IL GRANELLO DI SENAPE per gli sposi di mons. Ezio Morosi
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Direttore responsabile Andrea Fagioli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
22 luglio 2012
L’intervista a LUCA AGAMENNONI
no degli incontri più belli della vita è l’incontro con l’amore. È certo U l’incontro più emozionante. Quando l’uomo avverte questa presenza nel suo cuore si accorge subito di avere uno stupendo tesoro per cui vale la pena spendere la vita. Non è facile parlarne perché l’amore vive in quelle profondità dell’anima che le parole non sanno raggiungere, non riescono ad esprimerlo completamente. L’amore si sente, si vive, non si descrive. L’amore è l’elemento che più di ogni altro ci rende somiglianti a Dio, che per sua natura è Amore. È ed è la condizione per gustare il dono della vita mantenendo la dignità di persone, somiglianti a Colui che ci ha creato. L’uomo ha bisogno di amare e di essere amato, senza questa esperienza affettiva non c’è gioia di vivere e perde senso la nostra stessa esistenza.
Da Livorno a Londra 2012
Dopo il bronzo ad Atene nel 2004 e l’argento a Pechino nel 2008, Luca Agamennoni affronta questa nuova avventura con il suo gruppo di canottaggio. Dal ritiro di Livigno, dove si trova con la sua squadra, l’intervista in esclusiva per «La Settimana»
DI FABIO
Il suo Palmares GIOCHI OLIMPICI 3° quattro senza - Atene 2004 2° quattro di coppia - Pechino 2008 CAMPIONATI MONDIALI 2° quattro con - Lucerna 2001 6° quattro di coppia - Milano 2003 3° due senza - Gifu 2005 2° otto - Eton 2006 15° otto - Monaco 2007 COPPA DEL MONDO 2° otto - Lucerna 2006 7° due senza - Monaco 2006
FIGARA
inalmente ci siamo. A Londra, pur tra mille polemiche in fatto di strutture e sicurezza, possiamo ammirare contendersi un posto sul podio centinaia di atleti in decine di discipline, sfoggiando orgogliosamente i colori delle proprie nazionali. Le bandiere con i cinque cerchi olimpici, ognuno rappresentante un continente, sventolano lungo le rive del Tamigi in attesa delle grandi sfide sportive. E dopo quattro anni dall’argento in Cina, Luca Agamennoni, livornese, classe ’80, torna con i suoi compagni “di remo” a contendere, per l’Italia, il podio alle altre Nazioni. Un percorso difficile, quello del canottaggio di alto livello, ma ricco di soddisfazioni, che Luca inizia da ragazzo prima sui gozzi del Palio, poi nel gruppo dei Vigili del Fuoco. «Questa passione – ci racconta – mi è stata trasmessa da mio nonno. Iniziai allenandomi nelle cantine del Palio, poi entrai nel Gruppo sportivo di canottaggio dei Vigili del Fuoco. Dopo otto mesi andai al College Remiero Giovanile di Piediluco, dove potei perfezionarmi per quattro anni. È da qui che inizia la mia carriera sportiva». E lo sport, anzi, il canottaggio, entra nella sua vita per non uscirne più. «Lo sport è salute, e per me rappresenta una valvola di sfogo rispetto alla vita quotidiana. E il canottaggio mi ha dato tanto: sono cresciuto con questa passione, e ho continuato a coltivarla, dandole tutto quello che posso. E grazie a quest’attività, all’allenamento continuo, ho imparato ad affrontare la vita con serenità, ad essere vitale e solare. È difficile dire “domani smetto”, perché so già che non potrei farne a meno dopo pochi giorni».
Nella foto, Luca davanti al manifesto delle Olimpiadi e, sotto, insieme ai suoi compagni di voga: SimoneVenier, Rossano Galtarossa e Paolo Perino
F
Duro lavoro, esperienza ai remi e un gruppo ormai ben affiatato: il risultato è un
L’aria di Livorno nei muscoli e nella passione Il canottaggio: un allenamento duro e quotidiano per migliaia di giovani, che però spesso viene ignorato dai Media e dal pubblico: «l’Italia è un Paese circondato dal mare: è incredibile che si considerino pochissimo attività come il canottaggio o le altre discipline legate all’acqua!»
ricco medagliere collezionato non solo alle Olimpiadi, ma anche ai Campionati italiani, ai Campionati mondiali e nelle Coppe del Mondo di Canottaggio. La specialità in cui parteciperà alle Olimpiadi con il suo gruppo è quella del “quattro senza”, ovvero una barca con equipaggio di quattro persone e un remo, la stessa che partecipò nel 2004. «Ormai siamo un gruppo ben “collaudato” e siamo sicuri delle nostre capacità. Purtroppo, quando si affronta una competizione, non si può mai dire cosa possa succedere, e soprattutto in uno come il canottaggio, in cui le variabili sono infinite, a cominciare proprio dal tipo di allenamento che si porta avanti, per arrivare al vento, e molte altre ancora». Le Olimpiadi sono un’avventura che si ripete ogni quattro anni, molti tentano di accedervi ma pochi riescono. Giungere alla parte finale, e partecipare a gare di tale importanza può risultare piuttosto stressante. «Quest’anno – continua Luca – è il ritiro più stressante che abbia mai fatto, forse perché sentiamo di poter “puntare in alto”. Personalmente cerco, di solito, di stressarmi meno possibile, concentrandomi esclusivamente sul mio allenamento, per migliorare ogni giorno le mie prestazioni. Per quanto
possa essere emozionante vivere una manifestazione come quella olimpica, la vera sfida è quella contro me stesso. Proprio per mantenere quotidianamente la concentrazione, e dare il meglio di me, non chiedo né date né orari delle prossime gare: in qualsiasi momento può venire da me l’allenatore e dirmi “domani si voga”. E io sono qua, pronto. È comunque anche questo un modo di combattere lo stress pre-gara! Inoltre non siamo certo conosciuti come i calciatori, e non abbiamo un folto pubblico ad aspettarci
alla riva del lago o sulla spiaggia vicino a cui ci alleniamo, pronto ad assalirci per chiederci autografi». E questa è una nota dolente per il nostro sport nazionale, dove abbiamo migliaia di giovani che si allenano quotidianamente, che hanno anche notevoli successi ma che, spesso, sono ignorati dai mass media. Nel canottaggio, così come in altre attività come l’atletica, l’allenamento è spesso molto più duro che nel calcio. Eppure agli atleti di queste discipline non sempre è dato il dovuto
risalto. «Stiamo parlando di ore di allenamento ogni settimana, che vanno intensificandosi in prossimità di eventi eccezionali come Olimpiadi e Campionati europei o mondiali, ma si continuano ad esaltare solo i calciatori. Purtroppo questa è una scelta che, con mio grandissimo rammarico, è fatta dagli Italiani. Per quanto riguarda la mia disciplina, l’Italia è un Paese circondato dal mare: è incredibile che si considerino pochissimo attività come il canottaggio o le altre discipline legate all’acqua!»
E della sua acqua, quella di Livorno, in cui ha mosso i “primi passi” nel mondo della voga, non si scorda davvero: nel 2010 ha partecipato anche al Palio marinaro per il suo rione, l’Ovosodo. «Sono veramente felice che quest’anno abbia vinto il Palio. E come i ragazzi dei gozzi, anch’io darò il meglio di me in queste Olimpiadi, lottando per rappresentare nel modo migliore la mia città e il mio Paese!» E noi siamo certi che non ci lasceranno a mani vuote… Di medaglie! In bocca al lupo!
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
22 luglio 2012
GLI ORARI DELLE CELEBRAZIONI
LA CATTEDRALE SI APRE AI CROCIERISTI
on l’inizio dell’estate sono C moltiplicati i turisti che si affacciano alla cattedrale per partecipare alla Messa festiva, in particolare i crocieristi, che scendendo dalle navi e in visita alla città e ad altre località dei dintorni chiedono comunque la possibilità di vivere l’eucaristia. Per questo il Capitolo della cattedrale ha deciso che alle 9.00 di ogni domenica sarà celebrata in duomo la Messa internazionale, in lingua spagnola, inglese, francese, tedesca, secondo le nazionalità dei presenti. Un sacerdote sarà disponibile per le Confessioni ogni giorno dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.00 e dalle 16.30 alle 17.30 e nei giorni festivi e la Domenica dalle 9.15 alle 10.15.
