IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi
Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
9 dicembre 2012
IL CARCERE è lo specchio della società
ome presentare un augurio veramente natalizio a coloro che voC gliono essere cristiani e a coloro che non si ritengono tali? Agli uni e agli altri vorrei presentare il natale con una immagine non comune ma semplice e vera, dicendo che con Natale Dio si fa "vicino di casa". In fondo non è immagine nuova né gratuita; è solo la semplice traduzione delle parole con cui il Vangelo di Giovanni annunzia la nascita di Gesù, dicendo "venne ad abitare fra noi". Egli, con questo suo modo di fare, lascia all’uomo la libertà di aprire o no la sua porta; ma nello stesso tempo, con il Natale, Dio conquista anche per sé la libertà di rinnovare costantemente, a nome del Padre, la proposta di amore. (Messaggio di Natale, 1981)
Speciale CARCERE
Le case circondiariali di Livorno e provincia IL CARCERE DI LIVORNO: «LE SUGHERE» Attualmente può ospitare solo uomini, circa centoquaranta, "avendo chiuse per inagibilità due ali intere della struttura spiega Chierchia Romeo, ispettore di Polizia penitenziaria - e proprio per questo, lo scorso anno più di trecento detenuti sono stati trasferiti presso altre carceri toscane, inclusa la struttura di Porto Azzurro, già in difficoltà per il sovraffollamento". È tuttavia quasi pronto un nuovo padiglione, con possibilità di servizi igienici adeguati alle normative vigenti, ma deve ancora essere aperto. Nel frattempo una delle soluzioni contro il sovraffollamento sarebbe proprio il favorire le misure alternative (attualmente usufruiscono di tale possibilità circa duecento persone sul territorio) o l’uso di nuovi sistemi tecnologici, come il braccialetto elettronico. CARCERE DI PORTO AZZURRO Molto difficile la situazione a Porto Azzurro, dove già dallo scorso anno si registra una situazione precaria per il sovraffollamento: 440 persone circa contro una capienza di 250. Infatti, per fare spazio ai nuovi arrivi (tra cui i detenuti delle Sughere) sono stati sgombrati e adattati a celle dei vecchi magazzini.
In occasione della festa di S. Andrea apostolo, la parrocchia di don Edoardo Medori ha organizzato una serie di eventi, tra cui un incontro sulla rieducazione dei detenuti e sulle misure alternative al carcere DI FABIO FIGARA
el salone della chiesa di S. Andrea apostolo, il parroco don Edoardo Medori e Marco Panciatici del gruppo culturale parrocchiale “Agorà” hanno invitato Patrizia Critti, educatrice presso la Casa circondariale di Livorno, e Salvatore Nasca, dirigente dell’Ufficio Esecuzione penale esterna, per il dibattito «Il carcere e la società civile, la pena come prospettiva di rieducazione». «In qualità di educatori spiega Patrizia Critti - ci siamo interrogati spesso su cosa voglia dire scontare una pena, da parte del detenuto, e rieducare, per quanto riguarda il nostro ruolo. Lo scopo principale del nostro lavoro è far sì che qualità e attributi positivi emergano durante l’esperienza carceraria per una riabilitazione, per un nuovo ingresso di queste persone che hanno rotto il patto di convivenza all’interno della società stessa, per far sì che non tornino più in carcere una volta usciti». L’esperienza carceraria incide infatti in modo diverso sui singoli individui: per alcuni è un’esperienza importante di cambiamento, altri la vivono quasi con indifferenza, per altri ancora è peggiorativa e, spesso, è proprio in quest’ultimo caso che abbiamo il rientro in carcere. «La difficoltà consiste nel farsi carico delle
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realtà e delle problematiche più diverse, trovandosi a contatto con assassini, tossicodipendenti, truffatori e, spesso, con persone affette da problemi psichiatrici. Tuttavia, lavorando ed entrando in contatto con queste persone, e vivendo tutti, seppur in modi diversi, l’attuale situazione carceraria, alla fine ci sentiamo parte di una piccola comunità. E quando qualcuno si suicida o muore d’infarto, casi sempre più frequenti, la sofferenza è grande. E noi operatori siamo soli di fronte a queste situazioni». Proprio per questo è importantissimo il supporto di varie associazioni, i cui volontari intervengono attivamente nella realtà detentiva, pur essendo Livorno una “piazza difficile” per il forte pregiudizio esistente nei confronti dei carcerati. «Il pregiudizio è il percorso più facile - continua Critti perché permette di evitare il confronto diretto con persone e problemi». E poi ci sono le responsabilità, anche penali, che comportano tali impegni. «Ogni volta che dichiariamo una persona adatta al rientro in società, c’è pur sempre una percentuale che comunque commetta un altro reato, e che rientri in carcere, e ciò comporta indagini a nostro carico per valutare le nostre competenze». Purtroppo non sempre è facile il reintegro nella società, e molti scelgono addirittura di non volersi avvalere di
possibilità alternative o sconti di pena, per paura di “tornare fuori”, spesso senza casa, senza soldi, senza amici o parenti. «C’è una diffusa ignoranza, in Italia, sul problema delle misure alternative - spiega Salvatore Nasca - e il fatto che molti detenuti preferiscano rimanere in carcere piuttosto che provare a reintegrarsi gradualmente nella società, è una sconfitta per la collettività stessa; a livello sociologico, il carcere è lo specchio della società: se fuori esiste un malessere diffuso, altrettanto sarà in carcere». Il carcere è oggi un concentrato di problematiche sempre più diverse e ogni persona può avere non una, ma una serie di problemi difficili da risolvere. In questa situazione operatori pubblici e volontariato devono agire come una realtà unica. «Purtroppo non possiamo aspettarci che il carcere, così come impostato, risolva problemi che la società stessa non è in grado di risolvere - continua Nasca - e quelle persone provengono proprio da un tale tessuto sociale». Il detenuto si reintegra nel modo migliore solo ristabilendo il contatto graduale con la comunità. Le statistiche dimostrano che le misure alternative sono fondamentali in questo processo: sono recidivi circa il 68% di coloro che compiono completamente il proprio percorso in carcere, mentre la percentuale dei recidivi
che hanno potuto usufruire precedentemente di misure alternative si aggira tra il 20 ed il 30%. Attualmente sono circa ventimila i detenuti che usufruiscono di tali possibilità ma «potrebbero essere almeno il doppio se le normative fossero applicate fino in fondo, alleggerendo così le prigioni che, ad oggi, contano quasi settantamila detenuti su quarantacinquemila posti effettivi». E le normative attuali dovrebbero sicuramente essere modificate per permettere percorsi processuali più brevi e agevolare i percorsi alternativi. «Siamo tuttavia felici di vedere come il nostro lavoro veda sempre più frequentemente dei risultati positivi: molti detenuti riescono veramente a cambiare vita e a reintegrarsi, seppur con molte difficoltà. Con i progetti che abbiamo in corso, come le attività lavorative nei campi sequestrati alla mafia, tramite l’associazione “Libera”, alcuni ritrovano una propria dimensione, e accettano di portare questa testimonianza nelle scuole, per parlare a tutti della realtà carceraria, perché non resti estranea alla società odierna».
CARCERE DI GORGONA L’isola di Gorgona è una realtà unica in Italia, completamente a disposizione della struttura carceraria. La struttura ha come scopo principale la riabilitazione dei detenuti attraverso "il lavoro agricolo e l’allevamento di animali - dice Francesco Presti, agronomo presso la struttura dell’isola - nonché la produzione di olio, vino, conserve, marmellate, formaggio, carne e miele". Attualmente la struttura ospita circa una settantina di persone più il personale di Polizia penitenziaria e i tecnici.
