IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi
Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217
l vero dramma delle ditte che chiudono, delle centinaia di persone Idialicenziate non è costituito dal numero; è necessario capire la tragedi un solo uomo messo fuori dal lavoro. La disoccupazione è sempre la tristissima avventura umana di una persona amputata delle sue capacità di offrirsi, anzi rifiutata; è la tristezza che invae una famiglia con riflessi nei suoi rapporti affettivi ed educativi; è un’ulteriore voce di deluzione per tanti giovani che si affacciano alla vita; è provocazione, purtroppo, di reazioni che spesso portano alla emarginazione o alla violenza. Quando i disoccupati vengono penati uno ad uno nella loro triste concretezza di singole persone e famiglie, allora si comprende quanto il lavoro debba essere "sempre rispettato". (1990 a proposito del licenziamento dei 200 occupati alla SICE)
lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
23 febbraio 2014
Capitani coraggiosi Creare lavoro, un lavoro che crea
Progetto culturale diocesano
Il 28 febbraio il Progetto Culturale riporta al centro il tema del lavoro. Nella sede delle Sorgenti della Carità saranno ospiti l’alta tecnologia, gli artigiani, i commercianti e il mondo dell’agricoltura: nuove e antiche strade per riportare lavoro a Livorno
DI
NICOLA SANGIACOMO
l lavoro sarà ancora al centro della riflessione proposta dal Progetto Culturale diocesano: nel prossimo incontro in programma venerdì 28 febbraio verrà affrontato il tema da un punto di vista originale, quello dei capitani coraggiosi. Non basta infatti parlare di lavoro nei termini consueti: disoccupazione che cresce, opportunità che mancano, aziende in crisi che minacciano di tagliare altri posti di lavoro. Occorre avere il coraggio di proporre una nuova cultura del lavoro che sappia affiancare al termine lavoro il verbo creare. Sia nel senso di creare nuove opportunità che oggi non riusciamo ad immaginare, sia in quello di pensare il lavoro come attività che crea dignità, benessere, speranza, futuro. Il lavoro non deve quindi essere inteso solo come la fatica necessaria a produrre i mezzi per sopravvivere, ma come il modo di esistere della persona che le da’ dignità e voglia di migliorarsi. Non tutti sono in grado di immaginare e realizzare iniziative capaci di creare occasioni di lavoro per gli altri: abbiamo allora bisogno di capitani coraggiosi che sappiano sviluppare il proprio talento e rischino nella loro attività a favore del bene comune. E’ questo il senso di un incontro pubblico che si svolgerà il 28 febbraio presso la nuova sede della Caritas " Le sorgenti della Carità " e nel quale interverranno per presentare le loro esperienze l’ ingegnere Roberto Razzauti di Inlinea Srl, suor Raffaella Spiezio, presidente della Fondazione Caritas, e il dottor Simone Ferri Graziani di Coldiretti.
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VENERDI 28 FEBBRAIO ALLE SORGENTI DI CARITA’ incontro promosso dal Progetto Culturale Diocesano si svolgerà Venerdì 28 Febbraio alle 17.30 nella sede delle Sorgenti di Carità (via Donnini 165). La formula sarà quella di un talk show, condotto dal giornalista di Granducato TV Antonello Riccelli. Ospiti saranno: l’ingegner Roberto Razzauti di Inlinea srl, il presidente della Coldiretti provinciale Simone Ferri Graziani e suor Raffaella Spiezio, presidente della Caritas di Livorno. Interverranno anche Andrea Raiano della Lega Consumatori, alcuni rappresentanti di CNA, della Confesercenti, Confartigianato, Confcommercio e Massimo Netti, tecnical manager della Jobson group.
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Con il suo lavoro e la sua laboriosità, l’uomo, partecipe dell’arte e della saggezza divina, rende più bello il creato, il cosmo già ordinato dal Padre; suscita quelle energie sociali e comunitarie che alimentano il bene comune, a vantaggio soprattutto dei più bisognosi. Il lavoro umano, finalizzato alla carità, diventa occasione di contemplazione, si trasforma in devota preghiera, in vigile ascesi e in trepida speranza del giorno senza tramonto: « In questa visione superiore, il lavoro, pena ed insieme premio dell’attività umana, comporta un altro rapporto, quello cioè essenzialmente religioso, che è stato felicemente espresso nella formula benedettina: “Ora et labora”! Il fatto religioso conferisce al lavoro umano una spiritualità animatrice e redentrice. Tale parentela tra lavoro e religione riflette l’alleanza misteriosa, ma reale, che intercede tra l’agire umano e quello provvidenziale di Dio ». (COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA) Nuove tecnologie, artigianato tradizionale e agricoltura come opportunità da cogliere per rilanciare un nuovo modello di sviluppo capace di offrire occasioni di lavoro ai tanti che, anche nel
nostro territorio, sono oggi fuori dal sistema produttivo. Dopo aver affrontato in un primo incontro la prima industria della città, ovvero la realtà portuale, il Progetto Culturale si
propone di allargare l’orizzonte della questione lavoro ad altre realtà che potrebbero risultare decisive nello sviluppo futuro del nostro territorio. All’incontro parteciperanno anche rappresentanti di realtà associative del mondo del lavoro che proporranno il loro punto di vista relativo a questa difficile congiuntura economica. Si tratta di offrire una prospettiva diversa da cui guardare la grave emergenza lavoro che viviamo in questi anni, particolarmente preoccupante per i giovani. Una prospettiva che superi la visione tradizionale che tende a difendere posizioni consolidate ormai in crisi e sappia proporre nuove possibilità di realizzare la propria vita nel lavoro. Una prospettiva che superi la concezione del lavoro inteso come merce da acquistare o vendere per arrivare a concepirlo come relazione tra persone capace di creare benessere, realizzazione personale, dignità.
LINEA di Pensiero di Luca Lischi
Quanto conta essere modesti sageriamo in tutto. Il troppo domina le nostre E esistenze intrise di consumo. Anche troppe parole ricche di significato ormai riempiono le bocche e tanti libri. Non diventano concretezza. Rimangono inoperose e inefficaci. Essere giusti, essere mansueti, essere modesti e semplici non costituisce un bene primario a cui aspirare. Anzi guai essere identificati troppo con questi aggettivi tipici di persone miti. Oggi dominano personaggi arguti e arrivisti che devono cogliere gli attimi di esistenze incerte e fragili. E desiderano correre e basta senza pensare invece che i grandi cambiamenti per il bene delle comunità,richiedono carismi fondati sulla modestia, sul dono, sulla scelta della povertà evangelica. Aspiriamo e preghiamo che "il troppo del Vangelo" penetri le nostre vite affinché siano riempite fino a traboccare, di modestia, di semplicità, di mansuetudine.
UN BLOG PER RESTARE IN CONTATTO
La settimana tutti i giorni ncontri, feste, momenti conviviali, iniziative di preghiera, approfondimenti e molto altro si possono trovare sul blog «La Settimana tutti i giorni» (http://www.diocesilivorno.it/news). Un modo per tenersi in contatto "tutti i giorni" e non solo quando esce il settimanale, un modo per dare visibilità alle tante attività che ogni parrocchia o gruppo mette in campo, un modo per vedere le interviste in video girate dai collaboratori de La Settimana, un modo per guardare gli eventi attraverso le photogallery, ovvero per informarsi su tutto ciò che per motivi di spazio spesso non entra nelle 8 pagine del settimanale. Ogni giorno è possibile trovare qualcosa di nuovo, grazie in particolare all’impegno di Giulia Sarti, che ha aperto una linea diretta con le diverse realtà ecclesiali e attraverso i
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link sui social network, rende partecipi soprattutto i più giovani di tutto ciò che accade in Diocesi. Che dire di più? Fatevi vincere dalla curiosità e cliccate! Ma soprattutto, se volete diventare nostri collaboratori fatevi avanti...a volte basta una foto, un video e qualche riga scritta, anche realizzati con il cellulare, per raccontare attraverso il blog della Diocesi un evento divertente o educativo che vi è capitato. Vi aspettiamo, potreste scoprirvi ottimi blogger.
