persone meno appariscenti… Nel contatto con gli anziani, i religiosi riceveranno la memoria dell‟istituto. Nel contatto con i più malati e limitati della comunità, riceveranno la grazia dell‟amore disinteressato, la rettitudine d‟intenzione nella carità e - proprio in questa grazia - comprenderanno il valore escatologico dell‟unione degli animi. Il vincolo spirituale non è equivalente a un atteggiamento di «pace a qualsiasi costo». L‟«irenismo» è uno dei nemici giurati della vera unione degli animi perché mira a far risaltare una

falsa pace, una specie di tranquillità, di «non è successo niente», e priva il religioso di una certa concezione bellica della vita che trova il proprio fondamento teologico nella lotta di Satana contro il Signore e la Chiesa... Bisogna diffidare di una comunità, o di un religioso, che non ha mozioni o tentazioni: «I momenti di turbamento e di prova che talora mettono in crisi la nostra comunione fraterna, possono essere trasformati in tempi di grazia, che confermino la nostra dedizione a Cristo e la rendano credibile». Così si ottiene la vera pace: assumendo le tentazioni e la lotta. Abbiamo detto che l‟unione degli animi è un dono di Dio... un dono che, tuttavia, ci si merita pregando e lottando. L‟unione degli animi «si attua, in gran parte, per mezzo del vincolo dell’obbedienza." Per il fatto stesso che è vincolo d’unione, l‟obbedienza è anche garanzia della nostra efficacia apostolica». L‟obbedienza è esigenza primaria dell‟unione degli animi. Nell‟obbedienza tutto l‟edificio comunitario si regge e trova la sua armonia... Nell‟obbedienza si dà l‟unzione che consolida e compatta la vita comunitaria. Il superiore è il prolungamento paterno del fondatore... Il suo compito non si limita a distribuire le mansioni nella comunità: trascende la missione apostolica ad extra per toccare il nucleo stesso della missione ad intra, che è l‟unione degli animi. A lui si chiede «questo genere di governo spirituale», di conservare l‟unione fraterna nella sua comunità… Nella vita religiosa non si possono separare «vita di comunità», «missione» e «obbedienza». Sono espressioni della vita intratrinitaria. Radicano all‟unisono nell‟appartenenza. Non c‟è vita comunitaria senza partecipazione a una missione apostolica, né fuori dall‟obbedienza. Ma manca ancora qualcosa: vita comunitaria, missione e obbedienza non possono sussistere al di fuori del sensus Ecclesiae. «La nostra mutua unione dipende infatti molto, in ultima analisi, dall‟unione delle menti e dei cuori con la Chiesa fondata da Cristo.» Questo «sentire con la Chiesa» è l‟anima dell‟unione dei cuori, perché la vita di comunità può prendere fiato uni3


camente nel seno della santa madre Chiesa gerarchica… Vivere in comunità è vivere in una famiglia, nella quale c‟è storia, aria di famiglia, uno stile; nella quale i giovani crescono e i

nonni invecchiano; nella quale ci sono malati; nella quale ci sono anche limiti: e quei limiti possono essere sopportati insieme soltanto se si è imparato ad amare

la propria famiglia, a sentirsene parte, ad appartenerle. Da: “NEL CUORE DI OGNI PADRE” ed. Rizzoli

S. Pancrazio, 3 gennaio 2015— Omelia di mons. F. Gasparini

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iovanni nella prima lettera ci dice: “Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui”. Grazie a Gesù, alla sua incarnazione noi siamo diventati “figli di Dio”, anzi Giovanni ci dice che “lo siamo realmente!”. Essere figli e figlie di Dio è un impegno, un compito importante per noi, perché siamo “figli nel Figlio”, lo siamo in Gesù Cristo, lo siamo perché Dio ci ha amato così tanto da donarci questa filiazione, questo che è un dono travolgente. Tante volte pensiamo di essere “amici di Gesù”, ma in realtà nella parola di Dio di oggi abbiamo un‟indicazione più forte: siamo realmente figli di Dio, nel suo Figlio Gesù. Ne condividiamo la vita, abbiamo l‟unico Padre, condividiamo il suo essere famiglia trinitaria, camminiamo con lui ogni giorno della vita. Certo che per essere figli dobbiamo far posto a questa realtà vitale, fondamentale, dobbiamo togliere ogni altra cosa, anche se ci sembra importante. Negli “Ordini della divota compagnia delle Dimesse” si legge: “L‟edificio spirituale consiste nel distruggere bene il primo edificio carnale et vitioso; et … profondar i buoni et saldi fondamenti; et sopra quelli poi edificare una bella, et ben‟ordinata

fabrica”. L‟approdo finale è quello comune a ogni buon cristiano: “giungere a goder il premio delle attioni loro, in quella celeste patria, dove sono coronati solo quelli che legittimamente combattono, et perseverano nel opera incominciata da veri cavalieri, figli et amanti”. Ecco l‟impegno per arrivare ad essere figlie del Padre Celeste. Il dono di essere figli è così importante che il Padre Antonio lo scrive come dono della stessa Trinità, un dono straordinario dell‟amore di Dio che si riversa su noi: “Perciò, per mezzo dello Spirito Santo, che è l‟amore del Padre e del Figlio ed è l‟unità, la soavità, la bontà, il loro bacio e abbraccio, tutto ciò che c‟è in comune tra Figlio e Padre, viene concesso all‟uomo per grazia e figliolanza. E l‟uomo, che si trova così immerso in Dio, merita di essere fatto per grazia quello che è Dio per natura. Infatti nell‟antico e nel nuovo Testamento più volte si trova che gli uomini sono chiamati dei e figli di Dio.” (milizia cf. Parte terza, cap. 67)). Esser figli e figlie è dunque un dono di Dio, infinito e straordinario, che deve essere accolto ogni giorno con infinita riconoscenza. Ogni giorno bisogna che prepariamo il nostro cuore a rinnovare e ricevere questo dono infinito: “è opera dell‟uomo preparare di continuo il suo cuore, spogliando la volontà dalle bas4

se passioni, liberando la ragione e l‟intelletto dalle preoccupazioni e la memoria dalle occupazioni oziose e anche a volte da quelle che sembrano necessarie, affinché nel giorno felice del Signore e nell‟ora che a Lui piace, quando tutte le potenze dell‟anima sentiranno la voce dello Spirito Santo che insegnerà e suggerirà loro quelle cose che si devono pensare e desiderare di Dio, subito, senza indugio e senza alcun impedimento, possano insieme concorrere liberamente e cooperare in bene e fortificare e accrescere in sé la conoscenza, l‟amore, l‟unione, l‟amicizia e familiarità di quel sommo bene e unico Creatore, Redentore e loro Amatore.” (Milizia, Parte 3, cap. 67). È un dono che dobbiamo aver presente sempre, quello di essere figli e figlie, perché se lo siamo è perché Cristo ce lo ha meritato con la sua incarnazione, passione e risurrezione: “dobbiamo eziandio di continuo ricordarci e come un perpetuo memoriale e come un sigillo impresso sopra il nostro cuore, portar con noi in ogni luogo tale ricordanza [cioè l‟essere figli di Dio]: che noi siamo già comprati da Christo con un grande e inestimabile prezzo, e non più non siamo nostri, ma di Lui; il quale con il suo prezioso sangue, per sua sola pietà ci ha ricoverati e liberati dalla tirannia di Satana. Per cui siamo ascritti alla sua milizia nel sacro Battesi-


mo” (Milizia, cap. 23) E chi è figlio o figlia, sa che deve essere gradito a Dio, a Dio che Gesù ci dice di invocare come Abbà (il nostro “papà”), con un affetto infinito. Ora il Pagani ci indica – sempre nella “Milizia cristiana” - che per essere figli di Dio dobbiamo purificare il nostro uomo interiore (come leggevo prima negli Ordini delle Dimesse), “nel purificare quel tempio, nel quale si degna e si diletta di venire lo Spirito Santo; quelli i quali a Dio più sovente si donano, si consacrano in perpetuo sacrificio e in totale e libero suo dominio. Quelli i quali più perfettamente rifiutano se stessi e disprezzano e rinunciano a quelle cose che dentro e fuori di sé possiedono; quelli anche i quali totalmente si privano di ogni affezione per le creature visibili e dei parenti e degli amici, di tutte le cose presenti e transitorie, perché il solo e puro amore di Cristo totalmente possieda e regga i loro cuori” (cap. X – seconda parte). In conclusione l‟esser figli/figlie del Padre celeste deve far sì che nei nostri cuori ci sia solo lo stesso amore del Figlio fatto uomo per il Padre celeste, dobbiamo – se siamo figli – aver gli stessi sentimenti di Gesù: siamo anche noi figli nel Figlio! E così non può esserci posto per altro, per nessuna altra precedenza, anzi proprio perché figli dobbiamo amare Dio solo perché è Dio: “non per

schivare le pene dell‟Inferno o del Purgatorio, non per aver la gloria del Paradiso, ma piuttosto per rendersi grati e conformi a un tanto Redentore e amatore loro e perché spinti dalla legge dell‟amore, possiamo rendergli con ogni forza il debito contraccambio dell‟amore, dandogli amore per amore, anima per anima, vita per vita, e dedicando totalmente se stessi a Gesù nostro amatore, il quale tutto e totalmente si è donato, abbassato, annichilito e ha rinunciato a tutto, per donarci il suo puro e perfetto amore”. (Ibidem). Questa realtà di essere figli di Dio – e lo siamo realmente – ci fa considerare in maniera diversa anche i nostri rapporti di parentela e di amicizia, perché tutti devono essere al loro giusto posto: prima il Figlio Gesù che ci ha fatti figli di Dio e poi – corroborati da questa solida realtà di figliolanza – possiamo amare anche gli altri con tutta la libertà del cuore, sicuri che al primo posto (la pietra angolare dei nostri sentimenti) c‟è sempre Gesù Cristo. Dobbiamo ricordarci che gli affetti umani sono transitori, passano, segnano la vita con la loro delicatezza e il loro sentimento, ma l‟essere figli di Dio è eterno, è una realtà che continuerà anche nel Regno dei Cieli. Il padre Antonio ce lo ricorda (sempre nella Milizia), dicendo che se mettiamo al giusto posto gli affetti terreni potremo “con 5

tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze (così come ci comanda Dio) amare Gesù nostro Signore e amatore carissimo, per non dover mai anteporre al suo puro e fedele amore, alcuna cosa creata. Per la qual cosa noi dobbiamo spogliarci e separarci con l‟animo dall‟amore di ogni cosa presente e visibile (così come con Cristo Crocifisso), non abbiamo più a che fare con il mondo, né con la carne, ma di tutte le cose temporali privi e nudi in croce, con le parole di esso crocifisso Redentore, raccomandiamo al discepolo la madre nostra” (cap 31). È incredibile come il padre Antonio veda proprio nelle parole di Gesù, sulla croce la nostra realtà di figli: quando Gesù ha detto a Maria “ecco tuo figlio” – rivolgendosi a Giovanni – in Giovanni ci siamo tutti noi, figli affidati alla Madre, figli nel Figlio Gesù. Questa convinzione di essere tutti figli e figlie di Dio, farà sì che nelle nostre relazioni sappiamo che le persone con le quali abbiamo a che fare sono nostri fratelli e sorelle, perché lo sono in Gesù Cristo. E l’essere figli di Dio deve farci attenti a ricordarcelo ogni momento delle nostre giornate, dal mattino alla sera. Sempre nella Milizia il padre Pagani invita a fare di mattina tre piccole cose (capp. 26-28 della quarta parte):


Dopo il debito riposo, lodare e ringraziare Gesù Cristo della creazione, della redenzione e della vocazione. Ringraziarlo perché ci custodisce continuamente. Offrirgli il nostro amore, cercando di conformarci completamente a Lui. Rinunciare a tutte le cose – che più ci piacciono – consegnandole nelle sue mani, ma soprattutto “deve donare a Lui tutto se stesso”. Dobbiamo “considerare dove più spesso si trovi il nostro cuore, cioè il tuo affetto e il tuo pensiero: perché dobbiamo sapere che lui è il nostro tesoro, è tutto quel bene che realmente speriamo e amiamo”. E dobbiamo dire davanti al Crocifisso “mi propongo oggi Signore mio fedelis-

simo – perché ho da te la vita –, di ricordarmi molte volte di te, mio sommo e unico bene, che mi ama e mi custodisce. E mi voglio sempre dilettare di te, come del mio carissimo e preziosissimo tesoro, contentezza del mio cuore, mia gioia, mia allegrezza, mia felicità in questa e nell‟altra vita”. Proporsi di seguire Gesù, rinunciando a ogni proprio volere, parere e diletto (che sono le tre cause di ogni male) per poter imitare e seguire solo le virtù di Gesù Cristo crocefisso, per poter vivere e morire secondo il beneplacito del Signore, cioè vivere da figli del Padre celeste. Così nelle nostre giornate potremo essere veramente figli e figlie di Dio, ogni attimo, ogni momento.

Bisogna però cominciare bene fin dall‟inizio della giornata! E concludo con una parte della lettera che il padre scrive a Deianira nel Natale del 1579: “Considerate la sua vita povera e disprezzata da tante persone. Riflettete che Lui, Figlio di Dio, si è dato a noi, è nato per noi, a nostra disposizione, per la nostra gioia e felicità in questa e nell‟altra vita. Pregatelo, accarezzatelo, stringetelo, tenetelo, non lasciatelo partire dai vostri cuori, dal vostro pensiero, dalla vostra conversazione, perché è tutto vostro: ha dato la sua vita per la vostra e ha stimato di più il vostro bene che il suo male.”

Memorie delle prime Fondatrici delle Dimesse Raccolta di alcune notizie più significative che si è potuto sapere riguardo alla vita di M. Deianira Valmarana: nascita, educazione e principi di vita spirituale. Manoscritto di Terenzia Ghellini - Vicenza, 4 settembre 1789 (A cura di sr. Rosalia Miazzo e sr. Sara Gori)

gioia, perché non solo si vedeva in lei la naturale gentilezza, ma con virtuosi gesti dimostrava grazia e santità. Aveva grande capacità di comunicazione e vivamente persuadeva ad esercitarsi nelle virtù; perciò per merito delle sue esortazioni ci s‟infervorava e animava; si abbracciava con buon volere qualsiasi difficoltà pur di acquistare le virtù. Dimostrava nel suo sembiante una straordinaria benignità e trattava tutte con tanta gentilezza che non si poteva non amarla, come vera madre, poiché lei era tale con ciascuna. Era di bell‟aspetto e di statura grande; aveva la fronte piana e spaziosa, gli occhi cerulei, il naso affilato, le labbra rubiconde, la faccia bianca e graziosamente tinta di vermiglio, benché per l‟età e l‟indisposizione si vedeva molto estenuata; aveva le mani lunghe e bianche, il passo grave, né troppo tardo né troppo veloce. Graziosa nello sguardo era sempre molto allegra e in tutti i suoi gesti molto ben controllata, ciò la rendeva assai amabile a tutte.

