IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi
Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
16 febbraio 2014
esù ha amato il Padre raccogliendosi nella preghiera, facendo la sua G volontà, annunciando agli uomini la verità che gli aveva affidato, rivelando il suo amore misericordioso, affidandosi a lui. Non presentiamo dunque a nessuna età un Gesù amputato del Padre e dello Spirito Santo; lo deformeremmo in una divinità pagana, privando la novità cristiana del suo mistero inesauribile e della sua fecondità. L’amore trinitario, infatti, mentre ci raggiunge, non ci fa poveri oggetti di amore da parte di un Dio infinito, ma di ognuno un soggetto coinvolto e coinvolgente nell’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Dalla verità del Padre, centrale sul piano teologico ma anche pedagogico, sarà più facile aprire e far capire tutta la fecondità di una comunione che si rivela nella Chiesa: a sua volta fermento di comunione del mondo. E il giovane ha sempre bisogno di scoprire questo profondo e coraggioso rapporto fra Trinità e mondo. (Relazione sulla pastorale catechistica dei ragazzi - 1982)
Verso l’incontro di tutte le scuole con Papa Francesco il prossimo 10 Maggio a Roma.
La scuola dal Papa
Il progetto della CEI a proposito della scuola, perché si torni a considerare il sistema educativo come un bene comune
LINEA di Pensiero di Luca Lischi
Sale della terra ssere sale, per dare sapore. Essere carichi di luce per E portarla ovunque. Essere come lampade accese capaci di individuare anche gli angoli e i margini più nascosti della povertà. Quella povertà silenziosa che non si gonfia, ne urla, ne si manifesta. "Beati i poveri in Spirito" capaci di impiegare ogni sapienza e ogni azione costruttiva per accogliere e rispondere alla povertà. "Beati i miti e i puri di cuore" che ricchi di vita interiore contribuiscono a costruire città più giuste e solidali. Che più sale e più luce siano sparsi. E invadano in modo fecondo i nostri ambienti, le nostre comunità, le nostre città e le sue famiglie. Essere, essere accesi! annuncio del Vangelo è una ’proposta
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intrinsecamente educativa che tende a formare e trasformare le persone parlando alla loro coscienza. Per questo la Chiesa italiana ha voluto dedicare il decennio 2010-2020 all’educazione. La scuola si trova oggi ad affrontare numerose sfide. La presenza sempre più numerosa di alunni provenienti da paesi lontani, lo sviluppo rapidissimo delle nuove tecnologie della comunicazione, l’integrazione degli alunni con disabilità, stanno suggerendo alla scuola di ripensare il proprio ambiente di apprendimento e di aggiornare la propria strumentazione didattica. Queste e tante altre sfide sono spesso viste come difficoltà da affrontare più che come stimoli alla crescita e al rinnovamento. Certo occorrono maggiori risorse materiali per affrontare tanti problemi e cogliere queste opportunità. La crisi economica degli ultimi anni ha impedito che si potesse intervenire come si sarebbe voluto e dovuto fare. Ma la crisi della scuola non dipende da fattori soltanto economici. È una crisi più profonda che chiama in causa la responsabilità di ogni cittadino che si sente convocato e obbligato a contribuire al bene comune, tanto più urgente quanto meno avvertito. Per questo motivo è stato avviato un progetto "La Chiesa per la scuola" con cui la Chiesa italiana vuole testimoniare la propria attenzione al mondo della scuola, guardando ad esso nella sua interezza, scuola pubblica statale e scuola pubblica paritaria, perché tutti i bambini, i ragazzi e i giovani impegnati nel faticoso ma appassionante percorso della propria crescita meritano la medesima considerazione.
L’incontro del 10 Maggio in piazza San Pietro con Papa Francesco rappresenta un’occasione privilegiata di mobilitazione popolare nella forma di una festa insieme. Essa manifesterà a tutti, una volta di più, l’interesse e l’azione della Chiesa per il mondo della scuola, che da Roma ripartirà con rinnovate motivazioni ed energie. La scuola, infatti, è un bene di tutti. Come credenti e come cittadini non possiamo disinteressarcene». È questo il comunicato del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana, diffuso ad inizio anno, per coinvolgere il mondo della scuola, dai genitori agli insegnanti, dai ragazzi al personale non docente, in un progetto di attenzione e promozione del sistema educativo. Il mondo della scuola incontrerà Papa Francesco in Piazza San Pietro a Maggio e l’obiettivo è quello di sensibilizzare all’idea che l’educazione sia parte integrante del bene comune. La manifestazione del 10 Maggio sarà anche un’occasione di preghiera: «Andremo ad ascoltare la voce
del Papa, non certo a rivendicare finanziamenti per la scuola cattolica - ha sottolineato monsignor Nunzio Galantino, Segretario Generale della CEI, nel presentare l’iniziativa - A questo proposito è necessario sgombrare il campo da “un equivoco che non serve a nessuno. In Italia non c’è una scuola cattolica e una scuola laica, ma esiste la scuola pubblica statale e la scuola pubblica paritaria”. Nessuna rivendicazione economica, quindi, anche se non va dimenticato che la scuola pubblica paritaria “fa risparmiare 6 miliardi e mezzo e, quando va bene, riceve non più di 500 milioni all’anno» (Avvenire, 2 febbraio). «Vogliamo lanciare un segnale politico: la scuola non può essere il bancomat da cui, attraverso i tagli, attingere il denaro da sprecare in altre direzioni - ha continuato il presule - Allo stesso modo la scuola non può essere luogo per promuovere ideologismi e non è chiamata solo a dare risposte pronte agli studenti. Non è il prêt-à- porter della vita, ma l’ambiente in cui si offrono gli strumenti critici necessari per mettere il singolo in condizione di affrontare e di abitare in maniera consapevole e sensata questo mondo». Per accompagnare il percorso verso il 10 Maggio è online il sito www.lachiesaperlascuola.it, con materiali, contenuti, iniziative del territorio e indicazioni pratiche. c.d.
UFFICIO SCUOLA E UFFICIO FAMIGLIA
Educare ai «primi passi» Sabato 15 Febbraio alle 17.45 nel salone delVescovado, l’incontro organizzato dall’Ufficio per la pastorale della Famiglia in collaborazione con l’Ufficio Scuola-IRC e l’Ufficio di Pastorale per la Scuola n contadino sta rincasando, dopo il lavoro giornaliero nei campi. La moglie lo attende appena fuori di casa, oltre il cancelletto dell’orto, per mostrare la grande novità: la loro bambina inizia a camminare. La sorpresa del marito è immaginabile ed anche l’ emozione. Abbandona la carriola, va poco oltre, getta disordinatamente il badile sulla verdura germogliata, si accuccia cercando il contatto visivo con la figlia e spalanca le braccia. La sua intenzione è chiara: mostrare alla bimba tutto il suo affetto e incitarla a lasciarsi andare per muovere i primi passi. “Primi passi”(1890) è una scena semplice e familiare, piena di gioia e di vita, descritta con grande maestria e commozione da Vincent Van Gogh, pittore post-impressionista olandese. Ad ispirare l’artista probabilmente non è stata solo la sua esperienza o il suo desiderio di paternità. Non sembra fuori luogo ipotizzare pure un’ispirazione biblica.Van Gogh infatti nella sua giovinezza desiderava a tutti i costi diventare un Pastore, un predicatore della Parola di Dio. La Bibbia è un libro che lo ha sempre affascinato e che lui ha molto studiato. La stessa Bibbia ha ispirato infatti altre sue bellissime opere:“Seminatore al tramonto” (1888) e “Il buon samaritano” (1890).
