IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi
Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217
uale rapporto sostanziale fra laici e preti? Se accogliamo della Q Chiesa una immagine che mi pare rispondente alla sua essenza, quella della “famiglia di coloro che si riconoscono figli di Dio e annunciano l’amore del Padre”, è chiaro che ai laici come ai preti spetta la comune sostanziale qualifica di “figli del Padre”, di fratelli fra di loro, quindi di salvati e di membri della Chiesa. Come in ogni famiglia non vi sono gradi intermedi fra padre e figlio, ma o si è padri o si è figli, così nella famiglia Chiesa il prete non è “il padre”, ma è solo un figlio che ha dal Padre l’incarico di renderlo presente in particolari compiti; nella Chiesa insomma o si è l’Unico Sacerdote o si è uomini, con servizi diversi, ma sempre uomini.
lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
(Lettera Pastorale alla Diocesi 1973)
10 novembre 2013
Un «parafulmine» per il mondo
In preghiera per chi si dona a Dio UNA SETTIMANA PER IL SEMINARIO
Scelte di vita Dal 17 al 24 novembre alcune iniziative per conoscere e pregare insieme ai seminaristi della Diocesi
La giornata del 21 novembre dedicata alla preghiera per le comunità monastiche. A Livorno il monastero delle Carmelitane scalze a Antignano a Chiesa celebra il 21 Novembre, l’annuale Giornata Pro Orantibus, che invita a pregare per le religiose e i religiosi di clausura e vuole far conoscere le comunità monastiche sparse in tutto il mondo. Istituita da Pio XII, la Giornata è legata alla memoria liturgica della Presentazione di Maria al Tempio, perché nell’offerta radicale della Vergine di Nazareth a Dio si riconosce pienamente l’ideale della vita consacrata e invita anche alla preghiera per i monasteri con particolari necessità. Nella nostra diocesi vive la comunità monastica delle suore Carmelitane. II Carmelo di S. Teresa, attualmente situato in Antignano di Livorno, fu fondato a Roma - alle 4 fontane, vicino al Quirinale - per iniziativa di Caterina Cesi, duchessa di Acquasparta che mise a disposizione il suo patrimonio per la costruzione del monastero e dell’attigua Chiesa, la prima in Roma dedicata a S. Teresa. Ottenuto da Papa Urbano VIII il breve per la fondazione del nuovo monastero, il 23 aprile 1627, Donna Caterina, vestito l’abito della Vergine, vi iniziò la vita carmelitana con altre due monache designate dallo stesso Papa: Sr. Maria Teresa di Gesù e Sr. Girolama di S. Maria entrambe provenienti dal Carmelo di S. Egidio in Roma. Il 19 maggio dello stesso anno venne assegnata alla Comunità come Priora Sr . Francesca di Gesù Maria del Carmelo di Napoli.
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Soppressione e trasferimenti Con la presa di Porta Pia (20 settembre 1870), a mano armata, le monache furono cacciate dal monastero che poi fu soppresso nel 1871. La Comunità si trasferì nel Carmelo di Regina Coeli; espulse anche da questo monastero, le monache trovarono rifugio presso le Mantellate e in seguito presso le Cappuccine. Finalmente, nel gennaio 1891, la Comunità di S.
Teresa prese in affitto una casa di proprietà del Collegio Germano-Ungarico presso S. Stefano Rotondo al
Tre domande alle suore del Carmelo Cosa vi spinge a vivere la vostra vita in modo così radicale? «Il desiderio di rendere amore per amore a Colui che così ci ha conquistate, e una grande passione per la salvezza eterna di tutti i nostri fratelli. Tutto passa, Dio solo resta». Quale contributo date alla società livornese? «Quello della preghiera, che ovviamente si colloca nell’ordine della fede ed esula perciò da qualsiasi considerazione puramente umana. Riprendendo un’immagine evangelica, che del resto si può riferire a tutta la realtà ecclesiale, siamo come il lievito nella pasta o come il chicco di grano che muore per dare frutto. La preghiera è una grande forza nascosta, che coopera invisibilmente al bene di tutta la società». Vi chiedete come vi vede la gente? «Sappiamo che un Monastero di clausura appare sempre un po’ misterioso a chi lo guarda dal di fuori, ed è comprensibile che sia così. Non tutti comprendono bene il senso della nostra scelta di vita, e a volte circolano anche idee strane e curiose su di noi… Ci sono però anche tante persone che ci vogliono bene e ci stimano, anche non credenti o non praticanti, e il rispetto che hanno verso di noi ci stimola ad essere sempre più fedeli alla nostra missione. Noi vogliamo essere solo un segno, speriamo eloquente, della presenza di Dio in questo mondo». Da un’intervista di Benedetta Agretti pubblicata sulle pagine de «La Settimana»
Celio. Trasferimento ad Antignano Nel 1930, essendo Priora la Madre Celina Maria del Cuor di Gesù (Evelina Piccioli di Livorno), su invito del Vescovo di Livorno, Mons. Piccioni, trasferì la Comunità a Livorno, nel nuovo monastero dedicato a S. Teresa di Gesù, sul colle di Antignano. Le suore del Carmelo, come vengono semplicemente chiamate a Livorno, sono disponibili all’incontro e all’ascolto (su appuntamento, perché la clausura ha precisi momenti di preghiera e di visita), pregano incessantemente per la città, per la Diocesi e per il mondo intero; esse vivono dei prodotti del loro orto e della generosità delle persone che le vanno a trovare, per questo sarebbe bello che nella giornata del 21 Novembre (ma anche in tante altre giornate!) potessimo dedicare una preghiera a loro e magari sostenerle anche economicamente in questa loro missione di "parafulmini del mondo" che intercedono grazie a Dio per l’umanità intera". Ogni giorno al Carmelo di Antignano viene celebrata la Messa alle 8.00. c.d.
on abbiate paura di mostrare la gioia di aver risposto alla chiamata del Signore, alla sua scelta di amore e di testimoniare il suo Vangelo nel servizio alla Chiesa», queste parole di Papa Francesco, sono state scelte dai seminaristi della Diocesi per presentare la settimana di eventi dedicati alla vita del seminario di Livorno. Una vera e propria “festa” per far conoscere questa realtà e per far incontrare ai giovani altri giovani che hanno scelto di studiare per dedicare la loro vita a Dio. Le iniziative partiranno DOMENICA 17 NOVEMBRE con l’annuncio della “Settimana del Seminario” in tutte le parrocchie. MERCOLEDÌ 20 NOVEMBRE si svolgerà un pellegrinaggio a Montenero, insieme alle Aggregazioni laicali, per pregare per i seminaristi e per tutti coloro che hanno detto “Sì” al Signore: il ritrovo è alle 17.30 nel piazzale Giovanni XXIII e dopo la salita a piedi, il Vescovo celebrerà la Messa nel Santuario, affidando i seminaristi alla Madonna. GIOVEDÌ 21 NOVEMBRE ALLE 9 nella chiesa di S. Andrea, mons. Celso Morga Iruzubieta, segretario della Congregazione per il clero, presiederà la Messa, a cui seguirà l’adorazione eucaristica ed il pranzo di tutti i sacerdoti della diocesi in Seminario. Ancora, VENERDÌ 22 NOVEMBRE ALLE 19 nella parrocchia di S. Rosa è in programma una veglia di preghiera per tutte le vocazioni al presbiterato, a cui sono invitati tutti i giovani della Diocesi. Alla veglia seguirà la cena insieme ed un momento di festa. DOMENICA 24 NOVEMBRE, infine, in tutte le parrocchie sarà effettuata la raccolta delle offerte per il Seminario e alle 17 in Cattedrale è prevista la celebrazione diocesana di chiusura solenne dell’anno della fede. c.d.
