IL GRANELLO di senape Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
12 gennaio 2014
di mons. Alberto Ablondi
Ma mentre presentiamo all’uomo di oggi un Gesù non momento della vita, ma amico della vita, non lampada sotto il secchio ma compagno illuminante della via, precisiamo anche che proprio come amico e come compagno Egli non vuole essere un amico e compagno scontato. No, ad ogni passo egli mi si presenta come se fosse sempre nuovo. Anche se l’ho incontrato e se mi accompagna da tanto tempo egli dice: "io sono la verità"( Gv. 14,6). Del resto lo stesso valore "verità" (come quello di amore e libertà) già di per sé stesso indica una realtà sempre nuova, cioè sempre presente; e perciò con possibilità di un costante rinnovarsi, nella fecondità e nell’approfondimento. Come annunciare Gesù oggi 1980- Una missione d’accoglienza
Monsignor Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, ospite a Livorno racconta il suo incarico e svela alcuni aspetti dello stile di Papa Francesco.
Monsignor Baldisseri durante la celebrazione per la festa patronale di Madre Seton, al momento della benedizione finale, fatta con le reliquie della Santa americana, recentemente donate alla parrocchia livornese. Sotto, durante l’intervista in vescovado
Il nuovo stile della Chiesa
Il Sinodo deiVescovi: uno strumento dinamico per un nuovo modo di lavorare insieme e al passo con i tempi. A Ottobre l’Assemblea straordinaria sui temi della famiglia
DI
CHIARA DOMENICI
opo 39 anni fuori dall’Italia, come nunzio apostolico in Paraguay, India, Nepal, Brasile, Haiti, nel febbraio scorso sono rientrato a Roma per lavorare in Vaticano e mi sono sentito come ingabbiato, mi sono trovato davvero in difficoltà, ma i miei sacrifici sono stati ripagati con l’elezione di Papa Bergoglio. Lo stile di questo Papa, che ha le sue radici nello stile dei vescovi dell’America Latina, è veramente unico: colpisce le persone e porta nuova linfa alla Chiesa, aprendo nuovi orizzonti». È sincero monsignor Lorenzo Baldisseri, mentre racconta di sé e dei suoi incarichi. Invitato dalla parrocchia di Madre Seton a celebrare la Messa per la festa patronale di Gennaio, monsignor Baldisseri, che è originario di Barga ed è stato ordinato a Pisa, ha colto l’occasione per incontrare alcuni amici tra cui l’arcivescovo di Pisa monsignor Benotto e il vescovo di Livorno monsignor Giusti.
...lavorare collegialmente, sinodalmente, in tutti i sensi; anche se ci saranno delle decisioni importanti da prendere sul governo, sull’orientamento, della Chiesa, il Santo Padre intende prenderle insieme ai Vescovi di tutto il mondo...
«D
Monsignor Baldisseri è stato segretario dell’ultimo conclave, era responsabile di tutto ciò che riguardava le procedure ed è stato lui, incaricato di raccogliere le schede dei cardinali elettori, a comunicare al mondo con le fumate nere e poi quella bianca, l’avvenuta elezione di Papa Francesco. Dopo la nomina del Santo Padre l’arcivescovo Lorenzo è rimasto a vivere a Santa Marta, entrando così in confidenza con il Pontefice, che a Settembre scorso gli ha affidato la segreteria generale
del Sinodo dei Vescovi, un compito che vede Baldisseri coinvolto in prima persona nell’organizzazione del prossimo Sinodo sulla famiglia. «Anche se i Papi, i Vescovi, in questi anni hanno sempre parlato della famiglia, l’ultimo documento ufficiale su questo tema – ricorda monsignor Baldisseri - è la Familiaris Consortio, datata 1981; in questi decenni ne sono cambiate di cose: è dunque giunto il momento per tornare a focalizzare il tema della famiglia, un tema cruciale oggi, da cui poi partire per la nuova evangelizzazione. Ma rispetto al passato il Papa desidera che il Sinodo sia un organismo dinamico, in grado di studiare le questioni al passo con i tempi che cambiano e accompagnarle con documenti attuali, che servano realmente alla vita degli uomini; finora il Sinodo dei Vescovi è stato uno strumento troppo lento ed i documenti che da esso sono
scaturiti negli anni risultavano quasi superati nei tempi in cui successivamente venivano diffusi. Esso invece deve essere un organo propulsivo, che approfondisca e studiare i temi e aiuti in maniera collegiale il Papa nel governo della Chiesa». «Per questo – continua il prossimo Sinodo avrà una prima tappa nel prossimo Ottobre (chiamata Assemblea Straordinaria, con un numero ristretto di vescovi partecipanti), intitolata: “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione” ed un secondo momento nel 2015 (Assemblea ordinaria, più ampia anche nella partecipazione). Adesso sta circolando un documento preparatorio che consta di 9 punti, preparato in due giorni alla presenza del Papa e diffuso in tutte le diocesi. Al termine di questa prima tappa sarà disponibile un altro documento, che servirà come strumento per lavorare alla seconda fase: di questo testo saranno rese note alcune disposizioni, altre invece, su cui ci sarà ancora da studiare e da approfondire, saranno diffuse l’anno successivo, nel documento finale». «È sicuramente un modo nuovo di avvicinarsi ai problemi della gente e di lavorare: il Papa insieme ai Vescovi, come un Pastore che sta davanti, in mezzo e dietro alle sue pecore ed è interessantissimo
vedere come questo approccio nuovo il Papa lo intenda dare a tutta la pastorale della Chiesa: lavorare collegialmente, sinodalmente, in tutti i sensi; anche se ci saranno delle decisioni importanti da prendere sul governo, sull’orientamento, della Chiesa, il Santo Padre intende prenderle insieme ai Vescovi di tutto il mondo. E oggi è più facile del passato grazie alla tecnologia: si possono fare videoconferenze,
collegamenti da ogni parte del globo e questo è stato il Papa a suggerirlo! Nonostante la sua età, il suo spirito è veramente giovane. Personalmente mi sento molto lusingato del compito che mi ha affidato– confessa monsignor Baldisseri – anche se lo ritengo un incarico davvero impegnativo. Mi sono messo a sua disposizione, sono un piccolo strumento, spero il mio impegno possa servire alla Chiesa». Nel prossimo numero de La Settimana riporteremo alcuni aneddoti inediti su Papa Francesco, raccontati da monsignor Baldisseri nel corso di questa stessa conversazione. L’intervista integrale è disponibile sul blog “La settimana tutti i giorni” (www.diocesilivorno.it).
LINEA di Pensiero di Luca Lischi
“La pace sia con voi” amminare insieme alla pace. Per un’esistenza che deve per forza alimentarsi di pace. Perché la pace non é data una volta per C sempre ma ha bisogno di essere costruita e fatta propria quotidianamente. Ora per ora. Minuto dopo minuto. Guai perdere la pace anche per pochi istanti. É come rimanere senza l’aria e cadere nel baratro della "non vita". Guai non sentire più il piacere di gesti e di scambi di pace. É perdere la dimensione della fraternità, della bellezza di stare gioiosamente insieme. "Beati i costruttori di pace". E ancora di più saranno beati tutti coloro che sapranno vivere come uomini e donne di pace, di giustizia e di amore. "Vi lascio la pace, vi dono la pace": alimentiamo questo dono e facciamolo fruttificare in abbondanza. Gli scambi di pace siano capaci di portare un anno intenso di vita feconda. Di vita vera! Che ognuno sia un dono di pace per sé, per gli altri. E che non smetta mai di cantare la pace di paese in paese, di città in città, ricchi di quella pace interiore capace di dare vita ad un vero mondo in pace.
