Bollettino 2018

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DIOCESI DI TEGGIANO -POLICASTRO

BOLLETTINO DIOCESANO Organo ufficiale per gli atti del Vescovo e della Curia

Gennaio-Dicembre 2018



VESCOVO



COMUNICATO La divulgazione di notizie riguardante i comportamenti scandalosi di alcuni membri del clero di molte diocesi del Mezzogiorno, addolora in maniera grave la nostra comunità diocesana. La consegna del dossier da parte della Curia di Napoli permetterà di prendere visione delle responsabilità e le necessarie iniziative canoniche che la Santa Sede stabilisce in questi casi. Nel frattempo non possiamo non esprimere la vicinanza alle comunità turbate e preoccupate di fronte al rischio di vedere vanificata una consolidata esperienza di fede e di cultura religiosa che da sempre ha contraddistinto questa terra. Ci sta a cuore altresì riaffermare e riconoscere l’opera meritoria di moltissimi nostri sacerdoti che nella quotidiana fedeltà alla loro vocazione e alla loro missione hanno scritto pagine di memorabile tradizione. Ancora oggi i nostri sacerdoti incidono in maniera notevole e creativa nel tessuto vitale delle nostre comunità, con un’attenzione spiccata verso le istanze educative, sociali, e familiari. Ad essi va il grato riconoscimento, e per questa generosa offerta di sé stessi le nostre comunità non si sentano tradite! Incombe l’obbligo anche di riconoscere sbagli, errori, opache testimonianze, e richiesta di perdono; perciò con la fermezza che ha ispirato sempre i percorsi e le decisioni, riaffermiamo come Chiesa la totale disponibilità a intraprendere le decisioni e le sanzioni canoniche per un necessario cammino di purificazione vissuto con profonda attenzione alle denunce e con sensibile cautela verso possibili false accuse. Il Vescovo, il presbiterio diocesano, gli operatori pastorali, lavoreranno per riportare la bellezza della fedeltà sul volto della nostra chiesa. La certezza del comune servizio alla verità del Vangelo rafforzi i nostri vincoli ecclesiali. 1 marzo 2018 + P. Antonio De Luca Vescovo di Teggiano-Policastro

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SANTA MESSA DEL CRISMA Omelia Cattedrale di Teggiano 28 marzo 2018 Cari figli della Chiesa di Teggiano-Policastro, entriamo con la liturgia della Messa crismale nel Mistero del nostro Maestro e Signore e con Lui per l’opera dello Spirito ritorniamo al Padre, celebrando con tutto il cuore il nome e il Sacerdozio di Cristo, dono fatto alla Chiesa e al mondo. La liturgica di questi giorni della settimana santa ci accompagna verso la realtà quotidiana, verso il riconoscimento delle nostre fragilità, dei nostri errori, delle nostre mancanze, non per spegnere lo spirito, ma per rinnovarlo con l’unico Perdono che salva il cuore: Cristo! La liturgia due volte ci ha fatto sentire l’annuncio messianico del Cristo: Isaia e Luca riportano da due prospettive, l’una profetica, l’altra apostolica la realtà di Cristo “Lo Spirito del Signore è sopra di me. Per questo mi ha consacrato con l’unzione”. Tutti noi sappiamo quanto importante sia l’elezione, la chiamata e la consacrazione del profeta, del sacerdote e del re, celebrata con una unzione, a sigillo della preferenza del Padre. Ogni unzione porta in sé un significato cristologico, ecclesiologico e soteriologico, tutto è dono dell’azione permanente dello Spirito. L’unzione dell’antica alleanza - come insegnano i Padri - erano celebrate in vista dell’avvento del Messia… come ogni uomo, scelto e consacrato da JHWH ha in sé un annuncio messianico. Così la vicenda di Samuele, Davide, Eliseo, …Con l’accadere di Gesù si parlerà di Colui che l’ha ricevuta per sempre, ovvero l’Unto di Dio, il Cristo! E le altre unzioni sono fatte in vista della conformazione alla sua sofferenza e alla sua morte. Ogni unzione è atto del Cristo e ogni atto del Cristo è un’unzione del popolo: leggiamo così tutti i suoi miracoli, i suoi discorsi, i suoi gesti. E quest’unguento ha un profumo: la carità! Mentre la morte e il peccato mandano cattivo odore, questa Unzione di Cristo profuma tutta l’umanità con la carità. E Cristo mentre parla unge di misericordia la Samari-

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tana, mentre piange Lazzaro unge di resurrezione, mentre prega unge di perdono gli apostoli. E se scendiamo ancora di più nella profondità dell’unzione, come un’azione che penetra nella profondità della carne e dell’essere, Egli unge di misericordia l’umanità perché dona sé stesso per i peccatori, così la donna perdonata ricambia con la sequela, Zaccheo con la conversione, Pietro e Paolo con il martirio. L’agire di Cristo è una unzione che consacra peccatori per la santità. “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma gli ammalati”. E Cristo è venuto per guarire e giustificare chi era perduto. Ecco allora che la testimonianza di Cristo nella sinagoga diventa azione continua e permanente dello Spirito nella Chiesa. Come il Cristo passava e sanava chi era caduto, così la Chiesa continuamente oggi Unta dal Suo Signore, nel corpo e nello Spirito, genera vita e salute nel mondo! Il Cristo nella sua vita terrena ha camminato sotto l’azione dello Spirito. L’Evangelista Luca compone – come sapete – tutto il suo racconto e gli atti - sull’azione che lo Spirito permanentemente compie verso la missione del Cristo, e con Lui verso la Chiesa apostolica. Dunque, il Cristo, l’Unto del Padre è Colui che ha lo Spirito. La Chiesa, Unta dall’opera del Cristo, possiede in maniera indefettibile questo stesso Spirito, senza il quale si ridurrebbe ad una mera organizzazione umana. Ed è la realtà viva e pulsante dello Spirito in noi, che genera comunione in Lui e fraternità tra noi. Chiediamoci come viviamo questo mistero nella nostra vita? Sappiamo e sentiamo che c’è uno Spirito che ci guida nel compiere le opere del Figlio, nel santificare con i Sacramenti questa nostra umanità? Certamente possiamo sentire il peso umano della fatica, ma sentiamo anche la grazia che ci spinge dall’interno in avanti verso il Regno. Così anche le nostre comunità ricevono continuamente la forza dello Spirito che è in azione: negli ospedali dove accanto al malato ho trovato un cristiano a dare conforto, un professore fuori la porta di una classe a dare speranza a un giovane; ho visto preti inginocchiati alle sofferenze dei profughi e al capezzale delle fragilità, pronti ad ungere di Speranza ai questa umanità; ho visto catechisti spinti dal desiderio di evangelizzare i lontani e genitori appassionati per la formazione dei propri figli…ecco perché siamo un popolo messianico! Abbiamo lo Spirito, andiamo avanti! Ho visto il bene e perciò ho riconosciuto lo Spirito in azione. Ecco perché dico con forza: Rialziamoci, andiamo! Prendiamo di nuovo il largo nella forza dello Spirito!

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Lo Spirito ci ha consacrati per il ministero nella Chiesa! Apparteniamo a Cristo, non più a noi stessi. Non abbiamo più un tempo per noi stessi, ma tutto il nostro tempo è un kairòs di Cristo: a Lui, appartengono i secoli, il tempo e la storia. Non abbiamo più dal battesimo e ancor più dall’ordinazione un tempo nostro distinto da quello di Dio. Non abbiamo un servizio a tempo determinato, ma ormai, indeterminato ovvero esteso nello spazio e nella intensità verso l’Eterno! “Qual è il nostro fine se non arrivare al Regno che non ha fine?” (Agostino cf. La città di Dio, XXII, 30, 5). Come l’ora di Cristo è l’ora della Croce, così la nostra ora quotidiana serve a purificarci per essere nella sua ora strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano”. Questa è l’ora della nostra salvezza da condividere con i fratelli! Ricordiamoci come quella unzione di Cristo ha generato sempre novità: ogni gesto, ogni parola del Consacrato ha reso nuove tutte le cose: il lavoro, lo studio, la famiglia, l’amicizia, l’amore. La stessa unzione ci permette di essere guaritori fragili di questo mondo, nell’umiltà e nell’abnegazione. Impariamo a consumare il nostro tempo per le novità dello Spirito! Aiutiamoci tutti presbiteri e diaconi e religiosi e laici a “perdere tempo”, perdere noi stessi per Cristo, per avere parte alla sua eredità nel Regno. Un giorno siamo stati presi dallo Spirito mentre sentivamo la voce del Figlio. Da allora abbiamo compiuto un cammino di crescita e di sequela che ci ha resi capaci – per sua grazia – di dare vangelo. Come il nostro Maestro camminava di villaggio in villaggio portando il Regno, così noi popolo profetico portiamo buone notizie. E la più bella notizia, la principale, che possiamo ancora portare al mondo è l’Amore! Quando le nostre relazioni sono svuotate dai morsi dell’egoismo e delle piccole soddisfazioni personali che mortificano il Bene Comune, lo Spirito ci aiuti a ridare Amore-Misericordia! Nelle comunità dobbiamo far risuonare l’annuncio gioioso del Vangelo! Non possiamo dare ancora un annuncio timido o stanco, peggio ancora della sfiducia e dell’abbandono: “Non spunti né cresca alcuna radice velenosa in mezzo a voi, che provochi torbidi, così che molti ne siano infettati; non vi sia nessun fornicatore e nessun profanatore” (Eb 12, 15-16). Nelle nostre chiese devono risuonare – da oggi - parole di giubilo e non di lamento, si speranza e non di morte, di vittoria e non di sconfitta. Lo Spirito vince sul nostro peccato e la Speranza risorge. Vi prego, non lasciatevi rubare la Speranza del Vangelo!

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Lo Spirito ci ha unti per proclamare la liberazione! Come può un uomo legato al peccato parlare di libertà? Se il Cristo vi libera, sarete davvero liberi!” (Gv). Dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà! (Paolo) Come può un cristiano, un ministro ferito dal male proclamare il bene? Se dipendesse solo da lui sarebbe destinato alla perdizione! Ma nessuno di noi è solo: è in un inganno! Siamo sue membra, suo popolo, sua preziosa eredità! Ecco perché lo Spirito ci ha unti in Cristo per proclamare in Lui la libertà, fintanto il nostro corpo risulti ancora infiacchito o indebolito. E se non avremo la guarigione completa su questa terra per poter parlare della libertà dei figli, cantiamo più forte l’eterna sua misericordia! Lo Spirito ci ha unti per ridare la vista ai ciechi. La Parola di Dio e i sacramenti di Cristo permettono alla Chiesa di illuminare la vita degli uomini! La luce splende sul volto della Chiesa. Ci ricorda il Concilio Vaticano II che la comunità cristiana non da sé è portatrice di luce, ma la riceve dal Suo Signore per illuminare tutti gli uomini” (Cf. LG 1). Ecco che la ns Chiesa si metta in cammino, esca dalle sagrestie per ungere gli occhi di chi perso la speranza, sanare i cuori perché tornino all’Amore, per stimolare menti che si spingano nella ricerca della Verità e mani che si sporchino di Futuro. Lo Spirito unge per rimettere in libertà gli oppressi. Il Cristo, l’Unto del Padre, passò beneficando e sanando coloro che erano oppressi dal danaro, dal successo, dal peccato, dal potere dell’autosufficienza! Nonostante l’opposizione di molti Egli riuscì a liberare Simone, Matteo, Filippo, Giovanni, Zaccheo, Maria Maddalena, Lazzaro da quelle tremende malattie che impedivano ai loro cuori di corrispondere alla Speranza. Come diceva il monaco trappista Thomas Merton: “Al centro del nostro essere c’ è un punto di nullità che rimane intatto dal peccato e dall’illusione, un punto di pura verità, un punto o scintilla che appartiene interamente a Dio, che non è mai a nostra disposizione, dal quale Dio dispone della nostra vita, che è inaccessibile alle fantasie della nostra mente e alle brutalità della nostra volontà. Questo piccolo punto di nullità e di povertà assoluta è la gloria pura di Dio in noi. È per così dire, il suo nome scritto in noi (la sua unzione ndr). È come un diamante puro che risplende della luce invisibile del cielo” (Diario di un testimone colpevole, 157). Noi sappiamo che ancora oggi, il Suo Spirito continua a custodire