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L’INCONTRO DI SABATO 15 FEBBRAIO, ORGANIZZATO DALL’UFFICIO PER LA PASTORALE DELLA FAMIGLIA IN COLLABORAZIONE CON L’ UFFICIO SCUOLA-IRC E L’UFFICIO DI PASTORALE PER LA SCUOLA (SALA FAGIOLI-CURIA VESCOVILE-ORE 17.45) si snoderà proprio da una breve lettura iconografica di questo dipinto con tutte le sue suggestioni di colore e di tratto pittorico, per arrivare ad approfondire in forma multidisciplinare alcuni aspetti dell’ atto educativo: la relazione, l’ autorevolezza, la cura dei piccoli, la criticità di essere adulti significativi o genitori, oggi, in un mondo globalizzato, complesso, multimediale. “Famiglia e Scuola, quale con-di- visione? Dagli occhi al cuore, spunti per un progetto educativo” è il titolo dell’ incontro in cui intervengono Monsignor P.Razzauti (rettore del Seminario Diocesano), R.Bruno (ufficio Pastorale per la Scuola), E.Talà (ufficio Scuola-IRC), Antonio e Rita Domenici (ufficio per la pastorale della Famiglia). Le risonanze bibliche del brano di Osea (Os 11,1-4) faranno da sfondo integratore degli interventi dei relatori. Il confronto che si vorrà attivare tra i presenti verterà sulla sfida di ri-quadrare la passione educativa genitoriale, della Chiesa e della Scuola: la pro-vocazione di mettersi in rete, alleati, corresponsabili, per far muovere “i primi passi” alle giovani generazioni, nella diversità dei ruoli ma nella comune fatica progettuale di educarle con fede operosa e speraza vigilante. Enrica Talà - dir Ufficio Scuola
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
16 febbraio 2014
Parrocchie & CO.
di Giulia Sarti
Parrocchia San Luca Alla parrocchia san Luca sono iniziati i corsi di formazione per i giovani animatori del VI vicariato. Il 1° incontro, una Lectio divina su «Abramo:l’uomo della fede», seguita dall’Adorazione Eucaristica, è stato guidato da don Pietro Grajper. Oltre ai formatori della pastorale giovanile della parrocchia, sono intervenuti i ragazzi della giovanile san Luca e un ragazzo di Nugola. Prossimo incontro il 26 febbraio alle ore 21.15, a livello diocesano, con lo psicologo e psicoterapeuta dr. Curti sul tema: «Come comunicare con i giovani d’oggi». Gli altri incontri saranno: Venerdì 21 marzo alle 21.00 e Mercoledì 23 aprile sempre alle 21 alla parrocchia S. Luca (incontri vicariale) E la partecipazione a livello diocesano alle iniziative del Festival della Carità sabato 17 e domenica 18 maggio alle 21.00.
Parrocchia San Jacopo Da Lunedi 10 febbraio, Don Alberto e Don Valerio hanno iniziato a visitare le famiglie della parrocchia in occasione della Santa Pasqua.Sarà possibile consultare il programma settimanale sulla pagina Facebook della parrocchia o direttamente in chiesa.
Parrocchia Ss. Pietro e Paolo
Il 26 e 27 febbraio il Simposio Interreligioso
Come annunciare la fede? l Primo annuncio. Tra «titolo Iafonia e proselitismo» è il del Simposio interreligioso che si terrà il 26 e 27 febbraio prossimi (vedi locandina pag.8). Il Ce.Do.MEI in collaborazione con le altre chiese e comunità presenti sul territorio livornese, propone quest’anno una riflessione sulla trasmissione della fede: «Il rischio, di fronte a cui ci troviamo, è quello di non rispettare le coscienze degli uomini di oggi con nuove forme di proselitismo, creando qualcosa di violento e non rispettando le altre chiese e le altre religioni». Nella prima giornata, nella Sala Fagioli del Vescovado,
affronteranno il tema i professori Paolo Ricca e Germano Marani, mentre il secondo giorno interverranno, don Gino Battaglia, già direttore dell’Ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della CEI, il pastore della Chiesa Valdese di Livorno Daniele Bouchard e il monaco buddista Raffaello Longo mentre nel pomeriggio, nella Sala della Provincia di Livorno, il programma prevede la partecipazione del prof. Antonio Cuciniello, del Presidente della Comunità Islamica di Pisa e del rabbino capo di Livorno Yair Didi. Un’occasione questa, come
quelle presentate negli anni passati, che ha come obiettivo quello di sensibilizzare il territorio non solo della diocesi di Livorno sulle questioni ecumeniche ed interreligiose. Lo studio approfondito delle conoscenze teologiche e dei problemi ecumenici ed interreligiosi fa nascere il dialogo con le Chiese basandosi sempre sulla stima reciproca, sui valori comuni. Il Ce.Do.MEI, attraverso i Simposi e le iniziative che durante tutto l’anno propone, si impegna alla comprensione reciproca tra le realtà ecclesiastiche e all’accoglienza affinché le Chiese diventino «una cosa
sola, un gregge solo» così come desiderato da Cristo; il fine ultimo è quello di far crescere la comunione parziale esistente tra i cristiani e non nella prospettiva della piena comunione. In occasione di questo evento, il Ce. Do.MEI presenterà il nuovo libro, frutto dello studio fatto in occasione del Simposio del 2012 dal titolo «Le religioni e il problema del male». Due giorni di approfondimento dunque, con la speranza e la consapevolezza che il cammino nel dialogo non è ancora finito. m.b.
NELLA SETTIMANA DI DON BOSCO
Giovani: è ora di «connettersi» L’incontro con suor Caterina Cangià, docente della facoltà di scienze della Comunicazione all’Università Pontificia Salesiana di Roma appuntamento che ha aper’Don to le celebrazioni in onore di Bosco, il santo dei giova-
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(nella foto) Orari celebrazioni feriali ore 17.30 - Santo Rosario; ore 18,00 - Santa Messa festivi: ore 09.00 – lodi; ore 09.30 – Santa Messa; ore 11.00 – Santa Messa ogni sabato: dalle 15.00 alle 17.00 – formazione cristiana/oratorio per i ragazzi Giovedì 20 febbraio ore 7,30 il parroco e Giampaolo invitano tutti i donatori della parrocchia a donare il sangue presso il centro trasfusionale di Livorno. Sabato 22 febbraio ore 15,30 presso Istituto «La maddalena» per i ragazzi dell’oratorio festa «dona-azione» a seguire festa mascherata in oratorio. Domenica 23 febbraio giornata del donatore a cura dell’Avis comitato di Livorno. ore 20 cena condivisa c/o oratorio occorre prenotarsi, la cena sarà preceduta da un video. Entro il 28 febbraio 2014 tutte le aree pastorali dovranno aver designato il loro rappresentante per il consiglio pastorale parrocchiale e comunicare i nominativi al parroco.
Anniversari di matrimonio La Messa dell’ultimo Sabato di ogni mese viene celebrata con un’intenzione particolare per le coppie che celebrano l’anniversario di matrimonio in quell’anno. Chi fosse interessato può rivolgersi al parroco.
ni, è una conferenza su un argomento che i giovani li interessa decisamente da vicino: "Connettiamoci … educare con passione e competenza i nativi digitali". L’incontro con suor Caterina Cangià, docente della facoltà di scienze della Comunicazione all’Università Pontificia Salesiana di Roma, ha avuto appunto come scopo l’illustrazione dei rapporti tra giovani, social e media, nonché il fornire un aiuto per meglio capire le potenzialità e i pericoli delle nuove tecnologie nelle quali i ragazzi vivono immersi fin dalla nascita. Prendendo coscienza del fatto che, con l’avvento della tecnologia stiamo vivendo una profonda rivoluzione culturale, non meno di quella avvenuta prima con l’invenzione della scrittura e successivamente della stampa, dobbiamo, alla maniera di don Bosco, avvicinare i giovani amando le cose che essi amano e di conseguenza applicare il famoso carisma preventivo. Ma in quest’ambito, cosa può significare "carisma preventivo"? Significa cominciare presto, cercando di rendersi competenti in materia, capendo la forza di queste nuove tecnologie e, di conseguenza, acquisire un’autorevolezza dalla quale deriverà una modalità relazionale diversa. Dalle indagini fornite dall’Unione Europea risulta che i ragazzi di 14 anni già considerano la posta elettronica un mezzo obsoleto. In un mondo che cambia ad una velocità vertiginosa, i bambini si abituano già dalla primissima infanzia ad usare la tecnologia come una protesi, non tanto come un mezzo in più. Le apparecchiature tecnologiche, che stanno diventando sempre più piccole e portatili, esercitano una profonda influenza sul modo in cui i ragazzi vengono accuditi ed educati, non a caso i bambini che nascono e crescono già immersi in questo mondo vengono definiti "nativi digitali", mentre gli adulti sono gli "immigrati digitali" i quali, loro malgrado, si trovano a subire l’influsso delle nuove tecnologie, spesso tenendo a fatica il passo. La generazione elettronica è un generazione multitasking, capace cioè di fare più cose contemporaneamente, una caratteristica, questa, decisamente dissipante, che non aiuta la concentrazione. È una generazione con la passione per il suono, il quale diventa il barometro che indica i momenti di crescita, come il passaggio dalla fanciullezza alla preadolescenza, durante il quale cambiano i gusti musicali. È una generazione con la passione per la multimedialità, che passa spesso per lo smartphone.
