Notizie da Betlemme

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17a edizione | Marzo 2012

PROSPETTIVA BETLEMME

Il giornale per amici e sostenitori di Aiuto Bambini Betlemme.

| Una questione di cuore – da 60 anni| I cento anni di padre Ernst Schnydrig | La nostra promessa per i bambini di Betlemme | Intervista a Hanni Kawwas-Schnydrig | Quando la storia si ripete | Cantare per Aiuto Bambini Betlemme | Donare speranza – Trasmettere valori | Formare operatrici familiari Novità da Betlemme e dalla Regione.


60 anni dopo la sua fondazione, il Caritas Baby Hospital è oggi il maggiore presidio medico per i bimbi malati della Regione.

Editoriale

UNA QUESTIONE DI CUORE – DA 60 ANNI Il 2012 - un anno speciale per Aiuto Bambini Betlemme e il Caritas Baby Hospital. L’inverno è finito a Betlemme. Le giornate fredde sono rare e in ambulatorio è tornata la calma. Come ogni anno anche nella passata stagione sono arrivati da noi molti bambini malati, con forti raffreddamenti, influenze o addirittura in stato di ipotermia. Le case in Palestina riparano troppo poco dal freddo. Nei villaggi, nelle case, oltre alla cucina e al bagno c’è soltanto un’altra stanza. Di giorno si vive lì, di notte si distendono i materassi per dormire. Per i bambini le possibilità di riprendersi sono sempre meno; soprattutto se il loro fisico è debilitato, hanno maggiore facilità di ammalarsi. Anche lievi infezioni possono mettere a rischio la loro vita. Di recente abbiamo curato un piccolo paziente che aveva già i piedi cianotici per il freddo.

La famiglia di questo bambino vive in una casa senza tappeti – il pavimento è di nudo cemento. Talvolta mi vengono in mente le foto degli inizi del Caritas Baby Hospital. Certo, non si può paragonare la situazione odierna con la miseria e le privazioni che caratterizzavano i campi profughi del 1948, formatisi in seguito alla guerra arabo-israeliana. Tuttavia il conflitto resta ancora oggi l’elemento determinate della nostra vita. 60 di gioia e di gratitudine Nel 2012 ricorrono i 60 anni della fondazione dell’ospedale. Siamo orgogliosi che non abbia chiuso un solo giorno. "60 anni di Caritas Baby Hospital" sono per noi un motivo di gioia e di gratitudine. E’ solo grazie alla vostra fedeltà, cari donatori e sostenitori, che questo progetto è stato possibile e continua ancora oggi.


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Il Caritas Baby Hospital è inseparabile dalla figura di padre Ernst Schnydrig. La miseria che aveva sperimentato in prima persona a Betlemme nel 1952, l’aveva sconvolto. In lui crebbe la convinzione che i cristiani si dovevano impegnare affinché a nessun bambino di Betlemme mancasse più un’assistenza medica. Padre Schnydrig avrebbe compiuto quest’anno cento anni. Si potrebbe dire che è stato il primo donatore di Aiuto Bambini Betlemme. Fino ad oggi migliaia di uomini e donne lo hanno seguito, sono venuti a visitarci, ci hanno ascoltato e ci hanno accolto nel loro cuore. E’ grazie a loro che il Caritas Baby Hospital può donare ai bambini malati e alle loro famiglie forza e speranza in un futuro migliore. La vostra

dott.ssa Hiyam Marzouqa, primario

Padre Ernst Schnydrig Fondatore di Aiuto Bambini Betlemme e del Caritas Baby Hospital, padre Schnydrig era nato il 26 settembre 1912 a Grächen in Svizzera. Nel 2012 ne celebriamo, pieni di gratitudine, il genetliaco. Il suo spirito segna anche oggi il nostro operato; la creatività, l’opera di convinzione e l’entusiasmo che lo hanno caratterizzato sono stati alla base di un’opera che trova rispetto e considerazione in tutto il mondo. Con la massima coerenza chiedeva solidarietà per uomini e donne di tutte le religioni presenti nella Terra Santa. Fino alla morte, avvenuta il 15 aprile 1978, si prodigò affinché l’amore del prossimo, comandamento cristiano, trovasse un luogo di elezione a Betlemme.