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questo mistero in noi e ad agire attraverso la Chiesa per liberare le nostre famiglie dalle moderne prigioni contemporanee: i nostri giovani dalla piaga della droga che spegne ogni emozione, i nostri anziani dalla calorosa-indifferenza delle case di cura, i nostri genitori dal disinteresse educativo, i molti dalla frequentazione di slot-machine che spengono ogni progetto di crescita, i nostri operai da un lavoro non ancora capace di generare stabilità e futuro, i minori stranieri non accompagnati da forme populiste di giudizio e di protesta, distanti dal Vangelo di Gesù Cristo; tutti dalla spirale tecnocratica. In questi ambiti della vita reale della gente, siamo unti per portare il Vangelo della vera Libertà. il Signore ci dia la forza e il coraggio che portino le nostre parole a coincidere con le opere che il Padre ci ispira, nella fattiva collaborazione con le istituzioni civili ed educative per un umanesimo integrale, cristiano e solidale. Lo Spirito ci unge proclamare un tempo di grazia. Il Cristo conduce la Sua Sposa al giubilo della Gerusalemme del cielo. E la Chiesa celebra nel tempo l’Evento di Cristo in attesa di ricongiungersi al Suo Signore. Tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio siamo chiamati a perseguire la Croce, nella Speranza della Resurrezione. Ecco perché il futuro che ci attende non sarà nefasto, ma carico dei doni che il Signore ci farà! In questo pellegrinaggio siamo consapevoli di tante e troppe difficoltà che attanagliano la nostra vita personale sociale, ma la Croce ha un “tempo provvisorio”, necessario per espiare il peccato, sul quale scende il Grande Perdono del Signore – già dato - che è l’unico possibile per noi. Ecco perché vi annuncio che, insieme agli organismi di comunione e di partecipazione, nel prossimo anno pastorale vogliamo dare avvio alla VISITA PASTORALE per realizzare con voi e per voi il Regno di Dio: sarà tempo propizio per rinnovare le nostre consuetudini, purificarci da ciò che ci tiene legati a un passato per riprendere il largo e gettare le reti della Speranza, di cui tutti noi presbiteri e laici, uniti al Pastore, ne siamo la compagine visibile e storica! La Vergine Maria, madre della Chiesa, aurora di Speranza per la nostra Terra continui a sostenere i nostri propositi di conversione e ci aiuti a portare a compimento la nostra missione di popolo, radicati nel Sacerdozio che Cristo ci ha lasciato per ungere e perciò santificare questa umanità, fino al suo ritorno.

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Affidiamo a Maria di Nazareth, donna consacrata dalla grazia eterna del Padre ad essere la figura e il prototipo della Chiesa le sorti della nostra Chiesa, consapevoli che nella prova la Vergine gloriosa e benedetta non ci lascerà né ora né mai! Pregate per la nostra Chiesa, perché rinnovata risplenda purificata, pronta per ungere e dare Speranza alla nostra Terra! Amiamo nella nostra Chiesa “quello che non si vede, o meglio, amiamo ciò che si vede con il cuore!” (Cf. Agostino, En in Ps. 1, 1, 6). + P. Antonio De Luca Vescovo

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MESSAGGIO PER LA PASQUA La Pasqua ci apre la prospettiva del futuro! La festa cristiana di Pasqua coincide anche con un momento di riscoperta della vitalità della natura e della bella stagione. Ma questo ancora non basta per comprendere che la vera natura del mistero di Cristo risorto coincide con la riproposizione della verità sull’uomo che si riscopre sempre più «capace di Dio», assetato di Dio. Certo la contingenza storica della nostra vita sociale e nazionale vive profondi mutamenti, stati di attesa e di affidabile fiducia… tuttavia non sempre la persona, i suoi bisogni, e le radicali domande sulla vita, sui diritti, sulle profonde ingiustizie che segnano la vita di tanti possono trovare una soluzione globale e duratura prescindendo dalla innata sete di Dio e del bisogno di Eternità. A fronte di una cultura che vorrebbe edificare sulle macerie della diffamazione e del dissolvimento di ogni sicuro punto di riferimento, a Pasqua si ripropone l’interrogativo sul futuro dell’uomo e del cosmo, e la radicale vocazione ad aprirsi a ciò che è Divino, a ciò che veramente conta! Le vestigia di questa divina eternità sono segnate nel riconoscimento della grande dignità inscritta nella solidarietà, nella comunione, nell’accoglienza, nel rispetto dei piccoli e dei deboli. Oscurare queste tracce di divino significa opprimere anche l’uomo. La Pasqua cristiana introduce un dinamismo di vita che indirizza lo sguardo verso una prospettiva futura e definitiva. Per quanto legittimo e vero il nostro sguardo sul presente contingente, assorbe ogni nostra risorsa, e tuttavia non può diventare ossessiva occlusione della speranza, la comprensione di un per ora difficile non può distrarci dal per sempre possibile. La Resurrezione di Cristo che nel giorno di Pasqua noi cristiani celebriamo, ci impone anche di rimuovere i pesanti macigni di tombe assurde fatte di ipocrisia, infedeltà, mediocrità, sospetto, e chiacchiere che inquinano non poco le nostre comunità e senz’altro anche noi pastori. Ma con la resurrezione la tomba diventa culla, spazio di vita nascente, e verso di essa si corre sempre più sorpresi delle meraviglie di Dio. Non indugiamo sulla cultura di morte, non soffermiamoci su dolorosi passati e sulle sterili valutazioni, apriamoci all’impegno coraggioso della speranza. Corriamo come i discepoli di «buon mattino» (Mt16,1) per scoprire che al di là dei nostri limiti Dio ci concede orizzonti nuovi,

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ed imprevisti. Tutto diventa significativo per chi alimenta nella preghiera e nell’incontro la fiducia di una rinascita spirituale ed ecclesiale. Gesù risorto ci “precede” su un destino di gioia e di pace. L’augurio che ciascuno di noi si lasci conquistare dalla sua forza. + p. Antonio De Luca

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MESSAGGIO IN OCCASIONE DELL’INIZIO DEL RAMADAN Il Vescovo e il Responsabile dell'Ufficio diogesano Migrantes, rivolgono alle sorelle e ai fratelli musulmani che iniziano il digiuno del mese sacro di Ramadan, un messaggio di simpatia e di solidarietà. Augurano buon mese di Ramadan e che il vostro sforzo possa contribuire a creare gli stimoli necessari a superare le tante difficoltà del momento e dare una speranza a questa nostra comune umanità. Ramadan Karim e che la pace sia con voi.

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LETTERA PASTORALE «CI SIAMO AFFATICATI E NON ABBIAMO PRESO NULLA!» (Lc 5,1-11)

Per un rinnovato impegno di evangelizzazione nella Chiesa di Teggiano-Policastro

1. Carissimi, animato dallo spirito di condivisione e di vicendevole ascolto e con il vivo desiderio di incontrarvi per alimentare la speranza e per confermare la fede di ciascuno di voi e delle nostre comunità, ho cercato di rileggere con attenzione i passi e gli impegni di evangelizzazione e di catechesi, la liturgia e la carità, che le nostre comunità vivono. L’annunciata visita pastorale intende avere come finalità il rinnovato impegno di evangelizzazione nella Chiesa di Teggiano-Policastro. Non possiamo che restare ammirati di fronte alla mole di lavoro e di servizio che viene portato avanti con innegabile dedizione. Ma non mancano i segnali di un’allarmante disaffezione e di un lento e progressivo sfilacciamento del tessuto sociale ed ecclesiale. Le comunità sempre più ridimensionate nel numero, le famiglie provate fino all’estremo delle forze, e i giovani stanchi e disorientati, sono i tre segnali che ci interpellano in maniera ineludibile. Dal punto di vista pastorale abbiamo bisogno di verifiche necessarie e di una leale assunzione di responsabilità. Abbiamo espresso nell’ambito dell’evangelizzazione, per decenni, una creatività ecclesiale e una forza persuasiva che ha contribuito notevolmente a costruire le identità, i percorsi, e le appartenenze, fatte di passione civile, e di vicinanza ai più deboli. L’ambito educativo, e la scuola cattolica, hanno dato un vero sussulto di umanesimo al nostro territorio. I carismi e i servizi, anche da parte di Congregazioni e di religiose particolarmente sensibili, hanno offerto una promozione umana e sociale delle donne e dei bambini, la cura degli ammalati e l’assistenza agli anziani. Un vasto orizzonte di impegno che ha dato alla nostra Chiesa un profilo di alto riferimento. Siamo entrati con un coraggioso annuncio sulle tematiche della Fede,

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della Speranza e continueremo con la Carità: annunciata, celebrata e testimoniata. Ciò ha permesso di entrare in contatto con il Magistero di Papa Francesco, con la proposta formativa orientata dalla Evangelii gaudium, dall’Amoris laetitia, e poi dalla Laudato si’. Oggi siamo di fronte a preoccupanti derive, a conclamate prese di distanza e al rischio di una pericolosa irrilevanza. Dobbiamo chiederci: in che cosa abbiamo sbagliato? Cosa ci è sfuggito? Per quale ragione il Vangelo appare sempre più estraneo ai nostri contesti? Perché la ricaduta sociale dell’evangelizzazione stenta a farsi strada? E che dire della diffidenza delle nuove generazioni? Certamente le risposte possono essere molteplici di fronte ad una complessa prospettiva che va ben oltre il nostro contesto diocesano. Non possiamo peccare di ingenuità né di improvvisazione, tuttavia come credenti, come pastori e come operatori pastorali, non possiamo non vivere l’inquietudine di chi si sente di aver dato tanto, tutto, e di ritrovarsi con risultati esigui. Gli auspicati cambiamenti indicati in merito alla prassi dell’iniziazione cristiana, per generare “cristiani per scelta”, sono rimasti in pratica solo pii desideri. Tuttavia percepiamo che una forza straordinaria e divina continua a generare speranze, perché «la parola di Dio non è incatenata!» (2 Tm 2,9). Il Magistero di Papa Francesco ci offre notevoli energie e suggestioni per riprendere il nostro cammino. Soprattutto ci aiuta a cogliere tutte le possibili opportunità, persino quelle avverse, per riproporre il Vangelo di Gesù Cristo. San Paolo in una delle cosiddette ‘lettere dalla prigionia’, quella ai Filippesi, riceve le tristi notizie di contese, invidie, rivalità, discordie e persino il tentativo di strumentalizzare l’annuncio del Vangelo. Non rivendica difese, né primati, ma solo con pacato distacco scrive alla comunità: «Ma questo che importa? Purché in ogni maniera, per convenienza o per sincerità, Cristo venga annunciato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene» (Fil 1,18). Questa è la visione di una Chiesa che pone al primo posto Dio e l’annuncio del Vangelo, non i risultati o la produttività. Noi cristiani abbiamo nelle mani un principio di salvezza che non sempre facciamo fruttificare. Solo uno sguardo libero ed un cuore puro da ogni umano condizionamento, ci permette di ripetere con l’Apostolo «Dum omni modo Christus adnuntietur», purché in ogni modo Cristo sia annunziato, questo è l’unico intento della nostra vita, la ragion d’essere e la discriminante decisiva del nostro esserci come Chiesa.