L’uso di Internet comincia già da 8/9 anni e viene usato come fonte di informazione ( ad esempio per le ricerche scolastiche, utilizzando wikipedia, l’enciclopedia a portata di mouse) e di intrattenimento. È una generazione con la tipica voglia di esprimersi e di esibirsi al pari delle generazioni precedenti, ma che diversamente dalle altre ha tutti i suoi contatti sulla rete. Non a caso la malattia del secolo è l’ansia da disconnessione, mentre il sogno del secolo si traduce con un frase "to be always on", cioè essere sempre connessi, aiutati da una tecnologia che, per dimensioni e applicazioni, è sempre più cucita addosso (my media). Ma quali sono le potenzialità ed i rischi di questo mondo effimero e affascinante? La multimedialità è formata da più elementi come suoni, immagini, animazione e testi, i quali coinvolgono cognitivamente stimolando un’area più ampia del cervello rispetto all’esercizio della sola lettura e scrittura, così come emerge dallo studio di alcune TAC. La conoscenza è formata da nodi collegati tra di loro attraverso i link, la struttura dei prodotti è simile a quella del nostro cervello. Inoltre la multimedialità abbraccia altre discipline, come le scienze della comunicazione, basti pensare a siti come Zalando. Grazie alla tecnologia la comunicazione ha subito una rivoluzione radicale: se prima si comunicava 1 a1 o 1 a molti, adesso possiamo comunicare molti a molti contemporaneamente. La potenzialità maggiore deriva dal fatto che tutto lo scibile è gestito dalle applicazioni, quindi è possibile coltivarsi leggendo o guardando dei bei video, giocando con i serious games oppure imparando le lingue straniere attraverso corsi online gratuiti, giusto per fare alcuni esempi. I bambini possono imparare dalle fiabe elettroniche e persino la fede può, e deve, essere trasmessa dai nuovi media, attraverso illustrazioni della vita dei santi o la rappresentazione della via crucis per bambini: utilizzando il linguaggio preferito dai giovani si creano prodotti che veicolano valori. Don
Bosco, che nella comunicazione era eccelso, insegna che prima di tutto è importante la relazionalità: è necessario dialogare con i ragazzi, usando anche le nuove tecnologie, ma soprattutto facendo capire loro che ci stanno veramente a cuore. In un’autentica vita di relazione, la tecnologia occupa sempre il giusto spazio. I problemi si creano quando quest’ultima occupa i modi e i tempi della relazione, allora i ragazzi rischiano di connettersi alla tecnologia e di disconnettersi dalla realtà. Ed i rischi della rete purtroppo sono conosciuti da tutti noi: dagli adescamenti, alla pedo pornografia, alla dipendenza, al cyber bullismo, fino alla perdita della propria identità, i cui contorni perdono consistenza sfumando nel virtuale. La rete offre armi chiamate di "distrazione di massa", armi che rubano un tempo che potrebbe essere più proficuamente impiegato navigando nei nostri cyberspazi interiori … si vede tutto ma si svuota la nostra interiorità. Come agire allora per aiutare i ragazzi a non cadere nelle numerose insidie di una tecnologia che ormai ha preso posto stabilmente nelle nostre vite? Sicuramente è necessario promuovere un uso responsabile dei media, cercare di favore una crescita totale del giovane, su tutti i fronti, mantenere un dialogo sempre aperto e un’attenzione costante che rilevi anche i minimi cambiamenti di abitudini. Inoltre conoscere i loro giochi, finanche a giocare assieme, utilizzare filtri come Davide 2.0, inserire delle password e tenere il Pc in un luogo di passaggio, mai nelle camerette. Ma, soprattutto, è fondamentale dare loro il buon esempio utilizzando noi per primi in modo i responsabile i media e offrendo ai giovani delle valide alternative come ad esempio una bella passeggiata, ricordandoci che sono loro che silenziosamente ci chiedono un aiuto per usare meglio la tecnologia: loro hanno la competenza, noi la saggezza, unendole offriremo loro un grande obiettivo di crescita. Benedetta Agretti
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LA SETTIMANA DI LIVORNO In un negozio che sembra d’altri tempi si tornano ad assaggiare i sapori e si insegna un po’ di ecologia
16 febbraio 2014
Alice Adami nel suo negozio in via di Salviano
arya Majidi, assessore al Lavoro e D alla Semplificazione del Comune di Livorno è stata ospite del Circolo
GIULIA SARTI
arcata la soglia ti avvolge un odore di altri tempi. Quelli in cui non c’erano buste di plastica, scatole di cartone o imballaggi ingombranti, quelli in cui la farina si portava a casa nella carta gialla e lo zucchero in quella omonima. Quelli in cui fare la spesa era un momento di incontro e chiacchiere. Con questa idea in testa, Alice Adami, 30 anni, lasciato dopo un decennio il suo lavoro alla pasticceria Cristiani, ha aperto «Zenzero e cannella», nome evocativo di quello che si può trovare entrando. «Avevo questa specie di sogno da tempo, ma mi mancava una spinta per il salto nel buio». Si libera un fondo proprio in via di Salviano. Archi e travi a vista: sembra fatto apposta per rendere vera la sua idea. Aiutata dai genitori decide e si butta: «Non ho inventato niente di nuovo, ho semplicemente ricostruito quella che un tempo si chiamava drogheria o un vecchio civaiolo». Arredi bianchi in stile rustico che lei stessa ha disegnato, sacchi e barattoli di vetro e il 25
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novembre dello scorso anno apre. Sugli scaffali (in legno massello, ci tiene a precisare) si trovano i legumi lucchesi, le farine della Garfagnana, i sott’olio, le caramelle e tante spezie, la sua passione. «Questo negozio è il riassunto dei miei ultimi cinque anni di viaggi, fatti di sapori e odori, di cucine diverse da scoprire. In Marocco mi sono innamorata delle spezie che ovviamente sono una delle poche cose che non provengono dall’Italia». Per il resto, ogni prodotto, se non biologico, risponde comunque a certi requisiti che Alice controlla recandosi quando può, direttamente all’azienda produttrice. «La Garfagnana è forse la zona che preferisco per i prodotti, l’aria e l’acqua buona fanno nascere cose ottime. Ma la Toscana in generale è una culla di bontà, ad esempio con il miele di Casale Marittimo, le confetture di Casciana o i peperoncini di Bolgheri, tanto per citarne alcune che sono qui in negozio». Da Alice non vanno solo i “fissati” con il biologico, i vegetariani o gli ecologisti, ma gente di tutti i tipi che
Un’agenda della speranza per Livorno sceglie prodotti di qualità. «Le farine e i fagioli vanno di più in assoluto, ma anche lo zafferano e il cardamomo, nonostante siano le due spezie più costose che tengo». Qui trovi anche l’idea originale per un regalo, come è successo a Natale, con confezioni di cesti con tanti piccoli assaggi di prodotti diversi: si può aggiungere un infuso per il tè, il preparato per dolci (buonissimo dice Alice) e si ha un pensiero per tutti i gusti. Alice con il suo negozio voleva riuscire a fare di più: un po’ di educazione all’ecologia: «Non sopporto tutte quelle buste e scatole che contengono i prodotti nei supermercati. Qui uso solo bustine di carta e suggerisco ai clienti di procurarsi barattoli di vetro da poter riutilizzare nel tempo. Se andiamo avanti di
questo passo con gli sprechi, saremo sommersi dall’immondizia!» Cuoca, futura sommelier, artista, Alice aveva tutte le carte in regola perché la sua passione potesse diventare il suo lavoro. Un altro esempio che forse potrebbe dare a qualcun altro la spinta a seguire il suo sogno. «Ci credevo, non mi interessava la crisi, pensavo che se avessi aspettato il momento giusto sarebbe arrivato forse tra dieci anni». Prossimo traguardo? «Ho in mente una produzione in proprio per il confezionamento di spezie e la distribuzione delle mie ricette che finora ho rielaborato e tenute segrete!» Zenzero e cannella è in Via di Salviano 14, se prima volete gustare con gli occhi potete visitare anche la sua pagina Facebook.