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
10 novembre 2013
Sabato 16 novembre a San Miniato
Ordo Virginum: tempo di formazione Guiderà l’incontro monsignor Tardelli
La parola alla... CARITAS
È iniziato l’Anno del volontariato sociale Un’esperienza di servizio educativa, alternativa, solidale ed interculturale che coinvolge ragazzi tra i 18 e i 28 anni, per un percorso di formazione e di crescita personale iutare il prossimo attraverso varie forme di volontariato, agendo in strutture apposite, entrando a contatto con realtà di marginalità e offrendo il proprio contributo nel risollevare situazioni di disagio: è questo l’obiettivo dell’Anno del Volontariato Sociale, una proposta rivolta ai giovani per impegnare il proprio tempo in modo costruttivo, nell’ambito delle attività di servizio civile volontario. Dodici mesi per una media di 30 ore settimanali di impegno pratico, e con possibilità di vita comunitaria, un vero e proprio “valore aggiunto”, per far sì che i ragazzi sperimentino il dialogo fraterno e l’aiuto reciproco. L’impegno prevede anche tutta una serie di incentivi rivolti agli stessi volontari, quali l’ottenimento di crediti
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opo il Convegno annuale di La D Verna riprendono gli incontri di formazione con i Vescovi della Toscana, il prossimo incontro sarà SABATO 16 NOVEMBRE con Mons. Fausto Tardelli, Vescovo di San Miniato, sul tema: Ordo Virginum provocazione per il mondo contemporaneo. L’incontro inizierà alle ore 10.30 presso la Cappella del Salvatore, Parrocchia de La Scala - San Miniato, è aperto a tutte le consacrate, in formazione e interessate a conoscere questa scelta di vita Info: gidag@lillinet.org
Sinodo della famiglia: due eventi tra il 2014 e il 2015
38 DOMANDE INVIATE AI VESCOVI DI TUTTO IL MONDO on era mai capitato nella storia della Chiesa che si N avvertisse l’esigenza di indire due Sinodi a un anno di distanza l’uno dall’altro sullo stesso argomento. In realtà la doppia convocazione decisa da papa Francesco per il biennio 2014-2015 sul tema della famiglia rientra nello stesso grandioso progetto. Verificare innanzi tutto lo "stato di salute" della famiglia nel mondo, indagare le conseguenze determinate su genitori e figli da una certa cultura del relativismo e del disimpegno, dare voce al malessere espresso da tante famiglie cristiane che vorrebbero trovare nuove strade per testimoniare la fedeltà alla propria vocazione. Questa amplissima ricognizione sfocerà nel Sinodo straordinario dell’ottobre 2014 che permetterà ai vescovi di ragionare sulla base di un quadro certo di dati e di situazioni. La seconda tappa sarà poi il Sinodo ordinario del 2015, in cui si cercheranno le linee operative per la pastorale. Si darà insomma concretezza di proposte e di decisioni con l’obiettivo di rispondere al male oscuro che minaccia le radici della cellula fondamentale della società e della Chiesa. Prevedere oggi se e come cambierà la teologia del matrimonio e della famiglia, sarebbe fare torto alle capacità di analisi e di riflessione dei pastori e degli esperti che saranno impegnati nel biennio 2014-2015. Per la raccolta delle informazioni sulle condizioni delle famiglie è già stato inviato ai vescovi di tutto il mondo un documento, comprendente anche questionario con 38 domande che dovrà essere compilato entro i primi mesi del prossimo anno. Per fornire risposte esaurienti e dettagliate, i vescovi sono stati invitati anche a consultare associazioni, movimenti, gruppi che lavorano per e con la famiglia. In ogni comunità, già dalle prossime settimane, sarà quindi avviata una sorta di verifica allargata sulla base della traccia fornita dal documento preparatoriodei vescovi. (questo articolo di Luciano Moia si può leggere nella versione integrale su Avvenire http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/sinodofa migliaricognizione.aspx)
formativi scolastici, eventuali forme di assistenza sanitaria integrativa, bonus universitari, bonus spendibili nel territorio (utilizzo di trasporti pubblici, inserimento nel mondo del lavoro) e bonus culturali (abbonamento a riviste specifiche o altri testi significativi, attinenti al progetto che si sta svolgendo). Per quest’anno il titolo del progetto è “In gioco”, e vede impegnati i giovani con attività di accoglienza per le famiglie e l’organizzazione di spazi per i giochi dei
bambini, nella gestione del servizio docce e del cosiddetto “Guardaroba famiglie” e dei “Doposcuola”, oppure in attività ricreative e formative. A questi vanno aggiunti i ruoli nel Servizio Mensa della Caritas, per il ricevimento e il controllo della merce, pr la preparazione dei pasti e l’accoglienza, nonché per l’attività di confezionamento e consegna dei pasti a domicilio per coloro che non possono
recarsi in Caritas. Tutte queste attività si svolgono nei locali della Caritas Diocesana di Livorno, del Centro Accoglienza di via Donnini, dell’Associazione Progetto Strada, sugli Scali D’Azeglio, e della Parrocchia S. Matteo. «Attualmente sono ben quattro i ragazzi che hanno scelto l’AVS spiega Valentina Vaccari, responsabile ufficio Comunicazioni della Caritas diocesana - effettuando i servizi
nelle strutture sopracitate: Alice, in continuità con il Servizio Civile, Elisa e Chiara, alla prima esperienza, e Davide, che alterna la sua presenza con la collaborazione al Cantiere Giovani, altra importante iniziativa del nostro Ente.» Fabio Figara Per ogni informazione sul servizio è possibile visitare il sito ufficiale della caritas diocesana www.caritaslivorno.it
TRADIZIONI A CONFRONTO
I SALMI: LIBRO COMUNE DI PREGHIERA PER EBREI E CRISTIANI Ebrei e cristiani si sono dati appuntamento alla Sala degli Specchi diVilla Mimbelli per confrontarsi sul libro dei Salmi della presentazione del libro Ifece«In occasione Salmi dell’Allel» e la traduzione che ne Cassiodoro, ebrei e cristiani si sono dati appuntamento alla Sala degli Specchi di Villa Mimbelli per mettere a confronto le proprie tradizioni circa il libro dei Salmi che è l’unico libro in comune con il quale tutti pregano. Don Tarzia, Direttore della rivista ecumenica ed interreligiosa Jesus, presentando la figura di Cassiodoro, umanista romano (485ca.-580ca.), politico, letterato, ha messo in rilievo come fosse stata proprio la lettura dei Salmi, quando ancor giovane, e nel pieno della carriera militare a Ravenna, ad introdurlo nell’esperienza di Dio che col passare degli anni lo spinse a ritirarsi dalla vita politica e a fondare diversi monasteri dove con altri monaci si dedicò completamente agli studi e in particolar modo a quelli della Sacra Scrittura. I Salmi dell’Hallel, fanno parte di una trilogia, dove da una parte, per la grande erudizione, Cassiodoro cerca di spiegare parola per parola il testo con frequenti riferimenti a conoscenze scientifiche di cui era ricco; dall’altra invece, riprendendo da s. Agostino l’esegesi cristiana dove l’autore dei Salmi è un profeta che vede in anticipo come Dio avrebbe realizzato il suo disegno di Salvezza, pone al centro Cristo nel quale la storia, che è storia di liberazione, trova pienezza di significato e di realizzazione. I Salmi dell’Hallel sono: l’Hallel egiziano (dal 112 al 117) così chiamato perché si
canta la liberazione dalla schiavitù d’Egitto, il grande Hallel ( 134,135), l’Hallel finale che sono i salmi che venivano cantati dagli ebrei nelle celebrazioni pasquali e che dunque anche Gesù ha cantato. Il dr.Gadi Polacco della comunità ebraica di Livorno, ricordando che la parola salmo deriva dal greco psalmòs, nell’ebraismo si pronuncia tehillìm e nella Bibbia vengono suddivisi i cinque libri in base ai giorni dell’anno. La tradizione attribuisce a Davide la composizione; in realtà sono il prodotto di vari autori e non furono scritti prima del VI secolo, e poiché il regno di Davide risale all’incirca al X sec. a.C., il materiale risalente a Davide dovrebbe essere stato preservato dalla tradizione orale per secoli. I Salmi racchiudono tutti i sentimenti del rapporto dell’uomo con Dio: fiducia, gratitudine, lodi, ma anche lamenti. Quelli dell’Hallel, generalmente sono di lode a Dio ed hanno tutti il titolo iniziale Alleluia. Vengono utilizzati in momenti particolari della vita e della preghiera del popolo: Festa delle Capanne, Hannukkà, il Primo giorno di Pesach e Shavuòt. Sono comunemente collocati verso la fine del salterio. In questo incontro la corale Ventura diretta dal Maestro Filidei, avrebbe dovuto cantare i Salmi, ma un grave lutto ha colpito la Comunità ebraica: la morte improvvisa del dr. Davide Bedarida, membro del coro. Pertanto l’iniziativa viene rimandata ad un prossimo incontro di Amicizia EbraicoCristiana. Il dr. Guido Guastalla, ha sottolineato come questo incontro sia il risultato di un cammino intrapreso tra le
due comunità da moltissimi anni e seguendo le indicazioni dell’allora cardinale Ratzinger hanno colto l’importanza della lettura giudaica del testo che è una lettura che può aiutare i cristiani e che " a loro volta i cristiani sperano che gli ebrei possano trarre utilità dai progressi dell’esegesi cristiana". Naturalmente non poteva mancare un affettuoso pensiero rivolto al compianto Monsignor Alberto Ablondi "maestro del dialogo" di cui l’Amicizia Ebraico-cristiana è solo una testimonianza. Ablondi che ha sempre sostenuto che il proselitismo è l’aspetto negativo del dialogo, con il principio del confronto e dell’incontro ha dissodato e arato un terreno che comincia a dare i suoi frutti ed ha ora in Papa Francesco una nuova e sicura guida. L’incontro è stato promosso dall’ Associazione Amicizia ebraico-cristiana di Livorno, dai Cooperatori Paolini di Livorno, con la collaborazione della Comunità ebraica di Livorno e del Comune di Livorno. Mo.C.