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Parte I 2. Papa Francesco ci mette in guardia dallo scoraggiamento e dallo sconforto, che non poche volte nascono dalla delusione di aver faticato a lungo, ma con risultati irrilevanti. Nel voler aiutare ciascun cristiano e ogni operatore pastorale a generare un necessario sussulto di speranza, ho voluto affidare l’inizio di questa lettera pastorale al brano del vangelo di Luca, capitolo 5, nel quale si narra la tristezza dei discepoli nell’aver lavorato tutta la notte, ma senza alcun beneficio. E come di fronte a tanta fallimentare valutazione il divin Maestro interviene riportando le vite di quei pescatori su altri e più impegnativi percorsi. Un rinnovato entusiasmo evangelizzatore ci potrà condurre nel cuore della nostra sfida missionaria, «la comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo. Gli evangelizzatori hanno così “odore di pecore” e queste ascoltano la loro voce» (Evangelii gaudium, 24). Ho inteso anche rileggere sinteticamente il glorioso passato pastorale, i cambiamenti in atto, la riscoperta del ruolo dei laici, la famiglia, i giovani, il recupero dell’iniziazione cristiana in chiave catecumenale, ed infine la sfida della spiritualità. La mia riflessione viene offerta a tutte le comunità della Diocesi, affinché con opportuni momenti di lettura e di confronto all’interno di ciascuna parrocchia, si possa avviare quella preparazione richiesta per vivere la visita pastorale non solo come una verifica, pur necessaria e prescritta dall’ordinamento canonico, ma soprattutto come occasione di evangelizzazione e di catechesi, di reciproco ascolto. La prolungata sosta di riflessione sulla Parola di Dio, che vi suggerisco, è il punto di partenza del nostro cammino. «Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si

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rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore». Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini» (Luca 5,1-10). 3. La Parola, compresa questa di Luca, non dà mai soluzioni preconfezionate, non presenta mai semplici ricette da elaborare in pochi minuti. La Parola indica piuttosto una direzione verso cui camminare e dei varchi per uscire da notti buie e infruttuose, come quella dei discepoli sul lago. Fermiamoci a qualcuna di queste strade. Ri-prendere il largo. Il punto di partenza per una nuova ed insperata pesca è il coraggio di rimettersi in barca dopo una nottata infruttuosa. Sappiamo tutti molto bene come sia frustrante rimetter mano a ciò che ci ha deluso o ci si è rivoltato contro. La frustrazione di Pietro e degli altri è simile, per tanti versi, a quella di tanti cristiani, di tanti operatori pastorali, di tanti sacerdoti e religiosi dopo sforzi generosi che, apparentemente, non hanno generato ciò che speravano. Come non vedere nel volto imbronciato di Pietro quello di tanti “evangelizzatori” stanchi e demotivati? “Ri-prendere” il largo non è scontato e richiede molto più coraggio che “prendere il largo”. La tentazione è quella di ormeggiare la barca sul bagnasciuga della rassegnazione, sulle rive assolate di un tramonto inevitabile. La Parola del Maestro, tuttavia, invita a ritirare l’ancora, a ri-salpare e dirigersi verso il largo. Quest’ultima espressione, che in greco suona letteralmente come “verso il profondo” (eis to batos), suggerisce che non si tratta tanto di quantità quanto di qualità. Non è questione di aumentare il lavoro fatto, come se non fosse stato sufficiente o generoso, quanto nel “ri-qualificarlo”, ossia dargli una “profondità” nuova. Occorre riconoscerlo, seppur in buona fede e con generosità, che ci siamo arenati nelle secche di una fede-pratica religiosa spesso senza autentica profondità spirituale, bypassando un incontro reale, vivo, trasformante con Cristo. Un affaccendamento attivistico ha spesso portato le nostre comunità/parrocchie a percorrere lunghe distanze liturgico-rituali, celebrative, anche di generoso servizio sociale. Abbiamo “preso il largo”

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con progetti, strategie, programmi pastorali che, alla fine, ci hanno spinto lontano ma non in profondità. Abbiamo arato tanto, ma forse senza scavare in profondità, quella profondità “mistica” che significa incontro autentico col Risorto. Chi scappa o abbandona la Chiesa è in fondo uno che non ha mai incontrato Cristo “in profondità”. Chi lascia è stato un adepto non un vero “credente”. L’allontanamento di quest’ultimo non può che esser momentaneo, come quello dei discepoli, perché quando si è incontrato davvero l’Amore, non lo si può più abbandonare. Andare verso il profondo significa riscoprire e riproporre il cuore della fede cristiana (il kerigma): un incontro “vero” con una Persona “vera” che non bisogna dare per scontato per nessuno, neanche per chi, come i ministri istituiti, hanno dato a questa causa tutta la loro vita. Questo è l’incontro che cambia irreversibilmente e per sempre la vita, è l’acqua profonda verso cui la Chiesa può e deve ancora umilmente e caparbiamente remare. 4. Dobbiamo avere il coraggio di confessare di aver faticato tutta la notte senza prendere nulla. Ma come si fa a ripartire, a riguadagnare l’acqua profonda? Non c’è il rischio di un nuovo fallimento? Cosa ci assicura che la ripartenza sarà fruttuosa? Il testo evangelico ci suggerisce qualcosa in merito nella confessione di Pietro: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Confessare il fallimento è condizione indispensabile per una ripartenza feconda. Confessare non è mai gesto semplice, né per il singolo né per la comunità. Eppure è atto necessario, catartico, che indica una presa di distanza dagli errori del passato e la disponibilità a rimettersi in discussione. L’alternativa alla “confessione” è duplice, ma ugualmente distruttiva. La prima è quella dell’autogiustificazione, scaricando le colpe sulla complessità o negatività del mondo attuale: la secolarizzazione, l’individualismo, il consumismo. Si tratta senz’altro di elementi ostacolanti, ma identificare il fallimento con questi aspetti vuol dire rinunciare a uno sguardo di verità su noi stessi e le nostre responsabilità. La seconda alternativa è il cinico fatalismo di chi pensa e dice “così deve andare”, che occorre “accettare il tramonto” come se fosse addirittura un piano divino. Dio non vuole la morte ma la vita sempre e comunque, anche per la nostra Chiesa d’occidente, così come non era sua volontà la pesca infruttuosa dei pescatori di Galilea. Né autogiustificazione, né fatalismo, ma umile riconoscimento delle nostre responsabilità e dei nostri errori, questo è ciò che Lui ci richiede. Le

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parole di un grande pastore del nostro tempo possono aiutarci a percepire le nostre responsabilità e a puntare, in modo più deciso, alla fiducia nel Signore: «Eccoci, Signore, davanti a te, col fiato grosso, dopo aver tanto camminato. Ma se ci sentiamo sfiniti, non è perché abbiamo percorso un lungo tragitto, o abbiamo coperto chi sa quali interminabili rettilinei. È perché, purtroppo, molti passi, li abbiamo consumati sulle viottole nostre, e non sulle tue: seguendo i tracciati involuti della nostra caparbietà faccendiera, e non le indicazioni della tua Parola; confidando sulla riuscita delle nostre estenuanti manovre, e non sui moduli semplici dell’abbandono fiducioso in te. Forse mai, come in questo crepuscolo dell’anno, sentiamo nostre le parole di Pietro: “Abbiamo faticato tutta la notte, e non abbiamo preso nulla”. Ad ogni modo, vogliamo ringraziarti ugualmente. Perché, facendoci contemplare la povertà del raccolto, ci aiuti a capire che senza di te non possiamo fare nulla. Ci agitiamo soltanto»1. A venticinque anni dalla sua morte le riflessioni di Don Tonino Bello conservano ancora la freschezza e la lucidità di un profeta che ha fatto dell’amore al Signore e alla Chiesa il suo impegno primario. 5. Gettare le reti “sulla sua Parola”. Ma qual è l’errore o gli sbagli da cui prendere le distanze? Ce lo suggerisce ancora una volta il testo nelle parole di Pietro: «Sulla tua parola getterò le reti». Le reti sono state gettate, il lavoro e la generosità non hanno fatto difetto, ma quello che forse è venuto a mancare è la giusta direzione: «sulla tua parola». Abbiamo lavorato alacremente ma sulla “nostra parola”, su progetti, prospettive, strategie ispirate a quelle dell’efficienza-riuscita mondana. Grande lavoro, ma terribilmente umano! Occorre imparare a gettare le reti «sulla tua Parola». Cosa vuol dire? Che nel macro come nel micro-cosmo ecclesiale (Chiesa, diocesi, comunità ecclesiale, gruppi…) non possiamo accontentarci di fare, ma occorre riscoprire il cuore o il movente di questo fare. Bene curris, sed extra viam, diceva S. Agostino. Non basta correre bene, bisogna correre nella giusta direzione, che per noi è indicata dalla «sua Parola». Ciò non vuol dire semplicemente creare momenti di incontro con questa Parola (formazione biblica, lectio, celebrazioni della Parola), quanto metterla al centro del nostro discernimento personale, comunitario e istituzionale, lasciare che la sua “logica” e non quella del “mondo” ispiri il modo 1

DON TONINO BELLO, Parole d’amore. Preghiere, La Meridiana, 2015.

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di vedere, valutare e agire nel mondo. Andare “in profondità” si identifica dunque con l’andare “alla luce della Parola”. Concretamente, prima di ogni decisione personale e comunitaria, dovremmo chiederci: ma la Parola cosa mi invita a fare in questo momento, quale direzione mi indica? Basterebbe guardare al modo di discernere e agire di papa Francesco per capire come questo non sia un’utopia, né un criterio valido per le sole decisioni personali, ma possa esser applicato anche alla parrocchia, alla diocesi, e alla Chiesa intera… Far cenno alle altre barche che vengano ad aiutarci. C’è un altro elemento del testo lucano che appare particolarmente eloquente nel contesto del nostro discorso, ed è quello che possiamo definire sinergia. Sul lago del mondo contemporaneo non ci siamo solo noi (Chiesa, diocesi o comunità parrocchiale), ma anche numerose altre barche. Il nostro è il tempo dell’individualismo ma anche quello della globalizzazione. La crescita culturale, scientifica, tecnologica, ci pone provvidenzialmente accanto delle splendide opportunità di cooperazione. Ci sono barche o, nel peggiore dei casi, delle scialuppe di salvataggio che possono aiutarci in questa pesca e delle quali dobbiamo assolutamente approfittare, e sono numerose. 6. La pericope parla di una destinazione vocazionale, di una missione e di un abbandono per una nuova alleanza. Alla inutilità della notte spesa senza alcun apprezzabile risultato e quando sovrasta la tentazione di sentirsi inadeguati, persino incapaci, subentra un nuovo impulso. La voce e lo sguardo di un Profeta, anzi «ben più di un profeta» che rivaluta e rinnova l’esistenza dei discepoli. Il Signore fa così quando vuole rendere capace le persone che sceglie. Non appaia irrilevante sottolineare che il racconto ci presenta la figura prioritaria di Gesù, un quadro che riprende Gesù che insegna… infatti che sarebbe la missione di Gesù senza questa sovrumana responsabilità di insegnare? E dopo averlo ascoltato resta impresso nell’animo lo stupore di un incontro sorprendente ed inedito. I Vangeli con frequenza ci riferiscono che «Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità» (Mt 9,35). 7. Tutto avviene «presso il lago» (Lc 5,1), luogo dove si svolge la vita dei poveri, dei semplici. Luogo della ferialità e di chi arranca per sbarcare il lunario. È lo spazio dell’umana fatica non sempre ricono-

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sciuta e retribuita. In quel luogo Gesù «scorge le barche ormeggiate» (Lc 5,2): fa impressione la descrizione di barche bloccate; ormeggiare in realtà è rimanere statici, che al di fuori dell’immagine rappresenta pure una rassegnata inoperosità anche frutto di stanchezza e di disillusione, una dimensione di accidia non solo personale ma persino familiare, collettiva… senza nulla, ma anche senza la speranza, ormeggiati, mentre si è fatti per solcare i mari. Un’immagine in fondo che parla anche di piccoli tradimenti e mancate risposte. 8. Ciò che rende più acuto il senso dell’ormeggiare è reso dall’azione che i pescatori stanno facendo: «rassettavano le reti» (Lc 5,2), un gesto che ha tutto il peso della rassegnazione e della resa, quasi della smobilitazione, da una delusione nasce la decisione di fermarsi, a lungo o forse anche per sempre. Gesù s’inserisce in quella umana staticità o, se vogliamo, in quella inutile inerzia per ridestinare alla vita e all’impegno ciò che appare inutile ed inefficace. Ma persino un legno improduttivo può diventare pulpito efficacissimo a patto che prenda «un po’ di distanza dalla riva» (Lc 5,3), se si riesce a schiodare da un presente pessimista. Se solo per un attimo provassimo a prendere le distanze da un punto di vista, da un problema, da un eccesso di valutazioni… certamente la visuale potrebbe apparirci più nitida, più globale, e maggiormente luminosa. La barca finché resta ormeggiata, fintamente protetta, non serve a nessuno, non sarà mai utile ad alcuno, forse sarà anche messa al sicuro, difesa, ma non risponde a ciò per cui è nata: la navigazione. Allora vale la pena rispondere con un assenso al Maestro che chiede solo un poco di distanza. 9. Solo apparentemente Gesù non pone attenzione all’emergenza dei gestori della barca, infatti sembra quasi non scorgerli, «sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca» (Lc 5,3). Gesù pensa alle folle… “il tutto è superiore alla parte” (Evangelii gaudium, 234-235), ci ricorda Papa Francesco, c’è una comunità che impone interessi e impegni più generali, maggiormente legati al bene comune. I discepoli hanno altri problemi, vogliono altre soluzioni, sono spinti da altre urgenze, eppure ascoltano Gesù. Loro sono gente buona, sono pescatori avvezzi alle tempeste, al caldo sole che segna i volti, le mani sono provate dal contatto prolungato con l’acqua e dalla familiarità con le “cime”, non quelle dei monti, ma le ruvide corde delle imbarcazioni. Mani screpolate da gomene e reti, prima ancora di saper benedire. Il Maestro inse-

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gna, ma il cuore di quei pescatori è altrove, la mente è presa da altre urgenze e altri problemi. Ci sono tutti gli ingredienti per una serata di amarezza e per una giornata andata male. Molto lavoro, tanta attesa, sproporzione di forza, di mezzi, il risultato è deludente «non presero nulla!» (Lc 5,5). Il cuore non è pronto per riprendere, non seducono le sorprese e, se con il lavoro di una intera notte non c’è stato nulla, figurarsi cosa poteva riservare la promessa nascosta nelle parole di un maestro carpentiere, che con le reti e con la pesca non aveva gran dimestichezza: «Prendi il largo… calate le reti…» (Lc 5,4) un invito carico di speranza che chiede affidabilità, fiducia, si mette in gioco un’abitudine lavorativa sempre a contatto con periodiche delusioni… di nuovo proprio no! 10. Ma un moto inconscio e spontaneo acconsente all’ordine ricevuto: e, avendolo fatto, arriva la sorprendente e copiosa pesca. Una gioia e una fatica che chiede di essere condivisa per essere sostenuta e per non confonderla tra le cose di sempre: «E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli» (Lc 5,6-7) Essere testimoni di tanta divina premura impone l’atteggiamento adorante e il riconoscimento della propria indegnità: «si gettò in ginocchio… sono un peccatore…». (Lc 5,8). La scena di Pietro in ginocchio dinanzi a Gesù è tra quelle più suggestive del Vangelo. Una supplica che prende la spinta dalla consapevolezza di essere indegno, peccatore, incapace a ricevere tanta bontà e tanta tenerezza, tanto Pietro arriva ad urlare: «Signore allontanati», non ti sporcare con me, non entrare in contatto con la mia incredulità, non correre il rischio di fidarti troppo di me… Infatti lo rinnegherà ancora! Ma Gesù è venuto per stare accanto agli ultimi, ai peccatori, anzi farà di ciascuno di loro un meraviglioso progetto di vita secondo il cuore di Dio. Pietro diventerà, infatti, il primo degli apostoli.

