IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi
Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217
Come in ogni famiglia non vi sono gradi intermedi fra padre e figlio, ma o si è padri o si è figli, così nella famiglia Chiesa il prete non è "il Padre", ma è solo un figlio che ha dal Padre l’incarico di renderlo presente in particolari compiti; nella Chiesa insomma o si è l’Unico Sacerdote o si è uomini, con servizi diversi, ma uomini sempre. Figli più buoni almeno, si dirà, i preti, figli più santi! Questa è la loro priorità nella Chiesa? Neppure questo: la chiamata del Signore è solo una chiamata di servizio, non un certificato di buona condotta o un merito di santità; se mai si chiederà al prete l’impegno di tradurre nella propria vita, e in ogni momento, l’energia santificante che sorge dalla sua missione.
lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
Noi preti della Chiesa, 1973- "Una missione d’accoglienza"
17 novembre 2013
Nell’anno della fede
Domenica 24 novembre in Cattedrale la solenne proclamazione di fede della Chiesa diocesana Nella celebrazione il ricordo di figure livornesi testimoni della fede
L’anno dell’incontro con Cristo Anno della fede si chiuderà il prossimo 24 Novembre. Questo anno, indetto da Papa Benedetto XVI l’11 Ottobre 2012, con la Lettera apostolica Porta fidei, era anche il tempo in cui ricordare il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, indetto da Papa Giovanni XXIII, perché «la dottrina certa e immutabile, che deve essere fedelmente rispettata», potesse essere «approfondita e presentata in modo che corrispondesse alle esigenze del nostro tempo». Un anno indetto come «un’occasione propizia perché tutti i fedeli potessero comprendere più profondamente che il fondamento della fede cristiana è "l’incontro con un avvenimento, con una Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva"». Seguendo questa indicazione anche la Chiesa di Livorno ha vissuto un anno denso di iniziative culturali e pastorali per offrire occasioni di preghiera e approfondimento. Si è iniziato nello scorso Novembre con la Lectio Magistralis del cardinal Camillo Ruini in Cattedrale: un momento di riflessione molto alta, che ha visto una bella partecipazione,
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inoltrandosi nel dibattito tra ragione e fede; temi questi, che ampliati ai concetti di scienza e conoscenza sono stati ripresi nelle pubblicazioni della Editrice diocesana Pharus, con i testi dei professori Benvenuti e Zolesi, che hanno coinvolto anche il mondo della scuola. Altri grandi eventi popolari che hanno coinvolto la città sono stati l’inaugurazione della statua della Madonna dei Popoli, frutto della devozione livornese a Maria, e il pellegrinaggio diocesano a Roma da Papa Francesco, in Aprile, che ha visto partecipare più di mille persone. Dal punto di vista pastorale la Diocesi ha rivolto la sua attenzione
in particolare alle famiglie e ai giovani. Questo è stato l’anno della Festa della Famiglia; l’anno dei Percorsi di luce, gli incontri per i divorziati e risposati; l’anno dei nuovi cammini di catechesi per i fidanzati ed ancora l’anno in cui si è cercato di rinnovare la Pastorale Giovanile, iniziando un dibattito costruttivo con i giovani delle parrocchie; l’anno in cui hanno ripreso vita i Centri di ascolto con le nuove schede di riflessione e si è tornati a parlare di Primo Annuncio, con la nuova lettera pastorale del Vescovo, diffusa in Settembre. Nell’anno della Fede particolare attenzione è stata data anche ai più poveri perché la Fede non sia mai scissa dalle
LINEA di Pensiero di Luca Lischi
nche la terra é in crisi profonda. Inquinata A nelle sue viscere ha dovuto subire offese senza limiti. Ha accolto rifiuti tra i più nocivi e così ubriaca di scorie ha seminato morte. Cancri e malattie che hanno prosciugato di lacrime volti di madri private dei loro figli. La terra dei frutti si é ribellata e soffre il silenzio di chi non la difende con la forza dell’ amore, con il coraggio della denuncia. Impegnamoci di più a salvagurdare il creato e a chinarci fino a baciare la terra su cui l’uomo cerca la vita. E impariamo ad essere grati alla nostra terra per quello che essa generosamente dona se rispettata e amata. La terra sarà capace di tornare a infondere vita, a superare le crisi come una Madre terra.
opere: nuovi servizi della Caritas diocesana e delle Caritas parrocchiali per far fronte alle richieste di aiuto sempre più numerose; il nuovo Centro di via Donnini, che sarà inaugurato il prossimo 19 Dicembre, dove troveranno spazio nuovi progetti di solidarietà, tra cui la scuola dei mestieri, per chi, rimasto senza lavoro, vuol riprendere in mano la propria vita imparando una nuova professione. Per celebrare questo anno, Domenica 24 Novembre in Cattedrale il popolo di Dio che è in Livorno si ritroverà alle 17.00 insieme al Vescovo (vedi locandina pag VIII). Sarà cantato il Vespro, la preghiera del pomeriggio, e saranno ricordate alcune figure di livornesi, testimoni della fede, esempi di vita cristiana anche per la nostra epoca; dopodiché sarà proclamata la solenne professione di fede con il Credo di Paolo VI. Un anno dedicato alla fede cristiana, un anno che giunge al termine, ma un anno che realmente non finisce perché come detto nella lettera di indizione «anche ai nostri giorni la fede è un dono da riscoprire, da coltivare e da testimoniare» sempre, ogni giorno, perché il Signore «conceda a ciascuno di noi di vivere la bellezza e la gioia dell’essere cristiani» c.d.
ACCOGLIENZA AI PROFUGHI
Livorno offre aiuto a Lampedusa Il progetto in attesa dell’approvazione ministeriale
a Caritas diocesana di Livorno ha presentato il progetto Sprar, specifico per i richiedenti asilo politico e dedicato all’accoglienza dei profughi attualmente ospitati a Lampedusa. Il progetto prevede un’offerta di aiuto e soprattutto di accompagnamento ad una ventina di persone, che saranno accolte in diverse strutture a disposizione di Caritas. L’idea, che è nata subito dopo la tragedia di Lampedusa, è quella di aiutare queste persone a riprendere in mano la loro vita, aiutandole ad integrarsi nella società, con l’alfabetizzazione, a ricongiungersi con i parenti che magari già vivono in Europa, oppure a trovare un’occupazione e a rimanere sul territorio. Per fare quest’opera di solidarietà, la Caritas seguirà i profughi suddividendoli in piccoli nuclei, per permettere così un accompagnamento attento alla dignità di ognuno.
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Non è la prima volta che la città accoglie dei profughi: già in passato, quando situazioni di emergenza avevano richiesto la solidarietà, Livorno aveva risposto anche prima di altri comuni. Negli ultimi tempi erano state accolte 12 persone,di questi attualmente la Caritas ne sta seguendo ancora 5, mentre gli altri si sono integrati ed hanno trovato lavoro. «Per questa buona riuscita dei progetti precedenti –afferma suor Raffaella Spiezio, presidente della Caritas diocesana – siamo motivati ad offrire nuova accoglienza, accompagnando chi si trova a vivere situazioni di povertà estrema e di solitudine: questi viaggi della speranza portano con sé ferite molto profonde». Il progetto è in attesa dell’approvazione ministeriale, dopodiché potrebbe partire già dai primi giorni del prossimo anno. c.d.
