IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi
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Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
20 ottobre 2013
Burocrazia e piano regolatore: i nodi che bloccano lo sviluppo del porto DI
L’avvocato Giuliano Gallanti, presidente dell’Autorità Portuale racconta la situazione del porto di Livorno. L’intervista si aggiunge a quelle presentate su queste pagine nelle settimane scorse, in vista del confronto pubblico del 25 Ottobre all’Istituto Mascagni, promosso dal Progetto Culturale Diocesano
n preparazione al confronto organizzato dal Progetto Culturale diocesano sul tema del porto, in programma il prossimo 25 Ottobre all’Istituto Mascagni (la locandina dell’evento in ultima pagina ndr), continuano le interviste agli operatori portuali. Dopo Federico Barbera, presidente dell’Interporto e Andrea Palumbo, imprenditore, ecco l’intervista al presidente della Port Authority di Livorno, l’avvocato Giuliano Gallanti.
I
Traffico commerciale e traffico crocieristico: può spiegarci i pro e contro di questi due tipi di traffici per un porto? «Potremmo parlare per delle ore sull’argomento… la differenza più evidente è che il traffico commerciale dà un reddito immediato al porto, tanto per fare un esempio il porto di Miami che è il più grande porto crocieristico del mondo e che ha anche un parte di traffici commerciali, guadagna più con la parte commerciale che con il resto, mentre quello crocieristico porta ricchezza alla città e all’interland che la
Ricchi di parola ma poveri d’ascolto? Quaresima 1980- Una missione d’accoglienza
Progetto Culturale Diocesano
CHIARA DOMENICI
Dottor Gallanti, che momento sta vivendo il porto di Livorno? «In base ai dati che abbiamo raccolto a Luglio possiamo dire che qualche segnale di inizio ripresa c’è, anche se va consolidato. C’è una ripresa nel settore contenitori, numero delle navi, nel tonnellaggio complessivo, insomma ci sono buone prospettive per il futuro. È aumentato il traffico di cellulosa, mentre altri settori come il traffico auto e il crocieristico sono in recessione. Forse si vede una luce in fondo al tunnel, ma c’è ancora da fare molto naturalmente».
Vedo tanti che ascoltano solo quelle Parole del Signore che sembrano più comode e facili: come quando il Signore parla nella lettura del Vangelo o nelle prediche. Ma poi diventano sordi al Signore che parla nei Comandamenti o attraverso i poveri o affidando impegni nella Chiesa e nel mondo. Questi cristiani ascoltano con intermittenza troppo interessata; e così non rriescono più a capire il discorso del Signore. E il rapporto con Lui resta solo superficiale o apparente. Ma vedo che tanti, tanti che non possono ascoltare: perché non ci sono testimoni (preti o laici); o perché vi sono molti che parlano ma non sono testimoni.
che secondo me ci vorrebbe qualcuno un po’ fuori dai partiti, con una certa professionalità, che prendesse in mano la situazione».
circonda, ma non a livello immediato. Certo è che non possiamo avere una visione miope dell’uso del porto: Livorno ha entrambe le vocazioni ed è buona cosa svilupparle entrambe, non esistono più porti monotematici». Altri operatori portuali ci hanno segnalato che il problema principale del porto di Livorno sono i dragaggi… «Indubbiamente! Se riuscissimo ad avere fondali più profondi potrebbero attraccare navi più grandi. Una serie di dragaggi sono già aggiudicati: l’escavo all’imboccatura della parte sud del porto, l’escavo all’accosto 75, ed altri... I due più importanti che dobbiamo assegnare sono Darsena Toscana e Molo Italia lato nord, per i quali siamo ancora in attesa dell’autorizzazione ambientale: l’abbiamo spedita almeno sei mesi fa! I progetti sono pronti, abbiamo i soldi, ma ci manca l’ok dal Ministero. Dragare il Molo Italia lato nord ci consentirebbe di trasferire i traffici della Compagnia e quindi di liberare l’Alto Fondale per le Crociere. È tutto un problema di burocrazia.
Tutti i porti comunque lamentano questo problema e la lentezza nel rilascio delle autorizzazioni. Tant’è che nella riforma che si propone della Legge 84, uno dei capitoli specifici riguarderà proprio le procedure per il dragaggio. Comunque ci hanno assicurato che entro Ottobre sarebbe arrivata l’autorizzazione. Speriamo!» E per quanto riguarda i bacini di carenaggio ci sono novità? «Stiamo predisponendo i bandi per la gara a fine anno, per consentire la più ampia partecipazione, ma è fondamentale che ci sia la rapida approvazione del piano regolatore, altrimenti non possiamo mettere le opera in gara!» Siamo vicini alle elezioni politiche, anche se lei non è livornese, quali qualità dovrebbe avere secondo lei il nuovo sindaco di Livorno? «Non conosco le persone e quindi non posso fare nomi, ma forse ci vorrebbe un sindaco un po’ come Doria (anche se esperienze come Genova o Milano non possono essere trasferite ad un’altra città), nel senso
Livorno ha risentito molto della crisi, forse più di altri porti? «Non direi. Ci sono porti dell’Adriatico che sono veramente in ginocchio. Chi forse ne ha risentito meno sono state Genova e La Spezia, ma questo per una semplice ragione: hanno i fondali per le grandi navi». Livorno possiede anche un ampio interporto, come sfruttarlo? «Quella sicuramente è una grande carta da giocare. Se sarà finalmente fatto (è deciso, ma voglio vederlo realizzato) il collegamento tra le banchine e la rete ferroviaria, che permetterà di caricare direttamente sui vagoni, questo potrebbe diventare un polmone importante. Questo intervento è presente nel piano regolatore, ma dipende sostanzialmente dai soldi: è un piccolo tratto per collegare il porto alla rete già esistente, ma finora Ferrovie italiane non si è dichiarata disponibile a realizzarlo, ci vorrebbe un investitore!» Per vedere l’intervista integrale http://www.diocesilivorn o.it/news/articoli/da-seimesi-attendiamo-leautorizzazioni-aldragaggio
PAPA FRANCESCO ha firmato il decreto
Monsignor Pio Alberto del Corona è Venerabile Sarà il primo santo di origini livornesi l9 ottobre Papa Francesco ha firmato il Decreto sulle Virtù Eroiche del I(1855), livornese Mons. Pio Alberto Del Corona (1837-1912), Domenicano Priore di San Marco a Firenze e Fondatore della Congregazione fiorentina delle Suore Domenicane dello Spirito Santo (1872), per 32 anni Vescovo di San Miniato (1875), Arcivescovo di Sardica a Fiesole (1907), morto a Firenze (1912), dove è sepolto, nella cripta delle sue Suore. Una firma attesa da 7 anni, da quando il Postulatore dei Domenicani, confermò, al Maestro Fiorentino Galeazzo Auzzi, ritrattista di Del Corona, Papi e Santi, che Mons. Pio sarà il prossimo Beato toscano, ancora prima del Sindaco La Pira, altra causa portata avanti dai Domenicani. L’attuale Vescovo di San Miniato, Mons. Fausto Tardelli, ricordando il difficile periodo in cui Del Corona ha operato, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, ha annunciato che “presto” si arriverà anche al riconoscimento del miracolo. E di miracoli ce ne sono tanti, come ho potuto appurare personalmente, recuperando nel 2001, negli archivi di vari ospedali, la documentazione medica. In quegli anni infatti sono stato chiamato ad occuparmi in prima persona del Processo Diocesano, aperto nel 1942 a San Miniato, contribuendo a farlo chiudere velocemente e definitivamente il 28 agosto 2002, incaricato dall’allora Vescovo di San Miniato, Mons. Edoardo Ricci, a consegnare tutta la documentazione, oltre duemila fogli, in Vaticano alla Congregazione per le Cause dei Santi. Un processo lungo che nel 1971 portò al Decreto Vaticano sulla Revisione degli Scritti, cosa di non poco conto tenendo presente le centinaia e centinaia di lettere, raccolte in oltre 50 volumi, le 37 lettere Pastorali, e i numerosi discorsi, libri e articoli scritti da Mons. Del Corona, considerato uno dei più importanti scrittori cattolici del 1800. La svolta però si ebbe nel 2001 quando il culto di Mons. Del Corona riprese impulso in buona parte della Toscana, grazie a varie iniziative religiose e culturali, di cui fui incaricato, compresa la Ricognizione Canonica ai resti, annunciata personalmente da Papa Wojtyla. Franco Mariani per leggere il comunicato ufficiale del Vaticano: http://www.news.va/it/news/150649
