IL GRANELLO di senape Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo
di mons. Alberto Ablondi
l’amore con cui il Cristo, amando il mondo, ha mandato nel Pto roprio mondo i suoi discepoli, proprio l’amore con cui cristo si è immolasulla croce per il mondo e per cui ha mandato lo Spirito Santo, chiederà all’adolescente cristiano di inserirsi con amore nella vita del mondo (famiglia, gruppo, scuola, tempo libero, opere sociali ecc..). Ma come deve essere amato il mondo? Seguiamo l’esempio di Gesù: come nel suo amore verso gli amici egli ha unito i vicini e gli ultimi, così nell’amore per il mondo, Gesù ha unito sempre la sua terra a ogni terra, il suo tempo a tutti i tempi. Pastorale Catechistica dei ragazzi, 1982 "Una missione d’accoglienza
Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
8 settembre 2013
È l’ora di «Amichiamoci»
Sabato 7 settembre Al via la manifestazione di Amichiamoci: tre settimane di giochi, incontri ed eventi per ragazzi e giovani della Diocesi Nello stesso giorno, l’inaugurazione al Porto della Madonna dei popoli
IL PROGRAMMA DI AMICHIAMOCI Sabato 7 Settembre: FESTA INIZIALE presso la parrocchia dei Sette Santi (via dei Sette Santi Fondatori) 18.00 S.Messa 19.30 cena al sacco o digiuno (come suggerito dall’appello di papa Francesco) a seguire animazione e consegna maglie Sabato 14 Settembre: CENA CON DELITTO presso la parrocchia S.E.A.Seton (piazza G.M.Lavagna) Inizio 19:30, costo 5,00 euro a persona Domenica 15 Settembre: TORNEI DI PING-PONG E BILIARDINO presso la parrocchia S.E.A.Seton (piazza G.M.Lavagna) inizio ore 15.00, costo 2,00 euro a persona (si può partecipare solamente ad un torneo, entrambi i tornei sono di doppio) Mercoledì 18 Settembre: S.MESSA DEGLI STUDENTI 18.00 presso la parrocchia di S.Jacopo Sabato 21 Settembre: CACCIA AL TESORO presso la parrocchia dei Sette Santi (via dei Sette Santi Fondatori) 14.00 ritrovo e partenza, costo 20,00 euro a squadra (ciascuna squadra deve essere formata da 4 persone) Domenica 22 Settembre: MINIMARATONA E INCONTRO DI PREGHIERA 8.30 partenza della miniMaratona presso la Terrazza Mascagni 11.00 S.Messa presso la parrocchia di S.Jacopo 21.00 incontro ecumenico di Preghiera la parrocchia del Rosario Sabato 28 Settembre: FESTA FINALE presso l’istituto S.Spirito (ingresso da borgo Cappuccini) 21.00 giochi e premiazioni Domenica 29 Settembre: S.MESSA DI CHIUSURA 11.00 presso la parrocchia S.Luca (via De Gasperi - Stagno) *Il programma potrebbe subire variazioni di luoghi e/o orari. Dal Lunedì al Venerdì tornei di: Calcio a 8 over17, Calcio a 5 femminile e under17, Pallavolo misto under17 e over17, Basket 3vs3 under17 e over17
estate sta finendo”… come cantava una vecchia canzone degli anni Ottanta e come ogni anno, è arrivato il momento di Amichiamoci, la manifestazione interparrocchiale (e non solo) della Diocesi di Livorno. Da più di sette anni “Amichiamoci” anima il mese di settembre con giochi, incontri di preghiera e varie manifestazioni che arricchiscono il programma delle tre settimane. Nata da un’idea che interessava soltanto le parrocchie del terzo vicariato, si è negli anni estesa alle altre parrocchie della città, alle realtà giovanili diocesane come la commissione Handicap della Caritas e al Cantiere Giovani e da tre anni a questa parte anche alla chiesa evangelica “Fonte di Vita” fino a raggiungere, quest’anno, la città di Pisa, coinvolgendo la chiesa evangelica “Sabaoth”. «Amichiamoci è una grande festa- come ci spiegano Michele e Francesco, due degli organizzatori dell’evento- pensata da giovani per altri giovani che vogliono testimoniare la propria fede soprattutto con la volontà di stare insieme pregando, sfidandosi sui campi sportivi o giocando per le vie della città». Le cifre parlano chiaro: 600 iscritti circa, 92 squadre iscritte ai tornei, per non parlare di tutte quelle persone che si dilettano nella caccia al tesoro, nella maratona e con le altre proposte messe “in campo” dallo staff. Amichiamoci, oltre al divertimento e allo svago, è anche carità; come ogni anno il ricavato dell’intera manifestazione, togliendo le spese organizzative, verrà infatti destinato ad una particolare opera di beneficienza. Lo scorso anno ad esempio sono stati raccolti 1250 euro, che sono stati suddivisi e donati : per le adozioni a distanza in Tanzania tramite il Centro Mondialità Sviluppo Reciproco, per i bambini disabili in Eritrea tramite la S. Vincenzo de Paoli, al cantiere giovani ed infine ai rifugiati politici in Nigeria. I motori di Qui sopra, il logo di Amichiamoci 2013 In alto un’immagine dell’edizione 2012 Amichiamoci sono caldi, il 7 settembre si accenderanno alle 18.00 alla chiesa dei Sette Santi con la Messa e la Festa iniziale, e si spengeranno domenica 29 settembre con la messa finale alle 11.00 alla parrocchia di S. Luca a Stagno; nei 21 giorni la “macchina” non si fermerà, a voi la scoperta di che cosa succederà! Martina Bongini
« L’
Tutte le informazioni le potete trovare sul sito della diocesi www.diocesilivorno.it, con l’intervista a Michele e Francesco e su www.amichiamoci.it - www.facebook.com/signor.amichiamociinfo@amichiamoci.it
SABATO 7 SETTEMBRE ALLE 19.00
La Madonna dei Popoli Cerimonia di scoprimento e benedizione della statua del porto ella giornata che il Papa ha dedicato alla preghiera N e al digiuno per la pace nel mondo, Livorno affiderà le sue intenzioni alla Madonna. Sarà inaugurata Sabato prossimo 7 Settembre alle 19.00 sul molo 78, presso il bacino di carenaggio Azimut, la grande statua della Madonna dei Popoli. Lo scoprimento e la benedizione dell’opera dello scultore Paolo Grigò, fortemente voluta dalle realtà marittime e portuali di Livorno, avverrà in mare (l’accesso per chiunque abbia un’imbarcazione è libero e il traffico in porto sarà fermo fino alle 20), ma sarà possibile vedere la cerimonia anche da terra, dal molo 75 (l’area prospiciente il molo novo, dietro la palazzina dei Piloti e sotto l’Avvisatore marittimo) e attraverso la televisione, visto che Granducato trasmetterà l’evento in diretta Tv a partire dalle 18.40. Moderna icona mariana, realizzata con materiale e pittura resistente al salmastro e alle intemperie, la statua, che nei prossimi giorni sarà liberata dalle impalcature, già rappresenta un punto fermo per la gente del porto: “La Madonnina”, così la chiamano gli operatori portuali, e dal prossimo Sabato accompagnerà il lavoro di tanti e saluterà l’arrivo e la partenza di centinaia di persone che transiteranno dal porto. Madrina della celebrazione sarà Michela Robazza, la moglie del pilota recentemente scomparso nell’incidente di Genova, che parteciperà insieme ai due figli Alessio e Aurora. Sarà presente la Fanfara dell’Accademia Navale che accompagnerà il momento della benedizione e tutte le autorità cittadine, imbarcate sui rimorchiatori della ditta Neri e D’Alesio o su proprie imbarcazioni, le Forze dell’Ordine e tutte le componenti del mare, dai ragazzi della scuola di surf di Antignano, ai circoli velici, ai gozzi dei rioni, ai circoli nautici. c.d.