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Parte II «Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle…» (Lc 5,3) Ciò che dice alla nostra Chiesa. 11. Non possiamo confondere la parola di Gesù con una pia esortazione, quando egli parla lo fa per educare, per lasciare un segno, per operare quei necessari cambiamenti. La sua promessa di restare con noi per sempre, si realizza proprio nell’ascolto della sua Parola che continua ancora oggi a far crescere la nostra coscienza ecclesiale e la nostra vocazione battesimale. Ho voluto soffermarmi su questa pagina del Vangelo di Luca perché ho intravisto l’elemento fondante e la significativa icona ecclesiologica con la quale riuscire ad illuminare la variegata sfida dell’evangelizzazione nella storia attuale della nostra Chiesa diocesana. A questa immagine ha attinto San Giovanni Paolo II quando, al temine del Grande Giubileo del 2000, volle affidare quel mirabile testamento intriso di grande profezia missionaria: la Novo millennio ineunte: «riecheggiano nel nostro cuore le parole con cui un giorno Gesù, dopo aver parlato alle folle dalla barca di Simone, invitò l’Apostolo a «prendere il largo» per la pesca: «Duc in altum» (Lc 5, 4). Pietro e i primi compagni si fidarono della parola di Cristo, e gettarono le reti. «E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci (Lc 5,6)» (NMI, 1). Duc in altum! Questa parola risuona oggi per noi, e ci invita a fare memoria grata del passato, a vivere con passione il presente, ad aprirci con fiducia al futuro: «Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e sempre! (Eb 13,8)»2. Questa pagina del Vangelo ci permette anche di leggere con chiarezza e realismo il disagio che viviamo constatando il diffuso laicismo, l’indifferenza, l’abbandono di una grammatica cristiana che ha contagiato inevitabilmente anche i nostri contesti di vita. L’esilio di Dio coincide con una visione del mondo e della vita, non più «contro Dio», ma ormai «senza Dio» perché ritenuto irrilevante! Ma la sete di Dio resta insopprimibile, la nostalgia della bellezza si collega al trascendente perciò dobbiamo “rispondere adeguatamente alla sete di Dio di molta gente, perché non cerchino di spegnerla con proposte alienanti o con un Gesù Cristo senza carne e senza impegno con l’altro. Se non trovano nella Chiesa una spiritualità che li sani, li liberi, li ricolmi di vita e di 2

GIOVANNI PAOLO II, Novo Millennio Ineunte, 1.

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pace e che nel medesimo tempo li chiami alla comunione solidale e alla fecondità missionaria, finiranno ingannati da proposte che non umanizzano né danno gloria a Dio” (Evangelii gaudium, 89). «Maestro abbiamo faticato tutta la notte ...» (Lc 5, 5) Un passato glorioso 12. La tristezza si può impossessare dei nostri cuori, la resa e la rassegnazione possono trasparire dai volti, dalle parole, e persino dai nostri programmi. Costatando la reale sproporzione tra progetti e risultati, le parole che Simone rivolge a Gesù possono diventare anche le nostre. Eppure abbiamo un glorioso passato fatto di ricordi, tradizioni e di impegni che hanno segnato il nostro popolo. Sfogliando le pagine di storia locale delle comunità del nostro territorio, è possibile avere un’idea generale della vita sociale, economica e religiosa della nostra terra. La vocazione agricola delle nostre comunità, caratterizzate da una vita semplice e spesso segnata da enormi sacrifici e anche da disagi, non contemplava alcuna mobilità sociale. «Dal punto di vista sociale, il nostro contadino, ed erano quasi tutti tali, non aveva alcun diritto, alcuna libertà, alcun peso nell’amministrazione civica del paese. Chi era contadino o pastore o artigiano rimaneva tale per tutta la vita e i figli seguivano la scia dei padri. […] I tempi dovevano cambiare, perché era un’ingiustizia e una offesa alla dignità umana e cristiana che i nostri contadini, pastori e artigiani non potessero godere di quei diritti civili e di quei beni materiali che il progresso del secolo ventesimo offriva a tutti»3. Soltanto dopo la Seconda Guerra Mondiale e con l’affermarsi della democrazia la situazione iniziò a cambiare notevolmente, portando una rinascita non solo economica, ma anche politico-sociale e umana, ispirando nelle coscienze delle persone il desiderio di ricostruire quanto era andato perduto, ponendo le basi per scrivere nuove pagine di storia sociale e religiosa. Il compianto don Elia Giudice, in uno studio che egli pubblicò nel 1992, scrive: «Nei tempi passati i contadini sono rimasti legati alla terra che con la sua fertilità permetteva loro di vivere e di mantenere la famiglia. Nei tempi moderni un primo massiccio esodo dei nostri contadini si è avuto tra il 1890 ed il 1910 ed un secondo si 3

G. PANDOLFO, Il Comune di Sant’Arsenio e la sua Chiesa, Boccia editore, Salerno 1978, pp. 478-479.

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è avuto negli anni del boom economico. Quello che è mancato negli anni passati ai nostri agricoltori è stata una visione industriale. Essi hanno lavorato guardando alle necessità familiari e vendendo solo le eccedenze. Quello che manca ad essi, oggi, è la cooperazione tra di loro, lavorando isolatamente e non sanno unirsi in cooperative agricole perché l’agricoltura diventi il volano dell’economia»4. 13. Questa descrizione della situazione risale a quasi tre decenni fa, ma non sembra essere molto cambiata al giorno d’oggi, tanto che molti nostri giovani sono ancora costretti ad emigrare, lasciando le nostre comunità in cerca di un lavoro più sicuro, causando così un ulteriore impoverimento di risorse umane al nostro territorio. Lo sforzo evangelizzatore dei nostri parroci ha scritto pagine memorabili in questo contesto prevalentemente rurale nel quale la cultura cristiana e la trasmissione della fede è avvenuto per contagio, nel contesto familiare. Tutto il vissuto avveniva sotto il segno della Provvidenza; la semina, il raccolto, la vendemmia, la floridezza delle greggi, ogni evento veniva coniugato con le feste del Signore, della Beata Vergine Maria e dei santi Patroni. Le quattro tempora, le Rogazioni, erano la scansione dell’anno e delle stagioni nelle quali era agevole rileggere l’opera di Dio. La famiglia, la comunità, il pane, l’olio, il vino, sono stati i luoghi di una evangelizzazione iniziale, progressiva, e robusta. La diffusa e numerosa presenza di santuari disseminati nel nostro territorio diocesano testimonia una religiosità intensa e profonda, che si è radicata nei secoli. Certamente siamo di fronte ad una religiosità «molto individualistica, basata su atti di culto e di devozione in cui è prevalso il tempio, il santuario sulla Chiesa o Parrocchia. Le esigenze spirituali furono sempre limitate ad un vago sentimento religioso che intravedeva nelle forme e forze vitali della natura la presenza provvidente o giustiziera di Dio»5. Il collaudato percorso tridentino ha sviluppato la diffusa sacramentalizzazione con il tradizionale metodo di far crescere la fede ricevuta in famiglia, con la cosiddetta dottrina cristiana in prevalenza di taglio morale e l’ammissione ai sacramenti: la riconciliazione, l’Eucaristia, la vita nella carità, la consegna alla divina volontà, il rispetto diffuso verso il creato, la terra e l’acqua. 4 E. GIUDICE, Storia civile e religiosa di Buonabitacolo, Edizioni Cantelmi, Salerno 1992, p. 63. 5 A. SPINILLO, Il Vescovo Oronzo Caldarola, Grafespres, Castelcivita 1991, p. 18.

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14. Come Chiesa abbiamo sempre accompagnato la formazione e la vita di tanti cristiani, delle famiglie che hanno trovato nel Vangelo e nella comunità significativi punti di riferimento. La vita, la sofferenza, la malattia, le avverse vicende, persino le ingiustizie subite, e infine la morte, hanno trovato nella comunità il senso della partecipazione, della condivisione e della solidarietà intorno ai grandi momenti di fede: le celebrazioni liturgiche, le feste dei santi Patroni. Ci è oltremodo noto come di fronte alla dolorosissima piaga sociale dell’emigrazione che ha toccato intere generazioni del nostro territorio, i nostri connazionali hanno mantenuto forte il legame con le origini, e l’identità proprio a partire dalla custodia della fede dei propri paesi e delle proprie famiglie. Anzi questa fede ha mantenuto forte il principio di coesione di famiglie, di concittadini, di amici, in terre lontane. La pietà popolare 15. Il Santo Padre Francesco, nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, spiega l’importanza della pietà popolare nella vita ecclesiale e la sua forza evangelizzatrice, affermando: «Nella pietà popolare si può cogliere la modalità in cui la fede ricevuta si è incarnata in una cultura e continua a trasmettersi. In alcuni momenti guardata con sfiducia, è stata oggetto di rivalutazione nei decenni posteriori al Concilio. È stato Paolo VI nella sua Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi a dare un impulso decisivo in tal senso. Egli vi spiega che la pietà popolare “manifesta una sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono conoscere” e che “rende capaci di generosità e di sacrificio fino all’eroismo, quando si tratta di manifestare la fede”»6. Riteniamo che proprio la pietà popolare ha permesso nei nostri territori di mantenere costantemente viva la fede, attraverso espressioni semplici ma profonde che hanno consolidato un forte legame tra l’uomo e Dio. Inoltre, ha rappresentato – ed ancora rappresenta – un efficace strumento di aggregazione e di unificazione anche della comunità civile. Sicuramente in alcuni casi si è anche sfiorata la superstizione e la magia, che rappresentano comunque una possibile minaccia alla fede autentica e al corretto rapporto tra il credente e Dio. Tuttavia, come ci viene testimoniato dalle tradizioni legate ai nostri santuari e alle feste della Madre di Dio o dei nostri Santi 6

FRANCESCO, Evangelii gaudium, 123.

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patroni, la pietà popolare si è rivelata «autentica espressione dell’azione missionaria spontanea del Popolo di Dio»7. «Prendi il largo …» (Lc 5,4) Cambiamento d’epoca. 16. Quest’invito di Gesù risuona anche per noi che restiamo talvolta eccessivamente frastornati e ossessionati dai risultati, e il mancato riscontro alle nostre attese diventa occasione di prostrazione e di progressiva accidia pastorale. Ricominciare, ritentare, sono le parole di una vera sfida spirituale. Prendere le distanze dal fallimento non per ignoralo, né per rimuoverlo, ma per prenderne stimolo e insegnamento. Soprattutto prendere il largo richiede la speranza, perché non sarà sempre così! La storia subisce continui cambiamenti e si sviluppano evoluzioni anche veloci nel vivere sociale e nelle culture. La sfida che oggi ci attende consiste nella capacità di cogliere tutti i punti di forza che hanno segnato il nostro passato glorioso, incarnandoli sapientemente nel tempo presente, facendo leva su un sano discernimento. È necessario riscoprire l’autentico e genuino legame tra il nostro tempo, scandito dai veloci ritmi quotidiani, con il Creatore e Signore della storia. Ritrovare la capacità di ringraziare Dio per la vita e le sue bellezze, per i doni ricevuti, per il tempo che Egli ci con-cede. Riconoscere che non siamo artefici e padroni della vita, ma creature e figli di Dio che da Lui ricevono l’esistenza. Se la pietà popolare ci ha permesso di custodire e trasmettere, anche in modo semplice e parziale la fede, oggi è necessario riscoprire le ragioni del nostro credere, ripartire dalla Parola di Dio ed imparare a lasciarsi modellare dalla Parola, per riscoprire la fecondità del rapporto personale e comunitario con il Signore. San Cirillo di Alessandria, commentando il passo di Luca che ci sta guidando, osserva che, proprio attraverso un autentico impegno nella predicazione della Parola, anche noi oggi possiamo radicarci nella verità, prendendo realmente parte alle fatiche apostoliche: «Molti hanno partecipato con i santi apostoli alle loro fatiche e lo fanno ancora, specialmente quelli che indagano il significato di ciò che è scritto nei santi Vangeli. Certo, oltre a questi ci sono anche altri: pastori e dottori e amministratori del popolo, 7

FRANCESCO, Evangelii gaudium, 122.

