In cammino con Gesù, guidati da MariaMaria Mese Mariano con don Giovanni Battista Quilici Introduzione Il primo maggio del 1836, Giovanni Battista Quilici iniziava, nella parrocchia dei SS Pietro e Paolo, il mese di maggio dedicato alla Vergine Maria. Manteneva una promessa: durante una grave malattia avuta nell’inverno, quando era ancora debilitato dal colera da cui era stato contagiato nel’agosto del 1835 assistendo gli ammalati, egli si era rivolto alla S. Vergine per chiederle conforto e guarigione. Appena stette meglio decise di dedicare “in perpetuo” il mese di maggio a Maria “aiuto dei Cristiani”, coinvolgendo i suoi parrocchiani, per suscitare in tutti la fiducia nella Madre di Gesù e madre nostra e stimolare, alla luce del suo esempio, la conversione della vita nell’amore a Dio e ai fratelli. Giovanni Battista nutre fin da bambino un grande amore a Maria e ne sperimenta la presenza amorosa in tutte le circostanze della vita. Le associazioni laicali e la Congregazione Religiosa da lui fondate, si ispirano a Maria come modello di vita e sono affidate alla sua protezione; molte delle sue omelie sono dedicate a Lei. Quando muore vuole riposare ai piedi del colle di Montenero, vegliato da Maria, nella cappella detta “la Madonnina”. Il suo rivolgersi a Maria è sempre legato alla presenza di Gesù, Redentore dell’uomo, centro della sua vita umana e sacerdotale. Egli è affascinato dal mistero dell’Incarnazione: da qui sgorga la necessità di dare un grande spazio a Maria, inserita da Dio nel mistero della Redenzione, Madre e Mediatrice di Grazia, via per raggiungere Gesù, come Gesù è via per raggiungere il Padre. Anche noi ci poniamo in cammino, presi per mano da don Quilici perché, contemplando Maria, la possiamo sentire sorella e Madre, vicina nelle nostre vicende quotidiane, e possiamo seguire Gesù più fedelmente, da Betlemme a Nazaret, sulle strade della Palestina, fino al Calvario e poi alla Resurrezione. Il presente schema per il mese mariano è molto semplice: un breve brano della Parola (talvolta ripetuto) e un brano tratto dalle omelie di Giovanni Battista Quilici, per concludere poi con un’invocazione alla Madonna e un rendimento di grazie alla ss Trinità per il mistero della nostra Redenzione, resa possibile dalla disponibilità di Maria alle proposte di Dio. La contemplazione del mistero pregato possa toccare il nostro cuore e modellare la nostra vita sulla sua.
Preghiera allo Spirito Santo: Insieme: “A te mi rivolgo Spirito Paraclito, eterno Amore del Padre e del Figlio, soave incendio dei cherubini e degli angeli, scendi oggi dentro il mio cuore ed illuminalo benevolmente con un vivido e penetrante raggio del Tuo splendore. Vieni, o fonte di grazia e di benedizioni celesti; purifica ed accendi la mia volontà, infiamma il mio intelletto perché io oggi possa accogliere e proclamare, come Maria, le meraviglie di Dio.” (G. B. Quilici)
1 maggio: Maria, nostra stella Dal Vangelo di Matteo (13,53-56) In quel tempo Gesù venne a Nazaret, nella sua patria; insegnava nella sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: “Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? E sua madre non si chiama Maria? E i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte tra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose? Da un’omelia di Giovanni Battista Quilici. Ascoltate, fratelli, le parole di S. Bernardo: “O voi deboli mortali, voi che siete continuamente esposti ai pericoli della vita e a quelli del male e che attraversate un mare noto per i suoi naufragi, guardate Maria e orientate la vostra rotta con questo astro di salvezza! Seguite la stella, invocate Maria! Sia che vi agiti il vento delle tentazioni, o che vi sorprenda lo scoglio delle occasioni, o vi stimoli il prurito delle vostre inclinazioni, o vi opprima e vi spinga alla disperazione il peso dei vostri peccati, abbiate sempre dinanzi al vostro sguardo Maria, come la stella luminosa che vi può condurre sicuramente al porto della salvezza. Seguite la stella, invocate Maria!” Non giustificatevi pensando ai suoi privilegi come se fosse impossibile per noi seguire i suoi esempi, perché i doni ricevuti da Dio non l’hanno esonerata dall’impegno, dalla fatica, dalla vigilanza; anzi, per questi suoi doni, dovete impegnarvi maggiormente nell’imitarla. Seguite dunque i suoi passi, se non volete smarrire il cammino; non perdeteli mai di vista se non volete perdere voi stessi. Fratelli miei, in un tempo in cui i pericoli sono così frequenti e i bisogni così urgenti, non priviamoci del grande aiuto che ci viene offerto nel poter ricorrere continuamente a Maria! (omelia 6)
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Ave Maria, Gloria al Padre. Canto
2 maggio: Maria, nostra madre Dal Vangelo di Giovanni (19, 25-27) Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Da un’omelia di Giovanni Battista Quilici Fratelli miei, in un tempo in cui i pericoli sono così frequenti e i bisogni così urgenti, non ci priviamo del grande aiuto che ci viene offerto nel poter ricorrere continuamente a Maria! Dall’altare, nell’Eucarestia, e dal tabernacolo, dove Gesù oggi è vivo e presente, egli fa ancora, per noi, ciò che fece sulla croce per il discepolo amato. “Ecco tua Madre”, gli disse, indicandogli Maria, e da quel momento il discepolo la prese con sé e incominciò a guardare e onorare Maria come sua madre. Allo stesso modo possiamo guardarla e sentirla anche noi, come nostra madre. E saremo davvero felici e beati se Maria si degna di accoglierci tra i suoi figli! Conosceremo assai presto che ella non porta invano il titolo di Madre degli uomini se, da parte nostra, non portiamo invano il nome di figli suoi. ( omelia 6) Ave Maria, Gloria al Padre. Canto
3 maggio: Maria, serva del Signore Dal Vangelo di Luca (1, 46-48). In quel tempo Maria disse: L’anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.” Da un’ omelia di Giovanni Battista Quilici Maria con il suo abbassamento doveva essere la scala per la quale Dio potesse scendere per rivestirsi della nostra misera umanità. Era perciò necessaria una santità del tutto particolare, che la disponesse ad essere Madre di un Dio incarnato, cioè la madre di un Dio che, diventando suo Figlio e facendosi uomo, si annientava. Questo tratto non poteva essere che l’umiltà; e se l’umiltà non fosse stata la caratteristica predominante della Vergine, nonostante tutti gli altri doni, Dio non avrebbe potuto eleggerla. Ella stessa fa questa affermazione, che i Padri confermano, per la consapevolezza che ebbe della sua povertà e per la confessione che ne fece: “perché ha guardato all’umiltà della sua serva…” (Lc 1,48) “Sì io sarò chiamata beata e in effetti lo sono, solo perché l’onnipotente ha fatto in me cose grandi; e perché le ha operate? Perché non ha sdegnato l’umiltà della sua serva ed ha guardato nel profondo del suo cuore”. (omelia 5) Ave Maria, Gloria al Padre. Canto
4 maggio: Maria, primogenita degli eletti. Dal Vangelo di Luca (1,49-50) In quel tempo Maria disse: L’anima mia Magnifica il Signore… d'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Da un’omelia di Giovanni Battista Quilici Il primo Angelo del cielo, segnato dall’immagine e somiglianza di Dio, paragonato alla Vergine Maria, non è altro che un abbozzo imperfetto, una smorta figura. La profonda sapienza della SS Trinità, tutta si impegnò per imprimere nel primo uomo la sua immagine e somiglianza; ma non possiamo nemmeno immaginare quale studio, impegno e interesse abbia usato nel formare questa primogenita degli eletti, tutta conforme a quell’unigenito Figlio divino, unica vera immagine di Dio a cui conviene conformarsi! Generato il Figlio di Dio tra gli splendori dei Santi, come canta il salmista, nessuno gli è superiore nella Gloria. Generata Maria nella pienezza dei Santi, come di lei cantò l’Ecclesiaste, nessuno le è uguale nella Grazia.