Capitolo 10 LE SUE DOTI NATURALI

Deianira era naturalmente dotata da NoM. stro Signore di bell‟ingegno ed eloquen-

za; da queste doti derivavano tutte le sue azioni fatte con ogni perfezione. Parlava con molta grazia; una volta, recatasi a Venezia per diverse esigenze della Compagnia, dovette parlare con molti importanti senatori; discorreva con tanta maniera che ciascuno rimaneva soddisfatto e la lodava, come persona di molto valore. Così in Vicenza ebbe occasione di parlar diverse volte con il Vescovo Michele Priuli, con il Cardinale di Verona, visitatore apostolico nella Diocesi vicentina, e con molti altri personaggi: tutti restavano stupiti del bellissimo modo di esprimersi, delle graziose maniere e ben fondate ragioni, con cui manifestava la sua idea. I signori che venivano a visitare la Compagnia volevano sempre trattare con lei ricevendone particolare

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di don Mario Guariento (appunti da un ritiro spirituale) La fruttuosa e perfetta pazienza da “Il Tesoro ...” Terza parte: cap. 16

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ontempliamo intensamente la grande bontà e bellezza delle virtù del Salvatore: la perfetta obbedienza, castità, povertà, umiltà, pazienza, magnanimità, carità e le altre sante virtù, che il Signore ci ha manifestato, nella sua vita povera e faticosa, e nella sua dolorosa passione, e che ci ha proposto come libro della vita ed esempio del vivere bene. Noi dobbiamo, con animo forte e lieto, con grande confidenza, con affetto e dolcezza di cuore, darci da fare, con tutte le forze, per acquistare con l‟aiuto divino queste virtù, cercando, quanto ci è possibile, di imitare il modo di agire, la vita e la morte del Signore crocifisso (1 Pt 4). Siamo incitati a impegnarci con tutte le forze per conformare la nostra vita alla vita e alla passione del Redentore. Non dobbiamo fuggire le afflizioni del corpo o dell‟animo, come nocive, ma le dobbiamo aspettare con desiderio, accogliere con amore, sopportare con umile abbandono e ricevere caramente, come frutti della santissima croce e passione del Salvatore, come salutari medicine delle nostre anime, come mezzi o strumenti per la nostra purificazione e santificazione, per la quale siamo fatti degni della compagnia del Signore (Ef 1,2). Senza interiore ed esteriore esercizio delle fruttuose sofferenze, l‟anima non si purifica dalle sue bruttezze, né lo spirito si fortifica nelle virtù cristiane,

non si accende né aumenta in noi l‟amore delle virtù e di Gesù Cristo, né infine il nostro amore, senza quelle, perviene alla vera unione e trasformazione nel suo amabile oggetto, sommo ed eterno Bene, Gesù, nostro amore, crocifisso per amore (Mt 11). Egli attrae dietro di sé le anime innamorate di Lui con il soavissimo profumo dei suoi preziosi unguenti. Le invita e attira a sé con l‟esempio delle soavi virtù, con le sue dolcissime parole e grandi promesse, con le meravigliose opere e con il suo immenso amore (Gv 6. Ct 1 e 4).” “E il benedetto Padre, con ammirabile bontà e pazienza, tutti ascoltava e a tutti donava il conforto e la luce.”

a Scrittura attesta che la L «pazienza» è anzitutto una prerogativa divina: secondo Es 34,6 Dio è longanime, magnanimo, paziente. Questa pazienza è stata manifestata compiutamente nell‟invio del Figlio Gesù Cristo e nella sua morte per i peccatori. «Il Signore non ritarda nell‟adempire la promessa, ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti giungano a conversione» (2 Pt 3,9) La pazienza del Dio biblico si esprime al meglio nel fatto che Egli è il Dio che parla: parlando, dona il tempo all‟uomo per una risposta e quindi attende che arrivi alla conversione. La pazienza di Dio non va confusa con l‟impassibilità, anzi, essa è il «lungo respiro della sua passione» (E. Jùngel), è la lungimiranza del suo amore che «non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva», ed è una 7

forza operante anche quando il movimento di conversione non è ancora compiuto. La pazienza di Dio trova così la sua espressione più pregnante nella passione e croce di Cristo: lì la dissimmetria fra il Dio che pazienta e l‟umanità peccatrice si amplia a dismisura nella passione di amore e di sofferenza di Dio nel Figlio crocifisso. Da allora la pazienza, come virtù cristiana, è un dono dello Spirito elargito dal CrocifissoRisorto. Per il cristiano la pazienza è sia perseveranza, cioè fede che dura nel tempo, che «capacità di guardare e sentire in grande». Questo secondo aspetto dice come la pazienza sia necessariamente umile: essa porta l‟uomo a riconoscere la propria incompiutezza e diventa pazienza verso se stessi; riconosce la fragilità delle relazioni con gli altri, strutturandosi così come pazienza nei confronti degli altri; confessa l‟incompiutezza del disegno divino di salvezza, configurandosi come speranza, invocazione e attesa di salvezza. La pazienza è la virtù di una Chiesa che attende il Signore, che vive responsabilmente il non ancora senza anticipare la fine e senza ergere se stessa a fine del disegno di Dio. Essa rigetta l‟impazienza del perfezionismo e percorre la via faticosa dell‟ascolto, dell‟obbedienza e dell‟attesa nei confronti degli altri e di Dio per costruire la comunione. La pazienza è attenzione al tempo dell‟altro, nella piena coscienza che il tempo lo si vive al


plurale, con gli altri, facendone un evento di relazione, d‟incontro, d‟amore. Per questo, forse, oggi, nell‟epoca stregata dal fascino del «tempo senza vincoli», - in cui la libertà viene spesso immaginata come assenza di legami, come possibilità di operare dei ricominciamenti assoluti dall‟oggi al domani, che riportino a un incontaminato punto di partenza, azzerando o rimuovendo tutto ciò in cui prima si viveva, anzitutto relazioni e impegni assunti - può apparire così fuori luogo e al tempo stesso così urgente e necessario il discorso sulla pazienza: sì, per il cristiano, essa è centrale quanto l’agape, quanto il Cristo stesso.

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l pazientare, cioè l‟assumere come determinante nella propria esistenza il tempo dell‟altro, di Dio, è infatti opera dell‟amore. «L‟amore è paziente». Spesso la pazienza è stata definita dai Padri della chiesa come la summa virtus essenziale alla fede, alla speranza e alla carità. Ha scritto Cipriano di Cartagine: «Il fatto di essere cristiani è opera della fede e della speranza, ma perché la fede e la speranza possano giungere a produrre frutti, abbisognano della pazienza». Innestata nella fede in Cristo, la pazienza diviene «forza nei confronti di se stessi» (Tommaso d‟Aquino), capacità di non disperare, di non lasciarsi abbattere nelle tribolazioni e nelle difficoltà, diviene perseveranza, capacità di rimanere nel tempo senza snaturare la propria verità; diviene capacità di supportare gli altri, di sostenerli. Nulla di eroico in questa operazione spirituale, ma solo la fede di essere a propria volta sostenuti dalle braccia del Cristo stese sulla croce. Il credente è sorretto da una promessa: «Chi persevera fino alla fine sarà salvato», che non va intesa semplicemente come un rimanere saldi nella profes-

sione di fede, ma come un mettere in pratica la pazienza e l‟attiva sopportazione «sopportatevi a vicenda», «siate pazienti con tutti». Questa paziente perseveranza è richiesta non tanto in considerazione della lunghezza del tempo d‟attesa, quanto piuttosto della gravità della prova, delle «doglie del tempo ultimo», che devono essere superate con energia e costanza.

a meta alla quale è proL teso questo atteggiamento di pazienza è il ritorno di Cristo. Una pazienza priva di speranza sarebbe altrettanto «vuota» come la morte di Cristo senza la risurrezione; forza e sostegno della pazienza è la speranza. Paolo mette in guardia, perché la speranza cristiana non si corrompa, non salti al di là della realtà e finisca nel fanatismo; per questo le impone il saldo vincolo della pazienza. (Rm 8, 25) Dunque, è necessario annunciare prima di tutto questa lieta novella nella pazienza di Dio; solo dopo aver detto questo e a condizione di tenerlo continuamente presente, si può allora passare anche al discorso sulla pazienza umana. Il suo senso è porre l‟uomo nell‟attesa dell‟intervento di Dio, dell‟adempimento delle sue promesse. Questo appello avviene in due direzioni. Innanzitutto è diretto agli impazienti, per i quali sembra che tutto duri troppo a lungo. Non poter attendere, questa è la tentazione di quelli che vorrebbero vedere subito realizzata la signoria di Dio. Soffrono nel vedere questo mondo così lontano da Dio, pretendono in certo senso di anticipare la pazienza di Dio e vorrebbero realizzare la sua giustizia a loro modo. Sono pieni di zelo là dove devono predicare, insistono là dove è ad essi consentito di pregare, giudicano là dove la misericordia di Dio vuole manifestarsi. 8

Nella loro impazienza perdono di vista il dono che Dio concede a colui che attende assieme a lui il suo futuro in piena certezza. Proprio per la pazienza di Dio, ci è consentito di valorizzare il prossimo, di scoprire in lui la molteplicità della creazione divina; sperimentiamo la forza superiore dell‟amore mentre tolleriamo il prossimo nella sua contraddittorietà, nei suoi lati negativi e nella sua colpa. Chi esercita questa pazienza entra in tutta libertà nel mondo del nemico e comincia a riconoscere proprio in lui colui che Dio ama, a rispettarlo e comunque ad assicurargli il proprio amore. Così la pazienza pone un freno a ogni cieco ed errato zelo e dà la gioia di vedere come Dio riconduce a sé, a modo suo, la creazione. Ma in un tempo come il nostro dobbiamo cogliere anche l‟altra direzione della pazienza: è un appello agli stanchi, che sono senza speranza. Per costoro l‟appello alla pazienza è un invito a scuotersi, a svegliarsi: certo, è la pazienza di Dio che concede ancora spazio alle cose, ma essa non sarà senza fine.

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ccorre attendere nella vigilanza! Dio rimane all‟opera e quanto egli ha promesso sarà adempiuto. Infondendoci la sua speranza, ci dà forza e coraggio per tenere duro nelle difficoltà del nostro cammino, anche nella sterilità e indifferenza dei nostri giorni. Dio trasforma così la nostra rassegnazione in vigile e trepida attesa. La furia dei “cesari” e dei potenti non ha potuto gettare i martiri in preda al fatalismo o alla disperazione, perché essi, attraverso il Cristo glorificato dopo la passione e la morte, vedevano risplendere la corona della vittoria, senso e scopo di ogni sofferenza. La speranza dà ali alla pazienza e ci strappa al ripiegamento su noi stessi per porci nell‟attesa del Signore che viene.


“Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno” (Mt 28,10) Lo Spirito del Signore Risorto rompa i nostri indugi e le resistenze, ci avvolga della sua luce e ci doni il coraggio di un annuncio pieno di speranza.

Buona Pasqua! Fraternamente Madre Ottavina

DONNE DI CORAGGIO E DI SPERANZA da “ANNUNCIARE E SERVIRE IL VANGELO CON CUORE DI DONNA” di sr. Enrica Rosanna Padova, 20 settembre 2014

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n proverbio ebraico dice: «Poiché Dio non poteva essere dappertutto, creò le madri». Nella sua Enciclica Spe salvi Benedetto XVI scrive che nell‟Ora della Croce, quando tutto è sembrato un fallimento, quando l‟erede di Davide, il Figlio di Dio, lo vide morire come un fallito, esposto allo scherno, tra i delinquenti, in quell‟ora in cui accolse dalle sue labbra morenti la parola di consegna “Donna, ecco il tuo figlio!”, in quell‟ora ritornano alla mente di Maria le parole dell‟Angelo: “Non temere!”. Maria è dunque la figura dalla fede incrollabile, intrisa di speranza, incrollabile perché fondata sulla parola e sulla natura del Figlio e sulla fedeltà del Padre al suo progetto d‟amore per noi. “Non temere, Maria!”. Quando sembra tutto fallito, è allora che tutto incomincia perché c‟è sem-

pre un‟Ora di Dio, c‟è sempre un terzo giorno per l‟amore che il Padre ha riservato a tutti i suoi figli. A volte, in comunità, viviamo il silenzio del sabato santo, l‟agonia della croce. Ebbene, le parole di Gesù: «Donna, ecco tuo figlio» anche per noi vengono quasi a significare: “Donna, deponi il tuo dolore e riscopri la In nome della maternità, Maria è aiutata dal Figlio morente a deporre il suo grande dolore e a passare a un nuovo figlio, a un nuovo amore. tua maternità, riscopri la tua capacità d‟amore. Un figlio muore, ma un figlio ti è dato”. Dopo la croce viene lo splendore del terzo giorno: la resurrezione, la ripresa, il coraggio di ricominciare. 9

In nome della maternità, Maria è aiutata dal Figlio morente a deporre il suo grande dolore e a passare a un nuovo figlio, a un nuovo amore. Questa è la pasqua di Maria: una maternità ferita e risorgente. Ferita e moltiplicata. Quando tutto muore, quando tutto si fa nero sul Golgota, Gesù pronuncia parole di vita. Dice «madre», dice «figlio». Dice generazione e affetto, e vita che riprende a scorrere. Dobbiamo credere, con la forza della Vergine dolorosa, che anche nei momenti duri della nostra vita germina già l‟aurora della resurrezione.


Come è bella la preghiera coraggiosa di Madre Teresa: «Quando sono triste, Signore, mandami qualcuno da consolare, quando ho fame mandami qualcuno che io possa sfamare, quando non ho tempo mandami qualcuno che io possa aiutare, almeno un momento». l mondo è un immenso pianto, ma proprio guardando al Calvario possiamo dire anche che è un immenso parto, che ci parla del misterioso legame che il dolore ha intrecciato con la maternità e con la novità. Il nuovo nasce sempre con dolore. Il grido vittorioso del bambino che viene alla luce è un grido di sofferenza, ma sopraffatto dalla vittoria della vita; angoscia sopraffatta dalla gioia della natività e della maternità. Paul Tillich, in uno dei suoi Sermoni, racconta questa storia: «Al processo di Norimberga comparve un testimone che era vissuto per un certo periodo di tempo in una tomba di un cimitero ebraico, a Wilna, in Polonia. Era il solo luogo in cui egli e molti altri potessero vivere, mentre si nascondevano dopo essere sfuggiti alla camera a gas. Per tutto quel tempo quell‟uomo scrisse dei versi e una lirica era la descrizione di una nascita: in una tomba vicina una giovane donna dava alla luce un bambino, assistita dal becchino, un vecchio di ottant‟anni, avvolto in un sudario. Al primo vagito del neonato, il vecchio pregò: „Gran Dio, ci hai finalmente mandato il Messia? Perché chi altro può nascere in una tomba se non il Messia?‟» (SSF 154-155). I giorni del dolore, anche se vissuti nella fede e nella speran-

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za, lasciano cicatrici nell‟intimo. La croce brucia nel cuore. Anche il Risorto ritornerà dai suoi con le piaghe aperte, quasi esibite per il dito e la mano di Tommaso. La risurrezione non cancella le ferite del Crocifisso. Da esse però non sgorga più sangue, ma luce. Le ferite della vita non cercano spiegazioni, che spesso non ci sono, ma la condivisione discreta, il silenzio che partecipa, la vicinanza che condivide. Il dolore non chiede ragioni, ma compagnia e partecipazione. La sofferenza passa, ma l’aver sofferto resta e diventa sapienza di vita.

