La Settimana n. 38 del 28 ottobre 2012

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IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi

Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale

Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo

a Messa... per capire non ho bisogno di estraniarmi dal mondo, anzi posso dire Laffetti, che la Messa mi attende nella strada, nei miei problemi, vicino alla casa dei miei attende a qualunque ora della mia giornata e della mia vita, mi attende nei momenti della solitudine più isolata o della compagnia più diversa. La Messa mi attende per dire un suo importante discorso nel ritmo di tante parole. La Messa è un discorso le cui parole sono così vitali che diventano creative; perché sono parole che non sono dette solo per essere capite, perché – come scrive uno scrittore moderno “la verità più che capita deve essere concepita”. La Messa è un discorso, è una parola, è una verità che si concepisce perché porta una vita, il Cristo, in un’altra vita, la mia, e ne sorge un essere nuovo che comincia già a vivere quaggiù l’esperienza di “nuovi cieli e nuova terra”…La Messa è un discorso fatto di parole, per dire persone, cose, gesti, tutti trasfigurati dalla divina istituzione di Gesù.

Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

(1969, conversazioni con monsignor Ablondi, vescovo ausiliare di Livorno)

28 ottobre 2012

LINEA di Pensiero di Luca Lischi

UNA SCUOLA PIÙ APERTA E INCLUSIVA A proposito delle dichiarazioni del ministro Profumo l Ministro Profumo ha affermato la necesIgeografia. sità di rivedere i programmi di religione e di In sostanza di fronte ad un aumento di studenti stranieri occorre una scuola più aperta e inclusiva. Viene da chiedersi come mai allora occorre rivedere solamente la religione e la geografia. E le altre materie? Forse più che i programmi è da rivedere il modo di relazionarsi con gli altri, con i bambini, i ragazzi, i giovani e con le loro famiglie. Occorrono insegnanti capaci di convivere con le differenze e aperti al dialogo, all’ascolto e alla tolleranza. Quella tolleranza vera che si basa sull’accoglienza dell’altrui diversità, anche se scomoda e non facilmente comprensibile. La religione rappresenta un approccio a quei valori fondanti la nostra realtà culturale e richiama le nostre radici cristiane aperte al valore della persona, di qualsiasi persona. La religione ha già fatto passi avanti di fronte alla scuola “aperta e multietnica” e continua a farli. Quotidianamente.

Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno e Diocesi: sinergia perfetta per aiutare chi è in difficoltà. A novembre l’inizio dei lavori di ristrutturazione e adattamento, che saranno sostenuti al 50% dai due Enti

Ecco la Caritas n.2 na folla immensa, composta non solo dai “soliti” senzatetto o dagli stranieri giunti da ogni parte del mondo, ma anche da disoccupati, da pensionati e da famiglie disagiate, abita sempre più spesso i Centri Caritas sparsi sul territorio. E dato che le necessità sono sempre più diverse e pressanti, agli inizi dell’anno il Vescovo di Livorno Mons. Simone Giusti e i rappresentanti della Caritas diocesana hanno pensato alla creazione di un nuovo centro diurno per affrontare questa crisi. Un progetto da novecentomila euro presentato da Mons. Giusti con l’Avv. Luciano Barsotti, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno (la quale finanzia al cinquanta per cento le attività della struttura), e con Suor Raffaella Spiezio, Presidente della Fondazione Caritas Onlus di Livorno, in occasione della conferenza dal titolo “L’economia, la crisi e la sfida antropologica” del Prof. Luigino Bruni, docente della facoltà di Economia dell’Università di MilanoBicocca ed editorialista del quotidiano “Avvenire”, intervenuto per l’occasione e per i 20 anni dalla creazione della Fondazione bancaria. «L’idea è nata per poter venire incontro a nuove e varie esigenze spiega suor Raffaella - ed offrire così servizi aggiuntivi e complementari rispetto a quelli già offerti presso la struttura di Torretta. Il complesso di via Donnini dovrà diventare una “Caritas II”, dove poter creare un nuovo spazio di aggregazione, di socializzazione e di formazione per persone che versano in condizioni di povertà di vario tipo ed estreme». Previsti un dormitorio per l’alloggio dei “senza fissa dimora” e per l’ospitalità degli immigrati, un cineforum e laboratori d’informatica, d’arte, di musica, di cucina, di teatro e di scrittura, ma non solo. «Sicuramente una parte importante dei progetti che verranno svolti nella nuova struttura - spiega Mons. Giusti - sarà dedicata all’istruzione e all’inserimento, o reinserimento, lavorativo, per dare una mano ai giovani inoccupati o a coloro che, avendo perso il lavoro in età avanzata, hanno difficoltà a trovare

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una nuova collocazione. Questa “Casa dei Mestieri”, che gode anche di un contributo dei Lions, si occuperà così della formazione di tecnici ed operai per attività sempre richieste ma che nessuno vuole più affrontare, servendosi di docenti istruttori e di artigiani professionisti». Ed i settori sono i più svariati: formazione di manutentori di

impianti idraulici ed elettrici, di giardinieri, d’imbianchini, di falegnami, di fabbri, di facchini e di molte altre figure professionali. Ma l’attuale crisi sociale ha investito anzitutto la base della società stessa, la famiglia. Per questo non mancherà un consultorio per le famiglie, voluto fortemente dal Vescovo, uno spazio di accoglienza e sostegno,

consulenza legale e psicologica, per interi nuclei, per genitori soli (giovani madri e padri separati), per minori e per donne vittime di violenza (progetto “codice rosa”), cercando di creare anche spazi per favorire lo scambio d’esperienze tra famiglie con figli, «un’assistenza “tra e alle famiglie”». Si cercherà inoltre d’incrementare il

coordinamento con i vari centri ascolto territoriali e di sensibilizzare ulteriormente famiglie e attività locali sul tema della povertà e sull’utilizzo più attento di risorse materiali ed economiche. Ora non resta che attendere l’inizio dei “lavori”, previsto per il mese prossimo. Fabio Figara

Il progetto di come sarà il Centro polifunzionale

Accoglienza, formazione e socializzazione l complesso oggetto degli interventi di ristruttuIno,razione e recupero funzionale ubicato in Livorvia Donnini 165 di proprietà della diocesi di Livorno si sviluppa su due livelli per complessivi mq 742,00. La struttura sarà adibita: 1. Piano terra: -Centro diurno: da destinare uno spazio complessivo di mq 100/150, utenti stimati 30/50; Scuola dei Mestieri: da destinare uno spazio complessivo di mq. 100/150, utenti stimati 15/30; Portineria; N° 2 uffici operatori; Servizi igienici; Consultorio Familiare (50 mq) 2. Piano primo: Centro di prima accoglienza; ospitalità uomini: totale 15 posti. Da destinare n° 6/7 stanze + servizi igienici (5/6 docce) AREA FAMIGLIE Spazio di accoglienza in cui sostenere le famiglie, i genitori soli ed i minori e favorire scambio d’esperienze tra famiglie con figli. Esso si configura come un contenitore ed un catalizzatore d’opportunità e di risorse della comunità, per l’assistenza “tra e alle famiglie”. La famiglia è il luogo in cui si sperimenta che “la relazionalità è un elemento essenziale dell’umanità” (Caritas in Veritate, n. 55): molte ricerche hanno dimostrato l’influenza positiva di una azione di sostegno sociale: i genitori sono più affezionati e più responsivi verso i loro figli se si sentono stimati e apprezzati (sostegno di stima), quando possono condividere le loro paure e le loro emozioni connesse con la genitorialità (sostegno emotivo). Si sentono anche più competenti quando persone autorevoli forniscono loro informazioni e consigli adeguati (sostegno informativo) in un contesto che valorizza le loro competenze e la loro importanza. L’intervento interesserà le seguenti aree/obiettivi: A. Genitorialità:

Interventi di sostegno alla coppia in fase di separazione o già separata; a.1 Sviluppo competenze genitoriali: Saper essere, saper fare e divenire per un ruolo di maggior protagonismo e partecipazione alle vicende formative dei propri figli); a.2 Accoglienza padri separati: identificati come la generazione dei “nuovi poveri”, affrontano il trauma della separazione, devono lasciare la casa coniugale, pagano il vecchio mutuo e il nuovo affitto, l’assegno di mantenimento per i figli e la ex moglie. Spesso sono costretti a vivere in auto o presso strutture di accoglienza. Il progetto si propone di sostenere la persona e offrire un luogo in cui poter incontrare i propri figli. In cantiere la realizzazione di una struttura di ospitalità (social housing). B. Salute: sostegno alla maternità, percorsi di accompagnamento socio-sanitari (in collegamento con le strutture pubbliche preesistenti sul territorio per potenziare la rete di protezione asociale e gli interventi nell’età adolescenziale) C. Formazione ed educazione (genitori e figli) D. Socialità ed intrattenimento: creazione di un ambiente protetto in cui sviluppare e potenziare le competenza sociali attraverso attività ludiche, il gioco educativo E. Lavoro: avviare al lavoro attraverso borse e percorsi formativi F. Sostegno economico per evitare che la riduzione del reddito comporti la erosione dei legami familiari; G. Mutualità: Forme di solidarietà e reciproco sostegno da parte delle persone medesime nella risposta ai disagi e problemi quotidiani. Il personale impegnato nel Centro ha solo un ruolo di regia, con il compito di coordinare e coadiuvare le attività , che sono svolte con il protagonismo attivo delle famiglie

