Il testamento di don Colombo «Mi sono sentito uno tra gli altri»

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L’ECO DI BERGAMO MARTEDÌ 15 OTTOBRE 2013

Primo piano

Il ricordo

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Il testamento di don Colombo «Mi sono sentito uno tra gli altri» Il documento, in due parti, scritto il 27 maggio «M’è capitata la gran cosa di essere un cristiano Il Vangelo la scoperta più importante della vita Ho amato la Chiesa, il Seminario mi ha protetto» 1

Pubblichiamo il testamento spirituale di monsignor Sergio Colombo, lo storico parroco di Redona - e sacerdote fra i più noti e amati della città - morto nella notte fra mercoledì e giovedì scorsi dopo una lunga malattia. Aveva 71 anni e da 32 guidava la comunità del quartiere. Il testamento, che reca la data del 27 maggio, è stato letto dal curato don Marco Scozzesi al termine dei funerali che si sono svolti sabato. Mio testamento

a Sono felicissimo di aver vissuto. Ho trovato bello il tempo e il luogo che Dio mi ha dato per vivere la mia avventura tra gli uomini. Me ne vado pieno di riconoscenza per tante persone che mi hanno aiutato e insegnato a vivere: a partire dai miei genitori e della mia famiglia di Calcinate. Pur vivendo in un piccolo angolo di mondo mi sono sempre sentito unito a tanti uomini e mi sembra di aver sempre sentito il grande respiro del mondo attorno a me. Potevo fare di più: soprattutto per tante persone che ho incontrato e con le quali non ho sempre avuto il coraggio di essere generoso. Anche se quel poco che ho fatto nella mia vita - preferendo il profondo al vasto - l’ho sempre sentito fatto per me e per gli altri. Mi sono sempre sentito uno tra gli altri. Arrivederci a tutti e... alla vita che amo tanto. Mi è capitata anche la gran cosa di essere un cristiano. Ho incontrato fin da piccolo, negli umili gesti dei cristiani del mio paese, il Vangelo di Gesù. È diventata la cosa più importante della mia vita: ci ho giocato sopra tutta la mia storia. Ho cercato di diventare un cristiano sul serio: come ho potuto, come ho saputo: con molta passione. Mi è anche capitato di fare il prete nella Chiesa cattolica. Mi sarebbe piaciuto farlo bene;

probabilmente non ci sono riuscito del tutto: forse il Signore si aspettava da me cose più semplici e radicali. Ma so che è comprensivo anche con chi, ingenuamente, ha voluto stargli vicino. Io, comunque, mi ci sono messo dentro, al punto che a un dato momento non sono più riuscito a distinguere il mio essere uomo e il mio essere prete. Ho amato la Chiesa, anche se non sono sempre stato quieto e docile: ho cercato la sua bellezza che spesso mi pareva tenesse nascosta; ho sperimentato in molti modi la sua materna fecondità che non finisce mai. Il Seminario di Bergamo -

Arrivederci a tutti e... alla vita che amo tanto. Ho voglia di vedere il Signore Ho solo i libri, che lascio al presbiterio e alla casa parrocchiale Il percorso pastorale compiuto dalla comunità per attuare il Concilio e di Roma negli anni di Papa Giovanni e del Concilio - mi ha protetto e nutrito per molti anni: mi ha introdotto nelle profondità della fede e della sua lunga tradizione che risale fino al Vangelo; mi ha aiutato ad ascoltare gli uomini e a cogliere i significati segreti dell’esistenza; mi ha incoraggiato a comprendere i tempi difficili che sta attraversando l’avventura umana. Nella comunità parrocchiale di Redona ho vissuto, in compagnia di tanti cristiani e di tan-

te persone vive, la mia maturità cristiana: in una scoperta quotidiana di come il Vangelo è all’opera nella vita di ogni persona; in cammini di fede celebrati nelle profonde liturgie e scavate nella fatica quotidiana del vivere assieme a tutti gli altri; in percorsi di solidarietà e di amicizia con i più deboli; in iniziative appassionate, volte a promuovere e a condividere il gusto per la vita e per la costruzione della città di tutti. Dovrò essere sempre riconoscente alle tante persone che mi hanno mostrato in concreto la via della vita e mi hanno fatto percepire lo scorrere segreto del regno di Dio nelle nostre umili storie; e, ospitando con pazienza e bontà il mio servizio pastorale per tanti anni e prendendosi cura di me fino alla fine, mi hanno fatto sentire la pazienza e la tenerezza di Dio, e mi hanno permesso di sigillare quello che ho cercato di dire e di fare in tutti questi anni con il dono della mia povera vita. Sono riconoscente in modo speciale ai preti che hanno fatto vita comune con me, dando al nostro ministero una «casa» e permettendoci di sperimentare come è possibile vivere una fraternità pienamente umana nel nome del Vangelo. La malattia della fine mi ha portato nelle regioni più oscure della nostra fragilità. Questa discesa che ti dà un po’ di vertigine mi ha però, stranamente, reso ancora più grato e commosso per i regali che la vita mi ha fatto, di cui sono stato troppo poco stupito e riconoscente. Ho cercato di rispettare fino in fondo la discrezione di Dio, il suo silenzio. Ma egli mi si è fatto ancora più vicino nel dono di un senso profondo di fraternità: mai mi sono sentito così fraterno, così uguale, così uno tra gli altri come in queste regioni della debolezza e della paura in cui tutti passiamo e da cui sale l’universale invocazione al soccorso e alla salvezza. Mi avete visto alcune volte