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
23 febbraio 2014
L’ANNO DEL Giublieo Mariano
Nostra Signora di Pompei ella ricorrenza del 450° N anniversario della proclamazione della Madonna di Montenero a patrona della città, la Diocesi ha indetto " l’Anno Giubilare Mariano" che, iniziato con la festa del Voto, si concluderà l’8 dicembre 2014. Le feste mariane saranno celebrate, oltre che a Montenero, nelle chiese cittadine dedicate a Maria, e in queste chiese, grazie ad una particolare concessione accordata dalla Penitenziaria Apostolica Vaticana, si potrà ottenere "l’Indulgenza plenaria". Si dovranno però seguire alcune prescrizioni: confessione, comunione, preghiere secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. Fra queste chiese giubilari c’è anche quella di Nostra Signora del Rosario di Pompei retta da don Piergiorgio Paolini. La chiesa -ci dice don Paolini- ha da poco celebrato il 50° anniversario di costituzione della parrocchia. Infatti il periodico della comunità "Il Giornalino" ha pubblicato interamente un numero dedicato a questo evento, tra i numerosi scritti ne compare uno della direttrice dell’Archivio storico diocesano, Maria Luisa Fogolari, che ne illustra il cammino dalle remote origini fino ad oggi. Apprendiamo così che l’attuale chiesa sorge su una vecchia chiesina appartenente alla comunità dei Siro-Maroniti e che fu eretta a parrocchia nel 1900 con decreto del Vescovo Matteoli, e nello stesso anno venne introdotta la devozione alla Madonna del Rosario. Per questa occasione si pensò di collocare sull’altare un quadro della Madonna del tutto simile a quello che attualmente si trova nel Santuario di Pompei. Il quadro, ricostruita la chiesa, è oggi collocato alla sinistra dell’altare maggiore e ci sembra rilevante ricordare che nelle vetrate multicolori poste in alto della chiesa, sia a sinistra che a destra, sono riportate le invocazioni alla Madonna. Nella chiesa è poi ben visibile una lapide in cui sono scolpite le seguenti parole: "A gloria di Dio e della regina delle vittorie, sia memorabile il 15 agosto 1921 in cui con decreto di Mons. Giovanni Andrea Masera (era il Vescovo di Colle Val d’Elsa) Amministratore Apostolico della Diocesi di Livorno questa chiesa fu proclamata Santuario di Nostra Signora del Rosario di Pompei, ricorrenza celebrata con solenni feste nei giorni 8-14 maggio 1922, annuente Mons. Vescovo nostro Giovanni Piccioni fra letizia di clero e di popolo". Il 9 giugno 1963 il Vescovo Emilio Guano la consacrò in onore della Vergine del Santo Rosario, ecco il motivo per cui se ne è festeggiato il cinquantenario. Pensiamo che ben pochi livornesi siano a conoscenza che esiste in città questo "Santuario" oltre a quello di Montenero. Al termine dell’incontro don Paolini ci dice di non aver ancora stabilito come organizzare degnamente la celebrazione giubilare e aggiunge che fino ad ora non c’è stata una venerazione eccessiva per la Madonna anche se c’è una presenza consistente di fedeli al momento della "supplica" il 1° maggio e il 1° ottobre, questo giubileo potrà essere dunque "l’occasione per sviluppare il culto mariano in modo più significativo". Gianni Giovangiacomo
La Giornata del MALATO
Nella festa della Vergine di Lourdes
La preghiera che guarisce ra le iniziative proposte per la “Settimana per la Vita” c’è stata anche quella della celebrazione della Festa della Vergine Maria di Lourdes in concomitanza con la 22ª Giornata del malato. Per questo avvenimento nella chiesa dedicata a San Giuseppe dell’Ospedale civile una Santa Messa è stata presieduta dal vescovo Mons. Simone Giusti.
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LE PAROLE DEL VESCOVO Aprendo la celebrazione il Vescovo ha detto che nel giorno della venerazione della Vergine di Lourdes il messaggio che ci viene dato è quello che si può guarire: una guarigione spirituale, una guarigione materiale. Mons. Giusti ha quindi ricordato un incontro da lui avuto recentemente a Pisa con illustri medici tra cui il professor Taddei, il quale ha citato un articolo comparso sulla prestigiosa rivista medica americana “Nature” in cui si portava a conoscenza l’episodio di due pazienti, entrambi ammalati di tumore, per uno dei due si era pregato a lungo e per l’altro no. Il risultato è stato che l’ammalato che aveva ricevuto le preghiere della comunità era sensibilmente migliorato, con questo si veniva a dimostrare “la capacità di guarigione insita nella preghiera”, una potenzialità dunque provata a livello clinico. L’uomo -ha continuato il Vescovo- non è solo un blocco di materia in continua trasformazione ma è dotato anche di un anima. Di fronte ad un miracolo dobbiamo porci la domanda: Come è possibile? Da persone intelligenti dobbiamo cercare di capire il perché, dobbiamo porci le
domande giuste. Dobbiamo anche domandarci se sappiamo amare e se sappiamo donarci, come giustamente diceva Erich Fromm: se non si sa amare si è solo dei disperati; bisogna perciò saper vincere il narcisismo per realizzare veramente noi stessi nell’amore. Nell’omelia, nel commentare il brano del Vangelo sulle nozze di Cana, mons. Giusti ha detto che esso ci fa conoscere il ruolo di intercessione che svolge Maria. Maria che comprende l’importanza della festa interviene su Gesù, Maria ci insegna ad essere dei figli che sempre possono fidarsi del buon Dio. Ci dice che è possibile ottenere la salvezza con la fede, e non dimentichiamoci che la fede -seguendo l’insegnamento di Papa Benedetto- “è un suggerimento alla ragione”. L’acqua cambiata in vino durante la festa è un segno che pochi notano, ma i discepoli vedendo quel segno credettero, la fede perciò si radica nella Parola di Dio ma anche nei “segni” che sono anch’essi opera di Dio. Oggi crediamo anche perché da secoli avvengono dei “segni”, i miracoli, che guariscono i malati: come a Lourdes, come a Fatima, come a Medjujorie, come a Montenero. Questi fatti non sono occasionali, ma perché avvengono? Perché non solo con il nostro cuore ma anche con i nostri occhi possiamo credere. La morte -ha concluso il Vescovo- non si accetta mai, siamo sempre impotenti di fronte ad essa, ma non dobbiamo scoraggiarci perché come credenti davanti a
noi abbiamo sempre l’estate della vita eterna. L’INTERVENTO DELLA DOTTORESSA GUERRINI Nella stessa chiesa è stata poi allestita la proiezione di un video sul tema: “La neonatologia tra accanimento terapeutico ed eutanasia” che è stato illustrato dalla dottoressa Laura Guerrini, neonatologa all’Ospedale di Pisa, che ha precisato di “voler condividere con i presenti la sua esperienza lavorativa”. Sono stati mostrati alcuni pensieri come quello di Elie Wiesel “una volta che si mette al mondo una vita dobbiamo proteggerla” mentre in sottofondo Renato Zero cantava “La vita è un dono”. Sono seguite le diapositive, alcune strazianti, di bambini frutto di gravidanze interrotte per cause diverse prima del parto, di bambini malati, di bambini disabili. Al momento della nascita di bambini nati prima di aver
terminato il tempo normale di gestazione (sono il 35% del totale), non si è in grado di prevedere quello che potrà essere il loro futuro e anche il giudizio di un esperto non sempre ha un esito felice. I genitori che hanno un figlio con problemi “un figlio diverso da quello che avevano sperato” crea grandi difficoltà per quelle coppie che non riescono a trovare persone con cui relazionarsi, anzi molto spesso le persone vicine non danno loro alcun appoggio. Nonostante tutto molti dimostrano un profondo amore indipendentemente dalla situazione clinica: “Tu sei nostro figlio e questo ci basta”. E’ quindi importante per un medico “prendersi cura del neonato e della sua famiglia”. In Olanda ma anche in Inghilterra sono previsti casi di eutanasia, in Belgio si sta introducendo una Legge sull’eutanasia anche in età pediatrica (mentre scriviamo questo articolo abbiamo appreso purtroppo che il Parlamento belga ha approvato questa
Legge). In Italia si parla di sospendere le cure in base alla futura “qualità della vita” e di sospenderle anche per i disabili, ma ci sono persone che malgrado tutto sono state o sono lo stesso felici di vivere, come dimostrano i casi di Christopher Reeve o di Alex Zanardi, o disabili dalla nascita come il fisico Hawking. E’ importante -ha aggiunto la dottoressa Guerrini- che i medici abbiano le idee chiare su cosa fare perché la società in cui viviamo è “materialista e scientista” e la persona “ha un valore relativo” e in definitiva “quello che conta è il bene di quelli che stanno bene”. Il neonatologo ha dunque la grande responsabilità di riscoprire il vero fine della sua professione per accompagnare la vita di tutti i bambini. La dottoressa Guerrini ha terminato ricordando che l’associazione “La quercia millenaria” presta il suo aiuto nell’accompagnare i bambini terminali e loro genitori; il neonatologo deve avvicinarsi al problema con umiltà, compassione, con uno sguardo contemplativo e sempre con rispetto. Gianni Giovangiacomo
L’INCONTRO DEI DIACONI CON MONSIGNOR ANTONIO CECCONI
Come coniugare la Carità e la Giustizia ell’ambito degli incontri di formazione per i Diaconi permanenti, N nei giorni scorsi, presso la parrocchia di Santa Seton, mons. Antonio Cecconi ha tenuto una riflessione sul tema “Come coniugare la Carità e la Giustizia”. Attuale direttore della Caritas della Diocesi di Pisa, mons. Antonio si è da sempre dedicato alla cura di quegli aspetti sociali che riguardano il servizio alla carità e lo studio delle cause che ne hanno determinato un lento ma costante progredire. Carità e Giustizia si coniugano dal momento in cui l’impegno della Chiesa e dei cristiani viene indirizzato, prima che all’assistenzialismo, alla rimozione della cause che hanno creato povertà. Accogliere, assistere, accompagnare i poveri è un’azione che deve essere sempre svolta, ma, in prima istanza, «dobbiamo interrogarci sui meccanismi d’impoverimento e/o di esclusione sociale, sulla crescita di un’iniqua distribuzione della ricchezza e su tutti quei processi politico/economici che generano o accrescono le differenze, che rinforzano il numero degli “ultimi della fila”».