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l Signore ci proteggerà sempre, ma non dalla sofferenza, bensì nella sofferenza. Come ha protetto suo figlio non dalla morte, ma nella morte. Maria è la donna forte e coraggiosa che non ha avuto sconti sul prezzo della sofferenza. E la Bibbia è un libro che sanguina, come la vita. Maria è l‟immagine conduttrice di come possiamo vivere il tempo della croce, di come possiamo stare ai piedi delle infinite croci dove Cristo è ancora crocifisso nei suoi fratelli e nelle sue sorelle, in tante parti del mondo. Domandiamoci: come accogliamo e viviamo i momenti segnati dalla croce? Come aiutiamo le nostre sorelle a viverli? scoltiamo le parole esiA genti e severe di Papa Francesco: «I poveri e i deboli hanno molto da insegnarci. Oltre a partecipare del sensus fidei, con le proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferente. Dobbiamo farci evangelizzare da loro. La nuova

evangelizzazione è un invito a riconoscere la forza salvifica delle loro esistenze e a porle al centro del cammino della Chiesa. Siamo chiamati a riconoscere Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro. La peggiore discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale. L‟immensa maggioranza dei poveri possiede una speciale apertura alla fede: hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua parola, la celebrazione dei sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede. L‟opzione preferenziale per i poveri deve tradursi spiritualmente in un‟attenzione religiosa privilegiata e prioritaria». Non solo, ma «…dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana. Chi accompagna sa riconoscere che la situazione di ogni soggetto davanti a Dio e alla sua vita di grazia è un mistero che nessuno può conoscere pienamente dall‟esterno». L‟altro, il povero, il bisognoso, è terra sacra… Ogni sorella è terra sacra. Penso a Mosè e al roveto ardente!

Camino de Luz (Cammino di Luce), il pellegrinaggio che dal 15 ottobre ha portato il bastone originale di Santa Teresa in 30 Paesi dei cinque continenti in occasione del V centenario della nascita della santa, è arrivato l‟11 marzo, in Vaticano. Papa Francesco ha ricevuto i partecipanti al pellegrinaggio. Con questo gesto, ha voluto rendersi presente al centenario e sostenere le commemorazioni organizzate in questa occasione dalla Chiesa spagnola, dalle istituzioni civili e dall'Ordine dei Carmelitani Scalzi. Si chiudeva così in bellezza il pellegrinaggio mondiale. Il Vaticano era l'ultima tappa prima di arrivare in Spagna il 28 marzo. 10


500 ANNI DALLA NASCITA DI SANTA TERESA D’AVILA: 28 marzo 1515 Dal “Messaggio del Santo Padre Francesco al Vescovo di Avila in occasione dell‟apertura dell‟Anno Giubilare Teresiano - 15 ottobre 2014

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l 28 marzo 1515 nacque ad Avila una bambina che con il tempo sarebbe stata conosciuta come santa Teresa di Gesù. ...Alla scuola della santa camminatrice impariamo a essere pellegrini. L‟immagine del cammino può sintetizzare molto bene la lezione della sua vita e della sua opera. Teresa intese la vita come un cammino di perfezione lungo il quale Dio conduce l‟uomo, di mansione in mansione, fino a Lui e, allo stesso tempo, lo mette in viaggio verso gli uomini. Per quali cammini vuole portarci il Signore, seguendo le orme di santa Teresa e tenuti per mano da lei? Ne vorrei ricordare quattro che mi fanno molto bene: quelli della gioia, della preghiera, della fraternità e del proprio tempo. Teresa di Gesù invita le sue monache a «procedere con letizia» servendo. La vera santità è gioia, perché «un santo triste è un triste santo». I santi, prima di essere eroi coraggiosi, sono frutto della grazia di Dio agli uomini. Ogni santo ci mostra un tratto del multiforme volto di Dio. In santa Teresa contempliamo il Dio che, essendo «sovrana Maestà, eterna Sapienza» si rivela vicino e compagno e prova gioia a conversare con gli uomini: Dio si rallegra con noi. E, sentendo il suo amore, nella santa nasceva una gioia contagiosa che non poteva dissimulare e che trasmetteva attorno a sé. Questa gioia è un cammino che bisogna percorrere per tutta la vita. Non è istantanea, superficiale, tumultuosa. Bisogna cercarla già «agli inizi». Esprime la gioia

interiore dell‟anima, è umile e «modesta». Non si raggiunge con la scorciatoia facile che evita la rinuncia, la sofferenza o la croce, ma si trova patendo travagli e dolori, guardando al Crocifisso e cercando il Risorto. Perciò la gioia di santa Teresa non è egoista né autoreferenziale. Come quella del cielo, consiste nel «gioire della gioia di tutti», mettendosi al servizio degli altri con amore disinteressato. Come disse a uno dei suoi monasteri in difficoltà, la santa dice anche oggi a noi, soprattutto ai giovani: «Non smettete di camminare gioiosi!». Il Vangelo non è un sacco di piombo che si trascina pesantemente, ma una fonte di gioia che colma di Dio il cuore e lo spinge a servire i fratelli!

a Santa percorse anche il L cammino della preghiera, che definì in modo bello come

«un rapporto d‟amicizia, un trovarsi frequentemente da soli a soli con chi sappiamo che ci ama». Quando i tempi sono «difficili», «sono necessari forti amici di Dio per sostenere i deboli». Pregare non è un modo di fuggire e neppure di mettersi in una bolla, né di isolarsi, ma di avanzare in un‟amicizia che quanto più cresce tanto più si entra in contatto con il Signore, «vero amico» e fedele «compagno» di viaggio, con il quale «tutto si può sopportare», perché sempre «Egli ci dà aiuto e coraggio, non ci viene mai meno». Per pregare «l‟essenziale non è già nel molto pensare, ma nel molto amare», nel volgere gli occhi per guardare chi non 11

smette di guardarci amorevolmente e di sopportarci pazientemente. Dio può condurre le anime a sé attraverso molte strade, ma la preghiera è il «cammino sicuro». Lasciarla significa perdersi. Questi consigli della santa sono di perenne attualità … in particolare per tutti i membri della vita consacrata. In una cultura del provvisorio, vivete la fedeltà del «sempre, sempre, sempre» (Vita 1, 4); in un mondo senza speranza, mostrate la fecondità di un «cuore innamorato» (Poesia 5), E in una società con tanti idoli siate testimoni che «solo Dio basta» (Poesia 9). ...Per la santa riformatrice il sentiero della preghiera passa per la via della fraternità in seno alla Chiesa madre. Fu questa la sua risposta provvidenziale, nata dall‟ispirazione divina e dal suo intuito femminile, ai problemi della Chiesa e della società del suo tempo: fondare piccole comunità di donne che, a imitazione del «collegio apostolico» seguissero Cristo vivendo in modo semplice il Vangelo e sostenendo tutta la Chiesa con una vita fatta preghiera. Per questo «sorelle» ci ha «riunite qui» e questa fu la promessa: «Egli, Gesù Cristo, sarebbe stato con noi». Che bella definizione della fraternità nella Chiesa: camminare insieme con Cristo come fratelli!

tal fine Teresa di Gesù A non ci raccomanda molte cose, ma solo tre: amarsi molto

gli uni gli altri, distaccarsi da tutto e vera umiltà, che «sebbene sia da me nominata per ultima, è la virtù principale e le abbraccia tutte».


Come vorrei, in questi tempi, delle comunità cristiane più fraterne dove si faccia questo cammino: procedere nella verità dell’umiltà che ci libera da noi stessi per amare di più e meglio gli altri, soprattutto i più poveri! Non c‟è nulla di più bello di vivere e morire come figli di questa Chiesa madre! Proprio perché è madre dalle porte aperte, la Chiesa è sempre in cammino verso gli uomini per portare loro quell‟«acqua viva» che irriga l‟orto del loro cuore assetato. La santa scrittrice e maestra di preghiera fu allo stesso tempo fondatrice e missionaria per le strade della Spagna. La sua esperienza mistica non la separò dal mondo né dalle preoccupazioni della gente. Al contrario, le diede nuovo impulso e coraggio per l‟operato e i doveri di ogni giorno, perché «il Signore si aggira» anche «fra le

pentole». Lei visse le difficoltà del suo tempo, tanto complicato, senza cedere alla tentazione del lamento amaro, ma piuttosto accettandole nella fede come un‟opportunità per fare un passo avanti nel cammino. Perché «ogni tempo è buono per Dio, quando vuole favorire di grandi grazie coloro che lo servono» (Fondazioni 4, 5). Oggi Teresa ci dice: prega di più per capire bene che cosa succede attorno a te e così agire meglio. La preghiera vince il pessimismo e genera buone iniziative. È questo il realismo teresiano, che esige opere invece di emozioni e amore invece di sogni; il realismo dell‟amore umile di fronte a un ascetismo affannoso! A volte la santa abbrevia le sue amene lettere dicendo: «Siamo in cammino», come espressione dell‟urgenza di

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ono ex allieva dell‟Istituto Magistrale Don Bosco degli anni „60. In questo ambiente ho apprezzato l‟incontro di tutti gli studenti ogni mattina per il famoso “Buongiorno”, una breve preghiera comune, e la presentazione dell‟ordine del giorno. Mi sono tenuta in contatto con le mie insegnanti anche tramite la rivista mensile “Don Bosco”. Nel tempo ho capito sempre meglio l‟importante insegnamento educativo di san Giovanni Bosco: “È meglio prevenire che correggere!”. L‟ho sperimentato anch‟io con risultati molto buoni. È un insegnamento valido anche ai nostri giorni nelle situazioni difficili come pure nei rapporti fra gli Stati.

continuare fino alla fine il compito iniziato. Quando il mondo arde, non si può perdere tempo in affari di poca importanza. Magari contagiasse tutti questa santa fretta di uscire a percorrere i cammini del nostro tempo, con il Vangelo in mano e lo Spirito nel cuore! «È tempo di camminare!». Queste parole di santa Teresa d‟Avila, dette poco prima di morire, sono la sintesi della sua vita e diventano per noi, una preziosa eredità da conservare e da arricchire. È tempo di camminare, procedendo lungo le strade della gioia, della preghiera, della fraternità, del tempo vissuto come grazia! Percorriamo i cammini della vita tenuti per mano da santa Teresa. Le sue orme ci conducono sempre a Gesù...

metodi del loro Santo Fondatore. In particolare ricordo la benevolenza con cui ci accoglievano, le premurose attenzioni che prestavano a tutte le allieve e la competenza con cui affrontavano le varie discipline di studio. Vedevo che tutte erano “impregnate” del carisma di don Bosco. Mi piaceva “sentire” questo Santo educatore che aveva insegnato un metodo educativo, chiamato “sistema preventivo”. Ci veniva “sviscerato” ogni elemento che potesse essere utile per comprenderne il senso e la concretezza; soprattutto le “parole chiave” per entrare in sintonia con Lui: ragionereligione-amorevolezza. Ho compreso allora che, come Lui sosteneva, “l’educazione è questione di cuore”. Sentendo raccontare la sua vita, ho capito che l‟opera da Lui iniziata continua ancor oggi con la stessa sollecitudine verso i giovani, amati e accolti con la tenerezza e l‟amore di Dio Padre e Madre.

Sr. Anselma Rinio

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a mia esperienza scolastica all‟Istituto Don Bosco di Padova si è svolta per soli due anni; nonostante il breve tempo, ho potuto “osservare” le Suore che allora insegnavano e ci trasmettevano la vita e i

Sr. Ermanna Ballotta

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ITALIA Da http://lnx.usminazionale.it/ ono sr. Pierfranca, al secolo Bianca Balbo, S nata a Urbana Padova. Appartengo all‟Istituto delle Suore Dimesse Figlie di Maria Immacola-

ne mi è costata notti insonni, anche perché mi veniva affidata una missione a cui non avevo mai pensato: responsabile di una Comunità Internazionale, con il compito specifico di aiutare e di seguire le giovani sorelle che studiano nelle varie Università Pontificie. I primi due anni pure io ho studiato Teologia della Vita Consacrata al Claretianum. Da quest‟anno seguo, come formatrice, una giovane novizia italiana, Nicole, insieme frequentiamo la scuola per Novizie; nella sede nazionale dell‟USMI, dove io presto servizio due giorni alla settimana. Sto facendo esperienze nuove, molto arricchenti e di tutto ringrazio il Signore. Cinquant‟anni di vita religiosa a qualcuno possono sembrare un‟eternità, ma non per me, perché il tempo mi vola via e mi sembra quasi impossibile di essere arrivata a settant‟anni suonati in così breve tempo. Spesso mi soffermo sulla frase biblica: “Ai tuoi occhi mille anni sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte (Sal 89)”. Quello che più mi meraviglia è constatare che, nonostante i miei limiti e le mie povertà, il Signore mi offre in continuazione il suo amore di Padre infinitamente buono. Dal mio cuore sgorga spesso con gioia e gratitudine il mio “Grazie, Signore, di tutti i doni che mi fai”. Riflettendo sulla mia vita, guardo il passato con cuore gioioso e penso che ho sì una storia da raccontare, ma anche una storia da costruire, come ha affermato san Giovanni Paolo II nella sua Lettera Apostolica “Vita Consecrata”. Signore, fa‟ che dove c‟è un consacrato o una consacrata ci sia sempre la gioia. Questo è l‟augurio che faccio a me stessa e a ogni persona consacrata.

ta, una Congregazione Religiosa fondata nel 1579 dal francescano padre Antonio Pagani e dalle confondatrici Deianira Valmarana in Vicenza e madre Maria Alberghetti in Padova. Il carisma della mia famiglia religiosa è fondato sulla “Conformità a Gesù Crocifisso”. Le attività apostolico-pastorali, ben sottolineate sin dall‟inizio dal Fondatore sono: l‟istruzione educativa, la catechesi e le opere di carità verso i più bisognosi. Attualmente la Famiglia conta 350 membri, presenti in quattro continenti. Da poco ho celebrato il mio 50° di Professione Religiosa. Per la circostanza, ho avuto la gioia di incontrare personalmente Papa Francesco. Come consacrata ho trascorso ventitré anni a Milano, nella parrocchia di Cristo Re, guidata dai Sacerdoti del Sacro Cuore, conosciuti meglio come “Dehoniani”. Una meravigliosa comunità dove si cercava, giorno per giorno, di testimoniare e di vivere in pienezza il Vangelo. Abitavamo nello stesso stabile, perciò si pregava insieme e insieme si programmavano le attività pastorali. Alla domenica si pranzava fraternamente e gioiosamente intorno alla stessa tavola. Per me è stata un‟esperienza che non potrò dimenticare, perché mi ha fatto crescere e maturare come donna e come consacrata. Quante volte mi veniva spontaneo pregare con le parole del salmo 132: “Com‟è bello, come è dolce che i fratelli vivano insieme”. Nel 2012, i miei Superiori mi hanno chiesto la disponibilità di lasciare Milano per Roma. Sinceramente l‟adesio-