Approfondimenti

LA NOSTRA PROMESSA PER I BAMBINI DI BETLEMME Assistenza sanitaria per le famiglie bisognose. Quando, nel 1952, padre Ernst Schnydrig andò in visita a campi profughi di Betlemme, era sua intenzione fare un resoconto sulle condizioni in cui viveva quella popolazione. Quello che incontrò lo sconvolse profondamente: uomini e donne sotto le tende, in indicibile precarietà. Erano fuggiti dalla guerra arabo-israeliana e non potevano più far ritorno nei loro villaggi. In uno dei campi, Schnydrig incontrò Antoine Dabdoub, medico, ed Hedwig Vetter, un’infermiera. La vigilia di Natale del 1952 Schnydrig fu testimone della disperazione di un padre che aveva appena sepolto il figlioletto nella palude nei pressi di un campo profughi. Mosso da tanta compassione, affittò subito una stanza, vi mise 14 letti e incaricò il dott. Dabdoub ed Hedwig Vetter di prestare l’assistenza medica necessaria. Nasceva così il Caritas Baby Hospital. A nessun bambino, nel luogo in cui era nato Gesù, doveva essere, da quel momento in poi, negata l’assistenza sanitaria. L’affluenza fu talmente grande che si dovette ben presto allargare la piccola struttura; prima venne aggiunta una stanza, poi un padiglione. Ma tanti bambini continuavano a dormire sul pavimento o in vasche di plastica. Per dare una struttura più consona al lavoro di Betlemme, Schnydrig fondò nel 1963 l’associazione Aiuto Bambini Betlemme. Già nel 1966 si era iniziato a progettare il nuovo edificio. Mentre i lavori di sbancamento erano ormai

Nato per le condizioni di estrema precarietà dei campi profughi, il Caritas Baby Hospital è oggi elemento imprescindibile del sistema sanitario della Regione.

conclusi, la Guerra dei sei giorni pose drasticamente fine ai lavori in corso trasformando il contesto nella Regione. I confini vennero spostati, Betlemme fu separata dalla Giordania ed entrò da quel momento a far parte della Cisgiordania – occupata dall’esercito israeliano. Fu solo nel 1975 che ricominciarono i lavori di costruzione dell’ospedale. Tre anni dopo veniva inaugurata la struttura odierna. Con i nuovi locali il Caritas Baby Hospital divenne finalmente un ospedale pediatrico vero e proprio, con due reparti e 82 letti. Venne offerta una formazione per le infermiere e le madri vennero coinvolte nella cura dei figlioletti malati. A metà degli anni ’80, in uno stabile vicino venne aperto il primo ambulatorio. Vi trovò ospitalità anche il Servizio di assistenza sociale. Nel 1998 si aggiunse un nuovo reparto, quello di neonatologia, nel 2001 un Pronto soccorso. Infine, nel 2010, dopo grandi lavori di ampliamento e ristrutturazione venne inaugurato il nuovo poliambulatorio e furono aggiunte nuovi ambulatori specialistici. In 60 anni, da una soluzione provvisoria con un medico e un’infermiera si è passati a un ospedale pediatrico che accoglie ogni anno oltre 30 000 bambini. Il Caritas Baby Hospital conta 14 medici e 215 dipendenti, tutti a servizio dei bambini di Betlemme. Essi onorano giorno per giorno la promessa fatta da padre Schnydrig: "Noi ci siamo."


Intervista

Per amore DEL PROSSIMO Hanni Kawwas-Schnydrig, svizzera, era arrivata a Betlemme nel 1970. Voleva rimanere al Caritas Baby Hospital per tre anni. Le cose sono invece andate diversamente: la nipote di padre Ernst Schnydrig è ancora oggi a Betlemme. Hanni Kawwas-Schnydrig

Quest’anno, per la centesima volta, ricorre iI genetliaco di suo zio, padre Ernst Schnydrig. Cosa ricorda di lui? Mio zio era un personaggio interessante e poliedrico. Ricordo soprattutto il grande amore che aveva per il prossimo. Non badava a chi aveva davanti o dove si trovava: per lui la cosa più importante erano le persone. L’amicizia e la sincerità erano valori che chiedeva con la stessa determinazione con cui era pronto ad offrirli. Questo non ha sicuramente reso la vita facile a chi ha vissuto o lavorato con lui. Mio zio mi ha trasmesso la forza di crescere come persona e di trovare la mia identità. Lei abita con la sua famiglia dietro al muro. Dagli israeliani viene considerata palestinese, e può recarsi nella stessa Gerusalemme solamente con un permesso speciale. Com’è la vita a Betlemme? Quando arrivai a Betlemme nel 1970, mi venne incontro un’anziana signora che mi disse: "La nostra società é di gran lunga migliore di quella svizzera". E per molti versi aveva ragione. Nonostante l’occupazione e la nebulosità delle prospettive per il futuro, la gente non si era persa d’animo. Le persone erano cordiali e aperte – soprattutto nei confronti degli stranieri. Le famiglie avevano tempo le une per le altre, si stava molto insieme e si partecipava alla vita degli altri.