II
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
20 ottobre 2013
L’incontro dei gruppi giovanili in vescovado
Un nuovo volto alla pastorale del «futuro»
l vescovo Simone, sr. Raffaella Spezio, da don Fabio Menicagli e don Federico ILocatelli hanno invitato in vescovado tutti gli animatori, i catechisti e gli educatori delle parrocchie della diocesi di Livorno, per un confronto diretto e per una riorganizzazione della Pastorale Giovanile Diocesana. La prima parte dell’assemblea si è svolta in sala Fagiuoli, dove il Vescovo ha accolto un gran numero di persone spiegando le motivazioni di quella chiamata e illustrando il progetto educativo per i giovani. Don Federico, responsabile uscente della Consulta, ha riferito cosa è stato fatto in questi ultimi cinque anni, mettendo in evidenza sia le esperienze positive che i limiti. Successivamente sr. Raffaella ha suddiviso l’assemblea in gruppi secondo un cartoncino di colore che i presenti avevano ricevuto al momento dell’iscrizione e ha consegnato una scheda di lavoro con le seguenti domande: 1. Quali, secondo voi, sono i punti di non ritorno del percorso fatto fino ad oggi? 2. A partire dalla vostra esperienza quali criticità sono emerse dal GAV (Gruppi di Animazione Vicariale)? 3. Che volto dovrebbe avere, secondo voi, il servizio di Pastorale Giovanile? ( target, percorsi formativi, organizzazione, strumenti, metodologia, ecc..) 4. Come tradurreste le vostre attese in proposte/esperienze concrete? 5. Altre osservazioni che ritenete possano essere utili… I gruppi si sono riuniti in diverse sale del vescovado e hanno avuto quasi un’ora per riflettere e confrontarsi, rispondendo ai quesiti. Alla fine del laboratorio si è ricomposta l’assemblea e i referenti di ogni gruppo hanno esposto una sintesi del lavoro. Per far rinascere una Pastorale Giovanile Diocesana sono stati, dunque, analizzati i seguenti aspetti: fondamenta, criticità, attese e proposte. Tra le fondamenta sono stati indicati tutti quegli eventi di aggregazione tra i giovani che si sono svolti, come Amichiamoci, GMG, giornata diocesana della gioventù, veglie e preghiere, campi estivi, le attività delle aggregazioni laicali A C e AGESCI e la formazione dei GAV. Tutti i referenti, parlando delle criticità, hanno detto che pochi conoscevano i GAV e le schede diffuse nelle parrocchie; si sono lamentati della disinformazione riguardo alle attività sia diocesane che parrocchiali, sentendosi un po’ “soli e isolati”. Sono stati richiesti: percorsi di formazione per educatori e animatori; educatori adeguati, con la speranza che in ogni parrocchia ci sia almeno un presbitero, o seminarista, o diacono, o laico ben preparato e responsabile della Pastorale Giovanile Parrocchiale; il ritorno della “Lectio divina”; le Adorazione Eucaristiche; i gemellaggi tra parrocchie; grest; vari momenti di preghiera; gli esercizi della Carità e servizio alla Caritas . I referenti hanno poi chiesto maggiore unità vicariale, percorsi di catechesi e mistagogia comuni, collaborazione tra parroci e maggiore informazione su ciò che accade in diocesi. I giovani cattolici livornesi e i loro formatori sentono una grande necessità di ampliare i loro orizzonti e sentirsi parte attiva del mondo giovanile diocesano. Tra le varie proposte, una molto importante: i seminaristi si sono resi disponibili nelle parrocchie per la Lectio divina, per andare incontro ai giovani. Alla fine dell’Assemblea è stata annunciata la formazione di varie Commissioni e la creazione di una maillist. L’incontro è terminato con una cena a buffet in cui i giovani hanno continuato a dialogare , a scambiarsi idee e raccontare esperienze vissute: buon momento di aggregazione, punto di partenza per coloro che hanno in mano il futuro delle nostre parrocchie. Monica Calvaruso Foto di Elisa Verrastro
In attesa dell’arrivo DELL’URNA DI DON BOSCO
Vi presento il santo dei giovani U
no degli incontri di maggior rilievo nell’ambito delle iniziative per l’arrivo dell’urna di don Bosco a Livorno, è sicuramente stato quello svoltosi venerdì scorso alla presenza di don Bruno Ferrero, con l’introduzione del sindaco Alessandro Cosimi, che nell’oratorio salesiano è cresciuto e verso il quale ha un debito di gratitudine. Fine narratore, esperto di pedagogia religiosa, noto al grande pubblico per le sue pubblicazioni contenenti storie che sono vere e proprie pillole di saggezza, don Ferrero ha raccontato in modo avvincente la storia e la figura di questo grande santo sognatore. Il viaggio alla scoperta di don Bosco si snoda attraverso sei punti fondamentali e si intreccia con la nostra vita, interpellandoci con quesiti a volte scomodi: 1 Realizza il tuo sogno; 2 Cosa cerca don Bosco?; 3 Il cielo non è lontano; 4 Guarda oltre l’orizzonte; 5 Riconciliati con la morte; 6 La vita è come il gioco in cui si devono unire i puntini.
1: don Bosco aveva un sogno e per realizzare quel sogno ha speso ogni sua singola energia, senza risparmiarsi mai. Noi vogliamo una vita qualunque o vogliamo cambiare il mondo? Non facciamoci lo sconto! Al mattino guardiamoci allo specchio e chiediamoci: se questo fosse l’ultimo giorno della mia vita, farei tutto ciò che sto per fare? Che cos’è veramente importante per me? Avere un ideale serve a muoversi, a camminare. Il sogno di don Bosco continua a camminare anche oggi sulle nostre gambe. Chi ha un sogno non solo cammina ma riconosce e rispetta anche gli altri. E i primi ad avere i sogni sono proprio i giovani, i quali vengono calpestati dal mondo attuale, il quale li accoglie decisamente in malo modo, ignorando il fatto che con la vita non si scherza: è l’unico bene che abbiamo. Per don Bosco invece, i giovani erano importanti perché rappresentavano il futuro, per questo ha investito su di loro. Chi ha un grande sogno, quindi, cammina, accoglie l’altro, impara tutto. Don Bosco aveva imparato in modo mirabile un sacco di mestieri: dal barista, al ciabattino, al parrucchiere fino al giocoliere … gli sono tornati tutti utili per mandare avanti il suo oratorio, accudendo centinaia di ragazzi e coinvolgendo nella sua opera molti benefattori e uomini di buona volontà. Infatti che ha un grande sogno deve comunicarlo agli altri, deve coinvolgerli e don Bosco in questo è stato un maestro: egli rimane il più grande narratore di sogni dopo Giuseppe della Bibbia. 2: Cosa cercava don
Fine narratore, esperto di pedagogia religiosa, noto al grande pubblico per le sue pubblicazioni contenenti storie che sono vere e proprie pillole di saggezza, don Bruno Ferrero ha raccontato in modo avvincente la storia e la figura di questo grande santo sognatore
Bosco? A questa domanda quasi nessuno riesce a rispondere correttamente. Questo prete cercava in realtà una cosa molto semplice: un prato. Attualmente esistono 5000 case salesiane sparse in tutto il mondo e tutte quante hanno la medesima caratteristica: sono tutte costruite attorno ad un cortile. Don Bosco voleva che i suoi ragazzi avessero uno spazio libero,con il cielo come tetto, voleva un luogo di piacere, inteso nella più nobile accezione del termine. I ragazzi sono come passeri, se li metti in gabbia muoiono. Per questo serviva uno spazio senza confini, dove i giovani potessero dire “Noi stiamo bene qui,con te”. Successivamente, attorno al cortile sono sorte anche la scuola e la chiesa, seguendo sempre la stessa filosofia, quella del piacere. Solo l’educazione può cambiare il mondo, ma si impara in modo proficuo solo se si studia con piacere. Lo stesso vale per la chiesa: si va a pregare per dovere o per piacere? Uno spazio libero quindi, che don Bosco ha applicato al suo cuore, amando senza confini né riserve. Chi ama sarà riamato e chi da molto può pretendere molto … in questo scambio nasce un rapporto educativo che è unico. 3: il cielo non è lontano. La spiritualità non va confinata nel cielo sopra di noi: Dio non è lontano, è qui, è presente. Don Bosco viveva questa certezza con una semplicità assoluta. Sentire che esiste questa dimensione vuol dire far nascere la spiritualità. Don Bosco attirava per questo, possedeva la bellezza dell’uomo buono. Il suo carisma era tale che un giorno, passeggiando lungo via Garibaldi, una via piena di vetrine oggi come allora, uno dei suoi ragazzi lo vide e per correre a salutarlo non si avvide di andar contro la vetrina, la quale com’è