Dopo un’ampia panoramica dal Vecchio Testamento ai documenti del Magistero della Chiesa sul significato del termine “Giustizia”, il relatore si è soffermato a valutare l’impegno attuale della Chiesa a tutti i livelli istituzionali per dare voce a tutte le situazioni d’ingiustizia che in Italia e nel mondo creano povertà. La Costituzione Gaudium et Spes al capito
69 così recita: “i beni della creazione devono essere partecipati a tutti secondo un equo criterio, avendo come guida la giustizia e come compagna la carità”. La Chiesa, nella sua dimensione globale e particolare, deve creare, attraverso percorsi e/o proposte pastorali, una nuova cultura della giustizia e della carità. Al termine della sua relazione mons. Antonio ha posto delle domande che interpellano profondamente le comunità diocesane e parrocchiali: - Quanti e come i termini Carità e Giustizia ricorrono nella nostre predicazioni? - Quanto e come, sono affrontati nella catechesi - Quanto educhiamo giovani e adulti al “senso civico” e alla “carità politica”? - Come sosteniamo intelligentemente/criticamente i cattolici impegnati in politica? - Quanto la nostra spinta missionaria sui nostri territori, il dover-essere di una chiesa che riparte dall’evangelizzazione, hanno come componente stabile e non accessoria la dimensione comunitaria e sociale? Riccardo Domenici, diacono
LA SETTIMANA DI LIVORNO
A COLLOQUIO CON Andrea Raiano e Laura Albertini
Educare e garantire il cittadino
La Lega consumatori anche a Livorno svolge un ruolo significativo nell’educazione e la difesa dei cittadini. L’intervista al Presidente e alla responsabile del settore comunicazione a Lega Consumatori è nata nel 1971. È un’associazione apolitica ed apartitica, costituita su base volontaria e finanziata dalle sole quote associative ed i suoi scopi rientrano fra quelli riconosciuti e protetti dalla Legge 281/98 che tutela i diritti dei consumatori e degli utenti. È un’associazione di ispirazione cristiana che ha, fra le sue finalità, quella di educare ad un consumo responsabile, favorendo specialmente la tutela dell’ambiente, il sostegno al commercio equo e solidale, la sicurezza dei prodotti, la qualità dei servizi, l’equità delle tariffe, la necessità di una adeguata informazione e di una corretta pubblicità, nonché l’accesso ad una giustizia alternativa». L’Associazione a Livorno attualmente si trova presso la sede del Movimento Cristiani Lavoratori sugli Scali D’Azeglio 40 (tel. 880110 – fax 0586 896128) e offre servizi di Difesa degli interessi economici, difesa legale e conciliazioni extragiudiziali, difesa della salute, difesa della sicurezza del cittadino, informazione ed educazione ed opera in diversi settori quali: banche e assicurazioni; problemi con la telefonia; energia elettrica e gas; fisco, diritto di famiglia; giustizia (difensore civico, giudice di pace); tutto quello che riguarda la casa (contratti, condominio, locazioni, compravendite); risparmio e certificazione energetica; pubblicità ingannevole; saldi, liquidazioni e vizi delle cose acquistate; tutela nella prenotazione di viaggi e vacanze; rapporti con la pubblica amministrazione; rapporti con i gestori dei servizi pubblici; truffe su Internet; sicurezza alimentare. «Nel nostro statuto – precisa Andrea Raiano, presidente della Lega per la provincia di Livorno – abbiamo come finalità la diffusione della Dottrina sociale della Chiesa e la tutela della famiglia (facciamo parte del Forum nazionale delle famiglie). Livorno purtroppo vive un momento difficile. La povertà è grande, anche quella culturale, si vivono situazioni di forte indigenza; moltissime persone non riescono a gestire problemi con le bollette, che peraltro mancano assolutamente di chiarezza, restano vittime di truffe, di raggiri o semplicemente non conoscono le leggi, le norme e per questo sono costretti a pagare più del dovuto». «Un esempio sono le centinaia di pratiche di recupero crediti da parte di aziende municipalizzate contro cittadini morosi, che dall’ISEE però risultano nullatenenti – continua Laura Albertini, collaboratrice della Lega - queste sono pratiche le cui spese gravano sulle spalle dei cittadini, ma che non approderanno a niente viste le mancanti risorse delle persone coinvolte. Oppure gli errori nelle bollette delle utenze: ad esempio ci sono persone che stanno pagando il doppio del dovuto, perché non sapevano di dover comunicare all’azienda se sono “residenti” nella struttura indicata». «Il nostro – aggiunge Raiano – è un aiuto alla comprensione e un sostegno alla conciliazione». I servizi offerti dalla Lega sono concessi nel puro spirito di volontariato o con la sottoscrizione di una tessera di sostegno, gli sportelli sono aperti il martedì e mercoledì dalle 16 alle 18 e il venerdì dalle 10 alle 12. La Lega Consumatori vanta circa 50.000 iscritti in 81 province italiane ed è impegnata in iniziative a sostegno di famiglie e di giovani a Recife, Salvador e Tanzania, cui destina metà della quota tesseramento. c.d.
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TOSCANA OGGI 23 febbraio 2014
III
Fondazione Livorno
Presentati i bandi e il nuovo logo ei locali di Fondazione Livorno a cura della N dottoressa Luisa Terzi, Segretaria generale della Fondazione, sono stati presentati i Bandi per la concessione dei contributi per l’esercizio 1° gennaio – 31 dicembre 2014 e nello stesso tempo è stato mostrato agli intervenuti il nuovo logo che la Fondazione si è dotata.
UN PROGETTO ENOGASTRONOMICO E NON SOLO
LIVORNO ALL’EXPO 2015? PERCHÉ NO... asce da un’idea di Andrea Raiano un progetto di rilancio economico e culturale della città, attraverso la riscoperta della tradizione alimentare ed enogastronomica livornese. Il progetto sarà presentato nei prossimi giorni a Firenze all’agenzia Toscana promozione che si occupa di raccogliere e valutare le proposte regionali per la partecipazione all’Expo 2015 a Milano. Il progetto parte dalla constatazione che Livorno rappresenta un unicum nel panorama italiano per la sua storia di accoglienza verso popoli provenienti da tutto il mondo, ed in particolare nei confronti della comunità ebraica, con le sue tradizioni che ancora oggi caratterizzano la cultura cittadina in tutti i suoi aspetti. L’intreccio fra religione e gastronomia ha visto il nascere di piatti quali il cacciucco, il merluzzo e le triglie (alla mosaica) che giustamente portano l’appellativo “alla livornese”. Questi cibi nascono Le tradizioni basa su solide tradizioni come kasher, cioè adatti alstoriche e su plausibili le prescrizioni della reli- gastronomiche prospettive economiche. gione ebraica, ma poi si livornesi ed in tutto il mondo infatti sono diffusi rapidamente uno dei riti religiosi apnella popolazione locale ebraiche alla base partenenti al ramo sefarfino ad essere conosciuti di un possibile dita è conosciuto come in tutta Italia. Non meno rilancio della città rito “livornese”. Non è importanti sono i piatti tiquindi assurdo pensare pici collegati alla tradiziodi far conoscere al monne medio orientale, anch’essa giunta a do l’aspetto alimentare della tradizioLivorno grazie al popolo ebraico. Il ne sefardita livornese. Piatti come il cous cous, la torta di ceci, le roschette cacciucco devono essere parte inte(taralli), sono cibi di grandissima po- grante dell’immagine mondiale di Lipolarità e fondamentali nella cosid- vorno, come il rito religioso in quanto detta dieta mediterranea, nonché con- ad esso strettamente collegato. E’ notati dalla semplicità e povertà degli quindi plausibile pensare ad una Liingredienti. vorno dei sapori e degli odori come «Portare queste tradizioni a Expo 2015 chiave di rilancio dell’economia citta– afferma Raiano - significherebbe sve- dina o addirittura di un volano per il lare a tutto il mondo l’unicità di Livor- ritorno di donne e uomini da tutto il no e della sua cultura enogastronomi- mondo, attratti dal clima favorevole, ca, allo scopo di sviluppare l’economia da una ritrovata cultura dell’accoglienlocale in relazione al turismo, alla ri- za basata sulla conoscenza delle antistorazione e alla produzione agro-ali- che tradizioni che hanno fondato la mentare. Rafforzare a Livorno la cultu- città». ra dell’accoglienza, accompagnandola «E’ chiaro – conclude - che oggi è difficon attività come: cile riproporre quel modello vincente 1. Riaprire le fortezze e destinarle ad che fu il porto franco, ma sta alla claseventi culturali, basati in modo parti- se politica ed economica (locale, regiocolare sull’enogastronomia. nale e nazionale) trovare le opportune 2. Ridare alle cantine e ai fossi la loro intese che possono portare all’emananaturale vocazione, attraverso una to- zione di particolari norme che consentale navigabilità dei fossi e una desti- tano di evitare la fine di una città che nazione delle cantine a locali di risto- sta vivendo un momento di drammatirazione e d esposizione e commercio co declino, ma che ha rappresentato di prodotti tipici. un unicum nel panorama italiano». 