GITA FUORI PORTA

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oma, lunedì 9 febbraio. La porta di casa si apre e si sente la voce di sr. Lucy: “Ho finito gli esami!”. È così contenta e sollevata che il suo sorriso è bloccato solamente dalle orecchie! Noi non possiamo che gioire con lei e complimentarci. Sr. Pierfranca propone di festeggiare e noi non aspettavamo altro per dire: “GITA! GITA! GITA!” E gita c‟è stata. Abbiamo deciso di raggiungere Ostia per una passeggiata lungo il mare per liberare la mente e godere della fraternità e visitare la chiesa in cui è custodita la lapide della tomba di S. Monica. Il sabato successivo fortunatamente la giornata prometteva bene, nonostante il sole fosse un po‟ pallido. Era il 14 febbraio, festa di S. Valentino, e parecchie persone avevano 13


avuto la nostra stessa idea; il mare ha il suo fascino! Per molti, invece, esso può risultare noioso: queste onde che vanno su e giù in modo così monotono! Ma a un cuore che sa meravigliarsi delle cose semplici, anche questo ritmo apparentemente insignificante può dire qualcosa. Noi ci comportiamo proprio come il mare: a volte siamo calmi e sereni e andiamo incontro al prossimo in modo umile, per non attirare l‟attenzione e raggiungerlo con delicatezza. Altre volte invece siamo cupi e tesi, sbattiamo contro i fratelli in modo orgoglioso e superbo, senza preoccuparci di ferirli. Le onde non si fermano, continuano il loro “lavoro” e ogni volta che arrivano a riva ci chiedono: -E tu che onda vuoi essere? A nessuno piace il mare agitato e violento, è meglio goderne quando è tranquillo. È in queste occasioni che nasce spon-

tanea una preghiera a Dio: “Donaci la capacità di riempire le nostre giornate con calma, proprio come il mare che bagna lentamente la spiaggia; facci umili come l‟onda, quando avanza senza farsi notare; donaci la perseveranza di saper trasformare ogni “passo indietro” in occasione per procedere con più slancio; concedici di riflettere la Tua luce, perché possa goderne chiunque si avvicini a noi, non per bravura nostra ma per Tua Grazia. È stato un pomeriggio semplice, trascorso assieme nella gioia. A un certo punto abbiamo fermato una coppia di giovani fidanzati per chiedere loro di scattarci una foto. Il ragazzo si è reso subito disponibile e una volta finito ci ha chiesto: -Possiamo scattarne una tutti assieme?Forse aveva incontrato quattro onde serene. Sr. Pierfranca, sr. Maria, sr.Lucy e Nicole

Mons. ANTONIO PEDRON All‟inizio dell‟Avvento 2014 mons. Antonio Pedron ha lasciato l‟incarico di Cappellano di Casa Madre Padova. Gli siamo molto riconoscenti per il prezioso servizio alla nostra comunità lungo 19 anni. Lo affidiamo a Dio Padre, fonte di ogni bene, affinché lo ricompensi con ogni benedizione. Gli dedichiamo la seguente poesia scritta da suor Clementina Gobbi. 22 febbraio 2015 Compleanno di mons. Antonio Pedron

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n questo nuovo giorno di grazia e di divino amore, fa‟ sentire a noi tuoi figli la tua paterna benevolenza, o Signore. In modo speciale te lo chiediamo per il nostro amato mons. Antonio, che oggi è cresciuto in età, ricco di sapienza, di amor di Dio, suo vero spirituale patrimonio. Sì, ha compiuto serenamente 90 primavere nella pratica di grandi e nobili virtù vere. Noi innalziamo a Te la nostra umile lode, Signore, per dirti il nostro riconoscente grazie con tutto il cuore. Tu l‟hai donato alla Chiesa per il bene dei fratelli e l‟hai reso saggia guida amorosa per tanti fedeli. L‟hai chiamato e scelto con infinito amore, fin dalla giovinezza, perché fosse in mezzo al tuo popolo, testimone della tua amorosa presenza. Alla tua chiamata di divina predilezione, egli ha risposto prontamente con gioiosa decisione. Tu sai con quale impegno ha camminato davanti a Te, Signore, felice di donarti la vita con giovanile fervore, e diventare per sempre tuo fedele e zelante servitore. Egli ha seguito il sentiero da te indicato con amore e responsabilità, sempre fiducioso e sicuro della tua divina, paterna bontà.

Verso la meta desiderata lo guidavi amorosamente, mentre egli si nutriva di te e della tua Parola gioiosamente. E giunse il giorno benedetto della sublime consacrazione; il suo cuore, pieno di ineffabile gioia, era pronto a ogni tua decisione. Egli, Signore, ha servito la Chiesa con amore e perfetta obbedienza assecondando i Superiori con filiale benevolenza. Per i giovani chiamati al tuo sacerdotale ministero è stato guida prudente e saggia, e consigliere vero. In seguito l‟hai donato alla nostra comunità e per 19 anni egli è stato ammirabile esempio di prudenza, puntualità, pazienza e sacerdotale pietà. Noi ti ringraziamo, Signore, di averci dato un tale pastore, che ha nutrito le nostre anime della tua Parola, con zelo e grande fervore. Ti preghiamo di continuare a benedire il nostro amato Monsignore, di ricompensarlo con le tue celestiali benedizioni, di custodirlo e proteggerlo in tutti i suoi giorni, fino a che, nella Tua beatitudine, gusterà la pienezza dell‟amore.” Al carissimo mons. Antonio gli auguri più fervidi porgiamo, con preghiere e devoto affetto lo ringraziamo. Suore Dimesse (Casa Madre Padova) 14


FOTONEWS: CASA MADRE PADOVA

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6. Festeggiamo sr. Adele per i suoi 60 anni di vita religiosa. 7. 11 febbraio: alcune sorelle ricevono l’Unzione degli infermi. La comunità partecipa con gioia alla celebrazione. 8. In visita alla Casa Generalizia delle Piccole Figlie di San Giuseppe a Verona.

In senso orario dall’alto: 1. Incontro dei docenti in preparazione del Natale. 2. ecco Babbo Natale per la gioia degli alunni! 3. La Befana non dimentica le suore! 4. Uno stuolo allegro di ragazzi ha invaso per 5 giorni aule, salone e chiesa. 5. Visita alle sorelle anziane di Casa Mater Ecclesiae. 15


 

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 È rappresentativo dell‟evento dei 400 anni, per questo il tratto che lo definisce nel suo insieme esprime proprio questo numero. I due anni che indicano quello di apertura, il primo, e dei festeggiamenti, il secondo sono riportati all‟interno di una linea che sta a indicare il percorso storico che le Dimesse hanno potuto vivere dai loro inizi fino a oggi. Questa linea è una somma di pennellate, a significare i legami che, nei secoli, si sono costruiti in questa casa – di Padova, in particolare, ma nel mondo in generale – tra persone concrete e con un proprio volto, tra generazioni, tra comunità civile e comunità religiosa. La linea non ha, a sinistra, un preciso inizio e soprattutto sfuma verso destra, a indicare che la storia continua, aprendo con fiducia al futuro; è una linea, quindi, che vuole indicare movimento, intreccio, apertura, slancio, novità. All‟interno dello zero che sta al centro campeggia l‟immagine del pellicano, che nutre i suoi piccoli con alcune gocce del suo sangue: è un simbolo che è stato associato al dono di Cristo nell‟Eucaristia – e quindi sulla croce – dalla tradizione cristiana. Le suore Dimesse l‟hanno particolarmente caro sia perché esprime in una sintesi esaustiva il Carisma dell‟Istituto, sia perché compare stampato fin dalle prime pubblicazioni dei testi del Fondatore, il francescano p. Antonio Pagani. Il colori sono l‟azzurro e il blu, insieme compongono i riflessi del cordone di seta che le Dimesse portano per sorreggere il loro crocifisso: colori scelti, appunto, perché rappresentano l‟Immacolata anche nell‟iconografia classica. Le Dimesse portano nel loro nome pure il titolo di figlie di Maria Immacolata: guardano alla Vergine come modello di vera discepola di Cristo suo figlio, per camminare con la sua guida verso una somiglianza sempre più vera al cuore del Crocifisso, che ha donato tutto se stesso per amore.

l 23 maggio 2015 noi, Suore Dimesse di Padova, daremo il via alle celebrazioni - si concluderanno nel maggio 2016 - per festeggiare i 400 anni di presenza a Padova. Per quattro secoli, la Casa Madre di Padova è stata luogo di educazione che ha resistito alle intemperie dei tempi, compresa la soppressione napoleonica, costituendo un punto di riferimento significativo in città. La nostra storia è saldamente intrecciata con quella di Padova e il suo tessuto sociale, culturale e di fede. Desideriamo, perciò, che questo evento sia soprattutto un‟occasione d‟incontro per rinsaldare le relazioni con gli ex-alunni e per offrire una possibilità di conoscenza del nostro servizio educativo a quanti lo desiderano. Viviamo con memoria grata verso il passato, per vivere intensamente il presente, con lo sguardo rivolto al futuro, riconoscenti alla fedeltà di Dio e delle nostre Sorelle, per i quattro secoli vissuti in questa Comunità, secondo il Carisma del nostro Fondatore: carisma portato qui e vissuto da Madre Maria Alberghetti fin dal 1615.

Invitiamo

tutte le Sorelle e i membri della Fraternità Laicale a partecipare a due momenti significativi: Sabato, 23 maggio alle ore 10.30: CELEBRAZIONE EUCARISTICA presieduta dal Vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo, nel giardino di Casa Madre. Dopo un momento conviviale, vissuto in fraternità, don Mario Guariento ci proporrà una riflessione per approfondire spiritualmente l‟evento che stiamo celebrando. Domenica, 31 maggio alle ore 17.00: CONCERTO MARIANO nella Chiesa di Casa Madre, in onore della Madre nostra Immacolata. Parteciperanno: il coro di Casa Madre con alcune sorelle di comunità vicine, docenti di musica ed ex-alunni. Vi attendiamo con gioia per lodare e ringraziare insieme il Signore, per rinsaldare i vincoli di comunione e di fraternità nella consapevolezza che la Casa Madre è per tante di noi l‟inizio della vita religiosa.

Sr. Marilena e Sorelle della Comunità di Casa Madre-Padova

Visitaci su facebook: https:// www.facebook.com/pages/Collegio-Dimesse400-anni-a-Padova/609126329213557 16


G I O R N ATA D E L L A V I TA C O N S A C R ATA benedette le candele e processionalmente ci siamo avviati all‟altare per la Celebrazione Eucaristica concelebrata da undici sacerdoti. La nostra chiesa di Cismon sembrava proprio una “piccola cattedrale”. Non è mancato, poi, un momento fraterno; la cena con i sacerdoti e le suore ha coronato la “CANDELORA”, la bella festa della Presentazione di Gesù al tempio. Siamo grate a chi ha avuto la splendida idea di questo programma. Per tutto l‟anno, mensilmente, noi religiose del Vicariato ci incontreremo per pregare e meditare. Nella nostra vita viviamo e vediamo tante cose, ma in quante di esse riusciamo a cogliere la straordinaria presenza di Dio? Ci aiuti lo Spirito a essere consapevoli che “per vedere con il cuore servono preghiera e grande capacità di ascolto”. Sorelle di Cismon

2 febbraio 2015 l nostro parroco don Patrizio il 2 febbraio di quest‟anno dedicato alla Vita Consacrata ha invitato le religiose presenti nelle parrocchie del nostro Vicariato (Valstagna-Fonzaso), per un particolare momento di preghiera e riflessione. Hanno potuto partecipare all‟incontro in 15. Ci siamo riunite in una sala della scuola dell‟infanzia di Cismon e, dopo la preghiera dell‟ora nona, don Patrizio ha tenuto un‟appropriata meditazione sulla lettera che Papa Francesco ha scritto a tutti i consacrati. Questi sono i tre punti della riflessione: 1. Guardare al passato con gratitudine 2. Vivere il presente con passione 3. Abbracciare il futuro con speranza Ci siamo recate, poi, al santuario di “Nostra Signora del Pedancino” per l‟Esposizione, l‟Adorazione eucaristica, la Preghiera del Vespro e la Confessione. All‟ora stabilita, sacerdoti, religiose e fedeli ci siamo portati all‟ingresso della chiesa. Un religioso canossiano di Fonzaso, che presiedeva l‟assemblea, ha rivolto ai presenti una breve spiegazione sul significato del rito, invitando a una partecipazione attiva e consapevole. Sono state

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l giorno del 91° compleanno di suor Luciana Toffanin la comunità parrocchiale di Cismon del Grappa si è unita in preghiera nella santa Messa a lodare e benedire il Signore anche per i suoi 62 anni di servizio in questo paese e per augurarle ogni bene!

91 anni

UN NOME NUOVO

hi viene nella casa di accoglienza “Fraternità san Lorenzo” a chiedere informazioni desidera anche prendere visione dei vari ambienti e sulla loro funzionalità. Il primo luogo che viene presentato è la cappella. Desta meraviglia il prezioso tabernacolo in ferro battuto a forma di lingue di fuoco, che sempre splendono di luce rossa. Quel fuoco fa riferimento al martirio di san Lorenzo, ma più

ancora al grande amore di Gesù: fuoco ardente che investe tutti, in particolare coloro che vivono un tempo di sofferenza fisica, morale, spirituale. Nel proseguire la visita ci si ferma nella sala pranzo, pari a quella di un ristorante a cinque stelle. Procedendo si entra nel primo corridoio; a fianco della prima porta a destra c‟è la scritta: “Sala di fisioterapia”. Le persone anziane che vi entrano ogni giorno hanno la 17

speranza di uscirne non certo ringiovanite ma almeno con un più di sollievo. Nel grande salone “soggiorno” incontriamo gli ospiti con varie difficoltà. Qui gli operatori aiutano, sistemano; gli infermieri intervengono con i medicinali e noi suore cerchiamo di consolare per quanto è possibile. Tutt‟intorno al grande salone ci sono le stanze degli ospiti, ognuna porta il numero di riferimento. Andando oltre ecco la


sala gialla, così chiamata per il colore delle pareti. Anche questo è un luogo di soggiorno per chi vuole vedere la tivù, per chi riceve visite di parenti, ma anche luogo di intrattenimento in varie circostanze. Dopo questa zona si percorre un lungo corridoio; sulla destra ci sono le stanze singole e di seguito gli uffici infermieristici, la lavanderia, la stireria e altre per le varie mansioni. A questo punto c‟è una stanza particolare abbastanza spaziosa, sulla cui porta poco tempo fa c‟era la scritta “camera mortua-

ria”. Il „bello‟ visto prima stonava e così dopo aver pensato un po‟ si decise di togliere la targa, anzi si è staccata da sola con buona pace di tutti. Di quella stanza però non si può fare a meno e allora? Mettiamo un nome nuovo! Un nome che faccia pensare a cose belle. Non è ancora fissata la scritta, ma tutti ormai sanno che quella è la “camera della risurrezione”. A tutta la nostra famiglia, a ogni sorella in particolare e a

quanti ci stanno a cuore porgiamo i migliori auguri di Buona Pasqua.