Oggi è ancora così? La Palestina non é un'isola, nonostante il muro. I ritmi sono diventati più frenetici, e l’attenzione verso gli altri non é più quella di una volta. C'é un fatto che occupa parecchio i miei pensieri: in passato, l’atteggiamento dei palestinesi era più positivo. Ora, questo é andato perduto, e ciò vale in parte anche per me. Ciononostante sento un profondo attaccamento a questa realtà, e a Betlemme mi sento a casa. Quale significato ha avuto e ha il Caritas Baby Hospital per le famiglie di Betlemme? Malgrado il conflitto creasse solamente sofferenza e povertà, l’ospedale, nonostante tutte le avversità, é riuscito a crescere. Come un’oasi nel deserto, il Caritas Baby Hospital si trova a operare all’interno di una società che sta inaridendo. Quando sono arrivata a Betlemme, la struttura era per poveri da terzo mondo. Le condizioni erano inimmaginabili: sterilizzavamo le siringhe e le cannule monouso per poterle riutilizzare. Oggi il Caritas Baby Hospital é, nel vero senso della parola, la miglior cosa che potesse capitare alla gente qui a Betlemme. È il posto dove chiunque può trovare assistenza qualificata. Cosa direbbe suo zio se potesse vedere il suo progetto oggi? Nessuno può dirlo con certezza. Mio zio non ha potuto presenziare all’inaugurazione del nuovo edificio nel 1978. Come persona che ha lavorato attivamente per l’aiuto allo sviluppo, probabilmente si chiederebbe meravigliato come mai Betlemme abbia ancora bisogno di aiuti esterni. Ma, se potesse vedere come si vive qui, sentire l’impotenza che si prova di fronte al muro e alle recinzioni, avvertire la mancanza di prospettive in cui questo conflitto infinito ha gettato le persone, allora, proprio in virtù del suo amore per il prossimo, si rimboccherebbe le maniche e procederebbe alla sua maniera. Molte grazie per l’intervista.

Muro e filo spinato hanno cambiato la vita a Betlemme.

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Il sonno rigenera – oggi come 60 anni fa.

Dal Caritas Baby Hospital

QUANDO LA STORIA SI RIPETE Da 60 anni i bambini trovano assistenza sanitaria al Caritas Baby Hospital. Un dono per intere generazioni. Samira accarezza amorevolmente la testa della figlia Masuda. Finalmente la piccola, due anni, si é addormentata. Il sonno pomeridiano consente a madre e figlia di riprendersi un po' dall'agitazione che ha caratterizzato la mattinata. Masuda aveva la febbre da tre giorni e respirava con crescente difficoltà. La madre non ha visto altra possibilità che portarla all’ospedale pediatrico. I medici hanno formulato una diagnosi tipica di questi inverni: grave infezione alle vie polmonari. Per evitare una polmonite e far scendere la febbre, Masuda ha dovuto rimanere un paio di giorni in reparto. Per i medici che l’hanno curata é stata ordinaria amministrazione, ma per la piccola si é trattato del primo ricovero ospedaliero della sua vita. Reagiva spaventata a tutto quello che le accadeva intorno. Dal corridoio esterno, che collega tutti i reparti per consentire ai visitatori di accedervi, é arrivata la madre di Samira. Vorrebbe vedere come sta la nipote. Samira é felice di non essere più sola perché la sua preoccupazione diventa sempre più grande. Le due donne si avviano lentamente verso il corridoio. "Un tempo, gettare lo sguardo verso il deserto mi calmava", dice la madre di Samira. "Quando, all’epoca, tu ti eri ammalata e la situazione era diventata veramente critica, la sera mi misi in cammino, guardando lo sfarfallio delle luci dei villaggi. Solo dopo essere arrivata qua ho potuto dormire anch’io." Samira non sapeva di essere già stata in