Le suddette attività saranno progettate e coordinate da un centro di ascolto tematico. Si punterà a sostenere le famiglie nelle loro responsabilità genitoriali (orientamento e consigli esperti sulla cura dei bambini, sulla vita domestica, sull’accesso alla rete dei servizi), e a facilitare il loro inserimento o reinserimento nel mondo del lavoro con percorsi di formazione e laboratori occupazionali che prevedano anche tirocini, borse lavoro e accesso al microcredito. AREA DISAGIO ADULTO E GIOVANI A. CENTRO DIURNO Formazione e socializzazione: * Attività ludico – ricreative * Scrittura creativa * Laboratori di manualità * “Redazione di strada” * Corso base di Informatica * Scuola dei mestieri: formazione di tecnici ed operai in settori caratterizzati dalla forte richiesta di mercato. Gli allievi saranno istruiti ed affiancati costantemente da docenti istruttori e da artigiani, in applicazione della metodologia didattica del learning by doing. La Scuola svolge attività di Formazione in: * Piccole manutenzioni (idraulica, elettricità, giardinaggio, facchinaggio) * Tecnico riparatore/assemblatore biciclette * Tecnico riparatore/assemblatore di pc * Barbiere/sarto * Gestione Lavanderia sociale * Gestione Caffetteria sociale B. CENTRO DI ACCOGLIENZA NOTTURNA * Servizio di accoglienza notturna maschile per 15 persone senza dimora, in condizione di estrema povertà.


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LA SETTIMANA DI LIVORNO

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Un’iniziativa per la salvaguardia della vita

UNO DI NOI Tutelare i bambini di tutta Europa no di noi” è un’iniziativa dei “20U cittadini europei, lanciata il maggio 2012, che intende chiedere alla Commissione Europea, ovvero al Governo dell’Europa, che si impegni nella tutela del bambino concepito e non ancora nato, con uno specifico atto legislativo che possa avere ricadute positive sulla ricerca scientifica e sulla sanità, evitando che possano esserci finanziamenti nel campo della salute pubblica a discapito della vita umana. “Uno di Noi” è promossa da un Comitato rappresentativo delle associazioni pro-life d’Europa, tra cui il Movimento per la Vita Italiano. Per essere presentata alla Commissione Europea l’iniziativa deve essere sostenuta da almeno un milione di firme, raccolte in almeno sette stati membri dell’Unione Europea. La Commissione Europea ha perciò tenuto conto solo dei primi sette membri del Comitato organizzatore in rappresentanza di Francia, Italia, Spagna, Germania, Regno Unito, Polonia ed Ungheria. Anche le altre nazioni però possono partecipare e gli aderenti sono in tutto 27. La proposta che i pro life fanno, attraverso il quesito che sarà sottoposto all’adesione popolare, è di estendere la protezione giuridica della dignità, del diritto alla vita e dell’integrità di ogni essere umano fin dal concepimento in tutte le aree di competenza UE quali, ricerca, sanità pubblica e aiuto alla sviluppo; ponendo fine ai finanziamenti di attività che presuppongono la distruzione di embrioni umani nei settori della ricerca, nei programmi di riduzione delle nascite e nelle pratiche che presuppongono la violazione del diritto alla vita. Per adesso è possibile aderire soltanto su formato cartaceo. La raccolta è iniziata a Firenze il 28 maggio e a Milano dal 30 maggio al 1 giugno in occasione dell’incontro mondiale della famiglia. Per l’adesione è indispensabile indicare il numero della propria carta di identità o del passaporto, può sottoscrivere ogni cittadino che abbia raggiunto i diciotto anni di età anche se non ancora iscritto nelle liste elettorali. Il modulo di adesione è scaricabile dal sito www.mpv.org, può essere sottoscritto anche da più persone e inviato alla sede del Movimento per la Vita (Lungotevere dei Vallati,2 – 00186 Roma) entro il 1 Febbraio 2013. Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito www.oneofus.eu Alice Carpentiere

BENVENUTA Anna omenica 14 ottobre è nata Anna, la primogenita della nostra D collaboratrice Flavia Marco e di suo marito Luca Pecorini. Ai neo genitori i più grandi auguri da parte di tutti: giornalisti e lettori, sperando di vedere presto questo "piccolo gioiello" anche tra le mura della redazione!

■ LA FESTA del Ciao dell'ACR diocesana

Ragazzi … in cerca di Autore Un pomeriggio di sole che ha fatto da cornice a circa cinquanta bambini dell’Azione Cattolica Ragazzi, che si sono misurati e cimentati in diverse attività nel giardino del vescovado ono appena iniziate le scuole, ottobre è anche il mese della ripresa delle attività per i ragazzi di AC che in verità non si sono fermati neanche durante l’estate ma hanno continuato la loro crescita insieme, accompagnati dagli educatori. Li avevamo visti l’ultima volta nei pressi di Camaldoli per il campeggio diocesano e ora li incontriamo nella Festa del Ciao, tradizionale appuntamento che da’ il via alle iniziative dell’Azione Cattolica per i ragazzi, giovanissimi e giovani, La festa del Ciao nasce con l’intento di incontrare nuovi amici ed è infatti un evento "aperto" anzi quest’anno la partecipazione con uno o più amici non ACRini prevedeva un bonus nel punteggio dei giochi a squadre organizzati dall’Equipe di animatori. Anno dopo anno aumenta la partecipazione dei

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proposta dall’ACR ”in cerca d’Autore”. Attraverso le proprie capacità "artistiche" i ragazzi si sono cimentati in gare di canto, ballo, disegno, bricolage e mimo. L’obiettivo era quello di far capire attraverso il gioco e l’esperienza, che per affrontare la vita non è necessario e nemmeno utile indossare delle maschere o ricercare le luci della ribalta ma l’importante è conoscere se stessi e capire che “Gesù ci ama per quelli che siamo e ci vuole impegnati nella Chiesa per quello che possiamo dare”. I circa 50 partecipanti hanno

Gesù ci ama per quello che siamo e ci vuole impegnati nella Chiesa per quello che possiamo dare giovanissimi coinvolti in questo evento e sarebbe bello riuscire a far diventare questa festa una festa aperta a tutti i ragazzi che iniziano il cammino dell’iniziazione cristiana nelle parrocchie, per poter "respirare" un’aria di diocesanità e fargli comprendere che la Chiesa è "di più" della propria parrocchia. Il tema della festa del CIAO edizione 2012 fa riferimento all’iniziativa annuale

potuto godere dell’ospitalità della Diocesi nel Chiostro del Seminario che per un pomeriggio si è trasformato in un palcoscenico e campo di gioco. Gli animatori hanno cercato di associare spiritualità, gioco e voglia di stare insieme per educare tutti i ragazzi ad una giusta convivenza nella società civile. Molti i genitori presenti che hanno partecipato divertiti assistendo alle performance dei propri ragazzi. Il pomeriggio di festa si è concluso poi con la Santa Messa celebrata all’aperto da Don Federico Locatelli, assistente diocesano ACR. Antonio Martella

LE ESERCITAZIONE DELLA PROTEZIONE CIVILE LIBURNIA

Tutti «a scuola» di catastrofi Le simulazioni della Protezione Civile: ipotizzare il peggio per essere pronti al meglio ello scorso fine settimana ha preso il N via l’esercitazione regionale di protezione civile denominata “Liburnia 2012”, un progetto organizzato dalla Misericordia di Livorno e dal raggruppamento provinciale delle Misericordie, con la collaborazione del comune di Livorno, che ha avuto un ruolo di importante sostegno nell’organizzazione delle attività, e il supporto della Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia. Nella giornata di Venerdì è stato simulato un evento sismico del settimo grado della scala Mercalli, che ha messo i volontari, nella stessa giornata e nelle due successive, a diretto contatto con tutti i possibili scenari che avrebbero potuto verificarsi dopo un simile evento, per poter al meglio controllare i protocolli operativi. Un campo base è stato allestito presso la località Cisternino, così come indicato nel piano comunale di protezione civile; questo spazio delimitato e controllato è stato messo a disposizione esclusivamente per i volontari della protezione civile e per le forze dell’ordine, dopo aver istallato al suo interno un refettorio e un dormitorio. All’iniziativa hanno partecipato oltre 450 volontari di circa 20 Misericordie Toscane, che nella prima giornata si sono trovati a mettere in atto la simulazione del recupero di alcuni dispersi a Calafuria,

il deragliamento delle carrozze della funicolare di Montenero, il crollo del monumento di Ciano e un intervento per violenta mareggiata presso la Terrazza Mascagni. La giornata di Sabato ha visto invece la simulazione del crollo dello chalet della Rotonda di Ardenza, il recupero di feriti allo scoglio della ballerina e ai Tre Ponti, il crollo della cava presso la località Corbolone e un naufragio davanti al Boccale, con l’intervento di natanti per il recupero dei naufraghi. Il Comune ha

inoltre dato l’opportunità di realizzare un intervento reale di pulizia dell’argine del torrente Rio Felciaio nei pressi della Leccia, onde evitare possibili esondazioni. Nel corso della mattina di Sabato è stata messa in atto l’evacuazione dell’istituto Cecioni, con l’individuazione di alcuni studenti feriti che sono stati messi in salvo dai delegati della protezione civile. Altre simulazioni si sono verificate presso gli Scali delle Ancore, Antignano e Ardenza con il crollo di alcuni palazzi, la ricerca di dispersi al Castellaccio, un incidente stradale in piazza Cavour con l’allestimento di un presidio ospedaliero e prove di fuoristrada al Gabbro e Quercianella. Per realizzare queste prove sono stati messi a disposizione 29 ambulanze A, 7 ambulanze 4x4, 12 mezzi Y, 52 4x4, 34 punti luce, 3 natanti, 12 pulmini, 7 mezzi A.I.B e 26 idrovore. Un intervento questo certamente poco usuale in altre città italiane, che contribuisce a mettere in buona luce l’operato della Misericordia della nostra città. Alice Carpentiere