Sorelle di S. Pietro in Vincoli

VIVA LA FESTA l‟essenziale è invisibile ai nostri occhi. Armati di una gran voglia di metterci in gioco, ci siamo travestiti e siamo saliti sul palco del nostro piccolo, ma caro teatro parrocchiale, per raccontare e rappresentare, a modo nostro, una classica e intramontabile fiaba: “Biancaneve e i sette nani”. I volti stupiti e divertiti dei nostri bimbi seguivano la storia con attenta partecipazione. I personaggi c‟erano proprio tutti: la regina con il suo specchio magico, sempre cattiva e invidiosa della bella e buona Biancaneve; il calciatorecacciatore e gli immancabili sette nani, eroi indiscussi che scacciano la malvagia strega e, naturalmente come in quasi tutte le fiabe, l‟immancabile principe sempre più azzurro! Ci siamo assai divertiti, abbiamo fatto sorridere e trascorrere momenti sereni ai numerosi presenti È stata una bella e intensa esperienza che ci ha ripagato oltremisura delle fatiche e dell‟impegno. Alla fine della fiaba c‟è stata la consueta estrazione della lotteria con ricchi premi (ben ventisette cesti), e naturalmente “fritole e crostoli” per tutti. Augurandoci di poter essere sempre fiduciosi e sereni per ciò che siamo e per quanto abbiamo, ci siamo domandati: “Che cosa ci basta, se non un volto felice di un bambino, un abbraccio affettuoso di una mamma, il racconto avvincente di un nonno, la stretta di mano di una persona amica e il gioire delle semplici e piccole cose della vita?”

Costozza, 15 febbraio 2015 arnevale è il periodo festoso dei bambini, ma coinvolge anche gli adulti, anzi, si potrebbe dire che è un‟occasione per tornare “bambini”, un modo per stare insieme in allegria. È possibile fare scherzi con creatività e stare al gioco con spensieratezza, perché “a Carnevale ogni scherzo vale”. Allora ... viva la festa ... viva il Carnevale! I suoni, i canti, le danze ci fanno sentire protagonisti di una favola che si avvera. Basta poco per divertirsi: un abito vecchio, stelle filanti, una mascherina e, soprattutto, tanta fantasia. Anche noi nella nostra “Scuola dell‟Infanzia Mons. Zanellato” di Costozza abbiamo festeggiato il Carnevale. Prima sono saliti sul palco i nostri bambini “coloratissimi” che, accompagnati dalle maestre, hanno cantato e ballato la gioia e la spensieratezza del Carnevale. Sono stati tutti bravissimi e tanto applauditi da genitori e familiari commossi, felici nel vedere i loro piccini protagonisti! Noi genitori abbiamo avuto pure l‟occasione di tornare “fanciullini”, come ci ricorda il poeta Pascoli: poter guardare le cose con gli occhi di un bambino è vedere l‟essenziale. Purtroppo a volte

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Mamma Mariachiara (regina e strega)

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I “GUERRIERI” DI CASA SPERANZA

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a novembre 2014 è partito a “Casa Speranza” di Luvigliano Torreglia (PD) un progetto chiamato “Crescere Insieme” fortemente voluto dalle Suore Dimesse. Vi partecipano suore, laici tra cui una psicologa e alcuni splendidi bambini e ragazzi dalla seconda elementare alla terza media. Questo progetto, nato per sostenere le famiglie del territorio in accordo con i servizi sociali del Comune e con il supporto della rete territoriale “Famiglie al centro”, consiste in un concreto aiuto nello svolgimento dei compiti pomeridiani, in attività creative e ricreative. Si instaura così uno scambio reciproco in una “famiglia” composta da tutte le fasce d‟età, veramente tutte, che “cresce insieme” attorno alle cose semplici come la merenda delle 16.00 e le tabelline mai ripetute abbastanza. Può capitare che, tra un‟analisi logica e l‟altra, si parli di come sia facile sbagliare nella vita, di quanto sia naturale cadere in errore, anche se la ci si mette tutta. Ma di quanto sia altrettanto naturale rialzarsi e continuare a provare anche quando quella storia del “complemento oggetto” proprio non entra nella testa, ma prima o poi entra sempre. Oppure può succedere che dietro l‟esercizio di traduzione delle frasi dall‟italiano all‟inglese sia nascosta una grande mancanza di fiducia in sé stessi e che assieme alla traduzione e a una carezza di incoraggiamento esca fuori dal vocabolario anche la fiducia perduta. Il non sentirsi all‟altezza, poi, può essere nascosto dappertutto: dietro i brutti voti o le facili distrazioni nei compiti, ma non si sa mai che assieme alla nutella spalmata da sr. Cristina, prima o poi, la serenità di sentirsi “Amati-cosìcome-si-è” non venga digerita assieme alla fetta biscottata! Può capitare che “i nonni”, così amano definirsi i laici che aiutano nello svolgimento dei compiti o nei laboratori di cucina, approfittino dei più piccoli per ri-allenare la pazienza e rinfrescare tante cose imparate molti anni fa. Accade così che, ripetendo a voce alta la lezione appena studiata, gli occhi dei più “piccoli” si riempiono di soddisfazione nell‟insegnare qualcosa ai “grandi”. A “Casa Speranza” cerchiamo con questo proget-

to di crescere tutti. Condivido con voi la gioia del recente spettacolo di carnevale nato in quattro e quattr‟otto dalla fantasia dei nostri ragazzi. La cappella non ancora consacrata per l‟occasione si è trasformata in un palcoscenico e nella più totale spontaneità si è ballato, tutti, nessuno escluso, sulle note di “Guerriero” di Marco Mengoni (canzone che consiglio di ascoltare); mentre osservavo il riso spensierato di grandi e piccoli, mi sono resa conto che si stava celebrando la Vita: il luogo era più che mai appropriato. La canzone in questione, cantata a piena voce dai nostri piccoli, è un inno da pelle d‟oca a trovare il proprio Guerriero interiore: l‟Amore. Se è vero che “Se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli”, raccogliamo l‟augurio fattoci a squarcia gola dai bambini di “Casa Speranza”: “La Pasqua ci porti in contatto con il nostro Guerriero interiore, l‟ Amore”. Alessandra Canella

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on il nuovo anno scolastico 2014-2015 è ripartito il progetto di Casa Speranza con l‟accoglienza di alcuni bambini, che hanno bisogno di essere seguiti nei compiti. Bianca, Imerio, Laura, Anna Maria ed io, Roberto che vi scrivo, con sr. Mariacristina e sr. Maria Celeste abbiamo dato la nostra disponibilità. Altre famiglie si sono poi unite, collaborano per il servizio di trasporto dei ragazzi e con gioia donano tempo, affetto e amore. Con soddisfazione stiamo constatando che i ragazzi si impegnano per crescere e migliorare e si notano già buoni risultati dal punto di vista scolastico e relazionale. Ora abbiamo in mente di avviare il progetto “L‟orto per amico” cioè la realizzazione di un orto in un pezzo di terra prospiciente alla casa, per favorire nei ragazzi il senso di responsabilità, l‟attenzione alla cura, alla crescita, il contatto con la natura, il rispetto del creato e tanto altro. L‟esperienza che viviamo non è senza fatica anche per i nostri quotidiani impegni personali e di famiglia, ma questa avventura è come “un giogo dolce e un carico leggero”.

Bianca e Roberto

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‟attività di Casa Speranza e il progetto “Crescere insieme” sta portando i suoi primi piccoli frutti: i ragazzi partecipano con impegno alle attività scolastiche e di laboratorio che vengono proposte. Tutti, ragazzi e adulti, interagiscono mettendo a disposizione competenze professionali, umane e doni naturali. È uno stile semplice di famiglia dove si scopre di stare bene insieme, educando e assaporando il gusto per la vita. È stato positivo e coinvolgente il laboratorio di cucina in occasione del Natale, un divertimento impasta-

re e dare forma ai biscotti, che poi sono stati cotti nel forno. Quel giorno la merenda ha avuto il sapore della famiglia e dell‟aver preparato qualcosa insieme. Poi abbiamo confezionato dei sacchettini di biscotti da portare a casa con un bel biglietto augurale scritto dai ragazzi. Continuiamo con fiducia il nostro servizio, auspicando che altri possano collaborare a queste iniziative di solidarietà. Imerio, Laura e Anna Maria

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Alcune espressioni dei ragazzi: “Da oggi in poi mi piace tanto venire in Casa Speranza e finalmente ho conosciuto nuova gente e sono molto contenta di questo.” Amira, I media “Evviva, finalmente posso venire tutti i giorni a Casa Speranza.” Hicham, II elementare “È bello venire a Casa Speranza perché incontro persone amiche che mi vogliono bene.” Neja, III media “Faccio i compiti e stiamo insieme. Mi piace!” Corina, III elementare


Q uanti INCONTRI nelle nostre giornate oggi. Con loro abbiamo vissuto momenti importanti di preghiera e di riflessione: Una giornata di ritiro in Avvento sul tema: “Abitare le fragilità nella vita religiosa”. Ecco una sintesi più che esaustiva della giornata: “La scelta di abitare il limite, non è sinonimo di fallimento o di impotenza, perché quando scegliamo di accettare il limite per amore, allora il limite diventa evento creativo”. (Simone Weil) Il 2 febbraio P. Flavio e don Marco sono tornati per animare la “giornata della vita consacrata”. Abbiamo celebrato un‟eucarestia davvero solenne insieme con il nostro carissimo Don Antonio e le nostre care ospiti. È stata una festa! Più volte poi abbiamo avuto l‟occasione di “stare insieme in allegria”! è bello sapere che P. Flavio e don Marco si sentono come a casa nel calore della nostra fraternità. Con loro il 31 dicembre 2014 abbiamo vissuto l‟attesa dell‟anno nuovo. Abbiamo preparato un pomeriggio in maschera, giocato a tombola, ascoltato barzellette; facendo godere molto le nostre ospiti. Noi tutte innalziamo al Signore il nostro canto di lode per averci donato la presenza di P. Flavio e don Marco; il Bene che infondono nella nostra comunità è per noi non solo motivo di gioia, ma anche di stimolo nel credere che sempre il Signore ha cura dei suoi figli. La loro testimonianza premurosa l‟uno per l‟altro, di stima reciproca rende i nostri cuori più capaci di credere all‟amore. razie P. Flavio e don Marco, grazie perché ci siete! Nella nostra preghiera personale e comunitaria non mancherà mai un‟intenzione per voi; il bene che seminate insieme possa continuare nella salute e nella serenità e la benedizione del Signore e del serafico S. Francesco sostenga i vostri passi.

“Grande tu sei e compi meraviglie, tu solo sei Dio”. (Sal 86,10)

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ì, tu solo sei Dio, il Dio della Vita e dell‟amore smisurato per ogni sua creatura. Noi tutte sorelle della comunità di Molvena, certe che il Signore abita in mezzo a noi e continua a compiere meraviglie nuove e inaspettate, desideriamo condividere con l‟intera famiglia religiosa una gioia particolare, che in questo tempo è cresciuta nei nostri cuori ed è sbocciata come un fiore, profumando di gratitudine e di stima. Ci piace parlarvi di questa gioia con un‟immagine, di certo comune a tutti: l’incontro. Quanti incontri viviamo nelle nostre giornate! Quanti messaggi, provocazioni nei nostri cammini di vita! l Signore ha fatto il grande dono di avere spesso tra noi qui a Molvena il vescovo emerito P. Flavio Roberto Carraro con il suo segretario don Marco Preato. Con loro stiamo cercando di crescere nella fede e nell‟amore vicendevole, consapevoli che ciò è possibile solo affidandoci a Colui che tutto può. La loro presenza nella nostra casa porta una ventata di vita nuova e profondi motivi per continuare fiduciose nel nostro essere Dimesse

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Sr. Ketty e sorelle di Molvena

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RICORDANDO MONS MARCO CÈ (1925 -2014) «Quando mi è dato di leggere il Vangelo con dei giovani e con degli adulti, al di là di ogni fatica, io sono felice. E quando mi si apre la strada per dire alle persone che Dio le ama, che le ama sempre e le cerca, anche quando fuggono lontano da Lui. Che le ama con amore gratuito, non perché loro se lo meritino, ma perché Lui è l‟Amore e l‟Amore ama sempre. Quando mi è dato questo, posso assicurare che sento che anche gli anni di un vecchio hanno senso. L‟annuncio dell‟Amore di Dio apre i cuori e dà speranza. Non c‟è niente di più bello che dare speranza ai fratelli». Marco Cè

siamo sollecitate Q uando a esprimere qualche ri-

poneva il cammino degli Esercizi, era attento e premuroso, e li considerava ascoltatori della Parola e guide all‟incontro con il Signore. Il Patriarca ha tenuto un corso di Esercizi anche per noi, Suore Dimesse, e tutte siamo state edificate dalla sua parola, dalla sua preghiera e anche dalla sua testimonianza. Negli anni 1997/98, la diocesi di Venezia ha spostato i suoi incontri nella casa vicina, ma i legami che si erano stabiliti non sono venuti meno: spesso andavamo a trovarlo lì, e il suo sorriso e la sua benevolenza ci riempivano il cuore di gioia. Insieme al cardinale Marco Cè ci siamo spesso intrattenute anche con il suo segretario don Valerio Cumin; abbiamo davvero sperimentato il valore della fraternità: tra loro c‟erano un affetto e una disponibilità all‟aiuto vicendevole, -nella diversità dei compiti, ovviamente– che ci faceva crescere interiormente. Custodiamo nel cuore tutti questi ricordi e siamo grate al Signore per averci donato la possibilità di condividere con il Patriarca un tratto del nostro cammino.

cordo sulla persona del Patriarca Marco Cè, nel nostro animo sgorga anzitutto una profonda gratitudine per aver condiviso con lui esperienze semplici e allo stesso tempo molto intense. Erano gli anni 1987/88 e l‟Azione Cattolica di Venezia chiese ospitalità nella nostra Casa Marina per gli esercizi spirituali che proponeva ai vari gruppi diocesani: la nostra ospitalità si rivelò un‟occasione di crescita anche per noi. Insieme ai sacerdoti che guidavano gli esercizi, infatti, c‟era sempre anche il patriarca, e un po‟ alla volta si stabilì tra noi una gioiosa amicizia. La presenza del cardinale Marco Cè era sempre molto gradita da coloro che vivevano l‟esperienza degli esercizi, proprio perché la sua persona regalava serenità già con il suo sguardo. Anche noi l‟abbiamo sentito un padre amorevole e al contempo una guida sicura: sapeva infondere fiducia e insieme esortava a vivere in modo autentico la vita cristiana. Anche con i sacerdoti, ai quali pure pro-

Sorelle di Casa Marina - Cavallino

L‟8 dicembre 2014, durante la S. Messa animata dai bambini della Scuola dell‟Infanzia, la parrocchia di Borgonuovo (VR) ha ringraziato il Signore per i 50 anni di presenza delle Suore Dimesse. Nell‟occasione è stata preparata una pergamena con l‟elenco delle sorelle che vi hanno lavorato. “Un grazie riconoscente per la presenza preziosa di 50 anni nella nostra Parrocchia delle Suore Dimesse fin dal lontano 1964, operando per il Regno di Dio con un lavoro prezioso e importante come la Scuola Materna, e inoltre con l‟attività del Catechismo, del Grest estivo per le ragazze e dei servizi liturgici.”

