IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi
Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
5 gennaio 2014
“La pace dipende anche da te”. Un augurio questo? Direi quello più vero, perché il mondo ha bisogno di pace, perché le famiglie e le Comunità tutte vivano in pace. Ma questo augurio ha anche un altro significato, forse più bello, più profondo, più importante. Se augurio non vuole essere solo una parola facile e gratuita; se vuol dire aiutare un altro ad aprirsi la sua vita nella vita, quel "dipende da te" ha un valore grande. Dice ad ognuno che bisogna stare con gli altri nella casa, nella chiesa, nella famiglia, nel partito, nella società ma non bisogna nascondersi dietro agli altri della famiglia, del partito, della chiesa e della società; non bisogna lasciar fare solo agli altri qualunque sia la comunità cui partecipiamo. Anzi, un simile auguriom nel nome di Dio che ha creato, o anche solo nel nome della dignità umana, rivela che qualunque convivenza per sopravvivere nella pace ha bisogno anche di "te", e che nessuno è così povero da non essere necessario a tutti gli altri, che nessuno si assenta senza creare vuoti pericolosi. Messaggio per l’Anno 1974- Una missione d’accoglienza
Cominciare da lavoro, casa e giovani
LINEA di Pensiero di Luca Lischi
Che il nuovo anno... he il Nuovo Anno porti ciascuno ad essere più C desideroso di approfondire, di conoscere, di andare a fondo delle questioni. Per superare la mediocrità con cui facciamo le cose e viviamo le relazioni con gli altri. Che il Nuovo Anno ci consenta di riassaporare il gusto del tempo, della lentezza, dello stare insieme. Per superare la fretta dei rapporti tra le persone, la velocità e l’eccessiva abbondanza del consumo. Che il Nuovo Anno offra l’occasione per riscoprire il dono, la gratuità, i carismi, il servizio. Per essere più attenti ai poveri, alle persone sole e compiere così opere di giustizia e di carità. Che il Nuovo Anno favorisca il bisogno di alimentarci di Dio e ci stimoli ad aprire quotidianamente il Vangelo per chiedere con insistenza e gioia "Signore che cosa vuoi che io faccia?". Per un Nuovo Anno fecondo e portatore di frutti, in abbondanza.
Giovedì 9 gennaio alle 17.30
A Natale il Vescovo ha richiamato i politici cattolici alla concretezza. La politica lavori per risolvere i problemi dei cittadini!
IL CARDINAL BETORI A LIVORNO NEL SALONE DEL CENTRO CULTURALE IN VIA DELLE GALERE asta la superficialità. Questo presente non B può essere superato positivamente con una fede tiepida, rinchiusa in magnifiche cattedrali
DI
NICOLA SANGIACOMO
asa e lavoro sono diritti essenziali per l’uomo e i politici devono operare perché ad ogni cittadino non manchino mai; è questo il senso del messaggio che il Vescovo ha voluto rivolgere ai cattolici impegnati in politica in occasione del ritiro di Natale. A questi due temi fondamentali monsignor Giusti ha poi aggiunto un terzo ambito di interesse per chi fa politica da cattolico in questo tempo di crisi, quello dei giovani.
C
Sulla questione lavoro ha parlato di salario minimo garantito, di cooperative sociali, di sussidiarietà, di un nuovo sistema di welfare che garantisca un lavoro per tutti. Questioni da affrontare all’interno di una nuova cultura del lavoro, dove potrebbe essere necessario lavorare meno (e quindi guadagnare meno) per lavorare tutti, oppure trovare un lavoro che non sia quello tradizionale a posto fisso e guadagno garantito soprattutto per i più giovani. E, a proposito della situazione locale, il Vescovo ha evidenziato la questione esemplare del grande bacino di carenaggio che potrebbe, secondo alcuni imprenditori del settore, creare nel giro di meno di un anno almeno 150 – 200 posti di lavoro. Sembra che questo non accada solo per la lentezza delle decisioni delle autorità preposte a sbloccare alcune questioni burocratiche. Ha invitato quindi i politici a prendersi a cuore la questione ricordando che le emergenze di questo periodo non ammettono ulteriori ritardi ed occorre dare un segnale di speranza alla città. Su questi temi, ha ricordato il Vescovo, dovranno
Sulla questione lavoro il Vescovo ha parlato di salario minimo garantito, di cooperative sociali, di sussidiarietà, di un nuovo sistema di welfare che garantisca un lavoro per tutti. Questioni da affrontare all’interno di una nuova cultura del lavoro misurarsi i politici che vorranno impegnarsi nella ormai prossima campagna elettorale per il rinnovo delle amministrazioni locali. Monsignor Giusti ha collocato anche il tema della casa all’interno di una meditazione sui principi della dottrina sociale della Chiesa dicendo che «i beni del creato, prima di essere partecipati dai singoli secondo il principio diritto della proprietà privata, hanno una destinazione universale». In questo senso è arrivato a giustificare la possibilità di requisire le case sfitte quando non si riuscisse a garantire un tetto ad ogni
cittadino, una condizione minima per la dignità dell’uomo. «Il diritto di proprietà – ha sintetizzato – per la dottrina sociale della Chiesa viene dopo i diritti della persona». A proposito dei giovani ha concluso la sua meditazione chiedendo di sostenere nuove idee di lavoro giovanile: «occorre educare i giovani a sviluppare la loro creatività, capacità di intraprendere superando il modello culturale dello stipendio fisso, garantito, senza rischi e senza verifiche reali di produttività». Dopo la meditazione ogni
partecipante ha avuto la possibilità di intervenire sui temi del giorno: si è così sviluppato un dibattito serrato da cui sono emerse evidenti le difficoltà della politica locale, incapace di affrontare concretamente i temi cittadini più urgenti, senza cadere nella genericità dei temi nazionali. Un’incapacità che ha rilevato anche il Vescovo nella sua conclusione quando ha richiamato i presenti a costruire una piattaforma di idee fatta da pochi punti concreti su cui lavorare insieme. «Ricordatevi - ha detto – che nella vostra attività politica dovrete lavorare per risolvere i problemi concreti dei cittadini livornesi, non affrontare questioni generali da campagna elettorale europea». E ha quindi fatto l’esempio di due questioni su cui non aveva avuto nessuna risposta come quella del bacino di carenaggio e quella dell’emergenza casa. Ha quindi concluso facendo un richiamo all’efficacia dell’agire politico: «Dobbiamo parlare il linguaggio della concretezza, altrimenti sembra che per i politici l’importante sia solo chiacchierare e non fare». Si ringrazia Roberto Manera per le fotografie
o in sontuose Chiese. Basta a comunità tranquille che si fanno belle con riunioni infeconde e discorsi vuoti. Basta una fede egoistica tra le mura di addobbate case piene di luci e di ricchezze. Occorre andare fuori, uscire, partecipare a momenti di incontro e di studio per approfondire e conoscere e provare a individuare la radice delle questioni. Per alimentare così la propria fede. Allora ecco un’occasione importante da cogliere al volo. Guai farsi intorpidire dalla pigrizia, dalla comodità di affondare nei nostri comodi divani di fronte agli imbonitori occulti. Uscire, uscire per incontrare e osservare la realtà. Toccarla con mano. Ecco il prossimo incontro del Progetto Culturale con il cardinal Giuseppe Betori che offrirà l’occasione per commentare l’Esortazione Apostolica di Papa Francesco "Evangellii Gaudium". E’ la gioia del Vangelo che può sicuramente riempire le nostre pallide vite e aiutarci a comprendere la realtà, il contesto nel quale operiamo. Ecco il bisogno di avere una "sempre vigile capacità di studiare i segni dei tempi". Studiare, studiare, studiare i segni dei tempi. E quindi non tollerare più che si sprechino vite e si sprechino risorse, quali il cibo e il pane. Per questo occorre essere cristiani scomodi e richiamare al bisogno di un’etica della solidarietà, della gratuità, del dono, che superi l’etica del consumo che assorbe in modo indecente le nostre vite. L’incontro con il cardinal Betori costituirà un momento significativo per richiamarci a ricorrere a Dio affinché ispiri il cammino da intraprendere per favorire città più capaci di dare risposte per il lavoro e per la casa, i beni primari per l’esistenza di ciascuno. L’apertura alla trascendenza potrebbe portare a vocazioni nobili per la politica aiutando a superare le crisi, le divergenze tra economia e bene comune."Chiedo a Dio che cresca il numero dei politici capaci di entrare in un autentico dialogo che si orienti efficacemente a sanare le radici profonde e non l’apparenza dei mali del nostro mondo!" Anche noi uniamoci, con una assidua preghiera, a queste parole di Papa Francesco. (vedi locandina pag VIII) L.L.