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LA SETTIMANA DI LIVORNO

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L’INTERVISTA AL DIACONO Massimo Bartolini

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LE BUONE maniere di Elena Cerini

Dalla parte del malato, con passione opo aver intervistato il diacono Paolo Bencreati, incontriamo anche il diacono Massimo Bartolini che, insieme a lui, offre un servizio di assistenza ai malati all’interno dell’ospedale. Come è iniziato il suo cammino a fianco dei malati? «Il 1° giugno del 2004, con decreto dell’allora Vescovo di Livorno Mons. Coletti, venni nominato “Aiuto Cappellano nell’Ospedale Civile di Livorno successivamente ridefinito “Assistente religioso collaboratore”. Quindi, da oltre otto anni, ininterrottamente, svolgo questo servizio in regime di assoluto volontariato e, quindi, non vincolato da orari definiti a priori, seppur rispettosi del regolamento ospedaliero e delle disposizioni inerenti al servizio della Cappellania».

contatto e devo dire che è sempre un momento molto significativo: sei dapprima accettato e poi accolto (che non sono la stessa cosa) proprio perché con “Quello” che porti, supportato da quell’atteggiamento di immedesimazione della sofferenza che dicevo prima, rendi più credibile la speranza. Ti sentono vicino, amico, spesso, non hanno bisogno di altro. Ecco perché io sono fermamente convinto che il diacono sia indispensabile in ospedale: non potrà portare il conforto sacramentale finale all’ammalato (Unzione), ma quante croci può sollevare, magari prendendosene qualcuna sulle proprie spalle. Nei primi tempi del mio servizio- i primi due o tre anni- i diaconi erano ancora una sorpresa, molti chiedevano spiegazioni su questa “nuova” figura e sul suo ruolo nella Chiesa, nella In quale modo si avvicina ai società, nel lavoro, sulle sue pazienti? specificità, interessati dal «Non esiste un “modo” per connubio tra gli impegni avvicinare chi soffre, familiari, ecclesiali e civili: è specialmente se in un letto stato un bel periodo, in d’ospedale dove tutto è qualche modo, di vera e spiacevole, ma un propria evangelizzazione atteggiamento che può sorgere (come ebbe a riconoscere spontaneo solo se riesci in ad anche Mons. Coletti). Oggi, intuire il caso specifico che stai con la maggiore affrontando, cioè, se riesci, in consapevolezza, un certo senso, ad quando ti immedesimarti in incontrano, anche quel malato, senza «Sembra fuori dal servizio, commiserazione, complicato esclamano: “toh, è bensì “cone impossibile, un diacono” e passione” e metterti sempre dimostrano, un po’ dalla sua ma sussiste al di là del loro parte. E, siccome, l’occasione credo, di apprezzare ogni caso è sempre diverso, anche, di riscontrare, il servizio che facciamo». l’approccio è sempre sempre e diverso e tende con certezza, Come si svolge la anche a modificarsi nel corso l’intervento di giornata dei diaconi dell’incontro e non operano in Cristo stesso» che è mai banale. Ospedale? «Fino ad un po’ di Sembra complicato tempo fa, trascorrevo in e impossibile, ma sussiste ospedale quasi tutta la l’occasione di riscontrare, mattinata, prima ancora il sempre e con certezza, pomeriggio, ma la presenza tra l’intervento di Cristo stesso. gli ammalati era spesso Senza di Lui è meglio non limitata dai servizi di pulizia provarci: si può solo essere nei reparti o dai “turni” medici goffi e si possono arrecare altre che frammentavano troppo la sofferenze. E succede quando, mia presenza rendendo quasi qualche volta, dimentichi che impossibile il servizio. Da un il vero servo è Lui. Certo non è po’ di tempo ho ridotto la mia neppure così facile e scontato, presenza ad un paio d’ore al sono convinto che tutto sia mattino dei giorni feriali, ore possibile quando questo concentrate nei momenti di servizio non è sotteso al rallentamento delle dovere e al fare. In ogni prestazioni reparto ci sono tipologie medico/professionali e, grazie diverse di ammalati, presso i ad una migliore distribuzione quali non ci si può rapportare dei compiti di altri allo stesso modo. Le notevoli collaboratori che man mano si diversità tra una patologia e avvicendano, credo che il mio l’altra, specie quando, come operare non abbia sofferto di nel mio caso, visiti reparti di questa riduzione del tempo forte impatto: Psichiatria, che vi dedico poiché, pur Malattie Infettive, o Chirurgia visitando tutti i pazienti, riesco che richiedono atteggiamenti di diversa sensibilità e disponibilità, che non dipendono da metodologie, né dal “fare” o dal “dovere”, bensì, da ciò che senti “dentro”. A volte trovi il malato non ricettivo che ti accetta comunque perché gli porti pur sempre un gesto di carità, una buona parola, un augurio, ma ti lascia solo amarezza perché vedi che non gli rechi conforto. A volte il dialogo si fa collettivo perché anche altri ammalati nella camera si uniscono, vogliono essere considerati, coinvolti e allora l’incontro si fa meno personalizzato, ma più fruttuoso. Ci sono, poi, i familiari dei ricoverati, con i quali entri spesso in

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L’USCITA DALLA CHIESA

Qui sopra: Il diacono Bartolini nel giorno della sua ordinazione l’8 dicembre 2004 per le mani del vescovo Coletti. In basso: insieme a sua moglie e ai suoi nipotini

a dedicarmi con più attenzione a quei casi che, di volta in volta, si dimostrano più bisognosi di carità. In questo non mi sono mai risparmiato e, per questo, quando lascio l’ospedale, sono piuttosto affranto per le diffuse sofferenze e drammi che mi trovo ad affrontare, entrando quasi in simbiosi con quelle degli ammalati, portando spesso in me l’impegno di una preghiera particolare per ciascuno di loro». C’è un episodio che ricorda in modo particolare? «Molti sono gli episodi che meriterebbero di essere ricordati, ma due in modo speciale: una volta, in Chirurgia, dopo che avevo dato la Comunione ad un paziente, da un letto si è alzato un uomo che mi ha detto di essere musulmano e che voleva recitare il Padre Nostro con me; allora mi sono rivolto agli altri pazienti della camera che si sono uniti a noi in una preghiera corale, al termine ho saputo che uno era di famiglia ebraica ed uno addirittura ateo …! Un’altra volta mi trovavo in una camera con alcuni pazienti operati. Li avevo invitati ad avere fiducia in Dio ma, anche nei medici e nel personale dei quali decantavo la professionalità, l’efficienza e la bravura, esortandoli ad unire la speranza cristiana a quella umana. Sento un colpetto di tosse, mi giro: sulla porta c’era il primario, personaggio noto ma, nel modo più assoluto non indulgente a religioni, anzi … e che, quando mi incontrava, non mi salutava neppure. Mi mise una mano sulla spalla e rivolto ai pazienti disse: “persone come questa (il sottoscritto), a volte, con il loro modo di fare e con poche parole, sanno essere efficaci come un bisturi e non c’é neppure bisogno di ricucire le ferite”. Poi, rivolto a me: ”Grazie per quello che è!”. Una soddisfazione, anche se da allora, quando mi incontra, continua a non salutarmi!» Qualche malato ha

rifiutato la sua presenza? «Una sola volta, nel reparto di Malattie Infettive, una ragazza quando mi ha visto entrare nella sua camera -l’avevo solo salutata- in modo ostile mi ha detto di uscire perché ero l’ultima persona con la quale avrebbe voluto parlare. Il giorno dopo si è scusata dicendomi che non aveva nessun credo e che non voleva le parlassi di Dio. Tutti i giorni tornavo da lei, senza considerarla. Dopo alcuni giorni mi ha ascoltato, senza entusiasmo ma serenamente, poi non l’ho più vista. Ho pregato perché il Signore continuasse a parlarle, come aveva fatto per mezzo mio». Come sono i rapporti con malati di altre religioni? «Se vogliono, parliamo di religione in genere, della loro, del Dio unico, altrimenti parliamo di altro, ma sempre con assoluto rispetto. Ne scaturiscono spesso delle belle esperienze di reciprocità e di scambio. Non li ho mai evitati, né mi hanno mai rifiutato». Ed i rapporti con il personale dell’ospedale? «Non sono uguali con tutti: gli infermieri (quasi tutte donne) sono troppo presi dai servizi di lavoro impegnativi e raramente trovano il tempo di soffermarsi a parlare; con alcuni si può, ma non molto spesso. Con i medici è diverso, spesso mi è capitato di sentirmi coinvolgere: chi mi chiede di seguire un paziente un po’ difficile, chi mi accetta nella camera dove sta visitando ed, a volte, c’è anche del dialogo e, comunque, in tutti c’è accoglienza e apprezzamento, spesso gratitudine. Questo, è un servizio per il quale occorre negazione di se stessi, passione, predisposizione, volontà e carità gratuita, facendo il giusto spazio a Dio. Solo così si può essere molto efficaci per il conforto di chi soffre i peggiori mali ed anche in supporto alla professionalità dell’assistenza sanitaria. È un servizio di grande ricchezza e, perché no, di soddisfazione che non guasta mai, per chi, come me, ne fa una ragione di vita cristiana. Non ci rinuncerei, anche perché, ammesso che faccia del bene, forse, non riesco a fare granché di altro. Spero che il Signore mi dia la forza di farlo ancora a lungo!» E.C.