PROGETTI IN CARITAS
Continua il percorso «Sperimentando» a sempre la Caritas diocesana si occupa di progetti per il reinseriD mento graduale dei detenuti nella società civile, attraverso l’accoglienza personale ed il sostegno di attività lavorative e formative. Ad esempio, tramite la Commissione carcere, coordinata da Maurizio Ulacco, sociologo sanitario, si cerca di portare assistenza al detenuto perché, attraverso opere socialmente utili, possa riavvicinarsi alla collettività nel modo meno traumatico. "Abbiamo la possibilità di collaborare anche con varie associazioni - afferma Ulacco - con l’ASL e con gli enti locali: con la Provincia è stato possibile creare un operatore addetto a seguire i detenuti uscenti nel loro percorso di reinserimento, una vera e propria figura istituzionale. Con la Croce Rossa italiana verranno attivati a breve, all’interno delle Sughere, dei Corsi di Primo Soccorso per carcerati, probabilmente la prima esperienza di questo tipo in Italia: ritengo sia importante che i detenuti abbiano la possibilità di aiutare, e magari salvare, un compagno di cella che ha avuto un incidente o che ha tentato di suicidarsi, nell’attesa dell’arrivo di un medico. E per facilitare anche il lavoro medico all’interno del carcere ed il pronto intervento, ci stiamo occupando di creare un servizio di telemedicina con l’ASL per la trasmissione immediata di lastre ed analisi." Oltre a questi, importantissimo è il progetto "Sperimentando", finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno e coordinato in Caritas diocesana da Valentina Vaccari: riguarda una serie di percorsi di ospitalità e di accompagnamento per favorire il recupero di persone senza dimora, in misura alternativa o a pochi mesi dalla scadenza della pena detentiva, ospitandoli in una casa in cui possono vivere fino a 5 ospiti segnalati dall’Uepe (Ufficio esecuzioni penali esterne), dagli Istituti penitenziari, dagli Enti locali e dal mondo dell’associazionismo. F.F.
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
9 dicembre 2012
La parola alle... CARITAS PARROCCHIALI
Occhi aperti sul mondo e sul prossimo
La parrocchia di San Matteo... in ascolto
A Quercianella dal 27 dicembre a Capodanno
Un centro sempre aperto ad accogliere chi ne ha bisogno, a collaborare con le altre parrocchie e a sensibilizzare i propri giovani per far fronte al grave problema della povertà l Centro ascolto della Parrocchia di S. Matteo è attivo ormai da una ventina d’anni, punto di aiuto fondamentale per molte famiglie della zona in difficoltà. Il gruppo, composto da Carlo Cresti, Giovanni Pampana, Patrizia Belcari, Carla Corsi e Gino Risaliti, consegna il pacco alimentare ogni due settimane, di giovedì, dalle 18 alle 19. «Abbiamo iniziato con il proposito di ascoltare le esigenze delle famiglie della Parrocchia - spiega Cresti, responsabile del Centro Ascolto - riuscendo fortunatamente a risollevare anche situazioni piuttosto difficili. Purtroppo però con l’aumento dell’emergenza sociale abbiamo perso un po’ questa connotazione originaria: oggi le persone, per lo più stranieri, vengono semplicemente a ritirare il pacco; è difficile, salvo qualche occasione, instaurare successivamente un dialogo costruttivo duraturo, che ci permetta di capire quali siano le difficoltà di singoli e famiglie che bussano alla nostra porta. Oltre alle difficoltà linguistiche, molti sono diffidenti. Alcuni non passano nemmeno dalla Caritas, ma vanno direttamente dal sacerdote.» E don Cornel Adrian Benchea, parroco di S. Matteo da un paio d’anni, cerca di venire incontro alle esigenze di tutti coloro che si presentano per chiedere aiuto, anche se non sono inseriti nella lista Caritas di coloro che hanno diritto alla consegna del pacco, iscrizione che avviene dietro presentazione dell’ISE (l’indicatore della situazione economica). Oggi come oggi sono consegnati ufficialmente una trentina di pacchi. Risorse importanti provengono dall’AGEA e dal Banco Alimentare, ma è importantissimo l’aiuto offerto dagli stessi parrocchiani: ogni terza domenica del mese è organizzata una raccolta appositamente per la Caritas durante le Messe. «Siamo molto fortunati ad avere dei parrocchiani sensibili al problema. Purtroppo, negli ultimi tempi, abbiamo conosciuto una diminuzione delle offerte per la Caritas, complice la crisi economica e la crescente diffidenza nei confronti di alcuni di coloro che aiutiamo: alcuni si presentano a prendere il pacco con la propria automobile, magari anche di una certa cilindrata, e presentano l’ISE a zero; e questo perché, magari, fanno un lavoro in nero. Ma noi siamo qui per aiutare e non per giudicare. A chi bussa, sarà sempre aperto.» E proprio per gestire al meglio le esigenze di un territorio difficile come quello in cui si trovano, tra le Parrocchie del secondo vicariato si è
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li esercizi della carità nascono dalla G voglia di osservare il mondo con gli occhi aperti sul vangelo della carità, attraverso il servizio in diverse realtà, la preghiera e il confronto,ma anche il divertimento e il gusto dello stare Insieme. GIOVEDÌ 27 DICEMBRE Arrivi entro le ore 17.00, a seguire, presentazione, sistemazione e celebrazione eucaristica di inizio incontro. Serata di fraternità. GIORNATA TIPO: 7.30 lodi, colazione e partenza per i diversi servizi 14.00 pranzo in Caritas e rientro a Quercianella 15.00-16.30 Tempo libero 16.30 tempo di riflessione e di formazione 18.30 Eucarestia 20.00 cena e serata in fraternità DOMENICA 30 DICEMBRE Incontriamo la comunità monastica di Siloe (GR) LUNEDÌ 31 DICEMBRE Capodanno in Caritas, animato da noi!
Dove? Casa San Giuseppe Via Mario Puccini, 68 Quercianella (LI)
Prezzo 50,00 euro
Porta con te Bibbia, sacco a pelo o lenzuola, asciugamani, strumenti musicali Per informazioni e adesioni: Sr Raffaelle FdC raffafdc@gmail.com 3331447519 P.Francesco CM gusmerolifrancesco@hotmail.com 3472563314 Don Federico Semina.fede@tiscali.it 0586808830 Iscrizioni entro il 20 dicembre IMPORTANTE: Se per capodanno avevi già altri programmi, puoi comunque partecipare agli "Esercizi della Carità" rimanendo con noi fino alla sera del 30 dicembre Ti aspettiamo con gioia!