II
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
12 gennaio 2014
Comunità Sant’Egidio PRANZO DI NATALE
Come in una grande famiglia Il Natale a San Ferdinando
Presepe vivente e non solo...
tavola erano sedute 355 persone, a servire altre 69. Ma tutti i partecipanti al pranzo di Natale organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio nella Chiesa di San Giovanni avevano un nome. Un nome scritto sui segnaposto che addobbavano le tavole imbandite, un nome scritto sul regalo di Natale che alla fine del pranzo Babbo Natale ha donato a ciascuno, un nome ed una storia che, nell’intimità della tavola, prende forma e contorno. Un pranzo davvero particolare. La maggior parte dei commensali sono gente povera o impoverita con cui la Comunità di Sant’Egidio tiene un rapporto di amicizia nei vari ambiti in cui opera e che per Natale ha convocato ad un grande pranzo in famiglia. Lo spiega ad introduzione del pranzo la stessa Comunità: “È bella questa tavola perché, per usare un’immagine cara a Papa Francesco, veniamo tutti da una periferia, spesso fredda ed angusta, e siamo stati raccolti qui dall’amicizia, in un luogo nel cuore della città, caldo di affetto e luminoso di speranza … siamo tutti strappati dalla periferia per essere immessi nel vortice dell’amicizia”. In un clima festoso le numerose persone venute ad aiutare il pranzo hanno servito i tavoli ai quali erano seduti senza fissa dimora, bambini, anziani, stranieri, italiani, rom. Una volontaria ha detto: “sono stata onorata di poter servire i poveri il giorno di Natale e con i poveri eravamo davvero una famiglia!” Molti dei volontari quest’anno hanno aiutato l’organizzazione fin dai primi giorni di dicembre, allestendo le sale, preparando il cibo, scegliendo ed impacchettando i regali, ma anche andando ad invitare le persone per strada assieme ai volontari della Comunità. Un incontro significativo che ha indotto alcuni a pensare: “oggi può accadere davvero a tutti di finire per strada …. bisogna stare attenti a non rimanere soli, ciò che ci salva è una rete di amicizia e solidarietà”. Prima del pranzo si è tenuta nella chiesa di San Giovanni la messa di Natale. Dopo la messa, durante i preparativi per l’allestimento del pranzo ha fatto visita ai volontari il Vescovo Mons. Giusti salutato con affetto dai partecipanti. All’inizio del pranzo hanno portato l’ormai tradizionale saluti anche il Sindaco di Livorno Alessandro Cosimi ed il Presidente della Provincia Giorgio Kutufà che poi hanno voluto salutare personalmente tutti i commensali ai tavoli. A conclusione, i tradizionali auguri di Buon Natale, sono stati pronunciati in tutte le lingue delle nazionalità presenti ed a conclusione del pranzo ogni invitato ha ricevuto un regalo personale, pensato per ciascuno. Proprio come si fa in famiglia! La Comunità di Sant’Egidio desidera ringraziare i tanti amici che hanno partecipato al pranzo le tantissime persone che a titolo personale hanno contributo alla realizzazione di questo particolare momento di festa. S.C.
A
rano oltre duecento gli spettatori E fra cui tanti bambini che Domenica 5 Gennaio hanno gremito la chiesa di San Ferdinando per assistere alla rappresentazione del Presepe Vivente. Una coreografia che Gabriella Lunardi, regista decennale della manifestazione, ha curato in ogni minimo particolare: dalle luci, ai testi, ai ruoli interpretati dai vari personaggi, avvalendosi per i costumi dell’esperienza della costumista Caterina D’Armento. Ad accompagnare musicalmente lo svolgimento della recita, i canti natalizi della Corale Polifonica dell’Associazione Culturale Sarda, che rappresenta un consolidato binomio con la parrocchia della Crocetta, diretta dal maestro Mauro Ermito. Un inaspettato successo hanno riscosso anche le esibizioni di alcuni giovani artisti: il cantante lirico Claudio Ferretti esibitosi nel brano ‘’Mille Cherubini in coro’’ di Schubert, accompagnato all’organo dal maestro Enrico Senesi e le tre flautiste Stella D’Armento, Elena Parrini e Jana Theresa Hildebrandt esibitesi in musiche natalizie che per l’occasione hanno suonato con flauti dolci in legno, considerati ormai una rarità nelle orchestre moderne. “Una rappresentazione così impeccabile nella regia, nei testi, nei costumi, oltre all’apprezzamento dimostrato dal pubblico, ha reso questo decennale appuntamentoforse il migliore degli ultimi anni” questo il commento di padre Cosimo Bleve Superiore dei Trinitari della chiesa di San Ferdinando. L’ottima riuscita della serata è stata anche suggellata da una buona raccolta di fondi per il restauro della chiesa, a cui hanno contribuito con offerte volontarie tutti i presenti ed ai quali il parroco padre Emilio Kolaczyk, ha rivolto il ringraziamento anche dei confratelli padre Michele Siggillino e frate Antonio Phong. Roberto Olivato
Il pranzo di Befana alla CARITAS
Un ospite speciale per l’Epifania uest’anno, data anche la straordinaria presenza Q del nostro Vescovo Mons. Giusti a condividere con ospiti, volontari ed operatori il pranzo dell’ Epifania del Signore, è stato pensato di valorizzare la ricchezza e la collaborazione di altri popoli invitando i rappresentanti delle comunità filippina, senegalese e nigeriana. Ci siamo ritrovati alle 12,00 nel piazzale di fronte alla struttura per ascoltare i loro canti, intonati come un dono da offrire a Gesù che si manifesta come il Signore di tutti i popoli, coinvolgendo i presenti in un dialogo che ci arricchisce reciprocamente. Prima di questo piacevole momento, accompagnato dalla luce di un caldo sole, abbiamo ricevuto anche la visita dell’Asd bike store che ha scelto per questa giornata di portare, pedalando, solidarietà in Caritas e presso il reparto di pediatria. Alle 12,30 vi è stato l’ingresso a mensa per il pasto dal menù festivo ed un piccolo dolce pensiero per i nostri ospiti. Un bello spazio di fratellanza per cui ringraziamo Mons. Giusti, le comunità straniere intervenute e tutti coloro che hanno scelto di condividerlo con noi. Valentina Vaccari
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
12 gennaio 2014
A 50 anni dalla Pacem in Terris
L’INTERVISTA A Marcello Brunori
Pace: utopia o realtà?