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
10 novembre 2013
III
L’intervento di Luca Paolini al Convegno “Cyber Teologia”
IMMAGINARE UNA SCUOLA tecnologica
Una scuola 2.0
Fare cultura con la «C» maiuscola l mio breve intervento parte dalla mia Ia esperienza quasi trentennale ormai, dilavoro scuola come insegnante di religione cattolica.
Vi proponiamo l’intervista a Luca Paolini, sulle nuove forme di insegnamento della religione cattolica a scuola; l’approccio alternativo del mondo 2.0 a sostegno dei più conosciuti libri e quaderni nche se con fatica, le scuole italiane si stanno lentamente dotando di mezzi tecnologici che preparino gli alunni ad affrontare un mondo sempre più digitalizzato. Per saperne qualcosa in più, abbiamo incontrato Luca Paolini, docente di Religione Cattolica della Diocesi di Livorno e anima del sito religione 2.0.
A
Da quanto tempo insegna e quando ha iniziato a usare la tecnologia nelle sue lezioni? «Insegno Religione Cattolica dal 1986; ho un ricco bagaglio di esperienze perché sono stato sia alla scuola primaria, sia al serale, sia nelle due secondarie di 1° e 2°. In generale ho sempre usato gli audiovisivi e il computer a scuola, magari coinvolgendo i ragazzi nel sito internet scolastico. È solo però dal 2007 che ho scoperto la didattica 2.0 ed ho cominciato timidamente a sperimentarla in contemporanea con il blog “Religione 2.0”. Allora di didattica interattiva se ne parlava poco o punto, le LIM erano solo in pochi istituti, quindi mi sono dovuto inventare i miei percorsi didattici, e ancora oggi cerco di sperimentarne di nuovi, è un lavoro che non finisce mai, perchè la tecnologia evolve e noi dobbiamo evolvere insieme a lei, senza appiattimenti ma anche senza rimanere troppo indietro». Nel corso degli anni di insegnamento, cosa vede di differente fra gli alunni di oggi e quelli che ha incontrato all’inizio della sua carriera? «Io credo che gli alunni siano sempre alunni, in qualsiasi epoca. Bambini e ragazzi che hanno bisogno di una guida autorevole e non autoritaria o ancora peggio insignificante. Certo è che oggi i ragazzi arrivano a scuola con altre “attese”, che puntualmente vengono “disattese” perché la scuola spesso è vecchia, lontana dal loro mondo, non è più un luogo dove si va volentieri e dove si fanno scoperte, perché l’apprendimento avviene in gran parte per via informale. Specialmente nella fascia di età tra i 6 e i 13 anni, sono i veri nativi digitali, manipolano la tecnologia e vorrebbero spazi tecnologici anche a scuola dove invece si ritrovano per ore su libri, quaderni e voci
noiose dell’insegnante; si badi bene lungi da me l’idea di stigmatizzare libri e quaderni, che sono sempre utili e importanti, ma credo che oggi serva anche altro». Come si svolge concretamente una sua lezione? «Le mie lezioni sono tutte diverse e utilizzano anche media e device differenti; posso chiedere di lavorare a casa con il computer, a scuola con il cellulare o con il tablet, oppure fare una lezione interattiva alla LIM. Per fare un esempio: spesso inizio la lezione con un brainstorming fatto con le tag cloud alla LIM, poi vediamo alcuni spezzoni di video o immagini, oppure facciamo visite virtuali con Google Street View o Google Earth; dopo passo alla parte veramente attiva della lezione dove loro devono produrre un tweet, un video, fare foto in giro per la città con il loro cellulare. Tratto molto la storia biblica e la storia della Chiesa in questo modo, ma anche la parte più esistenziale si presta molto all’utilizzo di questi strumenti. Ad esempio nelle prime classi della scuola secondaria di 1° dove insegno, l’anno scorso hanno realizzato le parabole con fumetti animati, reinterpretandole a loro modo. E’ stato come in tanti altri casi un vero successo e quelle parabole non credo che le dimenticheranno tanto facilmente». Spesso le classi hanno le Lim, ma poi i docenti non le usano, oppure c’è la Lim, ma magari manca l’adattatore. Secondo lei fra tecnologia, istituzione scolastica e corpo docente c’è affinità? «Io direi che spesso le Lim ci sono ma si usano come una normale lavagna di ardesia e questo è molto triste. Ad oggi il corpo docente è in gran parte formato da persone non più giovani, tante volte stanche di avere a che fare con le problematiche sempre più difficili della scuola, con una generazione che sembra
«Oggi i ragazzi arrivano a scuola con altre “attese”, che puntualmente vengono “disattese” perché la scuola spesso è vecchia, lontana dal loro mondo, non è più un luogo dove si va volentieri e dove si fanno scoperte, perché l’apprendimento avviene in gran parte per via informale» indifferente alle loro lezioni, desiderosi solo di andare in pensione. Non si è capito che l’uso della tecnologia non è solo una risorsa per i ragazzi, ma è una risorsa anche per i docenti che possono tornare a guardare con simpatia ed entusiasmo il loro lavoro, i loro ragazzi; conosco insegnanti anche non più giovanissimi, che hanno avuto il coraggio di rimettersi in discussione ed oggi vanno a scuola felici di sperimentare una didattica nuova e hanno ricostruito un rapporto con i loro alunni». Molti pensano che l’uso dei mezzi tecnologici sia più una fonte di distrazione che un’opportunità per acquisire il sapere. Cosa si sente di rispondere a questa obiezione? «Io credo che molti oggi parlino così perché fanno pura demagogia, perchè non sono mai entrati in una classe, oppure non hanno mai provato a proporre una didattica diversa. E’ chiaro che
è più facile demonizzare che rimboccarsi le maniche e lavorare seriamente per acquisire nuove competenze digitali da trasferire poi in classe. Questo è vero per tutti gli insegnanti e anche per gli insegnanti di Religione Cattolica». Si sente una mosca bianca oppure lavora in rete con altri docenti? «Molto si sta muovendo in questo campo. Per esempio, sono stato contattato da alcuni Uffici Scuola delle varie diocesi italiane che mi hanno chiesto di organizzare corsi sulla didattica 2.0. Su Facebook poi esiste un gruppo molto attivo di circa 1000 docenti irc che si chiama proprio Insegnanti di Religione Cattolica 2.0, è un luogo di confronto, di dialogo proprio su queste tematiche». Fonte: http://www.ancoraonline.it/201 3/10/21/una-didatticamultimediale-anche-per-lirc/»