IL PROGRAMMA DEI PROSSIMI GIORNI Dal 16 al 18 ottobre alle ore 18 triduo di preparazione all’arrivo dell’urna, presieduto dal nuovo responsabile dell’oratorio salesiano: don Francesco Galante. Il 19 ottobre l’urna arriverà in città, scortata dai Vigili Urbani. Giunta in piazza Damiano Chiesa, verrà accolta dai giovani, i quali accompagneranno don Bosco fino alla chiesa, insieme allora come adesso. Per tutta la giornata si avranno momenti di preghiera animati da gruppi e associazioni. Alle ore 18 si terrà la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Monsignor Giusti. A seguire,alle ore 22.30, comincerà la veglia di preghiera animata dai giovani, fino ad arrivare alla messa che si terrà alle ore 24. Una celebrazione che ha il sapore del Natale, un Natale particolare, festeggiato nel ricordo della nascita di un santo sognatore, capace di buttare il cuore sempre oltre gli ostacoli, pur di aiutare i suoi ragazzi logico finì in mille pezzi. La sua era una presenza eucaristica, significava “fino alla fine sarò tutto per voi”. Giovanni Bosco non si è mai scoraggiato, anche se in effetti ne ha passate di tutti i colori, sapeva di poter contare sul Dio vicino. E Dio si è manifestato nella sua vita in una forma in effetti un po’ insolita, cioè attraverso un angelo custode. Certo, fin qui di strano non ci sarebbe
niente, almeno se si pensa al classico cliché di angelo, in sottana, boccoli biondi e ali di penne d’oca. Ma un angelo simile poteva andar bene per don Bosco? Sicuramente no, tanto che il suo, di angelo, aveva 4 zampe, un muso peloso da lupo e lo avevano chiamato il Grigio. Curioso animale, questo Grigio, che appariva dal nulla nei momenti più impensati
e salvava sempre don Bosco da pericoli imminenti. Strano animale, che ha vissuto 31 anni senza mai bere né toccare cibo e quando, dopo la morte di don Bosco seguiva il peregrinare dell’urna, a volte veniva chiuso in una stanza in modo da non spaventare i visitatori … quando la stanza veniva riaperta, il cane, misteriosamente, non c’era più. Il cielo è veramente vicino e Dio ci dice, come ogni buon padre “Io sono qui”. È una consapevolezza che insegna la forza della vita. L’essere, come diceva don Bosco, umile forte e resiliente significa proprio questo: “la congregazione salesiana è nata sotto le bastonate e sotto le bastonate va avanti, ogni volta che mi fanno delle difficoltà io apro una nuova casa”.
4: Guarda oltre l’orizzonte. Saper guardare oltre l’orizzonte è tipico dei sognatori. Umberto Eco, in discorso, ha sottolineato come la sconfitta del PCI sia stata riconducibile alla mancanza del progetto di don Bosco: è mancata l’immaginazione, l’inventività organizzativa e il senso dei tempi che questo grande santo possedeva. E , per saltare dall’altra parte del globo, anche il presidente Barak Obama ha ricordato don Bosco e il suo famoso sogno fatto nel 1883, nel quale vedeva una città modernissima nel cuore della foresta amazzonica: quella città oggi esiste, si chiama Brasilia. 5: riconciliati con la morte. Tema sicuramente spinoso per molti di noi, ma non per il nostro Santo, il quale teneva sempre presente l’idea della morte. Pensare alla morte è pensare sì al termine della propria vita, ma in modo da non buttar via i pezzi della nostra esistenza, perseguendo la meta comune che è il Paradiso. 6: il gioco dei puntini. Chi di noi non ha mai fatto, nella settimana enigmistica, il classico gioco di unire i puntini? Viene da chiedersi cosa c’entri questo semplice passatempo con la nostra vita. In realtà è più chiaro di quanto non si pensi. Durante l’ esistenza percorriamo tratti di strada, facciamo esperienze che apparentemente non hanno alcun significato, un po’ come i singoli trattini di quel gioco. Alla fine però, tutti questi tratti si uniscono a formare un disegno, un disegno che è unico per ciascuno di noi. Noi siamo un sogno di Dio, e siamo chiamati ad unire i puntini sul disegno che Dio ha tracciato per noi come per don Bosco, tanto tempo fa. Benedetta Agretti
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
20 ottobre 2013
III
In processione a Montenero
LA MADONNA dei popoli
Preghiera di riparazione
L’intervista a Paolo Grigò, autore della statua della Madonna dei Popoli, ad un mese dalla benedizione e presentazione alla città
Sabato 19 ottobre alle 8.00
«Sono tornato a trovarla» trascorso già un mese da quando la Madonna dei popoli si è rivelata alla nostra città. Un mese in cui la notizia è corsa in giro per l’Italia passando dalle testate giornalistiche di "Credere", "Avvenire" e prossimamente "Medjugorje la presenza di Maria", fino a raggiungere il canale televisivo di TV2000. Un periodo così lungo di cui neppure l’artista Paolo Grigò si è reso conto; parlando con lui infatti ci confessa che non gli sembra passato così poi tanto tempo da quel caldo sabato di settembre in cui tutta Livorno ha potuto ammirare e conoscere la sua opera, la sua "mamma del mare". «Ci sono momenti, ci confessa Grigò, in cui ancora penso di averla ancora qui accanto a me nel laboratorio; vado ma non la trovo. È un po’ come una relazione di convivenza con una donna che dopo due anni si è interrotta». «In realtà, aggiunge, non l’ho persa perché farà sempre parte di me, del mio lavoro. Tant’è che sono andato anche a trovarla e questa volta (per la prima volta) l’ho vista da lontano, o meglio dal giusto punto di vista». Grigò infatti ci spiega che per la sua realizzazione non l’aveva ancora guardata nella sua interezza, se non nel raggio di sei metri. Un’occasione in cui l’artista non ha mancato di fare una piccola autocritica su alcuni particolari che potevano
Si ringrazia Elia Pappalardo per le fotografie dell’inaugurazione della Madonna dei popoli
È
essere resi in modo migliore. Ciò non toglie che l’opera messa in atto sia stata molto apprezzata dai livornesi, seppur accompagnata anche da alcune critiche ed
osservazioni tipiche del temperamento e del sarcasmo labronico. «Le critiche ci stanno tutte, è normale e umano, precisa Grigò. Detto questo, però rimango soddisfatto del mio lavoro e della sua realizzazione: l’obiettivo che mi ero prefissato nella costruzione di quest’opera imponente coniugando i canoni ecclesiastici con il gusto dell’artista, credo di averlo raggiunto e sono contento di ciò che ho fatto». Paolo Grigò però in questi due anni non ha lavorato da solo; altre sei mani lo anno aiutato a creare la Madonna dei Popoli. Tre giovani ragazzi, Sara, Marta e Pietro, giorno dopo giorno
hanno visto crescere sotto i loro occhi la statua e «nonostante momenti di sconforto, hanno resistito: quando qualcosa andava storto la frase che ci dicevamo l’un con l’altro, diventando così un motto "guardiamo in positivo" ci faceva ripartire e trovare nuovi stimoli». «Una buona squadra, che ad occhi chiusi rifarei, così come l’opera; abbiamo trascorso due anni insieme in cui l’amicizia, il bene ed il lavoro sono stati rafforzati lasciando da parte tutto ciò che poteva essere negativo. Ancora oggi,ci confida ancora, ci sentiamo per telefono, qualcuno di loro ogni tanto passa a vedere cosa combino e spesso ceniamo insieme come facevamo durante il nostro lavoro». Si, perché ad oggi l’artista ed i ragazzi si sono "divisi", soltanto una ragazza è rimasta con lui a lavorare ai nuovi progetti di scultura e pittura, mentre gli altri due hanno intrapreso altri cammini, ma la strada per tornare alla "tabaccaia" non si dimentica facilmente. Martina Bongini