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
5 gennaio 2014
L’INCONTRO.........
Speciale CARITAS
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con monsignor Bregantini
Nella foto un momento dell’incontro con monsignor Bregantini, svoltosi all’interno della struttura di via Donnini; sotto il volantino diffuso in questi giorni che invita a sostenere l’acquisto degli arredi per la struttura
«Inseguire un sogno perché diventi un segno» Nei giorni di Mercoledì 18 e Giovedì 19 dicembre è stata inaugurata ufficialmente la struttura Caritas “Sorgenti di Carità”diVia Donnini, uno spazio di aggregazione e formazione e una “Casa dei Mestieri”. Per l’occasione è intervenuto Mons. Giancarlo Maria Bregantini, Arcivescovo di Campobasso-Bojano n segno importante che resti nel tempo, un modo di concepire e di rapportarsi con l’evoluzione della povertà in modo diverso». Con queste parole Enrico Sassano, direttore della Caritas diocesana, ha introdotto la prima serata di eventi e festeggiamenti per l’inaugurazione della nuova struttura del quartiere Sorgenti. A seguire la proiezione del video di Riccardo Repetti, di Gaetano Mastrorilli e Giuseppe Mascambruno, moderatore della serata, di una panoramica sui lavori di adeguamento della struttura (finanziati anche con il contributo della Fondazione Livorno e dei Lions), con interviste a suor Raffaella Spiezio, Presidente della Caritas diocesana, e al vescovo di Livorno Mons. Simone Giusti, il quale ha definito "allarmante" l’attuale situazione di crisi e di povertà in cui versano gli Italiani, in cui la politica non riesce a risolvere i problemi di mancanza di lavoro e di abitazioni, veri e propri "diritti biblici". Successivamente l’intervento di Mons. Bregantini, il quale ha focalizzato l’attenzione sull’importanza di "inseguire un sogno perché diventi un segno, un’impronta nuova all’interno della società, un punto di svolta, un germoglio per far crescere una grande pianta". Per l’Arcivescovo di Campobasso, già Presidente Oggi la Chiesa della Commissione C.E.I. Sociali e Lavoro, italiana si sta Problemi Giustizia e Pace e risvegliando Salvaguardia del Creato e anche membro sotto la guida attualmente della Commissione di Papa Francesco Pontificia per il clero e la ritrovando vita consacrata, è questo che deve avere una nella dolcezza l’intento comunità cristiana in e nelle parole quanto tale, un popolo che decise del Pontefice non deve smettere mai di la speranza ma che, una maturazione, cercare anzi, deve essere sempre perché possa propositivo. Un percorso da insieme con e per gli rispondere fare altri, con uno sguardo vivo, prontamente alle ricco di positività, che non attuali esigenze smette mai di scorgere la di Dio nelle opere della società firma compiute dall’uomo, progetti e idee che maturano e crescono, e sfide che si affrontano, come questa "nuova Caritas". E in questo nuovo "segno" abbiamo al centro due aspetti fondamentali che ritroviamo nel Vangelo: l’attenzione per i poveri e la necessità di superare ogni tipo di crisi partendo dalla formazione. "Oggi la Chiesa italiana si sta risvegliando sotto la guida di Papa Francesco - continua Mons. Bregantini - ritrovando nella dolcezza e nelle parole decise del Pontefice una maturazione, perché possa rispondere prontamente alle attuali esigenze della società, e riscoprendo l’umiltà, abbassandosi
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come ha fatto Gesù, che è stato anche Maestro, formatore: ai pescatori che si arrendono di fronte alle reti vuote, Egli sale sulla barca e inizia anzitutto a insegnare. Poi convince Simone a gettare nuovamente le reti: a quel punto la raccolta diventa abbondante." Cristo è vicino a noi nelle difficoltà, sulla "stessa barca", e ci insegna a non arrendersi. Quindi amore per il prossimo e formazione sono i due punti fondamentali
attorno a cui compiere la svolta. Per l’occasione Mons. Bregantini ha ricordato anche alcuni aneddoti su Mons. Ablondi e Mons. Savio, e ha invitato tutti i presenti a partecipare alla marcia della Pace del 31 dicembre, a Campobasso. A conclusione della serata vari interventi da parte del pubblico e il saluto di suor Raffaella e del nostro Vescovo. Fabio Figara
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Nelle foto: il momento del taglio del nastro con il presidente della Fondazione Livorno Luciano Barsotti e la dottoressa Luisa Terzi, il vescovo Giusti e suor Raffaella Spiezio presidente della Caritas; il momento della preghiera che ha preceduto la conferenza stampa; i presenti all’inaugurazione; il manifesto con le foto ed i ringraziamenti a chi ha sostenuto la realizzazione della struttura; un’immagine dell’entrata della struttura e nella colonna: il logo disegnato dal grafico Marco Masini, e gli artigiani che erano presenti nel giorno dell’inaugurazione e che aiuteranno gli apprendisti della Casa dei Mestieri: Chiara con i suoi lavoretti creativi, la signora Nunzia Schettino con la pasta e pane fatti a mano; la sarta Liliana e il falegname Giovanni Fois.