Continua la nostra indagine alla ricerca delle eccellenze presenti sul territorio. Abbiamo intervistato Marcello Brunori amministratore unico della Idroenergy, l’azienda livornese presente al Picchianti che produce ed esporta tecnologie e impianti di alta qualità
el cinquantesimo anniversario delN l’enciclica “Pacem in terris”, nella parrocchia dei Salesiani è stato affronta-
Energia «da vendere»! DI
CHIARA DOMENICI
pirito di sacrificio, un po’ di intuizione, attenzione ai costi e tanta professionalità: sono questi gli ingredienti per fare impresa, ieri, ma soprattutto oggi, in tempo di crisi. Ne è convinto il signor Marcello Brunori, 70 anni portati benissimo, con gli occhi vivi di chi ha ancora tanta voglia di inventare e di mettere a frutto la propria esperienza. Originario del bresciano, con un apprendistato ed una formazione tecnica conquistati a Milano, una moglie, due figli e una vita trascorsa in lungo e largo per l’Italia e per il mondo, per lavorare, approfondire le proprie conoscenze ed infine esportare idee, tecnologie e macchinari. Il signor Brunori è l’amministratore unico della Idroenergy, un’azienda livornese leader nel settore dell’elettrolisi (la scissione di Idrogeno e Ossigeno contenuti nell’acqua) e nell’ad-sorbimento (estrazione dell’Azoto dall’aria, mediante setacci molecolari di carbone). A cosa servono Idrogeno purissimo e Azoto? A centinaia di usi! Oltre al trattamento termico di tubi e profilati, di lamiere, e altra produzione nel mondo dell’acciaieria e metallurgia, l’idrogeno puro come combustibile per fiamma pura è utilizzato nella produzione di frigoriferi, di rubinetteria, di radiatori e condizionatori, nella lavorazione orafa e nelle saldature, nella produzione di energia, come carburante
S
III
Un’azienda leader droenergy progetta, realizza e installa impianti e sistemi IIdrogeno in grado di produrre direttamente sul luogo di utilizzo, e azoto separatamente, a purezze elevate. L’organizzazione Idroenergy realizza impianti "chiavi in mano", attraverso le fasi di progettazione, acquisto, produzione, installazione, collaudo, avviamento, training del personale e service post-vendita. L’alta specializzazione tecnica permette inoltre di offrire, sin dalla fase progettuale, soluzioni impiantistiche personalizzate e studiate in funzione dell’applicazione e della struttura produttiva dell’utilizzatore. I tecnici Idroenergy seguono le fasi di installazione, messa in servizio e start-up degli Impianti per ottenere la massima rispondenza tra Impianto e applicazione. Gli impianti di produzione gas Idroenergy dispongono di un software denominato ICS - IDROENERGY COMMUNICATION SYSTEM. Il sistema integrato di tele-lettura e teleregolazione consente la gestione e il controllo a distanza (anche intercontinentale) degli impianti produttivi, attraverso lo scambio dei dati tra le unità di generazione gas e la sede, al fine di aumentare l’affidabilità delle macchine, di ottimizzare gli interventi di manutenzione, di effettuare regolazioni in marcia migliorando il rendimento degli impianti.
pulito. L’Azoto purissimo invece è usato in ambito industriale e in tutte le forme di packaging ovvero di imballaggio e di conservazione anche alimentare, poiché impedisce l’ossidazione dei prodotti, dovuta al contatto con l’aria, nella produzione farmaceutica ed in moltissimi altri campi. «Vede questa stanzetta continua Brunori mostrandomi un locale spoglio nell’arredo, ma stracolmo di contenitori, pezzi di metallo, acciaio, bobine, provette e cavi -è il mio laboratorio: quante ore
ho passato qui dentro..sperimentando e testando meccanismi e procedimenti. Quando mio figlio si è laureato gli ho detto: ora vieni in azienda e impari a fare l’ingegnere, finora lo sai solo in teoria!». L’idroenergy stava morendo prima che arrivasse Brunori e scommettesse su quest’azienda, ora progetta, realizza e installa impianti in tutto il mondo: 22 dipendenti, giovani laureati e tecnici, che seguono le diverse fasi di produzione, mentre il signor Marcello viene a Livorno alcuni giorni a settimana, anche se ogni cosa
Oggi non si è disposti a fare dei sacrifici, a partire dai dirigenti, per il bene dell’azienda, per questo tante imprese chiudono
è ancora affidata alla sua supervisione. «Sono un imprenditore un po’ vecchio stampo - racconta - non mi è mai interessato avere la Porsche, o lo yacht, stare via mesi in vacanza… sono dell’idea che quelle sono risorse sottratte all’azienda. La mia creatura viene prima di tutto, anche prima di me: mi piace seguirla costantemente, passo dopo passo, in ogni suo aspetto, e se soffre, soffro con lei: quando è stato necessario mi sono dimezzato lo stipendio e ho apportato nuovi capitali , perché ogni risorsa a disposizione fosse reinvestita nel processo produttivo e nell’adeguamento tecnologico. Oggi forse manca un po’ questa mentalità: non si è disposti a fare dei sacrifici, a partire dai dirigenti, per il bene dell’azienda, per questo tante imprese chiudono». Ma lo spirito imprenditoriale non è la sola componente necessaria al funzionamento di un’azienda: «La location spiega ancora Brunori - è fondamentale; la prossimità del mercato; il personale, qualificato e disponibile anche a spostarsi per seguire i progetti in tutto il mondo; la verifica dei costi dell’energia; le possibilità di ampliamento sul territorio; la reperibilità di materie prime di qualità: questi sono tutti elementi indispensabili perché un’azienda possa avere non solo un inizio, ma un proseguo nel futuro. Livorno in questo senso non è una zona facile: queste qualità necessarie sul territorio non ci sono e portare avanti un lavoro come il nostro è sinceramente difficile; diciamo che si fanno salti mortali per mantenere vivo e sviluppare appena quello che abbiamo. E questa incapacità allo sviluppo a me personalmente dispiace davvero: finora non ho trovato le condizioni per poter "allevare" in zona, aziende di sub fornitura che potessero collaborare in modo affidabile con la mia azienda».