borto choc in ospedale” così “Tirreno” Atitolava la locandina de “Il di martedì 24 settembre u.s. riportando in cronaca un caso, verosimilmente nato per una questione economica. L’aborto dovrebbe sempre essere considerato un evento choc, ma evidentemente non è così, se consideriamo che in ospedale in questi ultimi 35 anni, di aborti legali ne sono avvenuti circa 25.000 nella sostanziale indifferenza della cronaca e, quindi, della collettività. Un evento che fa notizia definito choc a fronte di tanti altri che passano nell’oblio credo meriti una riflessione collettiva. Potevamo fare qualche cosa per questo caso specifico, come per tutti quelli passati nel silenzio? Non eravamo informati: forse questa è la risposta! e pertanto a cascata: scarsa comunicazione, scarso coinvolgimento, scarso impegno operativo delle istituzioni pubbliche, che in forza della Legge 194/1978, sono primariamente deputate all’accoglienza ed alla tutela della maternità (art.1). Tali strutture sembrano ermeticamente chiuse alla prevenzione dell’aborto e debolmente mettono in pratica gli aiuti (in primis, quelli economici), per superare le cause che inducono una coppia a “scegliere” l’aborto; né si avvalgono della collaborazione del volontariato. Eppure non mancano gli esempi di questo tipo di prevenzione: in tutta Italia più di 140.000 bambini sono nati a seguito dell’accoglienza della loro mamma nei Centri di Aiuto alla Vita. La Diocesi livornese si è impegnata con case di accoglienza, Parrocchie vedi S Rosa, S. Lucia, ecc.-, ed altre realtà ecclesiali che operano nel silenzio dell’amore e della carità si sono assunte il compito di “adottare una mamma”, ma l’emorragia di aborti continua ed il numero di donne/mamme disperate per l’aborto effettuato si accresce quotidianamente. Perciò, quando un caso (punta di un iceberg) assurge all’opinione pubblica è il giusto momento -pur nell’assoluto rispetto e privacy dei diretti interessati- per svelare alle persone un dramma coinvolgente necessariamente la collettività, perché -tra l’altro- un bambino abortito è un cittadino mancato. Adesso che conosciamo la realtà e ci interroghiamo su che cosa fare, una prima risposta è preghiamo in riparazione di tutto questo male privato e collettivo; affinché la saggezza, anche di fronte a leggi ingiuste ed iniquamente applicate o disapplicate, penetri nel cuore del singolo e di tutti,ed operi per il bene comune. E sarebbe bello che la cittadinanza, ed in particolare la comunità ecclesiale, partecipasse e si mobilitasse, così come seppe fare alcuni anni fa quando, in un’altra tragedia frutto di altro tipo di degrado economico e sociale, quattro bambini rom morirono tra le fiamme delle baracche in cui erano stati lasciati soli. Per questo motivo il pellegrinaggio del terzo sabato a Montenero (sabato 19 p.v.) sarà dedicato a questa finalità: una preghiera di riparazione. Daniela Musumeci
IV
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
20 ottobre 2013
Agenda del VESCOVO
VENERDÌ 18 OTTOBRE Nella mattina, udienze laici in vescovado 12.00 saluto al congresso della Federazione Autonoma Bancari Italiana all’Hotel Palazzo 16.00 S. Messa in ospedale, in occasione della festa di San Luca 18.30 incontro con i cresimandi, i genitori, i catechisti e i parroci in vescovado 21.15 incontro con i vicari episcopali e i direttori degli uffici pastorali a seguito del convegno diocesano SABATO 19 OTTOBRE 8.00 pellegrinaggio mensile diocesano al Santuario di Montenero, a seguire S. Messa 13.00 pranzo alla Villa Alma Pace 18.00 S. Messa alla presenza dell’urna di don Bosco alla chiesa dei Salesiani (vedi pag.1) DOMENICA 20 OTTOBRE 11.15 S. Messa in occasione della festa patronale a San Luca a Stagno 16.00 S. Messa e cresime alla chiesa del Sacro Cuore (Salesiani) 21.00 processione in occasione della festa patronale a Castelnuovo della Misericordia LUNEDÌ 21 OTTOBRE Nella mattina, udienze clero in vescovado MARTEDÌ 22 OTTOBRE Il Vescovo è a Roma MERCOLEDÌ 23 OTTOBRE 9.30 incontro con il clero giovane in vescovado GIOVEDÌ 24 OTTOBRE 19.00 S. Messa in occasione dell’ingresso del nuovo parroco di S. Lucia, don Piotr Kownacki VENERDÌ 25 OTTOBRE Nella mattina, udienze laici in vescovado 17.30 il Vescovo partecipa all’incontro "Dare speranza a Livorno con il lavoro,confronto con gli operatori portuali (vedi locandina pag.8) SABATO 26 OTTOBRE 10.00 inaugurazione della palestra al Parco del Mulino 17.00 saluto alla festa ACR nel chiostro del vescovado 18.00 S. Messa e cresime alla chiesa di S. Croce a Rosignano Solvay DOMENICA 27 OTTOBRE 10.30 S. Messa in occasione della festa patronale alla chiesa di S. Rosa 12.00 S. Messa e conferimento delle cresime alla chiesa di S. Simone, in occasione della festa patronale 17.00 S. Messa in occasione dell’ingresso del nuovo parroco di S.Giovanni Battista Ilario, don Federico Locatelli
Libri da LEGGERE
di Mo.C.
Sangalli D.-Corradi A. -In cammino con i miei poveri. Monsignor Ramazzini: un Vescovo in Guatemala- Ed. Paoline pp. 171, euro 12,50 Scrivere di Guatemala, vuol dire scrivere di un Paese che affascina per le sue bellezze naturali, ma che porta ancora oggi le ferite di un travagliato passato, fatto di violenza e intriso d’ingiustizia. Un Paese valorizzato dall’opera di molti operatori di pace. "In cammino con i miei poveri" propone una lettura della realtà guatemalteca illuminata dalla testimonianza di un vescovo che percorre i sentieri del Guatemala incontrando soprattutto gli impoveriti, gli oppressi che chiedono attenzione e si impegnano per la salvaguardia della loro dignità. Per questo suo impegno ha ricevuto minacce di morte negli ultimi anni e ha vissuto quasi un anno sotto scorta. Ieri Samuel Ruiz, Camara, Oscar Romero..oggi, Alvaro Mazzini e Raul Vera…tra i più conosciuti. Sono questi i pastori che hanno incarnato nei decenni successivi alla Conferenza di Medellin l’opzione preferenziale per i poveri. Sono quelli che hanno saputo rivelare il volto solidale e materno della Chiesa. E sono quelli grazie ai quali i più poveri possono guardare con rinnovata fiducia ad una istituzione che per cinquecento anni si era messa più dalla parte degli oppressori che degli oppressi.
Diocesi informa In ricordo di Padre Michele Piccirillo Una luce per ricordare e per illuminare il futuro di tanti bambini nato a Casanova di Carinola (Ce) il 18 novembre 1944, morto a Livorno il 26 ottobre 2008 Sono già passati cinque anni da quella triste notte nella quale P. Michele ci ha lasciati, per volare verso la Gerusalemme Nuova, dopo aver passato oltre cinquanta anni della sua vita nella terra del Signore come frate francescano, svolgendo il suoi studi e la sua opera come archeologo presso lo Studio Biblico Francescano. Parenti, amici e conoscenti si ritroveranno nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Livorno, il giorno 26 ottobre. per celebrare una Santa Messa. In quella stessa occasione verrà accesa sull’altare, sotto la grande Pala della Adorazione dei Magi (opera di Ignazio Zotti) una lampada e recitata una preghiera per la pace in Terra Santa. Sarà quel luogo il punto di riferimento e di preghiera per le varie iniziative che verranno svolte per la Terra Santa e per aiutare i tanti bambini del mondo. In quella stessa occasione verrà consegnata alla Associazione “Aiuto Bambini Betlemme” la somma di E. 2000 per completare l’allestimento della Ludoteca attualmente in costruzione presso l’Ospedale Pediatrico di Betlemme in memoria di P. Michele.
