4 minute read
Pensieri in parole
testo e foto di UMBERTO MARINIE GREGORIO PICCOLI
Ogni allevatore sa che per ottenere buoni risultati ed essere competitivo deve rispettare dei criteri che mirano alla selezione della propria linea di canto, restando sempre pronto a studiare e sperimentare soluzioni migliorative, cercando di ottimizzare, in base ai propri spazi e tempi, il mantenimento e l’evoluzione dei propri amici canterini.
Un ruolo molto importante per riuscire ad avere un assortimento più ampio nella scelta dei riproduttori è svolto dalla conoscenza ed esperienza, nonché dal numero di soggetti allevati.
Capita spesso che, pur avendo consolidato un proprio sistema operativo, alcune scelte diano risultati poco apprezzabili o varianti inattese.
È fondamentale (come tutti dovremmo sapere) conoscere bene i fattori basilari dei soggetti scelti, cioè le caratteristiche e le capacità canore, come la predisposizione al canto, l’energia, la profondità e la resistenza.
È molto importante anche lo stato di salute dei futuri riproduttori, che siano portatori di un repertorio equilibrato, che abbiano tutte le note e che la canzone non si soffermi a lungo solo su al- cune di esse.
Tutto questo è necessario (e chissà quanto altro ancora…) e bisogna “stenderlo” sul tavolo degli accoppiamenti.
Ora si prospetta la parte più difficoltosa: Cosa fare? Come accoppiare?
Tra i molti discorsi ascoltati qua e là nelle varie manifestazioni, il più comune è quello della solita vecchia consanguineità.
Questa sembra che sia la soluzione che abbia il merito di tutti i risultati positivi ottenuti dagli allevatori; in effetti, senza di essa, non esisterebbero moltissime razze di cani o cavalli e moltissimi altri animali da reddito o da compagnia. Di certo, morfologicamente parlando, questa soluzione funziona, anche se non sappiamo bene a quali costi in termini di selezione, ma funziona.
Ora, in base alle esperienze vissute, oppure ad altre raccolte da vari allevatori, possiamo prendere in considerazione alcuni aspetti negativi che vengono enfatizzati con la consanguineità stretta, come ad esempio l’indebolimento fisico, con conseguente diminuzione di energia, o il nervosismo, l’accentuazione delle tonalità alte o acute, la riduzione del repertorio o la staticità delle note, senza parlare degli effetti negativi che produce a livello riproduttivo.
Abbiamo sentito affermare da esperti del settore ornitologico che oltre il 70% di consanguineità non può esistere vita, in quanto avviene la morte embrionale. Nel nostro allevamento non abbiamo la necessità di curare il look del cantore, bensì la gola.
Purtroppo questa non si vede! E non se ne avvertono le caratteristiche fino a tempo debito.
Questo argomento richiede un approfondimento, ma non ora, non in questo contesto.
Dunque la situazione merita un po’ di più interesse da parte nostra.
La peculiarità del Malinois W. è la capacità di emettere note dalle diverse tonalità.
Noi allevatori dobbiamo selezionare costantemente questa abilità, possibilmente senza però entrare in stretta consanguineità, anche se molte sono le condizioni che ci costringono a praticarla.
Come dicevamo, si può, anzi, si deve fare, ma a condizione di lavorare ai lati, lontano dal nucleo di partenza.
Tale sistema può sembrare dispersivo per il tempo che possiamo impiegare a raggiungere la meta, però questo metodo garantisce una maggiore durata del ceppo, un ventaglio di linee, tutte in relazione con il capostipite, grazie alle quali, con le dovute distanze, possiamo proseguire il lavoro prefissato senza un eccesso di scarto e per lungo tempo.
È essenziale che in campo ci siano tutti gli ingredienti per creare nuove linee di canto, perciò nel tempo dobbiamo imparare a conoscere le capacità trasmissibili dei soggetti o delle linee che coltiviamo.
Dobbiamo anche avere memoria di certe doti come la profondità dei toni, l’acquosità, il bilanciamento del repertorio, immaginare o prevedere un eventuale risultato da certi abbinamenti (cosa non facile), ma comunque osare e sperimentare in quanto, allevando i Malinois W., quest’ultima è un’altra sfaccettatura importante.
Abbiamo visto molte volte il risultato ottenuto da chi, con antenati di altissima qualità, ha tentato di riprodurre la stessa canzone con il metodo parentale spinto.
In questo caso, inizialmente si può anche sperare in qualcosa di gradevole, ma solo fino a quando i riproduttori non avranno una percentuale troppo alta di sangue in comune.
Con questo sistema, poi, le cose si andranno a complicare, in quanto nelle generazioni successive tenderanno ad emergere sempre più i difetti che i pregi, anche perché, se saremo partiti già da un gradino alto nella scala evolutiva della canzone, potrebbe bastare molto poco per cadere.
A questo punto vale la pena, per chi non è in grado di sostenere gli effetti di una consanguineità esasperata, di considerare soluzioni alternative, di pensare come sfruttare al meglio i propri riproduttori, rimanendo in famiglia ma lontani dagli incesti.
Si possono in alternativa cercare o scambiare soggetti da accoppiare, provenienti da altri allevamenti, in modo tale da rafforzare il proprio ceppo, o anche solo per integrare o compensare eventuali lacune.
In ogni caso siamo convinti che, oltre ai canarini di alta qualità con caratteri ben fissati, la compatibilità genetica sia un elemento da non sottovalutare, tant’è vero che, in molte occasioni, incrociando canarini provenienti da allevatori diversi, senza un minimo di consanguineità, si sono ottenuti risultati eccellenti.
È vero anche che dal nulla non si ricava nulla e che le linee estranee tra loro, certamente, sono state a loro volta lungamente selezionate; allora interroghiamoci, riflettiamo e cerchiamo possibili spiegazioni a questi avvenimenti…
I nostri canarini hanno bisogno di essere sempre monitorati perché il nostro allevamento è un laboratorio sempre in funzione.
Per la riuscita di buoni risultati negli accoppiamenti, bisogna avere cura di ogni minimo dettaglio, in quanto ogni cosa ha la sua importanza, anche se potrebbe sembrare tutto banale, come ad esempio la quantità della luce, la temperatura, l’umidità, l’alimentazione, la preparazione, oltre agli spazi idonei e salubri.
Praticamente bisogna curare tutto il necessario, cercando, come meglio si riesce, di creare un ambiente tranquillo e quanto più possibile simile alle condizioni presenti in natura.
Cerchiamo di non dimenticare che il timone segue sempre la rotta che impostiamo ed il risultato sarà conseguentemente relativo.
Ricordiamoci che alla base di tutto quel che è stato detto e fatto c’è sempre un elemento fondamentale e si tratta della passione che nutriamo per questo hobby, cioè del piacere di allevare una razza unica nel suo genere.
Si tratta di un cantore speciale: il Malinois Waterslager!