to il tema: “Pace: utopia o realtà?”. Relatore è stato il professor Pierluigi Consorti, responsabile del Centro Interdisciplinare per la pace dell’Università di Pisa, del quale, nel presentarlo ai convenuti, la professoressa Franca Bracci ha messo in risalto la sua esperienza, come docente di Gestione dei conflitti tra le diverse culture, e come esperto sulle tematiche che riguardano la pace in senso ampio: dai diritti umani al servizio civile. In sostituzione di don Gino, impegnato a Roma, don Francesco, responsabile dell’oratorio salesiano, ha invitato l’oratore a condurre una riflessione sull’attualità che ci circonda partendo dalla Pacem in terris e dallo sguardo profetico del Concilio Vaticano II. Il relatore ha spiegato che la redazione dell’enciclica, oltre ad essere opera del Papa Giovanni XXIII, si era avvalsa dell’apporto determinante di monsignor Pavan che aveva partecipato anche alla precedente stesura della “Mater et Magistra”. Papa Giovanni, anziano, ritenuto da tutti un Papa di transizione, ha invece dimostrato una “gioventù dello spirito” per molti inaspettata. Infatti ha indetto un Concilio non per dirimere le questioni rimaste sospese in quello precedente ma ne ha creato uno totalmente nuovo. La Pacem in terris si può definire un documento conciliare sia perché concepito in quella dimensione sia perché la questione della pace era molto sentita da Papa Giovanni e da tutto il mondo che tratteneva il respiro a causa della crisi di Cuba. La conclusione della seconda guerra mondiale con lo scoppio delle bombe atomiche faceva riflettere tutti sul fatto che una nuova guerra non fosse lo strumento più adatto per la soluzione dei problemi. La guerra infatti, come si era visto, può arrivare a fare cose inimmaginabili come lo sterminio programmato degli ebrei, handicappati e zingari, quindi con lo scopo di cancellare il nemico, “l’altro”, dalla faccia della terra. Il Concilio, dove si sostiene ancora “la guerra di difesa”, è più timoroso rispetto all’enciclica in quanto Papa Giovanni dichiara che “la guerra non è mai uno strumento utile ed è contraria alla ragione”. Attualizzando il concetto si può allora dire che i “bombardamenti chirurgici” e le “guerre per la democrazia” non hanno ragione d’essere, è dunque “l’uomo irragionevole” che mette in crisi la pace. La linea da seguire è quella di affermare che “la pace si costruisce con la pace”. Dalla Pacem in terris -ha concluso Consorti- scaturisce che la pace è opera della “giustizia”, su questa strada progrediscono i successivi pontefici, Paolo VI aggiungerà che la pace è frutto dello “sviluppo e della cooperazione” e Giovanni Paolo II che è frutto della “solidarietà”. Giovanni Paolo II ritornerà ancora su questo argomento e dirà che la pace è frutto “del perdono”. Ma come si fa a perdonare? La Pacem in terris offre una risposta: è Gesù “il principe della pace”, l’uomo di pace per eccellenza, è la relazione con Lui che ci porta alla relazione comunitaria che ci porta alla pace. Ma la pace può scaturire non solo dalla dimensione religiosa, il problema dipende dal “cuore” dell’uomo, l’idea della riconciliazione richiede un cambiamento di mentalità che deve prevalere, sarebbe cioè necessario “mettersi nei panni della vittima” e riparare al danno che si è voluto procurare. E’ la sfida dell’oggi! Ma il cammino è ancora arduo. Gianni Giovangiacomo Nella foto la prof.ssa Bracci e il prof. Consorti durante la conferenza
IV
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
12 gennaio 2014
Agenda del VESCOVO
VENERDÌ 10 GENNAIO Nella mattina, udienze laici in vescovado 21.00 in vescovado, consulta delle aggregazioni laicali SABATO 11 GENNAIO 9.30 Convegno del Movimento Cristiano Lavoratori alla villa Alma Pace DOMENICA 12 GENNAIO 11.30 S. Messa e cresime alla chiesa di S. Maria di Montenero MARTEDÌ 14 GENNAIO Nella mattina, udienze clero in vescovado 21.15 in occasione della visita pastorale al VI vicariato, incontro con il consiglio pastorale vicariale alla parrocchia di S. Luca a Stagno MERCOLEDÌ 15 GENNAIO 10.00 in vescovado, incontro con il Comitato dell’Anno Mariano GIOVEDÌ 16 GENNAIO 9.30 a villa Tirrena, ritiro del clero VENERDÌ 17 GENNAIO Giornata dell’Amicizia Ebraico Cristiana Nella mattina, udienze laici in vescovado 20.00 a Calcinaia, il Vescovo partecipa ad un’iniziativa per la raccolta fondi per gli arredi del nuovo Centro Caritas "Sorgenti di Carità" SABATO 18 GENNAIO 8.00 pellegrinaggio mensile diocesano al Santuario di Montenero, a seguire S. Messa 18.00 apertura della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani alla chiesa di San Giovanni DOMENICA 19 GENNAIO 11.00 S. Messa alla chiesa Beata Madre Teresa di Calcutta, in occasione della quindicesima giornata internazionale del Migrante 16.00 il Vescovo partecipa al primo scrutinio della comunità neocatecumenale a "La Vedetta" a Montenero
Libri da LEGGERE
di Mo.C.
Albanese R. - 100 Perle per Amare se stessi, la vita, gli altri.- Ed. Paoline, pp. 239, euro 16,00. La giornalista Rosetta Albanese che è anche autrice dei delicati acquerelli che illustrano le pagine di questo testo, con semplicità e realismo ci presenta le molte situazioni e le sfaccettature diverse dell’animo umano che vanno dallo stupore nel guardare la natura, nell’incontro con le persone e nei sentimenti di riconoscenza. Nello sfogliare queste delicatissime pagine ritroviamo l’amabilità, la mitezza, la compassione, la capacità di scorgere e scoprire i piccoli e grandi doni che Dio e la vita regalano a ciascuno di noi e ci danno la capacità di guardare dentro noi stessi. E’ questo un libro dove i capitoli e le riflessioni si susseguono come una collana di perle preziose, una dietro l’altra concatenate e impreziosite da sottolineature, considerazioni, insegnamenti di saggezza che ci accompagnano nella nostra quotidianità, nello scorrere dei giorni e dei mesi. Il silenzio, la mitezza, la pazienza, un mazzo di fiori, la gratitudine, la speranza, sono alcune delle perle disseminate nelle pagine e come dice l’autrice " è necessario essere convinti che vale la pena essere perle perché è l’unica maniera di fare il bene che Dio desidera da noi".
Diocesi informa AMICIZIA EBRAICO CRISTIANA 12 GENNAIO 2014/ 11 SHEVAT 5774 - ORE 16.15 Sala degli Specchi, Museo Civico " G. Fattori" di Villa Mimbelli Via San Jacopo in Acquaviva - Livorno per gentile concessione del Comune di Livorno Presentazione del libro:
“IL CIELO E LA TERRA” Jorge Bergoglio - Abraham Skorka Editore Mondadori Il libro "Il cielo e la terra" è un colloquio fra l’allora arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco, e il Rabbino Abraham Skorka, Rettore del Seminario Rabbinico Conservative della capitale argentina. Il volume, come è stato definito,"non è un libro dottrinario, né una rassegna teologica, ma una vera e propria conversazione amichevole" sui temi fondamentali della vita dell’uomo. Dopo i saluti di CATERINA MEUCCI per l’AEC Livorno e di DON PIOTR KOWNACKI, Direttore del Centro di Documentazione del Movimento Ecumenico Italiano e dell’Ufficio Diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso, ne parleranno: GUIDO GUASTALLA, AEC Livorno DON ANGELO COLACRAI PSSP di Roma Conduce GADI POLACCO
Associazione Italiana Maestri Cattolici
Un libro per ricordare la Shoah icordare la shoah, riflettendo sulle modalità di R trasmissione della memoria individuale e sul valore che essa assume per la memoria collettiva, impegna educatori e formatori a ripercorrere con una pluralità di esperienze e di approfondimenti i passaggi salienti di questa tragedia che ha colpito il Novecento europeo affinchè le giovani generazioni, non solo non dimentichino ma si rendano sempre più consapevoli di quanto viene vergato dall’ articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’ Uomo: " Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di coscienza e dovrebbero agire uno verso l’ altro in uno spirito di fratellanza". In collaborazione con la Comunità di S. Egidio, l’ AIMC di Livorno promuove un incontro di formazione in
Un segno per NON DIMENTICARE ALTRE DUE PIETRE D’INCIAMPO Organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Comunità Ebraica di Livorno, in collaborazione con il Ce.Do.MEI e la Diocesi di Livorno, l’Istoreco, il Comune e la Provincia di Livorno, per il secondo anno durante la marcia in programma martedì 14 Gennaio alle 17.30, verranno deposte dallo scultore Gunter Demning altre due pietre di inciampo in memoria degli ebrei livornesi deportati (in via della Posta ed in via Chiarini) che si aggiungono alle quattro già collocate l’anno scorso e che ricorderanno in particolare Isacco Baiona e Frida Misu Che cosa sono le pietre d’inciampo o stolperstine? Materialmente si tratta di pietre rivestite di ottone che recano incise i nomi e i dati di alcuni ebrei livornesi deportati e uccisi nei campi di sterminio nazisti. L’inciampo vuole dunque indicare un fermarsi, un riflettere, un fare memoria di ciò che è accaduto, fare memoria della shoah, perché è sempre vero che "chi dimentica il proprio passato è condannato a ripeterlo".