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
17 novembre 2013
Dedicato al ricordo del Concilio
Un sogno: Gesù a Roma a casa editrice Jaca Book ha recentemente Lhapubblicato il volume "Gesù a Roma" che il significativo sottotitolo "Il sogno di Benedetto XVI° - una parabola". L’autore è Juan Maria Laboa. per trent’anni professore di Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Comillas di Madrid e Delegato per la Pastorale Universitaria. L’autore immagina che Gesù, seguito dagli apostoli, da Santi, come San Francesco, Sant’Ignazio, San Gregorio Magno, Tertulliano, faccia visita alla città di Roma. La prima tappa è l’incontro con la gente della periferia romana di Primavalle: "Cristo presente era la Verità e la Vita e si manifestava con la sua vicinanza, la sua tenerezza e la sua comprensione per la debolezza umana". "Tutti avvertivano nell’anima la sensazione di una intima complicità con Gesù. Sapevano bene che egli conosceva tutta la loro vita e sentivano interiormente che lui sanava le loro debolezze e sosteneva le loro aspirazioni e i loro progetti". Gesù incontra le folle sull’Aventino e procede verso la Basilica di San Pietro, qui l’autore scrive che "l’epoca della costruzione della basilica consolidò il clericalismo della Chiesa ... e il Concilio di Trento accettò forme di ...una religiosità fortemente esteriore, barocca, arrivata almeno a Roma, fino al Vaticano II°. La riforma liturgica del Vaticano II° si contrappose precisamente a questa tradizione". Critica che prosegue parlando della Curia Romana in cui "si sarebbe potuto ascoltare giudizi e apprezzamenti negativi sui diversi Papi, sempre però con toni devoti, in circoli molto intimi e tra cortine di fumo". L’autore si domanda poi "Cosa è rimasto del Concilio in questa città eterna? Molte cose, cominciando dall’incertezza e dallo sconcerto. Il desiderio di continuare a parlare bene del concilio e la pretesa di correggerlo in ciò che non piace ad alcuni" poi l’affondo "Naturalmente Gesù continua a vivere nella comunità dei credenti e in ciascuno di loro; credenti che sono più maturi e sanno meglio distinguere la dottrina e le richieste del Maestro dalle strutture mentali e dai modi di presentarsi e di esprimersi di coloro che hanno il compito di dirigere le comunità cristiane". La visita di Gesù a Roma crea sconcerto in Vaticano e al Parlamento, ma la figura di Cristo si fa presente ai giovani dell’Università Tor Vergata "molti di loro avevano ricevuta la prima e ultima comunione da bambini e non sapevano niente di Cristo". Gesù dice ai giovani "Di fronte all’impotenza e alla malinconia vi esorto a sviluppare l’ascesi, l’allegria, la collaborazione e la condivisione. Nel prossimo mi ci ritroverete sempre: nelle persone sole, negli esclusi e negli abbandonati troverete la tenerezza di Dio". Nel suo itinerario Gesù incontra il Cardinale Spellman, poi tre fratelli che vivono insieme, si ritrova nella Chiesa del Gesù dei Gesuiti, al Circo Massimo e al Palatino, simboli dell’Impero romano che si confronta con il cristianesimo:"Di fronte al potere della forza c’era l’amore; di fronte alla potenza dell’oppressione, la tenerezza della paternità; di fronte agli imperatori dai piedi d’argilla, l’onnipotenza del Creatore, rappresentato da Cristo il Dio incarnato, l’amore che è servizio e salvezza". Juan Maria Laboa attacca ancora la Curia Romana e in merito alla venuta di Gesù fa dire a un cardinale "Com’era tutto più facile quando se ne stava chiuso nel tabernacolo". Altri provano "paura di fronte a chi era verità assoluta e chiarezza incomparabile", "ma anche se impauriti e confusi sentirono che Cristo li amava e li giudicava secondo la sua misericordia" e fa dire ancora a Gesù "La vostra vita non deve essere una carriera di onori, non siete superiori a nessun altro cristiano. Dovete solo servire gli uomini e servire vuol dire lavare i piedi", "La vostra missione, la missione di ogni credente, consiste nell’annunciare un Dio misericordioso, un Dio che vuole il bene di ogni persona, che non condanna, che chiama ad una vita più santa". Dunque "l’incontro diretto con Cristo commuove le persone nell’intimo. La storia del cristianesimo costituisce un elenco meraviglioso di persone trasformate dalla vicinanza gioiosa di Dio nella loro vita". Il volume termina sottolineando come Benedetto XVI° ( è lui che sogna Gesù!) abbia iniziato uno stile ecclesiale più semplice e spontaneo, più vicino a tutti i credenti, e la sua rinuncia al papato è avvenuta "in funzione dei progetti del Signore e del bene dei credenti". E Papa Francesco? Il libro non ne parla perché è stato stampato prima della sua elezione, peccato perché Papa Francesco ha preso nei confronti della Curia Romana quei provvedimenti che l’autore auspicava. Gianni Giovangiacomo
La parola alla... CARITAS
«Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare» Dal lunedì al sabato, dalle 10.45 alle 13.15, un gruppo di volontari della Caritas si occupa di consegnare i pasti a domicilio, permettendo, a chi non può muoversi, di sfamarsi comunque
ono soprattutto anziani e persone con gravi difficoltà motorie, ma anche giovani, non necessariamente italiani, che vivono in un contesto di grave degrado sociale: è questa la realtà che si trova suonando ai campanelli degli utenti che attendono, dignitosamente, la consegna del pacco alimentare. I pasti completi vengono preparati dalle cuoche della mensa Caritas di Torretta e poi caricati su uno dei mezzi a disposizione del Porto di Fraternità. I volontari di turno seguono poi un percorso prestabilito, secondo le richieste pervenute agli uffici. Questo servizio è utile anche per l’approvvigionamento di alcune Caritas parrocchiali: ad esempio, alla Ronda della Carità di S. Giovanni Bosco, in Coteto, vengono consegnati panini, di solito contenenti formaggio, da offrire ogni sera ai bisognosi con i sacchetti riempiti con pasta, acqua e altro, mentre alla Caritas di S. Lucia, ad Antignano, vengono consegnati i pasti per la distribuzione nella mensa locale. Si viene così a creare una rete di solidarietà e un coordinamento per affrontare nel modo migliore l’emergenza alimentare presente sul territorio. "È un servizio fondamentale, rivolto a coloro che non sono in grado di recarsi alla mensa di via delle Cateratte - spiega Carlo Bernardini, uno dei volontari - solo così ci si può rendere conto di quali realtà esistano, delle difficoltà che hanno oggi le persone." La prima constatazione riguarda il rapporto tra richiesta di aiuto e quartiere di residenza: anche se esiste chiaramente una sempre pur alta concentrazione nei quartieri più popolari, soprattutto nella zona nord della città, il "giro dei pasti" continua anche in zone del centro o nei quartieri residenziali del sud, di solito considerati "benestanti". A volte ad aprire è un anziano solo, o la badante straniera di questi, o il figlio quarantenne che, per vari motivi è tornato a vivere con i genitori, gravando sulle spese familiari; altre volte, invece, ad affacciarsi all’uscio è una persona costretta sulla sedia a rotelle; in alcuni casi ci sono persone che provano vergogna a farsi vedere, e aprono solo uno spiraglio della porta, allungando il braccio per prendere il sacchetto,
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ringraziando, e richiudendo prontamente; e ancora, si può incontrare un gruppetto di senegalesi che vive in quella che doveva essere una cantina o un grande garage adibito ora ad abitazione. "È quasi impossibile avere il tempo e la possibilità di stabilire un dialogo, seppur breve, con queste persone continua Carlo - sia per la mole di consegne da effettuare quotidianamente, sia per non sentirci troppo
"invadenti", considerando che già ci affacciamo all’ingresso di casa loro." La Caritas è alla continua ricerca di volontari per poter proseguire nella sua missione di ascolto e di aiuto verso il
prossimo: per poter partecipare al giro delle consegne a domicilio o far parte di altri progetti è possibile rivolgersi ai contatti indicati sul sito www.caritaslivorno.it. Fabio Figara
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
17 novembre 2013
L’INTERVISTA A Piergiorgio Novelli
Riduzione dei fondi e aumento delle richieste: la crisi alimentare c’è e si sente
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La Madonna di Fatima in Seminario opo la Peregrinatio Mariae curata D dal Movimento del Messaggio di Fatima nella Diocesi di Civita Castel-
Il dottor Novelli, responsabile provinciale del Banco alimentare fa il punto della situazione e annuncia la nuova raccolta quale talvolta non siamo più in grado di dare il giusto valore, che va ben al di là dei meri parametri economici. […] Invito tutti a riflettere sul problema della perdita e dello spreco del cibo per individuare vie e modi che, affrontando seriamente tale problematica, siano veicolo di solidarietà e di condivisione con i più bisognosi. […] quando il cibo viene condiviso in modo equo, con solidarietà, nessuno è privo del necessario, ogni comunità può andare incontro ai bisogni dei più poveri” (Papa Francesco, Udienza Generale del 5 giugno 2013)».