«Ricordiamoci che la Messa deve portare i suoi frutti nella vita quotidiana di tutta la settimana» e vi fosse un canto all’uscita, si Savvierà aspetterà che termini e poi ci si alla porta con calma. Sarebbe buona cosa allontanarsi dal proprio posto solo dopo che il sacerdote è entrato in sacrestia. Si eviti, terminata la Messa, di "fare salotto" in chiesa, per non disturbare chi volesse fermarsi a pregare. Usciti di chiesa avremo tutto l’agio di intrattenerci con amici e conoscenti. Ricordiamoci che la Messa deve portare i suoi frutti nella vita quotidiana di tutta la settimana. «Come i grani di frumento che sono germinati sparsi sulle colline, raccolti e fusi insieme, hanno fatto un solo pane, così, o Signore, fa’ di tutta la tua Chiesa, che è sparsa su tutta la terra, una cosa sola; e come questo vino risulta dagli acini dell’uva che erano molti ed erano diffusi per le vigne coltivate di questa terra e hanno fatto un solo prodotto, così, o Signore, fa’ che nel tuo sangue la tua Chiesa si senta unita e nutrita di uno stesso alimento» (dalla Didachè). Ancora alcune piccole raccomandazioni: * cerchiamo sempre di partecipare ai canti usando i libretti. * Alla fine della Messa mettiamo in ordine i libretti usati. * Masticare gomme o caramelle in chiesa è mancanza di rispetto. * Evitiamo di accendere le candele durante la celebrazione: lasciamo che la parola di Dio illumini la nostra vita.


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LA SETTIMANA DI LIVORNO

28 ottobre 2012

Agenda del VESCOVO

VENERDÌ 26 OTTOBRE Nella mattina, udienze laici in vescovado 18.30 incontro con i cresimandi in vescovado 21.00 il Vescovo partecipa al consiglio pastorale parrocchiale della parrocchia dei Sette Santi DOMENICA 28 OTTOBRE 11.00 a Fornacette, per il decimo anniversario della chiesa progettata da monsignor Giusti 15.30 S. Messa e ingresso del nuovo parroco, don Cristian Leonardelli, alla chiesa di San Giovanni Gualberto (Valle Benedetta) In serata il Vescovo è a Roma per la commissione CEI per i Beni Culturali LUNEDÌ 29 OTTOBRE Il Vescovo è a Roma per il comitato dei beni culturali della CEI MARTEDÌ 30 OTTOBRE 9.30 incontro con mons. Nicolas Djomo, vescovo di Tshumbe in vescovado 11.00 il Vescovo partecipa al giubileo delle Piccole Figlie di San Giovanni Gualberto a Montenero MERCOLEDÌ 31 OTTOBRE Nella mattina, udienze clero in vescovado 21.00 processione mariana a conclusione del giubileo della parrocchia di San Giovanni Bosco GIOVEDÌ 1 NOVEMBRE 10.30 S. Messa e cresime alla chiesa di San Pio X VENERDÌ 2 NOVEMBRE 9.30 benedizione al cimitero di Santa Giulia 10.00 S. Messa al cimitero comunale 15.00 S. Messa al cimitero della Purificazione 16.30 S. Messa al cimitero della Misericordia SABATO 3 NOVEMBRE 16.30 S. Messa e saluto in occasione del primo centenario della morte di Pio Alberto del Corona alla chiesa di San Ferdinando (vd. Brevi e pag.7) 18.30 S. Messa per i defunti del Rotary alla chiesa di Santa Giulia DOMENICA 4 NOVEMBRE 11.00 S. Messa e cresime alla chiesa della Seton 15.30 Apertura dell’Anno della Fede in Duomo, incontro con il card. Camillo Ruini (vd.pag8)

Libri da LEGGERE

di Mo.C.

Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione- Vivere l’Anno della Fede. Sussidio pastorale- Ed. San Paolo, pp. 182, Euro 10,00 Questo Sussidio pastorale è stato predisposto per corrispondere al desiderio di Benedetto XVI di riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata. Esso si offre pertanto come uno strumento semplice e sintetico al quale hanno contribuito teologi, responsabili della catechesi e parroci. La prima parte è dedicata alla catechesi sugli articoli del Simbolo apostolico per aiutare ad entrare nel merito di ciò che costituisce una vera sintesi della nostra fede. La seconda parte introduce alla celebrazione dei Sacramenti che segnano la vita della comunità cristiana nell’anno liturgico. La terza parte cerca di aiutare la comunità parrocchiale a vivere l’Anno della Fede con iniziative proprie e mediante il pellegrinaggio alla tomba di Pietro e nei luoghi santi. Un cammino concreto che ogni comunità può percorrere seguendo le esigenze che sono peculiari a ognuno come sostegno alla vita spirituale. La quarta parte infine, presenta il valore della preghiera personale e comunitaria, soffermandosi soprattutto sull’importanza del Credo

Diocesi informa BREVI DALLA DIOCESI

Incontro Diaconi SABATO 27 OTTOBRE ALLE 16.00 Presso il salone parrocchiale di S. Rosa, confronto sulla lettera apostolica "Porta Fidei" di Papa Benedetto XVI. Alle 18.15 primi vespri della domenica presieduti dal diacono Carlo Vivaldi

L’organista del Papa a Livorno LUNEDÌ 29 OTTOBRE ALLE ORE 21.15 A conclusione dei festeggiamenti per il 50° anniversario di erezione della Parrocchia di San Giovanni Bosco in Coteto, concerto d’organo.

Una giornata per mons. Pio Alberto Del Corona SABATO 3 NOVEMBRE ALLE 16.30 Il coro polifonico “Pio Alberto del Corona” e la Schola Cantorum Gregoriana organizza presso la chiesa di San Ferdinando la S. Messa XII Pater Cuncta con canti gregoriani concelebrata da monsignor Tardelli Vescovo di San Miniato e monsignor Giusti Vescovo di Livorno. Canto finale composto e interpretato dal soprano Rosalia Gallardo Gonzalez Alle 17.30 Tavola Rotonda: "Mons. Pio AlbertoDel Corona. Primo centenario della morte di un livornese illustre". Relatori: Angelo Montonati, giornalista, agiografo: “Fare la carità della verità. Un esempio luminoso: mons. Del Corona”; Riccardo Novi, direttore generale Fondazione Madonna del Soccorso di Fauglia: “mons. Del Corona e le “Figlie” del Quilici”; moderatore Marco Marrocchini, curatore della nuova biografia (vedi pag7)

LA MARCIA DI ALESSIO … passi uniti di solidarietà l prossimo 11 Novembre a LivorICittà no si correrà la 33ª Maratona di Livorno, p. Gabriele correrà per Alessio (un bambino tetraplegico) 21,097 Km per aiutarlo a realizzare il suo sogno: camminare. Casa fare? Chiunque voglia associarsi a p. Gabriele potrà fare il giorno stesso della Marcia, un piccolo percorso a piedi o di corsa nel luogo ove si trova e devolvere una piccola somma. PER LE DONAZIONI USARE LE SEGUENTI INDICAZIONI: BANCA INTESA SAN PAOLO IBAN: IT75P0306905165100000000282 BIC: BCITITMM INTESTATO A: Alessandro Pasqualato (padre del bimbo) Causale: donazione per Alessio n alternativa POSTEPAY n. 4023600566542215 Cod. Fisc. PSQLSN68P09H501A intestata a Alessandro Pasqualato PER INFORMAZIONI alessandropasqualato@libero.it 10 Novembre al Palazzetto dello Sport via S. Allende STAND DI ALESSIO Ore 18,00 Santa Messa alla fine Preghiera del Maratoneta Tutti insieme per vincere con Alessio la gara più bella e difficile, quella di aiutarlo a realizzare il suo sogno. p. Gabriele correrà la sua gara con appuntato sul petto un fiocco giallo per ricordare i nostri marò del “San Marco”, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ancora trattenuti in India, invitando tutti gli appartenenti alle Forze Armate che parteciperanno all’evento a fare altrettanto (I fiocchi saranno disponibile presso lo stand di Alessio all’interno del Palazzetto dello sport), chiunque vorrà, potrà unirsi all’iniziativa e ritirare gratuitamente il fiocco giallo. PER SAPERNE DI PIÙ VISITA I SEGUENTI BLOG: http://blog.libero.it/dolcealessio http://sportperlavita.blogspot.it