RACCOLTA Pro terremotati Di seguito i dettagli della raccolta straordinaria pro terremotati dell’Emilia Romagna effettuata nella domenica del Corpus Domini
Parrocchia Sant’Anna 1.410, Parrocchia San Giovanni Battista Ilario 100, Parrocchia San Simone 910, Parrocchia San Giuseppe (Nibbiaia) 157, Parrocchia San Benedetto, 735, Parrocchia Sant’Agostino 1.300, Parrocchia San Martino 500, Parrocchia Santissima Annunziata dei Greci 520,24, Parrocchia San Giovanni Bosco 800, Parrocchia Santa Teresa 1.100, Parrocchia Santa Maria del Soccorso 2.500, Parrocchia Santa Croce 1.797,41, Parrocchia San Leopoldo 930, Parrocchia Nostra Signora di Lourdes 340, Parrocchia San Jacopo 1.550, Parrocchia Santa Maria di Montenero 1.450, Parrocchia Santissima Trinità 600, Parrocchia San Sebastiano 610, Parrocchia Santa Caterina360, Parrocchia Santi Maria Giulia e Francesco della Madonna 271,50, Parrocchia Sacro Cuore (Capraia) 50, Parrocchia Nostra Signora del Rosario 1.377, Parrocchia SS. Cosma e Damiano 175, Parrocchia Santa Seton 941,47, Parrocchia Sette Santi 1.000, Parrocchia Sant’Andrea Apostolo 570, Parrocchia San Ranieri 400, Parrocchia Santo Stefano 390, Scuola d’Infanzia Lido Rossi 285, nn. 510 Totale della raccolta 23.639,62 euro
Federico OZANAM
Gli ultimi mesi di esistenza vissuti a Livorno
La vita di un uomo dedicata al prossimo Q
uattro volte Federico Ozanam compie dei viaggi in Italia e sempre si nota il suo passaggio dalla Toscana. Del resto a Firenze aveva la famiglia dei suoi zii, Luigi Haraneder e AmélieBenoîte, sorella di sua madre. Particolarmente importanti sono gli ultimi due viaggi. A parte quello di ammirare comunque le bellezze d’Italia, lo scopo del terzo viaggio, dal dicembre 1846 al maggio dell’anno successivo, è soprattutto la realizzazione di un suo progetto di ricerca di documenti sulla storia letteraria italiana nel Medioevo. Il suo itinerario - Livorno. Pisa, Lucca, Pistoia, Firenze, S. Gimignano, Siena fu occupato da numerose e fruttuose ricerche in biblioteca. Del suo lavoro assiduo ne abbiamo la testimonianza, oltre che nella relazione che ne farà al Ministero della Pubblica Istruzione che aveva permesso la missione culturale, anche nelle lettere al suocero ed agli amici, il risultato più importante sarà la pubblicazione nel 1852 del volume I poeti francescani nel secolo XIII. Federico scriverà: "per Amalia e me è molto di più, perché abbiamo fatto un lavoro a due e vi abbiamo raccolto uno ad uno i più piacevoli ricordi del nostro viaggio". Quello che soprattutto ci
ITINERARIO .........
interessa è la sua ultima permanenza in Toscana, da gennaio a agosto 1853: è la ricerca del sole e del clima che lo portano tra noi per ritrovare la salute definitivamente compromessa da una pleurite che si trasforma in tubercolosi e nefrite. Nonostante la malattia Federico si alzava ogni mattina, faceva colazione accanto al fuoco, e, tempo permettendo, usciva. A Pisa visitò le chiese, il Campo Santo, la ricchissima biblioteca dell’Università. Il 23 aprile, suo quarantesimo compleanno, scrive il suo meraviglioso testamento spirituale. Federico sarebbe voluto tornare a Parigi, la salute non lo permette ancora e i medici consigliano di passare l’estete al mare. "come uno stormo di gabbiani siamo venuti a posarci sulle rocce di San Jacopo" alla periferia di Livorno. I membri della San Vincenzo, che gli avevano trovato la casa, subito, il 1° di maggio, lo invitano alla loro assemblea: già da due anni a Livorno era nata la prima Conferenza in Toscana. Ed i confratelli per quattro mesi gli saranno vicini con assiduità ed amore, soprattutto il Presidente che sarà anche il suo medico, i fratelli Giovanni e Francesco Bevilacqua, il Padre Massucco, vincenziano, che aveva fondato la Conferenza. Il 15 agosto 1853, aggravandosi la sua malattia, ricevette la sua
ultima Comunione nella chiesa di Antignano. La preoccupazione costante, nonostante la malattia, va comunque alle Conferenze di San Vincenzo, a quelle di Livorno, Pisa, Pontedera, Firenze, a quella di Prato, nata solo da pochi mesi. Le visita personalmente e nel mese di luglio, fa un dettagliato rapporto al Consiglio Generale. Dopo la visita a Siena, assistendo anche allo spettacolo del Palio, la meravigliosa lettera al Padre Pendola, direttore del Collegio Tolomei, dove lo invita a fondare anche lì una conferenza: "Voi ospitate giovani ricchi. Oh Padre mio, quale utile ammaestramento per fortificare quei cuori deboli potrebbe essere il commovente spettacolo di mostrare loro dei poveri! Di mostrare loro Nostro Signore Gesù Cristo, non solo nelle immagini dipinte dai più grandi maestri, splendenti d’oro e di luci sugli altari, ma di mostrare loro Gesù Cristo e le sue piaghe nella persona dei poveri". Può ancora godere della
nomina a membro dell’Accademia della Crusca, può godere di cogliere un ramoscello di mirto fiorito per offrirlo ad Amalia, può godere dello spettacolo del mare a S. Jacopo con il mare popolato di barche e di isole, può godere di farsi pellegrino al Santuario della Madonna di Montenero, può ancora sognare di scrivere e, mentre nutre la propria anima con la Parola della Scrittura, può pensare di essere utile agli altri anche sul piano spirituale: "Questa cara Amelia, che s’ingegna sempre per farmi occupare dolcemente lo spirito, mi ha fatto iniziare il piano di un Libro dei malati dove verranno riuniti i passi più toccanti della Bibbia, dei Padri e dei santi sulle malattie, le sofferenze, i sentimenti che esse devono ispirare, l’uso che bisogna farne". La situazione della sua salute precipita, dalla Francia vengono i fratelli Alfonso e Carlo, il 31 di agosto la famiglia Ozanam parte dal porto di Livorno: i fratelli Bevilacqua corrono a casa a prendere una poltrona per farlo adagiare durante la traversata: un ultimo gesto di amicizia fraterna. Don Gino Franchi Nella foto in alto il salottino dove Ozanam (foto piccola) trascorse il suo soggiorno a Livorno
Tra sacro e profano
Una giornata al Gabbro n questi pomeriggi caldi una valida alternativa alle ore di attesa in macchina per arrivare alla spiaggia, potrebbe essere quella di organizzare una piacevole passeggiata in campagna. Eperché non sfruttare i bellissimi paesaggi che si trovano a pochi chilometri da Livorno? Percorrendo la via di Popogna, una strada di circa 15 km, si arriva al caratteristico paese del Gabbro, che si adagia ai piedi di uno dei tipici poggi della campagna Toscana. Chi crede di non trovare nessuna attività di interesse commette certamente un errore. Il Gabbro è infatti un paese vitale, in cui risiedono molti ragazzi giovani, sempre attenti alla creazione di eventi che possano contribuire a far conoscere meglio il paese. Da pochi giorni si è infatti conclusa la consueta festa della Misericordia, che si svolge ogni anno nel mese di Luglio per circa una settimana. Si tratta di uno degli eventi più seguiti del paese, che ha visto quest’anno una vasta gamma di attività sportive (gincana agonistica, gara podistica, esibizione di ginnastica artistica e gara ciclistica), una serata dedicata alla Spagna e alla sua cucina, cene con piatti tipici, un concorso fotografico dal titolo: “obiettivo volontariato” e una sfilata di auto d’epoca; manifestazione
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che ha contribuito a raccogliere fondi per l’acquisto di un’ambulanza di emergenza. Tra pochi giorni si svolgerà invece la Sagra del cinghiale, altra manifestazione ormai storica del paese, in cui sarà possibile degustare specialità e partecipare a balli in piazza. Per trascorrere la giornata in modo diverso e affascinante è possibile visitare le strade a ridosso delle colline tramite una passeggiata a cavallo. All’interno del paese troviamo infatti il centro di equitazione di campagna il Mandriolo, un’associazione senza scopo di lucro che cerca di incrementare la visita di percorsi naturali, che permettono di vivere una bellissima esperienza seguendo il corso dell’ippovia, con la
possibilità di organizzare trekking anche di uno o più giorni. Il Gabbro può offrire inoltre una vasta serie di itinerari storici e culturali, il paese vanta infatti una lunga storia alle spalle, dato che i primi insediamenti sono