Riconoscere i diversi tipi di caffè usando soltanto l’olfatto
Una sfida tutta da giocare a colpi di...naso! imone è arrivato da Spartecipare Cagliari solo per alla gara. Siamo a Livorno, in via Provinciale Pisana alla torrefazione Le Piantagioni del Caffè. Qui, nel 1996, nasce la società che fa conoscere Livorno in tutta Italia: la CSC, Caffè Speciali Certificati che unisce nove torrefazioni italiane per garantire un prodotto di qualità. Come? Mettendoli in contatto diretto col produttore. La Cup Taster è la gara sponsorizzata da CSC e proprio a Livorno lo scorso 4 Febbraio si è svolta una delle semifinali nazionali. Un tavolo, otto serie di tre tazze di caffè, due uguali, una diversa. Due concorrenti che nel minor tempo possibile devono individuarne il maggior numero usando olfatto e gusto. «Quando inizi- racconta Simone- non senti
Darya Majidi spiega il suo operato di assessore
«Valorizzare quello che si ha»
Un po’di zenzero e cannella a questa città DI
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nessun odore, o ti sembrano tutti uguali. Piano piano con l’esercizio e la concentrazione inizi a assaporare le differenze». Vincitore dei 21
concorrenti Leonardo Gessi che insieme a Leonardo Mazzanti, Eleonora Cozzella e Giancarlo Fancellu si sono aggiudicati la possibilità di partecipare alla gara
nazionale il prossimo maggio a Firenze. Da lì, il sogno di volare alla finale mondiale a Melbourne in Australia. Una sfida a colpi di naso, che negli ultimi anni sta riscuotendo
successo in Italia, con un pubblico di intenditori che si fa sempre più vasto. «Non siamo abituati a usare l’olfatto- spiega Enrico Meschini, presidente CSC- per questo non sappiamo neppure descriverlo. Il nostro scopo è quello di promuovere una cultura del caffè e guardando gli ultimi cinque anni, si può dir che qualcosa siamo riusciti a smuovere». g.s.
culturale “Il centro” diretto da Enrico Dello Sbarba che, in apertura dell’incontro, ha spiegato che uno dei compiti che il Circolo si era proposto fin dagli inizi era proprio quello di “dare visibilità” comunicativa agli assessori che svolgono un ruolo importante e significativo nell’offrire risposte ai problemi della città. Darya Majidi, assessore al Lavoro dal 2009 è stata la creatrice dell’azienda Sinapsis e di altre aziende, poi protagonista del progetto “Innovare Livorno” attraverso il quale si voleva sviluppare la competitività del territorio livornese, è stata inoltre l’autrice del “Libro bianco” sulla strategia informatica e ha creato il “Tavolo dell’innovazione” per dare spazio e migliorare la qualità delle aziende livornesi. L’assessore Majidi ha subito precisato “di venire dall’industria e non dalla politica”, laureata in Informatica ha poi conseguito un Master in Economia , proprio perché, a suo parere, il settore informatico operativamente non può essere disgiunto da quello economico. Aveva ricevuto l’incarico di assessore dal sindaco Cosimi al fine di lavorare sulle politiche industriali perché aveva apprezzato la sua attività quando era stata vicepresidente della Confindustria. Si è prodigata ha aggiunto- per creare il “Sistema Informatico Territoriale” ed oggi si può fare quasi tutto “online”. La connessione con le scuole è ormai un fatto compiuto, infatti il 30% delle iscrizioni vengono eseguite on line. Perciò l’informatizzazione non mette in rilievo solo i doveri ma anche i diritti dei cittadini che possono giovarsi del portale di accesso ai servizi del Comune; e qui l’assessore ha elencato alcuni dati significativi: gli accessi dai 7 mila iniziali sono passati nel 2013 a 67 mila, le pratiche svolte direttamente sono progredite da 2 mila a 23 mila, il Comune di Livorno è stato tra i primi ad avere “il timbro digitale” per le pratiche notarili ma -ha dichiarato- “ho fatto fatica a far conoscere queste cose alla città” e in questa occasione il maggior quotidiano livornese non ha certamente brillato per perspicacia. Ci sono ora in città dieci punti di riferimento dotati di wi-fi ed entro Febbraio ne sorgeranno altri quattro per coprire tutte le zone: uno sarà posto nel popolare rione di Shanghay e un altro a Villa Corridi. Dopo due anni ho avuto la delega allo Sviluppo Economico e per questo il concetto di rete è stato portato nelle quattro aree ritenute strategiche: la componentistica auto, il porto, il mondo green, le aziende informatiche. Contro la disoccupazione giovanile è stato creato un portale dove si possono recepire notizie tramite l’Informagiovani, il progetto regionale “Giovani Si” e su altre possibilità d’impiego che approfondiscono le conoscenze del nostro contesto economico, un portale dunque valido non solo per gli studenti ma anche per gli insegnanti che sono così in grado di proporre loro delle soluzioni. Livorno -ha precisato Darya Majidi“è una città che ha vissuto sull’industria pubblica che ha schiacciato ogni possibilità di imprenditorialità”, oggi grazie anche al professor Dario per i giovani è stato realizzato il progetto “Robotica Educativa” e nel “Tavolo dell’innovazione” sono state proposte cose “che il territorio non ha saputo cogliere” questo per dire che anche le aziende legate alla Confindustria non sono state molto attive e presenti. L’assessore ha terminato ricordando che bisogna “valorizzare quello che si ha” ed è sbagliato l’atteggiamento “che tutto deve essere risolto dal Comune” mentre è un fatto che “manchi la voglia del privato di proporre idee e di spendere risorse”, molto spesso ci si trova di fronte alla “mancanza di una collaborazione tra pubblico e privato”. Infine ha ribadito più volte che “bisogna fare un lavoro culturale sui giovani affinché si possa formare una nuova classe imprenditoriale”, madri e padri dovrebbero essere meno protettivi e spingere i propri figli a percorrere strade nuove. Gianni Giovangiacomo
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
16 febbraio 2014
Agenda del VESCOVO
Diocesi informa VENERDÌ 14 FEBBRAIO Nella mattina, udienze laici in vescovado 19.00 Lectio divina in seminario SABATO 15 FEBBRAIO 8.00 pellegrinaggio mensile diocesano al Santuario di Montenero, a seguire S. Messa DOMENICA 16 FEBBRAIO 10.30 S. Messa e cresime di un gruppo di adulti alla chiesa di SantAgostino MARTEDÌ 18 FEBBRAIO Nella mattina, in vescovado, udienze clero 21.00 in occasione della visita pastorale al VI vicariato, incontro con i catechisti alla parrocchia di S. Ranieri a Guasticce MERCOLEDÌ 19 FEBBRAIO 10.00 il Vescovo partecipa all’inaugurazione della mostra anffas, presso la sala degli Archi alla Fortezza Nuova, dal titolo "Perché non accada mai più: ricordiamo" GIOVEDÌ 20 FEBBRAIO 9.30 ritiro del clero a Villa Tirrena 19.00 S. Messa alla chiesa di S. Giulia, in ricordo di don Giussani, organizzata da Comunione Liberazione 21.15 alla parrocchia di S. Andrea, spettacolo commemorazione dal titolo: "Giorno della memoria" VENERDÌ 21 FEBBRAIO Nella mattina, udienze laici in vescovado 21.15 in occasione della settimana per la vita, spettacolo dal titolo "Bene comune" (vedi locandina in pagina), al teatro dei Salesiani SABATO 22 FEBBRAIO Il Vescovo è a Roma in occasione del concistoro per l’ordinazione di nuovi cardinali DOMENICA 23 FEBBRAIO 11.00 S. Messa e cresime alla chiesa di S. Luca a Stagno
Libri da LEGGERE
di Mo.C.