entre si prepara una nuova raccolta, in programma il prossimo 30 Novembre, c’è una cattiva notizia per il banco alimentare: con la fine dell’ anno sarà sospesa la fornitura statale che fino ad oggi integrava le raccolte, Piergiorgio Novelli, responsabile provinciale del Banco ci spiega il perché di questa sospensione e cosa provocherà nei prossimi tempi questa assenza. «La decadenza del programma di aiuti alimentari europeo non è una brutta notizia solo per il Banco Alimentare, ma per i 4 milioni di persone che oggi vivono al di sotto della soglia di povertà. La legge europea PEAD (programma europeo di aiuto alimentare agli indigenti) in vigore dal 1987 vedrà la sua fine il prossimo 1 Gennaio 2014 nella forma in cui la conosciamo oggi. Entro il 31 Dicembre 2013 infatti dovrebbe essere approvato dal parlamento europeo la legge FEAD (fondo di aiuti agli indigenti) grazie al quale la comunità europea stanzierà una cifra (si parla di circa 2,5 miliardi di Euro) che sarà suddivisa tra tutti i suoi stati membri. Questo valore economico non dovrà essere utilizzato solamente per gli aiuti alimentari, ma sarà utilizzato anche per altre emergenze sociali quali il problema abitativo, sanitario etc.. Nel prossimo futuro quindi gli aiuti alimentari, gestiti in Italia da AGEA (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) e distribuiti agli enti caritativi quali Caritas, Banco Alimentare, San Vincenzo de’ Paoli, Comunità di S. Egidio, Croce Rossa, lasceranno un vuoto pari a 100.000 tonnellate di generi alimentari (suddivisi in pasta, riso, latte, formaggio, legumi, farina, biscotti, polpa di pomodoro, biscotti per l’infanzia, olio di semi e fette biscottate) che non raggiungeranno più le 15.000 strutture caritative attive sul territorio italiano che aiutavano 4 milioni di persone. In Toscana la perdita del programma Agea corrisponde ad una riduzione del 56% dei generi alimentari distribuiti dalla Associazione banco Alimentare della Toscana Onlus nel 2012».
Alimentare. Questi generi vengono tutti lasciati sul territorio provinciale e distribuite alle circa 60 strutture caritative attualmente associate con il Banco Alimentare Onlus. Ma la giornata della Colletta Alimentare contribuisce “solamente” per un 22% nel conto degli alimenti che il Banco Alimentare riesce a distribuire nell’arco dell’anno. Altre fonti di approvvigionamento sono l’industria alimentare (17%), la Grande Distribuzione Organizzata (3%) e il progetto Siticibo (2%) che permette il recupero da parte delle strutture caritative dei pasti cucinati ma non consumati dalle mense aziendali, scolastiche etc.. A Livorno è nato un esperimento pilota tra una azienda del gruppo Finmeccanica e il Banco Alimentare per il progetto Siticibo : i pasti recuperati vengono utilizzati giornalmente in una mensa cittadina che aiuta i ragazzi in difficoltà».
A quanto ammontano le raccolte e quindi la distribuzione di generi alimentari in provincia di Livorno? «Attualmente nella provincia di Livorno vengono raccolte circa 60 tonnellate di generi alimentari grazie all’opera dei volontari e delle persone che si recano a fare la spesa nella giornata della Colletta
Le persone rispondono generosamente a questo tipo di beneficienza oppure c’è diffidenza? «Il giorno della Colletta Alimentare le persone donano con generosità ed entusiasmo parte della propria spesa per aiutare i più bisognosi. Certo qualcuno pone la domanda “dove vanno a finire questi alimenti?”. Il bello di questa
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La crisi ha fatto aumentare le richieste di pacchi? «Purtroppo sì: la richiesta aumenta ogni giorno di più. Anche se il Banco Alimentare non ha rapporto diretto con le persone bisognose, l’aumento delle domande di associazione degli enti sul territorio regionale cresce ogni anno. La situazione è chiaramente peggiorata a seguito di questa notizia della comunità europea. La nuova sfida che ci aspetta è quella di trovare nuove strade per camminare insieme alle strutture caritative e non lasciare indietro nessuno». giornata è che i volontari che si adoperano nei supermercati che aderiscono al gesto fanno parte, per un 85% delle stesse strutture caritative che poi riceveranno quegli stessi generi: quale migliore testimonianza di chi tocca con mano i bisogni delle persone? Per quanto riguarda le altre forme di approvvigionamento sopra citate credo che la maggiore difficoltà risieda non tanto in una diffidenza verso l’opera svolta dal Banco Alimentare, quanto piuttosto in tentativo di ottimizzazione estremo da parte delle ditte sui programmi di produzione (con il tentativo di avere una produzione legata alla richiesta dei clienti senza creare stock di magazzino), mentre parlando della Grande Distribuzione Organizzata si ha un tentativo sempre maggiore da parte dei supermercati di vendere i prodotti vicini alla scadenza con sconti altissimi invece che donarli agli enti caritatevoli. Per me uno spunto di riflessione personale su questa situazione sono state le parole autorevoli del Santo Padre Francesco, da cui traggono spunto le “dieci righe” della Colletta Alimentare : “La vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera […]. Il consumismo ci ha indotti ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo, al
La vostra organizzazione è basata interamente sul volontariato? Quante persone vi aiutano in quest’opera e di quale età? «L’Associazione Banco Alimentare della Toscana Onlus ha la sua sede operativa a Calenzano (FI). In questa sede lavorano attualmente cinque dipendenti e si alternano circa 40 volontari di età compresa tra i 25-30 anni fino agli over 65». La prossima raccolta del Banco quando sarà e come verrà organizzata in provincia di Livorno? «Il prossimo appuntamento è la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare che si svolgerà in tutta Italia Sabato 30 Novembre. Come ogni anno nei maggiori punti vendita della città e nella Provincia di Livorno (Isola d’Elba compresa) saranno presenti i volontari del Banco Alimentare (riconoscibili tramite le pettorine gialle) che inviteranno chi si reca a fare la spesa a donare degli alimenti non deperibili che aiuteranno le persone bisognose. Invitiamo tutti a partecipare alla Colletta Alimentare sia come donatori, ma anche come volontari. Chiunque volesse partecipare può trovare le informazioni su come diventare volontario sul sito della Fondazione Banco Alimentare www.bancoalimentare.it». Chiara Domenici
lana, nella parrocchia di S. Giuseppe dal caro amico don Luca Gottardi, la preziosa statua è “approdata” a Livorno nel seminario Vescovile. Per l’accoglienza i seminaristi hanno preparato in un angolo della cappellina del seminario un altarino contornato di stoffe celesti e bianche, dove è stata collocata la Grande gioia Bianca Sial Seminario gnora. Vescovile G.Gavi Veramente braper l’accoglienza molto vi e pieni di iniziatidella Madonna ve i nostri di Fatima seminariPellegrina, sti, felicissimi di proveniente questa vedal Santuario nuta della portoghese Madonna di Fatima Pellegrina, evento mai accaduto prima in questo seminario, e in unione di preghiera con il seminario Vescovile di Coimbra, la cittadina dove ha vissuto suor Lucia ultima dei tre veggenti. Nei giorni che la statua sosterà in seminario sono previste diverse iniziative organizzate dal Vice-Rettore Don Rosario Esposito e dai seminaristi: Lodi, Sante Messe , meditazioni e lettura del Messaggio di Fatima, Vespri, Esposizioni Eucaristiche, Veglia con Adorazione notturna dove ogni seminarista sosterà a turno, nell’arco delle ore notturne, per fare compagnia a Nostra Signora. Il giorno 14 novembre alle ore 18 e 30 ci sarà una processione pubblica dal Seminario alla sala Fagioli in Vescovado, dove si concluderà la visita con i Vespri e il saluto alla Vergine. La statua verrà poi riaccompagnata dal Movimento del Messaggio di Fatima, responsabile delle Peregrinatio Mariae diocesane, nel Santuario di N.S. Di Fatima in Portogallo; insieme all’agenzia di viaggi della Diocesi, agenzia Pharus, infatti è stato organizzato un piccolo pellegrinaggio diocesano che si svolgerà dal 5 al 9 dicembre, in occasione della festa dell’Immacolata, in segno di ringraziamento per i vari eventi accaduti in questo Anno della Fede. Questa visita Materna non rimanga una visita occasionale, ma accompagni questi ragazzi nel loro cammino formativo verso una vita di servizio a Dio e alla Chiesa, come Maria accompagnò il cammino formativo del Figlio di Dio; il Movimento del Messaggio di Fatima pregherà per tutti i seminaristi e per le vocazioni future. Alessandra e Silvia M.M.F. Nelle foto: la celebrazione in Seminario e l’arrivo della statua della Madonna a Civita Castellana
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
17 novembre 2013
Agenda del VESCOVO
VENERDÌ 15 NOVEMBRE 19.00 incontro con la nuova equipe di pastorale giovanile SABATO 16 NOVEMBRE 17.30 S. Messa in occasione della festa patronale alla chiesa di S.Leopoldo a Vada
Diocesi informa
DOMENICA 17 NOVEMBRE 11.00 S. Messa e cresime alla chiesa di S.Giuseppe
BREVI DALLA DIOCESI
MARTEDÌ 19 NOVEMBRE Nella mattina, udienze clero in vescovado
VENERDÌ 15 NOVEMBRE ALLE 18.00 La Sede Provinciale delle ACLI di Livorno e i Circoli ACLI di Guasticce e Stagno, nella ricorrenza della morte di Giorgio La Pira, organizzano, un’iniziativa sulla memoria e sulla attualità del pensiero di Giorgio La Pira che si svilupperà secondo il seguente programma orario: -18,00 incontro presso il Circolo G.La Pira di Guasticce con una prolusione del Prof. Emanule Rossi sulla grande figura di La Pira. Concluderà l’Onorevole Federico Gelli Presidente Regionale ENAIP. -20,00 Cena Sociale presso il Circolo ACLI di Stagno. Interverranno il Sindaco di Collesalvetti Lorenzo Bacci; il Sindaco di Livorno Alessandro Cosimi; il Presidente della Provincia Giorgio Kutufà; il Dott.Paolo Rotelli; il Dott.Alessandro Latorraca;il Dott.Arch. Giovanni Cariddi Graziani;don Edoardo Medori e Don Placido Bevinetto.