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1) Monsignor Sergio Colombo, parroco di Redona per 32 anni e a lungo docente in Seminario, è morto nella notte fra mercoledì e giovedì. Originario di Calcinate, aveva 71 anni. 2) La parte iniziale del testamento spirituale. 3) Il documento, in due parti, reca la data del 27 maggio 2013

piangere. Ma vi assicuro che sono state quasi sempre lacrime di dolcezza: la commozione di veder ritornare le persone e le cose belle della vita, a darmi fiducia anche per il viaggio misterioso dentro la morte. È la dolcezza di questi lunghi addii che mi sta dando la forza di mettermi, con tremore, rannicchiato ai piedi del Signore Gesù, in silenzio, nel sonno della morte, aspettando che la sua Parola mi risvegli con i miei fratelli. Ho tanta voglia di vedere il Signore, di incontrarlo. Sono curioso di vedere che cosa saprà darmi di più di quanto mi ha già dato in questa vita. Sono emozionato nel pensare a che cosa vorrà dire per me vivere accanto a lui! Ho voglia di ritrovare alcune persone il cui distacco mi ha lacerato. Ho voglia di ritrovare la bellezza di questo mondo che abbandono con tanta nostalgia. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. ■ don Sergio Colombo BERGAMO, 27 / 5 / 2013

P. S. Per quanto riguarda le disposizioni per ciò che lascio ho poco da dire. Mi fido e mi affido a chi mi conosce bene e sa che la morte e la vita di ogni persona

e di ogni cristiano devono essere circondate solo dalla discrezione e dal mistero della fede. Soldi non se ne dovrebbero trovare. Ho avuto la fortuna di vivere sempre della grazia di altri: nei primi anni, della mia famiglia, e poi per il lungo tempo del ministero, della Chiesa. Ho solo ricevuto, senza mai avere niente di mio. L’unico ingombro che lascio sono i libri. Volevo disfarmene prima, ma mi sembrava un gesto di egoismo. Li lascio al presbiterio e alla casa parrocchiale: con la totale libertà di disfarsene o di tenere solo ciò che si ritiene utile. Gli appunti della predicazione - pure in tutta libertà - si potrebbero tenere in archivio: se mai a qualcuno nel tempo potesse interessare una documentazione storica sul modo di lavorare nelle nostre parrocchie. Chiedo assolutamente non venga pubblicato niente: sono appunti che sono serviti solo per la comunicazione pastorale. Una scelta diversa la sentirei come mancanza di rispetto. L’unica cosa che potrebbe aver senso sarebbe la ricostruzione di un percorso pastorale che la comunità ha fatto per attuare il Concilio. ■ don Sergio Colombo BERGAMO, 27 MAGGIO 2013

La nomina A

Giuseppe Sala amministrerà la parrocchia A Il vescovo Francesco Beschi ha nominato monsignor Giuseppe Sala amministratore parrocchiale della parrocchia di Redona, vacante per la morte del parroco monsignor Sergio Colombo. Monsignor Sala è stato compagno di studi e poi di insegnamento di don Sergio. Per dodici anni, dal 1981 al 1993, è stato suo vicario parrocchiale a Redona. Monsignor Sala, 70 anni, è licenziato in Teologia. Dopo l’ordinazione sacerdotale (11 marzo 1967), è stato coadiutore parrocchiale di Osio Sopra, docente in Seminario, vicario parrocchiale di Redona, addetto all’ufficio Liturgia sezione arte sacra, direttore dell’ufficio Beni culturali, vicario parrocchiale della Cattedrale, membro dei Consigli pastorale e presbiterale, delegato per i rapporti con le sovrintendenze per i beni culturali, direttore generale del museo Bernareggi, canonico della Cattedrale. Dal 2006 fino al mese scorso è stato parroco del Duomo e di Sant’Andrea e dal 2008 anche di Castagneta. CA. EP.


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