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Considerazioni sul rosso ed il mosaico
di GIOVANNICANALI, foto E. DELPOZZO, F.O.I. e FREENATUREIMAGES.EU
Ho letto l’articolo “Il Canarino a fattore rosso”, I. O. n°12 2019, dell’amico Lucarini, con il qua - le sono spesso d’accordo, ma in que - sto caso non condivido la sua opinione
Cardinalino del Venezuela femmina
sull’aspetto mosaico, e quindi, data l’importanza dell’argomento, ritengo opportuno intervenire. Sull’aspetto del rosso apprezzo, ma avrei titolato “a fattori rossi” dato che sono coinvolti più geni. Il fatto che poi alcuni alleli siano più espressivi di altri non inficia questo aspetto, né la vicinanza di locidi alcuni di loro. Mi spiace, però, non veder citato un articolo importantissimo: “La base genetica del colore rosso negli Uccelli”, I. O. n°2 2017 di Marco Baldanzi, nel quale, fra altri aspetti, si citano studi fondamentali sull’argomento in parte corrispondenti a quelli citati sull’articolo in oggetto. Dopo antichi errori in seguito ai quali si inquadrava il rosso come se fosse un semplice carattere mendeliano, ci si è ben presto resi conto del coinvolgimento di più geni. Del resto, le diverse espressioni del rosso, che sarebbe poi un arancio, non possono lasciare dubbi. Se non colorati, le differenze dei canarini sono palesi; si va da un giallo appena inquinato di arancio ad un arancio carico e le ali bianche si associano alla situazione più ricca di rosso. Sarebbe anche opportuno ricordare che il complesso meccanismo biochimico che conduce all’arancio ed al rosso, è molto più lungo di quello che porta al giallo. Da qui la questione “ali bianche”. Non mi dilungo; dico solo che anche il Cardinalino non è del tutto rosso; infatti, se non colorato si palesa arancio. Gli aspetti di disparità di vedute ci sono sul mosaico.
Prima di segnalare i punti che non condivido, per razionalizzare il discorso, intendo definire bene il mio pensiero sul funzionamento del mosaico e del dimorfismo (due forme), o meglio dicromatismo (due colori) sessuale nel canarino. Prima di tutto bisogna dire che il canarino è una specie con dimorfismo e soprattutto con dicromatismo. Magari di un dicromatismo non evidente ad una osservazione superficiale, ma indubbiamente presente. Semmai, essendo un dicromatismo quantitativo, può essere talora inganne - vole specialmente in taluni ceppi domestici. Il canarino selvatico, nei maschi, ha una morfologia più snella ed una taglia leggermente maggiore; nel colore c’è dicromatismo a tutto campo. A livello di melanine, che tecnica mente chiamiamo tiposeguendo una regola generale, il maschio ha più eumelanina (nero) e la femmina più feomelanina (bruno), circostanza legata al fatto che la crescita delle penne nelle femmine è più lenta e favorisce il deposito di feomelanina (Trinkaus, 1953). Sempre a livello di melanine, il maschio segna maggiormente i mustacchi, mentre la femmina segna maggiormente le striature del petto e soprattutto dei fianchi; anche le piccole striature fra i mustacchi sono maggiori nella femmina. La testa è leggermente più striata nella femmina, mentre la fronte è più ampia nel maschio, nel senso che non ha o ha in misura minore piccole strie. A livello di carotenoidi, che indichia - mo tecnicamente come varietà, il maschio presenta un’espressione maggiore. A livello di quella che in gergo tecnico chiamiamo categoriaci sono pure differenze. Prima di indicarle è bene dire cosa si intende per categoria: si intende la saturazione delle penne da parte dei carotenoidi. Inoltre, per causa di una straordinaria mutazione genetica indicata come “intenso”, facciamo riferimento anche alla struttura delle produzioni cutanee. Valutiamo quindi penne in primo luogo, poi becco, unghie e squame dei piedi. Tuttavia, quest’ultimo aspetto lo mettiamo momentaneamente da parte, poiché la mutazione intenso non è presente in natura. Di conseguenza, per ora, parliamo solo di saturazione delle penne ad opera dei carotenoidi. Ebbene, nelle penne tettrici (erroneamente indicate come piume fra gli allevatori) i carotenoidi, nella maggior