Festa Patronale di San Simone S. Messa Vigiliare, Sabato 27 otttobre ore 18.00 SS. Messe della domenica ore 8.30-10.00 alle 12.00 Santa Messa pontificale celebrata da S. Eccellenza Rev.ma mons. Luciano Giovannetti, Vescovo emerito di Fiesole I canti verranno eseguiti dalla corale "Domenico Savio" Si ricorda che nella solennità del santo titolare della Parrocchia è concessa l’indulgenza plenaria. Per conseguire un’indulgenza, oltre lo stato di grazia, è necessario che il fedele: - abbia la disposizione interiore del completo distacco dal peccato, anche solo veniale; - esegua l’opera indulgenziata (visita nel giorno del santo titolare nella chiesa a lui dedicata e la recita di un Padre Nostro e del Credo); - si confessi sacramentalmente dei suoi peccati; - riceva la SS.ma Eucaristia; Preghi secondo le intenzioni del Sommo Pontefice (Padre Nostro e un Ave Maria ) INDULGENTIARUM DOCTRINA (conc. 33. 1,2-5)

SABATO 27 OTTOBRE ORE 10

La lingua di Ana Promosso dall’Associazione Centrodonna Evelina De Magistris a lingua di Ana è la storia della crescita dolorosa di “LaLstoria una bambina travagliata in una situazione difficile. della straniera fuori dal suo contesto naturale in una società xenofoba italiana col rapporto misogino di odio-amore, punizione e ricatto che abbiamo con la madre (dalla prefazione di Jasmina Tešanovi). Parlerà l’autrice del libro, Elvira Mujcic, in un dialogo cui parteciperanno anche insegnanti e studenti delle scuole medie “G. Bartolena” di Livorno, che da tempo lavorano sui temi dell’educazione alla differenza e alla convivenza civile la mattina di sabato 27 ottobre 2012, alle ore 10, presso l’auditorium del Museo di Storia Naturale del Mediterraneo, in via Roma 234 – Livorno. Elvira Mujcic lasciò Srebrenica quando aveva dodici anni, con due fratelli più piccoli e sua madre. Il padre è rimasto per sempre in Bosnia, sepolto chissà dove, in una tomba senza nome e senza lapide. Il suo corpo non è stato ancora trovato. Fece molta fatica a raggiungere l’Italia, insieme con altri profughi della sua terra. Sua madre riuscì in qualche modo a trovare lavoro: cinque giorni alla settimana in una fabbrica, il sabato in un ristorante, la domenica a fare la donna delle pulizie presso famiglie. Elvira è laureata in Lingue e letterature straniere con il massimo dei voti e ha dedicato alla Bosnia la sua tesi di laurea. Dopo l’eccidio di Srebrenica, Elvira ha voluto far conoscere ed esprimere le conseguenze della terribile strage, rivivendola in sé stessa e nei tre libri da lei scritti. Elvira non ha perso le proprie radici: ‘parla italiano meglio del bosniaco, ma il bosniaco non lo ha dimenticato: parla italiano come una persona colta ed adulta, il bosniaco come una ragazza dodicenne’( Predrag Matvejevic).


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È il suo Amore che vince la morte Continua la lettura della lettera pastorale del Vescovo per l’Anno della Fede. In questo numero, la conclusione della prima parte 4. NOI TUTTI ESISTIAMO IN FORZA DEL SUO AMORE Noi tutti oggi siamo ben consapevoli che col termine "cielo" non ci riferiamo ad un qualche luogo dell’universo, a una stella o a qualcosa di simile: no. Ci riferiamo a qualcosa di molto più grande e difficile da definire con i nostri limitati concetti umani. Con questo termine "cielo" vogliamo affermare che Dio, il Dio fattosi vicino a noi non ci abbandona neppure nella e oltre la morte, ma ha un posto per noi e ci dona l’eternità; vogliamo affermare che in Dio c’è un posto per noi. Per comprendere un po’ di più questa realtà guardiamo alla nostra stessa vita: noi tutti sperimentiamo che una persona, quando è morta, continua a sussistere in qualche modo nella memoria e nel cuore di coloro che l’hanno conosciuta e amata. Potremmo dire che in essi continua a vivere una parte di questa persona, ma è come un’"ombra" perché anche questa sopravvivenza nel cuore dei propri cari è destinata a finire. Dio invece non passa mai e noi tutti esistiamo in forza del Suo amore. Esistiamo perché egli ci ama, perché egli ci ha pensati e ci ha chiamati alla vita. Esistiamo nei pensieri e nell’amore di Dio. Esistiamo in tutta la nostra realtà, non solo nella nostra "ombra". La nostra serenità, la nostra speranza, la nostra pace si fondano proprio su questo: in Dio, nel Suo pensiero e nel Suo amore, non sopravvive soltanto un’"ombra" di noi stessi, ma in Lui, nel suo amore creatore, noi siamo custoditi e introdotti con tutta la nostra vita, con tutto il nostro essere nell’eternità. È il suo Amore che vince la morte e ci dona l’eternità, ed è questo amore che chiamiamo "cielo": Dio è così grande da avere posto anche per noi. E l’uomo Gesù, che è al tempo stesso Dio, è per noi la garanzia che essere-uomo ed essere-Dio possono esistere e vivere eternamente l’uno nell’altro. Questo vuol dire che di ciascuno di noi non continuerà ad esistere solo una parte che ci viene, per così dire, strappata, mentre altre vanno in rovina; vuol dire piuttosto che Dio conosce e ama tutto l’uomo, ciò che noi siamo. E Dio accoglie nella Sua eternità ciò che ora, nella nostra vita, fatta di sofferenza e amore, di speranza, di gioia e di tristezza, cresce e diviene. Tutto l’uomo, tutta la sua vita viene presa da Dio ed in Lui purificata riceve l’eternità. Questa verità ci deve riempire di gioia profonda. Il Cristianesimo non annuncia solo una qualche

salvezza dell’anima in un impreciso al di là, nel quale tutto ciò che in questo mondo ci è stato prezioso e caro verrebbe cancellato, ma promette la vita eterna, "la vita del mondo che verrà": niente di ciò che ci è prezioso e caro andrà in rovina, ma troverà pienezza in Dio. Tutti i capelli del nostro capo sono contati, disse un giorno Gesù . Il mondo definitivo sarà il compimento anche di questa terra, come afferma san Paolo: "la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio ". Allora si comprende come il cristianesimo doni una speranza forte in un futuro luminoso e apra la strada verso la realizzazione di questo futuro. 5. PROMUOVERE UNA SALVEZZA INTEGRALE DELL’UOMO Senza Dio la ragione scopre il lato oscuro: "Lo spirito della finanza ha vinto; oggi la civiltà europea venera il consumo come adorava l’Onnipotente". Queste tragiche parole del filosofo ungherese László Földényi, fotografano con estrema lucidità la situazione in cui versa l’intero Occidente e pertanto il problema della salvezza, della redenzione e della liberazione, è quanto mai centrale e attuale perché si deve rispondere al problema più drammatico del mondo di oggi: il fatto cioè che - malgrado tutti gli sforzi - l’uomo non è affatto redento, non è per nulla libero, conosce anzi una crescente alienazione. L’esperienza fondamentale della nostra epoca è proprio quella della "alienazione", cioè lo stato che l’espressione cristiana tradizionale chiama: mancanza di redenzione. È l’esperienza di un’umanità che si è distaccata da Dio e in questo modo non ha trovato la

libertà. È questa una visione realistica (non pessimistica), che non si nasconda la situazione, ma si limita a leggere i segni del tempo guardando la realtà in faccia, nel suo positivo e nel suo negativo. Ora, giusto in questa linea di oggettività, vediamo che c’è un elemento in comune ai programmi di liberazione secolaristici: quella liberazione la vogliono cercare solo nell’immanenza, dunque nella storia, nell’aldiquà. Ma è proprio questa visione chiusa nella storia, senza sbocchi sulla trascendenza, che ha condotto l’uomo nella sua attuale situazione". Il bisogno di salvezza, oggi così avvertito è affidato al solo affetto in una dinamica intimista e aperta al solo rapporto a due. Questa forte esigenza esprime la percezione autentica della dignità dell’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio e salvo solo grazie all’amore. Ma il pericolo oggi è di non rendersi conto, di non vedere che la "liberazione" è innanzitutto e principalmente liberazione da quella schiavitù radicale che il "mondo" non scorge, che anzi nega: la schiavitù radicale del peccato. Promuovere una salvezza integrale dell’uomo è questa un’opera di liberazione che dobbiamo operare prima di tutto in noi stessi, dando però una testimonianza non solo individuale ma principalmente comunitaria perché la redenzione operata da Cristo è per tutti i popoli e per tutta la storia dell’umanità e Cristo ha voluto che fosse proseguita nella storia del suo popolo: la Chiesa, la comunità dei redenti. A questo proposito ci ricorda il Concilio di cui in quest’anno celebriamo il cinquantesimo dalla sua apertura: "Certo, siamo avvertiti che niente giova all’uomo se guadagna il mondo intero ma perde se stesso. Tuttavia l’attesa di una terra nuova non deve indebolire,

bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo dell’umanità nuova che già riesce ad offrire una certa prefigurazione che adombra il mondo nuovo. Pertanto, benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del Regno di Dio, tuttavia nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l’umana società, tale progresso è di grande importanza per il Regno di Dio". Promuovere una salvezza integrale dell’uomo è un’opera avvincente a cui si è chiamati. Il nostro impegno dovrà convergere verso l’essere personalmente, comunitariamente avanguardie di una liberazione integrale dell’umanità e della sua storia promuovendo una redenzione dell’uomo né intimistica, chiusa, privata, individualistica né solo immanente bensì capace di liberare il cuore dell’uomo e la sua storia personale e collettiva. È un’opera grande alla quale possiamo riuscire nutriti e alimentati al pane della comunità, l’eucarestia, sostenuti dalla grazia di Dio che sempre risiede nel nostro cuore libero del peccato, convinti che: "Chi è innamorato non incontra fiumi senza guado. Chi ti deve incontrare, Cristo, con amore ti deve cercare" . E noi Signore siamo innamorati di Te e siamo stati toccati nel nostro cuore dalla Tua passione d’amore per ogni uomo. Tu vuoi Signore che ogni uomo sia salvo. Tu Signore vuoi che ogni uomo viva oggi e sempre libero e in eterno. Anche noi Signore lo vogliamo e siamo convinti che con Te quell’ultima porta che ci tiene ancora reclusi sarà abbattuta, la morte finirà e solo la carità resterà nella celeste Gerusalemme. Vieni Signore Gesù, Vieni!

La lettera PASTORALE

LA LETTERA PASTORALE/2.........


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PARROCCHIA dei Salesiani

Pregi e limiti di un progetto per i giovani L'intervento di don Francesco Marcaccio ella seconda serata assembleare N don Gino ha detto che il Signore è il Buon Pastore, è colui di cui ci si può fidare, ha poi ripreso il Salmo 23 ricordando che Henry Bergson aveva scritto che quel testo gli aveva dato "luce e conforto", il Buon Pastore è dunque il Dio che ci ospita alla sua mensa, ci accoglie come ospiti d’onore, felicità e grazia abiterà in lui e con lui. Don Gino ha quindi presentato don Francesco Marcaccio, responsabile della Pastorale Giovanile Salesiana per l’Italia Centrale, che ha suggerito alcune annotazioni e spunti per far crescere la Comunità Educativa Pastorale. Per risolvere i conflitti -ha iniziato l’ospite- ci sono indicazioni molto utili che ci provengono dagli Atti degli Apostoli. Infatti il Concilio di Gerusalemme indica che per superarli bisogna: capire il problema, esaminare i fatti, ascoltare le diverse opinioni, confrontarsi senza fretta, valorizzare le esperienze personali di giovani e anziani, rileggere tutto alla luce della Parola che è sempre illuminante. Don Francesco è poi passato ad esaminare i pregi e i limiti del progetto. I pregi sono quelli del coinvolgimento di tutta la comunità per sentirlo proprio; averne determinato la durata in cinque anni; l’auto-consapevolezza critica del lavoro; la ricerca della sintesi tra quello che chiede la Diocesi, l’Ispettoria, il territorio, nella sua reale concretezza; i compiti delle Commissioni; le proposte di verifica; l’itinerario di formazione permanente alla fede; le ipotesi di crescita del Movimento Giovanile Salesiano; le tre nuove frontiere: giovani poveri, famiglia, comunicazione sociale; l’attenzione verso i poveri del Ceis Tre Ponti, Progetto Rom e Cantiere Giovani. Don Francesco ha messo anche in evidenza la positività dell’equilibrio che si è cercato tra l’identità solida che deve dare un senso alla missione. I limiti scaturiscono dalla domanda: in che cosa dobbiamo cambiare? Si nota -ha detto- una mancanza di mentalità al cambiamento. Il ruolo della comunità religiosa, consacrati e Figlie di Maria Ausiliatrice, deve emergere di più quale nucleo animatore di tutto. Gli indicatori di verifica dovrebbero essere più concreti infatti i vari cammini di formazione hanno bisogno di verifiche costanti degli interventi, bisogna inoltre valorizzare la dimensione vocazionale come culmine della Pastorale Giovanile ponendo un’attenzione specifica agli itinerari dei gruppi apostolici (come il post-cresima), e poi non vivere i vari gruppi solo all’interno del proprio ambiente ma aprirsi all’esperienza della Chiesa e del carisma salesiano. Come suggerimento finale don Francesco ha consigliato di aggiungere all’ambito sociale e ecclesiale quello carismatico. Dal Capitolo Generale Salesiano ha tratto l’idea di chiarire quali possono essere "le condizioni di possibilità del cambiamento" che consistono nel "convertire mentalità e modificare strutture". Ha terminato ricordando ciò che suggeriva un martire della Chiesa Russa, Pavel Florensky, riguardo al cambiamento e alla conversione: una ecclesialità dialogica, la collegialità, la realizzazione del progetto di Dio nella storia cogliendone i nessi con tutto l’esistente. Gi.Gi.

■ A LIVORNO il convegno regionale dell’Apostolato della Preghiera

Con lo sguardo fisso al cuore di Gesù I membri del gruppo della Toscana hanno ricevuto il mandato gruppi dell’Apostolato della Preghiera da otto diocesi della Toscana (Pescia, Pisa, Pistoia, Siena, Firenze, San Miniato, Prato, Livorno), sono convenuti alla Chiesa dei Salesiani per celebrare l’inizio dell’Anno della Fede. Da Roma è giunto il Direttore Nazionale, padre Tommaso Guadagno che durante la mattina ha tenuto la conferenza sula lettera di Benedetto XVI: “La Porta della Fede”. Padre Tommaso ha evidenziato come “La fede in Occidente è paragonabile ad un fico che non produce frutti”, pertanto è opportuno celebrare quest’anno perché c’è la necessità di riseminare il campo e dare spazio ad una nuova evangelizzazione. La Chiesa si fa profeta per denunciare l’assenza di Dio che comporta di conseguenza la presenza del male e dell’ingiustizia nella società. Quindi dobbiamo riconsiderare i contenuti della fede professata, vissuta e celebrata. Riguardo la fede professata: il Credo deve essere approfondito; i documenti del Concilio Vaticano II vanno visti nell’ottica della continuità e della riforma che diventa una grande forza per il rinnovamento della Chiesa. Così pure va ripreso in mano il Catechismo della Chiesa Cattolica di cui celebriamo il ventennale dalla sua pubblicazione e che è un vero strumento per coloro che hanno a cuore la formazione dei cristiani sia perché vi è un analfabetismo e una ignoranza religiosa molto diffusa. Riguardo la fede vissuta, ci sono di aiuto coloro che hanno consacrato la loro vita a Cristo laddove vivevano, in ogni ambito di vita: famiglia, lavoro ecc.. Circa i luoghi dove vivere la fede, la prima cosa da tener conto è che la fede non è un fatto privato, ma ha una dimensione pubblica, sociale. Gesù ha inviato gli apostoli ad evangelizzare. Fin dalla Chiesa apostolica, con

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la discesa dello Spirito Santo, essi sono usciti dal Cenacolo e hanno annunciato a tutti la salvezza compiuta da Cristo. Noi come loro, nella nostra quotidianità dobbiamo trasmettere la fede vissuta anche nei momenti della sofferenza, della solitudine, e della crisi che la nostra società sta attraversando. Se sarà così la nuova evangelizzazione sarà il nuovo lievito per questa società smarrita e senza senso direzionale. Monsignor Giusti che ha presieduto la Liturgia eucaristica, partendo dalla festa dell’evangelista Luca, “pittore di Cristo”, in quanto il suo Vangelo è il ritratto dell’umanità di Gesù, ha invitato alla sequela di Cristo secondo le modalità che Luca stesso descrive quando Gesù invia i discepoli in missione. Come prima cosa bisogna andare avanti insieme: come la Trinità è una comunione d’amore di Persone dove la carità ha un posto di rilievo, così anche noi dobbiamo saper mostrare il volto di Colui che per primo ci ha amato. Noi, “servi inutili” non dobbiamo essere efficienti, ma innamorati di Cristo e certi che la preghiera sovverte ogni situazione difficile. Quando Gesù ci dice, che ci manda come agnelli in mezzo ai lupi, è perché se siamo grandi nell’amore anche i lupi si ammansiscono; se siamo uomini di pace, lasciamo un’orma di santità. La giornata si è conclusa con il “mandato” ai membri dell’Apostolato che con la recita quotidiana del Credo si impegnano a pregare, tenendo lo sguardo fisso al Cuore di Gesù, nel quale tutto trova il compimento e il senso. Con la certezza che Egli ha vinto la morte e ci offre la gioia e la bellezza di essere cristiani e uomini di speranza. Mo.C.