Angele Lieby con Hervé de Chalendar - Una lacrima mi ha salvato.- Ed. San Paolo, pp.160 euro 14,90 E’ il luglio del 2009, Angele Lieby accusa una terribile emicrania e viene ricoverata d’urgenza presso l’ospedale di Strasburgo. I medici non capiscono quale sia la causa del suo malessere e le sue condizioni peggiorano di ora in ora. Scelgono di farla cadere in un coma farmacologico dal quale però sembra non più riemergere. Consideratala in stato vegetativo senza ritorno, i medici si preparano a staccare la spina e informano il marito mentre lei sul lettino, intubata, sembra inerte. Ma non è così: il suo coma è solo apparente e lei è vigile anche se non è in grado di aprire gli occhi e di muoversi. Ascolta e teme che i medici e i parenti prendano la decisione sbagliata così da assistere impotente alla propria condanna a morte. Ma il giorno dell’anniversario delle nozze mentre con i propri figli il marito ricordava la cerimonia nuziale, ecco che una lacrima comincia a sgorgare dal suo viso….Pochi anni dopo il ritorno alla vita di Angele, il giornalista Chalendar, insieme a lei ha deciso di scrivere in questo libro il racconto in prima persona di quei terribili giorni.
PASTORALE GIOVANILE VINCENZIANA venerdì 14 febbraio Preghiera Giovane "Il dono della fortezza" ore 20.00 Casa S. Giuseppe - Quercianella (LI) a seguire, cena frugale sabato 15 febbraio Incontro sulla mondialità - per tutti (vedi volantino) "Usciamo ad offrire a tutti la Chiesa di Gesù Cristo" interverrà don Gino Berto sdb ore 10.00 - 12.30 presso la Parrocchia del Sacro Cuore di Livorno Nel pomeriggio dello stesso 15 febbraio, incontro con i giovani che vorrebbero partecipare all’esperienza missione in Eritrea 2014. L’incontro terminerà nel tardo pomeriggio. N.B. Per chi viene da lontano c’è come sempre la possibilità di rimanere a dormire, è importante comunicarlo quanto prima per organizzare l’ospitalità.
BREVI DALLA DIOCESI
Serra Club LUNEDÌ 17 FEBBRAIO ALLE 18.00 Presso la Sala Fagioli, in vescovado (Via del Seminario 61), don Ivano Costa, vicario generale della Diocesi, terrà una conferenza sul tema “Aspetti della carità nei sermoni di S. Agostino”. L’incontro, aperto a tutta la città, è organizzato dal Serra Club
Cooperatori Paolini SABATO 22 FEBBRAIO ALLE 16.45 Presso le suore Paoline, via Corcos 63 Incontro con don Angelo Colacrai . A seguire Santa Messa
Movimento del Messaggio di Fatima SABATO 22 FEBBRAIO Presso la parrocchia di N. S. di Fatima (Villaggio di Corea- Largo Alfredo Nesi 1) Festa dei Beati Francesco e Giacinta Marto Programma: 15.00 accoglienza dei bambini e ragazzi nella vecchia chiesina con giochi di gruppo 15.30 consegna del fiore bianco e processione fino alla chiesa grande 16.00 in chiesa, racconto della storia dei Pastorelli di Fatima; momento di preghiera; deposizione dei cuoricini con il nome nei Cuori di Gesù e Maria posti all’altare; preghiera di consacrazione dei fanciulli, benedizione e bacio della reliquia 17.00 nella vecchia chiesina, cartone animato, merenda e lancio dei palloncini Saluto e consegna dei libretti dei Pastorelli da colorare
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO ■ LA LETTURA dell’esortazione di Papa Francesco
Una Chiesa in uscita 20. Nella Parola di Dio appare costantemente questo dinamismo di "uscita" che Dio vuole provocare nei credenti. Abramo accettò la chiamata a partire verso una terra nuova (cfr Gen 12,1-3). Mosè ascoltò la chiamata di Dio: "Va’, io ti mando" (Es 3,10) e fece uscire il popolo verso la terra promessa (cfr Es 3,17). A Geremia disse: "Andrai da tutti coloro a cui ti manderò" (Ger 1,7). Oggi, in questo "andate" di Gesù, sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuovi della missione evangelizzatrice della Chiesa, e tutti siamo chiamati a questa nuova "uscita" missionaria. Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo. 21. La gioia del Vangelo che riempie la vita della comunità dei discepoli è una gioia missionaria. La sperimentano i settantadue discepoli, che tornano dalla missione pieni di gioia (cfr Lc 10,17). La vive Gesù, che esulta di gioia nello Spirito Santo e loda il Padre perché la sua rivelazione raggiunge i poveri e i più piccoli (cfr Lc 10,21). La sentono pieni di ammirazione i primi che si convertono nell’ascoltare la predicazione degli Apostoli "ciascuno nella propria lingua" (At 2,6) a Pentecoste. Questa gioia è un segno che il Vangelo è stato annunciato e sta dando frutto. Ma ha sempre la dinamica dell’esodo e del dono, dell’uscire da sé, del camminare e del seminare sempre di nuovo, sempre oltre. Il Signore dice: "Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!" (Mc 1,38). Quando la semente è stata seminata in un luogo, non si trattiene più là per spiegare meglio o per fare segni ulteriori, bensì lo Spirito lo conduce a partire verso altri villaggi. 22. La Parola ha in sé una potenzialità che non possiamo prevedere. Il Vangelo parla di un seme che, una volta seminato, cresce da sé anche quando l’agricoltore dorme (cfr Mc 4,2629). La Chiesa deve accettare questa libertà inafferrabile della Parola, che è efficace a suo modo, e in forme molto diverse, tali da sfuggire spesso le nostre previsioni e rompere i nostri schemi. 23. L’intimità della Chiesa con Gesù è un’intimità itinerante, e la comunione "si configura essenzialmente come comunione missionaria".[20] Fedele al modello del Maestro, è vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura. La gioia del Vangelo è per tutto il popolo, non può escludere nessuno. Così l’annuncia l’angelo ai pastori di Betlemme: "Non temete, ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo" (Lc 2,10). L’Apocalisse parla di "un vangelo eterno da annunciare agli abitanti della terra e a ogni nazione, tribù, lingua e popolo" (Ap 14,6). Prendere l’iniziativa,
coinvolgersi, accompagnare, fruttificare e festeggiare 24. La Chiesa "in uscita" è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano. "Primerear prendere l’iniziativa": vogliate scusarmi per questo neologismo. La comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore (cfr 1 Gv 4,10), e per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva. Osiamo un po’ di più di prendere l’iniziativa! Come conseguenza, la Chiesa sa "coinvolgersi". Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Il Signore si coinvolge e coinvolge i suoi, mettendosi in ginocchio davanti agli altri per lavarli. Ma subito dopo dice ai discepoli: "Sarete beati se farete questo" (Gv 13,17). La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo. Gli evangelizzatori hanno così "odore di pecore" e queste ascoltano la loro voce. Quindi, la comunità evangelizzatrice si dispone ad "accompagnare". Accompagna l’umanità in tutti i suoi processi, per quanto duri e prolungati possano essere. Conosce le lunghe attese e la sopportazione apostolica. L’evangelizzazione usa molta pazienza, ed evita di non tenere conto dei limiti. Fedele al dono del Signore, sa anche "fruttificare". La comunità evangelizzatrice è sempre attenta ai frutti, perché il Signore la vuole feconda. Si prende cura del grano e non perde la pace a causa della zizzania. Il seminatore, quando vede spuntare la zizzania in mezzo al grano, non ha reazioni lamentose né allarmiste. Trova il modo per far sì che la Parola si incarni in una situazione concreta e dia frutti di vita nuova, benché apparentemente siano imperfetti o incompiuti. Il