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Egli, candore di eterna luce, specchio senza macchia e viva e sostanziale immagine della divina bontà, come si dice nel libro della Sapienza. Maria stella del bel mattino, specchio di incorrotta giustizia, come la chiama ogni giorno la Chiesa. Egli eccelso, impareggiabile, infinito in ogni genere di perfezione, senza alcun termine. Maria eccelsa, impareggiabile, grande in ogni genere di perfezione possibile ad una creatura. Chi potrà, almeno in parte, immaginare quanto luminosa e viva, quanto espressiva e degna fosse l’immagine della divina bontà scolpita in Maria? Dio, sommo bene, volle infondere in lei una ben adeguata misura di quella pienezza di Grazia di cui la ricolmò e, fin dal principio, volle riversare sé stesso, a cuore aperto, nella sua grande anima. (omelia 9)
Ave Maria, Gloria al Padre Canto
5 maggio: Maria, donna del compimento Dalla lettera ai Galati (4,4-5) Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. Da un’omelia di Giovanni Battista Quilici Che misteri inenarrabili! Per poterne parlare ci vorrebbe quello stesso Angelo che fu rivestito dell'alto onore di annunziarli; oppure quella stessa amabilissima Vergine che poté esserne sia la cooperatrice, sia il soggetto ammirabile. Dio voleva comunicarsi all'uomo, ma in una maniera che doveva sorpassare l'intelligenza dell'uomo, cioè attraverso la via misteriosa dell'Incarnazione. Voleva che il suo Figlio divino venisse al mondo vestito della nostra carne, che fosse uomo come noi e, ad esclusione del peccato, perfettamente simile a noi. Perciò fin dall'eternità Egli cercò una vergine che, come madre, potesse cooperare all'adempimento di questo grande disegno: una Vergine secondo il suo cuore, in cui si trovasse quella pienezza di santità, richiesta per farne quel Tempio vivo dove si doveva offrire a Lui per la prima volta, in olocausto d'amore, un uomo Dio. (omelia 9) Ave Maria, Gloria al Padre Canto
6 maggio: Maria, donna piena di grazia Dal Vangelo di Luca (1,26-30) Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.” Da un’omelia di Giovanni Battista Quilici Maria è piena di grazia. Questa grazia così sovrabbondante e così rara, di cui Maria fu arricchita fin dal principio del suo essere, non rimase oziosa neppure negli anni della sua infanzia. Sin da quel tempo la sua anima fu illuminata con la luce della sapienza; il suo cuore fin da quel tempo fu acceso dal fuoco di ardentissima carità. Quindi tutto il suo spirito era impegnato nel contemplare e lodare Dio, e tutto il suo cuore nell’amarlo, e amarlo con tutte le forze. Delle tante doti che in lei furono infuse, non ve ne fu neppure una che restasse oziosa. Impiegò tutti i suoi talenti, tutte le sue energie per piacere al suo Dio. Insomma, tutto in lei operò, tutto fruttificò; e accrescendo così i meriti, crescevano in lei i gradi della grazia. E siccome più di ogni altra creatura fu arricchita di grazia, così più di ogni altra creatura, in grado eccelso e sublime, amò il suo Creatore. (omelia 4) Ave Maria, Gloria al Padre Canto
7 maggio. Maria, donna del SÌ Dal Vangelo di Luca (1,30-38) L’angelo disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza
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dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio”. Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei. Da un’omelia di Giovanni Battista Quilici Il Verbo Divino, mosso da infinita misericordia, manda l’angelo sulla terra per annunziare a Maria il mistero che sta per compiersi. Egli, benché Dio, comincia a dipendere in qualche modo da lei, poiché le domanda il consenso per poter realizzare un evento così grande. Egli attende invisibilmente alla porta del suo cuore e la invita a dare il sospirato assenso. Avrebbe potuto scegliere altre strade nella sua onnipotenza, ma volle aspettare il suo libero e pieno consenso. L’Arcangelo messaggero si presenta a Maria, la saluta piena di grazia, le annuncia che il Signore è con lei e la dichiara benedetta fra le donne. A questa improvvisa apparizione, a questo straordinario saluto, la Vergine si turba. L’Angelo la incoraggia a non temere, annunziandole di aver trovato grazia presso Dio, tanto da averla prescelta per essergli madre. Maria è più turbata di prima: “Come è possibile?” “Sappi, le disse l’angelo, che il figlio che concepirai nel tuo seno, sarà tutta opera di quella grazia che copiosa hai già trovato presso il Signore, e più copiosa ancora la riceverai dallo Spirito Santo, che sta per discendere dentro di te.” Ascoltate ora di quale fede e di quale umiltà è ricolma Maria: “Se è così, eccomi! Ecco l’ancella del Signore, si faccia di me secondo la tua Parola. Iddio parla: basta così!” Maria crede al gran mistero annunziatole e, appena dato il suo consenso, appena pronunciato il suo umile FIAT, già si scorge, per opera singolare della grazia, divenuta vera Madre di Dio. (omelia 9) Ave Maria, Gloria al Padre Canto
8 maggio: Maria, donna di fede Dal Vangelo di Luca (2,39-45) In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. Da un’omelia di Giovanni Battista Quilici Maria crede, si fida di Dio, e ritiene come già adempiuto il mistero che le è stato annunciato. La semplice esposizione dell’angelo la getta nel più alto stupore, senza lasciarla nel minimo dubbio. Maria sottomette alla fede la sublimità dei suoi pensieri e l’umiltà dei suoi sentimenti. Ma di quale fede io parlo a proposito di questa Vergine? Di una fede più grande ed eminente di quella dei Padri e dei Profeti, già molto grande e celebrata dall’Apostolo con egregie lodi. Ma tutti costoro hanno avuto bisogno di segni affinché l’intelletto si piegasse alla fede. Maria invece non ebbe alcun segno, né alcuno Ella ne chiese all’arcangelo che le annunziò l’alto mistero. Oh fede veramente grande e degna di ammirazione! Tu sola, di fronte ai mille altri pregi che la rendevano già così bella al cospetto dell’Altissimo, le meritasti quel bell’elogio, che di tanta gloria la riempie e l’adorna: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento della Parola del Signore!” (omelia 3) Ave Maria, Gloria al Padre Canto
9 maggio: Maria, donna del Magnificat Dal Vangelo di Luca 1,46-56 Allora Maria disse: “ L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre”. Maria rimase con Elisabetta circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Da un’omelia di Giovanni Battista Quilici
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Non possiamo nemmeno immaginare quale fosse l’intensità, la tenerezza, l’ardore con cui la Vergine Maria amò l’Altissimo. Ella lo amò come lo vedesse faccia a faccia, spogliata da questi pesanti veli terrestri. Con quale impeto Maria sentiva tutto di sé volgersi verso di Lui, tutto il peso del suo essere tendeva là! Con quale entusiasmo si lanciava in Lui, con quale anelito a lui si abbracciava e cercava di stringerlo e di unirsi con vincolo tenace e indissolubile all’unico suo Bene! Chi potrà mai raccontare di quale celeste gioia fosse ripiena dal momento in cui, con chiarissima luce interiore, sentì il proprio seno fecondato dallo Spirito Santo? Quale l’ardore della sua anima? Quali le espressioni del suo spirito? Quale luce e affetto quando unita cuore a cuore, anima ad anima con l’amatissimo frutto del suo seno, comprese l’ineffabile dialogo col Padre e l’ardore di questo Dio bambino? Quali le pure gioie di cui il suo cuore fu inondato quando, raccolta in sé stessa, con chiarissima voce interiore, udì per la prima volta il Figlio di Dio sussultare e chiamarla sua Madre? In quali tenerezze, gioie, emozioni possiamo dire che nuotasse lo spirito di Maria, per quei nove mesi che nel suo seno purissimo abitò il Verbo incarnato! (omelia 4) Ave Maria, Gloria al padre Canto