ACLI
MERCOLEDÌ 20 NOVEMBRE Nella mattina udienze laici in vescovado 17.30 in occasione della Settimana del Seminario, pellegrinaggio diocesano mensile a Montenero insieme alle Aggregazioni laicali, per pregare per i seminaristi e per coloro che hanno detto "si" al Signore (ritrovo alle 17.30 al piazzale Giovanni XXIII a seguire alle 18.00 S. Messa) vedi locandina in pagina GIOVEDÌ 21 NOVEMBRE 9.00 In occasione della Settimana del Seminario, alla chiesa di S. Andrea, mons. Celso Morga Iruzubieta, segretario per la congregazione per il clero, presiederà la Messa a cui seguirà l’ Adorazione Eucaristica e il pranzo di tutti i sacerdoti in Seminario (vedi Locandina in pagina)
Uno di noi "Uno di Noi" ce l’ha fatta. La campagna europea di sensibilizzazione e raccolta firme, che ha coinvolto tutti i 28 Paesi dell’Unione, è andata a buon fine e ha permesso di totalizzare la cifra molto significativa di un milione 891mila 406 adesioni. Scaduto il termine per poter firmare al 31 ottobre, ciascuna nazione si è organizzata per procedere alla validazione delle firme da parte dei propri organi statali. Oggi è possibile dire, come fa giustamente il Comitato italiano per "Uno di Noi" che "i popoli europei si sono espressi e con un risultato senza precedenti, chiedono alle Istituzioni comunitarie di uscire dall’equivoco e di affermare senza reticenze che ogni uomo è titolare di diritti, senza distinzioni o limiti. E, in particolare, lo è il più debole: il concepito non ancora nato". L’"Iniziativa dei cittadini europei" - questa la dizione ufficiale di questa inedita forma di partecipazione democratica alla gestione di questioni d’interesse collettivo - chiedeva quanto segue: "Dignità e diritti umani fin dal concepimento"
VENERDÌ 22 NOVEMBRE 10.00 incontro con l’ufficio catechistico regionale, in vescovado 18.30 incontro con i cresimandi, genitori, catechisti e parroci in vescovado 21.15 consulta delle Aggregazioni laicali in vescovado SABATO 23 NOVEMBRE 16.00 S. Messa per tutti i fedeli defunti al cimitero comunale DOMENICA 24 NOVEMBRE 11.00 S. Messa e cresime alla chiesa di S. Luca a Stagno 17.00 in cattedrale, celebrazione solenne di chiusura dell’Anno della Fede e della Settimana del Semniario ( vedi locandina in pagina e locandina pag.VIII)
Le proposte di PHARUS VIAGGI Libri da LEGGERE
di Mo.C.
Ronchetti F. - Non lasciarmi solo. L’adolescente di fronte al lutto.- Ed. Paoline, pp. 166, euro 13,50. Non è mai facile parlare della morte, tanto meno a degli adolescenti, perché nella nostra cultura questo continua ad essere un tabù per eccellenza, e si cercano tutti i modi per escluderlo dalla nostra realtà. Ma la morte esiste, è parte essenziale della vita di questo mondo e ne è la conclusione ineluttabile. Francesca Ronchetti, pedagogista, insegnante e formatrice che da molti anni si interessa di bambini e adolescenti, ritiene importante superare questa inibizione comunicativa e parlarne con i ragazzi, coinvolgendoli nella ricerca di senso esistenziale. Il vero dramma si verifica quando la vita di un adolescente è sconvolta dalla perdita di una persona cara. L’impatto con la morte in un’età così difficile, contraddistinta da tanti e tali cambiamenti psico-fisici è devastante. Che fare e come farlo? La Ronchetti affianca alle utili considerazioni teoriche, numerosi spunti pratici destinati a genitori, insegnanti, educatori e operatori sociali, affinché possano accompagnare l’adolescente nella dolorosa elaborazione del lutto e nella ricostruzione, seppur difficile, di una vita comunque positiva.
PELLEGRINAGGIO A FATIMA Dal 5 al 9 dicembre con il Movimento del Messaggio di Fatima Giovedì 05 dicembre - Livorno / Lisbona / Fatima Ore 05.00 partenza da Livorno in bus privato per l’aeroporto di Roma/Fiumicino. . Pranzo libero e trasferimento in bus per Fatima. Sistemazione in hotel, cena e pernottamento. Santo Rosario. Venerdì 06 - Sabato 7- Domenica 8 dicembre - Fátima Lunedì 9 dicembre - Fátima/Lisbona/Livorno Prima colazione in hotel e partenza per Lisbona. QUOTA euro 550,00 per persona (min. 15 partecipanti) SUPPLEMENTO CAMERA SINGOLA euro 95,00 (disponibilità limitata) La quota comprende: Trasferimento in bus privato da Livorno all’aeroporto di Roma e ritorno - Volo di linea Roma - Lisbona - Roma - Tasse aeroportuali ad oggi calcolate (soggette a possibile adeguamento da parte della compagnia aerea) - trasferimenti in bus da Lisbona a Fatima e ritorno - sistemazione in hotel a Fatima con trattamento di pensione completa dalla cena del primo giorno alla prima colazione dell’ultimo giorno Vino della casa e acqua minerale incluse ai pasti - assicurazione sanitaria. La quota non comprende: mance, ingressi, extra personali, tutto quanto non indicato alla voce "la Quota comprende". IN COLLABORAZIONE CON IL MESSAGGIO MOVIMENTO DI FATIMA
Pastorale FAMILIARE Secondo incontro della Consulta della Pastorale Familiare, allargato a tutta la Diocesi Uno spazio di riflessione per le famiglie, gli animatori dei gruppi giovanili ed i catechisti, sui percorsi educativi all’affettività ed all’amore, in una società sempre più impermeabile a qualsiasi tipo di valore e che rende sempre più difficile qualsiasi progetto di vita
Adolescenti e Giovani: è ancora possibile un percorso di educazione all’affettività e all’amore? Interverrà il diacono Andrea Zargani, collaboratore pastorale per la parrocchia studentesca e membro dell’equipe educativa del Seminario vescovile SABATO 16 NOVEMBRE DALLE 15.45 ALLE 18.00 IN VESCOVADO Programma 15.45 Ritrovo 16.00 Riflessione 17.00 Lavori di gruppo 18.00 Conclusione *Per i bambini è previsto un servizio di babysitter Per informazioni: Antonio e Rita Domenici: 335 354216/0586 501418 Giuseppe e Monica Ciamaglia: 339 3972116/0586 890185
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17 novembre 2013
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LA SPERANZA DEI CRISTIANI La speranza non è ottimismo, ma “un’ardente aspettativa” verso la rivelazione del Figlio di Dio. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa alla Casa Santa Marta. Il Papa ha ribadito che i cristiani devono guardarsi da clericalismi e atteggiamenti comodi, perché la speranza cristiana è dinamica e dona vita. Cos’è la speranza per un cristiano? Papa Francesco ha preso spunto dalle parole di San Paolo, nella Prima Lettura, per sottolineare la dimensione unica della speranza cristiana. Non si tratta di ottimismo, ha avvertito, ma di “un’ardente aspettativa” protesa verso la rivelazione del Figlio di Dio. La creazione, ha detto, è “stata sottoposta alla caducità” e il cristiano vive dunque la tensione tra la speranza e la schiavitù. “La speranza – ha detto riecheggiando San Paolo – non delude, è sicura”. Tuttavia, ha riconosciuto, “non è facile capire la speranza”. Alcune volte, ha affermato, “pensiamo che essere persone di speranza sia come essere persone ottimiste”. Ma non è così: “La speranza non è un ottimismo, non è quella capacità di guardare le cose con buon animo e andare avanti. No, quello è ottimismo, non è speranza. Né la speranza è un atteggiamento positivo davanti alle cose. Quelle persone luminose, positive... Ma questo è buono, eh! Ma non è la speranza. Non è facile capire cosa sia la speranza. Si dice che è la più umile delle tre virtù, perché si nasconde nella vita. La fede si vede, si sente, si sa cosa è. La carità si fa, si sa cosa è. Ma cosa è la speranza? Cosa è questo atteggiamento di speranza? Per avvicinarci un po’, possiamo dire in primo che la speranza è un rischio, è una virtù rischiosa, è una virtù, come dice San Paolo ‘di un’ardente aspettativa verso la rivelazione del Figlio di Dio’. Non è un’illusione”. Avere speranza, ha soggiunto, è proprio questo: “essere in tensione verso questa rivelazione, verso questa gioia che riempirà la nostra bocca di sorrisi”. San Paolo, ha detto ancora, tiene a sottolineare che la speranza non è ottimismo, “è di più”. E’ “un’altra cosa differente”. I primi cristiani, ha rammentato il Papa, la “dipingevano come un’ancora: la speranza era un’ancora, un’ancora fissa nella riva” dell’Aldilà. E la nostra vita è proprio camminare verso quest’ancora: “Mi viene a me la domanda: dove siamo ancorati noi, ognuno di noi? Siamo ancorati proprio là nella riva di quell’oceano tanto lontano o siamo ancorati in una laguna artificiale che abbiamo fatto noi, con le nostre regole, i nostri comportamenti, i nostri orari, i nostri clericalismi, i nostri atteggiamenti ecclesiastici, non ecclesiali, eh? Siamo ancorati lì? Tutto comodo, tutto sicuro, eh? Quella non è speranza. Dove è ancorato il mio cuore, là in questa laguna artificiale, con comportamento ineccepibile davvero…”