II
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
8 settembre 2013
Sabato 7 settembre in Diocesi
Una petizione per la VITA
Un’iniziativa europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo
Con il Papa preghiamo per la pace nel mondo
Uno di noi ià nei mesi scorsi avevamo parlato della petizione europea "Uno di noi"; a distanza di qualche tempo abbiamo intervistato la dott.ssa Daniela Musumeci, responsabile del Movimento per la vita e Margherita Roffi, studentessa di Giurisprudenza, per farci raccontare come sta andando la raccolta delle firme e che cosa accadrà nel futuro.
G
COMUNIONE E LIBERAZIONE: LA CULTURA DEL DIALOGO PORTA LA PACE CARRÓN (CL): «ACCOGLIAMO L’INVITO DEL PAPA E SOSTENIAMO IL SUO GRIDO: MAI PIÙ LA GUERRA!» Accogliendo il drammatico appello di papa Francesco per la pace in Siria, don Julián Carrón, presidente della Fraternità di CL, ha dichiarato: «Il Papa si appella all’esigenza di pace che si annida nel cuore di ogni uomo per rivolgere un drammatico richiamo alla pace in Siria, e al tempo stesso offre un criterio per affrontare il conflitto: non è mai l’uso della violenza che porta alla pace, ma l’incontro e il negoziato. Si potrà raggiungere una soluzione pacifica solo se tutti guardiamo l’altro non come un nemico da eliminare, ma come un fratello: “Non è la cultura dello scontro, la cultura del conflitto quella che costruisce la convivenza nei popoli e tra i popoli, ma questa: la cultura dell’incontro, la cultura del dialogo; questa è l’unica strada per la pace”. Accogliamo questo pressante invito del Papa e sosteniamo il suo grido? “Mai più la guerra! Un Appello che nasce dall’intimo di me stesso!”? unendoci alla sua preghiera con l’offerta delle nostre giornate, mentre aspettiamo di partecipare con tutti i fratelli e gli uomini di buona volontà alla grande giornata di digiuno e di preghiera convocata per sabato 7 settembre a Roma, aderendo alle iniziative delle diocesi nel mondo». L’ufficio stampa di CL
Dottoressa, qual è lo scopo di questa petizione? «Questa petizione vuole rimarcare i valori della vita umana a partire dal concepimento; potrebbe essere una cosa obsoleta, in realtà non è così perché con le nuove biotecnologie e le nuove conoscenze, la vita fin dall’inizio, ovvero dal
concepimento viene realizzata anche in provetta. Questa vita, è una vita fuori dal corpo materno, e se non viene immediatamente inserita in utero rischia di morire o venire congelata. Ecco che come cittadini europei vogliamo tutelare i diritti dell’uomo anche se la scienza e la conoscenza vanno avanti. Da diversi mesi è in atto una raccolta di firme per questa petizione che ha avuto molto successo tant’è che si è già superata la quota di novecentomila; il numero da raggiungere è un milione, un traguardo che auspichiamo venga conquistato nell’arco dei prossimi mesi». Ultimamente è stata fatta una nuova scoperta sulla sindrome di down che apre nuovi scenari in questo campo «È vero ma dobbiamo precisare che la grande scoperta della trisomia
ventuno è stata fatta dal prof. Lejeune; in questo caso sono state studiate le possibilità di cura, ma non di guarigione. Questo, spinge a far si che i finanziamenti vengano rivolti alla ricerca di una cura per l’uomo e non per la sua soppressione». Margherita, che cosa succederà quando il Parlamento europeo riceverà la petizione con le firme? «Il trattato di Lisbona prevede che di fronte ad iniziative popolari come questa il Parlamento sia necessariamente interrogato sui punti dell’iniziativa. Dovrà discutere la proposta che prevede che la destinazione dei fondi alla ricerca in campo medico non vadano in modo invasivo a ledere la dignità umana ma ad iniziative che rispettano la vita sin dalle origini». Come potrebbero i giovani
interessarsi di più a questo argomento? «Credo che i giovani, di fronte ad un’iniziativa che propone soluzioni concrete riescano ad essere più sensibili e a confrontarsi con una proposta di questo tipo». Quali sono i modi per la raccolta delle firme? «Le modalità sono due: una cartacea (contattando direttamente la dottoressa al numero 328/5477129) ed una telematica andando sul sito www.unodinoi.org» L’intervista è visibile anche sul sito www.diocesilivorno.it
Insegnante amata, da sempre dedita all’impegno missionario, ad agosto è tornata alla casa del Padre
Grazie Suor Edvige! ono l’ultimo delle persone Ssuche può scrivere qualcosa Sr. Edvige. Come nel giorno delle sue esequie, molto più e molto meglio di me, potrebbero parlare la sua famiglia, le sue consorelle, i suoi ex alunni e i loro genitori, le tante persone, soprattutto quelle nel bisogno materiale o spirituale, di cui Sr. Edvige si è fatta compagna di vita, amica e, molte volte madre. Posso dunque solo provare a tradurre in parole tutto l’affetto che lei ha manifestato nei miei confronti e che non ho saputo adeguatamente ricambiare. Parto da un fatto personale, per me molto importante: era gennaio del 2001 e da poco ero stato nominato dal Vescovo direttore dell’Ufficio Missionario diocesano. Un incarico che avevo accettato volentieri ma che avveniva in un periodo della mia vita segnato da un serio problema di salute che mi aveva portato ad una, seppur leggera, depressione. In quei giorni veniva organizzata la Giornata dei Ragazzi Missionari di cui Sr. Edvige era l’anima. Io avevo deciso di dare le dimissioni
dall’incarico e ne parlai con lei che, insieme a Paolo Siani, fungeva da vice direttore dell’Ufficio. Andai a trovarla nel suo Istituto e dopo avermi ascoltato, mi accompagnò nell’aula dove faceva la maestra e cominciò a farmi vedere tutti i lavoretti che i suoi bambini stavano preparando proprio per la giornata missionaria. Poi mi fece sedere, tirò fuori un contenitore di cioccolatini e caramelle, e mentre io ero intento a scegliere e mangiare quelle piccole delizie, lei cominciò a parlarmi. Non ricordo cosa disse; so solo che quando uscimmo dall’aula avevamo buttato giù un programma di attività per l’Ufficio ed io ero così entusiasta del compito che non vedevo l’ora di cominciare. Mi aveva parlato al cuore, lo so, e questo era, almeno per me, il suo più grande carisma. Iniziò così un bellissimo periodo per la pastorale missionaria della nostra diocesi: la formazione dell’equipe diocesana; la partecipazione alle iniziative regionali e nazionali; l’impegno, sempre faticoso, di mantenere viva in diocesi la dimensione "ad gentes" nelle iniziative pastorali da
intraprendere. Era un cammino condiviso, di comunione, di sogni, a volte di sconfitte ma mai piatto, scialbo, scontato. Anche perché quando c’era da affrontare uno scoglio, una probabile porta chiusa, quando c’era da convincere un Vescovo, un parroco, era sempre lei che si offriva e che risolveva il problema. Mossa dallo Spirito, sostenuta dalla sua "testardaggine veneta", fortemente convinta della bontà delle iniziative, prendeva il suo cellulare o chiedeva un passaggio ed andava a parlare con le persone interessate, magari con le tasche piene di cioccolatini, e riusciva a sciogliere qualsiasi nodo, ogni difficoltà. E tutto questo nonostante la malattia che piano piano le mangiava le energie, fino quasi a toglierle il fiato. Sono diacono da 25 anni e nel mio ministero ho avuto il grande dono di aver incontrato laici, confratelli diaconi, religiosi, preti, vescovi, che mi hanno arricchito e aiutato col loro esempio e la loro parola. Di ognuno ringrazio il Signore nelle mie preghiere. In questo "prezioso album" di
persone verso le quali saremo sempre riconoscenti e che credo ognuno di noi ha, Sr. Edvige riveste un ruolo speciale. La sua testimonianza mi confonde e, nonostante tutta la mia pochezza, mi rallegra, mi incoraggia. Mi incoraggia perché so, ne sono certo, che il tempo della comunione con lei non è finito, ma, anzi, si è intensificato, dilatato grazie alla Comunione eterna e infinita che trova la sua origine nel cuore infinitamente buono di Dio. Mi rallegra perché il suo sorriso, il suo buonumore, la sua capacità di dare il giusto peso alle vicende della vita, belle o faticose che siano, continua ad illuminare la mia vita. Grazie Sr. Edvige. Fulvio Falleni
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
8 settembre 2013
III
A venti anni dalla scomparsa, due libri per ricordarlo
L’INTERVISTA AL giudice Roberto Urgese
Pino Puglisi: esempio di una chiesa credibile ono stati recentemente pubblicati due volumi sulla vita di Pino Puglisi, l’eroico saScerdote del popolare quartiere palermitano
Quando i figli “pagano” le colpe dei genitori DI FABIO
FIGARA
a crisi della famiglia, base della società, è evidente. Separazioni e divorzi, soprattutto nel nostro territorio, sono all’ordine del giorno, e a farne le spese sono anzitutto i figli, con tutti i problemi legali e, purtroppo, psicologici e relazionali che possono avere. Ma quali sono i principali motivi per cui un bambino viene affidato ad un’altra famiglia? Quali i problemi? Lo abbiamo
L
«Purtroppo la crisi della famiglia è di carattere strettamente educativo e sociologico» chiesto a Roberto Urgese, Giudice Tutelare del Tribunale di Livorno. Dott. Urgese, quali sono le differenze tra affidamento e adozione? Quando ci si rivolge al giudice tutelare?