10 Maggio: Maria, donna del mistero Dal Vangelo di Matteo( 1,18-21) Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Da un’omelia di Giovanni Battista Quilici Per mezzo di Maria, il Dio degli eserciti, fattosi Dio della Pace, tutto amore, tutto pietà, si piegò a consolare le sofferenze umane; anzi, fattosi egli stesso autore della nostra felicità, venne col proprio sangue a cancellare la nostra morte, per ridonarci vita. Questo infatti è l’eccelso, incomprensibile mistero! Se il Verbo di Dio, dai secoli eterni nel seno beato del Padre, se questo Verbo, per cui hanno vita, sussistenza e movimento tutte le cose create, inizia una nuova creazione cominciando ad essere Lui nuova creatura nel grembo della Vergine; se con la fragilità del nostro “fango” egli adombra e vela l’immensa luce della paterna gloria; se unisce in se stesso realtà contrapposte quali il dominio assoluto e l’umilissima dipendenza, la massima grandezza e l’abbassamento profondo, la maestà di sovrano e la vile e abbietta “forma di servo”; se unisce, insomma, il suo essere spirituale, immateriale, unico e semplicissimo, con la fragile nostra carne, sino a potersi dire in senso proprio e naturale che il Verbo divino si è fatto carne; tutto questo è un grande mistero, un grande prodigio, il più grande di tutti i prodigi, che nel casto seno della Vergine di Nazaret si operò per sola virtù dell’onnipotente Spirito Santo: “Ciò che è generato in lei è opera dello Spirito Santo” (Mt 1,20). (omelia 9) Ave Maria, Gloria al Padre Canto
11 Maggio: Maria, donna di Betlemme Dal Vangelo di Luca (2,1-7) In quei giorni Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo. Dagli scritti di Giovanni Battista Quilici Per vivere con perfezione la santa povertà, vi sarà molto utile riflettere spesso che Gesù, vostro Sposo, venendo nel mondo, nacque da Madre povera, in un presepio povero, che conversò e trattò sempre coi poveri, e morì confitto in Croce tanto povero che non aveva dove posare il suo tormentato capo. Non siate quindi troppo sollecite per le cose necessarie alla vita, ma affidatevi totalmente a Dio e sperate solo in Lui, perché Egli ha cura di voi e conosce i bisogni di ciascuno. Gettate lo sguardo - dice il Vangelo - sopra gli uccelli dell’aria, i quali non seminano né mietono né riempiono granai e il nostro Padre celeste li pasce; non siete voi assai più di essi? (Mt 7, 26).Vivete dunque distaccate dalle cose terrene, lungi dalla troppa sollecitudine per esse, e fidatevi di Colui che, fin dal principio, in modo sorprendente, ha retto la Congregazione.
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(Cost. Figlie del Crocifisso 1849) Ave Maria, Gloria al Padre Canto:
12 Maggio: Maria, donna di pace Dal Vangelo di Luca (2, 8-19) Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo. C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: “Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”. Da un’omelia di Giovanni Battista Quilici Il Verbo di Dio era grande, era Figlio dell’altissimo, era Iddio prima ancora che cominciassero i secoli. Ma la sua grandezza era in parte velata e non traspariva di essa che un barlume, avvolto nella caligine della fede, alla vista degli uomini. Dal momento in cui da Maria è stato concepito il Verbo Divino, si sono tolte le bende, Egli è apparso visibile ai nostri occhi, abbiamo visto Iddio il forte, grande, ammirabile, onnipotente. L-a grande difficoltà che per tutti i secoli ha spaventato l’umanità, vedere cioè il volto di Dio, fu riparata da Maria Vergine, che in maniera sublime, offrendo al Verbo la carne, gli offrì la possibilità di vivere sulla terra, così potè compiere, nei confronti dell’Eterno Padre, tutti quegli atti di fedeltà che l’uomo, da solo non poteva dare. Per mezzo di Maria, il Dio degli eserciti, fattosi Dio della Pace, si piegò a consolare le sofferenze umane; anzi, fatto egli stesso autore della nostra felicità, venne col proprio sangue a cancellare la nostra morte, per ridonarci vita. Ascoltate o cieli, oda la terra tutta: il senso di questo annuncio raggiunga e penetri tutti i cuori e come rugiada dall’alto, come benefica pioggia, li fecondi di santo amore! (omelia 9) Ave Maria, Gloria al Padre Canto
13 maggio: Maria, donna del silenzio Dal Vangelo di Luca (2,16-19) I pastori andarono senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto riferirono tutto ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. Da un’omelia di Giovanni Battista Quilici Maria è ricoperta da tanti doni, ricolma di tante grazie, onorata da tanti titoli, eppure fu sempre così umile e riservata che dei grandi misteri compiuti in lei da Dio non fece mai cenno alcuno, neppure quando si vide a rischio di essere abbandonata dal suo amato sposo. La madre di Dio, per essere così umile, nel momento stesso in cui diviene Madre di Dio, non ha che da gettare lo sguardo su ciò che le è intimamente unito, ed è lì che vede nel suo seno Dio: ma un Dio nascosto, un Dio, per così dire, annientato. Questo per lei è un forte motivo per rimanere nel silenzio; ella infatti, nasconde la sua dignità, che vive nella sottomissione e nella dipendenza, seguendo l’esempio del suo Figlio. Sì, l’esempio di un Dio nascosto in silenzio nel suo seno, impegna Maria a rimanere nel più profondo silenzio della contemplazione, per comprendere e accogliere quanto le accade. (omelia 5) Ave Maria, Gloria al Padre Canto
14 maggio: Maria, donna solidale col Figlio Dal Vangelo di Luca (2,22-35) Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore. Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li
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benedisse e parlò a Maria, sua madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”. Da un’omelia di Giovanni Battista Quilici Maria dovette sostenere, lungo la sua vita, un doppio incendio d’amore e di pena, di gioia e di dolore, abbandonando il suo generoso cuore ad una trasformazione in Dio così nuova e sovrumana, che non si trovano parole giuste per descriverla. Con generosa e inaudita fortezza resistè alla piena impetuosa delle tribolazioni del Figlio che, si riversavano nel suo materno cuore. Le si predice che una spada di dolore trapasserà la sua anima, che quel Figlio che ella offre sarà esposto al bersaglio delle contraddizioni e delle calunnie; eppure a tutto questo ella risponde con una fede umile e generosa. Pertanto, nelle difficoltà, ricorriamo fervorosi all’aiuto di Maria; in tutto il corso della sua vita […] ella dimostrò un’eroica fortezza; supplichiamola con l’effusione del nostro affetto a volerci ottenere da Gesù questa bella e pregevole virtù, tanto a noi necessaria in questo pellegrinaggio terreno. (omelia 7) Ave Maria, Gloria al Padre. Canto