servizio, con riconoscimento di crediti, a supporto delle attività di sensibilizzazione previste per la Giornata della Memoria 2014. Il 10 gennaio 2014: INCONTRO CON L’AUTORE (presso la libreria Il Teatro dei Libri)e presentazione del libro "Il volo di Sara" di Lorenza Farina. Il libro è un utile strumento per illustrare la Shoah ai ragazzi del II° ciclo della scuola primaria e della secondaria di primo grado, e per avviare ad una didattica innovativa della storia contemporanea. Saranno presenti l’autrice e l’illustratrice del libro che dialogheranno con gli insegnanti sulle scelte tecniche narrative ed espressive operate. Il Presidente AIMC di Livorno Dott.ssa Enrica Talà
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
12 gennaio 2014
V
PAPA FRANCESCO: ASCOLTARE E NON METTERE IN PRATICA LA PAROLA DI DIO NON SOLO NON SERVE MA FA ANCHE MALE Ascoltare e mettere in pratica la parola del Signore è come costruire la casa sulla roccia. Papa Francesco spiega la parabola evangelica proposta dalla liturgia del giorno. Gesù rimproverava i farisei di conoscere i comandamenti ma di non realizzarli nella loro vita: “sono parole buone”, ma se non sono messe in pratica “non solo non servono, ma fanno male: ci ingannano, ci fanno credere che noi abbiamo una bella casa, ma senza fondamenta”. Una casa che non è costruita sulla roccia: “Questa figura della roccia si riferisce al Signore. Isaia, nella Prima Lettura, lo dice: ‘Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna!’. La roccia è Gesù Cristo! La roccia è il Signore! Una parola è forte, dà vita, può andare avanti, può tollerare tutti gli attacchi, se questa parola ha le sue radici in Gesù Cristo. Una parola cristiana che non ha le sue radici vitali, nella vita di una persona, in Gesù Cristo, è una parola cristiana senza Cristo! E le parole cristiane senza Cristo ingannano, fanno male! Uno scrittore inglese, una volta, parlando delle eresie diceva che un’eresia è una verità, una parola, una verità, che è diventata pazza. Quando le parole cristiane sono senza Cristo incominciano ad andare sul cammino della pazzia”. E una pazzia – spiega il Papa che fa diventare superbi: “Una parola cristiana senza Cristo ti porta alla vanità, alla sicurezza di te stesso, all’orgoglio, al potere per il potere. E il Signore abbatte queste persone. Questa è una costante nella storia della Salvezza. Lo dice Anna, la mamma di Samuele; lo dice Maria nel Magnificat: il Signore abbatte la vanità, l’orgoglio di quelle persone che si credono di essere roccia. Queste persone che soltanto vanno dietro una parola, ma senza Gesù Cristo: una parola cristiana pure, ma senza Gesù Cristo, senza il rapporto con Gesù Cristo, senza la preghiera con Gesù Cristo, senza il servizio a Gesù Cristo, senza l’amore a Gesù Cristo. Questo è quello
Dopo la pausa natalizia, torniamo a proporvi le omelie di Papa Francesco a S. Marta: un’occasione di approfondimento e aiuto alla riflessione personale
deserto può fiorire? Sì. La donna sterile può dare vita? Sì. Quella promessa del Signore: Io posso! Io posso dalla secchezza, dalla secchezza vostra, far crescere la vita, la salvezza! Io posso dall’aridità far crescere i frutti!” E la salvezza, ha affermato Papa Francesco, è questo: “L’intervento di Dio che ci fa fecondi, che ci dà la capacità di dare vita”. Noi, ha ammonito, “non possiamo” farlo “da noi soli”. Eppure, ha rilevato, “tanti hanno fatto la prova di pensare alla nostra capacità di salvarci”: “Anche i cristiani, eh! Pensiamo ai pelagiani, per esempio. Tutto è grazia. E’ l’intervento di Dio che ci porta la salvezza. E’ l’intervento di Dio che ci aiuta nel cammino della santità. Soltanto Lui può. Ma da parte nostra cosa facciamo? Primo: riconoscere la nostra secchezza, la nostra incapacità di dare vita. Riconoscere questo. Secondo, chiedere: ‘Signore, io voglio essere fecondo. Io voglio che la mia vita dia vita, che la mia fede sia feconda e vada avanti e possa darla agli altri’. ‘Signore, io sono sterile, io non posso, Tu puoi. Io sono un deserto: io non posso, Tu puoi’”.
che il Signore oggi ci dice: di costruire la nostra vita su questa roccia e la roccia è Lui”. “Ci farà bene fare un esame di coscienza – afferma il Papa per capire “come sono le nostre parole”, se sono parole “che credono di essere potenti”, capaci “di darci la salvezza”, o se “sono parole con Gesù Cristo”: “Mi riferisco alle parole cristiane, perché quando non c’è Gesù Cristo anche questo ci divide fra di noi, fa la divisione nella Chiesa. Chiedere al Signore la grazia di aiutarci in questa umiltà, che dobbiamo avere sempre, di dire parole cristiane in Gesù Cristo, non senza Gesù Cristo. Con questa umiltà di essere discepoli salvati e di andare avanti non con parole che, per credersi potenti, finiscono nella pazzia della vanità, nella pazzia dell’orgoglio. Che il Signore ci dia questa grazia dell’umiltà di dire parole con Gesù Cristo, fondate su Gesù Cristo!”.