documentati alla prima età del bronzo. Edificio di grande interesse storico è sicuramente la Villa Mirabella, costruita nel 1761 da un cardinale appartenente alla famiglia savoiarda dei Finocchietti, unico esempio nel livornese di un’architettura di stile rinascimentale. La villa nonostante si trovi in uno stato di avanzato degrado risulta ancora piacevole da ammirare, e ancora oggi testimonia un periodo di grande fioritura economica del paese. All’interno è ancora possibile scorgere i soffitti a volta o a cassettoni e bellissimi affreschi. La villa presenta anche una torretta con pietre a vista e una piccola cappella affrescata. Si tratta di una struttura che riporta numerose analogie con le residenze pisane e lucchesi del sedicesimo e diciassettesimo secolo, e che se adeguatamente ristrutturata potrebbe costituire un rilancio per il paese. Altra importante struttura, è la villa di Poggiopiano, nota per aver ospitato artisti e pittori, come Silvestro Lega, che visse per alcuni anni nel paese, dove iniziò a dipingere paesaggi e figure locali
In altro: vista del paese A lato: la Madonna del Buon Consiglio Sotto:Villa Mirabella
con le gabbrigiane, e la villa stessa, sperimentando i colori a pastello. Un altr’altra costruzione che a lungo ispirò il pittore fu l’arco di via delle Rose, diventato il simbolo del paese. Molti sono gli itinerari che si possono percorrere a piedi all’interno dei boschi e sulle colline. Un interessante percorso nel verde si snoda seguendo la Via Ricaldo che scende verso la vallata orientale, si tratta di un sentiero particolarmente suggestivo fra gli alberi di sughero ai margini del bosco. Questo itinerario veniva seguito dalle donne del Gabbro per andare a lavare i panni e prendere l’acqua alla fonte di Ricaldo. La fonte venne ristrutturata nel 1609 e nel 1682 in seguito alla costruzione di lavatoi e abbeveratoi per gli animali. Poco prima della fonte è possibile ammirare un’edicola votiva del Seicento che custodisce un quadro della Madonna. Vi sono inoltre alcuni cunicoli nei
quali i gabbrigiani si nascondevano per sfuggire ai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Un altro percorso conduce invece al vecchio frantoio e al vecchio mulino. Nel corso della giornata si potrebbe visitare la chiesa di San Michele Arcangelo, per ammirare le bellezze artistiche presenti al suo interno e per raccogliersi in un momento di preghiera. La chiesa fu costruita nel 1761, sulla facciata di tipo a capanna si apre il portale di ingresso sormontato da un oculo nel quale è dipinto l’arcangelo Michele che uccide il drago. Opera di rilievo è sicuramente la piccola tela posta dietro l’altare che raffigura la Madonna del Buon Consiglio, di scuola senese, risalente al Quattrocento. La parrocchia durante l’anno si prefigge l’obiettivo di portare avanti diverse attività: è presente un oratorio dove i ragazzi possono trascorrere il tempo giocando a biliardino e ping pong; all’interno del convento vengono spesso ospitate mostre di pittura e arte sacra; le famiglie del paese vengono inoltre coinvolte con cene e campeggi nel periodo estivo. Alice Carpentiere
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
22 luglio 2012
Le esperienze delle unità Pastorali in Italia a confronto
CONOSCIAMO Gino De Martino (Falanga)
“Ama la parrocchia vicina”
Nascere, crescere e vivere tra le cantine, con la passione per il mare e l’attaccamento alla tradizione per le gare remiere
DI FABIO
FIGARA
in da piccolo in mare con il padre, Gino è da sempre un punto di riferimento nell’ambiente della voga. Quest’anno una bella gara, incerta fino alla fine, ha visto la vittoria dei ragazzi dell’Ovosodo nel Palio marinaro livornese, seguiti sul podio dai gruppi del S. Jacopo e del Venezia. In queste settimane abbiamo intervistato alcuni dei protagonisti di questa avventura sportiva che ogni anno interessa i rioni della nostra città ma, come ogni grande evento che si rispetti, dietro di esso c’è uno staff di specialisti che si adoperano quotidianamente per preparare tali manifestazioni. Uno dei più conosciuti nell’ambiente è sicuramente Gino De Martino detto “Falanga” (per il cognome del padre). Provetto pescatore, venditore di pesce, lavoratore portuale per vent’anni, inizia a frequentare l’ambiente delle cantine prima come vogatore, nel ’59, poi come timoniere del Borgo Cappuccini dal ’79, per poi passare all’Ovosodo e al Fabbricotti. Contemporaneamente, Gino si adopera nella preparazione del “campo” per tutte le gare remiere: l’organizzazione “in mare” delle gare degli ultimi cinquant’anni porta la sua firma. «La passione per il palio – racconta – è come una fiamma inestinguibile che porto dentro, la vita stessa di mare è parte di me. Presi in mano il mio primo remo con mio padre e mio fratello, quando usavamo remi molto pesanti. Mio padre me ne costruì uno in miniatura per permettermi di vogare con loro fino alla Meloria, dove andavamo a lanciare le reti. E, quando arrivava il tempaccio, le donne andavano ad avvisare il Neri perché ci venisse a prendere con il rimorchiatore. Al tempo eravamo veramente in tanti ad uscire con le barche! Poi entrai nel mondo sportivo, e da lì non ho più smesso.» Per la sua esperienza, nel 1984 Gino diviene ufficialmente Responsabile del Campo di Gara. È un duro e lungo lavoro, che coinvolge anche sommozzatori e personale “a terra”, perché si tratta di dover piazzare le boe attorno alle quali i gozzi effettueranno i giri di gara, attraverso tutta una serie di misurazioni tramite l’installazione di pali e varie boe-spia. Proprio per questo, appena ricevuta la nomina, Gino apporta subito
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pesso amare chi ti sta vicino non è semplice, e Sre per farlo è necessario conoscere l’altro, conoscechi come te vive una stessa realtà, un problema,
Una vita per il mare «La passione per il palio è come una fiamma inestinguibile che porto dentro, la vita stessa di mare è parte di me. Presi in mano il mio primo remo con mio padre e mio fratello, quando usavamo remi molto pesanti. Mio padre me ne costruì uno in miniatura per permettermi di vogare con loro fino alla Meloria, dove andavamo a lanciare le reti»
delle innovazioni, a cominciare dall’introduzione del doppio giro di boa. «Prima si percorrevano 1200 metri in andata e 800 al ritorno - continua – poi con Vezio Benetti, al tempo Assessore allo Sport del Comune, decidemmo che sarebbe stato conveniente ridurre le distanze e restringere i giri, per permettere agli equipaggi di gareggiare fino all’ultimo senza arrivare eccessivamente stanchi all’ultimo giro, in modo da rinvigorire l’agonismo e la velocità della gara.» Gino ha infatti contribuito attivamente al miglioramento di varie manifestazioni remiere, creandone anche di nuove. In particolare è appassionato del Palio dell’Antenna, in cui «i gozzi possono raggiungere le nove miglia all’ora, e devono effettuare il giro di quattro
boe più un giro di ritorno», e della Coppa S. Giulia, di cui è l’ideatore principale. «Pensai che fosse giusto offrire una gara alla Patrona di Livorno, e l’idea mi venne improvvisamente durante un giro a Marciana Marina. Tornato a Livorno, mi attivai subito per poter organizzare la prima Coppa S. Giulia, ma avevo bisogno di un simbolo: chiesi così allo scultore Giovannetti, che al tempo era molto conosciuto in città, di farmi una statua della Santa, proprio quella che oggi è in Fortezza Nuova. E oggi sono felice che questa tradizione continui, accomunando in una bellissima gara sportiva le varie realtà del nostro territorio.» Instancabile, nel resto dell’anno Gino tiene in ordine la Cantina del Palio. Fino al 1992 le attrezzature erano custodite in un magazzino denominato, in gergo
popolare, la “palafitta”, che sorgeva in quella parte del fosso tra gli Scali delle Cantine ed il “Voltone”. Poi il trasferimento nell’attuale sede degli Scali D’Azeglio, che Gino ha arredato con cimeli emersi dal mare e con remi e attrezzature di varie epoche, nonché delle fotografie dei campioni che hanno segnato la storia del Palio, come quella - con dedica - scattata con Luca Agamennoni, campione olimpico di canottaggio, per le precedenti Olimpiadi in Cina. E poi, ancora, le sue stesse fotografie di quando gareggiava, da giovane, o delle cene di gruppo in Cantina. E nonostante la crisi economica e le problematiche dovute agli accorpamenti dei Rioni, Gino è rimasto molto «soddisfatto del Palio marinaro di quest’anno, soprattutto del fatto che abbiano partecipato molti giovani, la linfa vitale per il nostro futuro sportivo. Oggi motivo di orgoglio per noi è anche la presenza di molti ragazzi provenienti da altri Paesi i quali, allenandosi nell’ambiente delle nostre cantine, respirano l’aria del Palio e imparano le nostre tradizioni remiere.» Adesso Gino, dopo i festeggiamenti per il Palio dell’8 luglio, si è già attivato per preparare il Palio dell’Antenna. Non resta che augurargli buon lavoro!