50° anniversario della presenza delle Suore Dimesse nella parrocchia di Borgonuovo (VR)

Sr. Benedetta (1964-67), sr. Sofia (1964-73), sr. Luciana (1964-66), sr. Ilaria (1665-69), sr. Eleonora (1966-68), sr. Antonella (1966-73), sr. Rosalia (1966 -67), sr. Ermanna (1968-70), sr. Eliana (1970-71), sr. Ottavia (1970-2002), sr. Redenta (1972-79), sr. Damiana (1972-75), sr. Luigina (1973-98), sr. Teresina (1975-77), sr. Fabiola (1977-91), sr. Lucy (1982-83), sr. Leonilde (1991-92), sr. Albertina (1992-96), sr.

Candida (1997-1998), sr. Brunella (1998-2005), sr. Sira (1998-2002), sr. Terenzia (2001-06), sr. Lucilla (2002-05), sr. Bianca (2005-08), sr. Domitilla (200608), sr. Teresina (2006-07), sr. Sabina (2007-13), sr. Sira (2008-10), sr. Mirca (2008-11), sr. Angelina (2010-12), sr. Vittorina (2011-13), sr. Ezechiela (2012-13), sr. Carmela (2013-14), sr. Loreta 2013-..., sr. Luigina 2014-... 22


INDIA

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iamo creati ad immagine e somiglianza di Dio, c‟è bellezza in tutto e in tutti. Il programma della nostra Congregazione per questo sessennio sottolinea che l‟attuale secolo sta cambiando molto più velocemente di qualsiasi altro prima. Cristo, però, rimane sempre lo stesso. Allora dobbiamo vedere in positivo e guardare avanti con ottimismo, con la forza del Vangelo. Sì, siamo chiamate a portare e irradiare la bellezza di Dio in tutte le fasi della nostra vita. La gioia che abbiamo trovato nell‟incontro con Cristo traboccherà nelle nostre relazioni con gli altri. Non piangere per ciò che hai perso, lotta per ciò che ti rimane. Non piangere per chi è morto,

SEI BELLA nella BELLEZZA DI DIO

lotta per ciò è nato in te. Non piangere per chi se ne è andato, lotta per chi rimane con te. Non piangere per chi ti odia, lotta per chi ti ama. Non piangere per il tuo passato, lotta per il tuo presente. Non piangere per la tua sofferenza, lotta per la felicità. Con le cose che ci succedono impariamo che a tutto c‟è una soluzione, solo dobbiamo andare avanti!

Quando di recente ho letto queste parole, che mi hanno colpito, ho ripensato alla mia vita. Siamo tutti in un modo o nell‟altro pronti a lamentarci del passato, ma ci sono milioni di opportunità che abbiamo davanti, nuove speranze, nuovi orizzonti, nuovo modo di vivere. L‟essere umano è divorato dall‟individualismo, che ha colpito anche la vita reli-

Nuove p o s t u l a n t i

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giosa. Molte volte non mi curo degli altri e questo male dobbiamo estirpare dalle nostre comunità. Dobbiamo agire non per la nostra soddisfazione, ma con semplicità. Ognuno deve sentire l‟amore che irradia da noi. Che questo tempo di Quaresima e questo anno della “Vita consacrata” ci portino a vivere la nostra vita in pienezza. Chiediamoci: -Sono felice solo quando ho i soldi, il potere e la comodità? Troviamo invece la serenità e la pace non tanto nel fare, ma nell‟essere. Dio opererà prodigi e sarà bello essere in comunione con gli altri. Buona Pasqua a tutte le sorelle, che ricordiamo nella nostra preghiera quotidiana. Grazie di cuore. Sr. Sherly

ue giovani, Jennifer e Rosmi Tees, dopo l‟esperienza fatta nella nostra congregazione rispettivamente per tre anni e per tre mesi, hanno chiesto di entrare in postulato; la Madre Generale sr. Ottavina, insieme al Consiglio ha accettato. Nel festa della Presentazione del Signore, dopo la Messa festiva, le due giovani sono state accolte dalla nostra Delegata, Sr Sherly, per la prima fase di formazione. Come segno hanno ricevuto la medaglia della Madonna. Sono molto felici e impegnate con il desiderio di diventare buone Suore Dimesse e di incarnare nella propria vita il carisma del nostro Padre Fondatore. Preghiamo che il Signore benedica il loro desiderio. Anch‟esse promettono preghiere. Sr Texy 23


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ognuna di noi ha “adottato” dieci sorelle Dimesse per le quali preghiamo. Sì, siamo unite l‟una all‟altra con la catena di preghiera. Chiediamo a Maria Immacolata, Vangelo vivente e fonte di felicità e di gioia, di renderci persone gioiose così da irradiare Gesù nel mondo. Sr Shaima Joseph

Dove ci sono consacrati, c’è gioia

n comunione con la Chiesa che celebra l‟anno della Vita Consacrata, anche noi Suore Dimesse in India, abbiamo dato inizio a questo evento. Ci siamo riunite a Kappenkolly in Wayanadu, nella casa del Noviziato san Giuseppe per la funzione inaugurale e per una meditazione sulla lettera “Rallegratevi”; ci ha guidato il Rev P. Milton, professore al Seminario di Mangalore. Abbiamo condiviso in gruppo le nostre riflessioni. È stata l‟occasione per rivedere la nostra vita consacrata e come viverla in futuro. Ognuna di noi è stata sollecitata dalle parole del Papa: “Voglio dire una parola a voi e questa parola è gioia. Ovunque ci sono consacrati c‟è gioia, c‟è sempre la gioia! Ma dov‟è la gioia?”Queste parole ci ricordano di essere portatrici dell‟amore, della pace e della gioia di Gesù ovunque siamo. Lo zelo dell‟amore ci dona la fecondità pastorale. La Vergine Maria nostra Madre, donna del dolore, era piena di speranza ai piedi della Croce, speranza che è rimasta accesa sulla tomba di Gesù. Stiamo dunque ai piedi dell‟Addolorata nel tempo delle prove e tribolazioni! Siamo ritornate alle nostre comunità con il cuore e la mente pieni di gioia, grate alla nostra Delegata, sr Sherly, che si preoccupa per noi, superando numerose difficoltà. Come impegno dell‟anno della vita consacrata

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al 14 al 17 febbraio è stato organizzato un corso sulle competenze relazionali. È stato davvero utile per conoscere meglio noi stesse e gli altri. La relatrice sr. Caterina delle Suore di Maria Bambina ha sottolineato che il saper apprezzare gli altri, quello che sono, quello che fanno e le loro doti ci fa crescere positivamente. Questo apprezzamento viene dal cuore, stimola e arricchisce la persona, la riempie di fiducia, la rende più sicura e sviluppa positivamente l‟immagine di sé. Analizzando il nostro comportamento, scopriamo il nostro vero io e siamo aiutate a conoscere e accettare meglio noi stesse. Gesù, nostro Maestro, ci invita ad amarci; mettendo in pratica il suo comandamento, sviluppiamo la capacità di relazionarci. Questo amore richiede perdono, pazienza e tolleranza. Siamo grate alla nostra delegata, sr. Sherly, per aver organizzato questo corso, che è diventato un tesoro per ognuna di noi. Buona Pasqua! Sr. Annie

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Invecchiare con grazia

Sapersi relazionare

er il grande evento dell‟anno della Vita consacrata, proclamato da Papa Francesco, anche noi, sr Elsa, sr Annalisa, sr Teresina, sr Anna Maria, le più anziane suore Dimesse dell‟India (senior sisters) abbiamo avuto una giornata di riflessione, guidata dalla Rev. sr. Maurilia delle Suore di Maria Bambina di Calicut. Lei è anziana come noi. Abbiamo vissuto così questa giornata insieme (sharing prayer), abbiamo guardato il passato con molta gratitudine verso il Signore e la famiglia religiosa. Abbiamo capito che dobbiamo essere maggiormente persone di preghiera per la nostra comunità, per la Chiesa e per il mondo intero. Dobbiamo vivere il presente con amore e fiducia, soprattutto attendendo il futuro piene di speranza. Ognuna di noi deve 24


essere una grande benedizione del Signore per la comunità e per le persone che ci incontrano. Sono io stessa l‟artefice delle mie gioie e delle mie sofferenze, non sono gli altri. Vivo pienamente la vita che il Signore mi concede e cerco che anche gli altri vivano così (Live and let live). Per tutti questi

pensieri di luce, che abbiamo avuto attraverso sr. Maurilia, ringraziamo di cuore sr. Sherly, la delegata, e la carissima Madre Ottavina. Con un grande abbraccio di luce, di Santa Pasqua e Speranza fraternamente, Sr. Anna Maria K.

Mavoor: St. Mary’s School

22° anniversario

Il 22° anniversario della scuola di Mavoor è stato celebrato con vari programmi venerdì 30 gennaio 2015. Il dr. Manulal ha pre-

sieduto la funzione inaugurale e sr. Sherly, delegata, ha dato il benvenuto alle autorità, ai dirigenti scolastici e a tutti i convenuti. Sr. Brigit ha presentato il programma delle attività del prossimo anno scolastico. La festa è iniziata con una danzapreghiera presentata dagli studenti della scuola ed è proseguita con karaoke e danze da parte di tutte le sezioni dalla materna alla secondaria. Ospite principale della serata è stata Ms Keerthana Sabareesh, famosa cantante in molti spettacoli televisivi. Con la sua voce d‟oro ha intrattenuto il pubblico con tre canzoni e un brano popolare intitolato “Appangal embadum chuttammayi”; scendendo tra il pubblico ha acceso l‟entusiasmo di tutti. Sr. Brigit

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Il campo di basket

Il campo da basket costruito nella scuola Santa Maria di Mavoor durante l‟anno scolastico 2014-2015, offre molte opportunità agli studenti, che allenandosi sviluppano le loro abilità fisiche e cognitive. L‟inaugurazione si è svolta il 5 gennaio 2015 presso la sede del Malabar Sahodaya, nell‟occasione del campionato interscolastico di basket regionale. Sri. Sasidharan, segretario dell‟associazione Basketball Association Kozhikode e arbitro del basket nazionale, ha inaugurato il campo da basket e la partita interscolastica. Sr. Brigit, preside della scuola, ha dato il benvenuto e sono intervenute altre autorità. Cinque squadre hanno gareggiato per il trofeo Sahodaya. In un acceso incontro la squadra Al-farook ha vinto il trofeo consegnatole da sri. Sasidharan. Nell‟occasione si è svolta una competizione tra la squadra femminile della nostra scuola e la vincitrice della scuola residenziale Al-farook. La nostra scuola prevede di organizzare un campo di pallacanestro per preparare gli studenti a competere nel campionato dei prossimi anni. Sr. Brigit

‟incontro di “Parent Teacher Association” si è svolto nella scuola di St. Mary, Pallikere l‟1 marzo 2015. Circa 200 genitori vi hanno partecipato. Lo scopo principale è stato quello di valutare lo sviluppo della Scuola per pianificare insieme il programma per l‟anno prossimo. Mr. Bucker, presidente del PTA, sr. Lilly preside della scuola e sr. Sherly Delegata sono intervenuti per sottolineare l‟importanza dell‟istruzione, di come prendersi cura dei figli. Poiché la scuola celebra il suo giubileo d‟argento nel 2015, la direzione ha chiesto ai genitori di collaborare ed essi hanno espresso il desiderio di avere un auditorium e un mezzo di trasporto per la scuola. I genitori sono molto felici della scuola e hanno detto che non stiamo impartendo solo conoscenza, ma aiutando i bambini nella formazione del loro carattere e dell‟autostima. Sr. Lilly

Pallikere: St. Mary’s School

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Ero in prigione e mi avete visitato

l 14 agosto la Chiesa ci invita a pensare alle persone carcerate. Noi, sr. Ambly e sr. Retta, insieme con le suore di altre otto congregazioni e sette avvocati visitiamo i carcerati a mesi alterni. Ci sono nove prigioni nella diocesi di Kumbakonam. Il nostro compito è di organizzare brevi preghiere e meditazioni per i carcerati; offriamo anche consulenza, insegnamento di lavori manuali, assistenza legale gratuita e il modo di gestire la loro vita dopo l‟uscita dalla prigione. Inoltre stiamo distribuendo anche vestiario, cibo e li intratteniamo in particolari giorni, come Natale, Pongal e Pasqua. Tutto questo sta cambiando i loro cuori e la loro vita. Noi crediamo che nessuna vita è fuori dalla potente benevolenza di Dio e immaginiamo un futuro in cui innumerevoli detenuti e le loro famiglie sono riconciliati, salvati nell‟amore e nella verità di Gesù

Cristo. Crediamo che “la gloria di Dio è l‟uomo vivente e che nessuno è meno degno di un altro. Come il buon samaritano andiamo a trascorrere qualche momento della nostra vita con le sorelle e i fratelli imprigionati e con tutti coloro che, in un modo o nell‟altro, soffrono a causa della criminalità. Tutti possiamo fare qualcosa: pregare per i meno privilegiati della società, visitare i detenuti nei centri di riabilitazione o in carcere per far sentire loro che li amiamo e ci prendiamo cura di loro. Siamo anche invitati a dare il nostro contributo per l‟educazione dei figli e sostenerli, almeno offrendo un pasto al giorno. Molti detenuti sperano che la loro liberazione sia possibile e noi cerchiamo di contribuire affinché le

procedure siano rapide e che essi si pentano realmente e possano avere un buon futuro. Siamo molto felici di questa missione pronte a fare tutto il possibile per questa povera gente in carcere, preghiamo e chiediamo l‟intercessione del nostro ven. P. Fondatore. Srs. Ambly & Ritta

John P aul welfare

torio e hanno esaminato le strutture esistenti. Seguendo i loro consigli abbiamo deciso di avviarne uno con maggiori servizi. Il centro per la promozione della donna è stato aperto il 4 febbraio 2014 in presenza di P. Makpala e dei direttori della Caritas. Più tardi il laboratorio è stato chiamato John Paul Welfare Centre. Al presente abbiamo 40 macchine polivalenti. Vi sono impiegate più di 30 donne con molti problemi per il mantenimento della loro famiglia; lavorando qui condividono tra loro le preoccupazioni e ne traggono conforto e speranza. Nello stesso tempo questo lavoro offre loro un piccolo guadagno per superare i problemi economici. L‟orario di lavoro inizia con una preghiera alle 9.45 e termina alle 16.45. Riceviamo ordinazioni da diversi luoghi per cucire tutti i tipi di uniformi scolastiche, camicie, pantaloncini, lenzuola, federe, gonne e camicie da notte. Tutto viene eseguito nel tempo richiesto e i clienti hanno fiducia in noi. Molti sostenitori, tra cui il Kids, collaborano nel portare avanti la nostra missione. Preghiamo che in futuro questa attività possa espandersi ancora.