Ma non solo... 7 anni fa infatti cominciava anche un’altra avventura, quella di blogger cattolico con il blog Religione 2.0 e poi con il social network insegnanti di religione cattolica 2.0. Il blog e il social network sono nati come luogo di incontro tra la Religione e la rete e nel mio caso speci?co tra l’insegnamento della religione cattolica e il web 2.0. A quel tempo, che sembra ormai così lontano,la chiesa, il mondo cattolico ma anche la scuola guardavano ancora con dif?denza la rete, come se il mondo virtuale fosse sinonimo di perdizione per una e alienazione per l’altra. Padre Antonio ricordo che scriveva proprio in quegli anni i suoi primi articoli su "La Civiltà Cattolica" parlando di Wiki, di Blog, di Second Life, era quasiuna voce solitaria in un mare di critiche e perplessità. E se siamo qui oggi vuol dire che la storia ci ha dato ragione... Per quanto mi riguarda, l’avvento del web sociale mi sembrava che in qualche modo avesse ed abbia ancora oggi qualcosa da dire al mio lavoro di insegnante di religione cattolica ma anche al mondo dal qualeprovengo e nel quale sono cresciuto, il mondo della religione e dellachiesa. La mia s?da quale è stata? E’ stata quella di fare "Cultura" con la "C" maiuscola a scuola, cultura cattolica nel mio caso, nel mondo dei nativi digitali, con una metodologia e un approccio completamente diversi dal passato. I ragazzi che oggi come allora arrivano a scuola ormai lo sappiamo perchèabbiamo tutti ?gli e nipoti, crescono con lo smartphone e i videogiochi inmano, qualcuno li de?nisce "distrattenti" cioè distratti in alcuni momenti ma molto concentrati in altri... come insegnante di religione mi sono chiesto: come posso intercettare, farmi ascoltare, entrare in questadistrattenzione, come posso parlare alla mente e al cuore di questiragazzi così diversi dalle generazioni precedenti, così polimediali? Con alcuni colleghi più intraprendenti abbiamo cominciato a fare religione ascuola, veicolando gli stessi contenuti, quelli dettati dall’Intesa Stato-Chiesa, ma con un registro e un linguaggio diversi, il linguaggio deisocial network e il linguaggio delle nuove tecnologie. Usando ad esempio le mappe di google per mostrare più da vicino i luoghi citati nella Bibbia, creando podcast per coinvolgerli in una didattica più attiva, usando la nuova realtà aumentata e il 3D per mostrare modellini di Chiese e luoghisacri, sperimentando l’uso del tanto amato, quanto criticato, smartphone,come strumento didattico e di interazione con la classe. Il risultato è stato che in molti casi l’ora di religione cattolica ha perso quella patina di vecchio e di muffa, come ha detto il Papa Francesco ai catechisti a proposito di una chiesa chiusa, che gli era stata ritagliata addosso per tanti anni e si è trasformata in una materia amata dai ragazzi e all’avanguardia rispetto ad altre materie e spesso alla scuola stessa. Credo che questa esperienza per certi versi possa e debba in qualche modo essere trasferita anche nell’ambito del catechismo, dell’essere educatori cattolici al tempo della rete. Mi è molto piaciuta ad esempio l’idea di fare una applicazione per iPhone dedicata al catechismo della Chiesa Cattolica. E’ un primo passo in questo senso io credo. E’ allora proprio in questa prospettiva che mi riguarda più da vicino, quella del lavoro quotidiano con i nativi digitali, quella di ecucatore, vorrei rivolgere unadomanda a Padre Antonio. Diverse volte abbiamo parlato di Theillard De Chardin come un anticipatore di quel mondo interconnesso teso a formare un’intelligenza collettiva che anche la rete sta realizzando; nel tuo libro c’è una frase che in questo senso mi ha colpito quando dici "La rete diventa una tappa del cammino dell’umanità mosso, sollecitato e guidato daDio"; anche secondo De Kerckove nell’ultimo intervento al Prix Italia di Torino, "I social network non sono nemici di uno sviluppo spiritualedell’umanità, ma sono essi stessi un germoglio di una nuova umanitàpiù solidale e, appunto, più spirituale". Se è vero allora che la rete e la fede possono andare a braccetto, comeormai pare assodato, e che la rete in qualche modo partecipa al piano"divino", i nativi digitali sono allora i primi segni viventi di questo uomointerconnesso che tende verso il Punto Omega, più delle generazioniprecedenti? E poi una seconda domanda: che consigli daresti agli insegnanti, educatori, catechisti per entrare in sintonia con questa nuova generazione di ragazzi.
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
10 novembre 2013
Agenda del VESCOVO
VENERDÌ 8 NOVEMBRE Nella mattina, udienze laici in vescovado 21.00 predicazione degli esercizi spirituali a sposi e fidanzati al Calambrone (vedi locandina pag.8) SABATO 9 NOVEMBRE 9.30 predicazione degli esercizi spirituali a sposi e fidanzati al Calambrone (vedi locandina pag.8) 12.00 in vescovado, incontro con il padre provinciale dei Barnabiti 15.30 predicazione degli esercizi spirituali a sposi e fidanzati al Calambrone (vedi locandina pag.8) 18.00 S. Messa in occasione del primo anniversario della chiesa Beata Madre Teresa di Calcutta DOMENICA 10 NOVEMBRE 8.30 predicazione degli esercizi spirituali a sposi e fidanzati e Santa Messa al Calambrone (vedi locandina pag.8) 11.00 S. Messa in occasione della festa patronale alla chiesa di S. Martino a Parrana Da lunedì 11 novembre a venerdì 15 novembre, il Vescovo guiderà gli esercizi spirituali del clero a San Cerbone VENERDÌ 15 NOVEMBRE 19.00 incontro con la nuova equipe di pastorale giovanile SABATO 16 NOVEMBRE 17.30 S. Messa in occasione della festa patronale alla chiesa di S.Leopoldo a Vada DOMENICA 17 NOVEMBRE 11.00 S. Messa e cresime alla chiesa di S.Giuseppe
BREVI DALLA DIOCESI
Cooperatori Paolini e Associazione Culturale Il Centro MARTEDÌ 12 NOVEMBRE ALLE 17,30 Nella Sala Consiliare Provincia di Livorno, presentazione libro del prof. Franco Cardini “L’Imperatore, il re del mondo, il cavaliere”. Interverranno: dr. Enrico dello Sbarba presidente Associazione Il Centro che introduce l’ incontro, Giorgio Kutufà Presidente della Provincia di Livorno, dr. Massimo Lucchesi giornalista di Rai Tre, dr. Mauro Donateo giovane giornalista UCSI. Saranno presenti: Prof. Franco Cardini, autore del libro, Prof. Maria Paola Forlani, autrice dei disegni del libro, Dr. Paolo Gianessi Editore L’iniziativa è promossa dai Cooperatori Paolini di Livorno e l’Associazione culturale Il Centro
ACLI VENERDÌ 15 NOVEMBRE ALLE 18.00 La Sede Provinciale delle ACLI di Livorno e i Circoli ACLI di Guasticce e Stagno, nella ricorrenza della morte di Giorgio La Pira, organizzano, un’iniziativa sulla memoria e sulla attualità del pensiero di Giorgio La Pira che si svilupperà secondo il seguente programma orario: -18,00 incontro presso il Circolo G.La Pira di Guasticce con una prolusione del Prof. Emanule Rossi sulla grande figura di La Pira. Concluderà l’Onorevole Federico Gelli Presidente Regionale ENAIP. -20,00 Cena Sociale presso il Circolo ACLI di Stagno. Interverranno il Sindaco di Collesalvetti Lorenzo Bacci; il Sindaco di Livorno Alessandro Cosimi; il Presidente della Provincia Giorgio Kutufà; il Dott.Paolo Rotelli; il Dott.Alessandro Latorraca;il Dott.Arch. Giovanni Cariddi Graziani;don Edoardo Medori e Don Placido Bevinetto.