una gioia: questo è uno degli scopi principali delle Unità Pastorali, riuscire ad unire le forze, lavorando insieme. Nella nostra diocesi ne stanno crescendo alcune, tra cui quella più rodata quella dei "Tre Arcangeli" che comprende la parrocchie di Nostra Signora di Lourdes, della SS. Annunziata dei Greci e di San Martino. Per lavorare in comunione però è altresì indispensabile, formarsi e conoscere come operare al meglio; ed ecco di seguito alcuni dei punti e dei requisiti fondamentali che le unità pastorali italiane, a confronto hanno elaborato durante un seminario di studi a Torino. Convergenza di forze e di ministeri. Già dal 1993 in diverse diocesi. Attualmente nel 64% delle Diocesi italiane. Un piano di Dio: aiuta ad incarnare il comandamento "ama la parrocchia vicina come te stessa". È costitutivo per ogni comunità cristiana averne accanto un’altra di cui prendersi cura. Una strada voluta dalla Provvidenza per imparare a lavorare insieme e a comprendere che la fedeltà o è creativa o è infedeltà Nuova sfida per la corresponsabilità, nuova forma ecclesiale, in prospettiva missionaria: il senso è la communio, non il funzionalismo: se fosse solo una reazione ad una carenza di clero sarebbe un tamponamento fallimentare, una semplice forma di ingegneria ecclesiastica Casa-scuola di comunione per una pastorale integrata in vista dell’evangelizzazione, della promozione umana, della crescita culturale Testimonianza di una Chiesa umile, in grado di ascoltare Superamento del mio prete, del mio campanile, vittoria sulla tentazione di onnipotenza, sul clericalismo. Favorisce il dialogo, la stima per gli altri, la valorizzazione delle competenze diverse Necessità di un presbiterio convinto, coinvolto, corresponsabilizzato che sappia vincere i rischi di una solitudine psicologica e pastorale Per la buona riuscita va favorita la preghiera comune e la convivialità tra i preti Necessari presbiteri entusiasti di questa nuova modalità (tra di loro vanno scelti coloro che assumeranno incarichi nell’U.P.), un team di collaboratori interessati e creativi, il coraggio di inventare insieme una pastorale che sappia affrontare le sfide di oggi Fondamentale la formazione comune di tutti gli operatori pastorali coinvolti (preti compresi) così da imparare ad edificare insieme una Chiesa secondo il Vaticano II: necessità di un laicato maturo e responsabile, soprattutto dove non c’è il prete residente. Nascita di laici che a tempo determinato diventano punto di riferimento anche davanti al parroco In alcune diocesi si sono costituiti gruppi ministeriali che si prendono cura delle singole comunità e tengono informato il prete di quello che vi avviene, mentre intessono relazioni con le istituzioni civili del territorio. Si preoccupano poi di attuare le decisioni del consiglio pastorale unitario. La singola comunità esprime dei nomi di persone adatte per questo ministero; questi nomi vengono accolti dal parroco con una certa discrezione: frequentano poi dei corsi formativi e 2 fine-settimana intensivi e poi ricevono un mandato del Vescovo per 5 anni. Vengono poi seguiti con tre momenti formativi durante l’anno e, prima del termine del loro mandato, si preoccupano di coinvolgere persone che potranno prenderne il posto Riscoperta della fruttuosità del sacerdozio comune dei fedeli che permette al presbitero di impegnarsi maggiormente nella predicazione e nell’accompagnamento spirituale. Così il prete tesse la trama della fraternità, della comunione perché tutti siano al servizio di tutti. Comprensione di un prete non più tuttologo, ma capace di confrontarsi e di farsi aiutare, un buon padre di famiglia che sa dividersi tra le diverse comunità, nonostante la fatica degli spostamenti Vanno aiutati i giovani preti che spesso hanno più difficoltà a formarsi in questa ottica; vanno sostenuti già a partire dal seminario perché imparino a superare problemi di affettività e l’insorgere di gelosie che ostacolano l’esperienza dell’U.P. Necessità di un coinvolgimento e un sostegno diocesano e di una preparazione delle comunità. Necessario provvedere le U. P. di strumenti giuridici e pastorali congrui Attenzione a non far percepire una sorta di assorbimento delle singole comunità: siamo in una logica integrativa piuttosto che soppressiva: ogni parrocchia conserva una propria identità Nella maggior parte delle Diocesi che le hanno attuate, dopo due anni la maggior parte della gente non vuole più tornare indietro Questa esperienza favorisce la realizzazione dell’assioma "più messa e meno messe"
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
22 luglio 2012
Agenda del VESCOVO
VENERDÌ 20 LUGLIO Nella mattina, udienze laici in vescovado SABATO 21 LUGLIO 8.00 pellegrinaggio mensile diocesano a Montenero, a seguire S. Messa 21.00 concerto promosso dal Rinnovamento Carismatico alla Terrazza Mascagni Da domenica 22 Luglio a Domenica 28Luglio, il Vescovo accompagna il pellegrinaggio in Terra Santa DOMENICA 29 LUGLIO 11.00 S. Messa ed ingresso del nuovo parroco alla chiesa di SS. Pietro e Paolo
Diocesi informa Festa patronale di SAN JACOPO
Libri da LEGGERE
di Mo.C.
De Florio V. - "Mi basta che tu mi vuoi bene" Il mio viaggio con i Rom.- Ed. Paoline pp.232, euro17,50. Il popolo rom è spesso considerato l’altro per antonomasia: la sua presenza nella società cosiddetta " civilizzata " inquieta, quando non infastidisce. Subito scatta l’identificazione tra Rom e straniero, Rom e criminale, Rom e povero, Rom e nomade, Rom e campi sosta. In realtà, se ne sa poco. Molti ignorano, per esempio, che durante la Seconda guerra mondiale, oltre a quello degli Ebrei, c’è stato anche un olocausto degli Zingari, con più di mezzo milione di vittime. Questo libro è la testimonianza di un sacerdote che ha vissuto a lungo in mezzo a loro. Giorno dopo giorno, ne ha imparato i codici comportamentali, ne ha ottenuto la fiducia e soprattutto l’amicizia. "Stando in mezzo a voi riesco a capire meglio quanto non capivo della parola di Dio ". Questa frase di san Gregorio Magno spiega efficacemente la scelta di monsignor Vincenzo De Florio: condividere la vita itinerante dei Rom. Un’esperienza che ha caratterizzato a più riprese la sua esistenza e che egli racconta in queste pagine ai quattro " nipoti adottivi " Remì, Josevánia, Giovanni e Matteo. Sollecitato dalle loro domande e dai loro commenti, l’Autore rievoca episodi coinvolgenti che, semplicemente, senza retorica ma con la concretezza della quotidianità, squarciano il velo di diffidenza di cui è circondato il mondo degli Zingari. Un mondo che si rivela capace di una grande fede e di valori condivisibili. Orlandi E .-Unmilioneottocentomila passi. Io, il mio bambino e il cammino di Santiago. - Ed. Paoline,pp. 352, euro 19,00 Il libro presenta il diario del pellegrinaggio verso Santiago di Compostela, di una mamma insieme al figlio di otto anni. Bergamo, Londra, i Pirenei. Poi Lourdes, Pau, Bayonne e finalmente St. Jean-Pied-de-Port, da dove nel giugno 2007 - inizia il cammino a piedi verso Santiago. Tappa dopo tappa, passo dopo passo, con lo zaino che pesa quanto un "sacco di pietre"; tra salite e discese, albe e tramonti, tra panorami mozzafiato e temporali scroscianti. Con pensieri al vento, timori, incontri con altri pellegrini, preghiere sussurrate, avventure dei paladini raccontate al figlio per alleviare la fatica. Ben presto il percorso vissuto diventa metafora della vita, metafora di quel viaggio interiore che l’Autrice sente di compiere: l’animo si alleggerisce, la gratitudine sgorga dal cuore, le cose perdono attrattiva e una forza sconosciuta cresce dentro. Il Cammino si mostra per quello che è: scoperta di se stessi, recupero dei valori importanti e delle cose essenziali. Come scrive l’autrice nell’introduzione: "Il bisogno di raccontare è fortissimo, davvero ti esplode dentro. Ma parlarne tra pellegrini, proprio non serve... È agli altri che lo si vuole dire. Non è un rigurgito di nostalgia per una bella vacanza, no, è ben altro: non si avrebbe nostalgia della fatica, del dolore fisico, di uno zaino pesantissimo portato per quaranta giorni, se tutto questo non avesse avuto un senso più alto. Quale? Solo Él de arriba lo sabe (solo Colui che sta in alto lo sa)".