«Il cristiano è quello che è invitato a una festa, alla gioia, alla gioia di essere salvato, alla gioia di essere redento, alla gioia di partecipare la vita con Gesù. Questa è una gioia! Tu sei invitato a festa!» San Paolo, ha aggiunto, indica poi un’altra icona della speranza, quella del parto. “Siamo in attesa – ha osservato – questo è un parto. E la speranza è in questa dinamica”, di “dare vita”. Ma, ha aggiunto, “la primizia dello Spirito non si vede”. Eppure so che “lo Spirito lavora”. Lavora in noi “come se fosse un granello di senape piccolino, ma dentro è pieno di vita, di forza, che va avanti” fino a diventare albero. Lo Spirito lavora come il lievito. Così, ha aggiunto, “lavora lo Spirito: non si vede, ma c’è. E’ una grazia da chiedere”: “Una cosa è vivere nella speranza, perché nella speranza siamo salvati e un’altra cosa è vivere come buoni cristiani, non di più. Vivere in attesa della rivelazione o vivere bene con i comandamenti, essere ancorati nella riva di là o parcheggiati nella laguna artificiale. Penso a Maria, una ragazza giovane, quando, dopo che lei ha sentito che era mamma è cambiato il suo atteggiamento e va, aiuta e canta quel cantico di lode. Quando una donna rimane incinta è donna, ma non è mai (solo) donna: è mamma. E la speranza ha qualcosa di questo. Ci cambia l’atteggiamento: siamo noi, ma non siamo noi; siamo noi, cercando là, ancorati là”. LA CARTA DI IDENTITÀ DEL CRISTIANO L’essenza cristiana è un invito a festa. E’ quanto affermato da Papa Francesco alla Messa alla Casa Santa Marta. Il Papa ha ribadito che la Chiesa “non è solo per le persone buone”, l’invito a farne parte riguarda tutti. Ed ha aggiunto che, alla festa del Signore, si “partecipa totalmente” e con tutti, non si può fare una selezione. I cristiani, ha dunque avvertito, non si accontentino di “essere nella lista degli invitati” altrimenti è come “rimanere fuori” dalla festa. Le letture del giorno, ha detto il Papa iniziando la sua omelia, “ci mostrano la carta d’identità del cristiano”. Ed ha subito sottolineato che “prima
di tutto l’essenza cristiana è un invito: soltanto diventiamo cristiani se siamo invitati”. Si tratta, ha soggiunto, di “un invito gratuito”, a partecipare, “che viene da Dio”. Per entrare a questa festa, ha poi avvertito, “non si può pagare: o sei invitato o non puoi entrare”. Se “nella nostra coscienza”, ha ripreso, “non abbiamo questa certezza di essere invitati” allora “non abbiamo capito cosa è un cristiano”: “Un cristiano è uno che è invitato. Invitato a che? A un negozio? Invitato a fare una passeggiata? Il Signore vuol dirci qualcosa di più: ‘Tu sei invitato a festa!’. Il cristiano è quello che è invitato a una festa, alla gioia, alla gioia di essere salvato, alla gioia di essere redento, alla gioia di partecipare la vita con Gesù. Questa è una gioia! Tu sei invitato a festa! Si capisce, una festa è un raduno di persone che parlano, ridono, festeggiano, sono felici. E’ un raduno di persone. Io fra le persone normali, mentalmente normali, mai ho visto uno che faccia festa da solo, no? Ma sarebbe un po’ noioso quello! Aprire la bottiglia del vino… Questa non è una festa, è un’altra cosa. Si fa festa con gli altri, si fa festa in famiglia, si fa festa con gli amici, si fa festa con le persone che sono state invitate, come io sono stato invitato. Per essere cristiano ci vuole una appartenenza e si appartiene a questo Corpo, a questa gente che è stata invitata a festa: questa è l’appartenenza cristiana”. Richiamando la Lettera ai Romani, il Papa ha dunque affermato che questa festa è una “festa di unità”. Ed ha evidenziato che tutti sono invitati, “buoni e cattivi”. E i primi ad essere chiamati sono gli emarginati: “La Chiesa non è la Chiesa solo per le persone buone. Vogliamo dire chi appartiene alla Chiesa, a questa festa? I peccatori, tutti noi peccatori siamo stati invitati. E qui cosa si fa? Si fa una comunità, che ha doni diversi: uno ha il dono della profezia, l’altro il ministero, qui è un insegnante… Qui è sorta. Tutti
hanno una qualità, una virtù. Ma la festa si fa portando questo che ho in comune con tutti… Alla festa si partecipa, si partecipa totalmente. Non si può capire l’esistenza cristiana senza questa partecipazione. E’ una partecipazione di tutti noi. ‘Io vado alla festa, ma mi fermo soltanto al primo salottino, perché devo stare soltanto con tre o quattro che io conosco e gli altri…’. Questo non si può fare nella Chiesa! O tu entri con tutti o tu rimani fuori! Tu non puoi fare una selezione: la Chiesa è per tutti, incominciando per questi che ho detto, i più emarginati. E’ la Chiesa di tutti!” E’ la “Chiesa degli invitati”, ha aggiunto: “Essere invitati, essere partecipi in una comunità con tutti”. Ma, ha osservato, nella parabola narrata da Gesù leggiamo che gli invitati, uno dopo l’altro, cominciano a trovare scuse per non andare alla festa: “Non accettano l’invito! Dicono di sì, ma fanno di no”. Costoro, è stata la sua riflessione, “sono i cristiani che soltanto si contentano di essere nella lista degli inviti: cristiani elencati”. Ma, ha ammonito, questo “non è sufficiente” perché se non si entra nella festa non si è cristiani. “Tu – ha detto – sarai nell’elenco, ma questo non serve per la tua salvezza! Questa è la Chiesa: entrare in Chiesa è una grazia; entrare in Chiesa è un invito”. E questo diritto, ha aggiunto, “non si può comprare”. “Entrare in Chiesa - ha ribadito - è fare comunità, comunità della Chiesa; entrare nella Chiesa è partecipare a tutto quello che noi abbiamo delle virtù, delle qualità che il Signore ci ha dato, nel servizio l’uno per l’altro”. E ancora: “Entrare nella Chiesa significa essere disponibile a quello che il Signore Gesù ci chiede”. In definitiva, ha constatato, “entrare nella Chiesa è entrare in questo Popolo di Dio, che cammina verso l’eternità”. “Nessuno – ha ammonito - è protagonista nella Chiesa: ma ne abbiamo Uno” che ha fatto tutto. Dio “è il protagonista!” Tutti noi, ha poi affermato, siamo “dietro di Lui e chi non è dietro di Lui, è uno che si scusa” e non va alla festa: “Il Signore è molto generoso. Il Signore apre tutte le porte. Anche il Signore capisce quello che gli dice: ‘No, Signore, non voglio andare da te!’. Capisce e lo aspetta, perché è misericordioso. Ma al Signore non piace quell’uomo che dice di ’sì’ e fa di ’no’; che fa finta di ringraziarlo per tante cose belle, ma nella verità va per la sua strada; che ha delle buone maniere, ma fa la propria volontà e non quella del Signore: quelli che sempre si scusano, quelli che non sanno la gioia, che non sperimentano la gioia dell’appartenenza. Chiediamo al Signore questa grazia: di capire bene quanto bello è essere invitati alla festa, quando bello è essere con tutti e condividere con tutti le proprie qualità, quando bello è stare con Lui e che brutto è giocare fra il ’sì’ e il ’no’, dire di ’sì’ ma accontentarmi soltanto di essere elencato nella lista dei cristiani”. Fonte: Radio Vaticana
dalla CASA
Cos’è la speranza per un cristiano?