«L’affidamento eterofamiliare non comporta un taglio dei rapporti con la famiglia di origine, e può anche essere temporaneo; l’adozione è definitiva, e comporta un pregresso stato di abbandono del minore. Nel primo caso i minori vengono affidati ad altra famiglia, in casi estremi, a causa di inidoneità dei genitori a svolgere il loro ruolo educativo e di cura, dovuto a malattie, inadeguatezza genitoriale, situazioni di degrado socioambientale, assenza e problemi simili.» Attualmente una famiglia che vuole prendere in affidamento (o anche in adozione) un bambino deve completare dei percorsi tramite assistenti sociali e un lungo iter burocratico… «Tutti i casi riguardanti i minori colpiscono allo stesso modo, trattandosi di procedure che attengono a soggetti deboli.» La famiglia è vittima della crisi economica, ma anche di un’evidente crisi dei valori. Alla luce dei sempre maggiori
problemi che la mettono in crisi, nell’ultimo anno c’è stato un aumento delle pratiche di affido? «Purtroppo la crisi della famiglia è di carattere strettamente educativo e sociologico. Tuttavia, dal punto di vista numerico, facendo un rapido calcolo, possiamo vedere come il numero di pratiche di affido nel territorio livornese siano sostanzialmente stabili negli ultimi anni.» Il legislatore potrebbe intervenire per tutelare maggiormente le famiglie? «Ritengo che dal punto di vista della tutela giuridicolegislativa le famiglie siano in Italia sufficientemente tutelate, forse si dovrebbe agire di più sul piano economico e strettamente sociale.» Cosa pensa dell’affidamento o dell’adozione di bambini a coppie di fatto o omosessuali? «L’affidamento o l’adozione a famiglie di fatto o omosessuali attiene a scelte di puro carattere politico che esulano dalla funzione giurisdizionale.»
L’INIZIATIVA
CON PAPA FRANCESCO: «MAI PIÙ LA GUERRA» SÌ ALLA DIPLOMAZIA DISARMATA DELLA GENTE Questo sabato 7 settembre alle 19 nella chiesa di San Giovanni Battista a Livorno la Preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero promossa dalla Comunità di Sant’Egidio a Comunità di Sant’Egidio partecipa Lperalla giornata di digiuno e di preghiera la pace in Siria, nel Medio Oriente e nel mondo intero, indetta da Papa Francesco, per sabato 7 settembre. In quella giornata, alle 19, nella chiesa di San Giovanni Battista di Livorno, in via Carraia, saranno ricordati la tragica situazione della Siria e tutti i conflitti ancora aperti nel mondo, affidando a Maria, regina della Pace e madre di tutti i popoli, l’intercessione per gli uomini e le donne che soffrono a causa della guerra e per la liberazione dei vescovi, dei religiosi e di coloro che sono stati sequestrati. L’invito alla preghiera, così come indicato da Papa Francesco «è rivolto ai cristiani di tutte le Confessioni, agli uomini e donne di ogni Religione e anche a quei fratelli e sorelle che non credono: la pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene di tutta l’umanità». La chiesa di San Giovanni, luogo di pace e memoriale a Livorno delle vittime di ogni guerra grazie alla tradizione cittadina del 28 maggio (quando si
ricordano i bombardamenti avvenuti durante la Seconda guerra mondiale), rimarrà poi aperta fino alle 11 per quanti volessero unire la propria invocazione personale al grido di pace che sale da tante parti del mondo. La Comunità di Sant’Egidio accoglie «con riconoscenza e totale sostegno l’invito di Papa Francesco alla preghiera e al digiuno per la pace in Siria e per il
Gas naturale, è pronto il rigassificatore toscano A pagina 4 del fascicolo regionale un articolo di Fabio Figara sul terminale posizionato di fronte alla costa livornese
superamento di tutte le situazioni di conflitto e di violenza nel mondo. Ci riuniremo perciò per pregare e per ripetere con forza e convinzione il grido del Papa: “Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza”. Come in ogni situazione di crisi, solo il dialogo e il negoziato possono costruire “il bene dell’intera popolazione siriana». La Comunità di Sant’Egidio è impegnata nella preparazione del XXVII Incontro Internazionale per la Pace che si svolgerà a Roma dal 29 settembre al 1° ottobre sul tema «Il coraggio della speranza: religioni e culture in dialogo». Sarà un’occasione per sottolineare ancora una volta, insieme al Papa, che «non la cultura del conflitto, ma la cultura dell’incontro e del dialogo costruisce la convivenza tra i popoli, unica strada per la pace».