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che sono esperti nella dottrina della verità. La rete infatti viene ancora gettata, mentre è Cristo che la riempie e chiama alla conversione coloro che, secondo le parole delle Scritture, si trovano negli abissi del mare, cioè quelli che vivono nelle onde tempestose delle cose del mondo».8 La pietà popolare può rappresentare per noi oggi un punto di partenza per una nuova evangelizzazione, che possa aiutare a sviluppare una sana spiritualità. Oggi assistiamo alla crisi generalizzata di trasmissione della fede e di irrilevanza del senso di Dio e della trascendenza. L’evangelizzazione deve rinnovarsi perché il mondo è cambiato! In questa nostra epoca, segnata per molti aspetti da una mentalità neopagana, per certi versi bisogna ricuperare l’antico “modello catecumenale”, che dava il primato assoluto all’evangelizzazione e alla fede. È l’evangelizzazione, infatti – scrive Il rinnovamento della catechesi – che «è essenziale alla Chiesa oggi come nei primi secoli della sua storia, non soltanto per i popoli non cristiani, ma per gli stessi credenti» (n. 25). Riscoprire la missione dei laici 17. Il tema della missione dei fedeli laici, a oltre cinquant’anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II, dopo la Costituzione Lumen gentium, il decreto Apostolicam actuositatem, l’esortazione di Paolo VI Evangelii nuntiandi, quella di Giovanni Paolo II Christifideles laici e quella di Papa Francesco Evangelii gaudium, resta ineludibilmente anche una priorità della missione della nostra Chiesa locale. Già a ridosso del Concilio, con i teologi P. M. D. Chenu e P. Y. Congar, viene colta l’intuizione di una teologia del laicato: nella distinzione tra il sacerdozio ministeriale, posto a servizio e a edificazione della comunità ecclesiale e il sacerdozio comune dei fedeli laici nel dono accolto nel battesimo, nel triplice munus profetico, sacerdotale e regale, il laicato si impegna a vivere in comunione con Cristo e la Chiesa e per il proprio ‘carattere secolare’, nell’esercizio delle rispettive professioni, è chiamato a compiere l’apostolato cercando “il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole a Dio”9. Così si esprimeva Paolo VI circa la vocazione specifica dei fedeli laici: “I laici che la loro vocazione specifica pone in mezzo al mondo e alla guida dei più svariati compiti 8 9

CIRILLO DI ALESSANDRIA, Commento a Luca, omelia 12. CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Lumen Gentium, 31.

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temporali, devono esercitare con ciò stesso una forma singolare di evangelizzazione. Il loro compito primario e immediato non è l’Istituzione e lo sviluppo della comunità ecclesiale – che è il ruolo specifico dei Pastori – ma la messa in atto di tutte le possibilità cristiane ed evangeliche nascoste, ma già presenti e operanti nella realtà del mondo. Il campo proprio della loro attività evangelizzatrice è il mondo vasto e complicato della politica, della realtà sociale, dell’economia; così pure della cultura, delle scienze e delle arti, della vita internazionale, degli strumenti di comunicazione sociale; e anche di altre realtà particolarmente aperte all’evangelizzazione, quali l’amore, la famiglia, l’educazione dei bambini e degli adolescenti, il lavoro professionale, la sofferenza”10. Da quanto abbiamo richiamato, la vocazione del fedele-laico porta con sé una duplice tensione. La prima, essenziale, ce la indica l’apostolo Paolo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal 2,20), che è orientata ad una conversione personale e radicale del battezzato che origina la seconda tensione, che è quella della profezia cristiana nel mondo. La missione specifica dei laici è quella di esercitare la vocazione all’apostolato per il bene degli uomini e a edificazione della Chiesa, nella Chiesa stessa e nel mondo, con la libertà dello Spirito Santo, il quale spira dove vuole; in particolare il loro campo è quello di “evangelizzare e santificare gli uomini animando e perfezionando con spirito evangelico l’ordine temporale”11. A queste parole, faceva eco anche S. Giovanni Paolo II che nell’esortazione apostolica Christifideles laici, frutto del Sinodo sul laicato, chiede al fedele di porsi in ogni stagione della vita, sia esso uomo o donna, giovane o anziano, in maniera responsabile nei confronti di questa sua vocazione e di saper discernere “in momenti particolarmente significativi e decisivi” ciò che Dio vuole per ciascuno di loro. Non si tratta solo di sapere quello che Dio vuole ... occorre fare quello che Dio vuole … E per agire in fedeltà alla volontà di Dio, occorre essere capaci e rendersi sempre più capaci. Certo con la grazia di Dio, che non manca mai … Questo il compito meraviglioso ed impegnativo che attende tutti i fedeli laici … Conoscere sempre più le ricchezze della fede e del Battesimo e viverle in crescente pienezza”12.

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PAOLO VI, Evangelii Nuntiandi, 70. CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Apostolicam Actuositatem, 3. 12 GIOVANNI PAOLO II, Christifideles Laici, 58. 11

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18. Oggi, nella prospettiva della vocazione universale alla santità13, l’impegno e la missione dei laici per contribuire alla santificazione personale e del mondo, non può né essere affidata alla sola buona volontà, come dice Papa Francesco, aprendo a un neopelagianesimo che ‘fa affidamento unicamente sulle proprie forze’14 e sforzi; né alla sola conoscenza e intelligenza che aprirebbe a un neognosticismo, come se la sola norma, la dottrina e ‘le loro spiegazioni possano rendere perfettamente comprensibili tutta la fede e il Vangelo’ 15. Il primato è della Grazia, ci ricorda Papa Francesco: ‘La Grazia proprio perché suppone la natura, non ci rende di colpo superuomini’16. Ogni fedele laico deve avvalersi della maternità educante della Chiesa, che la espleta con un concreto accompagnamento orientato ad una evangelizzazione che non può prescindere dalla conversione alla vita in Cristo con Cristo e per Cristo, attraverso “l’ascolto degli apostoli, la preghiera, l’eucarestia e la comunione fraterna” (At 2,42). Accompagnare, discernere e integrare le fragilità è compito di tutta la Chiesa17. Nello stesso tempo “ogni battezzato, dal primo all’ultimo, accoglie la forza santificatrice dello Spirito che spinge ad evangelizzare”18. Questa identità e tensione è chiamata dal Concilio “vocazione alla santità” ed è doverosamente offerta a tutti i battezzati, non solo alle persone che scelgono la vita consacrata. Per usare una espressione di Benedetto XVI, per essere ‘umili operai della vigna del Signore’, è necessario rimuovere dalla vita personale e dalla comunità ecclesiale “la mondanità spirituale che si nasconde dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa [che] consiste nel cercare, al posto della gloria di Dio, la gloria umana e il benessere personale. È quello che il Signore rimprovera ai Farisei: “E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria che viene da Dio?” (Gv 5,44). Si tratta di un modo sottile di cercare “i propri interessi, non quelli di Cristo” (Fil 2,21)”19. Nel mondo contemporaneo contrassegnato da modelli di vita fluidi, variabili e friabili; fra le mode culturali che irrompono nella pubblica fiera delle vanità, dinanzi a identità plurali20 e provvisorie l’identità laicale diventa diretta13

Cfr. CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Lumen Gentium, 39-42. FRANCESCO, Gaudete et exultate, 49. 15 Ivi, 39. 16 Ivi, 50. 17 Cfr. FRANCESCO, Amoris laetitia, 291-292. 18 FRANCESCO, Evangelii gaudium, 119. 19 FRANCESCO, Evangelii gaudium, 93. 20 ZYGMUNT BAUMAN, Le nuove Povertà, Ed. Castelvecchi 2018, p. 43. 14

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mente proporzionale alla propria conformazione a Cristo nel mistero della Chiesa Sacramento di salvezza. Per realizzare quella ‘trasformazione missionaria della Chiesa’ auspicata da Papa Francesco e diventare “Chiesa in uscita”,21 occorre che i fedeli laici e gli operatori pastorali tutti superino quelle tentazioni espresse dal Pontefice: l’accidia egoistica, il pessimismo sterile, la mondanità spirituale, la guerra tra noi…22 e diano spazio alla spiritualità missionaria, alle relazioni generate in Gesù Cristo che è sorgente della gioia del Vangelo. «Sulla tua parola… » (Lc 5,5) Tentare nuovi percorsi. 19. Abbiamo tra le mani le risorse e l’intelligenza che possono aiutarci a concepire anche rinnovati metodi, ma sappiamo che questo non basta. Per tentare nuove vie di evangelizzazione bisogna lasciare parlare lo Spirito ed ascoltarlo. Soprattutto abbiamo una speranza affidabile, la Parola di Dio, che è il fondamento di ogni ricerca, generatrice di discernimento e di coraggio. Per operare la scelta di nuovi tentativi pastorali è necessario familiarizzare con la Parola, pregarla, conoscerla, annunciarla e contagiare la gioia che da essa promana, accanto a una visione sapienziale della vita di cui il contesto sociale ha necessariamente bisogno. Non le promesse umane, né le provocatorie rivendicazioni, ma solo sulla Parola di Dio poggiano le fondamenta del nostro impegno. «Rivelare Gesù Cristo e il suo Vangelo [...] è, fin dal mattino della Pentecoste, il programma fondamentale che la Chiesa ha assunto, come ricevuto dal suo Fondatore» 23. Alla luce di questa consapevolezza anche nelle nostre comunità si moltiplicano gli sforzi, i progetti, le vicinanze, ma ci imbattiamo in un uditorio spesso disattento e distratto. Emerge una sensibile indifferenza ed estraneità nei confronti dei pilastri della vita cristiana che coincidono anche con la pratica della preghiera e della domenica; da tempo, infatti, i Vescovi italiani ribadiscono: «La comunità cristiana potrà essere una comunità di servi del Signore soltanto se custodirà la centralità della domenica “giorno fatto dal Signore” (Sal 118,24), 21

Cfr. FRANCESCO, Evangelii gaudium, 20-49. Ivi, Evangelii gaudium, 78-109. 23 PAOLO VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 51. 22

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“Pasqua settimanale”, con al centro la celebrazione dell’Eucaristia, e se custodirà nel contempo la parrocchia quale luogo – anche fisico – a cui la comunità stessa fa costante riferimento».24 Urge riscoprire il contatto con le Sacre Scritture. Si tratta di snodi veri della cristianità realizzata nella famiglia e nella comunità, soprattutto la parrocchia che «rappresenta, in certo qual modo, la Chiesa visibile stabilita su tutta la terra» (cfr. Sacrosanctum Concilium, 42). Un diffuso analfabetismo religioso, ed un linguaggio, quello religioso, in specie quello in materia di dottrina morale, che suona persino desueto ed anacronistico sta determinando un lento progressivo impoverimento della fede delle nostre comunità. Ma non possiamo continuare con lo sforzo immane di mantenere in piedi una pastorale fatta di tante attività, è il momento della pastorale dei processi, non più una pastorale individuale e poco coordinata ma una pastorale d’insieme che condivide un progetto, abbiamo troppi frammenti e settori che non confluiscono in un cammino unitario e integrale. Non bisogna trascurare che «…la pastorale d’ambiente richiederà che le parrocchie ripensino le proprie forme di presenza e di missione e il loro rapporto con il territorio, aprendosi alla collaborazione con le parrocchie confinanti e a un’azione concertata con associazioni, movimenti e gruppi che esprimono la loro carica educativa soprattutto negli ambienti»25. 20. Si avverte il bisogno di un radicale cambiamento del modello relazionale ancora troppo depositario, clericale e poco problematizzante. La ricchezza del patrimonio legato alla pietà popolare delle nostre comunità va salvaguardata, tuttavia «nel caso di culture popolari di popolazioni cattoliche, possiamo riconoscere alcune debolezze che devono ancora essere sanate dal Vangelo: il maschilismo, l’alcolismo, la violenza domestica, una scarsa partecipazione all’Eucaristia, credenze fataliste o superstiziose che fanno ricorrere alla stregoneria, eccetera. Ma è proprio la pietà popolare il miglior punto di partenza per sanarle e liberarle» (Evangelii gaudium, 69). C’è da rimanere poco rassicurati di fronte alle conclamate richieste di pietà popolare o religiosità tradizionale che investe anche alcuni giovani. Se non sono sorrette da percorsi di evangelizzazione che inducono a una rinnovata scoperta di Dio, di Gesù Cristo e nella Chiesa che indica la prospettiva di apportare frut24 25

CEI, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, Roma 2001, 47. CEI, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, Roma 2001, 61.