Inaugurato il nuovo centro Caritas “Sorgenti di Carità”: uno spazio rivolto a ridare speranza e non solo a chi l’ha persa. Un sostegno per tornare a “nuova vita”
SORGENTI DI CARITÀ.........
apre le porte alla città
Costruire le ragioni del vivere DI
MARTINA BONGINI
n magnifico regalo sotto l’albero, quello che è stato donato giovedì 19 dicembre alla città: il nuovo centro Caritas "Sorgenti di Carità". Un dono un po’ speciale, cercato e voluto per dare una continuità al Porto di Fraternità di Via delle Cateratte, con l’intento di rispondere alle molteplici e sempre più crescenti esigenze che il territorio presenta. Si, perché ad oggi non basta più sostenere i poveri e gli emarginati ma è necessario dar loro una speranza, una spinta per «costruire le ragioni del vivere» come ha spiegato Suor Raffaella Spiezio, presidente della Fondazione Caritas, nel presentare la nuova struttura. Questo ambiente offrirà non soltanto dei servizi ma guarderà ai bisogni della città, alla marginalità alle difficoltà che le famiglie e i
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singoli si trovano a dover combattere ogni giorno con una crisi che sembra aver preso il sopravvento su tutto e non sembra arrestarsi; «un luogo dove non si pretende di risolvere i problemi ma dove sarà possibile intraprendere un cambiamento» sottolinea il direttore dell’ufficio di pastorale della Carità, Enrico Sassano. Con i suoi 740 metri quadri circa, disposti su due piani, il nuovo centro Caritas, sarà uno spazio che ospiterà la scuola dei mestieri, che permetterà a chi non ha un lavoro oppure lo ha perso, di impararne uno nuovo e potersi così rimettere in gioco, grazie alla sensibilità di alcuni artigiani che si metteranno a loro disposizione. Ed ancora, un centro per la famiglia a sostegno della genitorialità, un centro diurno con una biblioteca e un internet point ed infine un punto di accoglienza notturna. L’emozione e la felicità si leggono
non solo negli occhi di Suor Raffaella, del diacono Sassano e di monsignor Simone Giusti ma anche in quelli dell’avvocato Luciano Barsotti, presidente della Fondazione Livorno, che conferma ancora una volta la volontà di dare un continuo al percorso intrapreso nel 2001 con la costruzione dell’allora Porto di Fraternità, un luogo che potesse essere in grado di rispondere alle esigenze ed emergenze del territorio che negli anni sono progressivamente aumentate. «Nel tempo, continua l’avvocato Barsotti, si è sentito il bisogno di creare un percorso di accompagnamento e di affiancamento al Porto di Fraternità e così è nata questa nuova idea». «Vorrei però sottolineare che come Fondazione, abbiamo partecipato, non come semplici sponsor ma come "co-progettisti" volendo essere parte attiva di questa impresa; se vogliamo realizzare questo tipo di opere infatti, è necessario creare un rapporto circolare, che metta insieme, istituzioni, associazioni ed imprese, ognuno con la propria parte e le proprie risorse per arrivare ad un welfare di comunità». Il bene comune, come obiettivo dei diversi operatori della città; come sottolinea monsignor Simone Giusti «questa struttura, è il segno di un buon lavoro di squadra, una squadra che oggi è riuscita a fare goal! Ma non dobbiamo fermarci qui, è necessario infatti rimanere in ascolto delle nuove povertà per dare una risposta concreta. La casa e il lavoro, continua il
Vescovo, sono diritto di tutti e i politici, i servizi sociali devono trovare il modo per far si che questa non sia un’utopia ma una garanzia per tutti. Dobbiamo lavorare instancabilmente per i poveri con la speranza che questi servizi e questa struttura rimangano vuoti, perché vorrà dire che il nostro obiettivo sarà stato raggiunto». Che fare adesso? Come suggerisce in modo scherzoso monsignor Giusti, «noi abbiamo creato questo centro ma il lavoro non è finito, perché mancano gli arredamenti e speriamo che entro la fine dell’anno, arrivino grazie a qualche donazione!» Per questo, i ringraziamenti del Vescovo che si aggiungono a quelli di Suor Raffaella, all’amministrazione comunale per la celerità nel rilascio dei permessi e all’azienda sanitaria per i controlli. Un grande grazie corale, rivolto alla Diocesi alla Fondazione Livorno che hanno pensato, voluto e sostenuto questo nuovo sogno, all’ing. Caturegli che ha fatto si che il sogno diventasse realtà, alle diverse ditte che in tempi brevissimi (la prima pietra è stata posata il 1 Marzo e l’inizio dei lavori il 15 Maggio) sono riuscite con non poca fatica a completare il lavoro. Oltre a questi attori però, molte mani hanno contribuito a questo dono per la città, dagli operatori ai volontari della Caritas, dimostrando che sognare per gli altri si può…ed è ancora più bello!
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Agenda del VESCOVO
LUNEDÌ 6 GENNAIO 9.00 Festa della befana al reparto di pediatria dell’ospedale 10.30 S. Messa dell’Epifania in cattedrale 12.30 Pranzo di Epifania alla Carita, in via delle Cateratte MARTEDÌ 7 GENNAIO nella mattina, udienze clero in vescovado 18.00 incontro con il centro missionario in vescovado MERCOLEDÌ 8 GENNAIO 9.30 in vescovado, incontro con i vicari foranei 18.30 tavolo dell’oggettività con i primari dell’ospedale in vescovado GIOVEDÌ 9 GENNAIO 10.00 incontro con il collegio dei consultori in vescovado 11.00 consiglio episcopale in vescovado 17.30 incontro su Evangelii Gaudium con il cardinale Giuseppe Betori al Centro culturale diocesano di Via delle Galere (vedi pag. VIII) VENERDÌ 10 GENNAIO Nella mattina, udienze laici in vescovado 18.30 incontro con i cresimandi, genitori, catechisti e parroci in vescovado 21.00 in vescovado, consulta delle aggregazioni laicali SABATO 11 GENNAIO Convegno del Movimento Cristiano Lavoratori DOMENICA 12 GENNAIO 11.30 S. Messa e cresime alla chiesa di S. Maria di Montenero
Libri da LEGGERE
di Mo.C.
Vecchini S. -Storie per parlare di Dio ai nostri figli. Illustrazioni di Giusy Capizzi.- Ed. San Paolo, pp.96, euro 18,00 Dieci cose da sapere su Dio che possiamo fare conoscere ai nostri figli attraverso altrettanto storie della Bibbia tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento e rinarrate appositamente per loro. Dieci bellissime notizie da ricordare, meditare, assaporare insieme ai nostri figli affinché ci aiutino con le loro domande a comprenderne la grandezza. Dieci cose da fare per incontrare Dio che possiamo suggerire ai nostri figli attraverso altrettante storie che hanno come protagonisti bambini alle prese con piccole, grandi vicende quotidiane. Dieci atteggiamenti da incoraggiare allenando il loro spirito a riconoscere Dio, la sua voce, il suo amore.