Mercoledi 25 luglio ore 19 Santa Messa Solenne Presieduta da Sua Eminenza il Cardinale Silvano Piovanelli Arcivesvovo emerito di Firenze ore 21.15 Concerto delle corali parrocchiali 22.15 Processione dal mare fino al moletto di san Jacopo La Cripta di San Jacopo ed una connessa mostra fotografica potranno essere visitate i giorni 26-27-28 luglio dalle ore 21 alle ore 23
Le proposte di PHARUS VIAGGI
Medjugorje dal 13 al 17 settembre ACCOMPAGNATO DA MONS. GIUSTI Partenza dall’aereoporto di Pisa PROGRAMMA DI MASSIMA: Primo giorno: ITALIA – MEDJUGORJE. Ritrovo all’aeroporto di partenza e imbarco per MOSTAR. Arrivo, incontro con la guida e trasferimento a MEDJUGORJE. Sistemazione in albergo e pranzo. Nel pomeriggio inizio delle visite. Cena e pernottamento a MEDJUGORJE. Permanenza a MEDJUGORJE – Trattamento di pensione completa in albergo. Intere giornate dedicate alla visita dei luoghi delle presunte apparizioni e alle testimonianze delle varie comunità presenti. Ultimo giorno: MEDJUGORJE – ITALIA. Colazione. Trasferimento all’aeroporto di MOSTAR per il rientro. Quota di partecipazione a persona con sistemazione in Pensioni - Hotel 3 stelle 5 giorni/4 notti euro 620,00 Quota individuale gestione pratica: euro 35,00 Supplementi: camera singola euro 25,00 a notte La quota comprende: Passaggio aereo in classe turistica ITALIA / MOSTAR / ITALIA con voli noleggiati – Tasse d’imbarco – Trasferimenti da/per l’aeroporto di MOSTAR in pullman - Sistemazione presso Hotel della categoria prescelta a MEDJUGORJE in camere doppie con bagno (a Medjugorje non è prevista una classificazione ufficiale ma i nostri alberghi sono tutti selezionati e i migliori disponibili in loco) – Pensione completa in albergo dal pranzo del primo giorno alla colazione dell’ultimo (bevande comprese) – Accompagnatore / guida parlante italiano a MEDJUGORJE – Assistente spirituale e accompagnatore tecnico dall’Italia, Assicurazione sanitaria, annullamento viaggio e danni bagaglio. La quota non comprende: Mance, extra personali e tutto quanto non indicato ne “la quota comprende”. * INFO: segnaliamo che il costo del carburante incide per il 20% sul prezzo della quota base di partecipazione. Esso è calcolato utilizzando il valore di 800 USD/tonnellata metrica al cambio di 1 € = 1,35 USD
Fuoco di LODE INIZIATIVA DI COMUNIONE NEL RINNOVAMENTO CARISMATICO CATTOLICO
Sabato 21 Luglio 15.00 Accoglienza al gazebo della Terrazza Mascagni (momenti di lode ed inizio evangelizzazione sul lungomare) 19.00 Santa Messa presso la Chiesa di San Jacopo a seguire cena al sacco 21.00 Concerto di Lode al gazebo della Terrazza Mascagni
LA SETTIMANA DEL VOLONTARIATO MISERICORDIA DI ANTIGNANO E CIRCOSCRIZIONE 5 ORGANIZZANO: Dal 19 al 22 Luglio Sagra della Cozza in Piazza del Castello ad Antignano Lunedì 23 Luglio Inaugurazione del Corso di Pronto Soccorso Consegna degli attestati ai volontari che hanno partecipato al corso precedente Martedì 24 Luglio Giornata della donazione Si invitano i vecchi e i nuovi donatori a donare il sangue per sopperire alla carenza estiva Mercoledì 25 Luglio Torneo di Burraco Alle ore 20.00 presso lo stabilimento balneare “Bagni Roma”
Giovedì 26 Luglio Escursione guidata, con mezzo nautico lungo la scogliera del Romito Ritrovo presso la sede della Misericordia di Antignano alle ore 8.00 o presso la sede di Quercianella alle ore 10.30 Venerdì 27 Luglio Tombolata Alle 21.15 presso la sede del “Centro Socio Culturale” di Quercianella Sabato 28 Luglio Escursione di Trekking sulle colline livornesi Ritrovo alle ore 8.00 presso la sede della sezione di Quercianella Domenica 29 Luglio Solenne processione in Quercianella in occasione della patrona Sant’Anna, alle ore 21.00
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
22 luglio 2012
V
I percorsi dello stupore
l cuore ha le sue ragioni che la ragione non comprende...Noi conosciamo la verità, non solamente con la ragione ma anche con il cuore; è in quest’ultimo modo che noi conosciamo i primi principi... Ed è su questa conoscenza del cuore e dell’istinto che la ragione deve fondarsi, e fondarvi ogni suo discorso.1 Queste riflessioni di Blaise Pascal ci aiutano a intuire cosa intendiamo con il termine “percorsi dello stupore”: sono esperienze educanti il cuore e la mente alla bellezza, alla conoscenza del Signore. I percorsi dello stupore sono itinerari educativi che vogliono aiutare il ragazzo o il giovane a incontrare Gesù . Solo la conoscenza toglie ogni perplessità e fa innamorare. Indichiamo alcuni possibili percorsi dello stupore per i ragazzi, i preadolescenti e gli adolescenti.
I
LA CATECHESI SIMBOLICA Un percorso dello stupore per i ragazzi La catechesi simbolica è uno sviluppo della catechesi esperienziale. Essa procede da eventi simbolici per avviare il circuito ermeneutico della catechesi esperienziale: dalla vita, a Cristo che è la Vita per vivere da persone convertite e nuove, la nostra vita personale e comunitaria. Essa ha l’obiettivo di far vivere ai ragazzi situazioni, eventi emozionali concreti che creino stupore e accendano l’interesse dei ragazzi nonché sveglino o allertino il naturale sentimento religioso presente nei ragazzi. Elenchiamo a modo di esempio alcuni eventi: 1. Sono qui per te, perché ti voglio bene Qualunque cosa tu farai, anche contro di me io ti vorrò sempre e comunque bene. 2. Com’è bello stare insieme L’esperienza della fraternità, l’esperienza di una comunità cristiana alternativa alla cultura dell’efficienza e dell’utilità. E’ bello stare insieme non per fare qualcosa ma per essere qualcuno. L’esperienza dell’accoglienza, dell’amicizia, del perdono. 3. Laudato sii fratello sole L’esperienza della comunione con il creato. 4 .C’è più gioia nel dare che nel ricevere L’esperienza della solidarietà, della carità, arricchisce spogliandoci del nostro tempo, del nostro denaro, costringendoci a uscire dal
Con la seconda parte delle linee orientative, terminiamo la lettura del terzo ambito del progetto educativo diocesano recinto delle nostre ricchezze. 5. C’è un pozzo in me che mi disseta L’esperienza della solitudine, esperienza di compagnia. 6. Ho imparato una lingua nuova L’esperienza del passaggio dalla noia causata dalla ripetitività del linguaggio rituale liturgico al fascino del mistero. 7. Ascolta , tutto ti parla L’esperienza della scoperta della propria vita come luogo dove il Signore gli parla.
LA PEDAGOGIA DEL FARE CONSAPEVOLE Un percorso dello stupore per i preadolescenti Sviluppo della catechesi simbolica è “la pedagogia del fare consapevole”. Essa è particolarmente idonea per i preadolescenti e gli adolescenti. Si articola su esperienze simboliche di missione da vivere. Ogni esperienza cercherà di valorizzare il protagonismo educativo dei ragazzi, ovvero far crescere ragazzi capaci di partecipare alla missione della Chiesa, capaci di agire in maniera significativa, di dire cose importanti per tutta la Chiesa e la società. È cercato un cammino di fede il meno teorico possibile fatto di sole cose da sapere e da imparare. È privilegiato il fare esperienza, il fare comunità, il fare Chiesa, lo sperimentare la forza trasformatrice e sanante del Vangelo perché convinti che se la Chiesa non sa intercettare la voglia di essere grandi dei preadolescenti e dargli un fine, uno scopo, un senso, difficilmente riuscirà a far vivere loro un’esperienza ecclesiale significativa. È importante pertanto dare loro un ruolo preciso in parrocchia ai preadolescenti e agli adolescenti, abilitandoli alla redditio fidei, a ridire la fede, sia a scuola verso i coetanei, sia in parrocchia verso i loro amici e i più piccoli. Si è convinti che la fede si accresce donandola.3 Infine lo slancio missionario: i ragazzi devono essere resi responsabili della comunità; a tutte le età e in modo proporzionale alla loro età. Il ragazzo è già parte della comunità cristiana e quindi deve esserne protagonista. Questo è aiutare, accompagnando ognuno nella comunità cristiana a trovare il proprio posto; e lo trova se fin d’ora cerco di farglielo vivere, gradualmente. nel gruppo, nella comunità, nella vita, nella propria vocazione. 4
«Con la sua stessa vita il ragazzo diventi un simbolo ed un segno di Cristo stesso»
Sono eventi da vivere e non da raccontare. Esse potranno essere rievocate in gruppo grazie al ricordo, alla narrazione, si sarà aiutati in questo anche dalla proiezione di film o diapositive, il procedimento in ogni caso dovrà essere ricco di immagini, di storie, d’impatti emozionali. Il percorso poi si snoderà nella fase dell’ASCOLTO. In essa si vuole aiutare i ragazzi a penetrare il significato del simbolo attraverso l’interiorizzazione dell’esperienza vissuta e la sua illuminazione grazie all’incontro, nella preghiera biblica, del Signore. In ultimo il momento del Dono. Ovvero l’educazione alla consequenzialità tra fede e vita attraverso il vivere concreti percorsi di testimonianza di carità. Essere cristiani non è solo sapere le verità della fede, afferma S. Paolo che se una persona avesse anche tutta la scienza di questo mondo ma non possedesse la carità sarebbe un nulla e San Giacomo gli fa eco dicendo che la fede senza le opere è morta. Pertanto ogni percorso catechistico dovrà concludersi sempre con l’impegno di ridire la fede da parte del ragazzo, attraverso concreti comportamenti di carità e quotidiani impegni missionari. Con la sua stessa vita il ragazzo diventi un simbolo ed un segno di Cristo stesso.