del "Brancaccio" che il 15 settembre 1993, giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno, venne ucciso, una morte che si potrebbe definire "annunciata", per ordine dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, noti esponenti della mafia locale. Giuseppe, di cui entrambi i libri ne fanno menzione, era chiamato in gergo "Madre natura", quasi a volerne sottolineare la sua onnipotenza. I due volumi in questione sono: "Padre Pino Puglisi Beato - Profeta e martire" scritto da Vincenzo Bertolone, Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, postulatore della sua causa di beatificazione, e "Don Puglisi il Vangelo contro la mafia" opera del giornalista Mario Lancisi. Le due biografie hanno il pregio di integrarsi perché la prima ne sottolinea l’aspetto ecclesiale, mentre la seconda è sviluppata da un punto di vista laico. Entrambi i volumi sono arricchiti da una prefazione, quello di Monsignor Bertolone, riporta le parole del Cardinale Paolo Romeo, Arcivescovo di Palermo, mentre per quello di Lancisi interviene don Luigi Ciotti, che tutti conoscono per essere il creatore dell’Associazione "Libera", che si prodiga nella lotta alla mafia facendo lavorare i giovani negli appezzamenti dei terreni confiscati ai mafiosi. Il Cardinale Romeo scrive che «Se la Chiesa giunge oggi a ribadire, a più chiari e forti toni, la sua missione di contrasto nei confronti di ogni mafia, lo fa grazie all’importante contributo offerto da don Puglisi, ossia grazie al suo essere prete vissuto fino in fondo». Cita poi il magistrato Rosario Livatino, quello che fu definito "il giudice bambino", anche lui ucciso dalla mafia, che nel suo diario aveva annotato: «Alla fine della vita non ci sarà chiesto se siamo stati credenti, ma credibili». Un monito per noi tutti che, molto spesso, ci diciamo cristiani, solo a parole. Don Ciotti espone invece due riflessioni, la prima: le mafie non sempre hanno trovato sulla loro strada una Chiesa che interferisce. Hanno anzi incontrato spesso atteggiamenti di neutralità se non addirittura, di compiacenza e di collusione. Questo ovviamente non oscura l’impegno, ieri e oggi, di tanti uomini di Chiesa nei contesti più difficili … Seconda riflessione: l’impegno contro la mafia non è dunque solo politico, culturale ed educativo, ma può e deve essere anche evangelico . . . È’ augurabile dunque che la Chiesa prosegua nel suo processo di purificazione, spoliazione e povertà di fronte al potere. A questo punto noi non possiamo non aggiungere che gli interventi, quasi quotidiani, di Papa Bergoglio sono convintamente esplicativi di questa linea di azione ecclesiale. Se si vuole trovare una diversità tra il libro di Lancisi, conosciuto per le sue biografie su don Lorenzo Milani e su padre Alex Zanotelli, e quello di Monsignor Bertolone, questa diversità consiste nel fatto che Lancisi critica una Chiesa che non ha saputo, o non ha voluto, contrastare il fenomeno mafioso in modo più dirompente. In questo senso le accuse al Cardinal Pappalardo non sono larvate! La lentezza della Chiesa è comunque ammessa da Monsignor Bertolone: «La Chiesa ha maturato lentamente la consapevolezza di quanto grave fosse diventato il fenomeno "mafia" e ha tardato a prenderne le misure (pag.44). L’esecuzione di Puglisi obbliga la Chiesa tutta a prendere coscienza del proprio ruolo di opposizione a ogni forma di criminalità, di sottosviluppo e di negazione dei diritti sociali (pag.59). Puglisi scrive ancora Bertolone: non fu un eroe. Degli eroi anzi diffidava. Però comunicò una personale testimonianza di vita centrata sui valori del rispetto, del servizio e della solidarietà umana e cristiana, credibile per tutti, anche per chi la fede non la possedeva (pag.83)». E Lancisi, laico e credente, al termine del suo libro dice: «Uccidendolo, credevano di averlo messo a tacere. Si illudevano: egli parla ancora e illumina il nostro cammino di uomini e di credenti (pag.299). E ancora Bertolone: Sopprimendo Puglisi, Cosa Nostra era sicura di aver vinto la forza vitale della fede; si sbagliava: hanno ucciso un uomo, ma hanno fatto nascere un popolo nuovo che cresce ogni giorno (pag.145)». Due libri dunque che si integrano, due libri da leggere. Gianni Giovangiacomo
IV
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
8 settembre 2013
Agenda del VESCOVO
VENERDÌ 6 SETTEMBRE Al Santuario de La Verna, pellegrinaggio con i primari dell’ospedale 20.30 incontro alla "Festa della ripresa" alla parrocchia di San Paolo a Imola (Massa Lombarda)
Diocesi informa L’uscsi per i GIOVANI
SABATO 7 SETTEMBRE 19.00 inaugurazione della Statua della Madonna dei Popoli al Porto di Livorno 21.00 processione mariana alla parrocchia di San Giovanni Bosco a Coteto
SABATO 7 SETTEMBRE ALLE 9.45 PRESSO LA VILLA ALMA PACE AD ANTIGNANO
NUOVE RETI, RINNOVATE PROFESSIONI
DOMENICA 8 SETTEMBRE 11.00 S. Messa per le celebrazioni del S. Crocifisso a Casciana alta 17.30 pellegrinaggio diocesano a Montenero per l’inizio dell’anno pastorale, a seguire S. Messa al Santuario
Come cambia il lavoro dei giornalisti e dei comunicatori, quali prospettive si aprono per il futuro 9.30 il benvenuto al mare 9.45 i quattro input da due minuti per la giornata: Antonello Riccelli (presidente Ucsi Toscana), Sara Bessi (responsabile nazionale Ucsi Giovani), Leonardo Chiarelli (presidente gruppo Ucsi Giovani Toscana), Mauro Banchini (Comitato Garanti Ucsi) 9.55 l’introduzione e lo svolgimento dei lavori (Mauro Donateo, Ucsi Giovani Toscana) 10.00 COME CAMBIA LA NOTIZIA NELL’ERA DI INTERNET E DELLE TV "ALL NEWS" interviene: Micaela Nasca, giornalista TgCom 24 alle 10.20 il confronto, alle 10.30 i lavori di gruppo (**) 11.00 C’ERA UNA VOLTA LA CONFERENZA STAMPA. LA COMUNICAZIONE 2.0 DEGLI ENTI LOCALI, EFFICACIA E LIMITI interviene: Francesco Di Costanzo, giornalista, autore di "Cittadini di twitter" e "Comune di twitter" alle 11.20 il confronto, alle 11.30 i lavori di gruppo (**) 12.00 VELOCI, SINTETICI E PRECARI. LA NUOVA DIMENSIONE DEI GIORNALISTI E’ SENZA VALORE? interviene:Luca Collodi, direttore rete italiana Radio Vaticana alle 12.20 il confronto, alle 12.30 i lavori di gruppo (**) 12.50 pausa per il mare 13.45 pranzo (*)
LUNEDÌ 9 SETTEMBRE Nella mattina, udienze clero in vescovado Da martedì 10 a sabato 14 settembre mons. Simone Giusti accompagnerà il pellegrinaggio in Polonia DOMENICA 15 SETTEMBRE 10.30 S. Messa e cresime dei giovani e degli adulti in cattedrale
Libri da LEGGERE
di Mo.C.
Magrini M. - Uno sguardo luminoso. Maria Chiara Badano.- Ed. San Paolo pp. 174, euro 15,00 "Mamma, i giovani sono il futuro. Io non posso più correre, però vorrei passare loro la fiaccola come alle Olimpiadi. Hanno una vita sola e vale la pena di spenderla bene". Questo è il messaggio lasciato ai giovani da Chiara Badano (1971-1990), ricca di doti, intelligente, sportiva, stroncata da un tumore. Nonostante tutto non si arrende di fronte al male e affidandosi alla volontà di Dio, va incontro a Gesù con amore di sposa. Ragazza normale, è straordinaria nel suo vissuto quotidiano. Appartenente al Movimento dei Focolari, scopre in Dio Amore l’ideale di vita: colma di gioia, la diffonde intorno a sé. Predilige i piccoli, gli umili e i poveri e in special modo i bambini dell’Africa che vorrebbe raggiungere come medico. Soprannominata "Chiara Luce" , nel 2005 dalla Chiesa viene dichiarata beata. Ha offerto la testimonianza di un sì incondizionato all’amore di Dio: un sì che percorre l’intera sua vita e ha la forza di trasformare la malattia in un cammino luminoso con Gesù verso la vera Vita. O’Brien M.D.- HALCYON. Romanzo - Ed. San Paolo pp. 1042, euro 24,90. Michel O’ Brien, autore di famosi romanzi "Il nemico" e "Il Libraio" esce con quest’ultima fatica che come sempre rapisce il lettore. La storia si svolge ad Alcyon, una piccola cittadina canadese a nord del lago Ontario, dove il tranquillo Alexander Graham ha una piccola libreria chiamata Il Martin Pescatore. La prematura scomparsa della moglie Carol lo fa cadere in uno stato di depressione anche perché i figli ormai grandi abitavano lontano dalla cittadina. L’improvvisa scomparsa del minore da Oxford dove risiedeva per un master post-laurea, lo sveglia dal torpore e si mette sulle sue tracce, lasciando Alcyon dalla quale non si era mai allontanato. Scopre che il figlio ha aderito ad una setta di metafisici di un professore di Oxford e inizia un inseguimento che lo porta in varie città europee, fino a perderne le tracce. Tralasciamo il resto per non togliere la suspence. Il periplo di Alexander intorno al mondo è la metafora di un viaggio nel cuore della paternità e nei mali del mondo di cui fa esperienza attorno a sé, uscendone come un uomo e un padre migliore, con una fede più profonda, aperto nuovamente alla vita e a un impegno rinnovato.