parte del piumaggio, non raggiungo - no l’apice della penna. Tale apice appare quindi non pigmentato. Questa punta biancastra ha fatto pensare ad un cristallo di brina ed in alcuni paesi come l’Italia si definiscono i soggetti con questa naturale caratteristica Nei maschi è più ampia, specialmente sulla fronte. Le spalline non riguardano la spalla, ma l’ala, attengono alle piccole copritrici ed alle copritrici marginali. Quando l’ala è chiusa ed aderente al corpo danno l’impressione di spalline. Nei maschi sono più evidenti. Il codione è la terza zona di elezione, anche in questo caso è più evidente nei maschi. A volte si parla di zone di elezione intense, ma questo non deve far pen - sare alla mutazione intenso; infatti, la
Canarino selvatico, immagine tratta da: www.freenatureimages.eu, autore: Dirk Hilbers
come brinati. In altri paesi si parla di schimmel. Attenzione, però: non tutte le parti del corpo sono interessate dal carattere detto brinatura. Vi sono zone che sono saturate di carotenoidi ed assumono una colorazione più intensa. Queste zone sono dette zone di elezione. Trattasi di: maschera facciale, cosiddette spalline (in realtà parte dell’ala) e codione. La maschera facciale attiene alla fronte, al mento e parte delle guance, inoltre c’è un notevole ciliare. struttura delle penne è normale e non ristretta come nel mutato intenso. Importantissimo sottolineare che la brinatura è più abbondante nelle femminerispetto ai maschi. Si noti che i carotenoidi costituiscono varietà per la loro colorazione, ed anche ricchezza di colorazione, ma non per la saturazione o meno della penna, ove sono attinenti alla categoria. All’osservazione molto superficiale di un canarino selvatico, le suddette caratteristiche dicromatiche possono
sfuggire, ma non all’osservazione attenta, specialmente se unita ad un esame alla mano. Il problema è che il canarino, allo stato domestico, ha subito diverse mutazioni, sia a livello di melanine (tipo), sia a livello di carotenoidi (varietà), sia a livello di categoria. Per la categoria la prima mutazione è stata l’intenso. Mutazione violenta che è da ritenere abbia modificato con effetto paramutagenico il brinato domestico, rendendo necessario l’accoppiamento misto intenso x brinato per avere un equilibrio, che invece in natura si perpetua con l’accoppiamento fra brinati (vedere: “L’unicità
Agata jaspe mosaico rosso femmina, foto: E. del Pozzo
della mutazione intenso”, I. O. n°8/9 2018; inoltre, anche in inglese sul sito internet: adop-parma.com). La mutazione intenso riduce le produzioni cutanee: penne, becco, unghie e squa - me dei piedi. In particolare, accorcia le barbe, restringendo il vessillo, e
questo concentra i carotenoidi, saturando in tutto o in parte anche gli apici e di conseguenza cancellando in tutto o in parte la brinatura. Il dicromatismo sessuale non è del tutto annullato, poiché è ben più facile che le femmine abbiano tracce di brinatura rispetto ai maschi. La mutazione intenso è dominante e subletale. I soggetti omozigoti sembrano striminziti per l’esasperazione delle caratteristiche della mutazione. Accoppiando intenso x brinato si mantiene l’equilibrio, mentre accoppian - do brinato x brinato si accentua la brinatura, in senso degenerativo, e possono essere intaccate anche le zone di elezione. Successivamente è apparsa la mutazione mosaico, leggera, che ha accentuato la brinatura (in buona sostanza si ha un “superbrinato”). Questa accentuazione è presente dove è la brina - tura, e non riguarda le zone di elezione, a meno che non si accoppi in purezza, cioè mosaico x mosaico e non con intensi. C’è un parallelo perfetto con il brinato. Trattasi di mutazione dominante nei confronti del brinato. Non è ben chiaro il rapporto con l’intenso, è dubbio se sia allelica recessiva verso l’intenso, oppure che non sia allelica ma ipostatica verso l’intenso (che venga cioè coperta). Sono prospettabili entrambe le ipotesi, poiché il brinato (forma selvatica) non è da ritenere essere un carattere monogenico, bensì poligenico. L’azione del mosaico quando l’espressione è al minimo è così modesta che si può confondere facilmente con un brinato molto abbondante di brinatura. Il segno più distintivo è il “taglio netto” nella zona ventrale, vale a dire che anche nei mosaico peggiori l’addensamento di brinatura in tale zona è nettamente separato dalle espressioni superiori. Queste espressioni del brinato e del mosaico sono possibili per la presenza di più geni coin - volti; è da ritenere che ve ne siano anche molti complementari o modificatori. Purtroppo, molti hanno fatto confusione pensando che le zone di elezione siano state create dal mosai