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to nella carità per la vita del mondo26, saremo sempre di fronte a scelte emotive e sensazionali, ma mai profonde e convinte. Lo sguardo verso un rinnovato impegno deve toccare anche i gruppi e le associazioni: l’impressione è che molte delle loro risorse sono investite per una autoreferenzialità e per una riorganizzazione interna, ma questo esprime il languore di cui sono affetti. Solo aprendosi alla missione, al territorio, alle comunità meno vive, ritroveranno anche la loro creatività e vitalità. Il cambiamento epocale che stiamo vivendo ci richiede la capacità di rigenerare la forza attrattiva dell’evangelizzazione per consegnare al mondo una direzione e all’uomo un rinnovato senso di vita, fatto di umanesimo integrale e di riconoscimento della trascendenza che insieme a Dio rigenera e rende dignitosa la vita e le complesse vicende dell’esistere. In maniera suggestiva Papa Francesco durante una delle sue omelie a Casa Santa Marta, commentando il brano di Atti (8, 2640), ha indicato «tre parole chiave» per comprendere fino fondo il senso e il modo dell’evangelizzazione. Anzitutto, ha rilevato, «è lo Spirito che spinge» e «dice a Filippo “alzati”», prima parola; “accostati”, seconda parola; e terza parola, “parti dalla situazione”. Esattamente «con queste tre parole si struttura tutta l’evangelizzazione», ha affermato il Pontefice. È lo Spirito, infatti, «che incomincia e sostiene l’evangelizzazione». Perché l’evangelizzazione non è un piano ben fatto di proselitismo: “Andiamo qui e facciamo tanti proseliti, di là, e tanti...”. In realtà, ha precisato Francesco, «è lo Spirito che ti dice come tu devi andare per portare la parola di Dio, per portare il nome di Gesù». Perciò «incomincia dicendo: “alzati e va”», in quella direzione. Con la consapevolezza che «non esiste un’evangelizzazione “da poltrona”». Dunque «“alzati e va”, in uscita sempre, “vai”, in movimento, vai nel posto dove tu devi dire la parola»27. Si tratta allora in primo luogo di prendere in considerazione il fatto che l’evangelizzazione non è una strategia, ma è una dimensione dello Spirito.

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OT, 16. FRANCESCO, Meditazione nella Cappella Sanctae Marthae, giovedì 19 aprile 2018.

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«Allora fecero cenno ai compagni che venissero ad aiutarli» (Lc 5,7) I giovani: ascoltare e dialogare 21. L’esito felice della pesca che sconvolge la vita di Simon Pietro e poi dei compagni, non resta nascosto. La gioia si contagia e, prima di spiegare i dettagli dei fatti accaduti, Simone contagia la gioia della sorpresa e dell’imprevedibile incontro con il Maestro. La gioia è un’esperienza di lavoro, di conquista, passa attraverso la fatica condivisa di tirare a bordo della propria vita benefici e doni non meritati, conquistati solo perché ci si è fidati di qualcuno… Simone dubita, ma si fida, e prende il largo… Solo quando il suo cuore è trasfigurato dalla gioia comincia a chiamare e condividerla. Questa logica evangelica deve ispirare i nostri percorsi di pastorale giovanile. I nostri giovani non possono essere i destinatari di interminabili lamentele, e nefaste previsioni di futuro. Vogliono piuttosto essere contagiati della gioia della nostra fede e della trasfigurazione che la sequela Christi ha operato nella nostra vita. Vogliono vedere guarite e purificate le nostre relazioni. Senza interessi, senza secondi fini, ma esclusivamente all’insegna della oblatività e della trascendenza. 22. Volgendo la nostra attenzione ai giovani, anche in vista della riflessione sinodale voluta da papa Francesco, nel nostro territorio ritroviamo tutti i tratti caratteristici della postmodernità e contemporaneamente dinamismi tipici dei piccoli centri rurali, per cui i giovani “assaggiano” il mondo sui propri smarthphone, oppure attraverso viaggi e permanenze prolungate in altre città a motivo di studio e/o di lavoro, ma faticano a inserirsi nei ridotti sistemi sociali e lavorativi presenti, con l’elevato rischio di esclusione. A questo proposito appare quanto mai significativa per noi la riflessione di papa Francesco, nel momento in cui denuncia il fatto che «abbiamo creato una cultura che da una parte idolatra la giovinezza cercando di renderla eterna, ma, paradossalmente, abbiamo condannato i nostri giovani a non avere uno spazio di reale inserimento, perché lentamente li abbiamo emarginati dalla vita pubblica obbligandoli a emigrare o a mendicare occupazioni che non esistono o che non permettono loro di proiettarsi in un domani»28. Anche

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FRANCESCO, Messa del Te Deum 2016, disponibile sul sito: www.vatican.va.

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i giovani delle nostre comunità hanno il volto dei “nativi precari” sempre alla ricerca di un lavoro, disposti anche a «forme di lavoro in deroga», come «modalità di sospensione volontaria ma forzata dei propri diritti»29, pur di conservare un’occupazione. 23. Come pastori non ci sfuggono i preoccupanti segnali di un lento e inesorabile abbandono, soprattutto delle fasce dei più giovani, con i quali il dialogo e il confronto è tutt’altro che idilliaco. Guardano con sospetto e diffidenza la Chiesa, gli operatori pastorali e persino noi pastori: è vero «abbiamo peccato, ci siamo comportati iniquamente…» (Dn 9, 5). Papa Francesco scrive: «Il nostro dolore e la nostra vergogna per i peccati di alcuni membri della Chiesa, e per i propri, non devono far dimenticare quanti cristiani danno la vita per amore: aiutano tanta gente a curarsi o a morire in pace in precari ospedali, o accompagnano le persone rese schiave da diverse dipendenze nei luoghi più poveri della Terra, o si prodigano nell’educazione di bambini e giovani, o si prendono cura di anziani abbandonati da tutti, o cercano di comunicare valori in ambienti ostili, o si dedicano in molti altri modi, che mostrano l’immenso amore per l’umanità ispiratoci dal Dio fatto uomo» (Evangelii gaudium, 76). I giovani del nostro territorio, pur restando aperti, disponibili e generosi, manifestano un diffuso senso di incapacità ad affrontare il mondo reale in maniera attiva e costruttiva. Le nostre parrocchie, pur essendo ambienti familiari e sensibili, spesso trasformano la vita comunitaria in qualcosa di ripetitivo e devozionale, che lascia ai giovani la fatica «del loro determinare e decidere di sé, del dare senso, profondità, significato alle proprie scelte e ai propri gesti»30. Giovani che si sentono “da soli” nell’affrontare le nuove sfide dell’epoca digitale che ha ridisegnato condizioni di vita, di pensiero e di relazione. Difatti «la pastorale giovanile, così come eravamo abituati a svilupparla, ha sofferto l’urto dei cambiamenti sociali. I giovani, nelle strutture abituali, spesso non trovano risposte alle loro inquietudini, necessità, problematiche e ferite» (Evangelii gaudium, 105). 24. Non di rado i nostri giovani risultano inquieti, in primo luogo, 29 Il Ri(s)catto del Presente. Giovani e lavoro nell’Italia della crisi di Iref – Istituto di Ricerche Educative e Formative delle Acli Nazionali. 30 LIZZOLA I., Le vite giovani e la periferia del tempo, in Il seme e l’albero. Rivista di scienze sociali, psicologia applicata e politiche di comunità, aprile 2015, p. 37.

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perché vivono una smaniosa ricerca di risposte agli interrogativi profondi della vita e perché avvertono il desiderio di spazi di riflessione. Pur sperimentando questi bisogni assai di rado aderiscono ai pochi percorsi formativi (extrascolastici) presenti sul territorio nel quale maturare responsabilità, pensiero e immaginazione, anzi fuggono da occasioni che richiedono un impegno concreto o una disponibilità ad aprirsi e mettersi in discussione. In secondo luogo, i nostri ragazzi sperimentano una mancanza di fiducia in sé stessi, sensazioni di noia, di confusione, timore di ricevere critiche, incapacità nella regolazione delle emozioni, fenomeni questi tipicamente adolescenziali. Nondimeno appare più accentuato, nei piccoli centri, il bisogno di accettazione dal gruppo dei pari e il timore di essere esclusi. Un ulteriore motivo di inquietudine, data la posizione periferica della Diocesi rispetto alle grandi città, è costituto dal fatto che i nostri giovani sembrano mancare particolarmente di capacità progettuali e di obiettivi a lungo termine che spingano a guardare il futuro con fiducia, rimandando le scelte di vita importanti. Di riflesso le necessità da loro avvertite riguardano principalmente l’urgenza di luoghi di incontro e di aggregazione in cui costruire la propria identità personale e sociale; l’esigenza di dialogo all’interno di relazioni autentiche con amici e con figure di riferimento, che consentano di elaborare un orizzonte di senso condiviso; la presenza di adulti quali modelli positivi nel cammino di crescita. Non mancano rilevanti problematiche inerenti alla sfera delle dipendenze (droga, gioco d’azzardo, ecc.) e comportamenti a rischio nel campo della guida, della sessualità e dell’uso di alcool. Inoltre, ferite profonde e diverse fragilità sembrano condizionare il loro sistema di identificazioni, di appartenenze e di relazioni con i coetanei e con genitori e fratelli. Capita a volte che, pur rivendicando la propria autenticità, i giovani finiscano per indossare, a scopo difensivo, delle maschere. 25. Le nuove generazioni, nel passaggio faticoso alla vita adulta, hanno bisogno di trovare negli adulti un atteggiamento di ascolto; a maggior ragione il servizio parrocchiale e diocesano deve concentrarsi sulle loro domande, prima di pensare all’organizzazione di un sistema completo di risposte. Domande che ne formano una sola, che potrebbe essere denominata “domanda di santità”. I nostri giovani cercano testimoni autentici del Vangelo, che siano coerenti con quanto annunciano e contemporaneamente fraterni e semplici nell’interagire con loro, pro-

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prio perché essi stessi aspirano a una vita piena e ad essere felici: ciò coincide con il progetto che Dio ha per ciascuno di loro. Difatti, «Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di una esistenza mediocre, annacquata, inconsistente» (Gaudete et exultate, 1). 26. Occorre che la Pastorale Giovanile Vocazionale (=PGV) diocesana, foraniale e parrocchiale, attraverso l’esercizio di uno sguardo rispettoso e interessato, sviluppi con i giovani una relazione che sia sorretta da un umanesimo evangelico. «Di per sé, è l’umano da vivere la sostanza di ogni vocazione cristiana. La drammatica situazione giovanile è qui: i giovani non riconoscono l’esperienza cristiana come la grammatica sapienziale con la quale parlare la lingua della vita […]. L’essere cristiani non è altro dall’essere veramente umani»31. La PGV sia in ascolto del loro mondo anche mediante la rete, la nuova piazza virtuale, dove si esprimono con maggiore libertà. Per poter entrare in contatto con la prima generazione incredula32, è necessario far riscoprire loro – anche utilizzando i nuovi dispositivi multimediali – la centralità del Vangelo nella loro quotidianità. Tuttavia «la questione della pastorale giovanile (…) non può essere ridotta all’uso (illusorio) dei nuovi linguaggi. La deriva modaiola e il fascino dei social network, o dei vari Facebook, Whatsapp, Twitter e tutte le altre app dell’attuale scenario tecno-sociologico hanno già il fiato corto. La vita del testimone è l’unico linguaggio che merita di essere riconosciuto»33. In tale orientamento i giovani imparano ad attribuire senso agli eventi e alle situazioni che incontrano attraverso interazioni, relazioni, conversazioni, con testimoni di Cristo vivo. È necessaria una PGV che converta gli adulti al loro compito educativo: è l’intera comunità che si deve far carico e prendere cura dei giovani, favorendo l’incontro con Gesù, facendo conoscere la sua maniera di essere stato uomo, figlio, fratello in questo mondo. Pertanto urge un risveglio della spiritualità e una cura dell’interiorità attraverso esperienze di ritiro, di silenzio, di discernimento e di preghiera che i giovani spesso non snobbano; oppure proporre esperienze di carità (servizi di animazione, volontariato, impegno nel sociale) che suscitino cammini di fede. «Sono le esperienze 31

MAFFIOLETTI M., L’umanesimo evangelico e la pastorale giovanile, in Note di Pastorale Giovanile, Marzo 2016, p. 28. 32 Cfr. ARMANDO MATTEO, La prima generazione incredula, il difficile rapporto tra i giovani e la fede, Rubettino, 2017. 33 Ivi, pp. 29-30.