PAPA FRANCESCO: L’UMILTÀ CI RENDE FECONDI, LA SUPERBIA STERILI Tante volte, nella Bibbia, troviamo donne sterili alle quali il Signore fa il dono della vita. Papa Francesco ha iniziato così la sua omelia commentando le Letture del giorno e in particolare il Vangelo odierno che narra di Elisabetta che da sterile che era ha avuto un figlio, Giovanni. “Dall’impossibilità di dare vita – ha constatato il Papa – viene la vita”. E questo, ha proseguito, è anche “accaduto non a donne sterili” ma che “non avevano speranza di vita”, come Noemi che alla fine ha avuto un nipote: “Il Signore interviene nella vita di queste donne per dirci: ‘Io sono capace di dare vita’. Anche nei Profeti c’è l’immagine del deserto, la terra deserta incapace di far crescere un albero, un frutto, di far germogliare qualcosa. ‘Ma il deserto sarà come una foresta - dicono i Profeti sarà grande, fiorirà’. Ma il
E questa, ha soggiunto, può essere proprio la preghiera di questi giorni, prima del Natale. “Pensiamo – ha poi osservato - a come i superbi, quelli che credono che possono fare tutto da sé, sono colpiti”. Il Papa ha rivolto il pensiero a Micol, figlia di Saul. Una donna, ha rammentato, “che non era sterile, ma era superba, e non capiva cosa fosse lodare Dio”, anzi “rideva della lode”. Ed “è stata punita con la sterilità”: “L’umiltà è necessaria per la fecondità. Quante persone credono di essere giuste, come quella, e alla fine sono poveracce. L’umiltà di dire al Signore: ‘Signore, sono sterile, sono un deserto’ e ripetere in questi giorni quelle belle antifone che la Chiesa ci fa pregare: ‘O figlio di David, o Adonai, o Sapienza – oggi – o radice di Jesse, o Emmanuel, vieni a darci vita, vieni a salvarci, perché Tu solo puoi, io solo non posso!’ E con questa umiltà, l’umiltà del deserto, l’umiltà di anima sterile, ricevere la grazia, la grazia di fiorire, di dare frutto e di dare vita”.
dalla CASA
L’intervento di Dio ci fa fecondi
S. MARTA
LE OMELIE DI PAPA FRANCESCO.........
VI
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
12 gennaio 2014
Serata IN AMICIZIA EBREI E CRISTIANI INSIEME: I GIORNI DEL DIALOGO u «I Giorni del dialogo 2014», calendario Sstatointerreligioso della rivista dei Paolini, Jesus, è messo il logo dell’Amicizia EbraicoCristiana di Livorno. Per questo motivo il giorno 19 del mese di Tevet dell’anno ebraico 5744, Sabato 21 Dicembre per i cristiani, a Livorno nel Teatro del Centro Culturale della Diocesi, è stato presentato in anteprima il Calendario Interreligioso curato dalle edizioni SanPaolo che segnala le principali festività celebrate dai cristiani (cattolici, ortodossi, copti, evangelici, anglicani), dagli ebrei e dai musulmani «testimoniando -come dice la nota editoriale- il colloquio quotidiano tra le tre grandi Religioni del mondo contemporaneo». Caterina Meucci a nome dell’Amicizia, nel saluto iniziale, ha ricordato come questa iniziativa sia una tappa importante di un percorso intrapreso da alcuni anni per Il logo approfondimento dell’Amicizia un e conoscenza Ebraicoreciproca che vede un dialogo Cristiana quotidiano tra le due di Livorno comunità e questo calendario vuole sul essere una calendario condivisione e 2014 partecipazione di ciascuno alla vita di Jesus dell’altro che fa crescere nell’amore. Il Rabbino Capo di Livorno Yair Didi ha espresso la sua gioia per questo «incontro tra i giusti che fa bene a noi stessi e al mondo». Nella Torah infatti quando si parla di rispetto delle regole fra l’uomo e il suo prossimo si intende l’amore tra ebrei, cristiani e per tutto il mondo: «dobbiamo odiare il male, l’azione cattiva, non la persona e l’uomo non è completo se non ama tutto il mondo! Questa serata fa bene a noi e alla città!» Don Piotr Kownacki, Direttore del Ce.Do.Mei e dell’Ufficio Diocesano Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Diocesi ha salutato le comunità cristiane presenti e la comunità ebraica ringraziando per questa importante testimonianza di dialogo. Don Antonio Tarzia, Direttore della rivista Jesus e curatore del Calendario, ha ricordato come l’idea di pubblicare questo calendario particolare sia nata nel 2010 perché in questo modo «vedessimo gli altri»; esso ci aiuta a conoscere l’altro e se non lo conosco come faccio ad amarlo?: «sulla parete possiamo avere la conoscenza di tutti i fratelli». Continuando quindi nell’illustrazione, ha motivato la scelta delle bellissime immagini in bianco e nero di Abbas Attar, iraniano, uno dei più grandi fotogiornalisti viventi, trapiantato a Parigi, perché ci aiuta ad andare all’essenziale delle
Avviato il processo di beatificazione DI CHIARA LUBICH
Una spiritualità di comunione U
n incoraggiamento ad un ulteriore impegno morale e spirituale per il bene dell’umanità: è con questo spirito che la presidente dei Focolari Maria Voce ha annunciato la richiesta di avvio della causa di beatificazione di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari. L’annuncio è stato dato, significativamente, il 7 dicembre 2013, data in cui ricorreva il settantesimo della nascita del Movimento dei Focolari. Anche se, in verità, in quel giorno Chiara Lubich aveva in mente solo il desiderio di seguire Dio ed amare ogni prossimo. Trascorsi 70 anni, l’idea di dar vita a piccole comunità che, in un contesto segnato dalla guerra, rispondessero all’odio vivendo il comandamento di Gesù «amatevi l’un l’altro come io ho amato voi», si è diffusa nel mondo generando conseguenze impensate. Ed il carisma di Chiara, l’unità, continua ad avere un impatto spesso rivoluzionario nella vita personale e sociale di migliaia di persone, di tutte le religioni, culture, condizioni, trasformandosi in tanti segni concreti, dalle Mariapoli ai «giovani per un mondo unito», dalle iniziative ecumeniche e interreligiose alle circa 800 imprese dell’«economia di comunione», ecc.. Nella vita di Chiara la Toscana ha avuto un ruolo particolare. A Loppiano è nata, nel 1964, la prima cittadella del Movimento, modello delle molte che sorgono nel mondo. Lì Chiara ha incontrato personalità di tutto il mondo, alle quali era contenta di poter mostrare un esempio concreto di una città basata sull’amore reciproco. Ed anche il nuovo Polo Lionello sta oggi a dimostrare che un’economia diversa, di comunione, sia concretamente
La presidente dei Focolari Maria Voce ha annunciato la richiesta di avvio della causa di beatificazione della fondatrice dei Focolari
