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Domenighini don Carlo

STUDI E DOCUMENTAZIONI

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Domenighini don Carlo

Nato a Malegno l’8.1.1936; della parrocchia di Malegno. Ordinato a Brescia il 23.6.1962. Vicario cooperatore a Lumezzane S. Sebastiano (1962-1965); vicario cooperatore a Urago Mella, città (1965-1968); parroco a Pezzo e vicario economo a Precasaglio (1968-1976); parroco a Montecchio (1976-1985); parroco a Piamborno (1985-1991); parroco a Lavenone (1991-2001); parroco a Sulzano (2001-2011); presbitero collaboratore a Cividate Camuno e Malegno (2011-2022). Deceduto a Malegno il 15.6.2022. Funerato e sepolto a Malegno il 18.6.2022.

La stampa locale ha dato molto rilievo a come è avvenuta la morte di don Carlo Domenighini: la sera del 15 giugno avrebbe dovuto celebrare la messa al cimitero di Cividate Camuno in occasione del triduo dei defunti. Ma un infarto ha stroncato la sua vita all’ingresso del cimitero e il pronto intervento dei fedeli che lo attendevano non ha potuto nulla. Aveva 86 anni e da una

DOMENIGHINI DON CARLO

decina era collaboratore nell’unità pastorale delle due parrocchie di Cividate Camuno e Malegno.

Il parroco don Giuseppe Stefini ha sottolineato che don Carlo “nonostante l’età e qualche acciacco, era molto attivo in parrocchia, occupandosi delle visite agli anziani e nella celebrazione delle messe. Inoltre dirigeva il piccolo coro parrocchiale”. Originario di Malegno, apparteneva ad una famiglia molto conosciuta nel mondo cattolico camuno. La mamma gli fu accanto per anni con tanta saggezza. Soleva spesso dire che “nella vita ci vuole tanta pazienza”. Un suo nipote, don Roberto, è ora al servizio della Santa Sede nella Congregazione per il Clero e fu direttore dell’Eremo di Bienno.

Don Domenighini è stato un prete che ha sempre obbedito con prontezza a tutte le richieste di servizio fatte dal Vescovo. Lo dimostrano i luoghi diversi del suo ministero: dalla Valgobbia alla città, dalla Val Camonica alla Val Sabbia, al Sebino. In tutte le comunità è stato un grande lavoratore, un pastore aperto, capace di relazioni coi fedeli e generoso in tutte le iniziative.

Don Domenighini è stato uno di quei preti che, ordinati a Concilio avviato, hanno dedicato energie e intelligenza alla recezione del Magistero del Vaticano II. Con scelte anche profetiche e innovative. Come quella che lo ha riguardato negli anni caldi dal 1968 al 1976 mentre era parroco di Pezzo, seguendo anche pastoralmente Precasaglio. Con altri tre confratelli camuni, don Paolo Ravarini, don Matteo Santo Ongaro e don Domenico Boniotti, aprì una scuola sul modello di quella di don Lorenzo Milani a Barbiana. Quei sacerdoti, chiamati simpaticamente “i 4 dell’Adamello” accoglievano i montanari di ogni età che nell’Alta Valle non avevano concluso gli studi basilari. Oppure non andavano a scuola per disagi di trasporto. O ne erano stati allontanati… Li preparavano agli esami perché potessero raggiungere la licenza elementare o delle medie. Il mondo stava cambiando: quei preti lo avevano capito per tempo.

Inoltre preparavano sussidi per le parrocchie camune. Erano fogli semplici e facili destinati a spiegare la riforma liturgica. Infatti il passaggio dalla vecchia liturgia con la messa in latino alla liturgia in italiano del Vaticano II non fu indolore. Ogni aiuto era prezioso, soprattutto se veniva da persone che ben conoscevano i destinatari.

Don Carlo, poi, ha sempre avuto una grande passione per la musica. Fin da giovane seminarista era un prediletto dello storico maestro di musica mons. Giuseppe Berardi. Per don Domenighini dirigere un coro era una forma preziosa di azione pastorale. Questo dinamismo apostolico lo ha vissuto anche nella terza età, fino a quando la morte lo ha colto sul campo. Quasi un sigillo eloquente di un sacerdozio attivo e fruttuoso.

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