Il Servizio civile alla Caritas È possibile leggere sia sul sito della Caritas diocesana sia su facebook il bando che la regione Toscana ha pubblicato per i giovani che desiderano fare un’esperienza di servizio civile. Il servizio civile permette, ai giovani selezionati, di accrescere la propria esperienza umana partecipando concretamente alla vita sociale attraverso azioni in favore di persone e famiglie bisognose . Il termine di presentazione delle domande, da effettuarsi attraverso consegna a mano o tramite Racc. A/R a Caritas Toscana- Via Pucci 2- 50122 Firenze, è previsto per il 25 settembre. Alla domanda i candidati devono allegare il Curriculum Vitae, un documento d’identità valido e la scheda della sede, per la validità della stessa faranno fede data di consegna o ricezione. Per quanto riguarda le selezioni comunicheremo la data in seguito Maggiori informazioni le trovate al link al sito di Giovani e Servizio della Caritas Toscana http:\\giovanieservizio.caritastoscana.it in cui risultano tutte le sedi e le notizie relative ai progetti della Caritas Toscana
15.00 consegna degli attestati ai giovani partecipanti al corso di base di comunicazione 15.15 GIORNALISTI, IL NUOVO SCENARIO. LE REGOLE CHE CAMBIANO, L’ACCESSO ALLA PROFESSIONE, LA FORMAZIONE CONTINUA. interviene: Luigi Cobisi, Consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti 16.00 tavola rotonda conclusiva a più voci: LE PROSPETTIVE DI IMPIEGO PER I NUOVI COMUNICATORI: NELLE IMPRESE, NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, NEI MEDIA TRADIZIONALI, IN INTERNET. Presentazione e lancio della nuova campagna di ascolto di Ucsi Toscana (*) L’iniziativa, coordinata dal gruppo giovani dell’Ucsi Toscana, è aperta a tutti ed è gratuita. Agli "over 30" chiediamo un contributo di 5 euro per le spese di organizzazione. Per il pranzo il costo per tutti è di 15 euro e occorre prenotarsi entro martedì 3 settembre con una email a ucsitoscana@tiscali.it o contattando gli organizzatori (**) I lavori di gruppo e il coordinamento degli interventi saranno affidati a Linda Losi, Fabio Figara, Andrea Cuminatto, Mario Agostino, Giulia Sarti, Martina Bongini e ad altri giovani dell’Ucsi Toscana
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
8 settembre 2013
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Il Primo Annuncio Pubblichiamo la prima parte della nuova lettera pastorale che ilVescovo consegnerà domenica 8 settembre a Montenero in concomitanza con l’inizio del nuovo anno pastorale
arissimi, “Annunciare Gesù vero volto di Dio”, “Dare alla luce cristiani nuovi”, “Se Cristo non fosse risorto vana è la vostra fede”, ed ora “Il Primo Annuncio”: già dai titoli dei documenti diocesani di questi ultimi anni emerge chiaramente l’accentuazione della dimensione missionaria nella pastorale della nostra Chiesa Locale. Su questa strada stiamo camminando gradualmente, con costanza e di tanti frutti già donatici dal Signore, lo ringraziamo. In questo nuovo testo riprenderemo il “filo rosso” dei nostri documenti diocesani a volte richiamandoli anche esplicitamente. Vuole essere il nostro, un cammino paziente ma sempre più convergente verso la maternità e fecondità della Chiesa, verso la sua capacità, ancora oggi, di generare cristiani. Nell’ultimo documento abbiamo riflettuto non poco appunto sull’Iniziazione Cristiana quale grande atto materno della Chiesa. La Chiesa, abbiamo detto nel nostro Progetto Educativo Diocesano del 2011, genera educando alla risposta al dono della fede ricevuto nel battesimo ma come possono credere se non c’è chi lo annuncia, ci ricorda l’Apostolo? Nel territorio della diocesi di Livorno vivono molto adulti, giovani e ragazzi non ancora battezzati, tanti hanno sentito solo vagamente parlare di Gesù Cristo e della sua Chiesa, forse a scuola o dai mass media, ma mai hanno avuto il dono di incontrarLo. Vi posso testimoniare per esperienza personale, che quando un Livornese, ma penso ogni uomo, riesce a potersi avvicinare a Gesù è preso da stupore e da un grande entusiasmo, esso poi subito si trasforma in spontanea gioia. Quante volte ho visto questo nei tanti incontri avuti in diocesi o in tanti colloqui durante i pellegrinaggi estivi. La gioia è frutto della Grazia ci ricorda S. Giovanni, condividiamo la Gioia che ci anima e ci sostiene.
degli ambienti parrocchiali ed ecclesiali, ma deve trovare in essi una scuola di verità ed un laboratorio spirituale di idee, azioni e relazioni; questo a ogni età e in specie con i ragazzi, i giovani e gli adulti.