Le proposte di PHARUS VIAGGI
25-27 OTTOBRE 2013
LA FESTA DI SAN SIMONE Venerdì 25 ottobre alle 21.15 CONCERTO DI MUSICA SACRA PER ORGANO, SOPRANO, SASSOFONO E TROMBONE musiche di: G. CACCINI V. VAVILOV, J.S. BACH, W.A. MOZART, F. SCHUBERT, P. MASCAGNI, C. GOUNOD, S. MECARELLI SUONATE E CANTATE DA : Amalia Grimaldi, Soprano - Marco Bartolomei, Trombone - Michela Ciampelli, Sassofono Sandro Mecarelli, Organo INGRESSO LIBERO
Sabato 26 ottobre alle 18.00 SANTA MESSA PREFESTIVA
Domenica 27 ottobre FESTA DI SAN SIMONE SS. Messe ore 8.30-10.00 alle 12.00 S. Messa pontificale celebrata da S. Eccellenza Mons. Simone Giusti, con amministrazione della cresima
Percorsi di LUCE
Romeo e Giulietta
Riprendono gli incontri per separati e divorziati
“Ama e cambia il mondo”
i seguito il programma e le date degli inconD tri; il percorso sposterà inoltre la sua sede alla chiesa dei Salesiani (cripta sotterranea).
Programma della giornata: Partenza ore 10.00 circa da luoghi prestabiliti per Roma. Sosta in autogrill e tempo a disposizione per il pranzo libero. Nel primo pomeriggio, arrivo a Roma presso il Gran Teatro. Ore 16.00 inizio dello spettacolo (apertura teatro circa un’ora prima dell’evento). Romeo e Giulietta - Ama e cambia il mondo Dopo lo straordinario successo di Notre Dame de Paris, David Zard ritorna con un nuovo grande progetto musicale: "Romeo e Giulietta. Ama e cambia il mondo". L’opera, tratta dal capolavoro di William Shakespeare con musica e libretto del grande compositore francese Gérard Presgurvic, nella versione italiana avrà la regia di Giuliano Peparini con i testi a cura di Vincenzo Incenzo. Al termine dello spettacolo, partenza in bus per il rientro con cena libera lungo il percorso. Arrivo a Livorno previsto in tarda serata. QUOTA euro90,00 biglietto in poltronissima gold numerata e bus (min. 30 partecipanti) QUOTA euro 85,00 biglietto poltrona centrale numerata e bus (min. 30 partecipanti) QUOTA euro 80,00 biglietto poltronissima laterale numerata e bus (min. 30 partecipanti) QUOTA euro 75,00 biglietto poltrona laterale numerata e bus (min. 30 partecipanti) Se non verrà raggiunto il numero minimo di partecipanti sul bus la quota potrà subire modifiche. Confermare entro il 18/10/2013 Riduzioni previste per i ragazzi dai 06 ai 12 anni PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI: PHARUS VIAGGI - tel. 0586 211294
INCONTRI DI PREGHIERA (ALLE 21,00) Sono incontri di accoglienza e riflessione condivisa, in un clima familiare, nell’ascolto della Parola di Dio, guidati da un sacerdote. - 14 ottobre 2013 (1° incontro ) - 04 novembre 2013 - 02 dicembre 2013 - 13 gennaio 2014 - 03 febbraio 2014 - 03 marzo 2014 - 07 aprile 2014 - 05 maggio 2014 - giugno 2014 uscita tutti insieme (data da definire) Quest’anno il percorso sarà arricchito da tre incontri a parte con la psicologa D.ssa Anna Paggini. Questi incontri sono di gruppo, a carattere esperienziale e seguiranno i bisogni che nasceranno nel gruppo. Gli incontri con la psicologa (alcuni ancora da definire), saranno sempre a Salesiani : INCONTRI CON LA PSICOLOGA (ALLE 21,00) - 1° incontro: 18 novembre 2013 (data sicura); - 2° incontro: fine gennaio 2014 (intorno alla fine) - 3° incontro: metà marzo 2014 Saremo accompagnati dalla presenza alternata dei sacerdoti: don Gino Berto, don Alberto Vanzi e mons. Paolo Razzauti
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
20 ottobre 2013
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Dopo la pausa estiva, nella prima e nella terza domenica del mese, torniamo a proporvi le omelie del Santo Padre LA PREGHIERA È LA “CARTA” CHE AVVOLGE LA GRAZIA Nella preghiera dobbiamo essere coraggiosi e scoprire qual è la vera grazia che ci viene data, cioè Dio stesso: è quanto ha affermato il Papa nella Messa a Santa Marta. Al centro dell’omelia, il Vangelo proposto dalla liturgia del giorno in cui Gesù sottolinea la necessità di pregare con fiduciosa insistenza. La parabola dell’amico importuno, che ottiene quel che desidera grazie alla sua insistenza, ha dato lo spunto a Papa Francesco per riflettere sulla qualità della nostra preghiera: “Come preghiamo, noi? Preghiamo così, per abitudine, pietosamente ma tranquilli, o ci mettiamo noi proprio con coraggio, davanti al Signore per chiedere la grazia, per chiedere quello per cui preghiamo? Il coraggio nella preghiera: una preghiera che non sia coraggiosa non è una vera preghiera. Il coraggio di avere fiducia che il Signore ci ascolti, il coraggio di bussare alla porta … Il Signore lo dice: ‘Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto’. Ma bisogna chiedere, cercare e bussare”. “Noi, ci coinvolgiamo nella preghiera?” – domanda ancora il Papa – “Sappiamo bussare al cuore di Dio?”. Nel Vangelo Gesù dice: “Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!“. Questa – afferma il Papa – “è una cosa grande”: “Quando noi preghiamo coraggiosamente, il Signore ci dà la grazia, ma anche ci dà se stesso nella grazia: lo Spirito Santo, cioè, se stesso! Mai il Signore dà o invia una grazia per posta: mai! La porta Lui! E’ Lui, la grazia! Quello che noi chiediamo è un po’ come [ride] … è la carta che avvolge la grazia. Ma la vera grazia è Lui, che viene a portarmela. E’ Lui. La nostra preghiera, se è coraggiosa, riceve quello che chiediamo ma anche quello che è più importante: il Signore”. Nei Vangeli – ha osservato il Papa – “alcuni ricevono la grazia e se ne vanno”: dei dieci lebbrosi guariti da Gesù, solo uno torna a ringraziarlo. Anche il cieco di Gerico trova il Signore nella guarigione e loda Dio. Ma occorre pregare con il “coraggio della fede” – ribadisce – spingendoci a chiedere anche ciò che la preghiera non osa sperare:
cioè, Dio stesso: “Noi chiediamo una grazia, ma non osiamo dire: ‘Ma vieni Tu a portarmela’. Sappiamo che una grazia sempre è portata da Lui: è Lui che viene e ce la dà. Non facciamo la brutta figura di prendere la grazia e non riconoscere Quello che ce la porta, Quello che ce la dà: il Signore. Che il Signore ci dia la grazia di darci se stesso, sempre, in ogni grazia. E che noi lo riconosciamo, e che noi lo lodiamo come quegli ammalati guariti del Vangelo. Perché abbiamo, in quella grazia, trovato il Signore”. PERCHÉ LA CHIESA È CATTOLICA? È la domanda che Papa Francesco ha posto all’inizio della catechesi dell’udienza generale, tenuta in Piazza San Pietro di fronte a oltre 60 mila persone. Il Papa ha ribadito che nella Chiesa unità e diversità convivono in “armonia”, invitando ancora una volta a evitare le “chiacchiere” che seminano discordia. “Casa di tutti”, sparsa ovunque nel mondo e che ovunque è chiamata a unire in armonia le sue giuste diversità, che costituiscono la sua ricchezza. C’è tutto questo e molto altro dietro l’aggettivo “cattolica” che ogni cristiano ripete nella formula del Credo riferendosi alla Chiesa. Papa Francesco lo
ha ribadito cogliendo nella cattolicità della Chiesa tre aspetti peculiari. La Chiesa è cattolica, ha affermato, anzitutto “perché è lo spazio, la casa in cui viene annunciata tutta intera la fede” e “in cui la salvezza che ci ha portato Cristo viene offerta a tutti". E questo pone delle domande alla coscienza: “Quando io vado in chiesa, è come se io fossi allo stadio, a una partita di calcio? E’ come se fossi al cinema? No! E’ un’altra cosa! Come vado io, in chiesa? Come accolgo i doni che mi offre, per crescere, per maturare come cristiano? Partecipo alla vita di comunità o vado in chiesa e mi chiudo nei miei problemi, isolandomi dagli altri? In questo primo senso, la Chiesa è cattolica perché è la casa di tutti: tutti sono figli della Chiesa e tutti sono in quella casa”. Secondo, la Chiesa è cattolica perché, come casa “aperta a tutti senza distinzioni”, è “universale”, “sparsa in ogni parte del mondo” ad annunciare il Vangelo. Per questo motivo, obietta Papa Francesco: “La Chiesa non è un gruppo di élite, non riguarda solo alcuni. La Chiesa non ha chiusure, è inviata alla totalità delle persone, alla totalità del genere umano. E l’unica Chiesa è presente anche nelle più piccole parti di essa (...) La Chiesa non è solo all’ombra del nostro campanile, ma abbraccia una vastità di genti,