S. MARTA
LE OMELIE DI...PAPA FRANCESCO.........
VI
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
17 novembre 2013
PER RICORDARE IL DIACONO ALBERTO TOBIA Ad un anno dalla morte già trascorso un anno dalla morte di Alberto Tobia, È avvenuta l’8 novembre 2013. Ricordarlo un anno dopo, quando gli aspetti più emotivi legati alla morte si sono attenuati, significa riflettere sull’azione che Dio ha manifestato in lui ed attraverso di lui. Dice Paolo: «Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore» (Rom 14,8); ciò significa che il nostro agire manifesta il Signore o, se si vuole, egli si manifesta nella nostra vita. Ebbene come si è manifestato il Signore nella vita di Alberto Tobia? Tento di rispondere a questa domanda ripercorrendo brevemente la storia del mio rapporto con Alberto. L’inizio della nostra conoscenza risale alla fine del anni 70 quando – era morta da poco la moglie Elda – cominciò a partecipare agli incontri del gruppo di famiglie che si muovevano intorno a Mario Lumetti. Successivamente, circa una decina di anni dopo mi chiese di poter dare un po’ del suo tempo per la gestione del seminario che allora si trovava in via Numa Campi: è stato un lungo servizio che si è protratto sino al 2004, anno della chiusura di quel seminario e del suo trasferimento nella sede storica di via del Seminario. Dalla fine degli anni 80, quando iniziò il suo servizio in seminario, sino al 2004 il contatto è stato quotidiano ed ho potuto sperimentare molti aspetti della personalità di Alberto. Dopo questa data il rapporto non è cessato: un po’ più diradato, si è però mantenuto quasi sino alla fine. Quando ero in Corea, Alberto continuava a venire spesso e c’è stato un periodo in cui ha abitato con noi (con me e Federico); ma anche quando mi sono trasferito al Rosario la frequenza è continuata, favorita dalla vicinanza di Coteto, dove Alberto abitava: bastava che prendesse il 3 e poteva essere al Rosario per la Messa delle 10. Quali i tratti tipici di Alberto che posso testimoniare quale frutto di questo lungo rapporto? Al primo punto metterei l’ascolto e la preghiera. Già quando partecipava al gruppo delle famiglie avevo notato la sua grande attenzione alla Parola di Dio ed al suo ascolto: i suoi interventi tradivano sempre una profonda riflessione. Con il passare del tempo questo aspetto si è accresciuto, favorito anche dalla sua adesione alla Comunità dei Figli di Dio di d. Barsotti nella quale aveva trovato alimento adeguato per la sua spiritualità. L’ascolto generava la preghiera di Alberto: al di là della Liturgia delle Ore, alla quale era molto fedele, egli aveva una sua preghiera personale, silenziosa. Quanto fosse ampia non lo so; so solo che tante volte l’ho visto nella cappella del seminario a pregare. Ed anche verso la fine, quando veniva alla Messa feriale delle 10 al Rosario, arrivava molto per tempo e si metteva in chiesa in silenzio. Un secondo aspetto caratterizzava Alberto ed era la sua disponibilità al servizio. L’ho potuto constatare personalmente nel 15 anni trascorsi al seminario: veniva la mattina assai presto e, dopo aver dedicato un po’ di tempo alla preghiera in cappella, iniziava il suo servizio che riguardava tutti gli aspetti della vita del seminario, dai lavoretti di manutenzione al bucato. Lo faceva in silenzio e molto umilmente. Di tutto questo sono buoni testimoni i seminaristi che in quegli anni sono passati dal seminario. Il suo servizio si è poi dilatato attraverso il ministero diaconale che ricevette nel 1994: per Alberto si trattava non tanto di svolgere un ruolo liturgico ma di vivere un’esistenza di servizio nella Chiesa; di fatto ha svolto il suo servizio al Pascoli finché ne ha avuto le possibilità fisiche. Ma ha vissuto anche il suo ruolo liturgico con grande attenzione e disponibilità: poi i diversi problemi fisici glielo hanno impedito. Dall’ascolto, dalla preghiera e dal servizio è facile passare alla carità che animava Alberto, anzitutto come attenzione alle persone e poi come condivisione. Sull’attenzione alle persone voglio ricordare un episodio di parecchi anni fa: c’era stato un problema di incomprensione con un’altra persona che operava in seminario in quel periodo; niente di particolarmente grave ma, come spesso accade, il carattere tende ad accentuare le piccole cose. Nonostante i miei buoni uffici, l’incomprensione non si risolse: Alberto tentò più volte di ricucire il rapporto anche direttamente senza alcun successo e questo fatto lo rattristava molto. Anche sulla condivisione avrei molto da dire: tra l’altro Alberto destinava mensilmente parte della sua pensione per aiutare persone e situazioni; di tutto questo sono buon testimone perché ero in genere io il tramite attraverso cui passavano i suoi aiuti. L’ultima parte della vita di Alberto è stata faticosa: gli acciacchi fisici, soprattutto il problema della vista, lo hanno bloccato progressivamente. Ma in tutto questo ha mostrato una grande pazienza, vivendo e offrendo a Dio la propria situazione. Certo, non mancavano anche i limiti, in particolar modo una certa cocciutaggine e rigidità in determinate situazioni: ma i limiti sono parte essenziale della nostra esperienza; senza di essi non impareremmo mai la vera umiltà. Ed il Signore, entrando nei limiti di Alberto, ha manifestato la sua gloria proprio attraverso di lui: tutte le cose che ho descritto prima sono il frutto dell’azione della grazia in Alberto, a cui egli ha risposto secondo le sue possibilità e le sue forze. Ricordiamo perciò Alberto, la testimonianza che egli ha lasciato nella Chiesa di Livorno e ringraziamo il Signore che lo ha accompagnato e sostenuto. Pier Giorgio Paolini
alla parrocchia SAN SEBASTIANO
La domenica dei chierichetti
Non solo un servizio ma uno stile di vita ella seconda Domenica di Novembre si è celebrato a San Sebastiano la «Domenica del chierichetto». Un’iniziativa promossa dai catechisti e animatori della liturgia per sensibilizzare i bambini e ragazzi del catechismo a vivere con consapevolezza, impegno e diligenza questo importante servizio all’altare. Durante l’omelia, il parroco padre Damioli si è soffermato sulla figura del ministrante e le qualità che esso dovrebbe avere. Il ministrante è quel ragazzo o ragazza che serve all’altare durante le celebrazioni liturgiche. Sino a prima del Concilio Vaticano II, chi donava questo servizio veniva definito "chierichetto". Il termine "chierichetto" è stato poi sostituito dal termine "ministrante" che riesce a far capire meglio il suo significato. Esso, infatti, deriva dal latino "ministrans",cioè colui che serve; Gesù per primo infatti non ha esitato a mettersi al servizio degli altri e noi, seguendo il suo esempio, siamo chiamati a fare la stessa cosa. Ma essere Ministrante non si riduce soltanto al servizio all’altare: infatti, chi svolge questo servizio manifesta il suo impegno cristiano nella famiglia, nella scuola, tra gli amici, in ogni momento della sua vita. Ogni ministrante deve sapere farsi “riconoscere” e testimoniare il messaggio del Vangelo, attraverso il comportamento, l’amicizia, l’amore verso il prossimo. Essere Ministranti è uno stile di vita! Durante la celebrazione il parroco ha conferito il mandato e consegnato delle pergamene con la preghiera e “l «Alfabeto del ministrante», ventuno buoni consigli per diventare un chierichetto doc. Eccolo: A = amore. Ogni gesto che fai all’altare fallo con la cura, l’attenzione e la delicatezza con cui daresti una carezza ad un bambino. Quel bimbo è Gesù che viene nel pane e nel vino. B = ballare. Agitarsi non è ballare, per ballare bene bisogna andare a tempo di musica. Anche all’altare agitarsi non basta, bisogna seguire il ritmo che è la liturgia. Fare tutto con calma e non fare nulla se non si è sicuri. C = coraggio. Non avere paura di quello che gli altri pensano di te, se sbaglierai o farai figuracce. Gioisci, piuttosto, del fatto che Gesù, un giorno, ti dirà grazie di essergli stato così vicino e di averLo