3. Formare i ristoratori e gli operatori «Partecipare a Expo 2015 - potrebbe del turismo alla cultura tradizionale li- essere un buon rilancio della città. Un vornese, prevedendo all’uopo appositi evento unico che porterà l’Italia tutta, esercizi con certificazione kasher. con i suoi inimitabili sapori e odori, Favorire esercizi commerciali addetti davanti a una vetrina mondiale che atalla fabbricazione, commercializzazio- tende 20 milioni di visitatori dal vivo, ne e vendita di cibi kasher livornesi migliaia di investitori e centinaia di potrebbe significare diffondere nel milioni di visitatori virtuali. In questa mondo la tipicità livornese (cacciucco vetrina Livorno merita sicuramente un kasher fatto a Livorno al posto del cac- posto di primo piano con il suo mare, ciucco Buitoni ad esempio, magari col- le sue antiche e inimitabili tradizioni, legato a un nome famoso in tutto il la sua cultura e i grandi personaggi che mondo come Modigliani) e inaugura- in essa sono nati o vi hanno trovato re una produzione di vino kasher e un luogo di eccezionale accoglienza. adeguare la produzione agro-alimen- Per realizzare tutto questo sarà fondatare agli standard toscani, nei confron- mentale il contributo delle associazioti dei quali è ora al di sotto». ni e delle istituzioni, nella logica di si«Quello che sembra in apparenza un’i- nergie e del principio di sussidiarietà». c.d. dea visionaria – sottolinea Raiano - si
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I Bandi I Bandi -ha spiegato la dottoressa Terzi- sono due, il primo riguarda il settore “Educazione” e ha lo scopo di favorire l’informatizzazione degli Istituti scolastici attraverso l’acquisto di attrezzature multimediali al fine di sostenere l’innovazione in campo educativo, favorire anche l’integrazione e l’accesso all’istruzione degli studenti stranieri e di quelli disabili a rischio abbandono.Tutto questo in vista di sviluppare una didattica aggiornata e in linea con quelli che sono gli standard europei. Il secondo bando riguarda il settore “Volontariato, filantropia e beneficenza”, il fine che si propone è quello di fronteggiare le situazioni di emergenza abitativa, il deterioramento della situazione sociale, l’aumento delle povertà, cercando forme di collaborazione con vari Enti e Istituzioni locali per coordinare gli interventi in modo da massimizzare l’efficacia dei risultati. Già da tempo -ha aggiunto la Segretaria generale- lavoriamo con varie Istituzioni presenti sul territorio e i nostri sforzi si propongono di venire incontro a quei bisogni sociali che in tempi di crisi sono notevolmente aumentati. Le richieste di contributo, per entrambi i bandi, dovranno pervenire alla Fondazione Livorno – Piazza Grande 23 – 57123 entro il 31 marzo 2014, esclusivamente mediante lettera raccomandata con ricevuta di ritorno, su moduli già predisposti ritirandoli presso la Fondazione oppure scaricabili dal sito internet www.fondazionelivorno.it. Per i settori “Arte”,“Salute” e “Ricerca” -ha continuato la dottoressa Terzi- non sono previsti Bandi specifici in quanto esiste, per questi settori, una programmazione già consolidata nel tempo, si tratta infatti di interventi pluriennali molti dei quali sono in fase di completamento, perciò le risorse finanziarie sono state già in massima parte impegnate. Ma in base al consultivo del Bilancio del prossimo 30 aprile è possibile che siano disponibili delle risorse residue. Per questo motivo, sempre entro il 31 marzo, e con le stesse modalità di partecipazione previste dai Bandi, si potranno inviare delle richieste che saranno valutate nei limiti delle risorse che si renderanno disponibili e nel rispetto degli obiettivi stabiliti dal Documento Programmatico Previsionale. Il nuovo logo La dottoressa Terzi ha poi ceduto la parola a Anna Laura Bachini, titolare dello Studio Altro Verso, che ha curato la progettazione grafica del nuovo logo della Fondazione. La Fondazione Cassa di Risparmi era nata infatti nel 1992 e in occasione della celebrazione del ventennale nel 2012 lo Studio Altro Verso aveva già collaborato con la Fondazione per la realizzazione del materiale pubblicitario di quella manifestazione. Perché il cambio del logo? Perché con l’approvazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze il 29 aprile 2013 la “Fondazione Cassa di Risparmi” è diventata “Fondazione Livorno”.Tutto questo in seguito al fatto che la Cassa di Risparmi di Livorno ha mutato la propria identità confluendo nel Gruppo Banco Popolare, la Fondazione ha acquisito così una propria autonomia non avendo più nessun legame con l’ormai obsoleta Cassa di Risparmi. Il nuovo marchio -ha aggiunto Anna Laura Bachini- è stato il frutto di un lavoro di squadra durato due anni e la genesi del simbolo parte storicamente da quello dell’Accademia dei Floridi del 1797 in cui compare l’operosa arnia delle api e la scritta “Omnia Libant Floridi” che nel 1883 venne cambiata in “Cassa di Risparmi di Livorno” e successivamente in “Fondazione Cassa di Risparmi”. L’attuale logo in continuità con quello precedente, è simboleggiato dall’alveare che dimostra ancora una volta l’alacrità, la sollecitudine, l’accumulo e la distribuzione delle risorse, è stata tolta la complessità pittorica iniziale, sostituita da un simbolo “semplice, ben riconoscibile, pulito e lineare”. La leggibilità del lettering è più funzionale sia nelle piccole come nelle grandi dimensioni, la scritta “Fondazione Livorno” esce dal cartiglio e compare una “effe” virtuale negli spazi vuoti, il logo, da ora in poi viene posto su tutta la modulistica e caratterizzerà l’area “comunicazione” per tutte le iniziative culturali e sociali che verranno programmate dalla Fondazione. Gianni Giovangiacomo
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
23 febbraio 2014
Agenda del VESCOVO
VENERDÌ 21 FEBBRAIO Nella mattina, udienze laici in vescovado 21.15 in occasione della settimana per la vita, spettacolo dal titolo "Bene comune" al teatro dei Salesiani SABATO 22 FEBBRAIO Il Vescovo a Roma, nella Basilica Vaticana, partecipa al concistoro per la creazione di nuovi cardinali DOMENICA 23 FEBBRAIO 11.00 S. Messa e cresime alla chiesa di S. Luca a Stagno LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 21.00 in vescovado, incontro con l’equipe di pastorale giovanile MARTEDÌ 25 FEBBRAIO Nella mattina, udienze clero in vescovado 18.00 in vescovado, incontro con il Centro Missionario diocesano MERCOLEDÌ 26 FEBBRAIO 10.00 Simposio interreligioso in vescovado (vedi locandina in pagina) GIOVEDÌ 27 FEBBRAIO 10.00 Simposio interreligioso in vescovado (vedi locandina in pagina) 16.00 Simposio interreligioso presso la Sala della Provincia di Livorno (vedi locandina in pagina) 18.00 S. Messa in occasione dell’anniversario della Comunità di Sant’Egidio alla chiesa di San Giovanni VENERDÌ 28 FEBBRAIO Nella mattina, udienze laici in vescovado 17.30 presso il nuovo centro Caritas "Sorgenti di Carità"(Via Donnini), incontro dal titolo "Capitani coraggiosi: Nuove strade per il lavoro a Livorno" a cura del Progetto culturale, Interverranno rappresentanti di: Confesercenti, CNA, Confartigianato, Lega Consumatori, Jobson group (vedi locandina pag.8) 21.15 in vescovado, consulta aggregazioni laicali SABATO 1 MARZO 18.00 S. Messa e cresime alla parrocchia del Sacro Cuore (Salesiani) 10.30 S. Messa e cresime alla parrocchia di San Pio X
Libri da LEGGERE
di Mo.C.
Napolitano M.L. - I giusti di Budapest. Il ruolo dei diplomatici vaticani nella Shoà.- Ed. San Paolo, pp.237 euro 16,00 Questo testo curato da Matteo Luigi Napolitano, che si occupa di diplomazia vaticana, di guerra fredda e di relazioni euro-atlantiche, è una piccola storia di Giusti che durante la seconda guerra mondiale, salvarono molti ebrei ungheresi destinati ai lager. Giusti acclarati come tali dallo Yad Vashem di Gerusalemme, ma anche "Giusti nascosti", così considerati da coloro che essi trassero in salvo. Tra molti di questi Giusti si distinsero alcuni diplomatici di Paesi neutrali accreditati a Budapest che nelle loro iniziative, trovarono l’aiuto di gente comune, di credenti e non credenti, e anche di non pochi coraggiosi ebrei. In particolare tra questi Giusti si distinsero due diplomatici della Santa Sede: monsignor Angelo Rotta, nunzio apostolico a Budapest dal 1930 al 1945, e monsignor Gennaro Verolino, uditore nella stessa Nunziatura ungherese dal 1942 al 1945. A questi due uomini l’umanità deve moltissimo. Questo libro vuole essere uno spaccato aperto su un piccolo mondo amico degli ebrei, in cui ogni giorno si scelse, si decise, si agì e magari anche si sbagliò; ma in buona fede e con onore.