GLI EVENTI SIMBOLICI CHE EDUCANO Un percorso dello stupore per gli adolescenti Ulteriore sviluppo della catechesi simbolica e della pedagogia del fare consapevole sono “Gli eventi che educano”. Sono percorsi dello stupore prevalentemente adatti per adolescenti dove l’itinerario educativo procede da viaggi o incontri in luoghi dello Spirito: luoghi carichi di memoria religiosa (ad esempio Roma, Assisi, La Verna, Padova) oppure Comunità o persone, segnalatesi per la radicalità o la luminosità della loro vita evangelica. A partire da questi viaggi o meglio pellegrinaggi, si svilupperà un percorso educativo di ricerca, di comprensione, di riformulazione personale e di gruppo delle scelte di fede incontrate, per arrivare a vivere come singoli e come gruppo atteggiamenti di carità: amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e il prossimo tuo come te stesso. Pertanto è necessario: Impegnare i gruppi degli adolescenti su cammini di comunione, di solidarietà, di volontariato, di impegno sociale e politico, capaci di far incontrare Gesù nel povero e far loro percepire l’efficacia anche storica della fede nel qui e nell’oggi. Ad esempio: gemellaggi con altri gruppi della zona per affrontare insieme i problemi che ci sono a scuola. Creare una rete di solidarietà intorno alla case delle Caritas Diocesane, visita e inizio di collaborazione specie alle mense dei poveri. Oppure dare vita a un giornale per dire la nostra. Inoltre ogni gruppo potrà avere una corrispondenza con una missione. Oppure dare vita ad un gemellaggio con gruppi parrocchiali di altre regioni e durante l’anno e in particolare in estate avere scambi di visite. Oppure andare ad incontrare i testimoni del nostro tempo.
Nel prossimo numero, proseguiremo con la lettura del Progetto Educativo diocesano, presentando il quarto ed ultimo ambito di intervento
Sfida EDUCATIVA
LE LINEE ORIENTATIVE DEL TERZO AMBITO DEL PROGETTO EDUCATIVO DIOCESANO /2.........
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
22 luglio 2012
AL MUSEO diocesano
OMAGGIO A CIMABUE L’opera di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno resterà esposta a palazzo vescovile opera Omaggio a Cimabue, che è Ldell’artista ’un collage e pittura su cartone Enrico Bacci è stato acquistato dalla Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno e ceduto in comodato al Museo Diocesano. Il dipinto di Bacci, finora esposto alla Galleria Le Stanze in via Roma, sarà appeso nella sala di arte contemporanea (Salone Fagioli), dove già trovano la loro collocazione opere dei maestri contemporanei. Il Museo Diocesano, che accoglie una parte del copioso patrimonio proveniente dalle Chiese della Diocesi e una sezione di arte tessile dove sono esposte vesti liturgiche, confezionate in seta, oro, argento e pietre preziose, realizzati dalle
prestigiose manifatture attive in Europa tra XVII e XIX secolo, ha arricchito la sua collezione con una esposizione permanente di arte contemporanea. Oltre a numerosi disegni ed opere di soggetto sacro realizzate da Giulio Guiggi, testimonianze dell’attività di un grande protagonista del panorama artistico livornese del 1900 che gli eredi hanno voluto donare al Museo Diocesano, sono presenti anche un dipinto raffigurante Gesù Cristo Crocifisso di Giorgio Conti e una statua in bronzo di San Francesco opera di Augusto Magli, già appartenuta al pittore Benvenuto Benvenuti e da poco donata al Museo Diocesano. La sezione è nata per documentare le esperienze dell’arte contemporanea sui temi di carattere religioso e si propone di promuovere nuovi linguaggi artistici. È proprio in questa sede che troverà il suo posto l’opera di Enrico Bacci, artista originario di Fauglia, vincitore di numerose competizioni di arte contemporanea anche a livello internazionale, che usa una tecnica particolare: manifesti strappati che riduce in frammenti e poi assembla di nuovo e rivisita con interventi pittorici. Bacci sradica dal contesto urbano manifesti pubblicitari, spesso usurati dal tempo e dallo smog, ma si appropria anche di correnti artistiche e culturali, decontestualizzandole, per esprimere contenuti attuali come la nevrosi del vivere contemporaneo o l’enorme influenza che la pubblicità e il mondo della comunicazione hanno sulla nostra vita e inviare messaggi o diffondere riflessioni sociali: dal tema della guerra e della pace fino a quello dell’ecologia. La Fondazione, che negli ultimi anni, a più riprese, ha sostenuto con importanti contributi la realizzazione del Museo Diocesano, ha dato la sua disponibilità per intervenire anche in questa occasione ed ha deciso di acquistare il crocifisso per consegnarlo, in comodato d’uso, alla Diocesi. Nella foto un momento della consegna dell’opera al Museo Diocesano: da sinistra il presidente della Fondazione Luciano Barsotti, monsignor Giusti, l’autore Enrico Bacci e il direttore della Galleria Le Stanze Giacomo Romano
In un tempo di crisi, la virtù al centro della riflessione dei Giovedì nel Chiostro
Scegliere di essere coraggiosi Affidarsi e scegliere; questi i due temi principali affrontati nei primi due appuntamenti e 50: in queste due cifre, indicanti il numero dei partecipanti, è condensato il buon esito dei primi due incontri dei Giovedì nel Chiostro edizione 2012, il tradizionale appuntamento di preghiera e riflessione organizzato dall’Azione Cattolica diocesana nel mese di luglio. Segno della bontà di un’iniziativa che, nonostante gli anni, continua ad essere molto apprezzata, e comunque di un interesse che il tema affrontato quest’anno ha suscitato nonostante i caldi e gli ozi dell’estate. Il tema in questione, come noto, è "Coraggiosi per scelta", titolo ripreso da un intervento di papa Benedetto XVI in occasione della sua recente visita pastorale ad Arezzo, e, in un tempo di grandi sconvolgimenti e di crisi come quello attuale, intende rimettere al centro della riflessione proprio la virtù del coraggio, declinata però secondo alcuni ambiti particolarmente rilevanti per la vita del fedele laico: il coraggio di affidarsi, il coraggio di
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scegliere, il coraggio di fare rete, il coraggio del quotidiano. Nel primo incontro, giovedì 5 luglio, "Il coraggio di affidarsi" prevedeva una lectio sul brano evangelico delle tentazioni di Gesù e la riflessione è stata affidata a suor Raffaella Spiezio, presidente della fondazione Caritas. Partendo dalla sua esperienza personale di servizio ai poveri, suor Raffaella ha esemplificato cosa abbia significato nella sua vita affidarsi a Dio, lasciarsi guidare dalla sua mano, anche e soprattutto quando il suo disegno sembra misterioso e incomprensibile. La tentazione più grande, secondo suor Raffaella, è quella di perdere la fede in Dio, ma a questa tentazione occorre reagire fortemente, perché Dio non ci abbandona mai, ci è vicino nonostante i nostri peccati, ci chiama continuamente a rinnovare il nostro incontro con lui. Ed un modo particolare di incontrarlo è proprio nei poveri e nei sofferenti: qui si sperimenta concretamente la logica dell’amore di Dio, una logica del tutto diversa da quella degli uomini, a volte opposta, che a volte può essere molto dura da accettare, ma che converte e dona pienezza di vita. Con i poveri c’è bisogno di affidarsi sempre a Dio, soprattutto quando i loro bisogni sono crescenti e
non si riesce a dare risposte a tutti. L’importante, ha concluso suor Raffaella, è che la carità e la giustizia vadano di pari passo, per un aiuto al povero che non sia solo momentaneo o di facciata, ma duraturo e realmente di promozione, in modo che anche il povero possa anche lui in un certo senso "risorgere" ad una nuova vita. Il secondo incontro, giovedì 12 luglio, ha avuto come tema "Il coraggio di scegliere" ed è stato guidato dal diacono Renato Rossi, il quale ha affrontato la lectio sulla parabola delle dieci vergini in maniera più tradizionale, cioè meditando in profondità il testo per trarne fuori indicazioni per la propria vita di fede. La
differenza tra le vergini sagge e le vergini stolte, secondo don Renato, sta in un piccolo particolare, un vasetto d’olio, un oggetto che dà il senso della fragilità, ma che rappresenta quanto di più prezioso un discepolo del Signore possiede, la relazione personale con lui. Relazione fatta di ascolto della Parola, di servizio ai fratelli, di pratica dei sacramenti. Relazione fatta anche di attesa gioiosa dello sposo, che di sicuro tornerà e ricapitolerà tutto in sé, in quei cieli e terra nuova che il Signore ci ha promesso. Ecco quindi il coraggio di scegliere: scegliere sempre con decisione il Signore, restare attivi nell’attesa, operosi, alimentare con perseveranza e fiducia il nostro piccolo vasetto d’olio, coinvolti ma non