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1. LIVORNO OGGI, TRA TRADIZIONE CRISTIANA E SECOLARIZZAZIONE Livorno oggi conserva ancora larghe tracce di tradizione cristiana, ma è segnata anche chiaramente da un processo di secolarizzazione. Si diffonde così, e spesso convive con segni di tradizione cristiana,
una concezione della vita, da cui è escluso ogni riferimento al Trascendente. Ciò dipende da molteplici in?ussi culturali, quali: il razionalismo, che assolutizza la ragione a scapito della fede; lo scientismo, secondo cui ha senso parlare solo di ciò che si può sperimentare; il relativismo, che radicalizza la libertà individuale e l’autonomia incondizionata dell’uomo nel darsi un proprio sistema di signi?cati; il materialismo consumista, che esalta l’avere e il benessere materiale e che porta a negare la vocazione trascendente dell’uomo. In questo contesto si diffonde l’indifferenza religiosa. L’irrilevanza attribuita alla fede è dovuta anche al fatto che la formazione cristiana della maggior parte dei giovani e degli adulti si conclude nella prima adolescenza: essi, perciò, conservano un’ immagine infantile di Dio e della religione cristiana, con scarsa incidenza nella loro vita. A questi processi si aggiunge il soggettivismo, che induce molti cristiani a selezionare in maniera arbitraria i contenuti della fede e della morale cristiana, a relativizzare l’appartenenza ecclesiale e a vivere l’esperienza religiosa in forma individualistica. La religione, di conseguenza, viene relegata nella sfera del privato, con la conseguente relativizzazione dei contenuti storici e dottrinali del messaggio cristiano e dei modelli di comportamento che ne derivano. Ridotta a
fatto meramente individuale, la religione perde gradualmente rilevanza anche nella vita dei singoli. Su tutto ciò incide anche il crescente pluralismo culturale e la pervasività della comunicazione multimediale, fenomeno del quale si devono cogliere anche le provocazioni positive e le opportunità per un nuovo annuncio del Vangelo e una piena umanizzazione della società, nonché esigenze di comunicazione e trasparenza. Per questo si parla di emergenza educativa, senza però ignorare i tanti segni di speranza e le numerose esperienze positive in atto nelle nostre comunità.La formazione integrale è resa difficile anche dalla separazione tra le dimensioni costitutive della persona: la razionalità e I ’affettività, la corporeità e la spiritualità, la conoscenza e l’emozione. La cultura odierna tende a relegare gli affetti e le relazioni in un orizzonte dominato dall’impulso momentaneo; prevale lo stimolo emotivo sull’esigenza della riflessione. In questo contesto culturale la relazione educativa richiede la reciproca fecondazione tra sfera razionale e mondo affettivo, tra intelligenza e sensibilità, tra mente e cuore ed esige l’esercizio critico della ragione. Ora ci chiediamo: in questo contesto la Chiesa che è in Livorno come deve annunciare il Vangelo e educare la vita di fede? L’evangelizzazione inizia fuori
2. UN NUOVO SECOLO, UN NUOVO MILLENNIO SI APRONO NELLA LUCE DI CRISTO. NON TUTTI PERÒ VEDONO QUESTA LUCE. Noi abbiamo il compito stupendo ed esigente di esserne il “riflesso”. È il mysterium lunae così caro alla contemplazione dei Padri, i quali indicavano con tale immagine la dipendenza della Chiesa da Cristo, Sole di cui essa riflette la luce.38 Era un modo per esprimere quanto Cristo stesso dice, presentandosi come “luce del mondo” (Gv 8,12) e chiedendo insieme ai suoi discepoli di essere “la luce del mondo” (Mt 5,14). È un compito, questo, che ci fa trepidare, se guardiamo alla debolezza che ci rende tanto spesso opachi e pieni di ombre. Ma è compito possibile, se esponendoci alla luce di Cristo, sappiamo aprirci alla grazia che ci “rende uomini nuovi.” “Andiamo avanti con speranza! (..) Ora il Cristo contemplato e amato ci invita ancora una volta a metterci in cammino: " Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo ” (Mt 28,19). “Ci interroghiamo con fiducioso ottimismo, pur senza sottovalutare i problemi. Non ci seduce certo la prospettiva ingenua che, di fronte alle grandi sfide del nostro tempo, possa esserci una formula magica. No, non una formula ci salverà, ma una Persona, e la certezza che essa ci infonde: Io sono con voi! Non si tratta, allora, di inventare un "nuovo programma". Il programma c’è già: è quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione. Esso si incentra, in ultima analisi, in Cristo stesso, da conoscere, amare, imitare, per vivere in lui la vita trinitaria, e trasformare con lui la storia fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste. È un programma che non cambia col variare dei tempi e delle culture, anche se del tempo e della cultura tiene conto per un dialogo vero e una comunicazione efficace.”
La lettera PASTORALE
LA NUOVA LETTERA PASTORALE DEL VESCOVO SIMONE.........
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
8 settembre 2013
IL 21 SETTEMBRE ALLE 9,00
Nel centenario di Ozanam ALLA CHIESA S. ELISABETTA SETON Relatori: Cardinale Gianfranco Ravasi su: "Fede, cultura, e carità". P. Luigi Mezzadri, CM su "La carità sociale, segno profetico dell’impegno vincenziano". Intervento di Don Gino Franchi parroco della chiesa S. Elisabetta Seton su: "La mia cara Italia". Presentazione degli studi sui soggiorni di Ozanam e del volume su "Il libro dei malati".
IL CAMPO 2013
A proposito di Ozanam... parole in cammino I giovani della San Vincenzo riuniti a Livorno per il campo hanno visitato i luoghi di Federico Ozanam, accompagnati da don Gino Franchi, parroco della comunità di Madre Seton e studioso del beato Federico n gruppo di giovani della Società di U San Vincenzo de Paoli, provenienti da varie parti di Italia, si è riunito dal 28 luglio al 2 agosto al Santuario di Montenero, per una settimana di cammino e preghiera sulle orme di Federico Ozanam. In occasione del bicentenario i ragazzi hanno approfondito la vita di Federico, ripercorrendo i suoi passi per Antignano e per le colline livornesi. La settimana si è svolta come un percorso, partendo il primo giorno dalla figura di Federico come esempio di santità, nel suo tempo e ai giorni nostri; soffermandosi poi sul suo rapporto con le conferenze e su come queste operino nel mondo di oggi; approfondendo in seguito il suo impegno nella società, contraddistinto da un messaggio che tutt’ora è attualissimo; giungendo infine all’ultimo giorno dedicato interamente alla riflessione e alla preghiera sull’esempio della sua vita, un vivo messaggio per tutti i giovani (e non) vincenziani. E’ stata un’occasione non solo per rinnovare l’entusiasmo della carità vincenziana ma anche per stare assieme e divertirsi! Giorgio Ceste
Il campo diocesano delle famiglie di AC
Custodire il Creato: un impegno per tutta la famiglia Nel soggiorno sulle Alpi lombarde passeggiate, natura, preghiera, ma non solo! nche quest’anno io, mia sorella e i miei genitori abbiamo partecipato assieme ad altre famiglie al campeggio diocesano organizzato come ogni estate dall’Azione Cattolica in una bella località di montagna. Il luogo scelto quest’anno era S.Caterina Valfurva, sulle Alpi lombarde, a pochi chilometri da Bormio e dal passo dello Stelvio. La formula del campo famiglie è sempre quella della prima edizione , che si è svolta ben 12 anni fa: un misto di passeggiate, giochi, preghiera e riflessioni su qualche argomento interessante. Il tema di quest’anno poi era molto azzeccato: "La famiglia educa alla custodia del creato", titolo del Messaggio della Chiesa italiana per la prossima Giornata per la custodia del creato, che si terrà il 1° settembre. Quest’anno il numero di partecipanti è assai diminuito rispetto all’anno scorso, ma nulla è cambiato nel clima che ho respirato, anzi forse sono stata anche meglio: infatti l’anno scorso, essendo più di settanta i partecipanti, c’era un po’ di confusione, spesso non riuscivamo a stare tutti assieme e tendevamo a dividerci in piccoli gruppi. A me questo dava noia perché, ad esempio, c’erano i più avventurosi che nei giorni delle passeggiate volevano fare i sentieri più difficili, che piacevano anche a me, ma che non erano alla mia portata, e quindi ero costretta a fare il sentiero normale assieme ai bimbi piccini. Quest’ anno invece i sentieri scelti erano un po’ più facili, adatti a tutti, ma soprattutto tutte le famiglie li hanno sempre percorsi assieme, in gruppo: ed è stato molto meglio. In uno di questi sentieri,
Fotografia di Riccardo Leoni
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Il campo diocesano...con la foto giusta! el numero scorso abbiamo pubblicato l’articolo del campo diocesano giovani di Ac con la foto del gruppo di ragazzi di Azione Cattolica che hanno partecipato al campo nazionale. Chiedendo scusa all’autore e ai lettori pubblichiamo la foto giusta del campo dei giovani di Azione Cattolica della Diocesi di Livorno.