discepolo sa offrire la vita intera e giocarla fino al martirio come testimonianza di Gesù Cristo, però il suo sogno non è riempirsi di nemici, ma piuttosto che la Parola venga accolta e manifesti la sua potenza liberatrice e rinnovatrice. Infine, la comunità evangelizzatrice gioiosa sa sempre "festeggiare". Celebra e festeggia ogni piccola vittoria, ogni passo avanti nell’evangelizzazione. L’evangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella Liturgia in mezzo all’esigenza quotidiana di far progredire il bene. La Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della Liturgia, la quale è anche celebrazione dell’attività evangelizzatrice e fonte di un rinnovato impulso a donarsi. 46. La Chiesa "in uscita" è una Chiesa con le porte aperte. Uscire verso gli altri per giungere alle periferie umane non vuol dire correre verso il mondo senza una direzione e senza senso. Molte volte è meglio rallentare il passo, mettere da parte l’ansietà per guardare negli occhi e ascoltare, o rinunciare alle urgenze per accompagnare chi è rimasto al bordo della strada. A volte è come il padre del figlio prodigo, che rimane con le porte aperte perché quando ritornerà possa entrare senza difficoltà. 47. La Chiesa è chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre. Uno dei segni concreti di questa apertura è avere dappertutto chiese con le porte aperte. Così che, se qualcuno vuole seguire un mozione dello Spirito e si avvicina cercando Dio, non si incontrerà con la freddezza di una porta chiusa. Ma ci sono altre porte che neppure si devono chiudere. Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale, tutti possono far parte della comunità, e nemmeno le porte dei Sacramenti si dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi. Questo vale soprattutto quando si tratta di quel sacramento che è "la porta", il Battesimo. L’Eucaristia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli.[51] Queste convinzioni hanno anche conseguenze pastorali che siamo
chiamati a considerare con prudenza e audacia. Di frequente ci comportiamo come controllori della grazia e non come facilitatori. Ma la Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa. 48. Se la Chiesa intera assume questo dinamismo missionario deve arrivare a tutti, senza eccezioni. Però chi dovrebbe privilegiare? Quando uno legge il Vangelo incontra un orientamento molto chiaro: non tanto gli amici e vicini ricchi bensì soprattutto i poveri e gli infermi, coloro che spesso sono disprezzati e dimenticati, "coloro che non hanno da ricambiarti" (Lc 14,14). Non devono restare dubbi né sussistono spiegazioni che indeboliscano questo messaggio tanto chiaro. Oggi e sempre, "i poveri sono i destinatari privilegiati del Vangelo",[52] e l’evangelizzazione rivolta gratuitamente ad essi è segno del Regno che Gesù è venuto a portare. Occorre affermare senza giri di parole che esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri. Non lasciamoli mai soli. 49. Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù Cristo. Ripeto qui per tutta la Chiesa ciò che molte volte ho detto ai sacerdoti e laici di Buenos Aires: preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita. Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: "Voi stessi date loro da mangiare" (Mc 6,37).
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Evangelii GAUDIUM
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
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CONOSCIAMO padre Domingo
Tim cup: il concorso a premi per gli oratori
«Ciò che conta è partecipare!» ontinuano le fasi eliminatorie delC la Junior Tim Cup: obiettivo, la finalissima a Roma, allo stadio Olimpico. Per l’occasione, con lo scopo di sottolineare l’importanza delle attività sportive parrocchiali, il CSI Nazionale ha bandito anche un concorso a premi per gli oratori. Quattro squadre di altrettante parrocchie hanno iniziato il lungo confronto per giungere alle fasi regionali e nazionali della competizione promossa in accordo tra CSI e Lega Calcio Serie A: gli “Angel’s”, la squadra bianco azzurra degli oratori di Nugola, Parrana S. Martino e Collesalvetti, la rappresentativa di S. Agostino, il gruppo della parrocchia dei Tre Arcangeli e i ragazzi della Santissima Trinità-Orlando. La prima partita, che domenica 26 gennaio ha visto impegnate le prime due squadre, è terminata con la vittoria degli “Angeli”. «È stata un’emozione fortissima – commenta Francesco Baldaccini, allenatore della squadra di Nugola – abbiamo iniziato con qualche difficoltà, andando subito sotto di tre gol, ma lo spirito di gruppo, la voglia di giocare e la grinta hanno permesso ai miei ragazzi di ribaltare il risultato e di vincere 5 a 4 nel campo della parrocchia di Collinaia. È stata importante anche la risposta del pubblico: ai bordi del campo genitori, nonni e amici degli atleti hanno sostenuto i propri giovani in un clima di serenità e cordialità». Tutto si è svolto nel pieno rispetto delle regole e degli avversari, principi a cui si ispira tutto il torneo e a cui tutto il mondo sportivo dovrebbe rifarsi. Come da regolamento, le fasi del campionato si svolgono nelle città la cui squadra professionista milita nel campionato di serie A. E non solo: come già avvenuto lo scorso anno, le squadre degli oratori partecipanti verranno coinvolte in un pre-gara prima delle partite ufficiali della Serie A TIM, permettendo così ai ragazzi di incontrare i propri beniamini. «Il 10 marzo ci sarà la presentazione ufficiale della Junior Tim Cup a Livorno - spiega Gianni Zanazzi, presidente provinciale CSI - probabilmente nei locali di Nostra Signora di Lourdes, mentre il 16 marzo, in occasione dell’incontro di campionato con il Bologna, si terrà il pre-gara con i giocatori del Livorno Calcio.» Recentemente il comitato nazionale CSI ha proposto un concorso che si svolgerà parallelamente alla Junior TIM Cup, rivolto agli oratori iscritti ai Comitati che, in occasione di una partita, vorranno realizzare, foto, video o commenti per dimostrare che lo “ scontro sportivo” può generare non solo un momento di agonismo, ma una vera e proprio occasione di incontro, amicizia e divertimento che può proseguire anche fuori dal campo, con momenti di aggregazione (pizza, merenda, festa, S. Messa), coinvolgendo in questo progetto ragazzi, genitori, parroci e tutti coloro che vorranno partecipare. «Noi del CSI non vogliamo limitarci semplicemente al calcio – continua Zanazzi – ma vogliamo allargare i nostri principi a tutti gli sport. E, soprattutto, che passi chiaramente il messaggio che ciò che conta è la partecipazione comune, approfittare di tali attività per far emergere rapporti umani profondi, per insegnare ai nostri ragazzi principi forti e saldi, distogliendoli e allontanandoli da illusioni o da brutture della nostra società; e ricordando loro che ciò che conta è proseguire insieme, senza lasciare indietro nessuno.» Tutti i dirigenti e i ragazzi degli oratori possono seguire la manifestazione su www.csi-net.it e comporre dei tweet usando #juniortimcup e #ilBulloèUnaPalla, oppure postare le foto delle gare della Junior TIM Cup o propri commenti sulla pagina SerieATIM di Facebook o su quelle dei CSI provinciali, regionali e nazionali. Fabio Figara
A Livorno dopo l’Albania e il Messico La comunità dei Barnabiti di Livorno si arricchisce di un nuovo confratello «venuto dalla fine del mondo», per dirla come Papa Francesco DI
GAETANO MASTRORILLI
a circa tre mesi la comunità livornese dei Padri Barnabiti ha un nuovo confratello: l’argentino Padre Domingo Pinilla che ringraziamo per la sua disponibilità a concederci questo colloquio.