Diocesi informa PASTORALE FAMILIARE Secondo incontro della Consulta della Pastorale Familiare, allargato a tutta la Diocesi Uno spazio di riflessione per le famiglie, gli animatori dei gruppi giovanili ed i catechisti, sui percorsi educativi all’affettività ed all’amore, in una società sempre più impermeabile a qualsiasi tipo di valore e che rende sempre più difficile qualsiasi progetto di vita
Adolescenti e Giovani: è ancora possibile un percorso di educazione all’affettività e all’amore? Interverrà il diacono Andrea Zargani, collaboratore pastorale per la parrocchia studentesca e membro dell’equipe educativa del Seminario vescovile SABATO 16 NOVEMBRE DALLE 15.45 ALLE 18.00 IN VESCOVADO Programma 15.45 Ritrovo 16.00 Riflessione 17.00 Lavori di gruppo 18.00 Conclusione *Per i bambini è previsto un servizio di babysitter Per informazioni: Antonio e Rita Domenici: 335 354216/0586 501418 Giuseppe e Monica Ciamaglia: 339 3972116/0586 890185
Inizia un NUOVO ANNO
È tempo di SFOP! L’8 novembre a Rosignano Solvay e ai Sette Santi un momento iniziale tutti insieme lcuni diranno "Finalmente", ma tanti diranno "Ancora!!!" A Certo la formazione è importante, ma richiede sacrificio, in questi giorni sono arrivati i primi calendari degli incontri per la Carità e la Catechesi, manca la Liturgia, ma non preoccupatevi se avremo iscritti partiremo subito anche con quella. Per il momento il primo incontro per tutti gli operatori della Carità, della Catechesi e della Liturgia, principianti e non, sarà l’8 novembre in due sedi un primo incontro alle ore 18,00 a S. Croce a Rosignano Solvay e un secondo incontro ai Sette Santi alle ore 21,00. Sono invitati a partecipare tutti anche chi non si è ancora iscritto, sarà un incontro organizzativo, durante il quale saranno date tutte le delucidazioni e saranno consegnati i calendari delle "lezioni". La novità di quest’anno sarà per la catechesi e la carità che avranno dei momenti di attività insieme in occasione del Convegno Diocesano Catechistico e della Carità che sarà strutturato su tre momenti: il primo sarà il 18 Dicembre con Mons. Bregantini, il secondo il 29 Marzo e il terzo sarà la Gita, un’occasione che in questi anni ha mostrato l’importanza di avere relazioni tra operatori. Quindi "Prendi l’occasione, la SFOP sarà un successone!" (speriamo!) don Fabio Menicagli
Le proposte di PHARUS VIAGGI
Roma, Napoli e Pompei, Fatima PELLEGRINAGGIO A ROMA 9-10 NOVEMBRE con don Cornelio QUOTA euro 120,00 p. p. (minimo 40 partecipanti) SUPPLEMENTO CAMERA SINGOLA euro 30.00 La quota comprende: viaggio in pullman gran turismo - permessi in Roma per 2 giorni - sistemazione in hotel 4* semicentrale (zona Aurelia) con trattamento di mezza pensione - bevande incluse ai pasti ( ¼ vino e ½ minerale) - ingresso e visita guidata alle catacombe di S. Sebastiano - mezza giornata di visita guidata di Roma (come da programma)- assicurazione personale. La quota non comprende: pranzo del primo e secondo giorno - tassa di soggiorno da pagare direttamente in hotel - mance - ingressi non specificati - extra personali in genere - tutto quanto non indicato alla voce "la quota comprende". NAPOLI E POMPEI 16 e 17 NOVMEBRE con don Remigio QUOTA euro 165.00 p.p. (min. 35 partecipanti) Suppl. camera singola euro 20.00 - disponibilità limitata Non incluso nella quota: INGRESSO SCAVI DI POMPEI euro 11,00 Riduzioni: INGRESSO SCAVI euro 5,50 per i cittadini della Comunità Europea di età compresa tra i 18 e i 24 anni INGRESSO GRATUITO AGLI SCAVI: Cittadini al di sotto di 18 anni, con documento che ne attesti l’età Cittadini della Comunità Europea con età superiore ai 65 anni La quota comprende: bus per l’intera durata del tour - sistemazione in hotel 4 stelle in camere doppie con servizi privati, zona Torre del Greco o dintorni - pranzo del primo e secondo giorno in ristorante - Trattamento di mezza pensione in hotel con bevande incluse ai pasti mezza giornata di visita guidata di Napoli - visita guidata agli scavi di Pompei - ingresso al Chiostro di Santa Chiara - visita del Santuario di Pompei - assicurazione sanitaria. La quota non comprende: ingresso agli scavi di Pompei e ingressi non specificati - mance ed extra in genere - Tutto quanto non espressamente indicato alla voce la "quota comprende". PELLEGRINAGGIO A FATIMA Dal 5 al 9 dicembre con il Movimento del Messaggio di Fatima Giovedì 05 dicembre - Livorno / Lisbona / Fatima Ore 05.00 partenza da Livorno in bus privato per l’aeroporto di Roma/Fiumicino. . Pranzo libero e trasferimento in bus per Fatima. Sistemazione in hotel, cena e pernottamento. Santo Rosario. Venerdì 06 - Sabato 7- Domenica 8 dicembre - Fátima Lunedì 9 dicembre - Fátima/Lisbona/Livorno Prima colazione in hotel e partenza per Lisbona. QUOTA euro 550,00 per persona (min. 15 partecipanti) SUPPLEMENTO CAMERA SINGOLA euro 95,00 (disponibilità limitata) La quota comprende: Trasferimento in bus privato da Livorno all’aeroporto di Roma e ritorno - Volo di linea Roma - Lisbona - Roma - Tasse aeroportuali ad oggi calcolate (soggette a possibile adeguamento da parte della compagnia aerea) - trasferimenti in bus da Lisbona a Fatima e ritorno - sistemazione in hotel a Fatima con trattamento di pensione completa dalla cena del primo giorno alla prima colazione dell’ultimo giorno - Vino della casa e acqua minerale incluse ai pasti assicurazione sanitaria. La quota non comprende: mance, ingressi, extra personali, tutto quanto non indicato alla voce "la Quota comprende". IN COLLABORAZIONE CON IL MESSAGGIO MOVIMENTO DI FATIMA
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
10 novembre 2013
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L’attesa che abita già il cuore dell’uomo Pubblichiamo in questo numero l’introduzione del nuovo libro delVescovo mons. Simone Giusti, in uscita nelle librerie in questi giorni
utti siamo in ricerca e Ulisse è il nostro prototipo, l’intelligenza è la vela che ci permette di attraversare il mare della conoscenza e trovare Itaca.
T
Che cosa porterà il futuro all’umanità? Un regno di pace e di giustizia? O quello che accadrà sarà completamente diverso? Vi sarà, alla fine, una guerra atomica? Una catastrofe climatica? Un progressivo avvelenamento della terra? Indipendentemente da quello che avverrà, che si tratti di una fine buona o cattiva, noi ci immaginiamo la storia come un processo orientato verso una fine, verso una fine. Questa idea è sopraggiunta nel mondo soltanto con il giudaismo e con il cristianesimo. In precedenza si pensava il tempo come un ciclo, un circolo. Ci si orientava sulla natura, il cosmo, il corso ciclico delle stelle, il ripetersi delle stagioni. In questo mondo del ritorno, non vi era nulla di nuovo. Non vi era nemmeno nulla di unico. Vi era senza dubbio mutamento. Ma tale mutamento si realizzava secondo un ritmo sempre uguale. Tutto era così come era sempre stato. Con il cristianesimo questa concezione del tempo e della storia si è trasformata. Per i cristiani la storia ha un fine. Essa ha un inizio nella creazione, un centro nell’incarnazione di Dio, una fine nel ritorno del Signore. La storia non viene più rappresentata come un circolo. Ce la rappresentiamo piuttosto come una freccia diretta verso un bersaglio.