RICREARE L’APOSTOLATO

UN CAMMINO PER VIVERE LA PROPRIA DISPONIBILITÀ l Convegno si è concluso con la presentazione di un docuIpreparato mento: “RICREARE L’APOSTOLATO DELLA PREGHIERA” dal Consiglio Internazionale ADP , in cui vengono proposti nuovi modi di lavorare, nuovi linguaggi e nuove strutture nazionali e internazionali, In dialogo con le richieste di un mondo che cambia, all’ascolto dello Spirito. Il processo della “ricreazione” va visto nel grande progetto della Nuova Evangelizzazione, voluto dal Papa e dai Vescovi. Cosa può offrire di originale l’AdP, che non si trovi nelle altre forme di servizio del Vangelo, e per cui valga la pena di continuare a lavorare per ricrearlo? Ciò che non bisogna ricreare è il contenuto dell’intuizione originale dell’AdP, che ha offerto ai cristiani un cammino per vivere la disponibilità verso la missione di Cristo nella Chiesa, sulla cui base veniva proposto un modo di entrare nella dinamica del Cuore di Gesù attraverso l’offerta della propria vita, e in tal modo, di condividere la vita di Cristo e di collaborare alla sua missione, che si prolunga nella Chiesa. Era un modo pratico di vivere l’Eucaristia e il sacerdozio battesimale. La ricreazione è necessaria, perché le formulazioni e la metodologia, che sono state utilizzate dall’AdP nel passato, non sono più adeguate per raggiungere l’uomo e la donna d’oggi e di domani. Le nostre pratiche, le nostre preghiere, la nostra teologia e i nostri metodi vanno oggi rivisti, in modo che l’AdP sia capace di toccare e cambiare la vita reale delle persone. L’itinerario di formazione dell’AdP ricreato vorrebbe essere una scuola del cuore, che guida il cristiano verso la sua identificazione con il Cuore di Gesù e verso la collaborazione con lui nella missione della Chiesa, rendendo presente la compassione di Dio nel mondo. Un cammino mistico che deve condurre a portare frutti di giustizia e di servizio. A livello nazionale l’AdP si mette al servizio delle diocesi e delle comunità cristiane, con la proposta di un itinerario spirituale per accompagnare una nuova immagine di Chiesa, che sta nascendo, suscitando o rianimando nel cuore dei cristiani una relazione profonda e personale con Gesù Cristo, nella linea della Nuova Evangelizzazione. Ottavia Margotta, Responsabile diocesana AdP

L’incontro delle RELIGIOSE

Il ruolo della donna: annunciatrice di Cristo omenica 17 ottobre 2012 D gli incontri delle religiose della Diocesi hanno preso il via con l’aiuto di don Pier Giorgio Paolini che ha presentato una lettura introduttiva del Vangelo di Luca. Presenti quasi tutti gli Istituti con una buona rappresentanza, il primo pensiero è stato un grazie a sr. Gabriella Gigliucci e alle sorelle del consiglio, sr. Rosy Kaliparumbil, sr. Monica Barbato, sr. Eliana Karram e sr. Maria Stella Calicchia, che hanno organizzato un programma annuale con il criterio di offrire a tutte le religiose quasi un incontro al mese per approfondire il tema della fede. Iniziare col Vangelo di Luca e con la presentazione chiara, ricca ed efficace che lo ha spiegato, è stato molto significativo nell’anno della fede. L’intenzionalità dell’Evangelista che è quella di dare un resoconto ordinato a Teòfilo, diventa oggi un messaggio per noi. Il destinatario, Teòfilo, amante di Dio, può essere ognuno di noi condizione che si ponga

nell’atteggiamento di consapevolezza che il messaggio di Gesù è “solido” ed esigente, chiede coerenza e apertura. In questo anno dedicato alla fede, prende luce e colore particolare ogni affermazione del Vangelo letta con questo filtro e questa luce e questo colore, ci dovrebbero aiutare a calare nel presente le intuizioni di bene e gli inviti di Gesù così da rendere vivo, oggi, il messaggio che porta vita piena. Questo atteggiamento è stato considerato anche

dalle religiose che nel corso dell’incontro hanno concordato di incontrarsi per condividere una lettura delle attuali povertà del nostro territorio, vedere a quali rispondono e quali potrebbero ancora tenere presenti. L’incontro di tutte le superiore si svolgerà il 7 novembre alle ore 16.00 presso la Casa di Cura “Villa Tirrena” in via Montebello. Luca nel suo scritto ha messo in risalto l’importanza della “donna” annunciatrice di Gesù, oggi nella nostra Chiesa locale le “donne” consacrate al servizio di Cristo conducono silenziosamente e generosamente opere di vario genere che sul territorio di Livorno sono “polmoni” di ossigeno per tante povertà e necessità di tipo, educativo, sociale, medico sanitario e caritativo e a queste “donne” va espressa gratitudine e considerazione perché, nonostante le condizioni avverse del nostro presente sono serenamente capaci di “resistere” nel bene. MSC


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Il colonnello Lipari invitato dal Serra Club

A colloquio con il colonnello BENEDETTO LIPARI

Pagare le tasse è un dovere etico?

«Non siamo nemici» La Guardia di Finanza contrastando l’illegalità sostiene i cittadini: la mentalità popolare spesso non comprende questo aspetto. L’opinione del Comandante anche sulla situazione cittadina

re madri rivaleggiano sulla posizione raggiunta dai propri figli. La prima afferma: «Mio figlio è Vescovo! Quando entra in una stanza tutti dicono: oh.. Monsignore!». La seconda ribatte: «Mio figlio è Cardinale! Quando entra in una stanza tutti dicono: oh.. Eminenza!». La terza replica: «Il mio invece è finanziere! Quando entra in una stanza tutti dicono: oh.. Dio!». Barzellette a parte, nell’immaginario popolare, gli uomini della Guardia di Finanza, rispetto ad altri corpi di Forze dell’Ordine, vengono spesso visti come spauracchi più che come latori di giustizia. Difficile o fin troppo semplice capire da dove venga questa idea, fatto sta che a volte questa impressione impedisce ai finanzieri di svolgere al meglio il loro lavoro. «Il contributo alla società, all’economia, che noi Finanzieri portiamo è quello di contrastare il più possibile chi fa il gioco sleale – afferma il colonnello Benedetto Lipari, comandante del presidio della Guardia di Finanza di Livorno – questo per garantire chi lavora con serietà e nel rispetto delle regole. Non siamo “nemici” come invece a volte veniamo considerati! Anche quando i

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er approfondire il percorso di fede PClubindetto da Benedetto XVI, il Serra ha iniziato l’anno proponendo un

controlli avvengono sugli extracomunitari: è capitato che i livornesi si facciano paladini di questi venditori ambulanti: sappiano che dietro il semplice ragazzo che vende la sua merce per strada, ci sono traffici illegali, merce contraffatta, prostituzione, c’è il mercato della droga; da loro risaliamo ad una realtà purtroppo molto più ampia ed il controllo non è teso a punire il singolo venditore ambulante, ma a contrastare chi sta dietro di lui e lo sfrutta. Poi c’è anche il fatto che comunque il loro vendere illegale va a discapito dei negozianti in regola, che sostengono spese, che pagano le tasse… capisco che gli extracomunitari siano vittime di questa situazione ed è anche per questo che ai miei uomini raccomando il buon senso». Il colonnello è a Livorno da più di tre anni, dopo aver lavorato in molte regioni italiane: Calabria, Abruzzo, Lazio, Campania e la sua opinione della città è positiva: «Sicuramente Livorno per noi della Guardia di Finanza non è una realtà dove ci sia tempo per “annoiarsi”, nel senso che dove c’è un porto il lavoro per le Forze dell’ordine non manca; la nostra attività però è nella media nazionale:

evasioni banali, riscontrate soprattutto in estate quando c’è la stagione turistica, altri casi di evasione, tipo pensionati che poi invece lavorano e non dichiarano, ed altro, ma rispetto a molte altre città italiane, al di là di qualche episodio di delinquenza emerso negli ultimi giorni, mi sembra una città dove si possa vivere bene. La mancanza di lavoro è evidente e la situazione appare abbastanza immobile per adesso, ma soprattutto a sud della città ci sono tanti imprenditori sani, soggetti che lavorano nel terziario, un’economia che certo risente della crisi, ma va avanti. Ho l’impressione che ci siano buone progettualità per il futuro, ma che poi restino sulla carta perché le realtà dell’economia cittadina si facciano un

Nelle foto: in alto il colonnello nel suo ufficio, qui sopra insieme a padre Bezzi, cappellano della Guardia di Finanza

po’ la guerra tra loro, immobilizzando il tutto. E poi i ragazzi dovrebbero avere un po’ più di coraggio: ad esempio sento di tanti che studiano al Nautico e poi non vogliono imbarcarsi, oppure laureati che cercano lavoro solo vicino casa: al giorno d’oggi questo atteggiamento non