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biente religioso. Ebbi modo di riabbracciarli dopo circa un anno dalla mia partenza, grazie a una gita a Buenos Aires organizzata dal parroco di Beahia. Fu un bellissimo incontro che ricordo ancora oggi con grande tenerezza». Torniamo alla sua vocazione… «Ho iniziato Il noviziato il 28 dicembre 1990 studiando filosofia e teologia. Fui ordinato sacerdote il 19 ottobre del 1998, nella mia città natale».
Ci racconti un po’ di lei... «Sono nato il 24 settembre 1967 a Beahia Blanca città a circa 500 Km a sud-ovest di Buenos Aires, che si affaccia sull’oceano Atlantico. Sono il quarto di Lei proviene dallo stesdiciassette fratelli e so- so paese di Papa Franrelle. Da piccolo ho im- cesco. Ha mai avuto ocparato a prendermi cu- casione di incontrarlo ra dei miei fratelli più personalmente? mettevo su un latino- della Diocesi. Sono riugiovani, così come fa- «A Buenos Aires Jeorge americano e ho avuto scito a formare un cevano i più grandi con Mario Bergoglio era Ve- ragione». gruppo per la promome. Mia madre è stata scovo della zona più zione della preghiera sempre presente in casa grande della città. Ho Sappiamo che prima di per le vocazioni, la cui e ha saputo portare avuto modo di incon- approdare a Livorno è peculiarità era il pasavanti una famiglia co- trarlo più volte sui stato presso la casa dei saggio della Croce Vosì numerosa. La mia in- mezzi pubblici, talvol- Barnabiti in Albania e, cazionale da una famifanzia è stata spassosa, ta per strada, mentre in precedenza, in una glia a un’altra, di setticon tanta voglia di gio- dialogava con la gente. parrocchia nel Messi- mana in settimana, care, spesso frequen- Una volta in treno lo co… quale testimonianza di tando la parrocchia del vidi seduto in uno «Sì, è vero. Dopo le mie preghiera. mio quarscompar- prime esperienze come Nell’estate del 2010 sotiere, San t i m e n t o sacerdote in Argentina no stato destinato alG i o v a n n i Quarto di ed ebbi e dopo quattro anni di l’Albania. Un’esperienBosco dei diciassette modo di permanenza in Messi- za sfidante, giacché Salesiani, scambiare co, il 25 agosto 2005 non conoscevo la lindove face- fratelli e due paro- mi sono trasferito in gua né, a dire il vero, la vo parte sorelle, da le con lui, Albania, dove sono vis- cultura del luogo. Dudel “movi- piccolo ha a quel suto fino al mese di set- rante i primi mesi, nomento Extempo era tembre del 2013, quan- nostante qualche diffiplorador il imparato a arcivesco- do sono venuto a Li- coltà di comunicazioSalesiano”, prendersi cura vo coa- vorno. In Messico ho ne, mi sono ben adattaequivalen- dei fratelli più diutore di avuto molto da lavora- to. Devo dire che i te al grupB u e n o s re insieme ai gruppi bambini e i giovani sopo Scout giovani, così Aires. Lo parrocchiali in una cit- no stati i miei primi initaliano». come facevano r i c o r d o tadina di circa 30000 segnanti. Ricordo la come una persone. Ho collabora- mia prima Messa in AlCom’è ma- i più grandi p e r s o n a to con i giovani per la bania, nell’offrire il turata la con lui semplice e preparazione di varie Corpo di Cristo ho dosua vocaaperta, co- attività e con i chieri- vuto pronunciare la zione? sì come lo chetti cui ho dato un’a- formula in latino, con formazione sommo stupore dei fe«Non ho ancora capito possiamo percepire og- deguata bene quando è succes- gi in quanto Papa. Ri- per il loro servizio. Mi deli!». so… Ormai ventenne, cordo che in occasione sono dedicato alla pacominciai a frequenta- dell’elezione del nuovo storale vocazionale e Lei è insediato a Livorre la parrocchia dei Vescovo di Roma scom- giovanile nell’ambito no, come detto, dal setBarnabiti di San Roque, dove feci anche parte del coro. I Barnabiti a congregazione dei Chierici Regolari di processioni e delle Quarantore. I principi m’invitarono a conoSan Paolo, altrimenti detta dei Barnabiti, fondamentali della spiritualità dei padri scere il loro seminario fu fondata alla vigilia del Concilio di Trento, barnabiti sono, dunque, la rinuncia al mondo e la casa di formazione nel 1532 da Sant’Antonio M. Zaccaria, con i suoi beni e i suoi valori, con particolare a Buenos Aires. Così acsacerdote cremonese, insieme con Giacomo attenzione alla rinuncia a sé stessi, la vera cettai, nonostante la Morigia e Bartolomeo Ferrari, patrizi milanesi. santità, amando Dio con tutto sé stesso e preoccupazione di non Il suo nome deriva dalla casa-madre dare al prossimo. La vita comunitaria è la aver terminato gli studi dell’istituto, presso la chiesa di San Barnaba caratteristica più peculiare della regola superiori, e mi trasferii di Milano. La spiritualità "paolina" era basata barnabitica, per la quale ogni cosa è soggetta a 700 Km da casa mia». su alcuni punti basilari: la necessità di una a continua revisione comunitaria. Il voto di Cosa ne pensavano i ripresa del "fervore cristiano", riscoprendo il castità è vissuto con impegno e nella ricerca suoi genitori della sua valore del "Crocifisso", segno di purificazione della sincera fratellanza tra i confratelli. La decisione di lasciare la grande e di misericordia divina, il "Crocifisso povertà è tale che il religioso non ha la sua famiglia? vivo", vale a dire l’Eucaristia, dove nella capacità di possedere, l’ha invece la «Erano dubbiosi e piutcelebrazione si fa presente veramente il congregazione. A Livorno i padri Barnabiti tosto preoccupati come sacrificio espiativo di Cristo, e la presenza guidano la parrocchia di S. Sebastiano e tutti i genitori, sopratreale nell’ostia consacrata, il Cristo risorto e sono: padre Giovanni Battista Damioli; padre tutto quelli, come i quindi "vivo" da adorare, ringraziare, Ezio Bertini, padre Giuseppe Motta, padre miei, che non sono implorare, anche con l’esposizione pubblica Domingo Pinilla G.M. molto vicini all’amdell’Ostia consacrata, anche nella forma delle
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tembre 2013. Quali sono le sue prime impressioni sulla comunità parrocchiale? «Non ho ancora preso coscienza piena di questa realtà. Mi auguro che presto avrò modo di stare più a contatto con le persone, magari avviando insieme al parroco progetti di pastorale parrocchiale ben strutturati e basati sulla formazione». Il 25 gennaio scorso, presso la parrocchia di San Sebastiano, si è tenuta un incontro in diretta Web, cui svariate comunità di Barnabiti di tutto il mondo si sono incontrate per celebrare San Paolo. Come giudica le nuove tecnologie alla luce di queste iniziative? «La tecnologia ha una grande potenzialità: nel bene e nel male. L’incontro digitale con i miei confratelli e con le comunità dei Barnabiti di tutto il mondo ha dimostrato quanto la rete favorisca la comunicazione, ma vale la pena di ricordare che talvolta accade l’esatto contrario. Penso ai giovani, quando si ritrovano in un bar per bere un caffè e stare insieme. Molto spesso, troppo impegnati a consultare freneticamente e continuamente il proprio smartphone, essi finiscono per non comunicare affatto tra loro. Un autentico paradosso! Forse i tempi sono cambiati, forse non è nemmeno un problema di tecnologia. Una volta l’unico televisore presente in casa costituiva un polo di aggregazione: oggi abbiamo un televisore per ogni membro della famiglia…» Qual è il suo motto? «Ne ho due… “La vita è bella, ma l’uomo spesso fa di tutto per renderla brutta” e quindi “A buon intenditor poche parole”»
ERRATA CORRIGE Nella tabella della raccolta tappi dell’articolo «Più tappi più acqua!» pubblicato il 2 Febbraio, compare un errore: la quantità raccolta dalla parrocchia della Seton non è 40 kg ma 340. Il Centro Mondialità Sviluppo Reciproco si scusa per il refuso.