Nelle foto: accanto il parroco don Cornelio Benchea, sopra i responsabili del Centro di ascolto Carlo Cresti, Carla Corsi, Patrizia Belcari e la chiesa San Matteo nel quartiere Fiorentina
instaurato, sin dagli inizi, un importantissimo rapporto di collaborazione, al fine di poter gestire le varie emergenze della parte settentrionale della città. I volontari organizzano, sempre a livello vicariale, collette alimentari presso i supermercati di zona, dividendosi i viveri per i pacchi a seconda delle esigenze delle singole Parrocchie, e riescono a tenersi informati su casi particolari. «Purtroppo la zona nord della città è quella con più alta densità di famiglie in situazioni di disagio - spiega Patrizia Belcari - e quindi risulta fondamentale tenersi in contatto con gli altri Centri Caritas, per cercare di arginare problematiche che, singolarmente, sarebbero molto difficili da gestire: si pensi a realtà come via Giordano Bruno, dove il Comune ha disposto gli alloggi per i “casi socialmente rilevanti”, in cui abitano anche persone tossicodipendenti che, spesso, arrivano a bussare alle Caritas. Inoltre, in questo modo, riusciamo a “dividerci i compiti”, perché chi possiede locali più ampi ed attrezzati, può occuparsi della distribuzione dei vestiti oppure, in casi di sovraffollamento, alcune famiglie bisognose possono essere “prese in carico” da altre Parrocchie: ad esempio, é capitato di doverci occupare di famiglie o d’individui della Parrocchia di S. Giuseppe, il cui centro Caritas ha moltissime difficoltà dovute alla particolare situazione di disagio della zona». E poi è importante, in un periodo in cui si cerca di razionalizzare le risorse in ogni settore, conoscere chi si reca in altre Parrocchie per prelevare altri pacchi. «Non diciamo di no a nessuno, cerchiamo comunque di accontentare sempre coloro che ci chiedono aiuto». Ultimamente, d’accordo con le catechiste, il gruppo cerca di coinvolgere anche la gioventù della Parrocchia, in modo che possa formarsi una “nuova generazione” di volontari che prenda a cuore il problema dell’emarginazione e della povertà sul territorio, coinvolgendoli nella preparazione dei pacchi o
raccontando loro come si opera in Caritas. «Vogliamo trasmettere ai giovani la bellezza ed il valore profondo della missione della Caritas, seguendo quanto scritto
proprio nel Vangelo di Matteo: “ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere […] ero nudo e mi avete vestito”. Fabio Figara
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
9 dicembre 2012
Giovani che hanno uno scopo: il tentativo di portare nel mondo laico e civile, fuori dalle mura monastiche, la Regola benedettina dell’«Ora et Labora»
CONOSCIAMO LA Gioventù Benedettina
Vivere la «disciplina della pace» DI
GIAMPAOLO DONATI
ensi alla Regola di San Benedetto, e subito ti vengono subito in mente austeri conventi medievali e anziani monaci in preghiera protetti dalle spesse mura di inaccessibili abbazie. Ma c’è anche chi la Regola cerca di portarla nella propria vita quotidiana di giovane dei nostri giorni. Parliamo della Gioventù Benedettina, un gruppo di circa trenta fra ragazzi e ragazze, che da anni si ritrova presso il Santuario di Montenero attorno alla figura di padre Luca Giustarini, e che cercano di realizzare nel mondo di oggi i principi che San Benedetto aveva elaborato quasi un millennio e mezzo fa. «La nostra esperienza cominciò nel 2000 - ci racconta Simone Valenti, presidente e uno dei fondatori del gruppo- all’inizio eravamo solo in quattro: quattro ragazzi provenienti da storie diverse, ma con una cosa in comune: avevamo scoperto da poco la fede ed eravamo alla ricerca di una guida. E dopo aver cercato a lungo, la abbiamo trovata qui».
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E che cosa trovate qui che non avete trovato altrove? «Una delle idee che sta dietro alla Gioventù Benedettina è quella del combattimento spirituale: l’’idea che la vita dell’uomo, fin dalla nascita, consiste sempre in una lotta quotidiana contro le tentazioni del maligno, contro le proprie debolezze e i propri vizi. Su tutto questo noi crediamo, a differenza anche di molti cristiani, che non si debba mai abbassare la guardia. Una delle nostre preghiere simbolo è proprio quella del combattimento spirituale. E non a caso ci consideriamo una milizia: la “Militia Sancti Benedicti”». Veniamo all’organizzazione: che cosa è e come funziona precisamente il vostro gruppo? «Intanto, il nostro vero nome è Familia Sancti Benedicti, e siamo formalmente una famiglia laica aggregata ai benedettini. L’età media è sui 30 anni. Abbiamo un nostro statuto, un presidente, un’assemblea che si riunisce una volta ogni tre anni, e un Padre assistente, che è don
Luca Giustarini. Il nostro scopo consiste, sostanzialmente, nel tentativo di portare nel mondo laico e civile, fuori dalle mura monastiche, la Regola benedettina dell’”Ora et Labora”, vivendo nella nostra esistenza la “disciplina della pace” benedettina». Ma non è difficile portare nella pratica quotidiana di oggi delle prescrizioni di vita pensate per dei monaci che vivono isolati dal mondo? «Naturalmente non è possibile per noi vivere la Regola alla lettera, come la vivono ancora oggi i monaci nei monasteri: quello che noi cerchiamo di fare è vivere nella nostra vita lo spirito di San Benedetto e, in particolare cercare di portare la preghiera nella vita quotidiana, secondo appunto l’insegnamento “ora et labora”. Nel nostro statuto, ad esempio, è previsto che ognuno di noi si impegni a recitare quotidianamente il Santo Rosario, che può essere definito la “preghiera ufficiale” della Gioventù benedettina». Fate anche incontri in comune?
«Ogni martedì sera ci incontriamo al Santuario per la recita il Santo Rosario: dopo il Rosario, abbiamo un incontro di catechesi, che viene generalmente condotto da don Luca. Questa catechesi può prendere di volta in volta forme diverse: lettura della vita dei santi, studio del carisma benedettino. Ultimamente abbiamo cominciato un percorso di lettura del Vangelo di San Luca. Oltre a questo, il gruppo svolge attività di caritative e, ogni anno, organizziamo l’”Adunanza eucaristica” del 7-8 dicembre presso il Santuario, che per noi rappresenta l’evento più importante di tutto l’anno». Come si fa a diventare parte della Gioventù Benedettina? «L’accettazione nel nostro gruppo non è immediata: occorre per prima cosa presentare una domanda, e a quel punto si fa un anno di probandato, durante il quale si frequenta il gruppo e, alla fine del percorso, se tutto è andato bene, si diventa membri effettivi con pieni diritti e doveri di un associato». Perché si deve attendere un periodo così lungo prima di essere ammessi? «Il nostro è un percorso simile a quello svolto dagli aspiranti monaci, che per essere ammessi all’Ordine benedettino devono anche essi fare un anno di prova. In fin dei conti, è giusto che il gruppo vagli la reale convinzione dei richiedenti prima di accoglierli e, d’altra parte, è anche giusto che le persone abbiano a loro volta
l’opportunità di conoscere a fondo il gruppo, in modo che possano poi scegliere con piena consapevolezza se farne parte o meno». Un’ultima domanda: in un mondo sempre più irreligioso e materialista come il nostro, che si pone in antitesi totale all’ideale di vita monastico, che significato pensate che possa avere la vostra esperienza, di portare nella vita di oggi i principi della Regola di San Benedetto? «La Regola di San Benedetto, nonostante quello che si può pensare, è in realtà più attuale che mai: solo per fare un esempio, è stato realizzato tempo fa l’esperimento di portare alcuni elementi della Regola nell’organizzazione di alcune imprese, e si è visto che in questo modo la produttività di queste ultime ha avuto un notevole incremento. Ma anche senza andare a molto lontano, i frutti della Regola si vedono anche da noi: da che il gruppo si è formato, sono già nate cinque famiglie cristiane di ragazzi e ragazze che si sono conosciuti qui, e in più abbiamo avuto ben due vocazioni sacerdotali. Tutto questo dimostra che, se ti rendi veramente conto del valore che ha la Regola di San Benedetto, essa può darti una forza straordinaria e una eccezionale capacità di affrontare il cammino della vita.»