Diocesi informa Il messaggio della CEI
Avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica nell'anno scolastico 2014-2015
«Imparare a vivere, per diventare uomini e donne adulti e maturi» ari studenti e cari genitori, anche quest’anno sarete chiamati a decidere se avvalervi o non avvalervi dell’insegnamento della religione cattolica. Si tratta di un servizio educativo che la Chiesa offre alla scuola italiana in conformità a quanto stabilito dall’Accordo del 18 febbraio 1984 che ha modificato il Concordato Lateranense e dalle Intese attuative che negli anni si sono succedute. Nel quadro delle finalità della scuola, cioè aderendo agli scopi educativi che motivano l’esistenza delle scuole di ogni ordine e grado in Italia, l’insegnamento della religione cattolica consente a tutti, a prescindere dal proprio credo religioso, di comprendere la cultura in cui oggi viviamo in Italia, così profondamente intrisa di valori e di testimonianze cristiane. Parlando a un gruppo di studenti, papa Francesco ha ricordato che "la scuola è uno degli ambienti educativi in cui si cre-
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sce per imparare a vivere, per diventare uomini e donne adulti e maturi, capaci di camminare, di percorrere la strada della vita. Come vi aiuta a crescere la scuola? Vi aiuta non solo nello sviluppare la vostra intelligenza, ma per una formazione integrale di tutte le componenti della vostra personalità" (Discorso agli studenti delle scuole gestite dai gesuiti in Italia e Albania, 7 giugno 2013). Sulla scia di queste parole, la Chiesa in Italia vuole ribadire il proprio impegno e la propria passione per la scuola. Quest’anno e lo farà anche in maniera pubblica con un grande pomeriggio di festa e di incontro con il Papa in Piazza san Pietro il prossimo 10 maggio, a cui sono invitati gli studenti, gli insegnanti, le famiglie e tutti coloro che sono coinvolti nella grande avventura della scuola e dell’educazione. Riprendendo le parole del Papa, riteniamo che sia
necessaria una formazione completa della persona, che dunque non trascuri la dimensione religiosa. Non si potrebbero capire altrimenti tanti fenomeni storici, letterari, artistici; ma soprattutto non si potrebbe capire la motivazione profonda che spinge tante persone a condurre la propria vita in nome dei principi e dei valori annunciati duemila anni fa da Gesù di Nazareth. È per questo che vogliamo ancora una volta invitare ogni studente e ogni genitore a guardare con fiducia e con simpatia al servizio educativo offerto dall’insegnamento della religione cattolica. Per rendere tale servizio sempre più qualificato e adeguato alla realtà scolastica, con l’Intesa stipulata nel 2012 tra la Conferenza Episcopale Italiana e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sono stati fissati livelli sempre più elevati di formazione accademica degli insegnanti di religione cattolica, almeno pari a quelli di tutti gli altri insegnanti e spesso anche superiori. Ringraziamo questi insegnanti, oggi in gran parte laici, che con la loro passione educativa testimoniano nella scuola il valore della cultura religiosa, attraverso il cui servizio cerchiamo di venire incontro alle esigenze più autentiche degli alunni che oggi frequentano le scuole italiane, alle loro domande di senso,
alla loro ricerca di una valida guida. Tutto questo è ben espresso nelle Indicazioni didattiche recentemente aggiornate e attualmente in vigore nelle scuole di ogni ordine e grado. In quelle specifiche per il primo ciclo di istruzione si dichiara in maniera impegnativa che "il confronto con la forma storica della religione cattolica svolge un ruolo fondamentale e costruttivo per la convivenza civile, in quanto permette di cogliere importanti aspetti dell’identità culturale di appartenenza e aiuta le relazioni e i rapporti tra persone di culture e religioni differenti". Nella fase storica che attualmente stiamo vivendo il contributo dell’insegnamento della religione cattolica può essere determinante per favorire la crescita equilibrata delle future generazioni e l’apertura culturale a tutte le manifestazioni dello spirito umano. Con questi sentimenti, e confortati dall’elevata adesione fino ad oggi registrata, vi rinnoviamo l’invito a scegliere l’insegnamento della religione cattolica per completare e sostenere la vostra formazione umana e culturale. Roma, 23 novembre 2013 LA PRESIDENZA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
BREVI DALLA DIOCESI
Cooperatori Paolini SABATO 22 FEBBRAIO ALLE 16.45 Presso le suore Paoline, via Corcos 63 Incontro con don Angelo Colacrai . A seguire Santa Messa
Movimento del Messaggio di Fatima SABATO 22 FEBBRAIO Presso la parrocchia di N. S. di Fatima (Villaggio di Corea- Largo Alfredo Nesi 1) Festa dei Beati Francesco e Giacinta Marto Programma: 15.00 accoglienza dei bambini e ragazzi nella vecchia chiesina con giochi di gruppo 15.30 consegna del fiore bianco e processione fino alla chiesa grande 16.00 in chiesa, racconto della storia dei Pastorelli di Fatima; momento di preghiera; deposizione dei cuoricini con il nome nei Cuori di Gesù e Maria posti all’altare; preghiera di consacrazione dei fanciulli, benedizione e bacio della reliquia 17.00 nella vecchia chiesina, cartone animato, merenda e lancio dei palloncini Saluto e consegna dei libretti dei Pastorelli da colorare
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
23 febbraio 2014
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ANCHE DIO PIANGE, CON IL CUORE DI UN PADRE CHE NON RINNEGA MAI I SUOI FIGLI Anche Dio piange: il suo pianto è come quello di un padre che ama i figli e non li rinnega mai anche se sono ribelli, ma sempre li aspetta. E’ quanto ha affermato Papa Francesco durante la Messa presieduta a Santa Marta. Le letture del giorno presentano la figura di due padri: il re Davide, che piange la morte del figlio ribelle Assalonne, e Giàiro, capo della Sinagoga, che prega Gesù di guarire la figlia. Il Papa spiega il pianto di Davide alla notizia dell’uccisione del figlio, nonostante questi combattesse contro di lui per conquistare il regno. L’esercito di Davide ha vinto, ma a lui non interessava la vittoria, “aspettava il figlio! Gli interessava soltanto il figlio! Era re, era capo del Paese, ma era padre! E così quando è arrivata la notizia della fine di suo figlio, fu scosso da un tremito: salì al piano di sopra … e pianse”: “Diceva andandosene: «Figlio mio, Assalonne. Figlio mio! Figlio mio, Assalonne! Fossi morto io invece di te! Assalonne, Figlio mio! Figlio mio!’. Questo è il cuore di un padre, che non rinnega mai suo figlio. ‘E’ un brigante. E’ un nemico. Ma è mio figlio!’. E non rinnega la paternità: pianse… Due volte Davide pianse per un figlio: questa e l’altra quando stava per morire il figlio dell’adulterio. Anche quella volta ha fatto digiuno, penitenza per salvare la vita del figlio. Era padre!». L’altro padre è il capo della Sinagoga, “una persona importante – afferma il Papa ma davanti alla malattia della figlia non ha vergogna di gettarsi ai piedi di Gesù: ‘La mia figlioletta sta morendo, vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva!’. Non ha vergogna”, non pensa a quello che potranno dire gli altri, perché è padre. Davide e Giàiro sono due padri: “Per loro ciò che è più importante è il figlio, la figlia! Non c’è un’altra cosa. L’unica cosa importante! Ci fa pensare alla prima cosa che noi diciamo a Dio, nel Credo: ‘Credo in Dio Padre…’. Ci fa pensare alla paternità di Dio. Ma Dio è così. Dio è così con noi! ‘Ma, Padre, Dio non piange!’. Ma come no! Ricordiamo Gesù, quando ha pianto guardando Gerusalemme. ‘Gerusalemme, Gerusalemme! Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la gallina raduna i suoi pulcini sotto le ali’. Dio piange! Gesù ha pianto per noi! E quel pianto di Gesù è proprio la figura del pianto del Padre, che ci vuole tutti con sé”. “Nei momenti difficili” sottolinea Papa Francesco – “il Padre risponde. Ricordiamo Isacco, quando va con Abramo a fare il sacrificio: Isacco non era sciocco, se ne era accorto che portavano il legno, il fuoco, ma non la pecorella per il sacrificio. Aveva angoscia nel cuore! E cosa dice? ‘Padre!’. E subito: ‘Eccomi figlio!’. Il Padre