questo ospedale da piccola. La madre le racconta che, quando aveva solo pochi mesi, Samira non riusciva ad aumentare di peso. Arrivò al Caritas Baby Hospital che era ridotta pelle e ossa. "Stavi tanto male e ho avuto paura di perderti. Non capivo cosa ti mancasse." Struttura di accoglienza per i bambini ammalati, ora come allora. Già all’epoca del ricovero di Samira, il Baby Hospital di Betlemme era il più importante presidio di tutta la regione per le famiglie con bambini malati. "Vicino a te era ricoverata una bambina di Gaza, negli altri due letti c’erano due gemelli di Nablus", ricorda la madre. In quegli anni arrivavano al Caritas Baby Hospital per avere assistenza sanitaria bambini provenienti da tutte le regioni della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. In quel periodo i medici riuscirono ad aiutare anche Samira. Grazie a un latte speciale, la piccola riuscì ad aumentare rapidamente di peso. La sua intolleranza al lattosio scomparve dopo pochi anni e la bambina crebbe ed ebbe uno sviluppo normale. Masuda si sveglia di nuovo e guarda spaventata lo “strano ambiente” in cui si trova. La madre e la nonna tornano subito da lei. Per tranquillizzare la figlia, Samira le racconta di essere stata anche lei da piccola in questo ospedale e di esserne uscita guarita. "Mamma", ripete Masuda, e accenna un sorriso.


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Colophon: "Prospettiva Betlemme" è il giornale di Aiuto Bambini Betlemme per i donatori (esce 4 volte l'anno). Il contributo annuale di 5 franchi è compreso nella quota dei sostenitori. Editore: Aiuto Bambini Betlemme, Lucerna. Redazione: Anna Beck, Burkhard Redeski, Carmen Sibbing. Layout: Nicole Obermann; Stampa: Wallimann, Beromünster; Foto di copertina, pagg. 2, 3, 4 (foto 2) ,7 (foto 2), pag. 8 Meinrad Schade, pagg. 5, 6 Burkhard Redeski, pag. 7 (foto 3) Trust of Programms, pag. 4 (foto 1) Aiuto Bambini Betlemme

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Cantare per Aiuto Bambini Betlemme Lo svizzero Pascal Beer, musicista di strada, ha creato lo scorso anno il proprio calendario personale dell'Avvento. Fino alla vigilia di Natale ha fatto musica per i bambini di Betlemme in stazioni ferroviarie, centri storici e zone pedonali di 26 località svizzere. Questa bella azione di Beer a favore di Aiuto Bambini Betlemme ha portato tanta allegria, soprattutto quando, nelle sue esibizioni, si é fatto accompagnare da scolaresche che hanno cantato con lui e hanno aiutato il suo orsacchiotto a raccogliere le offerte di un pubblico entusiasta.

Donare speranza – Trasmettere valori Le famiglie povere di Betlemme non hanno i soldi per andare da un medico quando i loro bambini si ammalano. Il Caritas Baby Hospital garantisce assistenza a chiunque; medici e infermieri non fanno distinzioni basate su religione, nazionalità o ceto sociale. Con la loro instancabile opera essi consentono ad Aiuto Bambini Betlemme di continuare ad esistere. Questo vuol dire amare il prossimo. Contattateci (indirizzo sul retro).

Formare operatrici familiari Disoccupazione, modelli di vita superati, tabù su abuso di alcool e droghe e senso di incertezza generale minacciano la stabilità delle famiglie in Palestina. Le madri tentano con tutte le forze di mantenere uniti i nuclei familiari. Le operatrici familiari servono a non farle soccombere sotto questo peso. Tra i progetti sostenuti da Aiuto Bambini Betlemme c’é anche la formazione e il supporto di queste operatrici alle famiglie di Betlemme.


Sede Operativa Aiuto Bambini Betlemme Winkelriedstrasse 36 Casella postale CH-6002 Lucerna Tel. 041 429 00 00 Fax 041 429 00 01 info@khb-mail.ch CP 60-20004-7 IBAN CH17 0900 0000 6002 0004 7 www.aiuto-bambini-betlemme.ch

Rappresentante per la Svizzera italiana Mimi Lepori Bonetti CONSONO, Via Aprica 26 CH-6900 Lugano Tel. 091 922 09 31 Fax 091 922 09 83 Sede Operativa per l’Italia Aiuto Bambini Betlemme Via Roma 67 I-37012 Bussolengo (Verona) Tel. 045 715 84 75 Fax 045 715 84 75 info@abb-mail.it ONLUS

Anche quest’ inverno il Caritas Baby Hospital ha accolto migliaia di bambini malati. La struttura di Betlemme è un luogo di vita e di gioia. Da 60 anni i piccoli pazienti e le loro madri trovano calore e amore. Continuate ad aiutarci affinché le famiglie di Betlemme, nei momenti bui e duri, possano contare anche in futuro su un partner fedele. Grazie per qualsiasi aiuto, anche se modesto.

D A L

CUORE

Banca Unicredit IBAN IT32 H02008 59822 0000 4043 4541 5 per mille 93177120230 C/C Postale 69795961 www.aiuto-bambini-betlemme.it


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