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quello che raggiungeva il mitico ghiacciaio dei Forni, abbiamo anche dovuto attraversare dei ponti tibetani, che invece di farmi paura mi hanno divertito
molto: oscillare sopra le rapide è stato proprio un momento indimenticabile! La cosa che però mi ha intristito è stato il fatto che per il caldo il fronte di questo ghiacciaio negli ultimi anni è arretrato di alcuni chilometri. Ho riflettuto per tutta la settimana su questa cosa e ancora adesso penso che sia pazzesco: altri pochi anni e quel ghiacciaio non esisterà più, così come molti altri e come molte altre cose della natura... Anche per questo c’è bisogno di rispettare e custodire il creato, il mondo, la natura che Dio ci ha donato per la nostra vita, e che non possiamo distruggere senza distruggere anche noi. Di questo e di altre cose hanno discusso i genitori in due incontri, il primo proprio sul Messaggio per la Giornata per la custodia del creato; il secondo più concreto, sulle varie scelte che ogni famiglia del gruppo cerca di adottare nella vita di tutti i giorni per salvaguardare la natura. E mentre i genitori facevano grandi discorsi su questi argomenti, noi bimbe ci occupavamo dei più piccoli, facendoli giocare e realizzando anche un cartellone con gli "oggetti della natura" più belli
All’interno del campeggio due incontri sul Messaggio per la Giornata per la custodia del creato e sulle varie scelte che ogni famiglia del gruppo proverà ad adottare nella vita di tutti i giorni per salvaguardare la natura
raccolti durante le passeggiate. Ma ci sono stati anche i sentieri nei luoghi della 1a Guerra Mondiale, la vista delle trincee e dei cimeli, così come i "falò" dopo cena, i giochi, la preghiera delle lodi e della compieta, l’allegria e le risate. Il sabato pomeriggio poi abbiamo organizzato una grande caccia al tesoro coinvolgendo tutte le famiglie in attività e travestimenti. I premi? Ovviamente, chicchi per tutti! E infine, sorpresa finale, domenica mattina ci siamo svegliati e poco sopra il nostro albergo c’era... la neve! Durante la notte aveva piovuto e la neve era scesa quasi fino alla nostra altezza. Le cime dei monti al sole risplendevano di un bianco accecante e ci hanno dato proprio un bel saluto! Insomma, come sempre, proprio un bel campeggio, ma con la solita tristezza finale per il ritorno a casa, e una domanda: perché queste cose a un certo punto devono finire? Se stiamo bene perché bisogna tornare a Livorno? Ci penserò un po’ su, e poi già che ci sono lo chiederò anche a Dio. Magari mi risponde. Chiara Maremmani
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
8 settembre 2013
Lo spettacolo che ha coinvolto durante il meeting di Rimini
Dal meeting di Rimini 2013 INDICAZIONI PER IL FUTURO
Un’Europa unita, dall’Atlantico agli Urali mergenza uomo» significa l’emergenza di tornare a Cristo, di imparare da Lui la verità su noi stessi e sul mondo, e con Lui e in Lui andare incontro agli uomini, soprattutto ai più poveri, per i quali Gesù ha sempre manifestato predilezione. E la povertà non è solo quella materiale. Esiste una povertà spirituale che attanaglia l’uomo contemporaneo. Siamo poveri di amore, assetati di verità e giustizia, mendicanti di Dio, come sapientemente il servo di Dio Mons. Luigi Giussani ha sempre sottolineato. La povertà più grande infatti è la mancanza di Cristo, e finché non porteremo Gesù agli uomini avremo fatto per loro sempre troppo poco. Con le parole del Santo Padre Francesco riportate da Emilia Guarnieri (presidente dell’associazione Meeting per l’amicizia tra i popoli) ha inaugurato la XXXIV edizione del meeting dedicato a Emergenza uomo. L’incontro inaugurale ha avuto come protagonista speciale il presidente Napolitano con un video di saluto e la partecipazione del presidente del consiglio Enrico Letta. Il titolo del Meeting “Emergenza uomo”oggi è un grido acuto e drammatico, proprio perché ciò che rischia di scomparire, di diventare anestetizzato, è il desiderio del cuore. La grandezza dell’uomo è invececostituita dalla libertà. La libertà per le persone e i gruppi di costruire, di educare, di intraprendere. Al meeting, come sempre del resto, sono insieme uomini e donne diversi per cultura, provenienza etnica o religiosa, perché non vogliono “lasciarsi rubare la speranza”, come ripete papa Francesco. Questo grido è stato ben compreso dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che nella video intervista ha rimarcato l’amicizia e la fiducia che lo lega al popolo del Meeting ed in particolare ai giovani che sono il futuro dell’Italia e dell’Europa. Il presidente ha ricordato che dopo l’unificazione della moneta l’Europa ha avuto un grosso impulso con l’entrata di nuovi paesi nell’area euro, ma sono “mancati altri elementi per garantire un nuovo dinamismo alla crescita
«E
economica e sociale europea”. “L’Europa ha bisogno di una nuova unità ed integrazione per svolgere il suo ruolo in un mondo globalizzato e non perdere il suo peso nel mondo”, ha affermato Napolitano. Per questo ha bisogno di maggiore coscienza di se stessa, di rinverdire la sua memoria storico-culturale, nel grande progetto che affonda le sue radici in uomini come Monnet, Schuman, De Gasperi, Adenauer”. Non è mancato - a conclusione del suo interevento – un apprezzamento alla Chiesa cattolica, ricordando “che soltanto dei ciechi possono non vedere” quale alto contributo essa offre a questa emergenza. Il presidente del consiglio Enrico Letta, intervenuto nella giornata di apertura,
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IL MIO NOME È PIETRO el nostro caso “Pietro” è sia il nome N dell’attore che quello del personaggio a cui l’attore dà voce e corpo Pietro Sarubbi,è il
Pagina a cura di Andrea Capaccioli
illustrando la mostra Sinfonia dal “nuovo mondo”. Un’Europa unita, dall’Atlantico agli Urali. Ha sottolineato che alla radice del processo di unificazione europeo c’è “un idea di uomo non come individuo isolato, ma come essere relazionale, che accetti la diversità, tanto quanto desidera la convivenza pacifica”. Moderando l’incontro G. Vittadini – presidente della Fondazione per la sussidiarietà – ha osservato che l’Europa
LA FEDE PERSEGUITATA: L’APPELLO DEL MEETING l professore Al Faruq eminente docente dell’università del
Cairo e promotore del meeting in Egitto ha promosso Il’appello a favore dei cristiani perseguitati. Se non fosse che il professore è musulmano non sarebbe una novità. Al meeting ha raccontato dei rapporti di amicizia tra la comunità musulmana e la comunità copta. Di fronte alle persecuzioni – ha detto – abbiamo offerto di difendere le chiese con i nostri corpi, ma la comunità cristiana – ringraziando commossa – ha declinato l’offerta per il fatto che “le mura si possono ricostruire, mentre per i corpi bisogna attendere ben altra ricostruzione”. Questo testimonia che al di là di quello che si dice sui giornali, esistono rapporti di amicizia di cui occorrerebbe raccontare con più frequenza.“Non difendo i cristiani in astratto – ha detto ancora Al Faruq - difendo miei amici che sono cristiani e che sono perseguitati per la loro fede”. È possibile firmare l’appello attraverso il sito: http://www.meetingrimini.org/appello/default.asp?id=1050
Uno degli incontri: «Cosa ridesta l’umano» Innumerevoli gli incontri della trentaquattresima edizione del meeting per l’amicizia tra i popoli che ha per tema l’emergere, o per capirci, il ridestarsi dell’umano. Se guardiamo ai numerosi atti di violenza di ogni giorno, non possiamo non restare smarriti e chiederci parafrasando l’antico greco “dove sia l’uomo”. Non si tratta di pessimismo, ma di realismo, se si vuole, crudo, ma realismo, anche se il meeting da sempre, vuol raccontare storie e testimonianze di uomini che hanno dato la vita in circostanze di immane violenza. Cosa ha permesso a questi uomini di non soccombere, di non perdere la propria umanità di fronte ad un regime la cui pretesa “l’uomo nuovo”è stata assoluta e cercata con pervicace determinazione fino al punto di eliminare non solo chi vi si opponesse ideologicamente, ma soprattutto coloro che combattevano con la forza dell’amore di Cristo. Ciò di cui sto parlando è la testimonianza dei santi martiri russi cui il meeting ha dedicato la mostra della Chiesa Ortodossa intitolata La luce splende nelle tenebre. Padre Vladimir Vorobev, rettore dell’Università ortodossa San Tichon, l’amicizia con lui ha origine nella storia degli anni Cinquanta e Sessanta, quando don Giussani parlava ai giovani commentando i cori russi e cominciavano a giungere gli echi della predicazione di padre Vsevolod Spiller che in pieno regime sovietico e in piena persecuzione contro i cristiani predicava la conversione a Cristo: “Noi siamo di Cristo, mentre il mondo non è di Cristo. Noi crediamo al Verbo che si è fatto carne”.