dare vuole essere tanto ragionevolmente quanto fiduciosa nell’aprirsi a una radicale novità.(…)
Questa concezione del tempo e della storia ha avuto un tale successo da essere, negli ultimi secoli, ripetutamente imitata. È stata secolarizzata tanto nelle filosofie della storia come pure negli scenari di una possibile fine del mondo prodotti dalle scienze naturali. (…) Le escatologie secolarizzate sono anche figlie degeneri della storia della salvezza. Al posto di Dio esse pongono l’uomo. L’uomo, non Dio, deve essere il Signore della storia. Le potenze e le forze intramondane divengono la Provvidenza, con cui Dio guida la storia. Per Bacone, e molti dopo di lui, sono la scienza naturale e la tecnica. (…) In Kant è l’ "intenzione della natura" la grande forza mondana, che spinge l’uomo alla cultura e a una pace perpetua. In Hegel la storia viene guidata da uno "spirito universale", che conduce popoli e individui - contro la loro intenzione - al "progresso nella coscienza della libertà". In Marx sono le forze produttive il motore della storia. Esse si sviluppano automaticamente, spezzano le catene dei rapporti di produzione volta a volta vigenti, mandando avanti in tal modo il progresso. In Condorcet e Comte sono i progressi del sapere e delle scienze, che conducono l’umanità dallo stadio del mito e della metafisica al regno del sapere universale. (…)
progresso e nella buona fine di tutte le cose. Le guerre mondiali, i genocidi, i sempre più evidenti lati negativi del dominio della natura hanno suscitato dubbi intorno alle teorie del progresso. Sono arrivate così altre storie della fine: storie di una fine terribile. Esse si trovano nei romanzi di Science Fiction, nelle utopie nere o nei film popolari hollywoodiani dedicati alle catastrofi. Queste storie della fine sono spaventose, ma anche affascinanti. Addirittura arrivano a divertirci. In fondo, fino ad ora, siamo sopravvissuti, e in tal modo assaporiamo un piacevole brivido di spavento, una miscela di angoscia e di sensazione di averla ancora una volta scampata. (…) L’umanità si fa coraggio di fronte a una possibile fine spaventosa. Stiamo alla larga dal problema. Rimuoviamo il pensiero della fine, perché è terribile e perché supera la nostra capacità rappresentativa. (...) Le forme secolarizzate della concezione della storia cercano di offrire conforto predicendo il progresso o una fine buona. Ma non sono nella condizione di mantenere le loro promesse. Lasciano infatti aperte domande decisive: come può essere possibile un mondo giusto su questa terra? Come può giustificarsi l’uomo, se la sua storia fino ad ora è stata soltanto una catena di catastrofi? (…)
Il XX secolo ha scosso alle fondamenta questa fiducia nel
Che cosa parla contro le storie secolarizzate della fine e del
fine della storia? A sfavore parla il fatto che non si può conoscere la fine, il fine della storia. Non lo si può conoscere, lo si deve credere. Nella storia non vi sono né leggi né tantomeno un’unica legge dello sviluppo che si possano conoscere o provare scientificamente. Chi sostiene il contrario non sa quel che dice. O forse, sì, lo sa, ma in questo caso persegue altri fini rispetto a quelli della conoscenza. L’asserita conoscenza del fine della storia serve in questo caso alla creazione di una ideologia. Dalla conoscenza del fine della storia viene desunta la pretesa di indicare all’uomo il cammino verso questo fine. E poiché parliamo del fine della storia stessa, il fine della storia nel suo complesso, questa pretesa è totalitaria" (Henning Ottmann, Convegno Gesù nostro contemporaneo Roma 9-11 febbraio 2012, L’ escatologia nel mondo secolarizzato) A questa pretesa oggi imperante e quasi da pensiero unico, ovviamente una intelligenza libera solleva almeno dei dubbi, delle forti perplessità e vuole semplicemente ragionare e porsi domande: come si può vivere? Come è possibile "affrontare il nostro presente", spesso segnato dallo smarrimento e dal dolore? Come sopportare ogni giorno la fatica del vivere? A queste domande - che si agitano nel cuore di ogni donna e di ogni uomo del nostro tempo vogliamo cercare di rispondere. La risposta che cercheremo di
L’essere cristiano che non è un’ideologia o una morale, ma l’incontro con qualcuno che davvero cambia la vita - sperimenta ogni giorno quella novità che Paolo annunciava quasi venti secoli fa: "Siamo salvati nella speranza". Nell’attesa cioè di un futuro che abita già il cuore dell’uomo. I fondamenti della scelta cristiana e la radice, sono, lo sappiamo, le Scritture; in questo caso soprattutto, ma non solo, le lettere paoline, capaci di esprimere l’angoscia del loro tempo nelle parole di un epitaffio che sembra scritto dalla disperazione di oggi: nel nulla dal nulla quanto presto ricadiamo. Le ragioni della speranza cristiana, che cercheremo di mostrare, muovono dalla Scrittura, letta alla luce della tradizione cristiana, e dunque illuminata anche dall’esperienza di alcune figure esemplari: quelle dei santi. Così il pensiero sulla speranza trova conferma nella storia cristiana contemporanea. Non temiamo il confronto con il pensiero moderno, anzi lo cerchiamo, per un rapporto pacato e fiducioso. Così la spiegazione della speranza meditata e vissuta si accompagna nel libro, alla dialettica con quanti hanno originato il sentire del nostro tempo, spesso così lontano dalla speranza cristiana: le neuroscienze che spesso sono tentate di divenire neurofilosofie pagane. Di fronte "all’ambiguità del progresso anche delle scienze" che caratterizza il nostro tempo, è allora necessario che la ragione - "grande dono di Dio all’uomo" al punto che "la vittoria della ragione sull’irrazionale è anche uno scopo della fede cristiana" - si apra alla fede. Salvati nella speranza, i cristiani aspettano le realtà ultime, dette un tempo novissimi - morte, giudizio, inferno, paradiso - e sul loro significato, radicalmente sempre attuale, riflettiamo.
Il libro del VESCOVO
TRATTO DA: “CORRI TEMPO S’AVVICINA LA FESTA”.........
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
10 novembre 2013
Monsignor Pietro Basci, nuovo proposto e rettore della Cattedrale
Obbedienza, collaborazione e comunione
L’iniziativa della parrocchia di Rosignano Marittimo
Arriva Santoween... una ragione di festa!
Domenica scorsa in Duomo, l’immissione solenne presieduta dal Vescovo
Mons. Pietro Basci, nuovo proposto e rettore della Cattedrale, dopo questa nomina, che cosa cambia nella sua vita? «Cambia un po’ tutto. Si lascia la parrocchia con tutte le sue attività e si assumono altre responsabilità più ampie. Nell’esercizio di questo servizio alla cattedrale, nello spirito di obbedienza e collaborazione al ministero del Vescovo e anche in comunione con il presbiterio della diocesi, sarà mio impegno coordinare gli incarichi per l’armonico svolgimento delle celebrazioni nella cattedrale. Sarà ancora mia premura osservare quanto disposto dal Diritto Canonico e dagli articoli dell’ultimo sinodo diocesano. Mi sento in dovere di ringraziare il Vescovo per la stima che manifesta nei miei confronti; io cercherò di rendere la vita dei miei collaboratori molto bella, proprio perché dobbiamo dare questa visione di chiesa, di essere amici e di lavorare per il bene di tutti». Chi saranno i suoi collaboratori? «Mi ha già dato la sua disponibilità don Giuseppe Coperchini, don Mario Sorbi in qualità di penitenziere e poi sicuramente gli altri canonici e poi magari anche qualche altro sacerdote più giovane».
i è svolta nella Parrocchia dei SS. Giovanni Battista e Ilario a Rosignano Marittimo la prima Edizione di “Santoween”. Il nuovo parroco don Federico Locatelli ha lanciato, primo in Diocesi la proposta: “Riscoprire gli antichi motivi che hanno dato origine a questa tradizione “liberandola” dalla dimensione consumistica e dalla patina di occultismo del quale è stata ricoperta”. Dunque una scelta educativa non di opposizione ma di riscoperta. Il Nome “Halloween” è un termine di origine cristiana che deriva da “All Hallow’s Eve” che vuol dire semplicemente “Sera della Festa dei Santi”. Ed è proprio alla “luce di Cristo che vince la Morte e della Comunione dei Santi” che si sono dati appuntamento nei locali parrocchiali un gruppo di ragazzi sotto la guida di San Giovanni Battista, San Giorgio e Sant’Antonio Abate (Rispettivamente il parroco e i Catechisti Elisa e Igor Tinagli). Sono arrivati all’incontro dopo aver “sfogliato” le agiografie e “riconosciuto” la chiamata quotidiana di tutti alla Santità. Hanno riscoperto uomini e donne che in tutte le epoche hanno saputo essere fedeli al Vangelo, divenuti Santi perché pervasi da
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Spirito D’Amore. Hanno quindi condiviso la cena e giocato insieme: San Francesco (Simone Morelli), Santa Chiara (Adele Benetti), Santa Giovanna D’Arco (Carlotta Berti) San Michele Arcangelo (Michele Pepi), San Giovanni Bosco (Matteo Pepi), Santa Lucia (Michela Boldrini) e il “Draghetto” di San Giorgio (Gregorio Maria Antonini). Il gruppetto ha, poi, sfilato per le vie del paese e, come da antica tradizione sono stati loro a donare “dolcetti”e non a chiederli. Hanno destato non poca curiosità visto che sfilavano anche vampiri, diavoletti e fantasmini. Ma la vista dei “Santi” non ha creato divisione: ma allegra condivisione, perché i bambini e i ragazzi colgono in questo avvenimento solo l’aspetto ludico e “carnevalesco”.