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
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I MONACI DI MONTENERO e la chiesa di S. Maria del Soccorso
Ai Monaci, infatti, si deve la costruzione della Cappella «in cornu Epistolae» e il bell’altare,dove si venera la Vergine del Soccorso, che dà il titolo alla chiesa opo l’influenza colerica del 1835 alcuni cittadini livornesi si fecero iniziatori di una pubblica sottoscrizione per innalzare un tempio alla Madonna sotto il titolo del «Soccorso», volendo che rimanesse ai posteri un maestoso ricordo, non solo della bontà della Madre celeste verso la sua città; ma anche la gratitudine dei figli per il beneficio ricevuto. Si formò a questo scopo una deputazione,detta della «patria impresa», che datasi a raccogliere le offerte ed invitando le più cospicue famiglie e le più alte personalità all’accollo di qualche particolare lavoro, il 28 agosto 1836, ebbe la soddisfazione di veder cominciare i lavori sotto ottimi auspici, con la posa della prima pietra, benedetta da Mons.Girolamo Gavi, alla presenza di Leopoldo II, della Granduchessa e di Maria Luisa, sorella del Granduca. Il tempio, alla cui edificazione furono consacrati una ventina di anni, sebbene non manchi di qualche difetto, è forse il più bello certo e il più grandioso di Livorno. Alla costruzione di questo tempio votivo i monaci vallombrosani di Montenero concorsero con offerte così generose, da metterli in prima fila fra tutti gli altri contribuenti all’opera. Ai Monaci, infatti, si deve la
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costruzione della grande Cappella «in cornu Epistolae» che forma un braccio della crociera, compreso il bell’altare,dove si venera la Vergine del Soccorso, che dà il titolo alla chiesa. Il quadretto che ivi si venera venne donato dalla Venerabile Confraternita della Purificazione. Infatti nell’Aprile del 1838 la Patria Impresa inviava al P.Abate di Montenero Don Silvano Gori un manifesto a stampa nel quale si esponeva il progetto e così anche nel settembre 1842 venne inviato un altro manifesto per il proseguimento del progetto all’Abate Don Ferdinando Mattei. Il Capitolo Monastico di Montenero sborsò l’ingente somma di Lire 1000 (moneta Toscana). Ma mentre la fabbrica della chiesa era già a buon punto, il terribile terremoto del 14 agosto 1846 la danneggiò seriamente. Anche in questa occasione fu fatta una raccolta di offerte e vi primeggia la generosità dei monaci di Montenero che stanziarono ben Lire 1500 poi altre 1200 Lire e poi, nel 1854, l’Abate Don Vitaliano Corelli stanziò altre 1400 Lire. Rendiamo grazie al Signore per la generosità dei Monaci Vallombrosani a beneficio di un tempio dedicato a Dio in onore della Vergine Santissima affinchè sempre Ella protegga Livorno.
Santi A MONTENERO
Elisabetta Anna Seton lisabetta Anna Bayley nacque a New York il 28 Agosto 1774 da E genitori cristiani ma non cattolici. Suo padre, Riccardo, era secondogenito di una nobile famiglia inglese, e sua madre Caterina Charlton, figlia di un ministro della chiesa episcopale. Morta la madre, il padre passò a seconde nozze. Sul finire dei 18 anni Elisabetta si fidanzò con William Magee Seton, la fanciulla era piccola di statura ed aveva i lineamenti delicati, la fronte spaziosa e meditativa, grandi e neri occhi, un carattere molto dolce. William (Guglielmo) Seton, dopo aver visitato l’Inghilterra, la Spagna e la Francia venne in Italia e si fermò a Livorno, ospite della famiglia Filicchi, commercianti e banchieri,che erano in corrispondenza con il padre di Guglielmo. Il 25 gennaio 1794 Elisabetta e Guglielmo celebrarono il loro matrimonio nella chiesa episcopaliana della SS.Trinità in New York; da questa santa unione nacquero i figli: Anna Maria, Guglielmo, Riccardo, Caterina, Rebecca.Un dissesto finanziario turbò la vita familiare e il marito si mise all’opera per rimediare a tutto ciò ma non vi riuscì. Inoltre, per la sua malferma salute, gli venne consigliato un viaggio in Italia e così il 2 ottobre 1803 i coniugi Seton partirono da New York per Livorno accolti dalla famiglia Filicchi. Ma Guglielmo Seton morirà alle sette e un quarto del martedì mattina del 27 dicembre 1803, bloccato nel lazzeretto della città, come ordinato dalle autorità per evitare eventuali epidemie portate dalle navi in arrivo. Dopo la morte del marito, Elisabetta venne portata dai Filicchi al Santuario di Montenero e vennero accolti cordialmente dai monaci vallombrosani; assistettero alla Santa Messa, durante la quale, al momento dell’Elevazione, Elisabetta piangeva ed ebbe un fremito di dolore: era il momento di Dio ed Elisabetta credette nella presenza reale di Nostro Signore Gesù Cristo nell’Ostia Santa, convertendosi così alla fede cattolica.
Una flotta protetta da Maria contro i musulmani L’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano e il monumento dei Quattro mori l famoso corsaro Barbaresco Adazieno Despota di Tunisi, soprannominato il terrore del mare, saccheggiava tutte le spiagge del mar Tirreno e portava ovunque morte e desolazione. Cosimo I nel 1541 fece allestire nel porto di Livorno «quattro grosse galere da guerra, che egli aveva fatto costruire negli arsenali di Pisa; e, invocata dai soldati e dal popolo la protezione della Madonna di Montenero, immediatamente le fece partire contro i corsari musulmani; e così,dopo un secolo di lotte, il nostro mare venne liberato dai corsari. Cosimo I volle così fondare il Sacro Ordine Militare di Santo Stefano per la sicurezza del nostro mare; la sede del nuovo Ordine sarebbe stata a Pisa ma la flotta avrebbe dovuto essere stanziata nel porto di Livorno. Il Pontefice Pio IV approvò l’Ordine Cavalleresco ed il 15 marzo 1561 Cosimo I ne diventava il Gran Maestro. Il supremo comando era nelle mani di Giulio de Medici. Nel
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1565 le galere dei Cavalieri di S.Stefano contribuirono a salvare l’Isola di Malta dai Turchi e nel 1573 la flotta rientrò in Livorno dopo aver espugnato Tunisi. Le vittorie del 1606 e del 1616 sono ricordate dal monumento dei «Quattro mori» eretto da Cosimo II in memoria del padre Ferdinando I. Cessata la pestilenza del 1630 Livorno manifestò la sua riconoscenza verso la Madonna di Montenero con l’uso di far suonare la sera le campane delle chiese (l’Ave Maria) e di imprimere in tutte le patenti di sanità l’immagine della Vergine con la scritta: «Attestiamo che parte da questa città e porto, ove per la grazia di Dio, e per la intercessione della Madonna di Montenero, nostra Protettrice si vive in ottima salute». Questa pratica durò fino al 1860. Dal 1646 tutte le navi, che passavano davanti a Livorno, salutavano la Madonna di Montenero con spari di cannoni e di moschetti, e con lo sventolare delle bandiere.
Nell’anno di MARIA
Un tempio del «Soccorso»
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LA SETTIMANA DI LIVORNO