Diocesi informa In RICORDO
Il compleanno di monsignor Alberto Ablondi I
n un modo particolare e singolare è stato ricordato il compleanno di Mons. Ablondi, dalla Chiesa di Livorno, e così alla vigilia del compleanno del Vescovo Alberto, Lunedì 16 Dicembre, nel tardo pomeriggio il Vescovo Simone si è recato in via della Madonna 32 nella sede del Centro Mondialità Sviluppo Reciproco, dove ad attenderlo ed accoglierlo, c’erano numerose persone di ieri e di oggi del Centro Mondialità Sviluppo Reciproco, amici e collaboratori di Mons. Ablondi, una bella testimonianza di come l’amore, l’affetto, il bene superano ogni cosa anche la morte. Spesso il Vescovo Simone ci ricorda questo, e Lunedì 16 grazie ai Vescovi Alberto e Simone abbiamo constatato la concretezza di questo valore. E cosa ha fatto il Vescovo Simone in questa visita al Centro Mondialità Sviluppo Reciproco ? Un forte gesto di gratitudine, di riconoscenza verso il Vescovo Alberto, infatti ha dedicato l’immobile di Via della Madonna 32 al compianto Mons. Ablondi per suoi sentimenti di apertura e di accoglienza di ogni diversità che si fa ricchezza se nella reciprocità sappiamo andare oltre, valori che il Centro Mondialità Sviluppo Reciproco nei suoi 34 anni di vita, proprio in via della Madonna 32, propone alla città ed ai paesi del sud del mondo con i quali coopera. Grazie Vescovo Alberto per i grandi e tanti insegnamenti che nel lungo episcopato ha saputo donare alla chiesa e città di Livorno, grazie Vescovo Simone per come ha saputo, ancora una volta, rendere sempre presente tra di noi il Vescovo Alberto, e così in questo clima di gioia e di commozione è stata scoperta una targa che suggella questo bel compleanno e ricorda i valori più cari di Mons. Ablondi: la fratellanza fra i popoli. Con l’occasione è stato ricordato anche il fondatore del Centro Mondialità Sviluppo Reciproco, Don Carlo Leoni che l’età e la malattia lo hanno costretto a non essere presente a questo importante appuntamento, ma la partecipazione di alcuni sui “giovani di ieri” , oggi in età matura, hanno confermato quanto l’azione educativa e l’intuizione di Don Carlo alla mondialità non sia stato un episodio dell’età giovanile, bensì una sentimento di attenzione all’altro per tutta la vita. Giusy D’Agostino, “una giovane” di Don Carlo
Cantelmi T. Scicchitano M. -Educare al femminile e al maschile.- Ed. Paoline, pp. 188, euro 13,00 Il crescere nell’identità di genere è una delle emergenze in ambito educativo. Che cosa è femminile e che cosa è maschile? Che cosa è dato e che cosa è innato nell’essere femmina o maschio? L’essere diversi vuol dire anche essere diseguali? Che tipo di approccio è richiesto alle cosiddette "agenzie educative" ( famiglia, scuola, istituzioni)? Che valenze hanno le scuole omogenee, così diffuse nel mondo anglosassone? Tonino Cantelmi, docente di psicologia dello sviluppo e dell’educazione presso la LUMSA e Marco Scicchitano, psicologo e psicoterapeuta di Roma che si occupa di adolescenti e di problematiche dello sviluppo, affrontano l’argomento con tesi scientifiche e sociologiche, esposte in maniera accessibile e divulgativa. Esaminano l’importanza di un idoneo atteggiamento da parte dei genitori ed educatori nell’incanalare le potenzialità dell’essere femmina e maschio dei propri figli o allievi e nel proporre un modello coerente e credibile.
La nuova intitolazione dei locali che ospitano il Centro Mondialità e Sviluppo Reciproco
CURIOSITÀ’
In ricordo di Giada
UNA CANZONE PER PAPA FRANCESCO
SABATO 4 GENNAIO Nell 11° anniversario della nascita in Cristo, nella memoria liturgica di Giada, alle ore 17.00 celebrazione eucaristica presso la chiesa della Sacra Famiglia di Shangay. Celebra don Fabio Menicagli
“Amico Papa” è il titolo della canzone dedicata a Papa Francesco che è stata fatta ascoltare in anteprima nel corso di una conferenza stampa svolta a Palazzo Comunale. Erano presenti l’assessore alle culture Mario Tredici e i promotori di questo progetto che vede coinvolti artisti livornesi e pisani: infatti è di Pisa il prof. Franco Nocchi, autore dei testi e delle musiche oltre che interprete della canzone, mentre è livornese Thomas Aspidi, il general manager di questa iniziativa autorizzata dalla Santa Sede. A gennaio la canzone “Amico Papa” sarà immessa nel circuito commerciale. Il ricavato sarà interamente devoluto all’acquisto di macchinari per l’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”.
L’intero ricavato della vendita del brano sarà devoluto all’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”
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In viaggio per adorarlo
La gloria e lo splendore di Sion La liturgia della parola si apre con la grande visione profetica dei popoli che convergono su Gerusalemme, città santa, abitata dalla gloria di Dio. Le parole chiave sono “gloria”, “luce”, “splendore”. A Sion i popoli trovano qualcosa di bello e importante, per il quale vale la pena di portare doni. È da notare che l’atto di portare doni nel mondo antico era un atto di sottomissione, dovuto da parte dei vassalli ai sovrani e ai dominatori. La signoria di Dio che risplende a Gerusalemme è però qualitativamente diversa: coloro che entrano in essa “proclamano la gloria del Signore”. Riconoscono che Dio è il re: un Signore di cui è bello cantare le lodi. Le tenebre dei popoli I popoli infatti abitano nelle “tenebre”. Il mistero di Dio, che risplende per Israele, è nascosto alle genti. Anche la seconda lettura mette in evidenza il nascondimento del progetto di Dio. Possiamo però chiederci che senso ha tenere per tanto tempo i popoli nell’oscurità. Certamente, essa è anche il frutto di un cedimento al peccato. Allontanandosi da Dio, l’umanità fa esperienza del vuoto e della tenebra. Cercando una propria libertà indipendente dall’amore di Dio, si cade in molteplici forme di schiavitù. Dio permette questa esperienza, perché ogni creatura possa rendersi conto di cercare qualcosa di più di Erode, di aspirare a qualcosa di meglio rispetto alla nebbia del peccato. Israele è chiamato a rivestirsi di luce non per se stesso, ma come un faro perché i popoli ritrovino la rotta. I Magi sono il modello del ritorno a Dio da parte di tutte le nazioni, che escono dalle tenebre e ritrovano la luce. Che cosa merita di essere adorato I Magi cercano il re che è nato “per adorarlo”. Nel loro cammino incontrano tante realtà che sembrano chiedere e meritare rispetto e una sorta di venerazione: la grande città, il re potente, i saggi di Israele, depositari delle Scritture… anche gli uomini e le donne del
«I Magi si presentano come studiosi, sapienti. Un buon formatore è colui che coltiva la sapienza, come i Magi che si presentano come studiosi delle stelle, e quindi tra i più elevati sapienti del loro tempo. Ma la sapienza, pur se coltivata non basta: i Magi non solo sanno riconoscere la stella, ma si mettono in viaggio per adorare il re che è nato. Ricercando con dedizione la verità, essi sopravanzano il popolo stesso di Dio, che abita a Gerusalemme, che sembra quasi impaurito dalla notizia» nostro tempo trovano numerosi miti e divi che attirano fenomeni di vera e propria adorazione. Il progresso della tecnologia e della scienza, i campioni dello sport, i grandi personaggi dello spettacolo, lo strapotere dell’economia e del denaro: ecco ciò che, di fatto, si finisce per adorare. Anche se non lo merita. I Magi mostrano come sia possibile resistere alla tentazione, allontanandosi da tutto ciò, fino a quando incontrano la madre e il bambino, segni della grandezza che si fa piccola, dell’amore di Dio.