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A Marina di Massa gli esercizi spirituali del clero diocesano
La preghiera e l’alluvione n gruppo di preti della nostra U diocesi ha vissuto come ogni anno gli esercizi spirituali insieme al vescovo Simone. Come predicatore è stato chiamato monsignor Vittorio Peri, docente dell’istituto teologico di Assisi, che attualmente ricopre anche l’incarico di presidente dell’Unione Apostolica del Clero ed è impegnato anche nel Centro Sportivo Italiano. Il tema del ritiro era: “La parusia come vita, la parusia come compimento. La risposta alla questione della morte nel Nuovo Testamento”. Centrale, Presbiteri quindi, il riferimento che si sono alle realtà ritagliati ultime, alla alcuni giorni fine dei tempi. Siamo di sosta nell’Anno per poi tornare della Fede ed è più che mai alla realtà importante pastorale riflettere sul e prepararsi legame tra la nostra all’inizio esistenza del nuovo terrena e la anno liturgico fede nella vita eterna, che ha bisogno di essere continuamente riaffermata. Durante la giornata, oltre alle due meditazioni giornaliere, abbiamo celebrato insieme l’Eucaristia, la Liturgia delle Ore e l’adorazione eucaristica. Per equilibrare il necessario raccoglimento con l’esigenza di momenti di fraternità e di dialogo, il silenzio è stato tolto dai pasti e la sera è stata proposta in modo facoltativo la visione di alcuni film che affrontavano vari temi tra cui la morte, vista da una prospettiva cristiana e da una’altra prospettiva laica, ma anche il martirio, la santità e i miracoli come segno della vita oltre la morte. Un buon programma quindi per il gruppo dei presbiteri che si sono ritagliati alcuni giorni di sosta per poi tornare alla realtà pastorale e prepararsi all’inizio del nuovo anno liturgico. La sede del nostro ritiro, la casa del clero di Marina di Massa, è un luogo ameno, silenzioso e rilassante, che si affaccia sul mare. Intorno a noi però abbiamo visto anche il disagio e la sofferenza delle famiglie che sono state alluvionate nella notte fra il 10 e l’11 dicembre per l’esondazione di doversi fiumiciattoli, uno dei quali proprio accanto alla nostra casa. Per me è stato significativo essere stato presente lì mentre la gente era impegnata senza sosta a spalare il fango dalle case. In qualche modo il Signore avrà fatto giungere a loro il conforto delle nostre preghiere. Don Federico Locatelli
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9 dicembre 2012
Agenda del VESCOVO
VENERDÌ 7 DICEMBRE Nella mattina, udienze laici in vescovado 18.00 S. Messa e incontro con Fidapa, in vescovado SABATO 8 DICEMBRE 10.30 S. Messa all’Istituto Immacolata 18.00 S. Messa e cresime alla chiesa di San Jacopo DOMENICA 9 DICEMBRE 11.00 S. Messa e cresime alla chiesa di Sant’Andrea a Castiglioncello 15.30 ritiro di avvento per gli operatori pastorali (vd. pag 8)
Diocesi informa
LUNEDÌ 10 DICEMBRE 10.00 in occasione della visita pastorale al III vicariato, incontro con i malati della parrocchia di San Jacopo
Domenica 16 dicembre alle 18.00
Le dolci armonie dell'organo annunziano il Natale
MARTEDÌ 11 DICEMBRE Nella mattina, udienze sacerdoti in vescovado Nel pomeriggio, a Roma, incontro dell’osservatorio centrale dei beni culturali di interesse religioso con il ministro dei beni culturali
omenica 16 dicembre alle ore 18.00, presso la Parrocchia di San Giovanni Bosco in Coteto, si terrà l’ormai tradizionale Concerto d’orgaD no natalizio; l’organista, il Maestro Claudia Termini, che gli appassionati
MERCOLEDÌ 12 DICEMBRE A Roma, incontro dell’osservatorio centrale dei beni culturali di interesse religioso con il ministro dei beni culturali GIOVEDÌ 13 DICEMBRE 9.30 ritiro di avvento del clero e votazioni del consiglio presbiterale alla chiesa di S. E.A. Seton 18.30 S. Messa per la scuola di teologia e per i giornalisti, in vescovado 20.30 cena con il Propeller Club di Livorno VENERDÌ 14 DICEMBRE Nella mattina, udienze laici in vescovado 17.00 incontro con i cattolici di Tivoli impegnati in politica e nel sociale, a Tivoli SABATO 15 DICEMBRE 8.00 pellegrinaggio diocesano mensile a Montenero 15.00 ritiro di avvento con i diaconi permanenti alla cappella del Monastero del Carmelo 18.00 S. Messa, novena e benedizione dei fidanzati del II vicariato alla chiesa di San Matteo 20.00 cena con l’ordine degli ingegneri allo Yacht club DOMENICA 16 DICEMBRE 10.30 S.Messa e cresime alla chiesa di S. Giusto a Parrana San Giusto 16.00 ritiro di avvento delle religiose all’istituto Maria Ausiliatrice
Libri da LEGGERE
di Mo.C.
LA MESSA CANTATA Avvento e Natale N. Bellani - F. Berettini - Spartito per voci e organo, euro 14,00 Paoline Audiovisivi - Roma Una preziosa raccolta di canti liturgici, con testi tradotti dal Graduale Romanum e musiche originali, già sperimentati e utilizzati nella Parrocchia di Bonemerse, Diocesi di Cremona. La raccolta, segue quelle, già pubblicate nella stessa collana, sugli altri tempi dell’anno liturgico: Quaresima e Pasqua; Tempo ordinario; Feste del Signore e Solennità dei santi. Di ogni domenica e solennità del tempo di Avvento e Natale vengono proposti il canto di ingresso e di comunione, più i salmi e i cantici (anno A B e C) nella traduzione ufficiale CEI del 2008, opportunamente adattata per rendere il testo più cantabile. Il progetto, che si avvale della presentazione di Daniele Piazzi (Rivista di Pastorale Liturgica) è nato con l’intento di valorizzare il repertorio della liturgia latina romano-franca, rendendo cantabile e spiritualmente fruibile anche a una normale assemblea domenicale questo gioiello della tradizione.
BREVI DALLA DIOCESI
Ritiro operatori pastorali DOMENICA 9 DICEMBRE 15.30 Presso la parrocchia dei Sette Santi, ritiro degli operatori pastorali (vedi programma pag.8)
Incontri sul Concilio Vaticano II GIOVEDÌ 13 DICEMBRE ORE 17.30 E ORE 21.15 Presso la Chiesa Parrocchiale di Santa Croce "Rinnovamento e Tradizione nel Concilio ecumenico Vaticano II", Mons Agostino Marchetto, Arcivescovo ex segretario del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e itineranti
e assidui frequentatori dei sempre più numerosi concerti che la parrocchia offre ogni anno alla Diocesi e alla città intera, eseguirà un programma interamente natalizio, composto per larghissima parte di soavi e amabili pastorali d’autore. Le dolcissime melodie natalizie dei più grandi maestri della letteratura organistica - da Bach a Messiaen - avvolgeranno i cuori di coloro che si recheranno alla serata musicale e spirituale, facendo gustare per mezzo dell’arte dei suoni il sublime mistero della nascita di Nostro Signore Gesù Cristo. Il ritmo ternario, tipico delle pastorali, i timbri caratteristici del Santo Natale (l’oboe, la zampogna, la cornamusa) rievocati dall’avvolgente e caratteristico suono dell’organo, quasi fosse un sogno, immergeranno gli spettatori in un vero e proprio presepio vivente, rendendoli protagonisti veri e propri insieme con gli angeli e i pastori. Il mistero dell’incarnazione, così vicino all’uomo, ha suscitato negli artisti di tutti i secoli una vera e propria musica tipicamente natalizia - potremmo dire che istintivamente spinge coloro che la ascoltano a gustare con tutti i loro sensi la dolcezza e la grazia dell’evento del Natale e ancor più istintivamente dispone i nostri cuori ad adorare Gesù Bambino nella mangiatoia. Sì, è proprio una musica peculiare quella che i grandi artisti han composto per il Santo Natale, tanto evocativa da riuscire a toccare alcune corde dell’animo umano in modo inimitabile. Il Maestro Claudia Termini pregherà suonando queste soavi melodie, accarezzando dolcemente la tastiera dell’organo e deliziandoci con la sua arte, e farà pregare anche tutti coloro che potranno godere della dolcezza di queste musiche, immergendoli con tutti i propri sensi in questo mistero d’amore: l’incarnazione del Verbo. Di seguito, infine, riportiamo il programma della serata, sapendo di fare cosa gradita a tutti gli appassionati musicisti, organisti in particolar modo, e amanti della musica in genere: Johann Sebastian Bach (16851750), Pastorale in Fa magg. BWV 590; Claude Balbastre (1727-1799), da: Deuxiéme Suitte de Noels "Votre bonté grand dieu"; Bernardo Pasquini (1637-1710), Pastorale; César Franck (1822-1890), Pastorale; Domenico Zipoli (1688-1726), Pastorale; Giovanni Morandi (1777-1856), Pastorale coll’imitazione del suono de’ Zampognari; Oliver Messiaen (1902-1992) da: "La Nativitè du Seigneur" (nove Meditazioni per organo), Les Bergers, Desseins Èternels, Les Mages, Les Anges. Simone Barbieri