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el 2013 abbiamo iniziato in maniera povera un laboratorio di cucito con tre macchine per cucire, utilizzando un edificio esistente. Un numero sempre maggiore di persone ha dimostrato interesse e voleva unirsi a noi; abbiamo allora contattato altri laboratori per esplorare nuove possibilità e renderci conto maggiormente di come devono funzionare. Abbiamo vagliato in dettaglio i problemi e i metodi di ampliamento e contattato la Diocesi, ci siamo incontrate più volte con il Rev. Fr. Nixon, direttore del Centro di Servizio Sociale Kottappuram. Alcuni esperti hanno visitato il nostro labora-

Sr. Mercy

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TAMIL NADU

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no a cespugli era facile essere punti da insetti. Era una situazione insicura e poco igienica. La selezione dei beneficiari è stata fatta dai membri del circolo e da operatori sul campo, sulla base dei criteri, come: disabilità dei figli o dei genitori, vedove, famiglie numerose. Il nostro personale insieme con il direttore o coordinatore visita le famiglie e verifica il loro stato. Abbiamo scelto le famiglie da aiutare in otto villaggi, in sei distretti intorno a Kumbakonam per la costruzione di nuovi servizi igienici. Le famiglie hanno contribuito con il proprio lavoro scavando le fosse settiche. Grazie a questo, l‟igiene della persona, della famiglia e la pulizia intorno alle case e nei villaggi sono migliorate. Sia i bambini che le loro famiglie sono diventati più autosufficienti e socialmente responsabili. In questo modo abbiamo condiviso con loro l‟amore di Cristo per i bisognosi attraverso la fede, la fiducia, l‟onestà, la compassione, l‟impegno, la generosità e la gratitudine. Continuiamo questa missione per prenderci cura dei rapporti all‟interno della comunità.

Stare con la gente

o, sr. Daisy, lavoro in Kumbakonam al Tamil Project KMSSS - Chalice, che fa parte del Kumbakonam Multipurpose Social Service Society. Questo progetto assiste bambini provenienti da diverse parti della diocesi e comprende undici sottoprogetti in sei distretti del Tamil Nadu. Il numero totale di bambini aiutati è ora 1557. Tra loro ci sono 603 ragazzi, 938 ragazze e 16 anziani. Ci sono 68 orfani, 497 senza padre o madre e 36 bambini disabili. Vengono offerte ai minori istruzione, alimentazione, vestiario e cure mediche attraverso la “Famiglia Funding”. L‟educazione svolge un ruolo fondamentale nella crescita di ogni bambino. In qualità di collaboratrici di Chalice, noi Suore Dimesse diamo importanza alla formazione dei nostri bambini, curando e monitorando la nutrizione, la salute, l‟igiene e l‟abbigliamento. L‟anno scorso abbiamo organizzato un incontro per loro. Attraverso riunioni e dibattiti educhiamo i genitori a gestire al meglio la loro famiglia, fornendo loro varie indicazioni psico-pedagogiche ed economiche. Le famiglie che non usufruiscono di questo aiuto hanno l„opportunità di migliorare il loro status economico, ricevendo microcrediti. Inoltre, per migliorare la loro salute sono stati costruiti servizi igienici. La gente doveva, infatti, allontanarsi parecchio dall‟abitazione per fini igienici e ciò diventava difficile soprattutto nelle ore notturne e durante la stagione delle piogge. Nei campi o vici-

Sr. Daisy, coordinatrice del progetto, Kumbakonam

Comunità di S. Pudur “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati”. (Mt. 9,12) Tenendo presente questa parola di Dio e le esigenze della gente di questa zona, abbiamo riaperto il dispensario per i malati. Da ogni villaggio la gente viene al nostro ambulatorio per curare le loro malattie. Un medico arriva due volte alla settimana e svolge accuratamente il suo compito. Gli altri giorni si dedica al lavoro clinico sr. Jessy. Accogliamo tutti senza alcuna differenza, pertanto le persone sono felici del dispensario gestito da noi. Stiamo facendo funzionare anche il centro dove le donne vengono a imparare a cucire. Al termine di ogni corso regaliamo loro una macchina per cucire. Svolgiamo questo servizio che abbiamo ricevuto dal Social Service Centre. Sorelle di S. Pudur (Tamil Nadu)

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AFRICA

UN DECENNIO D’AMORE

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alitha Kum Children’s Home è una casa che assiste in un clima familiare, bambini sieropositivi abbandonati o indigenti che non possono trovare collocazione immediata o assistenza sociale. La parola Talitha Kum deriva dalla Bibbia (Mc 5,41) e significa: “Alzati, fanciulla!”. La casa fornisce opportunità tali che i bambini possano crescere sotto tutti gli aspetti. Essi, molto prima di rimanere orfani, hanno sofferto emotivamente e psicologicamente la malattia dei loro genitori o tutori fino alla morte di questi. Sono segnati da profonde ferite e dal trauma di aver visto un genitore amato soffrire e morire. I legami familiari si sono spezzati; i fratelli sono stati separati e divisi tra i parenti, che non sempre erano attrezzati per soddisfare le loro esigenze, e perciò privati della continuità della famiglia, della sicurezza, della vita

socio-culturale e religiosa e a volte dell‟istruzione. In situazioni di povertà i bambini hanno dovuto abbandonare la scuola e lavorare per contribuire al reddito familiare. Sono finiti, quindi, a faticare in casa o nelle fattorie. Lì, molte persone erano malate di HIV/AIDS. Le comunità non erano preparate per gestire i bisogni emotivi e di salute dei bambini sieropositivi. Essi vivevano in una situazione disperata. L‟ultima spiaggia per questi bambini è stata Talitha Kum Children’s Home. Con lo sforzo concertato di tutti i collaboratori la Casa ha provveduto al meglio per loro. Se, come qualche volta è accaduto, non ha potuto aggiungere un giorno alla loro vita, ha aumentato “vita” nei loro giorni. Per quanto riguarda la salute dei piccoli, la struttura ha adottato un approccio olistico che include la cura dell‟aspetto fisico, psicosociale, nutrizionale, medico, professionale, spirituale della persona. Questo ha, inoltre, ritardato e ridotto le infezioni opportunistiche.

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a casa ha aperto le sue porte con solo quattro “figli”. Oggi 75 trovano qui l’amore e il calore di una famiglia. Anche se 10 bambini sono passati all‟altra vita, sono morti con dignità dopo aver goduto la gioia dell‟infanzia. Uno dei primi ragazzini ad essere ammesso nella casa aveva 12 anni; ora ha festeggiato il suo ventiduesimo compleanno, sano e sorridente. Ringraziamo il nostro Dio che ha piantato un piccolo „seme di senape‟, oggi diventato un grande albero che cresce con amore e ha trasformato il cuore di tanti collaboratori vicini e lontani. Nella celebrazione del mistero pasquale, anche noi ringraziamo il Signore per la “risurrezione” dei nostri “figli”. Siamo grate a tutte le persone di buona volontà che hanno partecipato in un modo o nell‟altro alla missione affidataci dal Signore. Siate benedetti voi che vi unite al nostro rendimento di grazie al Signore per questo decennio d‟amore. Auguri di Santa Pasqua! Sr. Redenta

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First Profession e apertura dell’anno giubilare

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l Carisma di fondazione maturato nel cuore di P. A. Pagani è giunto e si è diffuso nella terra benedetta del Kenya, con grande entusiasmo missionario. Molte giovani attratte dalla forza del carisma di “Conformità a Gesù Crocifisso” hanno risposto alla vocazione e sono una benedizione di Dio per la Famiglia religiosa, per la Chiesa e per la società. L‟8 dicembre 2014 Madre Ottavina, in visita alla Delegazione africana, ha accolto i voti di altre sei giovani Dimesse africane: Jackline Faith M. Nadambuki, Hellen Cherop Ptuken, Hellen Likata Busolo, Edel Quin Wasiro Ouma, Agata Mumbi Musembi, Marion Kamusiime. Attualmente sono 71 le Dimesse locali. Il Signore benedica ciò che ha operato in loro e completi l‟opera che è sua. Nasce spontaneo dal cuore un grazie riconoscente a quanti hanno segnato e percorso i primi passi lasciando a noi le orme di un progetto che è di Dio, affidato a noi per la Sua gloria e il bene di tanti fratelli. Ci sostenga e protegga, insieme a quanti ci hanno preceduto, la presenza spirituale del cardinale Maurice Michael Otunga, di cui è aperta la causa di beatificazione, che per noi fu amico, fratello e padre.

Cinquant’anni delle Suore Dimesse in Africa: 1965-2015

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l giorno dell‟Immacolata è stato dato inizio all‟anno giubilare con la celebrazione Eucaristica presenti Mons. Joseph Mbatia, vescovo di Nyahururu e il vescovo emerito Mons. Luigi Paiaro. Un grande rendimento di grazie vissuto con canti, danze e tanta festa. Mentre la nuvola profumata dell‟incenso saliva in ringraziamento a Dio, per tante grazie e la continua assistenza, madre Ottavina e il vescovo Mons. Paiaro hanno scoperto il logo dei 50 anni del carisma in Africa. Un fragoroso applauso ha salutato l‟inizio di quest‟anno giubilare che vivremo per la maggior gloria di Dio. Dall‟alto: le neo-professe e l‟apertura delle celebrazioni per i 50 anni della nostra presenza in Africa. 29


Novizie

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elebriamo la gioia di cominciare il periodo del noviziato tra le Suore Dimesse. Siamo molto contente e ringraziamo Dio per essere sempre con noi. Il Signore benedica la nostra Madre generale, le maestre e tutte le sorelle. Amiamo tanto la nostra Congregazione e cerchiamo di essere fedeli nella nostra vita. Dorcas, Beatrice and Nancy

Postulanti

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opo l‟annuncio della venuta della Madre Generale in Kenya, i nostri cuori vibrarono di lieta attesa giorno dopo giorno. Finalmente, il 10 dicembre eccola nella nostra comunità delle postulanti. È stata una giornata gioiosa per averla con noi e fra noi. Ci ha dato parole incoraggianti e sagge, dicendo che negli occhi si vede quello che c‟è nel cuore. Dopo il momento di ascolto e di conversazione, abbiamo condiviso un dolce speciale preparato dalle postulanti. È stato un momento indimenticabile per noi tutte. Continuiamo a ringraziare il Signore per il dono di Madre Ottavina e preghiamo per lei.

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ontinuano a risuonare in noi le parole che il Signore rivolse ai due discepoli: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava. Il 2 febbraio 2015 è stata una giornata importante, perché abbiamo accolto le nuove postulanti accompagnate dai loro genitori. La contentezza si poteva leggere nei loro occhi. Ci hanno fatto ricordare e festeggiare veramente la festa della Presentazione di Gesù al tempio e della Vita Consacrata. La nostra preghiera è che possano riconoscere la presenza del Signore nel loro cammino di discernimento e che insieme cresciamo nell‟amore del Signore per testimoniarlo a tutti. Sr. Rose Gikanga

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BRASILE

IL NOSTRO RITIRO ANNUALE

“Guardare il passato con gratitudine, vivere il presente con passione e abbracciare il futuro con speranza” Vogliamo testimoniare l‟esperienza pasquale che abbiamo vissuto in questi primi tre mesi dell’anno della Vita Consacrata a partire dalle parole di Papa Francesco nella sua lettera ai consacrati. Infatti, abbiamo sentito che questo è il nostro desiderio e questa è la grazia che siamo chiamate a chiedere al Signore in questo momento ricco di sfide, speranze, paure e gioie in cui viviamo.

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el mese di gennaio la nostra Delegazione ha realizzato l‟incontro annuale con gli esercizi spirituali e un momento di formazione a partire dalla Priorità e dagli Atti del Capitolo Generale 2014. Questa è stata per noi una profonda e ricca esperienza di Dio, di fraternità e di chiamata ad assumere con un nuovo ardore la missione che ci aspetta. Abbiamo cominciato gli esercizi nel dies natalis del ven. P. Antonio Pagani, festa dell‟Epifania qui in Brasile. Frei Toni Mitchels OFM ci ha aiutate a pregare su questo nuovo momento che stiamo vivendo come Famiglia religiosa, tenendo presente la priorità per questo sessennio. Le meditazioni sono state molto ricche e profonde; le parole di Papa Francesco citate dal predicatore ci hanno molto colpito e ci hanno dato coraggio e speranza: “Dio sempre ci riserva il migliore. Ma chiede che ci lasciamo sorprendere dal suo amore, che accogliamo le sue sorprese. Affidiamoci a Dio! Lontano da Lui, il vino della gioia, il vino della speranza si svuota. Se ci avviciniamo a Lui, se rimaniamo in Lui, quello che sembra acqua fredda, le difficoltà, quello che è peccato, si trasforma in

vino nuovo di amicizia con Lui”.

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Il Capitolo Generale nella testimonianza delle sorelle

r. Luzia, sr. Cristina e sr. Sueli hanno condiviso la loro testimonianza dopo aver partecipato al Capitolo Generale e ci hanno presentato gli Atti del Capitolo con le indicazioni proposte al fine di tradurle in pratica nella nostra Delegazione e nelle Comunità singole. È stato un bel momento di condivisione, soprattutto di memoria del cammino fatto nel 2014 e volontà di riprenderlo con nuovo ardore nella nostra storia. Sr. Sueli ha presentato con molta chiarezza la riflessione di don Gabriele Pipinato e ci ha invitato a mantenere lo sguardo fisso in Gesù centro della nostra vita. In questi giorni di studio abbiamo condiviso la bella notizia: le nostre sorelle missionarie del Kenya, sr. Anastasia e Sr. Lucy, verranno a integrare la nostra missione a partire dal mese di aprile 2015! Siamo riuscite a salutarle, insieme a sr. Jane e alle altre sorelle del Kenya, attraverso Skype; questa attesa ci incoraggia tanto per riprendere la missione con più gioia ed entusiasmo. Mentre la memoria riconoscente di questi avvenimenti ci spinge a vivere il presente con passione, sentiamo che essa ci fa anche crescere e abbracciare il futuro con speranza.

Ripartire da Cristo

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inito il ritiro e lo studio, siamo ripartite per le nostre missioni con nuovo slancio. Sr. Luciana e sr. Graziana hanno raggiunto l‟Italia per la loro visita in famiglia; noi tutte siamo tornate alle nostre comunità dove ci aspettava l‟impegno quotidiano; il Signore, mediante gli avvenimenti della vita; ci richiama ogni giorno alla conversione. Nel Nordest l‟incontro con 31


le catechiste, con le altre sorelle e con la gente così religiosa ha risvegliato in noi la fede. Nello stato dello Spirito Santo l‟impegno dei laici della Fraternità Laicale e nelle opere sociali ci ha spinto a riprendere la missione con un entusiasmo più grande, adesso rinforzato con la presenza di Arianna Zannoni e Chiara Pozzo, due giovani di Marostica che sono venute a fare un‟esperienza missionaria con noi. Infine, a Rio de Janeiro abbiamo accompagnato in discernimento vocazionale un gruppo di giovani, che hanno partecipato all‟incontro sul tema: “Incontro con Cristo, nostro tesoro”. La giovane Daiana Alves ha chiesto di cominciare a fare esperienza con noi nei fine-settimana; è stata accolta dalla Comunità di Santa Cruz, dove speriamo possa vivere una profonda e feconda esperienza di Dio, che certamente sarà un punto di partenza per il suo cammino formativo verso la

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consacrazione al Signore.