Per gli educatori La sapienza operosa I Magi si presentano come studiosi, sapienti. Un buon formatore è colui che coltiva la sapienza, come i Magi che si presentano come studiosi delle stelle, e quindi tra i più elevati sapienti del loro tempo. Ma la sapienza, pur se coltivata non basta: i Magi non solo sanno riconoscere la stella, ma si mettono in viaggio per adorare il re che è nato. Ricercando con dedizione la verità, essi sopravanzano il popolo stesso di Dio, che abita a Gerusalemme, che sembra quasi impaurito dalla notizia. Né Erode né i dottori della Legge si spostano, pur conoscendo le Scritture, e pur
potendo fornire l’indicazione ai Magi. Colui che riceve il delicato incarico ecclesiale di educare alla fede, oltre ad essere chiamato lui stesso, se non a un lungo viaggio, quantomeno ad una profonda conversione, si trova ad avere a che fare con nuovi Erodi e nuovi dottori della Legge, oltre che con nuove folle impaurite. Erode: l’ascoltatore interessato Erode si mostra interessato alle parole dei Magi. Ma il lettore sa che è solo per paura di perdere il suo potere. Così anche molte persone che frequentano le riunioni e i gruppi ecclesiali, coltivano in realtà interessi laterali, e tenderanno a dileguarsi non appena sarà esaurito il vantaggio che intendevano acquisire. Allo stesso modo possiamo incontrare educatori interessati: persone che esercitano un ministero ecclesiale in vista di un qualche potere e prestigio che esso conferisce. Non potremo mai dirci completamente al sicuro da una simile tentazione. Per tutti però viene il tempo della croce: quando l’agire torbido viene smascherato, e i finti ascoltatori si rivelano persecutori, come Erode, o si dileguano, come Pietro di fronte all’accusa infamante di essere discepolo. Gli scribi del popolo: l’ascoltatore saccente Gli scribi non sono presentati
come veri ascoltatori della Parola, ma piuttosto come depositari e custodi del sapere. A richiesta essi sanno ripetere la profezia; ma è una consulenza fredda, quasi una prestazione professionale, un’esibizione di cultura che non li spinge all’azione, non li coinvolge nella vita. Ora, ciò che dovrebbe produrre una profezia è proprio il cambio di atteggiamento, sia emotivo, sia intellettuale, sia morale: chi era depresso riscopre la speranza, chi ha peccato scopre la possibilità del perdono, chi si arroga diritti che non ha entra in una diversa prospettiva, conformandosi alla giustizia di Dio. La profezia che non tocca nel profondo del cuore resta sterile. La folla paurosa Come è possibile che Gerusalemme resti turbata di fronte all’annuncio del compimento delle sue attese? Eppure ogni annunciatore sa che può venire quel momento, in cui coloro che si ritenevano eletti si tirano indietro. Ci può essere infatti una fede vissuta come semplice emozione, o evasione rassicurante, come fattore di condivisione comunitaria, che rassicura e conferisce identità. Ma quando la fede si manifesta come qualcosa che tocca la vita, che genera una decisione personale, quando davvero Dio irrompe nella storia, emerge il desiderio di ritrarsi nell’anonimato, di non essere coinvolti fino in fondo. I Magi annunciano che il Re è nato: e quindi qualcosa sta davvero cambiando. La folla reagisce nello stesso modo in cui agirà molti anni più tardi con Gesù: quando le esigenze del vangelo divengono radicali, molti si tirano indietro. La sapienza perseverante La sapienza perseverante non si lascia abbattere né dalla freddezza, né dalla malignità, né dall’interesse, né dal cedimento pauroso. I Magi continuano a cercare, e cercando annunciano, senza deviare dal loro cammino, che porta a Betlemme. Dal Sussidio CEI per l’Avvento
Speciale EPIFANIA
6 GENNAIO: EPIFANIA DEL SIGNORE.........
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5 gennaio 2014
UN SANTO NATALE CON IL CUORE SEMPLICE IL MESSAGGIO DI AUGURI DEL SERRA CLUB l Serra Club di Livorno per la cena Iospite augurale delle festività natalizie, Monsignor Simone Giusti, insieme a diversi seminaristi e sacerdoti della Diocesi, ha voluto porre l’attenzione sulla comunità cristiana di Betlemme che versa purtroppo in una crisi così profonda che richiede il sostegno e la partecipazione di tutti. Un tronco di legno proveniente proprio da Betlemme, con inciso il presepe è stato donato ai presenti come segno di una presenza e di un invito a far sì che gli oltre duemila anni dalla Natività vedano in ciascuno di noi un cuore aperto a Colui che ha scelto la nostra natura umana per renderci partecipi della sua divinità. I messaggi sia di Monsignor Giusti che del cappellano padre Gabriele Bezzi hanno rimarcato come bisogna rifuggire da quei sentimenti pagani e mielosi che sminuiscono, se non addirittura "annacquano" l’essenza del Natale, mistero comprensibile solo se abbiamo un cuore semplice e umile come Maria e Giuseppe. Dobbiamo dunque "vivere e amare che sono l’essenza di Dio e aprire quella porta che ci porta oltre, verso Betlemme, segno di un amore che fa cose grandiose". Mo.C.
Nessuna cella può tenere fuori il Signore
La Messa di Natale in carcere resenti la direttrice del carcere Le Sughere Santina Savoca, il comandante di reparto Morgana Fantozzi, le guardie carcerarie e molti detenuti, la mattina di Natale il vescovo Simone e il cappellano frate Siggillino, hanno concelebrato la S. Messa. Frate Michele ringraziando monsignor Giusti della presenza e così pure le autorità carcerarie e i volontari che hanno reso possibile questa
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celebrazione e questa condivisione di momenti di gioia, ha voluto ricordare le parole del Papa Francesco nel recente incontro a Roma con i cappellani delle carceri il quale li ha pregati di portare ai carcerati la sua costante preghiera perché non si scoraggino e non si chiudano. Il Signore è vicino a loro e «nessuna cella è isolata da escludere il Signore: nessuna; Lui è lì; piange con loro, lavora con loro, spera con loro; il
suo amore paterno e materno arriva dappertutto e prego perché ciascuno apra il cuore a questo amore». Il Papa ha anche sottolineato come il ministero di cappellano sia un’opera di misericordia che rende visibile la presenza del Signore nel carcere e nella cella ed è segno della vicinanza di Cristo a questi fratelli che hanno bisogno di speranza. Monsignor Giusti durante l’omelia ha indicato come la nascita
del Bimbo rappresenti una «nuova creazione» per tutti noi e che opera meraviglie. Tutto è opera di Dio e la nascita da una Vergine non vuole essere un dato morale, ma solo segno della sua opera meravigliosa. La raffigurazione infatti nelle icone di Maria con le tre stelle sul manto, sta ad indicare la sua verginità prima, durante e dopo il parto. Questa maternità fa sì che la prima umanità venga liberata dalla morte e partecipi alla nuova vita che lo Spirito Santo ha reso possibile perché ci trasforma. Nella misura in cui compie meraviglie e noi ci lasciamo da Lui trasformare, come san Disma, il primo redento a cui Dio ha aperto le porte del Paradiso, saremo partecipi di questa nuova vita: «il Natale infatti è l’avvento
di un Bimbo che con il suo amore ci conduce alla vita eterna». Al termine della celebrazione sono stati offerti sia al personale delle carceri che ai detenuti i calendari interreligiosi della rivista della San Paolo Jesus, dove sono presentate le festività cristiane, ebraiche e musulmane dell’anno 2014. Queste feste possono rendere gioiosi i nostri giorni feriali e il loro rimando all’unico Dio può ricondurci a pensare all’unica cosa necessaria nella nostra vita e nello scorrere dei giorni : «l’amore di Dio e l’amore del prossimo, quel "comandamento" che è parola di libertà, di felicità, di pienezza di vita; che è promessa e attesa, anno dopo anno di una vita senza fine». Mo.C.