L’intento era semplicemente di far riflettere su quanto le tradizioni siano alla base della nostra identità religiosa riappropriandoci del senso profondo della Festa dei Santi. Augurandoci che tale iniziativa abbia seguito anche nelle altre parrocchie, vi aspettiamo numerosi alla prossima edizione! Donatella Mansueti
La celebrazione al cimitero della Misericordia nel giorno dei defunti
Vicini per sempre ai nostri cari Chi crede sa che l’amore di Dio vince la morte ella ricorrenza della commemorazione dei defunti il vescovo Simone Giusti, nell’omelia della S.Messa celebrata al cimitero della Misericordia, ha posto al centro della nostra vita la morte, che la società contemporanea tende invece ad esorcizzare o peggio a non voler considerare, in quanto la cultura dell’esteriorità tende a cancellare dal vocabolario questa parola, perchè rappresenterebbe l’unica realtà negativa della nostra esistenza. “La morte è l’unico evento certo che abbiamo davanti - ha esordito il vescovo Simone che parlando dei nostri defunti ha così proseguito - la scomparsa dei nostri cari non deve rattristarci, perché la loro assenza è solo fisica, in realtà essi sono presenti spiritualmente nella nostra vita quotidiana ed è per questo che portiamo loro un fiore, puliamo la tomba, recitiamo loro un’orazione ed a volte ci fer-
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In parrocchia che cose le hanno detto? «In parrocchia sono tutti sgomenti! Sono nell’apprensione di essere abbandonati anche se ho già detto loro che il Vescovo provvederà a mandare un sacerdote a Quercianella. La mia presenza la mattina dalle suore rimarrà; dunque per chi mi vuole vedere ed incontrare la possibilità ci sarà sempre. Non sono allarmati, ma ho cercato di non dare adito a battaglie che non fanno bene né a me né a loro e neppure alla Chiesa». Allora auguri… «Grazie! E speriamo di riuscire ad unire il più possibile tutti gli spiriti buoni che ci sono in questa Diocesi e in questa città». È possibile rivedere l’intervista sul sito della diocesi: www.diocesilivorno.it
miamo anche a parlare con loro, perché essi continuano a vivere nel nostro cuore. La rassegnazione alla morte è il comportamento di chi non ha Fede e che crede di trovare la felicità
nell’appagamento di ogni desiderio terreno, perché tutto finisce con la morte. Chi crede, sa invece che l’amore di Dio vince la morte e lui ci aspetta tutti nel suo regno. Grazie all’amore i
nostri cari sono sempre vivi fra noi, perché la misericordia di Dio è più forte della morte e Dio è la linfa vitale della nostra esistenza”. Roberto Olivato
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
10 novembre 2013
Una figura di ieri per le generazioni di oggi
Le conferenze del Serra club di Livorno el proseguo degli incontri per l’Anno della Fede , il Serra ha invitato presso la Parrocchia della Rosa, il Procuratore della Repubblica di Livorno Massimo Mannucci a dibattere su una questione molto delicata nell’ambito giudiziario, riguardo il rapporto Carità e Giustizia che se considerato solo dal punto di vista etico, esso trova una difficile realizzazione sia nell’applicazione della pena che della sanzione. Il Procuratore Mannucci ha subito osservato come al di fuori dell’ambito cristiano il binomio Carità-Giustizia non trova una risposta positiva in quanto i presupposti sono alquanto diversi. Infatti per i cristiani le due parole rispettivamente si collocano tra le virtù teologali e quelle cardinali e quindi hanno un intimo rapporto. La carità fa riferimento diretto a Dio che è amore e quindi giusto e buono; la giustizia quale virtù cardinale dà quanto compete a Dio e al prossimo. Spostando lo sguardo alla sola sfera civile ci accorgiamo, soprattutto alla luce dei recentissimi eventi; in particolar modo riguardo Lampedusa, come si provi uno stato d’animo di frustrazione perché il nostro senso di carità e giustizia non viene applicato. Il termine giustizia che
Igino Giordani: un cattolico da ricordare e da imitare
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n questi tempi di crisi, crisi dei valori, Ididella politica, del vivere sociale, la figura Igino Giordani (1894-1980) è da
Carità e giustizia binomio inconciliabile? La conferenza al Serra del Procuratore della Repubblica Massimo Mannucci fin dall’antichità veniva visto come un principio ideale quasi come un una necessità che doveva mantenere ogni cosa al suo posto, passerà poi a significare un principio naturale di coordinazione e di armonia nei rapporti umani. Platone la descrive come armonia tra le facoltà dell’anima e anche tra le classi di cittadini, in quanto assegna ad ogni facoltà o ad ogni classe sociale quello che a ciascuno spetta, come attuazione del proprio compito. Se consideriamo poi l’iconografia classica vediamo che essa viene rappresentata come
una donna che regge in una mano la bilancia e nell’altra la spada che è sguainata a dimostrare che essa è simbolo della forza, della difesa e dell’offesa. La giustizia ha la sua radice in ius che i Romani la consideravano il perno del Diritto e vedevano la necessità di poterne attuare il suo esercizio in base ad un codice di leggi stabilite e con dei magistrati dove al civis veniva riconosciuta l’attuazione dei propri diritti fatta salva l’osservanza dei doveri a carico di ogni cittadino. Nei secoli la filosofia del Diritto ha enucleato dei
principi che sempre più rispondevano anche al progresso sociale ed economico, per cui dalla famosa legge del taglione o dell’occhio per occhio, si è venuto sempre più mutuando in una sensibilità volta a non guardare semplicemente alla norma ma anche alla coscienza del magistrato. È proprio in questo ambito che per coloro che sono cristiani, talvolta diventa assai arduo e difficile poter unire carità e giustizia, senza che ne venga messa in crisi la propria identità. I delicatissimi temi quali l’aborto, il divorzio e in futuro l’omo-
sessualità, eutanasia, fecondazione eterologa, richiederanno molto discernimento. Va sempre comunque tenuto in considerazione che nell’ambito del Diritto non deve essere visto solo l’esercizio del potere, ma del servizio e il magistrato non vive in una torre d’avorio con una interpretazione puramente oggettiva della legge, ma giudicando il prossimo deve usare il piedistallo dell’umiltà: la legge da sola non può risolvere i problemi del mondo ma è la carità che salva perché esprime l’amore di Cristo. Monica Cuzzocrea
santa Rosa, definita un po’ come la Giovanna D’Arco italiana, la patrona e la protettrice. Federico II - ha detto sabato il vescovo di Viterbo mons. Fumagalli - era un imperatore di larghe vedute che si era circondato di personaggi discutibili. Questo ha fatto sì che Federico II e la piccola santa Rosa si fronteggiassero. Ha vinto la piccola (leggete la storia). Il punto non è chi ha vinto in passato. La scommessa è vincere ora, nel presente. L’Italia è passata dal 5.o al 9.o posto nella graduatoria del benessere mondiale. Don Bosco può aiutare per l’oggi? Sì, a patto che la sua Educazione "preventiva" sia capita (e qui bisogna studiare, e tanto). Degni di rilievo fino alla commozione - lasciatevelo dire da chi ha vissuto entrambi gli eventi - i giovani livornesi che hanno fanno da "sfondo artistico" ai due santi. Ai Salesiani nella messa di
mezzanotte ha danzato e cantato una compagnia teatrale giovanile (attorno all’urna del santo di Valdocco), e alla chiesa di santa Rosa si sono esibiti ai canti (con le chitarre) il "gruppo giovani". Ecco, entrambi questi gruppi non sono composti da professionisti, eppure hanno trasmesso emozioni vere con una bravura "artistica" degna di maggior palcoscenico. Rosa e Giovanni hanno suonato con la loro "vita" una bella colonna sonora.Vuoi vedere che questi due piccoli (di statura) giganti ci sono di aiuto e sprone oggi? Essi hanno seguito Dio non in modo "clericale" pur dall’interno della Chiesa e così hanno aiutato i loro concittadini. E’ possibile anche oggi. Forse valorizzando e sostenendo questi due "gruppi" giovanili, che rappresentano tanti altri giovani livornesi, simbolo di una città che deve ancora "crederci"! O no? Fabio Papini