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reali, gli incontri faccia a faccia che aiutano a sortire dall’anestesia etica e dalla disaffezione verso legami, cittadinanza e sogno di futuro. Che aiutano a cogliere che “si è di qualcuno”: e non solo perché c’è chi ci ama, ci conosce e ci chiama, ma anche perché c’è chi ha bisogno d’esser da noi riconosciuto, della nostra cura»34. 27. È questo il tempo delle alleanze con le diverse agenzie educative (istituzioni o associazioni) di un territorio. Intrecci con la Pastorale Familiare consentono percorsi integrati, capaci di illuminare la realtà in cui le nuove generazioni sono immerse. Le famiglie, ormai sbilanciate verso un eccesso di “istruzione”, hanno notevolmente ridimensionato la portata umana e spirituale di un vero insegnamento educativo. Si sono tralasciate le esigenze dei percorsi formativi ai quali solo la famiglia e gli adulti consapevoli e responsabili possono rispondere prima di tutto con la trasmissione di valori fatta di esempi più che di discorsi. Si educa con lo sguardo e con ciò che si riesce a contemplare. «Non possiamo ignorare che si è prodotta una rottura generazionale nella trasmissione della fede» (Evangelii gaudium, 70 e cfr. 105). La stessa scuola può divenire luogo di ascolto e confronto, la presenza in questo ambito educativo è di particolare efficacia. Non si rifiuti, inoltre, la possibilità di elaborare una PGV in collaborazione con esperti di interventi socio-educativi. 28. Si auspica fortemente una spiritualità sinodale come caratteristica essenziale della PGV, in una reciproca osmosi tra Diocesi, Forania e Parrocchia, che si traduca nell’intrecciare insieme il coraggio del ricercare, del capire e del proporre, con il tempo per l’ascolto dei diversi educatori e operatori. È opportuno un confronto che si trasformi in un esercizio di serio discernimento pastorale, che interpelli i giovani e li renda non semplici fruitori e spettatori di attività pastorali, ma essi stessi promotori di una rinnovata evangelizzazione. Proprio papa Francesco all’assemblea pre-sinodale afferma «Se mancate voi, ci manca parte dell’accesso a Dio». È inutile credere di costruire un futuro se non ci rimettiamo in cammino con coloro che lo potranno realizzare: i giovani. Né bastano le classificazioni sociologiche e non sono sufficienti gli approssimativi e improvvisati rimedi, in realtà non si tratta di portare i giovani in chiesa ma di riportare la Chiesa tra i giovani. Assicurare nei 34

LIZZOLA I., Le vite giovani e la periferia del tempo, 2015, p. 50.

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loro confronti quel necessario atteggiamento evangelizzatore che ci porta a parlare della fede essenzialmente come “decisivo incontro con una persona: Gesù Cristo”. Egli cambia la direzione di ogni impegno, rinvigorisce la solidarietà, l’altruismo, la fedeltà, il servizio alla società, conferendo a tutto ciò un valore teologale di straordinaria portata, rendendolo persino stabile, duraturo finanche irrevocabile. Non convince il profilo esclusivamente moralistico con il quale molti giovani percepiscono l’approccio con la fede. Non si tratta di un’etica, né di una consegna di un metodo per il “buon vivere”, né di un apparato di buone maniere, ma la quotidiana riscoperta di un “perché”, capace di rigenerare costantemente le motivazioni, il senso, le alleanze e la fedeltà. «Ascoltando i giovani e ponendo loro le domande, che sono alla base del Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo, mi sembra che il cristianesimo contemporaneo abbia cinque sfide per riaccendere la fede nei giovani», ha spiegato Paola Bignardi. «Bisogna imparare ad ascoltare i giovani e confrontarsi con le loro ragioni; presentare loro un cristianesimo gioioso e contemporaneo; offrire l’esperienza di comunità cristiane dalle relazioni calde, umane e autentiche. Anche il linguaggio ha una sua importanza: deve essere schietto, comprensibile e legato alla realtà. Infine occorre ripensare l’identità e la qualità delle figure educative», inoltre «la dimensione religiosa, per molti giovani, è importante, però per la maggioranza ha un posto relativo e quasi nullo … la fede non ha nessuna importanza, hanno tuttavia una naturale propensione alla ricerca di Dio, pur chiedendosi a cosa serve la Chiesa e facendo fatica a comprendere il linguaggio utilizzato, cercano, nelle stesse comunità cristiane, relazioni vere»35.

«Grande stupore aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme» (Lc 5,9) Rinnovare l’Iniziazione Cristiana 29. Lo stupore è la chiave di comprensione di tutto il dinamismo missionario con il quale la Chiesa apostolica diffuse il Vangelo, incontrando culture diverse, affrontando persecuzioni e martirio. Lo stupore 35

ISTITUTO TONIOLO, Rapporto Giovani 2018 – la condizione giovanile in Italia, edito da Il Mulino.

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di Simone e dei suoi compagni di fronte ai fatti prodigiosi dei quali erano stati testimoni, diventa la forza per continuare a seguire il Maestro, anche attraverso prove, rinunzia, fallimenti ed esclusioni. Lasciarsi conquistare dallo stupore per aver incontrato Gesù comporta anche diffondere e suscitare stupore non per l’originalità di idee o di argomentazioni, ma per una dimensione soprannaturale che entra nella nostra vita e nel nostro annuncio. Le comunità cristiane delle origini suscitavano stupore per l’amore fraterno, per lo spirito di condivisione, per la forza generatrice del perdono, per la comunanza dei beni e per la fortezza nel martirio. Lo stupore convince più di mille teoremi. Annunciare il Vangelo con una perfezione metodologica, linguistica, ermeneutica, ma senza suscitare stupore, non genera discepoli. Gli Orientamenti Pastorali “Educare alla vita buona del Vangelo”, definiscono l’Iniziazione Cristiana come «esperienza fondamentale dell’educazione alla vita di fede»36. Conosciamo l’importanza di avviare nuovi percorsi e nuove forme di annuncio. Non ci sfuggono come nel nostro contesto i sacramenti dell’Iniziazione cristiana vengono richiesti, per consuetudine o per occasionali situazioni (richiesta di padrino/madrina). In molti casi la conseguenza è l’abbandono e la distanza dalla comunità. Naturalmente non mancano numerose situazioni di riavvicinamento e di permanenza nella comunità, anche assumendo ruoli, compiti e ministeri al servizio della Chiesa. Nuovi progetti dell’Iniziazione Cristiana, non potranno essere attenti solo al metodo o alla tecnica risolutiva dei problemi pastorali o educativi, ma appello a rivedere, a ripensarsi e rifondarsi come comunità di fede che continua a celebrare e annunciare il dono della salvezza alle nuove generazioni con una modalità svincolata dal modello formativo di tipo nozionistico, in direzione di una forma di lento e progressivo inserimento alla vita in Cristo a partire dalle concrete situazioni esistenziali. É necessario «confrontare le esperienze di iniziazione cristiana di bambini e adulti nelle Chiese locali, al fine di promuovere la responsabilità primaria della comunità cristiana, le forme del primo annuncio, gli itinerari di preparazione al battesimo e la conseguente mistagogia per i fanciulli, i ragazzi e i giovani, il coinvolgimento della famiglia, la centralità del giorno del Signore e dell’Eucaristia, l’attenzione alle persone disabili, la catechesi degli adulti quale impegno di formazione 36 CEI, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020, Roma 2010, 40.

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permanente»37. 30. Accanto al modello tradizionale è utile cominciare a sperimentare un modello a carattere esplicitamente catecumenale ormai diffuso in modo significativo38, nel quale emergono i criteri della gradualità, del non nozionismo, della dimensione esperienziale e del coinvolgimento sociale dell’educazione. Percorsi incentrati sul coinvolgimento della famiglia nell’Iniziazione Cristiana dei ragazzi e la centralità della comunità ecclesiale. Ormai sono notevoli i contributi e le nuove sperimentazioni in tal senso. Solo a titolo esemplificativo mi piace far riferimento al Progetto Emmaus che conosco per averlo sperimentato39. L’obiettivo che si propone non è esclusivamente la preparazione ai sacramenti, ma alla vita cristiana che nasce dal sacramento celebrato, coinvolge la famiglia, la comunità. Sarei ben lieto se qualche comunità parrocchiale, guidata dal proprio parroco, o alcuni parroci insieme, potessero cominciare a sperimentare questi nuovi progetti catechistici. Tutto questo comporta la centralità dell’Eucaristia, l’apporto di un gruppo “catechistico” con figure diverse, superando la delega della parrocchia al catechista; il recupero della domenica come giorno dell’iniziazione. Si possono indicare alcuni criteri condivisi per un rinnovamento, per un cambio di mentalità, di linguaggi e di strutture. L’educazione cristiana deve cercare di assimilare elementi della fede, aspetti umani, sociali e culturali che svolgano un ruolo di fattori di integrazione e di maturazione totale della persona umana nella sua totalità. Il proprio e necessario compito sarà quello di essere «chiamata a portare la forza del Vangelo nel cuore della cultura e delle culture»40 e la fedeltà a questo Vangelo e alle culture in cui esso è annunciato 37 CEI, Educare

alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020, Roma 2010, 54. 38 Cfr. CEI, Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, Paoline, Milano 2014, 49-55. 39 Cfr. ANDREA FONTANA, Il nuovo progetto di iniziazione cristiana secondo il modello catecumenale. Il “Progetto Emmaus” per sostenere le sperimentazioni, in “Catechesi” 76 (2006-2007) 3, 72-80. Anche in: http://www.mistagogia.netfirms.com/newpage43.htm; Cfr. Andrea Fontana - Monica Cusino, Progetto Emmaus. Catecumenato, il cammino per diventare cristiani; Cfr. CEI, 1. L’iniziazione cristiana. Orientamenti per il catecumenato degli adulti, Roma 1997; 2. Orientamenti per l’iniziazione dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni, Roma 1999; 3. Orientamenti per il risveglio della fede e il completamento dell’iniziazione cristiana in età adulta, Roma 2003. 40 GIOVANNI PAOLO II, Catechesi Tradendae. Esortazione apostolica circa la catechesi del nostro tempo, Paoline, Roma 1979, 53 e 41.

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renderà corretto un itinerario che libera dalle pressioni di uniformità sociale superficiale, toglierà la fama di agenzie rivolte ad amministrare sacramenti e orienterà verso l’integrazione tra la Parola annunciata, la Presenza di Cristo Salvatore, la Vita nuova da attuare quotidianamente nella carità. 31. Bisogna iniziare imparando a raccontare la fede, il modo di credere, la riscoperta della centralità di Cristo morto e risorto, richiedendo un’attenzione speciale alla narrazione della Parola di Dio. Ridare il primato alla Parola di Dio permette di liberare l’annuncio da una eccessiva ritualizzazione e di ricuperare la dimensione relazionale della fede. Si passa da una catechesi finalizzata unicamente alla celebrazione dei sacramenti a una catechesi “per la vita cristiana”, in cui si viene iniziati “attraverso” i sacramenti: «Il centro vivo delle fede è Gesù Cristo. […] Cristiano è colui che ha scelto Cristo e lo segue. […] La Chiesa deve predicare Gesù Cristo e fare in modo che ogni cristiano aderisca a Lui, […] per questo la catechesi non propone semplicemente un nucleo essenziale di verità da credere, ma intende far accogliere la sua persona vivente»41. Bisogna creare occasioni di incontro per la preghiera comune e per l’ascolto, manifestando, con umiltà e sincerità, difficoltà e dubbi e condividendo i piccoli e realistici passi in avanti, comunicando la gioia del Vangelo e della grazia di Dio attraverso un difficile percorso di educazione e formazione. Azioni pastorali fondamentali saranno quelle di prendersi cura del cammino spirituale di ogni persona, accompagnandola, stringendo relazioni e imparando a leggere i segni di Dio nella propria storia, a riconoscere la grazia di Dio nel proprio percorso di vita. Il catechista sarà accompagnatore, educatore, testimone e maestro. Il lavoro formativo ha come meta la maturazione dei catechisti «nell’equilibrio affettivo, nel senso critico, nell’unità interiore, nella capacità di rapporti e di dialogo, nello spirito costruttivo e nel lavoro di gruppo»42. La “buona notizia” va offerta non solo con le parole, ma con uno stile di vita che ne sia specchio, nella misericordia e nell’accoglienza, dentro un’esperienza comunitaria reale, fatta di relazioni vere. 32. Recuperare pienamente il compito della comunità nel suo insieme, quale grembo generatore della fede, in un’ottica di più sentita 41 CEI,

Il Rinnovamento della catechesi, 57-58. Direttorio generale per la catechesi, 239.