N
Consegnato ai ragazzi il «Mandato» e l’alfabeto del Ministrante
aiutato ad incontrare tante persone. D = distrazioni. All’altare si apre la porta del cielo sulla terra, basta una piccola distrazione a rovinare tutto. Non distrarti, per non distrarre! E = esserci. La tua presenza è importante, più ancora di quello che sai o non sai fare. Gesù ti aspetta, il sacerdote ti aspetta, i tuoi amici ti aspettano. Non è lo stesso venire una volta di più o una volta di meno! F = fiducia. I carcerati hanno bisogno di continui controlli, tu no. Se hai la fiducia del tuo don, non tradirla. Ogni chiacchiera o parola inutile, risate o peggio ancora sono un tradimento. Ogni cosa ha il suo momento. G = guardare. Gli apostoli hanno visto ed hanno creduto in Gesù. Per imparare a fare bene guarda i più grandi ed i più esperti, per incontrare Gesù guarda ed ascolta il tuo don e coloro che ti fanno crescere nella fede. Ricorda che all’altare la gente guarda anche te ed così come ti comporti pregherà meglio o peggio. I = incarichi. Sono tutti importanti, tutti utili, tutti belli perché ciò che conta è poter aiutare Gesù ad incontrare la comunità. Non ti capiti di cascare in un’altra “I”, l’INVIDIA. Un cuore invidioso Gesù non lo merita accanto a sé. L = liturgia. È l’indirizzo di Dio. Quando la Chiesa prega riunita, Lui è sempre presente. Perderesti l’occasione di incontrare il tuo migliore amico? No? Neppure io, ti aspetto dunque là dove c’è una liturgia. M = mani. Quando non le usi per servire, e non sai dove metterle, il posto migliore è una nell’altra, in preghiera. Così ricordi a te stesso
ed a chi ti vede che quello che si fa è incontrare Gesù. N = no. Il vero ministrante sa che non deve cedere alle tentazioni: di parlare, di distrarsi e distrarre. Così ha fatto Gesù che non è sceso dalla croce, anche se è un posto parecchio scomodo. O = ordine. Piano piano cerca di imparare quel è l’ordine di quello che accade a Messa o nelle altre liturgie. Così non ti preoccuperai più di quello che bisogna fare e potrai rivolgere di più il tuo cuore a Gesù. P = precisione. Ci si arrabbia quando sulla torta di compleanno c’è una candelina di meno. Non è lo stesso fare le cose così come vengono o bene. Basta una sola nota fuori posto che tutta la musica è rovinata. Q = quasi. Non esiste il chierichetto perfetto. Esiste solo il chierichetto che ci
mette tutto per diventarlo. Pensando sempre così non ti sentirai superbo credendoti chissà chi né ti sentirai un buono a nulla. Siamo tutti in corsa verso la perfezione, tutti quasi santi! R = riflessione. Gesù ti ha donato l’intelligenza: perché tu la usassi! Non fare mai o dire mai nulla senza averci prima pensato. La riflessione, però, è come una gamba. Da sola non basta, non si usa da sola. Per correre è sempre necessaria l’altra gamba che è l’amore. S= silenzio. Si prega con le parole, ma si prega anche con il silenzio. Non è un momento di vuoto, di pausa, di nulla. È il momento in cui Gesù parla al nostro cuore. Glielo permetti? Lo ascolterai? T = tabernacolo. È il luogo dove Gesù è presente con tutto se stesso. Non è un vero ministrante uno che, entrando ed uscendo da una Chiesa, non lo cerchi con lo sguardo e non dica un “Ciao, ti voglio bene!” a Gesù.
U = ubbidienza. Diventa santo chi sa obbedire, comanderà con giustizia chi sa obbedire. Andrà in Paradiso chi avrà obbedito a Dio Padre. L’obbedienza si impara anche dalle piccole cose che si fanno all’altare. V = volontà. Un vero chierichetto non dice mai “non ci riesco” o “non sono capace”. Dice “da solo non ci riesco, se mi insegni imparerò”. Con la buona volontà, l’aiuto di chi è più grande ed esperto e di Gesù si può fare tutto il bene che siamo chiamati a fare. X = per. Tutto quello che facciamo è PER Gesù, PER la comunità, PER coloro a cui vogliamo bene, PER coloro che ci stanno antipatici. Tutto ciò che è fatto PER, Dio Padre ce lo ridonerà… moltiplicato PER il Suo amore infinito! Z = zzzz. Dormire. Se sei accanto a Gesù, se lavori per Lui, se sei chiamato da Lui ad aiutare gli altri a pregare, pensi di poter dormire all’altare? No, vero? Il chierichetto è uno SVEGLIO! (L’Alfabeto del Ministrante è tratto dal sito di materiale catechistico www.qumran2.net/ ) Caterina Lo Russo
SABATO 14 DICEMBRE, ALLE 17,30, NELLA SALA FAGIOLI DEL VESCOVADO
Tavola rotonda: «Mons. Pio Alberto Del Corona, illustre figlio della Venezia e Livorno» RELATORI IL PROF. PAOLO MORELLI ED IL DOTT. ANDREA ZARGANI, MODERATORE IL DOTT. MARCO MAROCCHINI opo aver presentato il fondamentale apporto dato da da monsignor D Del Corona alla identità scolastica ed alla cultura livornese, con una visione da vero santo sociale, abbiamo pensato, visto che ricorre quest’anno il bicentenario della nascita del Beato Federico Ozanam, (fondatore delle Conferenze di San Vincenzo de Paoli, di cui la prima cellula toscana sorse nella nostra città) e Del Corona aveva personalmente conosciuto questo grande amico dei poveri, di far conoscere il suo impegno sociale e caritativo. La Tavola Rotonda sarà preceduta da una S. Messa in gregoriano, la XVII, nella Chiesa di S. Andrea alle ore 16,30, presieduta da Mons. Simone Giusti, Vescovo di Livorno e concelebrata da Mons. Fausto Tardelli, Vescovo di S. Miniato. La Messa cantata dal coro polifonico intitolato proprio a monsignor Del Corona vedrà come canto d’ingresso l’inno Adesto Sancta Trinitas, di cui Mons. Pio aveva dettato una traduzione alle sue Figlie, ritrovato dal Coro in un Antiphonarium del 1862, di cui il Direttore P. Lucidi ha fatto una trascrizione con la notazione oggi in uso, mentre il canto finale sarà l’"Inno alla Carità" di San Paolo, musicato e cantato dal soprano Rosalia Gallardo Gonzalez.Nell’occasione sarà presentato e distribuito il fumetto realizzato a cura della Diocesi di Livorno sulla biografia di Mons. Pio Alberto Del Corona, per far conoscere la sua storia soprattutto ai più giovani. Mariangela Moscato
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
17 novembre 2013
Nel centenario della nascita di don Angeli Monsignor Roberto Angeli e il beato Roberto Focherini testimoni quanto mai attuali in questo periodo di conformismo culturale
Essere cristiani in tempo di crisi
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LE PRESENZE A LIVORNO IN QUESTI ANNI
RADIO MARIA ALLA CHIESA DELLA MADONNA La prima presenza di Radio Maria a Livorno risale al gennaio del 2006, quando fu presente al Santuario di Montenero