rispose”. Così, Gesù, nell’Orto degli Ulivi, dice “con quell’angoscia nel cuore: ‘Padre, se è possibile, allontana da me questo calice!’. E gli angeli sono venuti a dargli forza. Così è il nostro Dio: è Padre! E’ un Padre così!”. Un Padre come quello che aspetta il figlio prodigo che è andato via “con tutti i soldi, con tutta l’eredità. Ma il padre lo aspettava” tutti i giorni e “lo ha visto da lontano”. “Quello è il nostro Dio!" - ha osservato il Papa - e "la nostra paternità" - quella dei padri di famiglia come la paternità spirituale di vescovi e sacerdoti - "deve essere come questa. Il Padre ha come un’unzione che viene dal figlio: non può capire se stesso senza il figlio! E per questo ha bisogno del figlio: lo aspetta, lo ama, lo cerca, lo perdona, lo vuole vicino a sé, tanto vicino come la gallina vuole i suoi pulcini”: “Andiamo oggi a casa con queste due icone: Davide che piange e l’altro, capo della Sinagoga, che si getta davanti a Gesù, senza paura di diventare una vergogna e far ridere gli altri. In gioco erano i loro figli: il figlio e la figlia. E con queste due icone diciamo: ‘Credo in Dio Padre…’. E chiediamo allo Spirito Santo - perché soltanto è Lui, lo Spirito Santo – che ci insegni a dire ‘Abbà, Padre!’. E’ una grazia! Poter dire a Dio ‘Padre!’ col cuore è una grazia dello Spirito Santo. Chiederla a Lui!”. ESSERE CRISTIANI NON È UN PRIVILEGIO, ANNUNCIARE IL VANGELO CON UMILTÀ Annunciare il Vangelo senza approfittarsi della condizione di cristiani. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa a Casa Santa Marta. Il Papa ha svolto la sua omelia a partire dal martirio di Giovanni Battista ed ha sottolineato che, come lui, il
vero discepolo di Cristo segue la via dell’umiltà senza impadronirsi della profezia. Erode fa uccidere Giovanni per accontentare l’amante Erodìade e il capriccio di sua figlia. Papa Francesco ha svolto la sua omelia soffermandosi sulla tragica morte del Battista, narrata dal Vangelo odierno. Giovanni, ha osservato il Papa, è “un uomo che ha avuto un tempo breve di vita, un tempo breve per annunciare la Parola di Dio”. Era l’uomo, ha soggiunto, che “Dio aveva inviato per preparare la strada a suo Figlio”. E Giovanni finisce male la sua vita, nella corte di Erode “che era in banchetto”: “Quando c’è la corte è possibile fare di tutto: la corruzione, i vizi, i crimini. Le corti favoriscono queste cose. Cosa ha fatto Giovanni? Prima di tutto annunziò il Signore. Annunziò che era vicino il Salvatore, il Signore, che era vicino il Regno di Dio. E lo aveva fatto con forza. E battezzava. Esortava tutti a convertirsi. Era un uomo forte. E annunziava Gesù Cristo”. “La prima cosa che ha fatto Giovanni, grande, è annunziare Gesù Cristo”. Un’altra cosa che ha fatto, ha proseguito il Papa, “è che non s’impadronì della sua autorità morale.” Il Papa ha ricordato che gli era stata data “la possibilità di dire ‘Io sono il Messia’, perché aveva tanta autorità morale”, “tutta la gente andava da lui”. E il Vangelo narra che Giovanni a tutti diceva di convertirsi. E i farisei, i dottori vedevano questa sua forza: “Era un uomo retto”. Gli chiedono dunque se fosse lui il Messia. E, in quel “momento della tentazione, della vanità” poteva fare una “faccia da immaginetta” e dire: “Ma, non so...” con una “falsa umiltà”. Invece è stato chiaro: “No! Io non lo sono! Dietro di me viene uno che è più forte di
me, cui io non sono degno di piegarmi per sciogliere i legacci dei suoi calzari”. Giovanni, ha ribadito il Papa, “è stato chiaro”, “non ha rubato il titolo. Non si è impadronito del mestiere”. Questa, dunque, “è la seconda cosa che ha fatto lui, “uomo di verità”: “Non rubare la dignità". La terza cosa che ha fatto Giovanni, ha soggiunto, “è imitare Cristo”. Anche Erode, che lo aveva ucciso, “credeva che Gesù fosse Giovanni”. Giovanni, ha osservato, ha imitato Gesù “soprattutto sul cammino dell’abbassarsi: Giovanni si è umiliato, si è abbassato fino alla fine, fino alla morte”. Anche, ha detto, c’è “lo stesso stile di morte, vergognoso: Gesù come un brigante, come un ladro, come un criminale, sulla croce”: “Morti umilianti. Ma anche Giovanni ha avuto il suo ‘orto degli ulivi’, la sua angoscia in carcere, quando credeva di avere sbagliato, e manda i suoi discepoli a chiedere a Gesù: ‘Ma dimmi, sei tu o ho sbagliato e c’è un altro?’ Il buio dell’anima, quel buio che purifica come Gesù nell’orto degli ulivi. E Gesù ha risposto a Giovanni come il Padre ha risposto a Gesù, confortando. Quel buio dell’uomo di Dio, della donna di Dio. Penso in questo momento al buio dell’anima della Beata Teresa di Calcutta, no? Ah, la donna che tutto il mondo lodava, Premio Nobel! Ma lei sapeva che in un momento della sua vita, lungo, c’era soltanto il buio dentro”. “Annunziatore di Gesù Cristo”, ha aggiunto, Giovanni “non si impadronì della profezia”, lui “è l’icona di un discepolo”. Ma, si è chiesto il Papa, “dove è stata la sorgente di questo atteggiamento di discepolo?”. In un incontro. Il Vangelo, ha rammentato, ci parla dell’incontro di Maria ed Elisabetta, quando Giovanni ballò di gioia nel grembo di Elisabetta. Erano cugini. “Forse – ha detto - si sono trovati dopo alcune volte. E quell’incontro ha riempito di gioia, di tanta gioia il cuore di Giovanni e lo ha trasformato in discepolo”. Giovanni è “l’uomo che annunzia Gesù Cristo, che non si mette al posto di Gesù Cristo e che segue la strada di Gesù Cristo”: “Ci farà bene oggi, a noi, domandarci sul nostro discepolato: annunziamo Gesù Cristo? Approfittiamo o non approfittiamo della nostra condizione di cristiani come se fosse un privilegio? Giovanni non si impadronì della profezia. Terzo: andiamo sulla strada di Gesù Cristo? La strada dell’umiliazione, dell’umiltà, dell’abbassamento per il servizio? E se noi troviamo che non siamo fermi in questo, domandarci: ‘Ma quando è stato il mio incontro con Gesù Cristo, quell’incontro che mi riempì di gioia?’. E tornare all’incontro, tornare alla prima Galilea dell’incontro. Tutti noi ne abbiamo una! Tornare là! Rincontrarci con il Signore e andare avanti su questa strada tanto bella, nella quale Lui deve crescere e noi venire meno”.
dalla CASA
Credo in Dio Padre...
S. MARTA
LE OMELIE DI...PAPA FRANCESCO.........
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
23 febbraio 2014
PARROCCHIE
& Co
di Giulia Sarti
PARROCCHIA SANTA CROCE Festa in maschera dei ragazzi e ragazze Cresima e Cresimati del Vicariato. Presso l’area feste "il Sorbetto" a Castelnuovo Misericordia Giovedì 27 febbraio dalle 18 alle 21.30. Quota di partecipazione 5 euro. Iscrizioni entro dom 23/2. telefono e fax 0586.792089 0586.792089 PARROCCHIA SAN GIOVANNI BOSCO Sabato 22 febbraio appuntamento importante alla Parrocchia di Coteto con il Banco alimentare parrocchiale. Una nuova iniziativa caritatevole per aiutare i bisognosi che quotidianamente si presentano alla Caritas e la Ronda della carità che ogni sera parte dalla parrocchia. L’orario per portare il proprio contributo sarà dalle 9 alle 13 e dalle 15.30 alle 17.30. Sono richiesti: succhi di frutta in brik, zucchero, tovaglioli, merendini, forchette, acqua 1/2 l. PARROCCHIA SS. PIETRO E PAOLO Il Parroco della Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, Padre Gabriele, invita tutti alle iniziative del progetto RUN4LIFE per aiutare il Caritas Baby Hospital di Betlemme. Tra gli eventi, anche quello di GIOVEDI’ 20 alle ore 7,30: tutti al centro trasfusionale di Livorno per un altro gesto importante come la donazione del sangue. Sabato 22 febbraio alle 15.30 presso il teatro dell’Istituto Maddalena, "Dona-Azione" un momento dedicato ai più piccoli con giochi, festa ed attività sul senso del donare e di come aiutare il prossimo con gesti semplici ma importantissimi; l’animazione a cura dell’AVIS. A seguire Maxi merenda e festa mascherata per tutti
In ricordo DI OLIMPIA SGHERRI
Sono viva, come mai lo sono stata M
i è stato detto: «Scrivi qualcosa su Olimpia Sgherri, parrocchiana da anni di S. Sebastiano, tu che l’hai conosciuta già in Trentino, in Val di Non, quando con il P. Luigi Rusnati ha accompagnato un gruppo di giovani per un ritiro spirituale, in mezzo ad alti monti, che invitano a guardare a Dio che è al di sopra dei monti e dei cieli e che "i cieli dei cieli non possono contenere», come disse Salomone nella preghiera di inaugurazione del tempio di Gerusalemme. Olimpia è infatti deceduta il giorno 11 febbraio, festa di Maria SS.ma di Lourdes, chiamata dalla Madonna proprio in una delle sue feste più popolari, propria di chi, come lei, ha amato Maria con la semplicità del popolo che nel rosario ha trovato il modo più semplice di onorare Dio per mezzo di Maria: Anche il suo funerale, nella sua chiesa di S. Sebastiano, è avvenuto accanto alla piccola cappella della Madonna di Loreto, luogo di preghiera silenziosa per i lunghi anni della sua vita, dove ha potuto parlare alla Madre della Chiesa cuore a cuore, come una figlia parla alla propria mamma. Ho accolto l’invito e mi è sembrato logico intessere come un colloquio con Olimpia, anche per dire non quello che tutti conoscono della sua vita, vista dall’esterno, con tutte le sue opere di
Immaginando un dialogo con Olimpia, nei giorni scorsi tornata alla casa del Padre...