15 maggio: Maria, madre della gioia Dal Vangelo di Matteo (2,1-12) Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». […] Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Da un ‘omelia di Giovanni Battista Quilici Fratelli, Maria è la stella sul nostro cammino, per questo non dobbiamo mai dubitare della Sua mediazione e possiamo accostarci con fiducia al trono della grazia e della misericordia di Dio. Dubitare di lei sarebbe non conoscerla; dobbiamo persuaderci che colei che, ad esempio di Dio, amò gli uomini fino a donare ad essi il proprio Figlio, non può dimenticarli, nè abbandonarli. Maria è Madre di misericordia, infatti è madre di quel Dio Redentore che ella stessa donò al mondo e che continua a donare con gioia a tutti noi. (omelia 8) Ave Maria, Gloria al Padre Canto
16 maggio: Maria, donna esiliata Dal Vangelo di Matteo (2,13-23) Appena partiti i Magi, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”. Giuseppe destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode. Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e và nel paese d’Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del Bambino”. Egli alzatosi prese con sé il bambino e sua madre ed entrò nel paese d’Israele. Avendo però saputo che era re della Giudea Archelao, al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno si ritirò nelle regioni della Galilea e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret. Da un’omelia di Giovanni Battista Quilici Figlia del grande Abramo, Maria lungo tutta la sua vita ne imita il coraggio. Entra nelle divine disposizioni col proprio Figlio, unendo a quella di lui la sua adesione profonda: e siccome offrono ambedue la stessa ostia, quasi la stessa obbedienza ne consuma e ne santifica l’offerta. Non è ancora chiusa una piaga e già riceve una nuova e più profonda ferita: presto è chiamata di nuovo per un altro sacrificio, ed è costretta a vedere condannato il suo Figlio, e suo Dio, a cercare asilo in terra straniera, perché altro non trova nella sua patria che rifiuto e persecuzione. Ma come nei giorni tempestosi della passione di Cristo, Maria sola, immobile, dovette perseverare nella fede, così, in tutto il corso della sua vita mortale, solo lei accolse nel suo purissimo cuore tutto l’amore che un Dio incarnato potè far vivere ad una semplice creatura. (omelia 7) Ave Maria, Gloria al Padre
Canto 7
17 maggio: Maria, donna in cammino Dal Vangelo di Luca (2,41-52) I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe 12 anni, vi salirono di nuovo, secondo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni i genitori di Gesù lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: “Perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo!”. Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” Ma essi non compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso: Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. Da un’omelia di Giovanni Battista Quilici Questa Madre cooperò grandemente a riconciliare Dio con gli uomini, infatti Maria aveva col Figlio comuni i pensieri e la volontà di salvare il genere umano. Se noi osserviamo i sentimenti umani di Maria comprendiamo come, nelle difficoltà, ella avrebbe potuto trovare mille pretesti per sottrarsi alla volontà del Padre: il suo cuore sembrava volersi rivoltare dinanzi alle richieste di Dio. Maria però non ascolta le voci della carne e del sangue: ella è convinta che il primo sacrificio che Dio gradisce è il sacrificio di noi stessi, e che ordinariamente quello che più ci costa offrire è la sola offerta che Egli desidera per il nostro bene; perciò fin dalla fanciullezza visse unita a Dio, proponendosi di cercare sempre e solo la sua volontà. (omelia 7) Ave Maria, Gloria al Padre… Canto
18 maggio: Maria, donna mediatrice Dal Vangelo di Giovanni (2,1-10) Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno più vino”. E Gesù rispose: “Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora”. La madre dice ai servi: “Fate quello che vi dirà”. Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le giare”; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: “Ora attingete e portatene al maestro di tavola”. Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: “Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un pò brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono”. Da un’omelia di Giovanni Battista Quilici Concepito nel proprio grembo l’Uomo Dio, Maria contrasse il più stretto nodo di parentela con l’ineffabile Trinità. Ora, se solo Maria, fra tutti gli eletti, ha ricevuto questa grazia, quanto ella potrà intercedere per noi presso Dio, e con quale fiducia noi potremo ricorrere a Lei e chiedere nei nostri bisogni l’aiuto della sua protezione! Se quando Maria era sulla terra si poteva invocare, si poteva ricorrere a lei, chiedere la sua mediazione presso Gesù, pregarla di chiedere grazie all’Uomo Dio, ora che è in cielo, forse ciò si potrà fare di meno? Sarebbe non conoscere Maria convincersi che, colei che ad esempio di Dio stesso amò gli uomini fino a dare per essi il proprio Figlio, dopo essere in possesso della beatitudine, li abbia totalmente dimenticati e abbandonati. Se abitando su questa terra con l’amato Figlio potè convincerlo a fare dei miracoli ed ottenere da lui perfino che cambiasse le leggi della natura, e che forzasse in qualche maniera le leggi della Provvidenza, non sarà più forte la sua mediazione dopo aver ricevuto nel cielo la corona immortale? Che noi possiamo invocare Maria con fiducia, e che nei nostri bisogni ella ci sia protettrice piena di misericordia, è una verità su cui non possiamo avere il minimo dubbio, fratelli miei! (omelia 8) Ave Maria, Gloria al Padre Canto
19 maggio: Maria, donna dell’ascolto Dal Vangelo di Luca (8,19-21) Un giorno la madre e i fratelli di Gesù andarono a trovarlo, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fu annunziato: «Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti». Ma egli rispose: «Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica». 8
Da un’omelia di G. B. Quilici L’obbedienza di Maria, nostra madre, colma perfettamente la lacuna lasciata dalla disobbedienza dei nostri progenitori. Eva disobbedisce sulla fiducia data all’angelo delle tenebre, di cui crede alle promesse fallaci piuttosto che alla Parola infallibile di Dio; Maria obbedisce con sicurezza ad un Angelo di Luce, la cui Parola non è che l’eco fedele della Parola di Dio. Eva disobbedisce lusingata dalla folle speranza di diventare come Dio, quel Dio che nulla tanto ama quanto l’obbedienza; Maria obbedisce gelosa della sola gloria di conformarsi a quel Dio che si fa uomo, per farsi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce. Eva disobbedisce, e in questa sua scelta trascina il suo sposo, rendendolo complice con un’indegna compiacenza; Maria obbedisce ed impegna il suo sposo nella stessa adesione a Dio, senza rivelargli nulla del mistero che le viene affidato, lasciando a Dio la cura di istruirlo sui suoi disegni e di dargli i suoi ordini. (omelia 5) Ave Maria, Gloria al Padre Canto