possibile. A Firenze Chiara fece nascere nel 1978, su richiesta del Cardinale Benelli, il Centro Internazionale Studenti “Giorgio La Pira”, ancora oggi punta avanzata per l’inserimento e l’integrazione culturale. E nel 1986 partecipò all’odierno Mandela Forum ad uno storico ed intenso incontro con Madre Teresa. Molti i riconoscimenti che ha ricevuto dalle città toscane, tra cui in particolare la cittadinanza onoraria dai comuni di Firenze e di Incisa. Significative le iniziative portate avanti dai Focolari anche a Livorno, nell’ambito del dialogo nella Chiesa, tra i movimenti e le religioni, con persone di convinzioni diverse, altre a sostegno della famiglia, di
integrazione e solidarietà, ecc. E particolarmente rilevante è stata la stretta collaborazione in ambito ecumenico tra il Movimento dei Focolari e Mons. Ablondi, a livello sia locale sia nazionale ed internazionale. L’avvio del processo di beatificazione di Chiara Lubich, può essere, perciò, come ha detto Maria Voce, un invito per tutti a puntare "ad una santità ancora più grande, da costruire giorno per giorno nella nostra vita”, mettendo sempre più in atto la spiritualità di comunione e la santità di popolo che Chiara ha vissuto e lasciato in eredità alla Chiesa ed all’umanità. Salvatore Nasca
A tu per tu con il dottor Paolo Picciolo, medico di famiglia, che fa servizio di volontariato alla Casa del Sorriso, la struttura della parrocchia di S. Giovanni Bosco in Coteto. Una consulenza ed un aiuto per chi non può permettersi le cure mediche
Ero malato... e mi avete curato o avuto fame e «H mi avete dato da mangiare, ho avuto sete vicende che viviamo e delle festività che celebriamo «per farcene cogliere le sfumature e le tonalità, per aggiungere noi il colore più indicato secondo l’occhio e il cuore di chi guarda un’immagine». Il Dr. Maurizio Vernassa Professore Associato di Storia e Istituzioni dell’Africa presso l’università di Pisa, intervistato dal Dr. Riccardo Voliani ha evidenziato come in ciascuno ci sia l’esigenza di credere: «anche l’agnostico crede» e nel rapporto con Dio l’uomo deve compiere lo sforzo per migliorarsi. Se consideriamo la parola islamica «jiad» infatti, contrariamente a quanto si è soliti ritenere, vuole semplicemente esprimere il dovere di ogni uomo di cercare di migliorarsi anche se purtroppo questo principio non è seguito da tutti. Per l’uomo in generale, il calendario rappresenta la sacralizzazione del tempo e questo avviene da migliaia di anni, pur nel cambiamento e nelle modifiche; guai a quelle società che non mantengono questo principio. Gli avvenimenti come la Rivoluzione Francese o la Rivoluzione Russa hanno dimostrato come la sostituzione con calendari diversi abbiano avuto vita breve perché nonostante tutto l’uomo è legato alla sacralità del tempo la cui origine risale all’epoca sumerica. La serata si è conclusa in musica con l’intervento del Coro Ebraico "Ernesto Ventura" di Livorno (nella foto) diretto dal Maestro Paolo Filidei, al quale ha fatto seguito l’esibizione del soprano Rosalia Gallardo Gonzalez originaria di Alicante da molti anni a Livorno, membro dei Cooperatori Paolini. Mo.C.
e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato» (Mt 25, 35-36). Potrebbe essere il riassunto delle attività della Parrocchia San Giovanni Bosco di Coteto: la Ronda della carità che ogni sera parte e gira la città, i pacchi alimentari distribuiti alla Casa del Sorriso, il servizio guardaroba di Casa Betania, tutto contribuisce a rispondere al richiamo evangelico di Matteo. A rendere concreto anche l’ultimo versetto, ci pensa da ormai diverso tempo il dottor Paolo Picciolo. Medico di base -"di famiglia" si dice a Livorno- dedica un paio delle sue ore lavorative alla parrocchia. Come? Facendo quello che più gli riesce: il medico appunto. «Quattro anni fa don Luciano mi
chiese se fossi stato disponibile a occuparmi di tutti quelli che avevano bisogno di un consiglio medico, o fossero in cerca di medicinali che non potevano permettersi». Il suo fu un sì e da quel giorno il dottor Picciolo ogni venerdì mattina arriva con il suo motorino carico di medicinali che è riuscito a recuperare in giro. «La maggior parte dei farmaci che distribuisco, che sono quelli di fascia C cioè quelli a pagamento che non richiedono la ricetta, provengono dalle scorte della giornata del "Banco Farmaceutico, per il resto chiedo ai miei informatori farmaceutici o ai responsabili di ditte che riescono a recuperarmi qualcosa». Dalla raccolta infatti ogni anno arrivano sempre meno prodotti, al contrario delle richieste che il dottore riceve che sono sempre di più. Ogni settimana visita circa una decina
di persone, e intorno a questo servizio ne ruotano ormai un centinaio. «Prima la maggior parte dei pazienti era straniera, adesso ci sono anche tante persone del quartiere. Prendono appuntamento tramite la Caritas parrocchiale, poi si presentano qui e aspettano che io arrivi». Non ci sono distinzioni, non si richiede il reddito, il principio base è la fiducia. «Devo ammettere che nelle
persone straniere c’è un maggior rispetto e fiducia verso la figura del medico, forse perché in passato non hanno avuto la possibilità di averne uno, ma in tutti vedo comunque una stima che va anche al di là della visita in sé». Nonostante le situazioni di povertà che il dottor Picciolo si trova continuamente di fronte, ci sono persone che cercano di sdebitarsi, magari con una tavoletta di
cioccolata, magari con una piccola confezione di caviale del proprio Paese. «È un impegno che mi sono preso perchè mi fa sentire d’aiuto e mi fa stare contento con me stesso». E di sicuro questo contribuirà a ricevere «il regno preparato per voi sin dall’origine del mondo». Giulia Sarti Nellle foto il dottor Picciolo e la Casa del Sorriso
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
12 gennaio 2014
■ STORIE di giovani musicisti livornesi
Una voce come compagna di lavoro
Come la passione per la musica si trasforma in un lavoro: Marta Lotti, ci racconta la sua esperienza
VII
Il presepe alla parrocchia Santa Seton
Cristo e le nostre mani La natività circondata dalle mani di Maiani ell’anno del “Presepe idea” la N parrocchia dedicata a Madre Seton ha creato una natività
onosciamo meglio la giovane promessa del canto lirico livornese, nonché pianista e insegnante di musica: Marta Lotti, livornese, classe 1983.