carità, quanto invece quanto il Signore Gesù Cristo ha operato usando di lei come un ministro, uno cioè che agisce nel nome di un altro. Le ho detto, con la confidenza con la quale eravamo soliti parlare: Olimpia; adesso che sei morta nel corpo, che hai vissuto il passaggio ad altra vita, come vedi la sorte umana. Ma che dici? Ma che morta? Ma non sai che io sono viva, come mai sono stata nel mondo, dove tu sei ancora, adesso, proprio adesso vivo, e sento di doverti dire quanto Dio per mezzo di me povera donna, piccola e ignorante, ha operato, servendosi di me, nonostante i miei limiti, le mie mancanze, i miei dubbi, e non farmi dire di più ... Olimpia, ma dimmi un poco quello che Dio ti ha spinto a fare, perché ti sei tanto occupata dei più disgraziati, dei malati, degli handicappati, dei prigionieri, dei miserabili, dei moribondi, vicini ormai alla fine della vita in questo mondo. Padre, tu mi costringi a rivelare il mio grande amore; vedi, io non ho cercato di aiutare i fratelli nel dolore, per la sola compassione umana, no! Non mi sarebbe bastato, no! Il mio Signore, Gesù Cristo, mi ha chiamato a consacrarmi tutta a lui, mi ha conquistato, mi ha amato, mi ha abbagliato
col suo amore, e perciò, vedi, come si fa a resistere ad un tale amore? Allora ho ricordato un brano delle lettera di S. Giovanni evangelista, dove dice: "Se uno dice ’io amo Dio’ e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il suo fratello che vede; non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio ami anche il suo fratello". Questo mi ha dato la forza di amare gli uomini, servendo in essi il mio Signore, il mio Amore. Olimpia, non tenermi sulle spine, cos’è che ti ha spinto verso le persone più disagiate? Ti prego, non fare lo gnorri, che hai ben capito. Quando ti senti amato da lui, dal Cristo, conoscendo che per te, per me, per tutti, è morto in croce, come si fa a non amarlo, come rispondere all’Amore se non con l’amore; se Dio non si
può vedere, si può però amare chi è stato creato a immagine di Dio, l’uomo; ho scoperto che potevo amare il mio Dio, amando l’uomo, soprattutto l’uomo più debole e più abbandonato. Ah, adesso ho capito perché sei stata in aiuto ai baraccati, ai malati di aids, ai moribondi, ai perseguitati dal demonio; ecco la vera forza che avevi dentro, era Dio che ti diceva: "Amami nei miei figli uomini". Finalmente hai capito; sei furbo però, mi hai portato a rivelare il mio grande segreto, il mio grande amore; ma ormai non importa più, "tutto ormai deve essere predicato sui tetti". A proposito, cos’ è che ti ha spinto a portarmi con insistenza presso i malati terminali, in varie circostanze, col santo olio degli infermi, per dare il sacramento
dell’Unzione degli Infermi a giovani in percolo di morte, a persone che hanno tentato il suicidio? Tu sei proprio un provocatore! Cristo li voleva salvi, li voleva ancora in questo mondo, perché la loro missione non era compiuta nel mondo; che dovevo fare? L’amore per Dio e per i figli di Dio, gli uomini e le donne, mi pressava a rendere possibile il piano di Dio, e tu che potevi fare, se non rispondere al comando del Signore che vuole la salvezza di tutti, è il tuo compito no? Ma chi ti ha fatto capire che proprio l’Unzione degli Infermi è il sacramento della guarigione dell’anima e spesso anche del corpo? Ma sei proprio tu a chiedermi una cosa simile?! Mi costringi a testimoniare che io stessa ho potuto verificare il beneficio di tale sacramento. Anni fa ero distrutta da un’influenza , restia a ogni farmaco, dopo vari giorni ti chiesi di amministrarmi l’Unzione, per ispirazione della Madonna, tu venisti, me la amministrasti e nel giro di pochi giorni recuperai la perfetta salute. E allora, come non pensare che era un dono per tutti i malati, soprattutto per i casi senza speranza? Grazie, Olimpia, prega per noi, per i tuoi poveri, per la conversione dei peccatori, e per me, povero prete. Caro padre, io pregherò, ma tu che sei ancora nel mondo, datti da fare per la salvezza delle anime! P. G.B. Damioli, barnabita
Fondazione Sacro Cuore e Fondazione Carlo Borromeo: 15 anni a Livorno! ra il 1999 quando la Fondazione Sacro Cuore ottenne il riconoscimento giuridico necessario per gestire la scuola primaria e scuola dell’Infanzia che Le Suore di Domenicane di Santa Caterina Da Siena avevano gestito, in via del pastore nel rione di Ardenza, sin dai primi anni del 900. Nel 2010 la Congregazione delle Suore Domenicane vendette l’immobile di via del Pastore e da quel momento è nato un nuovo corso: La scuola primaria si è trasferita in via Lopez 44.
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PARROCCHIA SANTA SETON Ogni Martedì dopo la S.Messa delle 18 quindi alle 18.30 Un’ora con Franco Caccavale per il corso biblico sul Vangelo di Matteo. Ogni Giovedi dopo la S.Messa delle 18 un’ora di Adorazione Comunitaria. Domenica 23 febbraio, in preparazione alle Elezioni del nuovo Consiglio Pastorale Parrocchiale, ci sarà un’Assemblea sull’argomento. Per l’occasione la S.Messa delle ore 11.00 sarà anticipata alle 10.00. Seguirà un intervento del Prof. Emanuele Rossi docente di Diritto Costituzionale al Sant’Anna di Pisa e a seguire dibattito e accoglienza delle candidature. Nel Pomeriggio alle ore 15.30 Nel Nostro Teatro Filicchi ci sarà una rappresentazione di una commedia di Rossella Falchini "Mamma Son Tanto Felice" Lunedì 24 Febbraio si riunirà il CPP per discutere e relazionare sull’evento di Domenica 23 oltre alle normali attività dell’ordine del giorno.