La tavola rotonda in vescovado
Una storia nella storia di Livorno
I 150 anni della Chiesa Battista ei locali del Centro Civico della Circoscrizione 5, i Battisti hanno ricordato i 150 anni della loro presenza in Italia con la conferenza-dibattito del Pastore battista Emanuele Paschetto. I Battisti fanno parte di quel ramo della Riforma Protestante che si sviluppa nel XVI secolo e che, ai nostri giorni, ha avuto in Martin Luther King uno degli esponenti e testimoni più significativi e prestigiosi. Nel corso degli anni i Battisti hanno elaborato concetti teologici molto pregnanti basati sulla libertà di coscienza, ed è stato proprio il tema “Passione per la libertà” che il Pastore Paschetto ha trattato con dovizia di particolari e di riferimenti storici. E’ emerso così che che le Chiese battiste hanno come fulcro della loro missione, l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera, la vicendevole collaborazione tra i propri appartenenti. A causa delle loro scelte i Battisti furono oggetto di persecuzioni anche cruente ma non persero mai di vista la vocazione alla libertà e all’impegno per la pace e la giustizia. Il movimento battista in Italia cominciò a diffondersi a partire dal 1863 dopo l’Unità italiana grazie all’arrivo di missionari inglesi e americani che animarono la predicazione evangelica. L’incontro è stato coronato, sempre nei locali della circoscrizione, da una mostra storico documentaria che ha evidenziato i momenti più importanti della Chiesa Battista in Italia, dalle origini ad oggi, specificando quali sono stati i protagonisti, i rapporti con la cultura italiana e con la Chiesa Cattolica, le guerre mondiali e la ricostruzione del nostro Paese su basi democratiche. Gi.Gi.
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Mons. Pio Alberto Del Corona Un vescovo santo tra Livorno e San Miniato a recente firma di Papa Francesco avvenuta il 9 ottobre 2013, che autorizza la promulgazione del Decreto sull’eroicità delle virtù del Servo di Dio Mons. Del Corona, dichiarato quindi Venerabile, ha fatto sì che si proseguisse il percorso intrapreso già da alcuni anni di approfondimento della conoscenza di una figura di così grande prestigio per la nostra città. Infatti già precedentemente erano stati tenuti dei convegni che ne avevano evidenziato alcuni aspetti, inquadrandolo sia dal punto di vista storico- risorgimentale che nell’impegno pastorale di Vescovo, ma era quanto mai necessario far conoscere i rapporti ed i legami di Mons. Del Corona con Livorno, evidenziando alcuni aspetti che ne esaltano il suo impegno sociale e caritativo. Nella tavola rotonda che si è tenuta nella sala Fagioli del Vescovado, il Prof. Paolo Morelli ed il Dott. Andrea Zargani, hanno magistralmente presentato gli aspetti che vedono questo Vescovo, non dimenticare mai, la sua città natale, anche quando il suo ministero episcopale lo teneva lontano. Il Prof. Paolo Morelli, ha ricordato come mons. Pio si sentisse fortemente legato al cattolicesimo livornese pur con tutte le sue pecche e durante tutta la sua vita non mancò di sostenerlo e di incrementarlo con la predicazione e con gli scritti e così pure, fu sempre vicino ai suoi familiari che visitò frequentemente, fintanto che, come dirà al Giani nel 1901, a Livorno non avrà "più altro che tombe". Ricordando un episodio, verificatosi nel 1868, quando un industriale livornese, Gustavo Corridi, fu ucciso a coltellate da mano rimasta ignota, il giovane padre
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Pio Alberto, di cui già si conoscevano le doti oratorie, nell’elogio funebre tenuto nella chiesa della Madonna si sentì in dovere di giustificare il suo ruolo in quella circostanza: egli era un ecclesiastico che, però, non ha ricevuto l’incarico di tessere il panegirico di un santo, bensì di narrare "il caso infelice di un valent’uomo, di un uomo che ha ben meritato di molti uomini della vostra e mia città". E se da una parte aveva elogiato le sue qualità di imprenditore, dall’altra non risparmiò le critiche definendolo "un certo rigoglio di animo ardente e iroso: ma pensate che egli ebbe assai spesso a conversare con una moltitudine faccendiera, volgare, provocatrice". Un altro aspetto che non mancò mai nella predicazione di Del corona è "l’alleanza di Maria con Livorno". Egli infatti ricordando il terremoto del 14 agosto 1846 - aveva allora 9 anni - che seminò morte e distruzione sulle Colline Pisane e Livornesi, ma non provocò danni in città; non esitò ad attribuire la salvezza di Livorno all’intercessione della Vergine, così come, del resto avevano fatto sul momento i suoi concittadini dei quali descrive spontanee manifestazioni di fede popolare nella quale "i livornesi si sentono figli e contemplano la celeste Madre". Pur essendo dunque un popolo di bestemmiatori il loro legame a Maria li rende "un popolo dal cuore largo come il Tirreno"; definizione questa data nel 1901che attesta il suo amore per la propria città natale e i suoi concittadini. Il Prof. Andrea Zargani, a partire dai documenti, contenuti nell’Archivio della Diocesi, ha presentato altri aspetti della "li-
vornesità" di Del Corona. Descrivendone gli anni giovanili, ha ricordato la sua frequentazione presso la Conferenza San Vincenzo de’ Paoli con altri sette laici, segno di un nuovo impegno dei laici nella Chiesa. Questo suo impegno segnerà la sua vita, volta verso i poveri, i diseredati, gli ultimi. Anche quando infatti sarà già frate domenicano e poi Vescovo, sempre sosterrà la società vincenziana contro l’immoralità dilagante e in aiuto ai poveri in modo capillare; così pure sostenne le Dame della Carità delle quali ammirava l’amore con cui si prodigavano e ricordava a tutte che la loro missionarietà, non era frutto della filantropia, ma l’attuazione del messaggio evangelico, perché nel povero che incontravano vi era il Cristo umiliato e sofferente. Inoltre fu capace di educare il laicato alla vera devozione a Maria. Infatti nel Primo Congresso Mariano che si tenne a Livorno nel 1895 e che vide la presenza di ben 16 vescovi e duemila fedeli, suscitarono interesse le sue riflessioni cristologiche che gli valsero riconoscimenti da più parti. Sarebbero molti ancora gli aspetti da ricordare per questa figura i cui scritti ce la fanno apparire di un grande spessore. Ma merita attenzione un suo pensiero indirizzato al nuovo vescovo di Livorno, Sabatino Giani (190121), al quale raccomandò la comunità ebraica che in quegli anni viveva momenti assai critici, dovuti all’abiura qualora un proprio membro sposava un