C
Quando è nata la passione per la musica? «Avevo cinque anni quando mi sono accostata al pianoforte. Vedere suonare mia sorella Ilaria, più grande di me, mi affascinava. Aveva un’ottima insegnante, Lina Taddei, figlia di Silio, un raffinato compositore livornese cui da qualche anno è intitolata una borsa di studio per giovani pianisti. Ho iniziato così a prendere anch’io lezioni di piano». Qual è stato il suo percorso di studi? «All’età di nove anni, grazie ad un carissimo compagno di scuola, ho conosciuto la Corale Domenico Savio, fondata e diretta da don Lelio Bausani. Ho iniziato a frequentarla con grande attaccamento, fino a pochi anni fa, coltivando così l’altra mia passione, quella per il belcanto. La Corale è stata un’ottima scuola Nei prossimi di formazione per tutti «La musica è sacrificio, fatica, studio barocca. mesi mi dedicherò quelli che vi sono e solo con una grande passione anche all’opera tedesca. passati. Voglio Vi sono alcuni ruoli ricordare, tra i tanti, è possibile affrontare un lungo splendidi scritti proprio un’eccellenza della e non sempre facile cammino. per mezzosoprano musica lirica, il soprano Se c’è passione, ma manca il talento, lirico perfino da Maria Luisa Borsi che compositori come oggi calca i palcoscenici la musica può essere anche Wagner e Strauss». di tutto il modo al un ottimo hobby, un meraviglioso fianco di direttori Che caratteristiche ha, d’orchestra di ed emozionante modo dunque, la sua voce? prim’ordine come di passare parte del tempo libero» «Direi che è l’ideale per Riccardo Muti. repertori cantabili non Nel 2004 mi sono «A Livorno, purtroppo, le troppo leggeri e brillanti, né diplomata in pianoforte con il prospettive professionali non troppo pesanti o drammatici. maestro Rivera, che ho la sono molte, come del resto Peraltro ogni voce ha il suo fortuna di avere come anche in altre realtà italiane. La repertorio che, comunque, con insegnante sin da quando crisi ha colpito forte anche in lo studio e la maturazione può avevo dieci anni. E nel 2011 mi questo settore, togliendo cambiare. Spesso erano gli sono diplomata in canto con il ossigeno ai teatri italiani, alle stessi compositori a riscrivere le Maestro Polidori». orchestre e ai cantanti. Forse arie o modificarle per uno o Il notevole impegno per la qualche chance di lavorare l’altro interprete, al fine di musica l’ha costretta a mettere all’estero rimane: i teatri esaltare le migliori in secondo piano la formazione godono di migliore salute e la caratteristiche di ogni voce». scolastica? meritocrazia è ancora un valore «Non esattamente. Dopo la sentito. Per questi motivi mi Qualche nome tra i direttori di maturità ho frequentato reco spesso all’estero. orchestra e i virtuosi del l’Università degli studi di Pisa». Ultimamente ho avuto la pianoforte da lei preferiti? fortuna di lavorare in Austria». «Tra i direttori d’orchestra amo E com’è andata? Herbert von Karajan, mentre «Mi sono laureata in Quale tipo di musica predilige tra i pianisti mi vengono in Ingegneria». (concertistica, sacra, opera mente Liszt e Rachmaninov. lirica)? Entrambi geni assoluti che Come dobbiamo chiamarla, «Non c’è un tipo di musica che hanno portato l’arte pianistica Ingegner Lotti o Maestro Lotti? non mi piaccia. Ultimamente a livelli altissimi! Nel canto, «Sento di essere prima di tutto però mi sto dedicando così come nella musica una musicista. Ho comunque soprattutto all’opera lirica e sinfonica e strumentale, ci sono portato avanti entrambe le alla musica vocale sacra e da stati interpreti che hanno attività per circa cinque anni camera. Da sempre ho una lasciato un segno nella storia lavorando in uno studio particolare predilezione per il per essere usciti da stereotipi tecnico come ingegnere, senza repertorio sinfonico e interpretativi e aver proposto mai trascurare gli impegni pianistico» l’analisi delle partiture originali musicali. Poi ho fatto la mia in un rapporto più diretto col scelta. Ho abbandonato la compositore e con un’attenta Ci menziona una romanza carriera di ingegnere per ricerca psicologica.» perfetta per la sua voce? dedicarmi completamente alla «Come mezzosoprano lirico, musica». mi trovo a mio agio con il Lei è anche insegnante. Cosa repertorio belcantistico di consiglierebbe a un bambino Quali prospettive professionali molte opere di Mozart, che mostri interesse per la ha oggi un musicista a Livorno? Donizetti, Bellini, Rossini, ma musica? «Ai bambini consiglio di E in Italia? anche con quello della musica
divertirsi e di gioire della passione per la musica, ai genitori di non chiedersi se questa si tramuterà in un lavoro. La musica è sacrificio, fatica, studio e solo con una grande passione è possibile affrontare un lungo e non sempre facile cammino. Se c’è passione, ma manca il talento, la musica può essere anche un ottimo hobby, un meraviglioso ed emozionante modo di passare parte del tempo libero. Tra i miei allievi ho anche persone di una certa età che a un certo punto della loro vita hanno deciso di imparare a suonare uno strumento, non certo come sbocco lavorativo ma per pura passione». Quali sono le paure più frequenti di un artista lirico durante la sua carriera? «La musica è un’attività intellettuale, ma anche molto più fisica di quanto si possa pensare. Nel canto lo "strumento musicale" da suonare è il proprio corpo che va sempre "tenuto in forma", non solo da un punto di vista teorico-musicale ma anche tecnico. Il timore ricorrente di un cantante lirico è smarrire la propria tecnica vocale. Lo strumento del cantante è invisibile, non come un pianoforte o un violino. Lo studio è sulle sensazioni, in relazione alla conoscenza del corpo, delle ossa, dei muscoli, della respirazione». Cosa le manca di più nella sua vita in questo momento? «Forse la "tranquillità" della routine quotidiana. Amo il mio lavoro, ma essere sempre con le valigie al fianco, passare pochissimo tempo a casa, con tutto quello che ciò comporta, in primis il trascurare famiglia e amici, è certamente condizione stressante.» A cosa pensa quando la mattina si guarda allo specchio? «Penso positivo, a quello che posso fare per migliorarmi ogni giorno, a studiare e apprendere sempre qualcosa di nuovo per crescere artisticamente e professionalmente. Questo è un lavoro nel quale non si finisce mai di imparare». Qual è il suo sogno nel cassetto? «Avere una bella famiglia con la quale condividere la cosa più bella al mondo per me, la musica!» Gaetano Mastrorilli
incentrata sulle opere di misericordia ed in particolare sul significato delle mani e di tutto ciò che esse possono compiere. La sacra famiglia con i Re magi e alcuni pastori è stata circondata dalle gigantografie di particolari degli affreschi realizzati dal pittore Paolo Maiani sulle pareti della chiesa, inaugurati lo scorso Settembre, in occasione del convegno nazionale della San Vincenzo de’ Ecco, ti ho disegnato Paoli. Le mani sono sulle palme le protagoniste questo delle mie mani dei presepe: il (Isaia) bambino Gesù è posato nell’incavo di due mani unite, le mani che sorreggono, che stringono, che versano, che si tendono, che raccolgono e accolgono, lo circondano. Cristo non ha mani – diceva una nota poesia di Madre Teresa di Calcutta –ha soltanto le nostre mani per realizzare le sue opere. Le opere di misericordia sono l’espressione con cui Dio rende visibile il suo amore e lo fa attraverso il nostro “darci una mano”. A cornice del presepe anche le parole di Papa Francesco: Sono le mani di Dio che ci carezzano, ci confortano e in queste carezze c’è anche tante volte il perdono. Gesù, Dio, ha portato con sé le sue piaghe, le fa vedere al Padre. Questo è il prezzo: le mani di Dio sono mani piagate per amore. La parrocchia come ogni anno ha anche invitato i fedeli a portare la fotografia dei presepi fatti in casa: le immagini saranno poi affisse sulla bacheca in fondo alla chiesa, perché tutti possano condividere la fantasia e la cura con cui molte famiglie allestiscono questo segno francescano del Natale.
VIII
TOSCANA OGGI 12 gennaio 2014
LA SETTIMANA DI LIVORNO