Aspettando il Natale...a Montenero
Incontro Diaconi
8 dicembre 2012 - 27 gennaio 2013 5ª Ediz. PRESEPI IN MOSTRA (Santuario)
SABATO 15 DICEMBRE ALLE 15.00 Presso il monastero delle suore Carmelitane, ritiro di Avvento. Meditazione offerta da monsignor Giusti
8 dicembre 2012 - 6 gennaio 2013 PRESEPE in Funicolare
Cooperatori Paolini
8 dicembre 2012 ore 18.00 ARMONIOSE RILFESSIONI "letture,pensieri,melodie" Con l’Orchestra Giovanile Pisorno Sinfonietta Santuario di Montenero
SABATO 15 DICEMBRE ALLE 15.45 Incontro con don Bruno Simonetto, PSSP direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Firenze
USMI DOMENICA 16 DICEMBRE ALLE 16.00 Presso l’Istituto Maria Ausiliatrice, ritiro d’Avvento con mons. Simone Giusti su "La fede nella santa famiglia"
Assemblea Società Asili Infantili di carità È convocata l’assemblea dei soci della Società Asili Infantili di Carità in prima convocazione alle ore 22 di lunedì 17 dicembre 2012 e in seconda convocazione il giorno MARTEDI’ 18 dicembre 2012 alle ore 18,30 presso la sede di Via Liverani 6 con il seguente ordine del giorno: Comunicazioni del presidente; Presa visione bilancio consuntivo 2011 e preventivo 2013; Varie eventuali
15 dicembre 2012 - 6 gennaio 2013 NATIVITA’ NELL’ARTE Riflessioni su una nascita (installazioni e sculture) Giardini del Santuario di Montenero 19 Dicembre 2012 ore 15.00 BABBO NATALE IN PIAZZA DELLE CARROZZE Raccolta delle letterine (a cura Uff.Postale Montenero) 24 dicembre 2012 ore 23.30 BABBO NATALE SCENDE DAL CAMPANILE DEL SANTUARIO 6 Gennaio 2013 ore 11.00 BEFANA IN PIAZZA DELLE CARROZZE
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9 dicembre 2012
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Preparate la via del Signore DALLA VESTE DEL LUTTO ALLO SPLENDORE DELLA GLORIA a prima lettura orienta la comprensione della liturgia odierna in senso fortemente comunitario. Gerusalemme, città santa, chiamata a rivestirsi di splendore, è immagine della Chiesa-sposa, di una comunità amata, costituita e ri-costituita da Dio; non una massa che soffoca il singolo, ma appunto una comunità in cui ognuno può sentirsi amato, atteso, convertito da Dio. Anche il tema dell’attesa, che caratterizza così fortemente l’Avvento, può essere rimodulato in senso comunitario e teologico. Dio stesso è colui che ci attende, che ci aspetta, che desidera la nostra conversione: non solo la conversione di tanti singoli individui, ma la conversione che conduce a formare una comunità, che avviene in una interazione, in una relazione, in una capacità di aiuto. Non possiamo essere aiutati da Dio, se non ci lasciamo aiutare dai fratelli. Paolo ai Filippesi scrive che “colui che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù”: Dio è dunque colui che comincia, e colui che veglia pazientemente sulla realizzazione del suo progetto.
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LA VOCE DEL PROFETA Nel tempo favorevole la parola di Dio si posa sul suo profeta, per convocare e richiamare il suo popolo. Anche la profezia, nella nostra situazione attuale, va declinata in senso comunitario. Giovanni Battista agisce come profeta solitario, che parla nel deserto; la Chiesa oggi è chiamata ad essere comunità profetica, nel vivo delle città. Paolo loda Dio nella sua preghiera per la “cooperazione per il vangelo” data dai Filippesi, e invoca che la loro carità “cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento”. Una comunità profetica è una comunità che ama nella carità che viene da Dio: è soprattutto il segno della carità quello che ci permette di condividere la fatica per il Vangelo, che sorregge l’invito alla conversione, che interroga gli uomini del nostro tempo. LA VIA DEL SIGNORE Dall’esigenza dunque di crescere nella carità, nasce l’esigenza di un rinnovamento della vita. “Preparate le via del Signore” dice Giovanni. E aggiunge: “Raddrizzate i suoi sentieri”. Giovanni pone dunque la domanda se la nostra condotta di vita è davvero secondo Dio, o se procede secondo altri criteri; se
essa è limpida e lineare, oppure se procede tortuosamente, attratta da polarità diverse, non orientata uniformemente alla direzione indicata da Dio. Anche questo interrogativo, che pure fa appello alla coscienza individuale, si estende a tutta la comunità. Che cosa possiamo raccontare della nostra partecipazione al Vangelo? Che cosa sta facendo Dio in mezzo a noi? GRANDI COSE HA FATTO IL SIGNORE PER NOI Si tratta di una domanda che ha una valenza narrativa, non teorica: occorrerebbe
rispondere con un racconto, con la presentazione di un evento. Il brano profetico narra, con immagini poetiche, l’inizio del ritorno degli esuli: “vedi i tuoi figli riuniti / dal tramonto del sole fino al suo sorgere”. Anche il salmo fa memoria di un evento di grazia: “Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion”. Il fatto attuale diventa lode: “Grandi cose ha fatto il Signore per noi”, e diventa memoria profetica, certezza di fede: “Chi semina nelle lacrime, raccoglierà con giubilo”. Il fatto vissuto, pur nella sua ambivalenza, diventa testimonianza dell’amore di
Dio, della sua storia di salvezza che continua. Egli che si è scelto un popolo, che lo ha educato, che ne ha atteso la conversione, che l’ha preparata con i suoi profeti, fino al tempo del Battista, egli che lo ha infine salvato con la presenza di Cristo, egli che ancora oggi conduce la sua Chiesa verso la perfezione della carità, non cessa di suscitare in mezzo a noi segni, persone, eventi di grazia. Ma quali sono oggi nelle nostre comunità? Li sappiamo riconoscere? Li sappiamo raccontare? *Dal Sussidio CEI per l’Avvento - Natale 2012
Rallegrati «Piena di Grazia» LA PAROLA DELLA SPERANZA Il serpente non risponde: il maestro della diffidenza non può parlare con il Dioamore. Nonostante la chiusura, Dio pone inimicizia tra l’uomo e il male: comincia un percorso nuovo, una lotta, che dovrà portare ad una piena liberazione. Nel cuore dell’umanità resterà un insopprimibile anelito alla pienezza perduta, e una fondamentale avversione a ciò che è male, anche se incapace di giungere a piena realizzazione. IL DIALOGO DELLA FEDE Maria da parte sua entra in dialogo con il messaggero di Dio. Non è il dubbio che porta alla paura, ma un interrogarsi che porta a comprendere sempre meglio, ad entrare progressivamente nel progetto di Dio. La libertà di Maria si attiva: libera dal condizionamento del peccato, non si esercita nella diffidenza, nella possibilità di dire no, ma si esercita e si rafforza, come facoltà di dire un sì assolutamente pieno e consapevole. Permane in lei il limite della creaturalità, ma resta aperto alla relazione con l’infinito: cresce la sua conoscenza del progetto di Dio, e cresce la sua adesione, fino ad un sì definitivo e convinto: «Ecco la serva del Signore». Per la sua fede genera il Verbo.