DUE SANTI A LIVORNO: semplice coincidenza o messaggio per tutta la città? La riflessione di un nostro lettore an Giovanni Bosco è arrivato Ssabato (tutto il corpo in un’urna) 19 ottobre alla chiesa del "Sacro Cuore" (Salesiani) e santa Rosa da Viterbo è arrivata sabato 26 ottobre alla chiesa "Santa Rosa" in via Machiavelli (con una parte del cuore, che è la prima volta che viene a Livorno). A distanza di una settimana due santi sono giunti nella nostra città. Semplice coincidenza o messaggio cifrato che arriva direttamente dall’Alto dei cieli qui a Livorno? Il sacerdote torinese e la giovinetta viterbese cosa hanno in comune? Due cose soprattutto: l’affidamento totale al volere del Signore (don Bosco con i sogni che ha avuto dal cielo e santa Rosa con le visioni che ha avuto fin da bambina) e la capacità di tradurre "laicamente" il messaggio divino, che i due santi hanno portato in ogni luogo da loro toccato, anche con la forza del loro temperamento, ma mai contro le persone. Entrambi hanno "avvertito" che il modo di vivere dei contemporanei non andava bene. C’era da inventarsi un "nuovo modello di sviluppo" come si dice oggi (e i due santi non frequentavano gli schieramenti partitici, rissosi anche ai loro tempi, forse più di ora). Davvero la Torino dell’ottocento ha qualcosa di analogo alla Viterbo di 800 anni fa? E se esiste, questo "qualcosa", come può interessare alla Livorno del 21esimo secolo? Questo qualcosa è la fatica che ogni epoca fa nel rispondere all’appello del Signore Gesù,
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appello che con difficoltà si concilia con l’idea di "libertà" odierna. Santa Rosa aveva accettato di vestirsi umilmente da terziaria francescana (laica che seguiva i discepoli francescani avendo ascoltato le prediche di quel grande figlio di Francesco che aveva insegnato nelle strade di Viterbo: san Bonaventura da Bagnoregio). San Giovanni Bosco avendo perso il babbo a 2 anni ha capito - prima di tanti pedagogisti contemporanei - che senza una forte figura paterna e una forte figura materna che "insieme" si impegnano ad educare la gioventù… non ce la facciamo ad edificare una società giusta ed equa. Don Bosco e sua mamma Margherita (insieme alla Mazzarello, suora che ha fondato il ramo femminile della Famiglia Salesiana) hanno capito che l’uomo (pur santo) da solo non può nulla. Come la donna (da sola) non ce la fa. E’ un messaggio attualissimo. Mamma Margherita ha dato l’impronta "femminile" al genio educativo di don Bosco. Il "giocoliere" torinese (discolo da ragazzino) ha capito una cosa fondamentale che se accolta nell’impianto educativo/didattico della scuola primaria italiana - ad esempio farebbe "positivamente" saltare in aria la scuola stessa. La scuola primaria italiana è un "imbuto" al cui interno c’è ancora una grande risorsa (le insegnanti e gli insegnanti), ma che si è intestardita a seguire la "pratica" del progettificio e della "valutazione europea" (cosa in sé non negativa, ma da valutare
attentamente). Don Bosco ha fatto una "rivoluzione" non ancora capita: ogni ragazzino ha una "chiave di accesso al cuore", e siccome educare è una "una cosa del cuore", se troviamo questa "chiave" l’impresa difficile dell’educazione diventa possibile, ovviamente usando tutte le conoscenze pedagogiche e tecnologiche moderne. E qui ci viene in soccorso santa Rosa. A circa 17 anni si mette a girare scalza e con un grande crocifisso per le vie di Viterbo, sfidando la cultura dell’epoca. Una donna - e per di più giovinetta - che pretende di insegnare. Ma santa Rosa richiamando a "seguire Cristo" non ha preteso di chiudere la libertà dei contemporanei. Ha voluto rispondere all’invito dall’Alto e si è spesa per i suoi concittadini, nell’epoca in cui i Comuni erano la struttura del territorio italiano. Diciamo che in Italia chi si batte per un "federalismo europeo" in cui i popoli siano integrati in un progetto comune (e non siano sovrastati dal potere finanziario globale) potrebbe avere in
riscoprire e da riproporre all’attenzione delle nuove generazioni in tutta la sua interezza di vita. Ben venga perciò il volume dell’Editoriale San Paolo: “Igino Giordani – Cristiano, politico, scrittore”, pubblicato a due mani da Jean Marie Wallet e Tommaso Sorgi, due studiosi appartenenti al Movimento dei Focolari, conoscitori profondi della persona e dell’opera del Giordani. Gli autori mettono in particolare evidenza l’incontro che Giordani ebbe con Chiara Lubich negli ultimi giorni dell’estate 1948 in una saletta del Parlamento a Montecitorio in cui Chiara potette spiegare cosa era e cosa si proponeva il suo Movimento dei Focolari. Ma chi era Giordani? Era un intellettuale, amico di Pio XII e del futuro Paolo VI, monsignor Montini, e dei più grandi personaggi dell’epoca, e come deputato, accanto all’allora capo del Governo Alcide De Gasperi, dal quale era profondamente stimato, partecipò insieme ai suoi amici democristiani alla ricostruzione dell’Italia e dell’Europa. E’ bene ricordare che Giordani fu uno dei “padri” della nostra Costituzione, infatti fu eletto all’Assemblea Costituente nel 1946 e nel 1948 conquistò un seggio alla Camera dei Deputati, non venne però rieletto nelle successive elezioni del 1953 quasi a dimostrare uno spirito di indipendenza e di non acquiescenza riguardo al suo stesso partito. Possiamo senz’altro dire che la sua carica spirituale che aveva dimostrato scrivendo numerosi libri sulla religiosità, sull’amore per Dio e per gli uomini, trovarono in Chiara Lubich e nel movimento dei Focolari, nell’Opera di Maria, la Mariapoli, il suo punto di approdo. Entrò talmente dentro allo spirito dei Focolari che la stessa Chiara lo definì come il “co-fondatore” della sua opera. Gli autori descrivono compiutamente l’azione del Giordani nell’aderire ai Focolari, all’aiuto da lui dato nei momenti critici per il movimento anche in rapporto ai settori più conservatori e retrivi della Chiesa, ebbe invece l’appoggio di monsignor Montini che condivideva con il Giordani la conoscenza degli intellettuali cattolici francesi. Giordani infatti studiò in lingua originale gli scritti di Lamennais, del padre Lacordaire, Ozanam, Veuillot, Claudel, Vassaurd, ed ebbe una grande ammirazione per quel “cavaliere della libertà” che fu Charles Forbes de Montalembert, dal quale riprese le idee che utilizzò attraverso i numerosi articoli pubblicati nel 1925 sul quotidiano “Il Popolo” e sul “Il Popolo Nuovo” contro il totalitarismo fascista prima della loro forzata chiusura. In quei giornali, espressione del Partito Popolare Italiano, creato da don Luigi Sturzo, di cui Giordani fu un caro amico, egli manifestò il suo temperamento di combattente “adamantino, libero e forte, di eccezionale dirittura morale” (pag.62). L’ultima parte del volume riporta una antologia dei suoi scritti, dal volume “La rivolta morale” si può leggere come lui intendesse la politica: La politica è fatta per il popolo e non il popolo per la politica. Essa è un mezzo, non è un fine. Prima la morale, prima l’uomo, prima la collettività, poi il partito, poi le tavole del programma, poi le teorie di governo. La politica è -nel più dignitoso senso cristianouna ancella, e non deve diventare padrona: non farsi abuso, né dominio e neppure dogma. Qui è la sua finzione e la sua dignità: di essere servizio sociale, carità in atto: la prima forma della carità di patria. E dal volume “Cristianizzare la politica”: Se tutti i settori umani han bisogno di redenzione, il settore politico ne ha un bisogno particolare … il cristianesimo ha dato agli uomini la redenzione, e redenzione vuol dire libertà dal male, che in economia è libertà dalla corruzione, dall’egoismo; in politica è libertà in senso moderno. La tirannide, il totalitarismo, gli estremismi sono il risultato della carenza di cristianesimo (pag.269-270). In “La Chiesa della contestazione” scrive: La pace come la guerra, origina dal cuore di ciascuno. Ai rancori, alle rivalità, agli egoismi, si oppone l’amore: “L’uomo è fatto per amare, è fatto per la pace”, e la pace è la vita mentre la guerra è morte. Urge insegnare agli uomini a riconciliarsi” (pag.313). Come dicevamo all’inizio Igino Giordani è un intellettuale cristiano certamente da riscoprire … ma sarebbe ancora più opportuno cercare di mettere in pratica quello che ha detto! Gianni Giovangiacomo
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