n occasione delle e stiamo ascoltando incarcerato e deportato celebrazioni del nuovamente a Fossoli dove incontra centenario della affermazioni dove si don Angeli con il quale nascita di Monsignor dice che alcuni hanno pregherà, e quindi viene Roberto Angeli, il più diritti degli altri. trasferito nel lager di Centro Studi Roberto Passando dunque a Hersbruck e mai Angeli” diretto dalla vedere più da vicino perderà il suo buon dottoressa Enrica Talà queste figure umore, la fedeltà alla ha organizzato presso la emblematiche, Maria Chiesa e la fede sala Fagioli della Peri di Carpi, nipote di incrollabile nel Signore. Diocesi di Livorno, un Odoardo Focherini da Nella sua ultima lettera convegno dal titolo: poco beatificato, laico, alla moglie scriverà “Essere cristiani in padre di sette figli, infatti: «Mia carissima tempi di crisi: don assicuratore, giornalista Maria, mi trovo in un Roberto Angeli, e amministratore campo di lavoro. Qui Edoardo Focherini e delegato del quotidiano come sempre sono sano altri testimoni del cattolico L’Avvenire e di buon umore…Io Vangelo nei lager”. d’Italia, ci ha descritto il lavoro non ho bisogno Erano presenti oltre coraggio e la forza con di nulla di speciale, Enrica Talà, il Vescovo la quale aveva fatto del tranne la certezza della di Livorno mons. Vangelo vissuto fino in tua incrollabile Simone Giusti, Maria fondo la sua regola di serenità. Siete la mia Peri storica e nipote di vita e negli anni pena e la mia gioia. Edoardo Focherini, drammatici della Arrivederci! Il Signore Gianluca della guerra, specie dopo l’8 sia con voi e con noi». Maggiore ricercatore settembre, si era Quando la lettera dell’Istoreco e Anna adoperato con quanti arriverà alla moglie, Ajello, responsabile Focherini, da servo della Comunità di fedele del Vangelo S.Egidio di Livorno aveva concluso la Cristiani che a cento che da molto tempo sua vita. anni di distanza riescono Gianluca della si occupa di Shoà e Maggiore, studioso Resistenza a ancora a trasmetterci Livorno. della figura di don la loro gioia e passione Monsignor Giusti Angeli e nel porgere il saluto dell’orizzonte ai convenuti ha voluto erano esclusi e storico del dopoguerra, sottolineare come il perseguitati per ragione presentando invece la ricordo di queste due di razza o di diversa figura del sacerdote figure così importanti religione. Con altri livornese, ha nell’epoca del Fascismo sacerdoti e laici -a Carpi sottolineato la sua e della Resistenza ci operava anche don attualità perché ci ha aiuta a riflettere sulla Zeno Saltini- Focherini trasmesso uno stile e un nostra attuale organizza una rete di metodo per come situazione, dove solidarietà per favorire affrontare la crisi. Era purtroppo ci troviamo l’espatrio di ebrei e un sacerdote che aveva di fronte ad un militari sbandati in fatto del rigore, ma «fenomeno di Svizzera (sono parecchi anche del progetto sul acquiescenza ad una quelli che la futuro, il suo modo di cultura dominante assai utilizzeranno per lo vivere e questo lo perniciosa» dove come meno cento famiglie di trasmette ai suoi allora il concetto di ebrei). Dai suoi stessi giovani ai quali dirà: persona si sta perdendo concittadini verrà “mi pare che noi
ome già anticipato, l’emittente C radiofonica di Radio Maria è arrivata nella nostra città domenica
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viviamo nell’Avvento, teniamo accesa la fiaccola dello spirito cristiano che deve portare al futuro”. Don Renato Roberti, Salvatore Lauretta, Renato Orlandini, solo per citarne alcuni, che all’epoca sono stati educati da don Angeli, hanno raccolto il suo messaggio e insieme a tanti altri hanno formato la classe dirigente cattolica del dopoguerra: quella disciplina e quella passione che aveva trasmessa loro non è rimasta utopia ma una speranza realizzata nella quotidianità della Ricostruzione. Anna Ajello, della Comunità di S. Egidio, ha quindi esaltato le virtù di questi cristiani che a cento anni di distanza riescono ancora a trasmetterci la loro gioia e passione.
Erano persone che credevano nell’amicizia e seppero in quei difficilissimi tempi schierarsi in modo netto e chiaro, non vivendo la propria fede in modo intimista o bacchettona, ma seppero vivere nella storia spendendosi anche fino alla morte. Enrica Talà, nel concludere il convegno, ha invitato a rimettere al centro le virtù teologali. L’Apocalisse stessa ci parla di coloro che non si sono vergognati di essere cristiani a tutto tondo. La virtù ha una funzione dinamica nell’animo dell’uomo «senza virtù non c’è nessuna vita bella né nella storia né nella Chiesa e dobbiamo essere grati a questi santi che ci hanno preceduto». Monica Cuzzocrea
NEL PRIMO ANNIVERSARIO DELLA PARROCCHIA DEDICATA A MADRE TERESA DI CALCUTTA n occasione dei festeggiamenti per il primo anniversario della parrocchia intitolata a Madre Teresa di Calcutta, il vescovo Simone Giusti nel corso dell’Omelia, nel ricordare la prossima beatificazione di Pio Alberto Del Corona, il primo livornese a salire agli onori degli altari, parlando della resurrezione, ha messo in risalto come essa rappresen-
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ti la vittoria della vita sulla morte, a cui tutti noi siamo destinati. La ricorrenza del primo compleanno della parrocchia di Madre Teresa di Calcutta nella sua sede ancora provvisoria, ha permesso al vescovo Simone di informare i parrocchiani circa il nuovo edificio che sorgerà su un terreno edificabile per servizi di circa 4500 mq. Il compro-
messo è stato firmato e sono in attesa del via libera da Roma. Il costo si aggira sui 3 milioni di euro e sarà composto dalla chiesa, su due piani, con casa canonica, campo giochi, parcheggio, 300 posti a sedere e 450 in piedi ‘’. Per la nuova costruzione sono previsti circa due anni di lavori. Roberto Olivato
10 Novembre, presso la chiesa della Madonna, per trasmettere la S.Messa. “Non tutto finisce con la morte, anzi con essa comincia una nuova vita, perché Dio non è dei morti, ma dei viventi, perché tutti noi viviamo per lui”. Questa frase tratta dall’Omelia di don Placido Bevinetto, parroco della chiesa della Madonna, è stata ascoltata da centinaia di migliaia di persone in tutti i continenti, grazie ai microfoni di Radio Maria che hanno trasmesso in diretta la Messa domenicale delle 8, celebrata dal parroco. Allietata dai canti della corale parrocchiale, la celebrazione Eucaristica ha visto una grande partecipazione di fedeli, nonostante l’orario inusuale dettato dalle esigenze del palinsesto radiofonico dell’emittente mariana, che da Livorno aveva trasmesso in altre dieci occasioni. La prima presenza di Radio Maria a Livorno risale al gennaio del 2006,
quando fu presente al Santuario di Montenero, per poi proseguire il 25 novembre con l’Istituto delle Suore Mantellate Serve di Maria in via dell’Ambrogiana, sino ad arrivare a fine 2006 quando il 31 dicembre i microfoni di Radio Maria si accesero nella parrocchia del Sacro Cuore dai Salesiani. Il 2007 vide una sola trasmissione radiofonica presso l’Istituto Maria SS.Assunta delle Suore Calasanziane. Il 2008 è stato l’anno con una maggiore presenza dell’emittente Mariana a Livorno, infatti sono stati tre gli appuntamenti che si ricordano: 23 marzo parrocchia di San Ferdinando dai padri Trinitari, il 23 aprile all’Istituto Santa Teresa ad Antignano ed all’Istituto delle Piccole Missionarie del Sacro Cuore, dove ritornò anche nell’aprile del 2012, ma l’anno precedente, il 6 febbraio 2011, Radio Maria entrò nella Caserma della Guardia di Finanza dove venne trasmessa la S.Messa dalla Cappella di San Matteo (patrono dei Finanzieri). Roberto Olivato
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