cattolico: "Nel popolo livornese troverete un altro popolo, il popolo israelita che verrà ad ascoltarvi per riverire in voi la carità e la sapienza. Guardate quel popolo come dee guardarlo chi ha conoscenza profonda del cristianesimo, con riverenza di mesto affetto. Voi che sapete leggere la Bibbia nella lingua santa, ricordate a quel popolo la sua prisca gloria (…) Ricordategli con Paolo Apostolo che Israele è il ramo naturale disvelto per lo innesto delle nazioni sul tronco ebreo, ma non disvelto per sempre, perché all’occaso de’tempi riconoscerà colui che trafisse e tornerà ad essere il primogenito della famiglia di Dio". Lorenzo Bernardini, giovane disegnatore, ha poi presentato in anteprima il fumetto per far conoscere ai più giovani la biografia su Del Corona. Con vignette molto simpatiche e narrative, è riuscito in poche pagine a presentare il messaggio che nella vita non si è mai soli e che bisogna confidare nella Divina Provvidenza. La tavola rotonda è stata preceduta nella Chiesa di S. Andrea, dalla S. Messa in gregoriano con i canti eseguiti dalla schola cantorum gregoriana del coro polifonico che porta il nome del beato, presieduta da Mons. Simone Giusti, Vescovo di Livorno e concelebrata da Mons. Fausto Tardelli, Vescovo di S. Miniato, insieme a molti presbiteri e diaconi di entrambe le Diocesi. Monica Cuzzocrea
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
5 gennaio 2014
■ LE INTERVISTE IMPOSSIBILI: la storia dei tre Re Magi
VII
La conferenza di fine mandato di Cosimi
IL BILANCIO DI DIECI ANNI DA SINDACO ella Sala degli Specchi del Palazzo N Comunale si è tenuta la consueta conferenza stampa di fine anno del
Fidatevi... e seguite la stella! Ebbene si, ci siamo riusciti! Abbiamo incontrato Baldassarre, uno dei Re Magi presenti alla nascita di Gesù e ci siamo fatti raccontare com’è andata davvero... Signor (o professor, o sire, o non so come appellarvi) Baldassarre, come potrà immaginare, i nostri lettori saranno curiosi di sapere tutto di voi, dato che nei Vangeli si dice così poco.... «Ne sono lieto: la curiosità è una grande virtù del genere umano, il vero motore del progresso e della conoscenza: e d’altra parte chi può capirlo meglio di noi, che passiamo le notti a vegliare scrutando il cielo, spinti dalla curiosità di comprendere gli arcani moti delle sfere celesti? È la curiosità che ci spinge a cercare sempre nuove cose per conquistare vette di verità sempre più alte. Si tratta invero di un grande qualità, ed è un peccato che spesso vada sprecata indirizzandola verso ciò di cui già si sa in modo abbisognevole, come direi che è il nostro caso, del quale conoscere più di quanto vi è stato già detto non vi sarebbe di alcun costrutto». Ci dica almeno se Melchiorre, Gaspare e Baldassarre sono i vostri veri nomi.... «Noi antichi dicevamo, ma lo dice anche qualcuno di voi moderni, che per appropriarsi della conoscenza di una cosa l’essere umano ha bisogno di assegnarle un nome. Evidentemente quindi, se non conoscendo i nostri nomi avete deciso di darcene uno voi, significa che eravate davvero ansiosi di conoscerci. Di questo, lo dico sinceramente anche a nome dei miei colleghi, siamo molto lusingati, perché significa che ci avete sempre attribuito molta importanza». Non siate così modesti, non è certo da tutti mettersi in cammino di punto in bianco e
affrontare un lungo viaggio fidandovi nientemeno che di una stella.....ma mentre affrontavate il cammino non vi è mai preso il dubbio di aver preso un abbaglio? In fondo di stelle ne passano tante.... «Io non ci vedo niente di strano: voi oggi per i vostri viaggi non vi affidate forse a una voce che esce da una macchinetta, che sta lì a ripetervi di continuo “fra trecento metri svoltate a sinistra”,“alla terza rotatoria sulla destra prendete la seconda a destra, poi la terza a sinistra e poi fate una piroetta sulle punte.....”? Ha una voce fredda, che suona suadente quanto falsa, eppure voi tutti lì a fidarvi ciecamente, anche se magari qualche volta vi ha portato fuori strada. Noi, che non avevamo macchinette del genere, non potevamo che fidarci di una stella e no, non abbiamo mai avuto paura di sbagliarci: vede, le vostre macchinette parlano solo alle orecchie, mentre la stella parlava al nostro cuore! E ci aveva indicato non solo il cammino, ma anche lo splendore e la bellezza che avremmo veduto al nostro arrivo. A voi ve lo dicono, i vostri trabiccoli, se alla fine del tragitto la vostra mèta vi piacerà o se sarà una delusione? E poi, come potevamo sbagliarci, se il nostro cuore traboccava di impazienza e di gioia ad ogni passo?» E del re Erode che mi dite? Gli avete tirato una bella fregatura..... «Ecco, lui è un tipo che ai vostri tempi ci starebbe proprio come un pesce nell’acqua: uno che, come direste voi, ci tiene all’immagine. Vestito di tutto punto, con la corona d’oro e un bel
manto di porpora, sembrava una figurina del presepe, con il suo incedere tutto impettito. A vederlo, ci veniva quasi da ridere tanto sembrava finto: lui sì che con le vostre macchinette navigatrici ci andrebbe d’accordo, tanto è vero che ci aveva presi per macchinette anche noi: “Andate avanti e poi tornate ad avvisarmi!”. Ora, a parte il fatto che, se proprio avevi voglia di incontrare il Messia, prendevi la giacchetta e venivi con noi, ma su questo ci potevamo anche passare sopra; però poi abbiamo fatto un sogno, che ci ha detto di non tornare da lui: e noi, dopo esserci fidati di una stella, abbiamo deciso di essere così pazzi da fidarci anche di un sogno. E comunque, diciamolo, anche se abbiamo dovuto fare un "giro pèsca" incredibile per tornare a casa, non ci è parso vero di non doverlo rivedere, perché era proprio un tipo antipatico». Ora raccontateci del vostro arrivo, quando avete incontrato il Bambino.... «Allora, quando siamo arrivati in effetti c’era un bel po’ di confusione: pastori tutti intorno, greggi che belavano a più non posso, venditori di ogni genere che urlavano a squarciagola, artigiani, guide turistiche, altro che notte silenziosa, come dite voi nelle vostre canzoncine di Natale.... ma d’altra parte si sa che quando ci sono questi eventi c’è sempre chi cerca di sbarcarci su il lunario. Comunque, per vedere qualcosa ci siamo dovuti fare strada fra la folla, approfittando che eravamo sui cammelli, pestando ogni tanto anche gli stinchi di qualcuno. Poi, quando siamo arrivati in prima fila, proprio a un passo dal Bambinello, abbiamo attaccato bottone con un pastore: “Buonasera, anche lei qui dietro alla stella, eh? Viene da parecchio lontano?” Lui per tutta risposta ci ha guardati