20 Maggio: Maria, nuova Eva Dalla lettera di S. Paolo ai Galati (4,1-11) Fratelli, per tutto il tempo che l’erede è fanciullo, non è per nulla differente da uno schiavo, pure essendo padrone di tutto; ma dipende da tutori e amministratori, fino al termine stabilito dal padre. Così anche noi quando eravamo fanciulli, eravamo come schiavi degli elementi del mondo. Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio. Da un’omelia di G.B. Quilici Raccogliete, fratelli, tutti i commenti che i Padri hanno fatto sull’obbedienza della madre di Dio e sulla disobbedienza della madre degli uomini e vi scoprirete il contrasto perfetto tra l’orgoglio e l’umiltà. Di cosa trattava infondo il grande mistero rivelato a Maria? Si trattava di riscattare il genere umano che giaceva da lungo tempo sotto il giogo del peccato. Questo fu il fine principale, dice l’Apostolo, per cui l’eterno Padre volle che il suo unico Figlio si incarnasse (Gal 4,4-5). Per questo era necessario che, come dalla vanità di una vergine era iniziata la schiavitù, così dall’umiltà di una vergine dovesse iniziare la libertà. Eva volendo innalzarsi al di sopra della sua condizione, aveva sedotto l’uomo, fino ad ambire alla divinità; Maria con il suo abbassamento doveva essere la scala per la quale Dio potesse scendere per rivestirsi della nostra misera umanità. (omelia 5) Ave Maria, Gloria al Padre Canto
21 maggio: Maria, donna beata Dal Vangelo di Luca (11,27-28) Mentre Gesù parlava, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: “Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte! ”. Ma egli disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano! ”. Da un’omelia di G.B. Quilici "Beati - dice Gesù - beati piuttosto coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano!" (Lc11,28). Beata l'anima fedele che sa credere e che si sforza di mettere in pratica ciò che crede! Beato chi, docile alla Parola comunicatagli da Dio, vi aderisce profondamente, con tutte le proprie forze, e vi conforma la vita! Beato chi, appoggiato costantemente alla Parola vivente, riconosciuta come vera guida, offre a questa la libertà di pensare e, contento della sicurezza che gli è promessa, non cerca né altri miracoli per credere, né altre autorità per rassicurarsi. Beato chi non cerca il meraviglioso degli avvenimenti, per attenersi unicamente alla verità rivelata e alla fedeltà nel praticarla. Beato chi, nel cammino di fede, sa guardare con discernimento i momenti di dubbio e di difficoltà. Beato chi, sicuro della presenza dello Spirito Santo che parla per mezzo della Chiesa, ascolta senza contraddire e segue senza allontanarsene. Beato chi, come Maria, sa vivere nell'obbedienza della fede, perché Lei ha meritato quel bell'elogio che la riempie di gloria e l'adorna di bellezza: "E beata colei che ha creduto nell'adempimento della Parola del Signore!" (Lc 1,45). (omelia 3) Ave Maria, Gloria al Padre
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Canto
22 maggio: Maria, donna umile Dalla prima lettera di Pietro (5,5-6) Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili. Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, gettando in Lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. Da un’omelia di G.B. Quilici L'umiltà, come dice S. Agostino, è la prima ed essenziale disposizione dell'uomo alle comunicazioni di Dio. Per poter ricevere la Grazia e i doni di Dio dobbiamo essere vuoti di noi stessi, perché altrimenti Dio, pur essendo Dio, non può trovare spazio in un cuore che è pieno di se stesso, cioè un cuore che ama se stesso in modo sbagliato. Ora, la funzione specifica dell'umiltà è quella di formare in noi questo salutare e misterioso vuoto che consiste nella dimenticanza, nel distacco e nel rinnegamento di noi stessi. Di conseguenza è l'umiltà che ci rende capaci di possedere Dio, di essere vasi di elezione capaci di accogliere e contenere i suoi doni, di poter servire in una parola come soggetti aperti all'effusione ineffabile dello Spirito di Dio e della sua grazia. Come in una costruzione magnifica e sontuosa, affinché regga e possa sostenere il proprio peso, è necessario che alla grandezza dell'opera corrisponda la profondità delle fondamenta, così è necessario per noi: quanto è maggiore il grado di corrispondenza a cui Dio chiama un'anima prediletta, tanto da parte sua, deve essere più profonda l'umiltà. L’umiltà fu appunto la virtù che completò la preparazione della maternità di Maria, e quindi il concepimento in Lei del Verbo Eterno di Dio. (omelia 5) Ave Maria, Gloria al Padre. Canto
23 maggio: Maria madre dei piccoli e degli umili Dal Vangelo di Marco (9,33-37) Quando furono in casa, Gesù chiese ai suoi discepoli: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?». Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: «Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». Da un’omelia di G.B. Quilici E' solo nell'umiltà che Dio può comunicarsi, solo lei permette che Dio si comunichi a noi e noi a Lui. Dio, che ha scelto di umiliare se stesso sino a rivestire la nostra carne, ha sempre avuto una particolare compiacenza per l'umiltà: per la sola ragione che Egli è grande tutte le sue inclinazioni sono per i piccoli e per gli umili". Eccelso è il Signore e guarda verso l'umile, ma al superbo volge lo sguardo da lontano" (Sal 138,6). Infatti, quando Dio decise di diventare un Dio umile, scelse di essere concepito dalla più umile delle creature e, in conseguenza, entrò nel mondo per la via dell'umiltà. Egli cercò una vergine che, come Madre, potesse cooperare all'adempimento del grande disegno della salvezza; una vergine secondo il suo cuore, nella quale si trovasse quel fondo di umiltà richiesto per farne quel tempio vivo in cui per nove mesi doveva abitare la pienezza della divinità. Maria fu senza dubbio la più umile fra tutte le serve di Dio... e prima che la coprisse l'Ombra dell'Altissimo, la ricoprì l'ombra della sua umiltà. Lei stessa confessa: "ha guardato l'umiltà della sua serva..." (Lc 1,48). Maria, con il suo abbassamento, è stata la scala per la quale Dio è disceso fino a rivestirsi della nostra misera umanità. (omelia 5) Ave maria, Gloria al padre Canto
24 maggio: Maria, nostra fiducia Dal libro di Isaia (61,10-11) Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia, come uno sposo che si cinge il diadema e come una sposa che si adorna di gioielli. Poiché come la terra produce la vegetazione e come un giardino fa germogliare i semi, così il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutti i popoli. Da un’omelia di G.B. Quilici