travolti dalla nostra piccola grande storia. Perché se alla Chiesa manca la nostra luce, la luce di ciascuno di noi, essa è un po’ più buia e non riesce a splendere compiutamente e a raggiungere con l’annuncio del Signore ogni uomo. Nei prossimi due incontri, giovedì 19 e giovedì 26 luglio, "Il coraggio di fare rete" e "Il coraggio del quotidiano" saranno il tema delle lectio e delle riflessioni affidate rispettivamente a don Gino Berto, parroco dei Salesiani, e al dott. Nicola Sangiacomo, responsabile diocesano per il Progetto culturale. L’augurio è che quelle cifre dei partecipanti ai primi due incontri dei Giovedì nel Chiostro 2012 possano veramente ripetersi! Gabriele Maremmani
A MONTENERO LA FESTA DI SAN BENEDETTO E SAN GIOVANNI GUALBERTO
SI È LIBERI QUANDO SI È PADRONI DI NOI STESSI uest’anno le celebrazioni Q al Santuario di Montenero per la festa di San Benedetto, fondatore del monachesimo in Occidente e di San Giovanni Gualberto, fondatore della comunità monastica Vallombrosana, che al Santuario di Montenero ha una numerosa comunità, sono state molto solenni e precedute da un triduo di preparazione che ha proposto alla riflessione dei fedeli convenuti la storia dei due grandi santi. Gli incontri Il priore don Alessandro Paradisi ha tenuto due incontri dove ha presentato nel primo, la vita di S. Benedetto nei “Dialoghi” di San Gregorio Magno e negli affreschi di Monte Uliveto. La Biografia non è una biografia in senso classico, ma vuole essere per gli uomini di ogni tempo un modello della vita umana come ascesa verso il vertice della perfezione e dimostrare come Dio, ammonendo, aiutando e anche punendo, interviene nelle concrete situazioni della vita dell’uomo, di ogni uomo. Nel secondo incontro ha presentato a grandi linee il Monachesimo Benedettino e il Canto gregoriano che è una musica recitativa, che predilige il testo in prosa che prende origine dal testo sacro e che favorisce la meditazione e l’interiorizzazione (ruminatio) delle parole cantate. Il canto gregoriano non è un elemento ornamentale o spettacolare che si aggiunge alla preghiera di una comunità orante, ma è parte integrante ed efficace
della stessa lode ordinato al servizio e alla comprensione della Parola di Dio. Il parroco don Luca Giustarini, ha invece presentato, nel terzo incontro la figura di San Giovanni Gualberto e il rinnovamento monastico nell’XI secolo. La congregazione da lui fondata nel 1038, in un cenobio benedettino detto Vallombrosano dal luogo delle pendici del Pratomagno dove pose la propria sede, volle che fosse fondata su un’austera vita comune, povertà, rifiuto di doni e protezioni. La nuova regola fu approvata da Papa Vittore nel 1055 ed ebbe larga diffusione specie in Toscana e Lombardia. Nel 1951 fu proclamato da Pio XII patrono dei Forestali per il lavoro di cura dei boschi fatto dai
monaci di Vallombrosa. La Messa Monsignor Giusti ha concelebrato al Santuario la Messa in onore di San Benedetto. Durante l’omelia ha evidenziato come sia importante guardare a questo santo la cui vita fu segnata dalla penitenza che non era fine a se stessa, bensì era il mezzo per raggiungere la libertà interiore: si è liberi quando siamo padroni di noi stessi e solo liberandoci dalle nostre schiavitù ritroviamo noi stessi. San Benedetto di famiglia patrizia, destinato ad un’alta carriera sociale e politica, preferisce ritirarsi dalla vita pubblica e risponde alla decadenza e alla barbarie con un modello di vita monastica da lui definita “una scuola al
servizio del Signore”, dove vi è una simbiosi feconda tra azione e contemplazione. Oggi, in una realtà devastata dal neoliberalismo con una crisi causata dalla speculazione finanziaria, da uno scontro generazionale dove “non si riesce più a stare uniti, con una frattura all’interno delle famiglie e dove imperversa il mito dei balocchi”, riconsiderare la figura di san Benedetto, ci può essere da guida per ritrovare noi stessi e riaprire il dialogo con Dio. Dobbiamo come allora costruire cattedrali ma non con i mattoni bensì con uomini ancorati a Dio. San Benedetto e Santa Scolastica, hanno cominciato dall’interiorità, dalle piccole cose, con delle regole perché altri facessero come loro. C’è un gran bisogno della ripresa dello spirito benedettino per far “zampillare dentro ciascuno quell’acqua fresca e ristoratrice che dona gioia e fa essere uomini nuovi”. Durante la celebrazione è stata ricordata anche un’altra peculiarità di San benedetto: è il Patrono degli Architetti e quindi anche di Mons. Giusti che è molto vicino alla comunità monastica relativamente ai problemi di ristrutturazione dell’Aula Mariana per la quale ha dato la piena disponibilità e collaborazione per un progetto di recupero. La comunità e il Santuario sono una ricchezza per la Chiesa livornese che va salvaguardata e sempre più apprezzata. Monica Cuzzocrea
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
22 luglio 2012
Nei raduni mondiali e alla parrocchia dei Ss. Cosma e Damiano a Nugola
Francesco ed Elena, marito e moglie volontari per vocazione DI
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L’Acquario di Livorno festeggia il 2° compleanno
Una promozione estiva per tutti
ALICE CARPENTIERE
rancesco Baldaccini, un giovane volontario, ci racconta la sua esperienza fatta insieme alla moglie Elena Drago durante l’incontro mondiale delle famiglie svoltosi a Milano.
F
Cosa vi ha spinto a partecipare all’incontro come volontari? «Io avevo già avuto esperienze in passato, sono stato nel 2011 a Madrid in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, e quella è stata un’esperienza che mi ha cambiato la vita, anche se a dire il vero tutto è iniziato con il Giubileo del 2000. E quest’anno ho sentito l’esigenza di portare la mia testimonianza come rappresentante di una famiglia, infatti sono partito da Nugola insieme a mia moglie e ai mie due figli. La cosa bella di questi incontri è la Chiesa universale, riesci proprio a toccare la chiesa. Le persone che ho incontrato sono state moltissime e con tutte ho potuto stringere un legame. Secondo me è questo l’importante, poter creare un legame di fiducia e armonia». Quali erano i vostri compiti? «Io ero un team leader, mentre mia moglie una volontaria semplice. Il
primo giorno abbiamo lavorato insieme nella consegna del kit del pellegrino, poi siamo stati divisi. I servizi da svolgere ci venivano comunicati giorno per giorno. Il venerdì mi è stato dato l’incarico di responsabile di un tratto di strada di 100 metri sulla tratta del Papa. Gestivo venti persone di varie fasce d’età e di diverse nazionalità. Il momento più bello è stato durante la preghiera che abbiamo fatto insieme, lì ci siamo presi per mano e ci siamo ricordati lo scopo principale per cui eravamo lì: aiutare gli altri. Il sabato e la domenica sono stati i giorni più confusionari. Io gestivo gli ingressi insieme ad altre quattro persone e ai responsabili della protezione civile e dei carabinieri. La domenica ho dovuto
gestire trenta volontari, dovevamo incanalare le persone nei vari settori. Si era creato un forte spirito di squadra, una grande fiducia tra me e gli altri volontari, e questo ha permesso di svolgere al meglio il lavoro». Dove siete stati alloggiati? «C’è stata una grandissima organizzazione, le persone sono state ospitate dalle parrocchie e dalle famiglie di Milano. Noi siamo stati molto fortunati, ci è stato permesso di partecipare grazie a Don Paolo Zago, un parroco milanese che avevamo conosciuto a Madrid. Tramite lui abbiamo
avuto i contatti e a novembre abbiamo fatto la domanda per essere ospitati. Inizialmente dovevamo alloggiare presso l’asilo parrocchiale, ma per mancanza di posti siamo stati accolti da una famiglia, persone molto gentili che però non avevano figli e si sono ritrovati in casa un uragano, visto che con due bambini piccoli non si può mai stare fermi».
La tua attività di volontario non si limita però solo a questi incontri. Puoi parlarci di cosa fai nel tuo paese? «A Nugola ci stiamo impegnando per creare attività che possano far partecipare il più possibile i giovani alla vita parrocchiale. L’adolescenza è un un’età impegnativa, non si possono costringere i ragazzi a venire in chiesa, ma si possono dare loro delle opportunità per avvicinarcisi. Abbiamo costituito un oratorio che mette a disposizione un tavolo da ping pong, un biliardino e la playstation. I ragazzi però devono vivere un rapporto di gruppo e cosi abbiamo da poco organizzato una gita fuori porta, per tre giorni siamo stati a Quercianella, e pensiamo che possa essere un’attività da portare avanti con continuità. Inoltre stanno per partire dei gruppi di incontro per le famiglie, abbiamo intenzione di organizzare cene e pranzi per radunare la comunità. Un’altra bella realtà è quella del coro, che sta crescendo sempre di più».