di popoli che professano la stessa fede”. A questo punto, il Papa si appella al cuore dei cristiani, perché questo abbraccio universale lo avvertano sulla loro pelle, comprese le responsabilità che ne derivano: “Sentirci in comunione con tutte le Chiese, con tutte le comunità cattoliche piccole o grandi del mondo! E’ bello, quello! E poi sentire che tutti siamo in missione, piccole o grandi comunità, tutti dobbiamo aprire le nostre porte ed uscire per il Vangelo. Chiediamoci allora: che cosa faccio io per comunicare agli altri la gioia di incontrare il Signore, la gioia di appartenere alla Chiesa? Annunciare e testimoniare la fede non è un affare di pochi, riguarda anche me, te, ciascuno di noi!”. Terzo punto, la Chiesa è cattolica perché è la casa “dove unità e diversità sanno coniugarsi insieme per essere ricchezza”, né più né meno – spiega Papa Francesco – della sinfonia che risulta da un accordo di strumenti diversi, ognuno dei quali – afferma – “mantiene il suo timbro inconfondibile”, pur concorrendo a una “armonia” della quale il “Maestro” è lo Spirito Santo. Armonia – conclude il Papa – che nulla ha a che fare con personalismi e malelingue: “Ci sono chiacchiere? E, se ci sono chiacchiere, non c’è armonia: è lotta. E questa non è la Chiesa: la Chiesa è l’armonia di tutti. Mai chiacchierare l’uno contro l’altro, mai litigare. Accettiamo l’altro, accettiamo che vi sia una giusta varietà, che questo sia differente, che questo la pensa così, la pensa là? Ma, nella stessa fede si può pensare così! O tendiamo ad uniformare tutto? Ma, l’uniformità uccide la vita. La vita della Chiesa è varietà, e quando vogliamo mettere questa uniformità a tutti, uccidiamo i doni dello Spirito Santo!”. Dal sito di Radio Vaticana
dalla CASA
Il coraggio nella preghiera
S. MARTA
LE OMELIE DI PAPA FRANCESCO.........
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
20 ottobre 2013
Il convegno su mons.Oscar Romero
Padre Gabriele Bezzi PARROCO A SS. PIETRO E PAOLO
UN CUORE ILLUMINATO L’incontro promosso dai Cooperatori Paolini, Cif e Ucsi ella Sala Consigliare della Provincia,a cura N dell’Associazione Cooperatori Paolini di Livorno, dell’Unione Cattolica della Stampa Italiana e del CIF, si è tenuto il convegno “Martirio e missione – Ricordando Oscar Romero”.I lavori sono stati presentati dalla Collaboratrice Paolina,Monica Cuzzocrea,che ha ringraziato la Provincia per aver accolto l’invito a realizzare l’incontro e a proporlo all’attenzione della cittadinanza.Ha preso subito la parola il presidente della Provincia,Giorgio Kutufà, che ha sottolineato la “figura gigantesca”di Romero,morto mentre celebrava l’eucarestia, assassinato dai latifondisti del Salvador.Questo assassinio ci aiuta a riflettere sui missionari che hanno difficoltà a testimoniare la fede in ambienti ostili,ma ci sono -ha aggiunto- dei missionari che sono contrastati negli stessi paesi cattolici dove la Chiesa non sempre mostra la compattezza che invece dovrebbe avere come è accaduto per monsignor Romero.Romero,sapendo di correre dei rischi,saldo nei propri principi ha affermato i diritti degli ultimi e dei contadini oppressi,ha dato un grande esempio nel continente latino-americano,ed è un grande segnale che Papa Francesco venga proprio da lì. La relazione principale è stata svolta dal professor Roberto Morrozzo della Comunità di S.Egidio, docente di Storia Contemporanea all’Università di RomaTre.Lo storico si è soffermato sulla vita di Romero negli ultimi mesi prima di essere assassinato. La causa di beatificazione,ora in corso,non è basata sulla “virtù”ma sul “martirio”dovuto alla persecuzione che aveva dovuto affrontare.Voleva combattere le forti ingiustizie sociali in un paese dominato da poche famiglie oligarchiche che ne controllavano l’economia rurale in alleanza con i militari.Romero appoggia le organizzazioni di base dei contadini,chiede la giustizia sociale e una vita migliore per i diseredati, per questo è sottoposto alla persecuzione e ben sei sacerdoti del suo presbiterio vengono assassinati. Riceve minacce di morte che di giorno in giorno divengono sempre più consistenti mentre gli oligarchi mandano una lettera inVaticano per richiedere la sua rimozione.Intanto le repressioni si succedono,è angosciato dal sangue che viene sparso.Ma perché, si è chiesto il relatore,Romero viene ucciso? Perché lui è l’uomo della mediazione,è un “conciliatore”che chiede giustizia per il suo popolo,gli dicono di andare all’estero ma non lo fa,sa del suo martirio e non fugge,è disposto a morire per la fede,il martirio lo vive come un “dovere pastorale”. Il direttore di “Popoli e missione”,Padre Giulio Albanese,assente a causa di una indisposizione ha inviato uno scritto per descrivere che la fede è la “conditio sine qua non”per vivere il martirio,è la radice di una umanità autentica di cui i missionari martiri sono testimonianza ed ha paragonato Romero ad una “sentinella del mattino”che ha dato la vita per la causa del Regno.Albanese ha aggiunto che “l’unica verità che gli uomini portano impressa nella loro carne è quella della sofferenza”,il dolore ci rende davvero uguali,i martiri missionari dunque ci aiutano a cogliere un mistero che ci sovrasta: quello del trionfo della vita in Cristo sulla morte.Padre Albanese ha ricordato anche che non bisogna mai schierarsi contro qualcuno,l’identità cristiana è dialogica fondata sull’impronta trinitaria di Dio, presente in ogni uomo e si è domandato: “Siamo proprio certi di fare il massimo per portare ilVerbo ai fratelli?” Massimo Lucchesi,giornalista di RaiTre,ha spiegato che la missionarietà è un motivo di vita e la fede è la radice di una umanità autentica.Nell’esercizio della professione giornalistica bisogna porsi nella prospettiva della ricerca della verità,del rispetto della persona e dell’indipendenza del giudizio.L’incontro è terminato con la riflessione del vescovo Giusti: Ci sono -ha detto- persone che contano e persone che non contano,anche per i fatti più gravi c’è una indignazione che dura ben poco,esiste solo ciò che appare e se non ha una rilevanza forte viene subito cancellato.Viviamo in una cultura dell’emozione e quello che più emoziona ha rilevanza.Oggi la democrazia è in forse perché ci sono cittadini che contano di più e altri di meno,si guardi a ciò che succede ai cristiani in Africa e in Pakistan.Viviamo nell’orizzonte della decadenza dell’occidente e i nuovi barbari non sono certamente quelli che vengono a rifugiarsi sulle nostre coste,ma siamo noi che certe volte non riconosciamo il diritto a vivere di nostro figlio! Romero è stato un credente e un uomo di fede, che ha condiviso il sacrificio dei contadini e dei suoi preti,ha alzato la voce fino a quando non lo hanno ucciso.Ecco il senso della propria storia e della propria vita: avere un cuore illuminato e invaso dalla vita altrui. Gianni Giovangiacomo