LA PROGRESSIONE DELLA PAURA E DELLA SFIDUCIA rima lettura e vangelo sono sostanzialmente costruiti in maniera dialogica: nel brano della Genesi Dio interroga successivamente l’uomo, la donna, il serpente; nel brano evangelico invece avviene un dialogo tra l’angelo annunciante e la vergine Maria. Ma modalità ed esiti sono ben diversi. Adamo infatti rifiuta il dialogo, e così fa Eva. Ogni loro parola è uno scarico di responsabilità e una tendenziale chiusura del discorso. Come dire: «Non posso parlare, sono nudo, è colpa della donna, è colpa del serpente, rivolgiti a qualcun altro». In Adamo ed Eva vediamo l’intera umanità, di ogni luogo, di ogni tempo. Uomo e donna, femminilità e mascolinità appaiono in pari misura privi di fede, animati dalla paura, incapaci di rendersi conto e di assumere pienamente la loro responsabilità. Coloro che desideravano pervenire alla sapienza, prendere pienamente in mano le redini della loro esistenza, giocano un tragico scaricabarile, diventando coscienti di quanto poco hanno il controllo della loro vita. Coloro che desideravano essere come Dio, scoprono di non potersi più nemmeno fidare l’uno dell’altra, e nemmeno di stessi.
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DALLA PRETESA ALLA SORPRESA Maria è dunque un modello? Un esempio? Una nuova possibilità che si apre? Certamente potremmo dire tutto questo: ma sarebbe prematuro trarre conseguenze moralistiche da un evento in cui siamo innanzitutto chiamati a stupirci di fronte al modo di agire di Dio. Maria è la “piena di grazia”: interamente rivestita dalla benevolenza divina, immacolata per la sua destinazione al legame privilegiato con il Cristo, salvata in vista di lui: la festa dell’Immacolata ci invita innanzitutto a recuperare la capacità di sorprenderci, di lasciarci affascinare da ciò che Dio compie. Si tratta di rinunciare alla pretesa di controllare e dominare, per ritrovare l’atteggiamento originario, fiducioso e limpido, del fanciullo, che accetta di crescere entrando in dialogo con Dio. DALLA STERILITÀ ALLA BENEDIZIONE Il dono della “benedizione spirituale” di cui si parla nella seconda lettura consiste appunto nella purificazione dall’illusione e dal capriccio, per entrare con fiducia nel progetto di Dio. La sterilità di un’esistenza vuota è riscattata dalla fecondità spirituale donata da Dio; essa non si esaurisce in risultati visibili, ma in maniera misteriosa abbraccia le persone vicine a noi, il nostro ambiente, potenzialmente tutto il mondo...; ciò che è avvenuto a Maria avviene anche oggi per coloro che si fidano della parola divina.
SpecialeAVVENTO
L’IMMACOLATA E LA 2ª DOMENICA DI AVVENTO.........
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
9 dicembre 2012
Ritiro di AVVENTO
Il senso dell’Anno della Fede La meditazione di padre Farias e la consacrazione di 25 nuovi aderenti all’APOSTOLATO DELLA PREGHIERA n preparazione al tempo di Avvento Idiocesano l’Apostolato della Preghiera ha svolto un ritiro spirituale guidato da padre Marzio Farias. L’incontro si è svolto presso la parrocchia di Santa Lucia dove i partecipanti sono stati accolti calorosamente dal parroco don Gustavo Riveiro. Il Vescono, non potendo essere presente, ha voluto mandare un messaggio di saluto ai partecipanti tra i quali erano presenti venticinque nuovi aderenti all’associazione che si sono consacrati al Sacro Cuore di Gesù. Nelle sue parole di saluto monsignor Giusti ha voluto ringraziare l’Apostolato della Preghiera di Livorno per "il servizio che offre alla Chiesa locale con la preghiera e con le tante presenze, nelle diverse necessità della stessa". L’incontro è iniziato con la celebrazione delle Lodi e l’invocazione allo Spirito Santo, la preghiera dell’offerta quotidiana con le intenzioni del Santo Padre e dei Vescovi del mese di dicembre. Prima di cominciare la meditazione padre Marzio Farias ha invitato tutti a guardare e salutare la persona che vicina, ciascuno presentandosi e pronunciando il proprio nome. Nella sua meditazione padre Farias ha dapprima affrontato il tema dell’Anno della Fede sottolineando come sia stato indetto dal Papa per ricordare ai cristiani il senso della vita, volgere lo sguardo al Dio Trinità che ci ha donato la vita nuova. In questo anno il Papa invita i cristiani ad approfondire le verità della fede, sostenuti dagli insegnamenti del Concilio Vaticano II e dal Catechismo della Chiesa Cattolica. In questo contesto ha presentato la storia dell’Apostolato della Preghiera (Adp), un’associazione con più di 150 anni di storia nato dall’intuizione di un gruppo di studenti gesuiti francesi che stavano completando la loro formazione prima di partire per le missioni. Oggi l’Apostolato della preghiera è diffuso in tutto il mondo e ha 45 milioni di iscritti. L’Apostolato della preghiera - ha proseguito padre Marzio - è un servizio alla Chiesa Cattolica diffuso in tutto il mondo che propone la spiritualità del Cuore di Gesù per aiutare tutti i membri della Chiesa a vivere pienamente il Battesimo e l’Eucarestia nello spirito del sacerdozio comune dei fedeli. L’Apostolato, attraverso tre impegni fondamentali come l’offerta quotidiana, la consacrazione e la riparazione, permette di collegare la vita spirituale con la realtà concreta delle "gioie e delle speranze, delle tristezze e delle angosce degli uomini di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono" (Gaudium et Spes 1). La meditazione di padre Farias si è poi soffermata sull’Avvento come il tempo liturgico nel quale la storia è presentata come il luogo dell’attuazione del piano salvifico di Dio. Ha quindi individuato i quattro punti della spiritualità dell’Avvento nell’attesa, la speranza, la conversione e la povertà di spirito che sono ben rappresentate dalle quattro figure bibliche emergono in questo tempo: Isaia, Giovanni il Battista, Maria e Giuseppe. La giornata si è conclusa con l’adorazione Eucaristica, il Santo Rosario e la preghiera per tutti i sacerdoti. O. M.
■ ALLA PARROCCHIA SS. PIETRO E PAOLO la Messa per le comunità Latino Americane
L’Avvento inizia... in spagnolo! on Anibal Reyes, Parroco della Chiesa D dei S.S. Pietro e Paolo e responsabile dei Migrantes del Sud America, ha invitato Monsignor Simone Giusti a celebrare l’inizio dell’Avvento con la comunità ispanica del Sud America. In quest’ultimi anni essa si è venuta espandendo, e vede principalmente le presenze dalla Colombia, Perù, Venezuela, Guatemala e in questa parrocchia ha la possibilità di poter celebrare la liturgia nella propria lingua. Don Anibal a nome proprio e della comunità ha rinnovato al Vescovo gli auguri e le benedizioni per il quinto anno di episcopato che proprio nella prima domenica di Avvento ha avuto inizio. Ha poi invitato la comunità a preparare il proprio cuore a Cristo del quale il 25 dicembre prossimo celebreremo la venuta. Cristo ci invita ad amare e non ci chiede da dove veniamo, chiede soltanto che teniamo lo sguardo rivolto a Lui che è la vera luce che guida il nostro cammino. Siamo chiamati alla santità, lasciando da parte l’odio, il rancore che ci allontanano tra noi e da Lui. Monsignor Giusti, ringraziando ed esprimendo la gioia di trovarsi con la comunità latino-americana, ha ricordato l’impegno per creare nella parrocchia luoghi di servizio per far nascere delle cooperative , luoghi di lavoro e iniziative sociali, affinché la comunità pur con la crisi che stiamo attraversando, possa inserirsi nel nostro tessuto sociale e cittadino. Mo.C.