co, mentre sono preesistenti anche nel brinato, compreso il selvatico. il mosaico le mette solo in maggiore evidenza. Il punto cruciale è che il mosaico non aumenta il dimorfismo o meglio il dicromatismo sessuale, ma lo mette solo in evidenza. In buona sostanza, quando la brinatura è così accentuata da rendere il colore delle penne biancastro, soprattutto nelle femmine (già in natura più brinate) le zone di elezione, rosse o gialle che siano, diventano molto evidenti con le loro diversità preesistenti ed il dicromatis - mo sembra aumentato. Anche altre mutazioni mettono in evidenza il di - mor fismo o meglio dicromatismo sessuale, ad esempio la phaeo. La phaeo, inibendo l’eumelanina quando è massima l’espressione, lascia la sola feomelanina, che è diversa fra maschi e femmine e così si ha una accentuazione, solo apparente, del dicromatismo, in realtà solo una messa in evidenza. Fenomeni parzialmente analoghi, anche se diversi come meccanismo, si verificano in altri casi di mutazioni di melanine (come onice e cobalto). Il fatto è che con il mosaico si è esasperata la selezione fino a gradire fenomeni degenerativi, derivanti dall’accoppiamento fra mosaico. Volendo molto bianco, non ci si contenta della selezione ortodossa, a favore dei geni complementari o modificatori, ma si accoppia in purez - za fra mosaico, per aumentare la brinatura in modo anomalo e degenerativo. Non a caso, così facendo, si intaccano anche le zone di elezione. È andata a finire che ci si è inventati i ciliari, che sono considerati caratteristica femminile tipica, mentre sono solo i residui della mascherina femminile, corrosa dalla brinatura eccessiva e degenerativa. Nei maschi va un po’ meglio, ma anche qui ci si è inventati una somiglianza con la maschera del cardellino che induce a punire i ciliari lunghi che sono propri del canarino. È andata a finire che ci si è inventati anche una duplice selezione, una per fare maschi ed una per fare femmine. Caso unico in tutte le specie e razze allevate. Chi visitasse una mostra ed osservas - se i lipocromici mosaico maschi e femmine vincenti, potrebbe davvero pensare ad un aumento di dimorfismo o meglio di dicromatismo, ma il fatto è che i suddetti non sono neanche parenti e vengono da due linee selettive diverse. Le madri dei maschi vincenti hanno la maschera e i padri delle femmine vincenti hanno la maschera bassa o addirittura spezzata. Talora hanno più maschera le femmine della linea maschile che i maschi della linea femminile! È da rilevare che, in alcuni ceppi, specialmente di lipocromici, si è fatta una selezione che riesce, in parte, a contenere l’aspetto degenerativo dell’accoppiamento in purezza, soprattutto nella linea maschile. Nei melanici, a volte, specialmente in alcuni ceppi, in particolare il phaeo, avendo sottovalutato la categoria a favore della massima attenzione al tipo, va a finire che fra brinati e mosaico la differenza sia davvero minima, tanto che non è raro che vi siano errori di classificazione. Se non si guardasse il taglio netto nella zona ventrale, la differenziazione fra mosaico e brinati sarebbe davvero problematica. In questi casi non si può neppure dire che il dicromatismo sia stato molto sottolineato, visto che guardati dall’alto, certi brinati e certi mosaico appaiono quasi uguali, sia che siano maschi che femmine. Quando si è ibridato e re-ibridato con il Cardinalino del Venezuela, sono state notate femmine che somigliavano anche se solo parzialmente alla Cardinalina. Erano femmine mosaico.