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Chi di noi potrà raccontare i favori e le grazie che abbiamo ricevuto dalla Vergine Maria, che di tutte le donne eroiche dell’Antico Testamento è più grande nel coraggio, nell’amore, nella costanza? Ella, con la sua potente protezione a favore di tutti gli uomini, di tutti i bisogni e in ogni tempo, contro qualsivoglia nemico, ci difende sempre benignamente. Ha ragione S. Bonaventura nel paragonarla all’arcobaleno dell’antica alleanza (cfr Gen. 9,16). Quando Dio dovrebbe adirarsi verso l’umanità per il grande male che regna sulla terra, e già le nuvole sembrano addensarsi sul mondo, ecco spuntare Maria, e come dinanzi all’iride, fuggono le nuvole e si rasserenano i cieli. Da qui derivarono le convinzioni dei santi padri, che Maria in cielo non fa da ancella ma da signora… Che non prega, no, ma comanda… queste parole sono usate già da Bernardo, da Anselmo, da Pier Damiani… Da qui nacque quella fiducia così universale nel cristianesimo verso Maria. Felici noi se sapremo approfittare di una così valida protezione! Se cercheremo di professare verso Maria una sincera devozione, libera dall’illusione di poter avere il suo aiuto, senza impegnarci con coerenza nel seguire Gesù! Rifugiamoci dunque sotto il manto di questa madre amorosissima, preghiamola dal profondo dei nostri cuori, che per pietà non ci lasci, non ci abbandoni, ed intanto sotto la protezione di una così grande e celeste Regina riflettiamo su quanto sia grande la sua intercessione per noi presso Dio! (omelia 8) Ave Maria, Gloria al padre Canto
25 maggio: Maria, nostra benedizione Dal libro del profeta Zaccaria(2,14-17) Gioisci, esulta Figlia di Sion, perché ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te, oracolo del Signore. Nazioni numerose aderiranno in quel giorno al Signore e diverranno suo popolo, ed egli dimorerà in mezzo a te, e tu saprai che il Signore degli eserciti mi ha inviato a te; Gerusalemme sarà di nuovo prescelta. Taccia ogni mortale davanti al Signore, poiché Egli si è destato dalla sua santa dimora. Da un’omelia di Giovanni Battista Quilici Considerate fratelli direttissimi quanta gratitudine dobbiamo a Maria in quanto Madre di Dio, e quanto, dopo aver reso grazie a Lui, dobbiamo ringraziarla! Veramente sue sono le nostre vite, che liberò, sue le grazie che ha offerto a noi, sua la gloria che le è stata donata e con la quale cooperò mirabilmente a ridarci la vita. Cosa possiamo dire di più? Maria Vergine è Madre di Dio, e in quanto tale è anche Madre nostra. Oh dono incomparabile! Il Verbo del Padre è suo Figlio per natura e noi, per quanto ingrati e poveri peccatori, ella riconosce come suoi figli adottivi. Benedetto per sempre il giorno e l’ora e il momento in cui la Vergine santa aprì il cuore alla fede! Per la sua fede potè racchiudere nel suo seno il Verbo eterno, il Figlio di Dio, e così potè essere partecipe della nostra Redenzione! (Omelia3) Ave Maria, Gloria al Padre Canto
26 maggio: Maria, Madre dei discepoli Dagli Atti degli Apostoli (1,12-14) Dopo che Gesù fu asceso al cielo, gli apostoli ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C’erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui. Da un’omelia di G.B. Quilici Prima dell’incarnazione del Verbo il cielo sembrava sordo alle suppliche dei Patriarchi e dei Profeti, alle lacrime e ai sospiri del mondo intero. Maria fu colei che con i suoi meriti, offrendo il suo consenso alla divina maternità, spezzò le pesanti catene che ci tenevano avvinti in una triste schiavitù, e ci restituì il possesso di quella Patria celeste che avevamo perduto a causa dei nostri progenitori. E proprio nel giorno stupendo in cui ebbe inizio la redenzione del genere umano, Maria è divenuta Madre di Dio; e come Madre di Dio, è impegnata soprattutto a vegliare su di noi, ad interessarsi per noi, a soccorrerci con tutto il suo potere e ad essere nostra avvocata e rifugio. E chi può mai comprendere le sollecitudini con cui Maria sempre ci assiste, ed è presso Dio in nostro favore? E’ tanta la pietà che ha questa Vergine amabilissima per le nostre miserie, ed è tanto l’amore che ci porta, che prega sempre, e non si stanca mai di invocare per noi il suo diletto Figlio, e con grazia presenta al suo cospetto i nostri voti e le nostre preghiere. (omelia 9) Ave Maria, Gloria al Padre
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Canto
27 maggio: Maria, corredentrice Dal Vangelo di Giovanni (19,25-27) Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio! ”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre! ”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Da un’omelia di G.B. Quilici Il Figlio prediletto e amato è destinato a riparare con il proprio sangue la colpa della creatura e l’offesa del Creatore; a Maria, che è sua Madre, è richiesta la volontaria e libera offerta di sé come partecipazione al destino del Figlio. Ma come può resistere a tanta sofferenza un cuore amante di madre? Eppure anche a questo si assoggetta Maria: lo vuole e lo fa, superando ogni contrasto interiore e di ogni naturale ripugnanza. Contemplate infatti questa donna forte stare immobile ai piedi del suo tormentato Figlio, assistere intrepida ad ogni suo patimento, accompagnare con costanza la sua agonia, ed essere totalmente fedele alla volontà del Padre. Come nel tabernacolo antico vi erano due altari, uno per gli olocausti e l’altro per l’incenso, così sul Calvario: uno sulla croce dove era sacrificato Gesù, vittima e sacerdote, l’altro nel cuore della Vergine, che in qualche modo entrava con esso a far parte dell’olocausto. Gesù offriva al Padre il suo sangue; col sangue di Gesù Maria univa il sacrificio incruento del suo spirito. E l’univa accesa da tali fiamme di amore divino, che avrebbe dato anche la sua vita per compiere con Lui l’opera della nostra Redenzione. (omelia 7) Ave Maria, Gloria al Padre Canto
28 maggio: Maria, aiuto dei cristiani Dal Vangelo di Luca (11,9-10) In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, che cerca trova e a chi bussa sarà aperto”. Da un’omelia di G.B. Quilici E’ tanta la pietà che Maria nutre per le nostre miserie, ed è tanto l’amore che ci porta, che prega sempre, e non si stanca mai di invocare per noi il suo diletto Figlio, e con grazia presenta al suo cospetto i nostri voti e le nostre preghiere. Come l’aquila generosa spiega il suo ampio volo sopra i teneri figli lasciati nel basso nido, e li segue con viva premura; se li vede deboli e ancora privi di solide piume, ella stessa con le sue robuste ali li sostiene, li regge, li guida e li tiene costantemente sotto il cocente raggio del sole; così Maria, provvidissima Madre di tutti i viventi, dispiega anche lei sulla diletta prole i suoi amorosissimi desideri, e spiegando le grandi ali della sua illimitata carità, con i voli della sua acuta mente, reggendo i voti di tutti ed elevandoli ad un alto e sublime grado di merito, li rende degni dell’aspetto fulgidissimo di quel Sole divino in cui ella stabilmente si specchia, e li rende capaci di partecipare ai benefici e ai copiosissimi frutti della sua misericordia. Poveri noi se non avessimo questa grande avvocata, così pietosa e così potente! Dal suo Figlio Gesù ci ottiene tutto! Si, miei cari fratelli, il potere di Maria non ha altri confini che quelli dell’amore di Cristo per lei: Egli ha diviso tutto con Maria. E’ Lui che l’ha eletta come distributrice delle sue grazie; vuole che noi ci rivolgiamo a lei se vogliamo ottenere tutto da lui, nelle nostre necessità. La nostra fiducia in Maria nasce solamente dalle meraviglie che il nostro amoroso Redentore si compiace di operare per mezzo di lei. (omelia 9) Ave Maria, Gloria al Padre Canto
29 maggio: Maria, nostra Regina Dal libro dell’Apocalisse (12, 1-6) Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava più di un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono.