I risultati conseguiti dalla Guardia di Finanza di Livorno negli ultimi tempi - Recuperi ai fini delle Imposte dirette (per redditi non dichiarati al Fisco), per oltre 78 milioni di Euro; - Contestazioni ai fini dell’Iva per oltre 10 milioni di euro; - circa 70 contribuenti scoperti (tra evasori totali e paratotalI); - oltre 7.000 controlli per la regolare emissione di scontrini e ricevute fiscali, con percentuali di irregolarità per circa il 40%.

deve più esistere». Livorno dunque una città che resiste, tenta di risollevarsi, ma deve cambiare mentalità e aprirsi all’esterno; il colonnello Lipari tiene poi a ricordare i buoni rapporti tra Guardia di Finanza e Istituzioni locali, compresa la Diocesi, ne sono testimonianze la partecipazione agli eventi cittadini e alle iniziative ecclesiali, nonché la promozione di progetti di solidarietà come il concerto al teatro Goldoni a favore del Baby Hospital di Betlemme: «Il concerto è stato davvero un’occasione unica per esprimere anche concretamente la nostra solidarietà, è attraverso queste opere di attenzione ai problemi che ci circondano che in qualche modo traspare anche la nostra fede». Chiara Domenici

IL CENTENARIO DI MONS. PIO ALBERTO DEL CORONA

Il vescovo livornese sulla via della santità uest’anno ricorrono cento anni dalla morte di Q Pio Alberto Del Corona, vescovo, scrittore, predicatore e teologo. Nasce a Livorno, nel quartiere Venezia, il 5 luglio 1837 da una famiglia di commercianti. Fin da piccolo dimostra grande intelligenza, amore per lo studio e profonda religiosità; viene educato dai Padri Barnabiti (Collegio di San Sebastiano), si impegna nelle attività caritative delle Conferenze di San Vincenzo de’ Paoli, si accosta all’Ordine Domenicano diventando terziario. Sentita presto la vocazione religiosa, prende la decisione definitiva nel Santuario mariano di Montenero. Spinto dalla sua devozione per Santa Caterina da Siena e dall’attrazione per la preghiera, lo studio, la predicazione, sceglie l’Ordine Domenicano e, nel 1854, entra nel convento di San Marco (Firenze). L’anno successivo veste l’abito domenicano e prende i nomi di Pio Tommaso; nel 1859 fa la professione religiosa e l’anno seguente diventa sacerdote. A Firenze si dedica all’insegnamento, alla predicazione, alla direzione spirituale.Tra le persone che accorrono al suo confessionale c’è la vedova Elena Bruzzi Bonaguidi, conosciuta nel

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1869, che il Padre giudica la persona adatta per realizzare una comunità femminile, un asilo di anime contemplative. Padre Del Corona vuole che le sue figlie abbiano una particolare devozione per lo Spirito Santo e che si salutino con le parole di San Gregorio Magno: lo Spirito Santo è Amore. Il papa Pio IX, nel 1872, approva la nuova congregazione, aggiungendo alla contemplazione una forma di apostolato: l’educazione delle bambine. A Firenze, in via Bolognese (oggi al n. 111), vengono edificati il grande monastero (1875-1878) e la cappella (benedetta nel 1881). Dal 1872 al ’74 il Padre Del Corona ricopre un primo incarico di governo, svolgendo la funzione di Priore nel Convento di San Marco. Alla fine del ’74 gli giunge la nomina episcopale, che accetta con molta riluttanza, reputandosi indegno. Il 3 gennaio del 1875 il Padre viene consacrato Vescovo ed assegnato alla Diocesi di San Miniato (Pisa). Durante il suo episcopato si mostra pastore esemplare, spendendosi senza riserve per il bene delle anime: visite pastorali frequenti, predicazioni e confessioni incessanti, attenzione alla formazione del clero, carità materiale e spirituale

verso tutti. Nel 1906 rassegna le dimissioni per gravi problemi di salute. Nel 1908, allorché viene nominato il nuovo vescovo di San Miniato, Mons. Pio viene promosso Arcivescovo titolare di Sardica. La salute declina inesorabilmente e, quando si sente vicino alla fine, si fa portare al Monastero, in mezzo alle sue figlie. Qui spira serenamente il 15 agosto 1912, il giorno dall’Assunzione di Maria, solennità cui era molto devoto: “Noi crediamo all’Amore, inneggiamo all’Amore. Prendiamo con gioia quel che Dio ci manda e moriamo d’amore”. Per ricordare questo grande personaggio livornese, SABATO 3 NOVEMBRE ALLE 16.30 presso la chiesa di San Ferdinando S. Messa XII Pater Cuncta con canti gregoriani concelebrata da monsignor Tardelli Vescovo di San Miniato e monsignor Giusti Vescovo di Livorno. Alle 17.30 Tavola Rotonda: "Mons. Pio AlbertoDel Corona. Primo centenario della morte di un livornese illustre". Relatori: Angelo Montonati e Riccardo Novi (vedi pag IV)

tema sociale ed economico che in questi ultimi anni purtroppo sta coinvolgendo a tutti i livelli, non solo la società italiana ma quella mondiale. Infatti il Presidente della Provincia, Giorgio Kutufà che ha ospitato nel salone della Provincia il dibattito, ha subito evidenziato con un lucida lettura, il diffuso fenomeno dell’evasione fiscale a fronte dell’articolo 2 della Costituzione che invece dice che ci sono dei doveri inderogabili: politici, economici e sociali che invitano tutti a dare il proprio contributo in base alle proprie capacità e a sostenere le spese. Purtroppo però nel sentire comune l’evasore viene invece visto come un furbo e non come colui che reca invece danno alla società. La storia, a partire da Carlo Magno registra l’introduzione delle esenzioni nei confronti della Chiesa innescando poi tutto un sistema dove essa godeva di privilegi che poi con la Rivoluzione Francese e il Risorgimento verranno prima annullati e poi trasformati. Pervenendo all’oggi, le intese con lo Stato hanno introdotto un regime fiscale particolare per cui con l’8 per mille la Chiesa Italiana ottiene dei finanziamenti che destina al clero, alle opere caritative, agli oratori che hanno un sistema educativo che funziona e apporta un beneficio alla società e alle opere artistiche che costituiscono il 75% del patrimonio nazionale. C’è casomai da domandarsi se siano giuste le tasse e se chi le pone siano persone credibili e il problema di fondo è chi sia il furbetto; purtroppo siamo al paradosso che «chi ruba una mela è un ladro e che chi ruba un miliardo è un affarista!!Ci vuole un atto pubblico, un sussulto da parte di nuove persone che vedano la politica come un servizio al Paese». Il Comandante della Guardia di Finanza, Colonnello Benedetto Lipari, presente a Livorno dal 2009, specializzato in Diritto Tributario nel rispondere alla domanda se vi è un dovere etico nel pagare le tasse, ha fatto riferimento alla Dottrina sociale della Chiesa che parla di dovere e di bene comune che deve essere perseguito per un corretto rapporto tra singolo e società. Giovanni Paolo II nell’Enciclica Sollecituto rei socialis invitava a cooperare con l’impegno di tutti per il bene comune e la solidarietà viene ritenuta un pilastro fondamentale. Il priore di Bose Enzo Bianchi, biasimando coloro che sfruttano le risorse di tutti per il bene di pochi, arriva a definire le tasse “una cosa bellissima, un modo civilissimo a cui tutti insieme devono contribuire”. Prendendo poi in considerazione un aspetto molto importante circa l’etica del funzionario; se da una parte esso deve adoperarsi affinché ciascuno paghi in base alla propria capacità contributiva, d’altro canto però legislazione, giurisdizione e prassi devono andare di pari passo. E’ del 2000 la emanazione dello Statuto dei diritti del contribuente dove si mette in rilievo che all’incisività degli strumenti investigativi, “deve accompagnarsi un atteggiamento molto equilibrato da parte di coloro che operano in questo settore”. È assai importante, ha ribadito Lipari, che essi siano formati anche dal punto di vista etico; devono nelle verifiche tributarie seguire delle linee guida che hanno alla base la trasparenza, la certezza e la snellezza, per cui il contribuente percepisce che tutti nei giusti parametri concorrono alle spese pubbliche… bisogna convincere più che costringere!”. In ultima analisi dobbiamo considerare che l’attuale pressione fiscale è dovuta all’altissima evasione fiscale, ma se non si acquisisce la consapevolezza che le tasse sono un contributo per crescere insieme a tutti gli altri cittadini, l’evasione non potrà mai essere combattuta con successo. È quanto mai necessario che si ritorni a considerare la politica come un servizio gratuito e riprendendo le affermazioni del Cardinale Bagnasco ha rimarcato quanto il reticolo di corruttele e scandali siano una zavorra inaccettabile per il nostro Paese e costituiscano motivo di disagio e di rabbia per gli onesti: il futuro dei nostri figli non sarà nero se tutti concorreremo a perseguire il bene comune e considereremo la politica quale grande gesto di carità per la società civile. Mo.C.


VIII

TOSCANA OGGI 28 ottobre 2012

LA SETTIMANA DI LIVORNO


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