La scuola dell’Infanzia in via Machiavelli (presso i locali della Parrocchia della Rosa). E’ composta da tre sezioni, con giardino e aule attrezzate. La Fondazione San Carlo Borromeo nasce nel 2004 rilevando la scuola dell’infanzia Santa Margherita Caiani, di via Galilei, gestita da oltre un secolo dalle Suore di Santa margherita di Poggio a Caiano e nel 2006, rilevando la scuola dell’Infanzia e la scuola Primaria e scuola Media gestite dalla Congregazione Maestre Pie Venerini di Via Lopez. Attualmente entrambe le realtà educative sono state sviluppate, rese più adeguate alle esigenze dei bambini e corredate da progetti educativi di alto livello condivisi a livello nazionale con Università e da numerose scuole facenti parte della stessa rete educativa. Le scuole sono caratterizzate da ampi spazi luminosi, grandi giardini e sono dotate da palestra, teatro, aule di scienze, informatica, musica e di biblioteca/lettura. Le Fondazioni sono nate per non disperdere un patrimonio di oltre un secolo di formazione umana e cristiana, che le Congregazioni Suore Domenicane di Santa Caterina da
Siena, Suore di santa Margherita Caiani e Maestre Pie Venerini di Santa Rosa Venerini, hanno portato avanti con tanta cura e tensione missionaria. Inoltre, con l’assunzione di questi impegni, è stato possibile raccogliere la domanda e il bisogno di molte famiglie che hanno potuto così far crescere i loro figli secondo l’educazione desiderata. I carismi partecipati ai Venerabili Santi che hanno avuto questa passione educativa hanno trovato continuità nel carisma partecipato al Servo di Dio Don Luigi Giussani, attraverso i laici che da Lui sono stati raggiunti e ancora oggi educati alla fede e alla responsabilità missionaria ed educativa fino al dono di sé. Lo scopo di ogni Carisma è infatti contribuire all’Opera di Dio per la
crescita umana degli uomini e per la edificazione della Chiesa nel mondo.. Pertanto, pur considerando le gravi difficoltà che tutte le scuole cattoliche attraversano a Livorno come in tutta Italia,considerata la non compiuta legge sulla parità scolastica, i ritardi di corresponsione dei contributi previsti dalle convenzioni in atto e dai sussidi, che mai come in questi tempi hanno raggiunto inadempienze di oltre un anno, le Fondazioni continuano ad operare e ad incontrare l’interesse di molte famiglie che hanno a cuore l’educazione per i propri figli. E’ giusto ricordare che il Sistema Scolastico Nazionale è composto dalla Scuola Pubblica Statale e dalla Scuola Pubblica Paritaria, ma è altrettanto bene ricordare, mentre si celebra un
periodo di quindici anni di presenza, non privo di sacrifici personali e economici, che una giusta ed equilibrata applicazione della legge permetterebbe una sana competizione nel sistema scolastico che non potrebbe altro che favorire un miglioramento di tutto il servizio scolastico educativo. Gli anniversari non sono mai commemorazioni, ma occasioni per dare testimonianza di ciò che può essere ricchezza per tutti. Pertanto è nostra intenzione promuovere alcune iniziative che coinvolgeranno le famiglie che hanno condiviso con noi questi anni e anche occasioni di incontro anche pubblico per consentire a tutti di conoscere l’esperienza e il valore di tutte le scuole paritarie presenti in città. Riccardo Lucchesi
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
23 febbraio 2014
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■ L’APPROFONDIMENTO STORICO a cura di don Luca Bernardo Giustarini
a prima traslazione della Madonna a Livorno (30 marzo-2 aprile 1631) La pestilenza descritta dal Manzoni nei “Promessi Sposi” nel 1630 invase anche Livorno; il Governatore della città Piero dei Medici fece costruire due lazzaretti,uno presso la chiesa dei Cappuccini e uno vicino ad Antignano. Furono emanati provvedimenti di pubblica sanità e i bastimenti dovevano fare la quarantena o all’Isola del Giglio o alla Gorgona. L’osservanza delle leggi di sanità in città era affidata alla Misericordia di Livorno coadiuvata dai Padri Barnabiti e dai Frati Cappuccini.Ma la città era una desolazione e così fu deciso dal Municipio il 12 dicembre 1630 di traslare in città l’immagine della Madonna di Montenero.Intanto tutte le Confraternite salivano a piedi scalzi a Montenero e finalmente la domenica 30 marzo 1631, i Padri Gesuati,custodi del Santuario,accompagnati dai rappresentanti della città,dai confratelli delle varie Compagnie,portarono per la prima volta l’immagine della
L
Madonna in città. La sacra icona fu accolta a Porta Colonnella dall’Arcivescovo di Pisa Giuliano dei Medici,dal clero,dal Governatore,dai militari e dal popolo, che, per via Ferdinanda fu introdotta in città. La sacra icona fu posta sotto il loggiato della Collegiata di San Francesco(oggi Cattedrale). Il 31 marzo la Sacra Immagine
venne portata per tutte la strade della città, e la Vergine Santissima ricevette l’omaggio anche dai condannati ai lavori forzati, dagli schiavi Turchi e dai Mori. Poi la venerata immagine venne riportata a Montenero dal Governatore Piero dei Medici. Cessato il morbo, il Comune, il 27 luglio 1631, rinnovò il voto del 1564, e la Confraternita del
SS.Sacramento e di S.Giulia, nell’aprile del 1632, portò al Santuario una statuetta d’argento raffigurante la Santa Patrona con sotto incisa un’iscrizione latina: “Mariae Virgini-pestem anno 1631-Liburni infestantemdevincienti-ob memoriae aeternam observantiamconfrates-societatis Corporis Christie et S.Juliae Liburnihoc votum dicarunt”; e così fece anche la Misericordia donando una statuetta raffigurante la Misericordia con la seguente scritta: “Insigni beneficio-Deiparae Virgini Montis Nigri-sedata peste anno 1631-Liburni atrociter crassante-in gratiarum actioneMisericordia confrates-d.d.anno 1632”. Purtroppo quando vennero soppressi i Padri Teatini tutti questi doni sparirono.
Alcune CURIOSITÀ I CORSARI TURCHI ASSALGONO IL SANTUARIO DI MONTENERO ell’anno 1575 i Corsari Turchi,sbarcati sulla spiaggia in prossimità dell’Ardenza,guidaN ti da un rinnegato del posto, si diressero verso Montenero per depredare il Santuario e portare via la Sacra Immagine e condurre via prigionieri i Padri Gesuati,custodi del Sacro Tempio. Ma mentre salivano il monte,in vicinanza del Santuario, i Corsari Turchi divennero improvvisamente ciechi,si smarrirono e andarono qua e là girovagando,vennero quindi facilmente raggiunti dai Livornesi che erano accorsi in aiuto al Santuario e fattili prigionieri, li condussero nelle prigioni di Antignano e Livorno.Quato avvenimento indusse il duca Cosimo a fortificare Antignano per difendere meglio le spiagge tra Antignano e Livorno. Il duca Cosimo affidò al Capitano Raffaello Guerrazzi di Castelfranco il progetto di fortificazione di Antignano.
LA GUARIGIONE DEL FIGLIO DEL BEY DI TUNISI el mese di gennaio del 1821 il figlio del Bey di Tunisi venne a Livorno per curarsi una N ferita mortale riportata in guerra.La ferita fu giudicata inguaribile,e perciò fu decisa l’amputazione della gamba.In questo tempo,avendo,da un infermiere cristiano,sentito parlare molto della Miracolosa Immagine della Madonna di Montenero, e delle grazia che faceva a chi la invocava,si sentì nascere in cuore tanta fiducia che promise che,se fosse stato guirito,avrebbe mandato un voto al Santuario.Il principe turco guarì e il 29 gennaio 1821, il figlio del Bey,mandò al Santuario una gamba d’argento del peso di due libre.
IL FUTURO PAPA LEONE XIII
Il Cardinale Gioacchino Pecci a Montenero ome nel corpo umano le diverse «determinano Cmembra s’integrano fra loro e quelle relazioni armoniose che giustamente viene chiamata simmetria, allo stesso modo la natura esige che nella società le classi s’integrino fra loro realizzando, con la loro collaborazione mutua, un giusto equilibrio». Leone XIII Vincenzo Gioacchino Pecci nacque il 2 marzo 1810 a Carpineto Romano (che a quei tempi faceva parte del Primo Impero francese) da Ludovico Pecci e Anna Prosperi Buzzi. Tra i fratelli vi fu il cardinale Giuseppe Pecci e il conte Giovanni Battista Pecci. La famiglia apparteneva alla piccola nobiltà rurale. Il padre era commissario di guerra e colonnello. Già in gioventù Vincenzo Gioacchino Pecci si segnalò quale ragazzo dotato con una particolare predilezione per lo studio della lingua latina. Egli fu allievo del collegio dei gesuiti di Viterbo e studiò teologia presso il Collegio Romano. Nel 1837 fu ordinato sacerdote. Nel 1838 fu inviato quale delegato papale a Benevento, città appartenente allo Stato Pontificio. In seguito, con la stessa funzione fu mandato a Perugia. Nel 1843 papa Gregorio XVI lo nominò arcivescovo titolare di Damiata; la cerimonia si svolse in San Lorenzo in Panisperna. Dopo essere stato inviato nel 1843 quale nunzio in Belgio – esperienza giovanile
che gli lasciò una particolare predilezione per il mondo francofono, la cui stampa egli leggeva regolarmente. Tuttavia il suo sostegno all’episcopato belga, che si trovava in conflitto col governo in merito all’istruzione giovanile, gli causò la richiesta alla Santa Sede di allontanamento da parte di re Leopoldo I, che naturalmente dovette essere accettata. Il 19 gennaio 1846 fu nominato arcivescovo ad personam di Perugia. Nella città umbra Pecci restò dal 1846 al 1877, ossia per più di trent’anni, nonostante in quel periodo fosse stato nominato cardinale, in questi anni, nonostante i difficili rapporti col nuovo stato italiano, realizzò nel territorio diocesano oltre cinquanta chiese (dette chiese Leonine) ed altri edifici. Fu nominato cardinale nel concistoro del 19 dicembre 1853 e successivamente camerlengo di Santa
Romana Chiesa, dopo la morte del cardinal segretario di Stato Antonelli. Il 20 febbraio 1878 fu eletto papa, all’età di 68 anni, come successore di papa il Beato Pio IX dopo un conclave di soli due giorni, il primo dopo la fine del millenario potere temporale dei papi. Per ben due volte il Cardinale Pecci ha visitato e celebrato la Santa Messa nel Santuario della Madonna di Montenero.
Nell’anno di MARIA
La prima traslazione della Madonna
VIII
TOSCANA OGGI 23 febbraio 2014
LA SETTIMANA DI LIVORNO