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Da un’omelia di G.B. Quilici O Vergine Santa, Regina del Cielo e dei nostri cuori, fiduciosi ci rivolgiamo a Te. Con la Chiesa ti salutiamo come Regina. Salve Regina, che Dio ci liberi dalla presunzione di andare verso di Lui seguendo altra strada che non sia quella delle tue virtù. Come Regina ti imploriamo: ... ad Te clamamus; ti chiediamo aiuto per camminare sulle tue orme. Come Regina ti prendiamo per nostra avvocata e a te rivolgiamo i nostri gemiti: ... ad Te suspiramus; ci mettiamo sotto la tua protezione solo per ottenere la grazia della nostra conversione. Ti chiamiamo Regina, o Madre di Misericordia, sorgente di vita e dolce conforto delle nostre anime: ... Mater Misericordiae, vita, dulcedo, speranza nostra, noi speriamo in Te. O Regina del cielo, mediatrice degli uomini, noi ci affidiamo a te, aiutaci a vivere come Te. Accogli o madre la nostra lode e la nostra preghiera. (Omelia 5) Ave Maria, Gloria al Padre Canto
30 maggio: Maria, nuova umanità Dal libro dell’ Apocalisse (21,2-3) Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: “ Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio- con- loro”. Da un’omelia di Giovanni Battista Quilici Cerchiamo di comprendere il perché la misteriosa Gerusalemme veduta dall’Evangelista Giovanni discendere dal cielo, ornata ed abbellita dal suo immortale Sposo divino, tutta magnificenza e splendore, non avesse bisogno né della luce del sole, né della luna, né di altri pianeti che la illuminassero. E di chi voleva parlare il contemplativo di Patmos nel descriverci accuratamente l’eleganza, la grazia, la bellezza e l’innato splendore di quella città aurea e limpidissima? Non d’altri certamente se non dell’Immacolata, Sposa dell’Agnello di Dio, la quale fu spesso simboleggiata anche dagli antichi oracoli dei Profeti nello stesso modo. E’ lei la mistica città, tutta santa, che non sorge, come tutti gli altri figli di Adamo, dalla terra, terreni macchiati dalla comune colpa, ma dal cielo, ove abita Dio; da Dio infatti ebbe la santità dell’origine, quasi regale sposa, tutta pura e celeste, discesa qui fra noi. E’ lei la città tutta nuova, alla cui costruzione spirituale, con le sue mani impure e contaminate, non si adoperò affatto l’antico padre Adamo, ma vi si applicò tutta, nell’eternità e nel tempo, la sapienza del nuovo Riparatore, che con arte inedita e con grande decoro la fondò divinamente. La profonda sapienza della SS Trinità con tanta cura ha impresso nel primo uomo la sua immagine e somiglianza, ma non possiamo nemmeno immaginare quale premura e impegno abbia usato nel formare questa Primogenita degli eletti, tutta conforme a quell’Unigenito Figlio divino, unica vera immagine di Dio a cui conviene conformarsi! (predica 9) Ave Maria, Gloria al Padre. Canto
31 maggio: Maria, Madre della Chiesa nascente Dagli Atti degli Apostoli (2,1-11) Gli apostoli erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui. Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. Da un’omelia di Giovanni Battista Quilici Fratelli, che noi possiamo invocare Maria e che nei nostri bisogni ella ci sia protettrice piena di misericordia, è una verità su cui non dobbiamo nutrire il minimo dubbio. La Chiesa ha definito che, in generale, noi possiamo invocare i santi che Dio ha già chiamato a sé e li ha accolti nel suo Regno; a maggior ragione, in tutte le necessità della nostra vita, possiamo ricorrere a lei, che è la Regina dei beati e degli angeli, e presentarle le nostre preghiere. Beata l’anima fedele che ha fondato la sua speranza in Maria! Beato chi, pieno di venerazione per il Figlio, ha imparato fin dalla sua infanzia ad implorare la protezione della Madre, Maria! Ricordiamo però che Maria sdegna e rifiuta un culto che non ha il suo principio nell’amore di Gesù. E quanto più il culto di Maria è autentico, tanto più
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richiede un cuore puro e una condotta irreprensibile, ed esige che non compiamo mai azioni indegne della nostra vocazione cristiana. “Oh Maria, riconosciamo essere in te un ritratto perfetto dell’opera dell’Altissimo. Per questo ci rifugiamo in te e ti chiediamo di proteggerci per tutta la vita!” ( omelia 8) Ave Maria, Gloria al Padre Canto
Preghiera insieme Ave o Maria, Madre nostra, dal trono della tua beatitudine, volgi su di noi il tuo amoroso sguardo; illumina la nostra nativa cecità, rinvigorisci la nostra estrema fiacchezza, dirigi i nostri passi, perché tenendo il piede sempre fermo e sicuro nel retto sentiero della salvezza, possiamo giungere felici un giorno ad essere tuoi compagni in cielo, e godere per sempre della tua amabile presenza. Amen (G. B. Quilici) _________________________________ Per eventuali sostituzioni di brani Miei cari fratelli, non basta mettersi sotto la protezione di Maria e porgerle omaggio, per assicurare la propria eterna salvezza. Se vogliamo conseguire un tesoro così grande è necessario camminare nella legge santa di Dio. Chi ama il mondo, chi si abbandona ai desideri della carne e non frena le sue passioni, non può dichiararsi servo di Maria, perché non segue la Parola del Figlio. Ricorriamo a Maria, ma amiamo il suo Figlio Gesù: in lei abbiamo una madre, ma in Lui abbiamo il nostro Padre, il nostro Redentore; vera devozione sarà quindi osservare la sua legge, rispettare del suo nome santissimo, amare la sua divina bontà. Maria non potrà compiacersi del nostro amore e della nostra preghiera se non quando amiamo il suo Figlio con lo slancio della nostra purezza e della nostra obbedienza. (omelia 8) Fratelli, quando ci troviamo a vivere qualche grande difficoltà, invece di lasciarci opprimere e vincere da uno sterile dolore, possiamo gioire e considerarla come una visita di Dio; invece di vedere solo gli strumenti che ci causano danno e sofferenza, cerchiamo di rivolgerci, ad imitazione di Maria, a quella mano invisibile che tutto sa governare. Il Signore vede tutte le cose, e tutte sa guidarle per il nostro bene. Egli ci ama, ed è sollecito per il nostro bene. (omelia 7) Eventualmente inserire: (Questa preghiera esprime una sensibilità molto simile a quella di don Quilici) Preghiera alla Vergine composta da don Andrea Santoro, martire in Turchia nel 2005. Maria Donna di Gerusalemme dove ti offristi con Gesù ai piedi della croce, Maria Donna del Cenacolo, dove raccogliesti il soffio dello Spirito Santo, Maria Donna di Efeso, dove giungesti con Giovanni "tuo figlio" inviato in missione dallo Spirito: prega per noi. Maria madre delle pecore fuori dall’ovile, madre di chi non conosce tuo