In occasione dell'8 dicembre FESTA DELL'ADESIONE
Parliamo un po’ di Azione Cattolica... uesto non sarà il solito articolo di promozione dell’Azione Cattolica. Cioè quell’articolo che in occasione dell’Immacolata, festa dell’adesione, intende promuovere l’AC nelle parrocchie. Quindi non si parlerà delle solite cose: Concilio, Magistero, aggregazioni laicali, gruppi. No, questa volta partiremo subito dalla conclusione, sveleremo già il finale, e poi risaliremo all’indietro con qualche riflessione. E la conclusione, fantasiosa ma che rende bene l’idea, è questa: l’Azione Cattolica è un po’ come una piantina, per nascere e crescere in parrocchia ha bisogno di qualcuno che la pianti e la curi, e questo qualcuno non possono che essere la comunità parrocchiale, parroco in testa, e gli stessi laici iscritti all’AC. Se la comunità parrocchiale e i laici iscritti all’AC non la coltivano, prima o poi l’AC muore. E con lei muore un modo particolare di servire la Chiesa da laici, muore una formazione laicale "a tutto tondo", come cristiani e come cittadini, di cui la Chiesa oggi dichiara di avere urgente bisogno ma che poi nella pratica stenta a farsi largo nelle parrocchie. Detto questo, facciamo qualche riflessione a ritroso, però cercando anche
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di parlare schietto, senza tanti giri di parole. Perciò partiamo dai numeri. Attualmente l’Azione Cattolica a Livorno ha circa 450 iscritti tra ragazzi, giovani e adulti, ed è presente in 11 parrocchie. In 3 di esse l’associazione è completa, nelle altre ci sono singoli gruppi o presenze isolate, di pura testimonianza. In tutti i casi cerca sempre di svolgere il suo peculiare servizio alla parrocchia, che non vuol dire fare
ai singoli o ai gruppi che già ci sono. E questa non conoscenza finisce per impoverire la parrocchia, che rischia di strutturarsi in modo un po’ uniforme, o per paura delle diversità al suo interno o per una scelta di malintesa uguaglianza del popolo di Dio. A questo punto, allora, la domanda può essere impertinente ma va fatta: quante sono le comunità
A Livorno 450 iscritti tra adulti giovani e ragazzi. AC, una piantina che ha bisogno di cura per crescere cose per se stessa, per l’AC, ma dare il contributo dell’AC alla comunità parrocchiale, al suo modo "incarnato" di essere Chiesa, segno e strumento di salvezza per le persone di quel territorio. Sempreché questo contributo sia conosciuto e richiesto. Sì, perché questo è il punto: spesso manca la pura e semplice conoscenza dell’Azione Cattolica, della sua storia, della sua carta d’identità, della sua tradizione formativa, di cosa può apportare di particolare ad una comunità parrocchiale rispetto
parrocchiali, i parroci che conoscono l’Azione Cattolica? Quanti conoscono l’AC di oggi, (ri)nata dal Concilio, quella della scelta religiosa e della scelta formativa, che ha a cuore l’"indole secolare" dei laici, ai quali spetta testimoniare l’appartenenza a Dio nelle ordinarie condizioni di vita: famiglia, lavoro, scuola, cultura, vita civile; e che ha a cuore questo loro specifico apporto alla comunità parrocchiale? E quante comunità parrocchiali, magari alle prese con i soliti, annosi problemi del
catechismo che andrebbe rinnovato, dei giovani che in parrocchia non ci sono, degli adulti che vengono solo alla Messa, quante sono disposte a "mettere alla prova " l’Azione Cattolica, a darle una chance in parrocchia, magari anche solo come semplice opportunità pastorale? Ma tutto questo discorso, come detto, si può applicare anche agli stessi laici iscritti all’AC. Può essere anche qui antipatico domandarlo, ma quanti iscritti all’Azione Cattolica la conoscono per davvero? O meglio, la conoscono ancora? Cioè, quanti iscritti all’AC riescono a curare davvero la propria appartenenza associativa, il proprio "colore", la propria insostituibile tonalità all’interno della comunità parrocchiale, con passione, con continuità, riservandosi spazi e tempi di preghiera, di formazione, di confronto, dando un contributo di AC alla parrocchia e non sacrificando sempre la propria identità associativa sull’altare dei servizi da fare? Altrimenti, arriva inevitabilmente il momento in cui, centrifugato da mille impegni, uno non capisce più la specificità della sua vocazione di laico o la confonde con la semplice collaborazione pastorale. Per cui, dopo la
riflessione, eccoci agli appelli finali. Care comunità parrocchiali, non abbiate paura dell’Azione Cattolica, non abbiate paura dei laici iscritti all’AC! Nella Chiesa ci sono tantissime proposte formative per i laici, ma perché non scommettere su un percorso formativo che fa costantemente i conti con le questioni della vita quotidiana e che allo stesso tempo educa ad un profondo amore per la Chiesa e ad una altrettanto profonda dedizione alla parrocchia? E voi, laici iscritti all’AC, curate la vostra appartenenza, non lasciatela scolorire, non soffocatela in mille servizi! L’Azione Cattolica non è solo un percorso formativo, ma l’esercizio di una particolare responsabilità laicale verso la Chiesa, che si qualifica per il modo in cui pensa all’evangelizzazione, fa crescere comunità parrocchiali partecipate, trova modi per dare voce alle persone, rende vive le liturgie, stimola l’attenzione della comunità parrocchiale al mondo e alla storia. Se ci piace tutto questo, se lo vivremo veramente come una vocazione, allora saremo disposti a perderci del tempo e a valorizzarlo. E la piantina potrà diventare un albero rigoglioso. Gabriele Maremmani
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
9 dicembre 2012
La manifestazione organizzata dalla Provincia di Livorno
Le novità del CENTRO MONDIALITÀ
Un Natale per tutti
Regalati un prodotto del tuo territorio
Tra progetti ed aiuti e molto altro al CMSR DI
GIULIA SARTI
l vescovo Simone con un abito talare inusualmente bianco o con indosso la tipica veste Masai rossa e blu. La visita a un nuovo pozzo appena inaugurato e una messa celebrata insieme ai confratelli africani sulla terra rossa in mezzo a tanta gente. Immagini inedite che fino al 24 dicembre sarà possibile vedere all’interno del gazebo allestito dal Centro Mondialità Sviluppo Reciproco in Piazza Grande, proprio di fronte al Duomo. Una mostra fotografica che attraverso gli scatti del diacono Fulvio Falleni e del Direttore del CMSR Paolo Siani, ripercorre il viaggio del vescovo Giusti in terra tanzaniana lo scorso agosto. "Insieme al vescovo abbiamo pensato fosse bello far conoscere la sua esperienza a tutta la città" spiega Paolo Siani. "Un modo per avvicinare le persone anche ai valori che il CMSR promuove e ai progetti che ormai da anni porta avanti in collaborazione con la Diocesi". La scelta di Piazza Grande assume così duplice valenza: da una parte simbolica, rappresentando il punto centrale della chiesa livornese, dall’altro un’ottima visibilità per gli amanti dello shopping natalizio. Magari proprio nella disperazione di non trovare il regalo perfetto o per quelli all’ultimo minuto, una giratina nel gazebo potrebbe risolvere il problema. All’interno infatti il CMSR ha allestito una "succursale natalizia"
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LE BASI DEL COMMERCIO EQUO
Pillole di mercato equo IMPORTAZIONE DIRETTA: si saltano intermediari, andando a trattare direttamente con le cooperative di produttori PREZZO CONCORDATO: il prezzo pagato ai produttori garantisce loro un compenso adeguato al lavoro svolto PAGAMENTO ANTICIPATO: il valore della merce viene pagato in anticipo fino al 50% SALVAGUARDIA DELLE TRADIZIONI: si usano materie prime locali, lavorate con tecniche tradizionali INCORAGGIAMENTO: si incoraggiano metodi di produzione che rispettino l’ambiente Perché?
della Bottega di Via della Madonna. Panettoni, frutta secca, calendari d’avvento, torroni e dolci natalizi, tutti in stile equo e solidale "altromercato", con prodotti italiani di agricoltura biologica o provenienti da terre confiscate alla mafia.
