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Alfredo Brandolini

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Spazio Club

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I Padri dell’Ornitologia italiana

Alfredo Brandolini

(Ravenna 15.2.1892 - 6.3.1965)

di ROBERTOBASSOe ANGELOBLANCATO fotoARCHIVIOCIVICOMUSEO DISTORIANATURALE DIJESOLO

Alfredo Brandolini nacque a Ravenna e visse sempre nella Bassa, ove trascorse tutti i suoi settantatré anni. Discendente da una famiglia benestante di possidenti terrieri che gli poterono garantire le risorse necessarie per i suoi studi e per finanziare le sue passioni, dopo aver frequentato il liceo classico si laureò brillantemente all’università di Bologna in agraria e sin da giovane fu attratto dal variegato mondo delle scienze naturali, in particolare l’ornitologia e la botanica. Già all’età di quattordici anni incominciò ed arric - chì nel tempo una importante collezione tassidermico-ornitologica che, attraverso una costante ricerca e indagine conoscitiva, riuscì a rendere una tra le più importanti del Ravenna

Fu attratto dal variegato mondo delle scienze naturali, in particolare l’ornitologia e la botanica

te e dell’Emilia, collezione ricca di in - solite ed accidentali catture. Compì anche numerose spedizioni a scopo di ricerca e raccolta in molte regioni italiane, del Nord, Centro e Sud Italia, fatta eccezione per le località del - l’arco alpino. Rimase particolarmente affascinato dalla Sardegna ove si trat

Ingresso del Museo dedicato ad Alfredo Brandolini in località Sant’Alberto di Ravenna

Copertina del raro catalogo della collezione ornitologica Brandolini, pubblicato nel 1961 di 183 pagine

tenne a lungo. Fece anche una spedizione scientifica nel centro Africa ed in particolare trascorse tre mesi in Eritrea. Ben presto si trovò ad aver costituito una collezione, in continua crescita, di oltre 1000 esempla ri, preparati dai più valenti tassidermisti dell’epoca nonché scrupolosamente corredati da dati morfologici. In questa collezione spiccano anche diversi esemplari affetti da anomalie della colorazione del piumaggio e teratologiche; nella ricerca di questi insoliti e rari soggetti dedicò molto tempo ed energia, scrivendone poi con grande rammarico quando, giungendo trop - po tardi alla fonte, ap pren deva che erano stati oggetto di utilizzo alimentare anziché scientifico. Raccolse anche molte uova, nidi e pulli che abbinò ad ogni specie; con pazienza e meticolosità riuscì progressivamente a costituire una biblioteca ed emeroteca tematica in cui erano presenti i più importanti lavori pubblicati dall’inizio dell’800 sino alla seconda

Scorcio di una sala dedicata all’ornitologia e agli ambienti lacustri Dettaglio della collezione di uova e pulcini