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Verso la Pasqua del Signore

l giorno 24 febbraio sono partite per l‟Italia anche sr. Fiorenza e sr. Anna Zorzan per la visita in famiglia, lasciando tra noi qualche vuoto! Viviamo la Quaresima nello spirito di conversione, preghiera e penitenza, chiedendo al Signore che ci sostenga nel cercare di uscire da noi stesse, come ci invita Madre Ottavina, di morire ai nostri desideri e alle piccole esigenze per risorgere con Cristo nella sua Pasqua. Auguriamo a tutte che Cristo Risorto sia la nostra forza, la sorgente di luce e soprattutto il nostro Tesoro, perchè possiamo in questo anno della Vita Consacrata riscoprire in Lui e solo in Lui la ragione del nostro essere e del nostro agire. “Viva il puro amore di Gesù Cristo, nostro tesoro! Viva, viva in eterno!” Sr. Luzia e sorelle della Delegazione del Brasile

UN BAZAR PER I POVERI

a qualche anno a S. Cruz, Duque de Caxias, alcune persone si sono organizzate per raccogliere fondi a favore dell‟Azione Sociale della Parrocchia, che sostiene progetti d‟aiuto verso le famiglie più bisognose. L‟occasione si è verificata nel 2011 quando, nel Centro Parrocchiale di S. Cruz sono arrivati indumenti, coperte e alimenti a favore delle popolazioni di Teresopolis. La città era stata colpita da una grandissima inondazione, che aveva provocato morti e distruzione. Subito, la gente del nostro grosso paese si era mobilizzata ed erano arrivati al Centro Parrocchiale sacchi colmi di tutto ciò che poteva servire. Insieme erano arrivati anche alimenti, acqua e altre utilità come materassini e coperte. Dopo aver soccorso gli alluvionati erano rimaste a S. Cruz parecchie cose. È nata così l‟idea di vendere a un prezzo molto ridotto gli indumenti, facendo in modo che il ricavato andasse a sostenere i nostri fratelli bisognosi nelle nostre Comunità e nei quartieri che visitiamo. uesta iniziativa pare una “piccola goccia”, ma ha già aiutato varie famiglie! Con il ricavato abbiamo potuto comprare materiali per la sistemazione di tre famiglie e, quest‟anno, abbiamo versato la quota per esami clinici e cure di un bambino di 10 anni, la cui famiglia non poteva pagare; l‟esame costava quasi come un salario minimo (700 reali). Alcune signore della Parrocchia si rendono disponibili una volta al mese o ogni due mesi per questo servizio. Nell‟occasione vendono anche un sapone e un detersivo liquido ricavati dalla lavorazione dell‟olio usato aggiunto alla soda: una ricetta che ha insegnato sr. Fiorenza. Il ricavato va a favore di vari aiuti per le persone che bussano alla porta del Centro Parrocchiale e che non riescono ad arrivare a fine mese. È consolante riuscire a coinvolgere il nostro popolo a favore dei fratelli e vedere che lo fanno proprio con amore e gratuità!

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Sr. Anna Zorzan

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DELLA GRAZIA DEL SIGNORE È PIENA LA TERRA

ernambuco, terra benedetta, regione del Nordest del Brasile, terra arida semideserta, per la poca pioggia, con un clima quasi primaverile per la sua vicinanza all‟Equatore. Pesqueira, una delle città di questa regione, dove speranza, povertà, sfruttamento, conquiste si fondono con bellezze naturali e con le sfide di oggi e la vita prevale sempre! Vila Anapolis è la periferia di Pesqueira, dove noi suore Dimesse siamo presenti da circa sette anni e io da uno. È una terra santa, terra di missione, perché il Signore ci chiama a essere semente di gioia, di speranza tra persone che credono nel suo Amore e sognano un mondo, una società più giusti dove i sogni si realizzano se ciascuno apre il cuore alla vita. La gente in mezzo alla quale viviamo attende da noi semplicemente una presenza umile, che cammina e sogna insieme. È una terra santa, perché il Signore Gesù è presente, cammina con noi, si fa uno di noi e ci incoraggia ad andare “fuori”, perché la messe è molta. Ci dice di non avere paura! Ci mostra che Lui è con noi, quando una mamma che da anni non va in chiesa dice che ora che ci siamo noi, è diverso… visitiamo, ascoltiamo, sorridiamo… celebriamo la vita! Che cosa significa celebrare la vita? Per esempio rallegrarsi quando, dopo mesi di secco, la pioggia cade… e tu partecipi alla gioia delle persone e alla loro manifestazione di fede: “Il Signore sa di cui abbiamo bisogno… e non dimentica il suo popolo”. Sì, il popolo supplica, ha fiducia, rende grazie per la pioggia e fa festa: si riempiono secchi, cisterne, bidoni; tutti approfittano per lavare, farsi il bagno con calma, lavare i marciapiedi; è festa, basta così poco per essere felici! Di fronte a questa visione, ci sentiamo piccole, stupite, quasi vergognose. Quanta acqua gettata via qui in Italia! Acqua sorella, acqua preziosa e bella quanto ti sprechiamo! Viene alla mente la sete della Samaritana: acqua viva che sei Tu, Signore! E ti servi di noi, di ciascuno per dissetare le tue creature. ccoci allora a dare la nostra presenza nei gruppi di giovani in una comunità lontana, povera, ma ricca di fede e noi ci sentiamo piccole

davanti al loro desiderio di pregare, di fare esperienza di Dio. Eccoci, poi, nella pastorale del bambino, visitando le famiglie, gli ammalati, pregando insieme… Eccoci durante la novena di Natale insieme ai più poveri, alla gente e abbiamo l‟occasione di benedire, lodare il Signore, perché si rivela ai piccoli e ai semplici e noi ci sentiamo parte di questo mosaico. Alla sera, Signore, ci richiami in disparte per riposare un poco e rianimare i nostri cuori, affinché siano pronti, il giorno dopo, a spendere a piene mani l‟Amore che tu ci doni ogni momento! Sr. Lucy e sorelle di Pesqueira

Mons. Cirillo Calaon

sette comunità sparse in territorio abbastanza impervio. Ha dovuto costruire la nuova chiesa madre, le cui fondamenta erano state corrose dalle termiti. Con la chiesa di pietra è cresciuta anche la Chiesa viva fatta di persone. Alla sera insegnava gratuitamente nel Ginnasio statale, dove incontrava i ragazzi/e per il rinnovamento della pastorale. Nel 1965 è stato nominato parroco di Cascatinha, dove è rimasto fino al 1977. Nelle due parrocchie affidategli ha fatto crescere un numeroso gruppo di catechisti e di giovani, uomini e donne,

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ll‟Opera della Provvidenza di Padova, sabato, 28 febbraio, ha terminato il suo cammino su questa terra mons. Cirillo Calaon. Aveva 89 anni. Dal novembre del 1954 era stato missionario in Brasile nella diocesi di Petropolis. Gli era stata affidata la cura pastorale di Areal, una vasta parrocchia con 33


impegnati nelle varie realtà della vita sociale e politica. Non a caso una scuola per bambini dell‟infanzia e della primaria porta il suo nome. Don Cirillo aveva una personalità forte, molto determinata, aperta alla Chiesa e al mondo. Si può dire che in molti tratti della sua personalità e della sua pastorale aveva anticipato lo stile del Concilio Vaticano II. Un uomo a tutto tondo, con una bella sensibilità e una istintiva capacità di relazione. Un cristiano innamorato di Gesù Cristo. Sr. Luzia, inviando al vescovo e ai sacerdoti di Padova le sue condoglianze, scrive: -Ho deciso di condividere queste righe con tutti coloro che l‟hanno conosciuto e amato. Parlo come se scrivessi a lui la mia ultima lettera. Sooretama, 1/3/2015 arissimo Don Cirillo, grazie del dono della tua vita donata a Dio e a un popolo così lontano dalla tua terra: il popolo brasiliano. Il tuo coraggio nel partire per la missione oltre oceano certamente ha aperto strade, perché altri andassero oltre i confini dell‟Italia. Tra questi “altri e altre”, ci sono anche le Suore Dimesse Figlie di Maria Immacolata, che lei ha accolto così affettuosamente e attentamente nei loro primi anni di inserimento in Brasile. Io ero giovane, quando ascoltavo le sue parole ancora segnate da nostalgia della lontana Italia, bagnata dal sangue di tanti morti della seconda guerra mondiale. La sua presenza, nella mia parrocchia “Alto da Serra”- Petrópolis, ha avuto la grazia di risvegliare nel mio cuore il seme della

vocazione religiosa, che lungo gli anni il Signore stesso aveva coltivato. Gli anni sono passati, già come postulante a Duque de Caxias ho potuto ritrovarmi con lei in una visita ai missionari. Grande è stata la nostra gioia! Lei mi ha aiutato a perseverare nella vocazione. Don Cirillo, grazie tante! Ho conosciuto molto del “Figlio dell‟Uomo Gesù di Nazareth – Servo di Dio” – grazie alla sua testimonianza di vita. Don Cirillo, oggi festa della trasfigurazione sei giunto ad abitare per sempre in Dio. Prega per noi, per i sacerdoti e i missionari di questo nuovo millennio; chiedi al Signore che siano fedeli nell‟ascoltare e obbedire a quello che il Padre celeste domanda mediante il grido dei poveri e di quelli che non l‟hanno ancora conosciuto. Prega anche per noi, Suore Dimesse, perché non dimentichiamo mai di vivere la profezia della “conformità di amore e di vita a Gesù Crocifisso” come un dono e una missione, che attiri una nuova generazione di consacrate anche qui in Brasile. Con immensa gratitudine sr. Luzia

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LA GRANDE GUERRA 1915-18

La prima lettera dal fronte inviata alla “Difesa del Popolo” no in prima linea i due più vecchi, sposati con teneri figli. Il padre di sr. Gianna tornò dalla prigionia in Austria, graziato da sant‟Antonio, come egli raccontava spesso.

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La lettera di Isidoro Miazzi, papà di sr. Gianna, la prima arrivata dal fronte alla redazione, fu pubblicata da “La difesa del Popolo” il 20 giugno 1915, cioè a neppure un mese dall‟entrata dell‟Italia in guerra.

Il testo è intriso di grande fede e senso di responsabilità. Isidoro Miazzi inviò la lettera a suo fratello don Paolo che proprio in quei giorni si stava preparando alla consacrazione sacerdotale. In quella tristissima guerra, la famiglia Miazzi, come tante, ebbe molto a soffrire; erano al fronte in cinque fratelli e periro34

aro fratello, commosso, non ti so dire a qual punto, mi sento costretto, per tutta mia partecipazione alla da tanto sognata allegria, del giorno della tua Messa Novella, a ridurmi a scriverti con un poco nobile convoglio di carta e che forse chissà se neanche ti arriverà. Quest‟epoca che giunge così triste a turbare un avvenimento sì strepitoso per la nostra famiglia, mi fa correre da tre giorni, dalla ricevuta tua lettera, nella quale mi annunciavi la tua pros-


NELLA LUCE DEL RISORTO SUOR GABRIELLA CLORINDA NICETTO

(1923-2015)

Sorella di suor Alojsia, era nata a Mestrino (PD), ha trascorso la giovinezza in famiglia; nei mesi invernali frequentava il laboratorio di una brava sarta. È entrata in convento nel 1946, ha emesso i voti religiosi nel 1950. Gli anni della sua lunga vita sono stati impegnati nel collaborare nelle scuole materne gestite dalle Suore Dimesse nei vari paesi, dove sorvegliava i bambini con pazienza e benevolenza. È rientrata in Casa Madre a Udine indebolita e impossibilitata di camminare liberamente, ma sempre aveva la mente in Dio, pregava con molta devozione usando il libro “Massime Eterne”. Colpita da un ictus cerebrale, alla parte destra, si è ripresa per un

giorno o due e, quando si sperava al meglio, ci ha lasciate per tornare alla casa del Padre. È stata sepolta nel cimitero di Mestrino (PD). Ricorda madre Ottavina nella lettera circolare: “Sr. Gabriella ci ha lasciato l‟esempio di una vita donata con gioia, vissuta con spirito di sacrificio e intessuta di tanta preghiera. Nel suo andare per il corridoio dell‟infermeria, sostenuta dal carrello, sempre portava con sé il libro delle preghiere e la corona del rosario, perché - diceva - abbiamo tanto bisogno della preghiera.”

a Molvena l‟11 maggio 1930 in una numerosa famiglia, unita da intenso affetto, aperta alla grazia e al dono di sé. A 21 anni con la generosità del suo cuore è entrata in questo Istituto delle Suore Dimesse Figlie di Maria Immacolata, dove nel 1954 ha fatto la sua professione religiosa. Entusiasta della sua vocazione, ha vissuto seminando ovunque gioia. Si è spesa senza risparmio, in un‟offerta continua al Signore, perché fosse tutto a Lui gradito. Nell‟assidua preghiera e nella devozione alla Madre Immacolata alimentava la sua contentezza di appartenere al Signore e di servirlo nel prossimo. Nelle varie comunità parrocchiali in cui l‟obbedienza l‟ha mandata a prestare il suo servizio, la sua presenza attiva e incoraggiante era gradita e attesa da tutti. Come non ricordare la brillantezza del suo sguardo e l‟intensità del suo affetto mentre dava ascolto ai bambini, ai giovani, alle persone in difficoltà e agli anziani? Con grandezza d‟animo aveva a cuore anche il

SR. BARTOLOMEA MARIA VIERO (1930-2015)

Suor Bartolomea Viero, ha concluso il suo cammino terreno domenica, 8 febbraio 2015, nella casa Mater Ecclesiae di Molvena (VI). Era nata

sima Ordinazione, veloci pensieri e mi sento difficile acquietarmi al pensare che fra cinque giorni tu per la prima volta celebri il gran Sacrificio. La guerra, a cui vi fui e sono in mezzo, ritengo per sicuro essere il più tremendo castigo che Dio adoperi; è un altro significato il forte risveglio della fede tiepida di tanti. Mai come adesso mi sono convinto di credere certissimo che Iddio ci castiga e nel medesimo

mondo missionario ed era felice di preparare la “pesca di beneficenza” e i pacchi di indumenti da spedire in Africa. Nei momenti liberi le piaceva lavorare all‟uncinetto o curare l‟orto e il giardino. La sua attività si è esplicata soprattutto in cucina. In Casa Madre a Padova per 22 anni ha manifestato creatività e dedizione. Nulla le pesava pur di accontentare le sorelle e gli alunni del Collegio. Offriva il suo aiuto prezioso, con ulteriore fatica, anche durante le settimane bianche, a Enego, organizzate dalla scuola. Negli ultimi anni trascorsi nella comunità di San Pancrazio, accanto alla tomba del Padre Fondatore, nel presentargli quotidianamente tutta la realtà della nostra Famiglia, si lamentava a volte che il “Padre fosse un po‟ sordo”... Ora, che con Lui si trova presso Dio, siamo certe che la comunicazione diretta porterà frutti di bene a tutte noi, che continuiamo nella speranza il nostro pellegrinaggio.

castigo ci salva. Il mio dovere sacro di soldato m‟impone il più rigoroso silenzio; perciò solo posso dirti che sto bene, che partecipo alla tua gioia e soprattutto ti impegno a preghiere speciali a S. Antonio. Questo Santo ci ha salvato e ci salverà. Prega pei tuoi tutti, specialmente per i tuoi fratelli in guerra, per tutti i soldati. Ti bacio, novello sacerdote. Tuo fratello Isidoro

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Suore Dimesse Figlie di Maria Immacolata


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