DON QUILICI ha fondato questa parrocchia, io proverò a conservarla e farla crescere La cerimonia alla presenza delVescovo il dodicesimo parroco della chiesa dei Santi Pietro e Paolo, padre Gabriele Bezzi, che sabato pomeriggio è subentrato al colombiano don Annibale Reyes Hernandez, rientrato al proprio Paese per motivi di salute. Il vescovo Giusti prendendo spunto dalla lettura del Vangelo, in cui Gesù salvò dalla malattia dieci lebbrosi, ricevendo i ringraziamenti solo da uno di loro, ha ricordato il significato della partecipazione alla S. Messa “la presenza all’Eucarestia oltre che essere un dovere di ogni cristiano è anche soprattutto una forma di gratitudine verso nostro Signore, per quello che quotidianamente ci
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dona, anche nei momenti di sofferenza perché - ha proseguito il vescovo- accettare la sofferenza, come Gesù accettò la propria croce, ci rende testimoni del Vangelo. Il dolore non è fine a se stesso, ma tempra ed irrobustisce la nostra Fede, come dimostrano i miracoli che avvengono in ogni parte del mondo”. Proseguendo nell’omelia il Vescovo ha ricordato come i dieci Comandamenti siano ancora oggi validi “ogni tanto dovremo ricordarci dei dieci punti cardini della nostra Fede, dove si parla di non uccidere, ma l’aborto imperversa, di non desiderare la donna d’altri e l’adulterio è vissuto come normalità”. Un richiamo alle origini cristiane quello del vescovo Simone che,
proseguendo nel cammino indicato nel Convegno diocesano di domenica scorsa, ha nuovamente ribadito che il cristiano per essere tale deve testimoniare la propria Fede più con le opere, che con le parole. A conclusione della S. Messa il neo parroco padre Gabriele Bezzi ha desiderato salutare i suoi nuovi parrocchiani: “Sono il dodicesimo parroco di
questa chiesa, se fossimo una squadra di calcio, sarei il portiere di riserva dopo il numero uno che fu il Servo di Dio don Giovanni Battista Quilici, se lui creò questa parrocchia, a me l’impegnativo compito di conservarla e farla crescere con l’aiuto di voi tutti”. A dimostrare l’affetto verso padre GB, come ormai padre Bezzi viene chiamato dai ragazzi del Catechismo,
Alla parrocchia dei Cappuccini cinque giorni di festa per celebrare San Francesco d’Assisi
Le gioie semplici sono le più belle! inque giorni di festa. Da tanto tempo non si vedeva un evento così alla parrocchia dei Cappuccini. Cinque giorni per vivere tante di quelle cose che stavano a cuore al loro santo e dare spazio a tutta la comunità. Si era iniziato il 2 ottobre con una partecipata Unzione dei malati e degli infermi, forse il primo rimando alla "nuova vita" di San Francesco che incontra il lebbroso. Non solo i malati hanno potuto ricevere il sacramento, ma anche i più anziani perché si sentissero accompagnati nell’affrontare le difficoltà della loro età. Poi sono stati i giorni delle solennità, con il ricordo del transito del poverello di Assisi da questa terra alla terra celeste il 3 ottobre e il 4 con la festa del Patrono d’Italia. Ma la festa in parrocchia non voleva ancora finire, anzi voleva "andare fuori" e cercare gli altri, proprio come aveva fatto Francesco percorrendo l’Italia in lungo e in largo. Sabato 5, sotto l’altare della chiesa, si sono alternate cinque corali cittadine che, accompagnate e legate tra loro dalla lettura del Cantico delle Creature, hanno saputo esprimere lo stesso amore per il canto di San Francesco di cui si legge in tanti passi delle Fonti francescane. Canti francescani, gospel e canti liturgici, dalle voci degli SpringTime, dalla Nuova corale del Rosario, da quella Luca Modesti e dai più giovani Rockettari di Cristo, e corale dell’Oratorio Mondo Giovane (nelle foto accanto i rockettari e il gruppo Spring time). Un padre nostro per ricordare le vittime nei mari al largo
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di Lampedusa e la serata era finita. Ma ancora non bastava. Quale modo migliore per stare insieme se non uno spuntino? Se poi serve per creare una nuova mentalità di consumo e aprirsi a mondi lontani come quando Francesco incontra il Sultano, è anche meglio. La festa di San Francesco, si è conclusa così domenica 6 con la messa di apertura dell’anno catechistico e un modesto aperitivo in stile equo e solidale. …"e le gioie semplici, sono le più belle"… G.S.
le tante realtà ecclesiali che il sacerdote segue come sostenitore e come assistente: il Coro Polifonico Pio Alberto Del Corona, il Serra Club, la Misericordia, i cavalieri del Santo Sepolcro, l’Azione Cattolica, il CSI ed una rappresentanza della Guardia di Finanza, in ricordo dei suoi trascorsi di cappellano militare delle Fiamme Gialle. Roberto Olivato
LA SETTIMANA DI LIVORNO
L’interazione video e la sua etica L’incontro con monsignor Dario Viganò S
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IL SITO WEB SI RIFÀ IL LOOK
arà online, dal 20 novembre, il sito web Sbastianodicatum.it della Parrocchia San Sebastiano www.sein versione 2.0. Un anno
Il video è un mezzo potentissimo e in quanto tale va saputo gestire in modo corretto
I CATTOLICI NELLA RETE: AL SERVIZIO DELL’INCONTRO LA RIFLESSIONE DEL DIRETTORE DELL’UFFICIO CEI DELLE COMUNICAZIONI ei giorni scorsi, su un settimanale, qualcuno rifletteva N sull’“intimità distante” alla quale ci sta conducendo una vita sempre più condizionata dal web e dai social media. Mi sembra una sollecitazione da non lasciar cadere, perché il pericolo è reale per tutti ed è proprio per questo che a noi cristiani si chiede di abitare la rete rimanendo noi stessi. Abitarla realmente, accettandone le regole e i linguaggi, senza però lasciarcene soverchiare. Senza permettere che la follia dell’“intimità distante” alteri la genuinità dei nostri rapporti umani e ci privi della capacità di vivere in pienezza, anche senza scrivere e mettere in rete quel che facciamo. Senza renderci incapaci, al momento opportuno, di scegliere di essere off line, per "esserci davvero" con chi abbiamo di fronte. “Comunicazione al servizio di una autentica cultura dell’incontro”, ci ha suggerito Papa Francesco. Don Domenico Pompili, direttore Ufficio Nazionale CEI per le Comunicazioni Sociali
Comunicare oggi la povertà L’incontro dei giovani comunicatori Sant’Agostino l’incontro A conclusivo della giornata organizzata dall’Ucsi Toscana insieme al settimanale "Toscana Oggi", al CICO, il Centro interdisciplinare di ricerche e servizi per la comunicazione, e all’Istoreco, l’Istituto storico della Resistenza e della Società contemporanea della Provincia di Livorno Dopo il dibattito sull’Etica della comunicazione visiva tenutosi a Pisa nel pomeriggio con don Dario Edoardo Viganò, direttore del Centro Televisivo Vaticano, e Adriano Fabris, professore ordinario di Filosofia morale all’Università di Pisa, moderati da Andrea Fagioli, direttore di "Toscana Oggi", la sera, a Livorno, nei locali della Parrocchia di S. Agostino, con il sostegno dei Cooperatori Paolini di Livorno e dell’Ufficio per le Comunicazioni sociali della diocesi di Livorno, Massimo Lucchesi, già vice caporedattore del Tg regionale della Rai, ha parlato di giornalismo, del ruolo dei cattolici nel settore e di come affrontare il problema delle povertà, in un confronto serrato con una platea composta da molti giovani, moderato dai giovani dell’Ucsi Toscana. «La comunicazione è l’incontro tra ciò
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Novità alla parrocchia di San Sebastiano
Speciale COMUNICAZIONI SOCIALI