metà del ‘900; tra questi volumi molti erano prime edizioni, pubblicati anche in lingua straniera. Fu inoltre un appassionato cacciatore, come pure allevatore di specie autoctone ed esotiche, come testimoniato da alcune sue pubblicazioni sulla R.I.O. (Rivista Italiana di Ornitologia). Riuscì con successo ad ibridare in ambiente controllato alcune specie silvane (“Ibridi Carduelis spinus x Serinus canarius serinus ottenuti in cattività”, per l’epoca un risultato non usuale); praticò a lungo la caccia al capanno, curando amorevolmente una batteria di richiami nella sua azienda agricola, batteria che egli selezionò sapientemente, al punto da essere invidiata da molti. Fu anche un appassionato cinegeta, in particolare di razze italiane, e il suo grande amore furono soprattutto gli spinoni. Egli fu persona saggia e dall’indole mite e socievole; ciò gli permise di entrare in contatto con molti direttori di musei di storia naturale, ornitologi e tassidermisti dell’epoca con i quali consolidò fitti scambi di materiali e di notizie. Grazie ai diversi suoi articoli pubblicati sulla R.I.O., allora curata dall’esimio ornitologo Edgar do Moltoni, poté ricevere importanti stimoli e suggerimenti. Per riconoscenza, il Brandolini donò a sua volta al museo di Milano diversi esemplari del Ravennate, montati o in pelle. Egli fu sempre in contatto con il variegato mondo dei ricercatori e il suo nome comparve frequentemente anche a firma di articoli e saggi quasi sempre riferiti a osservazioni e studi inediti sul Ravennate e sulla Romagna che interessavano sia riviste ornitolo - gi che che venatorie. Ben presto sep - pe ritagliarsi credibilità, stima e considerazione che gli consentirono di collaborare al primo censimento completo dell’avifauna romagnola. Dopo diver se peripezie, parte della collezione Brandolini è oggi custodita nel Museo di Sant’Alberto, che vi ha dedicato una sala. La sua fu un’ornitologia strettamente legata al territorio, fatto che accresce notevolmente il valore scientifico del suo operato e dei risultati conseguiti. Con estrema diligenza e caparbietà aggiornò quanto di conosciuto vi era sull’avifauna del Ravennate, in quan - to l’ultimo scritto in materia risaliva al 1737 (“Delle uova e dei nidi degli

Alcune delle tante vetrine che custodiscono le collezioni ornitologiche La sala dedicata alla biblioteca Alfredo Brandolini

uccelli” di Giuseppe Zinanni). Dalla mescolanza tra le sue competenze agronomiche e la passione per gli studi ornitologici nacque una delle conclusioni che anticiparono ampia men - te i problemi e i danni a cui ancora oggi stiamo assistendo: la sua sensibilità verso la natura lo portò ad affermare che la diminuzione di molte specie di insettivori e di alcuni rapaci diurni e notturni era necessaria - mente da collegare all’uso indiscriminato dei pesticidi in agricoltura, dannosi e velenosi per l’intera catena alimentare. Alfredo Brandolini, quando si rese conto che la malattia non l’avrebbe risparmiato, manifestò il vivo desiderio che la sua collezione, la sua biblioteca ed i suoi appunti fossero donati alla sua città affinché venissero utilizzati e valorizzati per scopi didattici, premurandosi di dare tutta una serie di indicazioni cosicché il tutto non venisse disperso o alienato. Pubblicò, inoltre, nel 1962 un catalogo mono grafi co della sua collezione, impreziosito da tutta una serie di osservazi oni, anche inedite, sulla presenza di ogni singola specie documentata nel ravennate e la rispettiva etologia. In quest’opera si premurò di indicare anche le località in cui furono effettuate le osserva zioni e le catture e, in alcuni casi, chi fu il preparatore. Alla sua morte emerse una collezione costituita da oltre 1400 esemplari appartenenti a circa 400 specie differenti, patrimonio scientifico che le sorelle Maria e Bianca donarono nel 1867 al comune di Ravenna. Per lui scrisse un necrologio Camillo Valentini sulla rivista “Diana”, di cui riportiamo di seguito una parte delle splendide parole: “Il suo amore per il mondo alato giungeva al punto che nel magnifico giardino della sua casa aveva apprestato una voliera gran - diosa, con laghetto e rivoli d’acqua corrente, dove aliavano tutte le specie di anatidi e di trampolieri, di rallidi ed uccelli acquatici, anche i meno comuni. E lui stesso li sorvegliava e amorevolmente li accudiva… Oltre che cacciatore ed ornitologo, Alfredo Brandolini fu, come abbiamo detto, un grande agricoltore e la sua memoria sotto questa

Immagine storica delle collezioni ornitologiche. Si noti in primo piano un combattente in livrea estiva

benefica e generosa luce di redenzione resterà imperitura nel cuore della gente di Romagna, che per tutta la vita

Foto che ritrae il Dott. Alfredo Brandolini

lo vide pioniere di costante fatica in questa grande opera di sociale benessere”.

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