con una faccia da punto interrogativo: “Stella? Quale stella? No no, da noi sono venuti degli Angeli ad avvisarci”. Ora, lì per lì, se devo essere sincero, la cosa ci ha lasciati di stucco e anche un po’ irritati: come, a noi che siamo persone di un certo rango ci mandano una stella (che non vi dico la fatica a osservarla fisso di notte per starle dietro, anche noi non abbiamo mica più la vista dei vent’anni) e per degli umili pastori vengono scomodati nientemeno che dei messaggeri celesti? Dopo però ci abbiamo riflettuto su e abbiamo compreso che il Signore parla a ciascuno adattando le Sue parole al linguaggio di chi lo ascolta: e che per avvisare noi, abituati a scrutare ogni notte le stelle, che cosa c’era di meglio che servirsi proprio di una stella? E poi essere stati avvisati da una stella è stato un grande privilegio, perché noi ci siamo fidati di lei, ma anche il Signore si è fidato di noi, sapeva già che non avremmo avuto dubbi e la avremmo seguita.....» E i vostri doni sono piaciuti al Bambinello? Ammetterete che per chi sta avvolto in fasce, in un’umile capanna, al freddo e al gelo, oro incenso e mirra non è siano i regali più indicati... «Eh già, magari la prossima volta gli portiamo un bell’orsacchiotto e un pigiamino di Peppa Pig....Inutile sprecare il fiato per spiegare a voialtri moderni il significato simbolico del dono, voi che per Natale riciclate il ricettario “Mille e uno dolci” allo zio diabetico, mentre il cugino vescovo si vede arrivare il mezzobusto in alabastro rosso di Lenin che avevate vinto vent’anni prima alla tombola del circolino, “che era meglio se era di Padre Pio, ma tanto oggi le ideologie non ci sono più, vedrai che gli garba uguale”...... Si fa prima a chiudere la questione
rispondendovi, con le frasi fatte che tanto vi piacciono, che per quanto ci riguarda quel che conta è il pensiero e che quando sarà grande apprezzerà». Signor Baldassarre, grazie alla vostra impresa siete diventati famosi in tutto il mondo: che consiglio vi sentite di dare a chi volesse seguire la vostra stessa strada? «Ma come si fa a dare consigli a voi di queste cose, son cambiati i tempi, oggi fate il contrario, uno prima diventa famoso e poi va in televisione a fare viaggi in paesi lontani seguito dalle telecamere, fingendo difficoltà che noi invece avevamo davvero, vorrei vedere se quei damerini se li farebbero tutti quei chilometri in cammello.....Comunqu e, per quanto ci riguarda, noi non abbiamo fatto altro che fidarci di una stella. Fidarsi delle stelle significa guardare in alto, alzare gli occhi da terra, e soprattutto, fra tante stelle ingannevoli, sapere scegliere quella che ti guiderà per il giusto cammino. È una scelta che può essere insidiosa, il cielo oggi come allora è sempre pieno di luci fallaci, pronte a condurti in un precipizio senza che neanche te ne accorgi....... Come si fa a non sbagliare? La risposta secondo noi è semplice: basta capire che non siamo noi a scegliere la stella, ma è lei a scegliere noi. Tutto il resto del cielo ci passa sopra indifferente, ma la stella giusta no, sembra indugiare davanti a noi, ci sorride, ci chiama in modo irresistibile. Il nostro consiglio quindi è: quando vi sentite chiamati in questo modo, fidatevi anche voi e seguitela! Magari non diventerete famosi, ma guadagnerete un cammino sicuro per i vostri passi e, alla fine della strada, troverete anche voi un tesoro di bellezza incomparabile che farà traboccare di gioia il vostro cuore». Giampaolo Donati
sindaco Alessandro Cosimi. Una conferenza stampa definita dallo stesso sindaco “non emotivamente banale” in quanto è stato l’intervento conclusivo del suo mandato politico durato dieci anni e non più rinnovabile. Il sindaco -aprendo l’incontro- ha esposto il senso dell’andamento di una città che, in tempo di crisi, ha reagito meglio di altre. Ci viene fatto una critica -ha detto- sulle politiche abitative, ma non c’è città che abbia proposto tante soluzioni come il nostro Comune. Ha fatto così un lungo elenco degli alloggi e degli appartamenti che sono stati rifatti o recuperati: dalla ex caserma La Marmora al quartiere giardini, dagli alloggi Erp a quelli di Shangay e alla Casalp. Sono state inoltre mantenute le politiche a favore della morosità incolpevole per la quale sono state recuperati 68 appartamenti di risulta e 5 locali in convenzione con la Caritas. Sono stati mantenuti i contributi per gli affitti e gli sgravi dalla Tares per le famiglie in difficoltà. Cosimi ha ricordato che le “case popolari sono uno strumento e non un fine”, è un transito per arrivare a condizioni migliori e permettere ad altri di subentrare. Il sindaco ha poi sottolineato che gli ultimi anni sono stati “cinque anni di grandissime soddisfazioni”, infatti “i nostri asili sono punti di riferimento per tutti”, il servizio mensa per i bambini è aumentato anche se di poco e “alle famiglie non è stato richiesto nessun pagamento in più in conseguenza degli aumenti previsti dall’Istat”. Sono stati stanziati 8 milioni e trecentomila euro sulle mense scolastiche che “ci hanno permesso di non mandare nessun bimbo a casa perché non poteva pagare!”. Cosimi ha parlato ancora del Nuovo ospedale, per il quale “non si può ritornare su decisioni già prese”, grazie al Nuovo ospedale significa poter utilizzare “open space” realistici basati su servizi integrati che vengono a diminuirne i costi e lo stesso personale può essere utilizzato su varie attività. E’ vero che ci saranno meno posti letto che devono però essere risolti nello sviluppo del sistema sanitario territoriale, inoltre ha specificato che “non c’è nessun tentativo di privatizzare la sanità”. Tra le cose di cui essere soddisfatti c’è la prossima inaugurazione del deposito dei mezzi della CTT nella consapevolezza che “senza servizi di qualità la città non cresce”, nel trasporto locale non c’è più l’intervento dello Stato e il Comune stanzia alla CTT una cifra consistente proprio nell’ipotesi di una prospettiva di crescita. Nella manovra urbanistica il PRG del Porto è valso al raggiungimento di una maggiore maturità della città. Riguardo alla Cultura “abbiamo mantenuto in piedi il Mascagni, non abbiamo tolto un euro nemmeno da lì anche se la presenza degli studenti livornesi è residuale, ce ne sentiamo orgogliosi”, ma appoggiamo anche il percorso di statalizzazione di questi particolari Istituti. Si può dire che che i nostri sistemi culturali non hanno subito nessuna perdita e con la sede Universitaria per la Logistica abbiamo fatto un lavoro che ben pochi possono vantare. In questi anni -ha concluso Cosimi- abbiamo contribuito a costruire una città che è in grado di affrontare il cambiamento, che ha fatto il suo, che si è rimboccata le maniche e oggi compete con il mondo, perciò è importante avere rapporti con gli altri Stati perché “se questa città ha più internazionalità è meglio per tutti”. Non bisogna aver paura e continuare a produrre qualità, in questo senso la nostra Università è importante perché “aggiunge sapere ai prodotti che facciamo” ad esempio con la Robotica. Gianni Giovangiacomo
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TOSCANA OGGI 5 gennaio 2014
LA SETTIMANA DI LIVORNO