Un incontro alla parrocchia di S. Andrea sulla riforma del lavoro
Lavorare oggi, dopo l’articolo 18 isegnate un tavolo quadrato e D metteteci intorno venti persone, invitate tre addetti ai lavori per parlare dell’attuale riforma del lavoro e, tra i presenti, riconoscerete i giovani che imparano a conoscere l’attuale contesto lavorativo e gli anziani che hanno conquistato diritti e fatto la storia del diritto del lavoro. L’incontro si è tenuto nei giorni scorsi presso la Parrocchia di Sant’Andrea, e sono intervenuti con entusiasmo Marina Baule e Antonio Mirra, della segreteria provinciale FABI e l’Avv. Nicola Sodano, consulente della FABI (Federazione Autonomi Bancari Italiani). La partecipazione di giovani e meno giovani è stata sufficiente per iniziare un percorso di consapevolezza costruttivo. La riforma è complessa e risulta impossibile analizzarla in maniera compiuta in poco più di un’ora, ma vengono affrontati con interesse diversi argomenti sulla flessibilità in uscita e sulla flessibilità in entrata. I tempi Il mercato del lavoro cambia nel tempo e i nuovi strumenti possono costituire nuove possibilità. Il 18 luglio la Legge entra in vigore e alcuni cambiamenti saranno già effettivi a partire da questo momento. Altre novità, invece, saranno effettive secondo gli scaglioni temporali previsti dalla Legge stessa. Il contratto a tempo determinato Le nuove regole riguardano anche il contratto a tempo determinato. Più precisamente riguardano “il primo” contratto tra un datore di lavoro e un dipendente, che, se inferiore a dodici mesi, può essere stipulato, per qualsiasi mansione, senza bisogno di indicare le motivazioni nella lettera di assunzione. Questo contratto non può essere prorogato neanche una volta. Altra novità nella gestione del
contratto a termine riguarda il tempo di “fermo” tra un contratto e un altro: 60 giorni nel caso di contratti di durata inferiore a sei mesi, 90 giorni nel caso di contratti di durata superiore a sei mesi. Questo allungamento dei tempi vorrebbe evitare un uso scorretto del contratto a termine. L’art. 18 dello Statuto dei lavoratori L’art. 18, come riformulato dalla Legge Fornero, introduce degli aggiustamenti nella tutela del lavoratore in caso di licenziamento illegittimo. La normativa vigente non viene stravolta, ma modellata sui diversi tipo di licenziamento: licenziamento discriminatorio, licenziamento economico e licenziamento disciplinare. Obbligo di motivazione Un cambiamento importante, che vale per tutti i tipi di licenziamento, consiste nell’obbligo del datore di lavoro di motivare il licenziamento in forma scritta nel momento stesso in cui viene comunicato al dipendente. Questo consente di avere più chiarezza: infatti, prima della riforma il dipendente non conosceva le motivazioni se non le richiedeva per scritto nell’arco dei successivi 15 giorni dalla ricezione della lettera di licenziamento. Tutela del lavoratore in caso di licenziamento illegittimo I cambiamenti relativi alla tutela del lavoratore in caso di licenziamento illegittimo riguardano solo i datori di lavoro che occupano più di quindici dipendenti nella singola unità produttiva o nell’ambito dello stesso comune, o occupano complessivamente più di sessanta dipendenti a livello nazionale. Nulla cambia per i “piccoli” datori di lavoro, i cui dipendenti sono tutelati con la
riassunzione o con la relativa indennità (da 2,5 a 6 mensilità). Tutti i licenziamenti discriminatori, qualsiasi sia la misura occupazionale dell’azienda coinvolta, restano tutelati con la reintegrazione nel posto di lavoro. I licenziamenti discriminatori I licenziamenti discriminatori sono quelli determinati da ragioni di credo politico o di fede religiosa, dall’appartenenza ad un sindacato e dalla partecipazione ad attività sindacali, da ragioni razziali, di sesso, di lingua, di handicap o di età. Sono tutelati come i licenziamenti discriminatori anche quelli senza comunicazione scritta e quelli intimati in concomitanza di matrimonio, maternità o paternità. In questi casi il giudice prevede la reintegrazione nel posto di lavoro e il risarcimento del danno pari a tutte le mensilità che il dipendente avrebbe riscosso dal momento del licenziamento al momento della reintegrazione (risarcimento integrale). Il dipendente può decidere di avere una indennità al posto della reintegrazione (15 mensilità dell’ultima retribuzione). I licenziamenti disciplinari I licenziamenti disciplinari sono quelli legati al comportamento del lavoratore. Possono avvenire o per giusta causa o per giustificato motivo soggettivo, a seconda della gravità del fatto compiuto dal lavoratore. Il licenziamento disciplinare deve essere preceduto dalla contestazione dei fatti (art 7 Statuto dei lavoratori). Nel caso in cui il giudice valuti che manca il fatto posto a fondamento della contestazione oppure ritenga che, pur in presenza del fatto, il datore di lavoro avrebbe potuto utilizzare una sanzione meno grave, prevede la reintegrazione del lavoratore. In
questo caso è ridotta, però, la misura del risarcimento del danno (massimo 12 mensilità). Tranne i due casi sopra elencati, in caso di altri vizi del licenziamento disciplinare, la sanzione per il datore di lavoro può essere solo economica (da 6 a 12 mensilità). I licenziamenti economici I licenziamenti economici sono dovuti a ragioni inerenti l’attività produttiva, l’organizzazione del lavoro e il regolare funzionamento della stessa. Gli adempimenti per il datore di lavoro aumentano, perché deve comunicare e motivare alla Direzione Territoriale del Lavoro la sua volontà di licenziare un dipendente. Per questi licenziamenti la reintegrazione può essere decisa dal giudice solo nel caso in cui manchi la giustificazione effettiva. In tutti gli altri casi è previsto solo un indennizzo che può andare da 6 a 12 mensilità. Termini di impugnazione del licenziamento Abbreviazione dei termini per depositare al giudice il ricorso dopo l’impugnazione stragiudiziale: 180 giorni, invece di 270 giorni. Quindi, riassumendo: la reintegrazione in alcuni casi è prevista sempre (licenziamento discriminatorio) e negli altri casi non è esclusa, ma la decisione della sanzione da applicare viene lasciata alla valutazione del giudice (licenziamento disciplinare, licenziamento economico) La nuova legge cerca di correggere degli strumenti, ma restiamo noi gli utilizzatori e quindi dobbiamo impegnarci noi in prima persona perché tali strumenti funzionino in una prospettiva di crescita sociale e non in una prospettiva di impoverimento dei diritti e degli animi. Angela Blanco
enerdì 27 luglio l’acquario di V Livorno raggiungerà il traguardo dei 200.000 visitatori e festeggerà il secondo anno di vita della struttura. Alle 11.00 nell’auditorium il dottor Giuseppe Costa, presidente e amministratore delegato di COSTA EDUTAINMENT S.p.A. proprietaria dell’acquario accoglierà i partecipanti ad un simbolico taglio della torta e ad un brindisi. Dopo la festa il dottor Thomas Magliocco, coordinatore del settore acquariologico dell’Acquario di Livorno, insieme alla dottoressa Sara Marino, coordinatore generale dell’Acquario di Livorno, saranno a disposizione per mostrare ai presenti le meraviglie delle vasche. Il mese di luglio vede anche l’inizio della promozione «Le Bellezze di Livorno. Livorno città d’arte, cultura e scienza ad un prezzo speciale», con la quale le strutture turistiche e museali di Livorno si sono unite per una promozione estiva integrata dedicata a coloro che visiteranno due o più dei siti aderenti all’iniziativa. Acquistando il biglietto in una delle strutture del circuito, i visitatori riceveranno un timbro sulla brochure dell’iniziativa che darà diritto ad uno sconto di 2 Euro (1,5 Euro per il Museo Fattori) sul biglietto d’ingresso intero delle attrazioni visitate successivamente. La promozione, valida fino al 30 settembre 2012 e non cumulabile con altre in corso, ha lo scopo di avvicinare alle bellezze di Livorno e alla sua cultura (scienza, arte, storia e architettura) i turisti ospiti delle strutture della provincia, quelli in transito o in partenza per le Isole, come pure tutti i livornesi che decideranno di restare in città durante questa estate 2012. Inoltre con questa iniziativa si vuole rafforzare la sinergia tra le strutture Livorno per promuovere e valorizzare l’offerta turistica e culturale della città. Le strutture e le attrazioni aderenti alla promozione sono: * il Museo di Storia Naturale del Mediterraneo (Via Roma, 234 – tel. 0586 -266711; musmed@provincia.livorno.it) con la Sala del Mare e la balena Annie, l’orto botanico e i settori dedicati agli animali, all’evoluzione dell’uomo, ai minerali e agli insetti; * l’Acquario di Livorno (Piazzale Mascagni, 1 –tel. 0586/269.111154; info@acquariodilivorno.it) con le sue 32 vasche che ospitano oltre 1.600 animali di 300 specie diverse tra cui le novità del 2012: la tartaruga verde e il pesce napoleone; * il tour dei Fossi in battello (acquisto biglietti all’Info point in Via Pieroni, tel. 348 7382094; giro.battello.livorno@itinera.info) a bordo del battello Marco Polo alla scoperta della storia e dell’architettura di Livorno; * la casa natale di Amedeo Modigliani (via Roma, 38 – tel. 320 8887044;www.amarantaservice.it) con documenti, foto e lettere che ripercorrono la vita dell’artista livornese; * il Museo Giovanni Fattori (Via San Jacopo in Acquaviva, 65 – tel. 0586 808001; 804847;museofattori@comune.liv orno.it) con la collezione delle opere di Giovanni Fattori e degli altri esponenti della scuola dei Macchiaioli e dei Postmacchiaioli. Per ricevere maggiori informazioni sull’iniziativa è possibile contattare una delle strutture partecipanti. I coupon sconto si trovano presso tutti gli uffici di informazione turistica della Costa degli Etruschi e all’interno di ogni struttura aderente alla promozione.
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TOSCANA OGGI 22 luglio 2012
LA SETTIMANA DI LIVORNO