i è tenuto a Pisa presso il polo Guidotti, sede del dipartimento di storia dell’arte, un interessante incontro promosso insieme da Cico (Centro interdisciplinare di ricerche e servizi sulla comunicazione dell’Università di Pisa), Istoreco (Istituto storico della Resistenza e della Società contemporanea della Provincia di Livorno) Ucsi e Toscana Oggi. Il tema dell’incontro era quello della comunicazione visiva, oggi più che mai di fondamentale importanza nel mondo della comunicazione. L’occasione era cercare di spiegare un mondo forse un po’ complicato, a partire dal libro di monsignor Dario Edoardo Viganò che tratta proprio di queste tematiche. Viganó è il direttore del centro televisivo Vaticano e si occupa frequentemente di etica del video. A interloquire con lui, Adriano Fabris docente di Filosofia morale e di etica presso l’università di Pisa, nonché responsabile del Master in comunicazione dello stesso Ateneo. A moderare il dialogo, Andrea Fagioli, direttore di Toscana Oggi. Dopo una introduzione del professor Fabris, che ha chiarito brevemente cos’è l’etica e dove sta la differenza tra comunicare e comunicare bene, l’attenzione si è spostata sul mondo dell’etica del video con particolare riferimento al mondo del cinema. Se un tempo il cinema e il video erano canali privilegiati, oggi chiunque, con le dovute conoscenze tecniche e le adeguate apparecchiature può produrre un lavoro qualitativamente valido e diffonderlo in modo virale sulla rete attraverso i vari Social e siti di condivisione video come You Tube. È quindi molto importante essere in grado di far passare un determinato messaggio in modo efficiente. Il video è un mezzo potentissimo e in quanto tale va saputo gestire in modo corretto. Oggi si producono video per il desiderio di comunicare un contenuto, lasciare una testimonianza o lanciare un messaggio. Il mondo del cinema si sta avvicinando sempre di più al modello e alla struttura della fiction, fatto di luoghi e personaggi legati ad una precisa idea e ad un sentire comune prestabilito. Il futuro della tv italiana, dice Viganò, è quello di una tv di interazione, spettatori che scelgono come modificare lo svolgersi dell’azione filmica, sul modello USA dove i Social hanno nettamente invaso la tv. Un modo per capire questo nuovo modo di fare video è saper interpretare il "testo" del video stesso. Capire il messaggio che il regista ha voluto lasciare e avvicinarsi a questo in modo costruttivo. Non possiamo più limitarci ad una fruizione passiva dello spettacolo, le nuove forme di comunicazione, dove ognuno è sia audience che produttore, ci porta a cambiare. Michele Martella
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che esprimiamo e ciò che ci portiamo dentro - spiega Lucchesi - anche se bisognerebbe cogliere esattamente la differenza che corre tra conoscenza e sapere, tra comunicazione e informazione. Quello del giornalista è un lavoro ben preciso, che si basa su queste distinzioni, e si sviluppa in un ambito ben preciso sul quale porre la massima attenzione: quel che esce da noi viene recepito da un’altra persona che è simile a noi, e se, in qualità di comunicatori, non ce ne rendiamo conto, si possono causare
incomprensioni e danni seri. Dobbiamo sempre pensare che informare, di qualsiasi argomento, è un servizio verso l’altro, e quando si compie un’azione verso la comunità bisogna sempre seguire lo stesso criterio: "Ama il prossimo tuo come te stesso"». Bisogna sentirsi parte di una rete di relazioni, da cui scaturisca la reciprocità, l’amore verso l’altro, anche in un ambito professionale. «Saper comunicare è un dono, un talento - continua Lucchesi - e va utilizzato bene, nell’ottica di condividerlo nel modo migliore con gli altri. Oggi, fortunatamente, abbiamo anche un grande esempio di comunicazione all’interno della Chiesa stessa, che è lo stesso Papa Francesco». A seguire il confronto con il pubblico per un’analisi della situazione della povertà in Italia, alla luce dell’attuale crisi sociale ed economica che sta investendo il nostro Paese e della recente situazione critica dell’immigrazione dopo gli ultimi sbarchi a Lampedusa. Per tutte le informazioni e gli aggiornamenti sulle attività dell’associazione visitare il sito ww.ucsi.it Fabio Figara
di lavoro alla nuova piattaforma software non ha impedito al webmaster di aggiornare gli affezionati internauti attraverso un mirror, in pratica una versione clone del vecchio sito e raggiungibile da un indirizzo alternativo (www.webdicatum.altervista.org). Il nuovo portale è basato sul CMS (Content Management System) “Joomla!”, un software open source di grande successo caratterizzato da un’architettura web flessibile e interattiva: l’ideale per i siti soggetti a frequenti pubblicazioni di contenuti, anche da parte di più utenti. In sostanza, se il webmaster si occupa di installare il software, di definire le impostazioni grafiche, il logotipo e la struttura dei menu di navigazione, altri soggetti possono pubblicare direttamente sul sito i propri articoli, senza per questo dover conoscere i linguaggi di programmazione. Queste caratteristiche permetteranno a categorie di utenti, come ad esempio i catechisti, gli animatori pastorali e lo stesso parroco, di pubblicare i propri contenuti semplicemente accedendo all’area privata del sito, attraverso il login dal front end con username e password, mentre il webmaster continuerà a monitorare il flusso delle nuove informazioni e delle pubblicazioni, della struttura del sito e della sua manutenzione, dal pannello amministrativo (back end). Una partecipazione più democratica alla comunicazione via web faciliterà il compito di tutti gli operatori parrocchiali: notizie, appuntamenti, avvisi, documenti saranno resi disponibili direttamente “dal produttore al consumatore” senza la mediazione del curatore del sito. Vediamo più in dettaglio le caratteristiche del nuovo sito e le novità rispetto alla versione 1.0. La grafica, semplice ed essenziale, presenta nel taglio alto, sotto l’intestazione e il menu orizzontale, una sequenza fotografica che racconta per immagini la chiesa e le principali attività parrocchiali. Il menu citato rappresenta una sequenza di voci informative essenziali e facilmente visibili al navigatore: gli orari delle attività, i documenti da scaricare, la raccolta multimediale, i contatti. Poco più in altro a destra, il box di ricerca, utilissimo per trovare informazioni in base a una parola “chiave” e i bottoni per accedere al gruppo Facebook e al canale Youtube. La home page è poi suddivisa in 3 aree: una centrale dove, in forma di blog, sono rappresentate le notizie principali in ordine di pubblicazione, una laterale a sinistra che presenta nell’ordine, il box informativo sulle S. Messe e il modulo per l’iscrizione alla newsletter. Di seguito i menu “La parrocchia” e “La chiesa” contengono numerose voci che rimandano rispettivamente alla vita parrocchiale (incluse quelle riguardanti la comunità dei padri barnabiti e i blog delle catechiste) e alle opere d’arte della chiesa (incluso il catalogo online della biblioteca parrocchiale). Sempre sul lato sinistro è visibile il modulo di login per l’accesso all’area privata. L’area laterale destra presenta, tra l’altro, un bottone di controllo per l’ascolto in diretta di Radio Maria, e lo specchio con la liturgia del giorno come ausilio alla preghiera. Qualche nota statistica. La prima versione del sito risale al 2006 (con dominio gratuito xoomer.it), il primo restyling su dominio proprio, www.sebastianodicatum.it, in versione 1.0 risale all’anno successivo (18 settembre 2007). Dalla sua nascita fino al lancio della versione 2.0 il sito ha avuto circa 19.000 visite e quasi 40.000 pagine visualizzate. Il canale Youtube.com/Videodicatum ha raggiunto quasi 16.000 visualizzazioni su una scelta di oltre 40 video. Una curiosità: perché il sito si chiama Sebastianodicatum.it? Semplice, è la combinazione delle parole “Sebastiano” e “Dicatum”, cioè “dedicato a San Sebastiano”, come si legge nel cartiglio sopra la pala di altare. Per segnalazioni e/o informazioni potete mandare una mail al seguente indirizzo: webmaster@sebastianodicatum.it. Gaetano Mastrorilli
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