Agata onice mosaico rosso maschio, foto: E. del Pozzo
Frutto di mutazione, probabilmente preesistente all’ibridazione, ma non notata poiché poco evidente, se non selezionata, specie nei gialli. Non è che i maschi mosaico mancassero, ma si voleva che fossero dei “brutti brinati”. Del resto, se l’origine del mosaico fosse stata quella non avrebbero potuto esserci. Si andò avanti molto a lungo negando l’esistenza dei maschi mosaico, poi di fronte alle evidenze più lampanti anche i più riottosi dovet tero riconoscerli, magari ag - giun gendo strani discorsi, come: “non avrebbero dovuto esistere”. Anche la presenza di mosaico gialli in un primo tempo venne negata a lungo: “ci si allontanava troppo dal Cardinalino..”, poi ammessa, con difficoltà. Moltissimi sono ancora convinti che il canarino mosaico abbia ereditato il dicromatismo del cardinalino. Eppure la differenza è evidente nelle fem mine ed abissale nei maschi! La femmina Cardinalina non ha ciliari né tantomeno maschera, le spalline sono dimezzate (le copritrici margi - nali non sono rosse), corrisponde solo il codione. Ulteriore differenza sul petto, che non esprime una zona di elezione, ma presenze di lipo - cromo; infatti, se la Canarina ha uno scudetto o la carena o nulla, se degenerata, la Cardinalina presenta una sorta di ferro di cavallo, parte alta del petto e zone laterali. Il maschio poi è talmente diverso dal mosaico da esserne quasi l’esatto opposto; infatti, somiglia molto ad un intenso, ma con piumaggio ed altre produzioni cutanee normali; l’unico aspetto che può riecheggiare il mosaico è l’addensamento di brinatura nella zona ventrale, circostanza presente in tante specie. Si noti che nel Cardinalino, nella zona ventrale, vi è la parte biancastra ed attorno un alone di brinatura fine, visibile quasi solo alla mano. C’è stato chi ha affermato essere il maschio Cardinalino intenso, circostanza impossibile, se non altro poiché l’intenso del Canarino è una mutazione subletale e non può essere quindi forma selvatica. Inoltre, è presente anche nelle femmine. Aspetto pure evidente e fondamentale è che la struttura delle produzioni cutanee del cardinalino maschio sono normali, come ovvio. Lucarini non è certo caduto in questi evidenti errori, e questo è un merito, ma ha supposto che l’ibridazione con il Cardinalino abbia fatto riaffiorare un antico maggiore dicromatismo, appartenente ad un progenitore ancestrale, quindi estinto. Questo per il più elevato dicromatismo del Cardina lino. Personalmente non condivido questa ipotesi per diversi motivi, il primo dei quali è che non vedo un effettivo aumento del dicromatismo, ma solo una sottolineatura. Vi possono essere anche ulteriori aspetti, anche ammettendo che l’aumento di dicromatismo vi fosse. - Uno è che il mosaico si comporta geneticamente come una mutazione permanente e non come un semplice dicromatismo accentuato. Che, ritengo, non potrebbe avere un comportamento ben definito. - Di solito si ritiene che il dimorfismo ed il dicromatismo aumentino con la selezione naturale, non il contrario. Tuttavia, questa è una osservazione non molto forte, visto che ci possono essere comunque eccezioni. - Se il meccanismo fosse quello, cioè un sostanziale atavismo innescato, il fenomeno si dovrebbe ripetere con frequenza elevata, probabilmente sempre, anche con altre specie molto dimorfiche. Invece, quando si ac cop - pia il cardinalino con femmine mo - saico si hanno ibridi mosaico (nessuna traccia di intensi o simili intensi), mentre quando si accoppia il cardinalino con femmine intense provenienti da ceppi in cui si accoppia intenso x brinato senza presenza di mosaico, si ottengono solo ibridi intensi e brinati. Si noti che le femmine brinate sono abbondanti di brinatura, mentre i maschi brinati spesso sono dotati di una brinatura fine ed uniforme. Quest’ultimo è un esito che non si verifica mai quando si fanno mescolanze fra brinato e mosaico. Nei ceppi in cui si bada solo all’intenso e si mescola il brinato con il mosaico, gli intensi sono intensi, più o meno belli, ma i non intensi, si fa fatica a capire quando sono brinati o mosaico. Spero di aver fatto un discorso chiaro e costruttivo.
I NOSTRI LUTTI
“L’Ass. Ornitologica La Leonessa di Brescia” piange uno dei suoi soci fondatori, Pietro Maffioli (Pierino), vo - lon tario, Presidente Onorario nonché apprezzato storico giudice F.O.I. Un profondo dolore per i tanti amici che lo hanno ammirato, un immenso dolore, per la sua dipartita lo sentono anche tutti i Soci dell’Associazione Ornitologica la Leonessa con il Presidente e i Consiglieri i quali si stringono, tutti, attorno alla famiglia, per testimoniare l’affetto e la riconoscenza per un uomo che è stato una guida sicura e generosa nel perseguire gli alti valori dell’amicizia e del servizio al di sopra di ogni interesse. Ci mancherà il suo instancabile richiamo ai valori dell’associazionismo, che cercheremo di raccogliere come sua eredità morale e spirituale.