Per migliorare le condizioni di vita dei produttori Per far rispettare i diritti dei lavoratori in tutto il mondo, soprattutto quelli dei bambini Per rispettare l’ambiente Per svolgere un’azione educativa e politica contro lo sfruttamento del lavoro e dell’ambiente Per garantire democrazia e trasparenza dove siano coinvolti produttori di base Per proporre un’alternativa al sistema commerciale tradizionale Per promuovere condizioni di lavoro dignitose e prezzi equi 4 protagonisti I produttori dei paesi del sud del mondo, artigiani e coltivatori riuniti per lo più in cooperative Le centrali di importazione,
Palline da appendere all’albero fuori dal comune, presepi artigianali da tutto il mondo, sciarpe colorate e tanto altro per rendere diverso il dono di questo Natale. C’è qualcosa per tutti, piccoli e grandi, golosi e naturalisti, addirittura c’è spazio per le grandi
A NATALE REGALA DIGNITA’ esti di tutti i tipi…ci sono quelli già confezionati per fare un C esempio, con Panettoncino, Zucchero di canna, Cioccolata in vasetto, Caffè biologico e The nero Katyo o uno che comprende Riso dell’Ecuador, Lenticchie, Orzo perlato, Caffè biologico, The verde, o cesti con prodotti provenienti da agricoltura biologica o di Libera terra. Quelli per gli amanti del vino, con una scelta di "italiani", quelli per i più golosi con cioccolata, bi-
scotti e dolci natalizi, e quelli per chi preferisce prodotti alternativi. Ma se non troverete quello adatto alle vostre esigenze, nessun problema, basta rivolgersi al punto vendita in via della Madonna 32, o al gazebo in Piazza Grande per chiedere un cesto personalizzato per i vostri regali. Per qualsiasi altra informazione, è possibile chiamare lo 0586-887350 o inviare una email a livorno@wipala.org.
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che si occupano del contatto diretto con i produttori e della stipula degli accordi, dell’importazione e della diffusione dei prodotti Le Botteghe del Mondo, ossia i punti di distribuzione al pubblico dei prodotti del commercio equo nonché di informazione, promozione ed educazione al consumo critico I consumatori finali, che con i loro acquisti testimoniano la volontà di contribuire ad un sistema economico più giusto. Acquistare un prodotto presso le Botteghe del Mondo non equivale ad un gesto di beneficenza o di carità: il commercio equo si basa infatti su principi di parità e di dignità dei produttori, e mira allo sviluppo autonomo e durevole delle loro comunità http://www.wipala.org/
aziende. Sì perché al CMSR si possono confezionare cesti natalizi (vedi box)
alimentari o no di vario genere e di tutti i prezzi. "A Natale regala dignità", questo lo slogan che ci invita a ridare al Natale il suo aspetto di accoglienza e attenzione all’altro, magari con un piccolo gesto di solidarietà.
Che cos’è WIPALA? ipala, una parola che suscita allegria a W pronunciarla. In kichua, lingua delle’Ecuador, vuol dire "bandiera",e rappresenta i colori dell’arcobaleno, simbolo del movimento indigeno americano. "Come l’arcobaleno è composto da 7 colori ma in realtà è unico ed indivisibile, anche il movimento indigeno, nonostante le molteplici etnie, culture, idee che lo compongono, si propone come un movimento armonico ed unitario. Unità ed armonia nella differenza, per perseguire uno scopo comune: questo è il pensiero del movimento indigeno dell’Ecuador simboleggiato dalla sciarpa Wipala." Con questo spirito nell’estate del 2001 è nata ad Arezzo la cooperativa che porta questo nome. Figlia diretta della cooperativa "Il mandorlo" che gestiva la prima bottega del mondo dal 1995, la cooperativa si poneva l’obiettivo non solo di vendere, ma di formare una consapevolezza nuova tra i consumatori, quella del commercio equo e solidale appunto. Oggi le Botteghe del Mondo in Toscana sono 5 ed è facile riconoscere la sciarpa con quei 7 colori, divenuta ormai simbolo dell’associazione, insieme a quelle dai colori sgargianti importate direttamente da Wipala. Arrivano dal Vietnam e vengono commercializzate grazie a Craft Link cha aiuta gli artigiani locali consorziati in cooperative di tipo familiare a riscoprire le loro tradizionali tecniche di produzione, a lavorare secondo il rispetto ambientale utilizzando solo coloranti naturali come lo zafferano per il giallo o le bacche di mirtillo per il blu. I prodotti rispettano la dignità dei lavoratori e sono di vario materiale, seta, lino e cotone. Craft Link dà anche un apporto logistico, aiuta la formazione di nuovi artigiani e fornisce consigli di design per la confezione dei prodotti secondo il gusto del Paese dove saranno introdotti.
Settimana di Gusto nella provincia di Livorno al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo della Provincia di Livorno –Villa Henderson in Via Roma 254: dal 30 novembre al 9 dicembre sono previsti numerosi appuntamenti assolutamente da non perdere per i buongustai. Dalla manifestazione MARE DI VINO promossa dalla Fisar nel primo weekend (1 e 2 dicembre) a C’è olio e olio nei giorni 8 e 9 dicembre la settimana si caratterizzerà per occasioni ghiotte e gustose finalizzate a conoscere il nostro territorio. Seminari, degustazioni di grandi vini, presentazioni di libri sui temi enogastronomici, incontri con i produttori e con grandi chef e attività didattiche per adulti e bambini caratterizzeranno i vari momenti. Un programma davvero ricco consultabile sul sito: www.maredivino.it. a manifestazione della Provincia di Ledizione Livorno “C’è olio e olio” giunge alla 4 e si conferma come un’occasione ghiotta per conoscere ed assaporare i prodotti di eccellenza di un bellissimo territorio che, anche al recente Salone del Gusto di Torino, è stato apprezzato per le sue inconfondibili qualità enogastronomiche. La location continua ad essere, dopo il successo di pubblico delle passate edizioni, il suggestivo Museo di Storia Naturale. Le eccellenze verranno accolte in un Museo, tra i tanti reperti del mare e della terra, in un luogo di qualità. L’Olio sarà il vero protagonista della manifestazione perché occorre far comprendere che l’olio di qualità ha un grande valore ed anche un costo che è ripagato da una bontà e genuinità a cui non si deve rinunciare. “L’olio d’oliva; una goccia che attraversa la vita e la storia…con le sue proprietà di gusto e di stimolo, l’olio ha conquistato la tavola dell’uomo, con il suo pregio di condire e di fondere i sapori”, come ha evidenziato Monsignor Ablondi in un suo scritto che fu letto durante la rassegna dello scorso anno in ricordo dell’amato vescovo. Ed i bambini saranno al centro dell’iniziativa guidati da Slow Food e dagli operatori del Museo, parteciperanno ai laboratori del gusto e potranno partecipare a numerose attività didattiche. Assaggeranno pane e olio e conosceranno chi lo produce e dove viene prodotto. Questo per creare un legame più stretto con la nostra bella terra. Ma accanto all’Olio la Provincia di Livorno, il Consorzio Strada del vino e dell’olio Costa degli Etruschi, la Fisar e Slow Food accompagneranno i visitatori con seminari, laboratori, corsi di potatura di ulivi, presentazioni di libri e degustazioni di taglieri. Saranno presenti oltre 60 produttori con i loro prodotti a Km.0, salumi, formaggi, ortaggi e vino e le prelibatezze del nostro mare (tra cui la Palamita, presidio Slow Food). E quest’anno, per la prima volta, sarà ospitata una Regione con i suoi prodotti: la Liguria. Prodotti che i visitatori potranno degustare e acquistare per regalare prodotti della provincia di Livorno per le prossime feste di Natale. Nei giorni 8 e 9 dicembre a Livorno con orario 10-19.30 presso il Museo di Storia Naturale del Mediterraneo, in Via Roma 254. Luca Lischi
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