figlio, madre di coloro che «non sanno quello che fanno»: prega per noi. Maria madre delle anime senza vita, madre delle menti senza luce, madre di cuori senza speranza, madre dei figli che uccisero tuo Figlio, madre dei peccatori, madre del ladrone non pentito, madre del figlio non ritornato: prega per noi, Maria madre di chi non lo ha seguito, madre di chi lo ha rinnegato, madre di chi è tornato indietro, madre di chi non è stato chiamato: prega per noi. Maria madre di coloro che vanno come Giovanni a cercare i figli di Dio dispersi, madre di quelli che scendono agli inferi per annunciare ai morti la Vita: prega per noi. Maria madre vieni a vivere con me: vieni nella casa dove mi chiede di abitare, vieni nella terra dove mi chiede di andare, vieni tra gli uomini che mi chiede di amare, vieni nelle divisioni che mi chiede di sanare, vieni nei cuori che mi chiede di visitare, vieni a casa mia a farmi da madre, vieni Maria a darmi il tuo cuore di madre. "Meryem anà" "Maria Madre" di tutti i popoli, prega per noi
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Nota biografica di don Giovanni Battista Quilici Giovanni Battista Quilici nasce il 26 aprile del 1791 a Livorno, città di mare aperta a persone di ogni razza, fede e cultura. È un ragazzo vivace e sensibile: coglie subito la grave situazione di miseria in cui vivono i suoi concittadini, specialmente dopo le invasioni napoleoniche. In famiglia, a scuola, in parrocchia e per le strade della sua città apprende i valori della vita ed apre la mente ed il cuore ai bisogni della gente. Nell’ascolto della realtà che lo circonda, nel confronto con gli amici e nella preghiera Giovanni Battista matura la sua vocazione: donare la propria vita a Dio, nel servizio dell’uomo. Nel 1816 diventa sacerdote ed esercita il ministero fino al 1835 nella parrocchia di S. Sebastiano. Nel 1835 è nominato parroco della nuova parrocchia dei Ss Pietro e Paolo. Vive con passione il ministero pastorale: il suo sacerdozio si ispira a Gesù Buon Pastore che, con tenerezza, conduce ai “pascoli della vita” e va in cerca della “pecorella” smarrita. Ad ogni persona vuole comunicare l’Amore del Redentore, che egli celebra nell’Eucarestia e accoglie nella vita. Attinge luce e forza alla Parola di Dio e di Essa nutre la sua predicazione, spezzando il Pane di vita anche ai semplici e ai “lontani”. Alla Parola attinge la sua profonda spiritualità Mariana, che lo accompagna e lo illumina fin da bambino; conduce a Maria anche il Popolo di Dio che gli è affidato, facendo percepire in tutte le circostanze la sua presenza materna, offrendola come modello di ogni credente e via sicura nel seguire Gesù. Dalla contemplazione del Cristo Crocifisso è spinto sulle strade della sua città alla ricerca dei fratelli nei quali Gesù si è identificato ed incontra il Suo volto nella carne umana dei “piccoli” e degli ultimi”: La sua tenerezza di padre è per tutti, particolarmente per i giovani e per quelli di cui nessuno si occupa: prostitute, carcerati, orfani... Li cerca, li ascolta, li sostiene, li accoglie e, insieme ad altri, si batte per costruire una società più umana. È convinto che sia necessario partire dall’educazione dei giovani e in particolare della donna. Elabora i primi progetti e, con amici e collaboratori, inizia a realizzare i suoi sogni. Sono tanti, e sembrano impossibili, ma egli, abbandonato alla Provvidenza, riesce a trovare le risorse per poterli realizzare. Il sogno di una “grande casa” e di un gruppo di “donne consacrate” si è fatto strada in modo più chiaro. Giovanni Battista coinvolge tutta la città nella costruzione dell’Istituto di Carità “Santa Maria Maddalena”, che in poco tempo si riempie di bambine e di ragazze bisognose di tutto: pane, vestito, istruzione, lavoro e soprattutto affetto e tanta tenerezza. Con le cinque giovani, che più di altri condividono la sua esperienza d’amore con il Cristo Redentore, fonda nel 1840 la famiglia religiosa delle Figlie del Crocifisso: a loro affida la realizzazione del suo sogno nella grande casa di accoglienza. Nella giovane Chiesa livornese lascia un solco profondo: semina pace, suscita condivisione, crea comunione, perché tutte le sue componenti crescano nell’armonia, nel dialogo, nella corresponsabilità ber il bene di tutti, testimoniando Cristo nell’amore. Giovanni Battista muore a Livorno, santamente come era vissuto, il 10 giugno del 1844. La sua vita, intensa sino alla fine, lascia progetti incompiuti, sogni e speranze inespresse. Una strada è aperta: è necessario che vi siano persone che raccolgano la sua eredità e ne sviluppino le potenzialità, perché sulle strade della vita continui a germogliare la speranza. La luce che si è accesa con la sua vita continua a brillare come un faro, nella sua città e ovunque venga conosciuta la sua testimonianza d’amore. Preghiera per l’intercessione di don Quilici Gesù Redentore che donasti al tuo servo sacerdote Giovanni Battista Quilici un amore tanto ardente per Te da renderlo infaticabile apostolo di carità, fa che anch’io, imitandone l’esempio, possa vivere in modo da accogliere continuamente i frutti della tua Redenzione. Degnati di glorificare questo tuo servo perché il popolo cristiano più facilmente possa seguirlo nell’adorazione di Te Crocifisso, nella dedizione ai poveri, nel servizio alla tua Chiesa. Amen
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Schema del mese mariano (indice) 1 maggio: Maria, nostra stella 2 maggio: Maria, nostra madre 3 maggio: Maria, Serva del Signore 4 maggio: Maria, primogenita degli eletti. 5 maggio: Maria, donna del compimento 6 maggio: Maria, donna piena di grazia 7 maggio. Maria, donna del SĂŒ 8 maggio: Maria, donna di fede 9 maggio: Maria, donna del Magnificat 10 maggio: Maria, donna del mistero 11 maggio: Maria, donna di Betlemme 12 maggio: Maria, donna di pace 13 maggio: Maria, donna del silenzio 14 maggio: Maria, donna solidale col Figlio 15 maggio: Maria, madre della gioia 16 maggio: Maria, donna esiliata 17 maggio: Maria, donna in cammino 18 maggio: Maria, donna mediatrice 19 maggio: Maria, donna dell’ascolto 20 maggio: Maria, nuova Eva 21 maggio: Maria, donna beata 22 maggio: Maria, donna umile 23 maggio: Maria, Madre dei piccoli e degli umili 24 maggio: Maria, nostra fiducia 25 maggio: Maria, nostra benedizione 26 maggio: Maria, Madre dei discepoli 27 maggio: Maria, Corredentrice 28 maggio: Maria, aiuto dei cristiani 29 maggio: Maria, nostra Regina 30 maggio: Maria, nuova umanitĂ 31 maggio: Maria, Madre della Chiesa nascente
Livorno, 29 Aprile 2014
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