deve diventare una realtà in cui non contano le burocrazie e le grandi cancellerie. Devono riprendere un ruolo centrale “il Parlamento Europeo, eletto a suffragio universale, il rapporto con le regioni e soprattutto, nel rispetto del principio di sussidiarietà orizzontale, il rapporto con movimenti, associazioni, realtà sociali che oggi spesso hanno pochi interlocutori nei palazzi di vetro di Bruxelles”. Il presidente del
Consiglio nel suo intervento ha messo al centro l’idea di uomo a cui la politica deve rispondere: “Le istituzioni europee così non funzionano: devono camminare nella direzione della sussidiarietà”. “Per questo bisogna rimettere la finanza al proprio posto. Le bolle finanziarie sono oggi quello che nel passato sono state le guerre”. Conclusione: “Noi ce la faremo, perché dalla nostra parte abbiamo il culto del tempo, della terra e della bellezza”.
Il suo racconto ci dice come la luce abbia continuato a risplendere anche in settant’anni di persecuzione sovietica.“Non abbiate paure delle isole Solovki, lì Cristo è vicino”, fu l’esortazione di un dissidente. Imponente con i suoi capelli e barba bianchi e fluenti, padre Vladimir Vorobev ha raccontato che con l’elezione di san Tichon a patriarca di Mosca la Chiesa russa si preparava alla persecuzione e già nel 1917 cominciano gli arresti e le fucilazioni di sacerdoti, vescovi e semplici cristiani: padre Vorobev ne fa un elenco dettagliato e documentato. Nel 1990 fu pubblicata una lettera di Lenin del ’17 in cui il leader comunista scrive che la cosa migliore è uccidere il maggior numero possibile di religiosi e di borghesi. Cominciano le requisizioni, le distruzioni e i saccheggi di chiese e monasteri. Il 7 aprile 1925 san Tichon muore, probabilmente avvelenato, e i suoi successori finiscono tutti in carcere, nei lager, in Siberia. La persecuzione ha un picco, con milioni di morti (nessuno sa quanti perché non c’è stata nessuna registrazione), negli anni 1937/38. Padre Vladimir Vorobev presenta una lunga serie di ritratti di monaci e archimandriti (talvolta usando le foto segnaletiche) finiti nei lager e morti martiri. Intanto, le scuole sovietiche insegnavano che senza preti e monaci la vita era bella e che si viveva bene grazie alla scienza. Ma come si è potuta conservare la fede? “C’è stato un piccolo e santo resto che è sopravvissuto.Veri santi che hanno trasmesso la fede ai giovani. Io ho avuto la fortuna di conoscere queste persone”. Padre Vladimir Vorobev continua la sua relazione raccontando i suoi incontri con numerosi “Starec”, uomini pieni di grazia che aiutavano a vivere cristianamente nonostante le persecuzioni cui erano sottoposti. Ricorda la figura di padre Pavel che aveva il dono della chiaroveggenza (rispondeva alle domande non fatte); il monaco Tavknov che nell’eremo di Riga riceveva anche seicento persone al giorno (ognuno trovava la soluzione al proprio problema dalla parole da lui pronunciate nell’omelia); padre Tichon Pelich che confessava incessantemente. Questi “Starec”erano persone dalla fede incrollabile, amanti di Cristo, che dedicavano alla preghiera moltissimo tempo: padre Serafim iniziava la Liturgia alle sei del mattino e la terminava alle tre del pomeriggio. Continuando l’elenco, padre Ioann Krestjankim, che fu internato a lungo con criminali comuni, tra i quali svolgeva la sua missione di conversione e pur nelle privazioni più atroci (ha rischiato di morire di fame) diceva di trovarsi bene e che nel suo testamento ha lasciato scritto che tutto è misericordia di Dio. P.Vladimir conclude presentando l’Icona dei martiri e dei confessori della Chiesa Russa del XX secolo, sui quali trova fondamento la Chiesa di oggi : “Sono felice – ha terminato che abbiate accolto le mie parole sui martiri. Solo di questa fede può vivere il mondo, anche se ci sono sempre le persecuzioni che Cristo ci ha profetato”
protagonista,dello spettacolo “Il mio nome è Pietro”. Il Pietro al centro del monologo teatrale è l’umile pescatore della Galilea a cui l’incontro con Gesù ha cambiato il nome e tutta la vita: “D’ora in poi ti chiamerai Pietro”. La sua è un’umanità generosa, piena di difetti: capace di rinnegare il Maestro, ma non di dimenticarlo. Chiamato sul palco a parlare di sé, attraverso un potente testo di Giampiero Pizzol, Pietro non può che raccontare quel rapporto, col suo amico Gesù, che ha trasformato la sua esistenza. Così davanti ai sacerdoti che lo interrogano, dopo il suo primo miracolo, il capo degli Apostoli rivive le sue eccezionali avventure col Maestro che l’hanno reso uno “spettacolo d’uomo”. “Il nome spicca, identifica, è tutto”. Così Pietro Sarubbi apre un esilarante monologo sulla vita dell’apostolo omonimo, sull’incontro che gli ha cambiato la vita e quindi il nome, anzi il nome perché la vita. Dopo la chiamata del Messia, Pietro non è più il solito pescatore, ma è un uomo rinnovato dalla grazia. D’altra parte ciò che è accaduto alla roccia su cui è stata fondata la Chiesa, si è realizzato con una modalità differente nella vita dello stesso Sarubbi, come attesta la sua conversione a 42 anni. Noto al grande pubblico per aver interpretato Barabba nel film “The Passion” di Mel Gibson, Sarubbi interpreta brillantemente il testo di Giampiero Pizzol, con la regia di Otello Cenci. Il Pietro immaginato da Pizzol è irruento ma anche riflessivo, pronto a raccontare davanti ai sacerdoti che lo interrogano, dopo il suo primo miracolo, la sua avventura umana trasformata dall’incontro con Cristo. Una volta divenuto apostolo, Pietro si rende conto che “nella vita c’è un mistero, bisogna andare a fondo per capirlo”. Eppure “fai tutta una vita per cercare di stare a galla, poi arriva uno che ti chiama Pietro!”, incalza ancora con una battuta Sarubbi. E rispetto al suo rapporto con il Maestro confessa: “Con Gesù, parlavi o pensavi, era la stessa cosa: sentiva tutto!” Ma il primo degli apostoli è anche capace di apostrofare bonariamente
sua suocera, di chiedersi perché Gesù si rivolgesse sempre a lui per le domande più difficili. È un Pietro che s’interroga sulle ragioni della sua chiamata: “Perché hai scelto me? Giovanni sa tutto, Matteo si segna tutto”, ma che è soprattutto pronto a imparare dai propri errori. Così mentre cammina sulle acque riconosce con umiltà: “Non è la fede che è poca, è l’acqua che è molta!” L’apostolo che rinnega Cristo, trasformato dal suo amore, è colui che riuscirà ad amarlo fino alla fine, offrendo la propria vita per lui in un annuncio che non riesce più a trattenere e che diviene testimonianza viva della sua fede fino al martirio. Il monologo di Sarubbi, breve ma godibilissimo, costituisce, al di là della sapiente ironia dell’attore protagonista, la manifestazione artistica di quella paradossale forza della debolezza di cui parla San Paolo che, nonostante la fragilità del cuore umano, ha reso e rende sempre salda la barca di Pietro. A.C.
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TOSCANA OGGI 8 settembre 2013
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