42 CONGREGAZIONE PER IL CLERO,

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ecclesialità e corresponsabilità nella responsabilità, dimensione proprio della communio, privilegiando il ruolo unico e autentico dei laici e delle famiglie: «La forte affermazione “è finito il tempo della parrocchia autosufficiente” deve essere con coraggio estesa a tutte le componenti ecclesiali: associazioni, movimenti, forme di vita consacrata e ogni altro soggetto ecclesiale»43. Nella nota pastorale “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia”, si enuncia un criterio importante: «La parrocchia missionaria fa della famiglia un luogo privilegiato della sua azione, scoprendosi essa stessa famiglia di famiglie, e considera la famiglia non solo come destinataria della sua attenzione, ma come vera e propria risorsa dei cammini e delle proposte pastorali»44. Si può scommettere su una pastorale di accompagnamento dei giovani genitori perché possano incontrare o riscoprire il Vangelo, ed essere aiutati a divenire realmente i primi educatori nella fede dei loro figli. È necessario, da parte delle comunità parrocchiali, “allargare” il tempo dell’iniziazione cristiana, non aspettando che i fanciulli vengano al catechismo per la prima comunione, ma a partire dall’infanzia, interpellando e interessando i genitori dei bambini, proponendo loro un cammino di post-battesimo, avendo come autorevole punto di riferimento il catechismo dei bambini. 33. Un’altra scelta per un itinerario di Iniziazione Cristiana è il suo coraggio di ripensarsi in profondo legame con i problemi e le necessità delle famiglie. Si tratta, per le comunità cristiane, di allargare gli orizzonti: al di là dei propri confini, al di là delle abitudini e dei percorsi istituzionalizzati, una grande chiamata alla responsabilità educativa e all’accompagnamento a vivere la dimensione religiosa della vita integrale delle persone. Forse è tempo di pensare con decisione che vi possa e debba essere un’educazione cristiana che avviene in età e luoghi diversi dagli attuali. Se i percorsi di fede dovranno sempre più tener conto delle domande della vita, se i punti di partenza dovranno diventare sempre più articolati, flessibili, numerosi, allora occorrerà pensare alla possibile funzione di educazione spirituale, interiore, anche in senso cristiano, che possa prendere le mosse dai contesti della formazione umana, culturale e professionale degli uomini. Sappiamo bene che il 43

Cfr. CEI, Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, Paoline, Milano 2014, 71. 44 CEI, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, 9.

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rinnovamento di percorsi e di visioni di Chiesa dipendono molto dalla formazione iniziale e permanente dei presbiteri, ma conta notevolmente anche la formazione permanete dei nostri operatori pastorali che, accanto ad una generosa buona volontà, devono anche coniugare una passione per la propria crescita umana e culturale al fine di affrontare con un minimo di consapevolezza la sfida del rinnovato annuncio45. «Signore… sono un peccatore» (Lc 5,8) La sfida della spiritualità 34. La reazione di Simon Pietro di fronte al prodigio della pesca abbondante, non si esaurisce in un grazie banale e passeggero. Lo riporta nella profondità della propria situazione, con la consapevolezza di poter trovare una rinnovata salvezza: “si gettò alle ginocchia di Gesù”. Prega, supplica, apre il cuore, cerca persino di dissuadere il Maestro… «allontanati», non contare su di me! Sant’Ambrogio così commenta questo passo: «Pietro stupiva di quei doni divini, e quanto maggiori erano i suoi meriti, tanto meno presumeva di sé. Di’ anche tu: Signore, allontànati da me, che sono un peccatore, affinché il Signore ti risponda: Non temere. Non temere di confessare il tuo peccato al Signore, che ti perdona, non temere di riferire al Signore anche ciò che è tuo, perché Egli ci ha dato quello che è suo. Egli non è capace di provare invidia, non è capace di portarti via qualcosa, non è capace di sottrartelo. Vedi quant’è buono il Signore, che ha dato una tale forza agli uomini, da poter anch’essi dar la vita alle anime»46. C’è una verità amara da accettare senza compromessi, né giustificazione. La presenza del peccato nella vita. Ma questa condizione può essere sormontata dalla certezza che chi incontra Cristo riesce persino a vivere la grazia della redenzione. Ogni nostra comunità, nel riconoscere il proprio peccato, sa anche che può gustare la gioia della conversione. Il primo e fondamentale gesto di ogni spiritualità è abbattere l’idolo della sufficienza, il delirio dell’onnipotenza, la mediocrità dell’autocompiacimento, per aprirsi all’ispirazione dello Spirito. 45

Cfr. CEI, Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, Paoline, Milano 2014, 61. 46 AMBROGIO, Esposizione del Vangelo secondo Luca, IV, 79.

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La costatazione attribuita a Fr. Roger Schultz, priore della fraternità di Taizè, “Non c’è nessun campo nel quale noi cristiani viviamo un fallimento così clamoroso come in quello della spiritualità”, suscita notevoli interrogativi. Il primo naturalmente può anche nascere di fronte a questa tematica della spiritualità inclusa in una lettera pastorale che intende rivitalizzare percorsi e progetti. In che rapporto si pone la nostra azione pastorale con il profilo della nostra spiritualità? L’appello a un recupero di spiritualità, cari presbiteri, e mi rivolgo in primo luogo a voi, chiamati ad essere maestri di vita spirituale, non è un mero invito ad un ripescaggio di formule e schemi pietistici e infantili. Non vuole neanche essere il miraggio di una ritrovata uscita di sicurezza in una situazione complessa e variegata. Taluni reagiscono di fronte all’appello della spiritualità con una conclamata richiesta di concretezza. Come se la vita spirituale fosse astratta e ideale. Anzi è proprio nella visione di una spiritualità apostolica e nella diocesanità che si vive la sintesi di un impegno sacerdotale sano, equilibrato, e lungimirante: «Il problema non sempre è l’eccesso di attività, ma soprattutto sono le attività vissute male, senza le motivazioni adeguate, senza una spiritualità che permei l’azione e la renda desiderabile»47, solo ciò che non si ama stanca! La spiritualità è la vita buona del Vangelo, ci viene in aiuto San Paolo: «Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è legge. Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri» (Galati 5, 2226). 35. Un presbitero esprime la propria spiritualità con una variegata manifestazione di doni e di carismi, così attinge la sua forza alla Parola di Dio, all’Eucaristia, al sacramento della Riconciliazione, alla predicazione, agli altri sacramenti della vita cristiana, alla preghiera personale, e non ultima, ad una tenera e filiale devozione alla Madre di Dio. Vorrei segnalare qualche aspetto della spiritualità presbiterale, di estrema importanza per sentirsi discepoli di Cristo nella Chiesa. In primo luogo sottolineo la convinta opera di edificazione della comunione. Ritorna lapidario il monito di San Giovanni Paolo II, che in riferimento alla 47

FRANCESCO, Evangelii gaudium, 82.

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spiritualità della comunione scrive parole memorabili: «Non ci facciamo illusioni: senza questo cammino spirituale, a ben poco servirebbero gli strumenti esteriori della comunione. Diventerebbero apparati senz’anima, maschere di comunione più che sue vie di espressione e di crescita»48. Che tristezza constatare la condizione di isolamento e di individualismo nella quale sono precipitati alcuni presbiteri, inconsapevolmente vivono isolati e persino inavvicinabili. È vero, possono anche aver subito incomprensioni e torti, ma le barriere non aiutano, né guariscono, anzi peggiorano. «Non si è presbiteri senza o a prescindere dal vescovo e dai confratelli: il ministero è una realtà intimamente collegiale, per cui la fraternità è il fondamento che dà valore e significato; in quanto tale, non può essere considerata semplicemente una dimensione accessoria, da coltivare in qualche occasione straordinaria, ma necessita di tempi, metodi e luoghi. Del resto, l’esperienza insegna come la solitudine più insidiosa per un prete non stia nel fatto che, una volta chiusa la porta della canonica, non trovi nessuno accanto a sé, quanto piuttosto nella mancanza di comunicazione con i confratelli. Questa condizione spesso induce a moltiplicare le connessioni e a lasciarsi fagocitare da internet, social network e programmi televisivi. “Solo chi respira nell’orizzonte della fraternità presbiterale – scrive il Papa – esce dalla contraffazione di una coscienza che si pretende epicentro di tutto, unica misura del proprio sentire e delle proprie azioni»49. Si è presbiteri secondo il cuore di Dio se abbiamo lo sguardo fisso a Gesù buon Pastore, come lui possiamo vivere la gioia della nostra vocazione solo nella ricerca dell’ultimo, dello smarrito, dell’escluso, dell’emarginato. Non importa l’assillo dei risultati, la Redenzione è tutta opera di Dio! «Il presbitero fa proprio lo stile e le virtù del pastore: lo muove l’attenzione per ciascuna pecora del gregge, la vigilanza perché nessuna si smarrisca, la disponibilità ad accompagnarne il cammino con una cura particolare per le più deboli e una passione forte per quante si sono perdute. In questa luce, la sventura che mai dovrebbe accadere a un prete è quella di trascinarsi in un ministero esercitato in maniera puntuale, ritualmente perfetto e dottrinalmente completo, ma disincarnato sul piano delle relazioni umane. La carità pastorale è insidiata dalla tentazione della mediocrità»50. 48

GIOVANNI PAOLO II, Novo millennio ineunte, 43. CEI, Lievito di fraternita, 3. 50 CEI, Lievito di fraternità, 2. 49

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36. La spiritualità del distacco. Questa prospettiva dona i salutari percorsi di libertà interiore, il cuore puro, la genialità e la sapienza dell’ascolto con il quale far nascere e accompagnare i progetti e gli impegni. Il cuore libero rende un presbitero generativo, sempre pronto a salpare per altri impegni ed altri lidi. Non è generativo chi ritiene di doversi legare a luoghi, a compiti, a ruoli da sempre svolti, anche se con buoni risultati. Questo invecchia il cuore, logora le comunità, rende sterile ed abitudinaria ogni iniziativa. Le resistenze al cambiamento, inteso in senso ampio, sono sempre indice di coperture di fragilità ed insicurezze. Talvolta persino sono forme velate di resistenza alla volontà di Dio e alle novità dello Spirito. Arriva poi il momento in cui diventa anche importante sapersi congedare da responsabilità pastorali, ed entrare in quella stagione della vita che ci prepara al grande esodo, vivendo l’età adulta con pacato distacco, sereno discernimento, ed accogliere la sfida di una paternità spirituale che continua a generare la vita con la testimonianza ed un ispirato discernimento51. La vecchiaia è il tempo dell’amore consapevole e pieno a Dio e ai fratelli, ci mette in guardia dall’idolatria dei nostri progetti, delle nostre idee, delle nostre risorse, la vecchiaia è il tempo che ci educa all’essenzialità di ciò che conta davvero: «Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!» (1Cor 13,13). Papa Francesco in una delle sue meditazioni quotidiane, commentando il brano di Atti degli apostoli (20,17-27), suggeriva: «Tutti i pastori dobbiamo congedarci. Arriva un momento dove il Signore ci dice: vai da un’altra parte, vai di là, va di qua, vieni da me. E uno dei passi che deve fare un pastore è anche prepararsi per congedarsi bene, non congedarsi a metà», e ancora, «il pastore che non impara a congedarsi è perché ha qualche legame non buono col gregge, un legame che non è purificato per la croce di Gesù»52. Saper congedarsi per un trasferimento, per un avvicendamento di incarico pastorale, per raggiunti limiti di età, per l’insorgere di una malattia, per aver esaurito tutte le risorse disponibili da offrire ad una comunità, significa anche essere pronti a non lasciare rimpianti, rammarichi, nostalgie, ed altre e dolorose pendenze. Bisogna saper lasciare con il cuore pacificato e riconciliato, con lo sguardo lungimirante. L’unico interrogativo che deve ritornare a risuonare nel cuore è quello che riguarda la nostra generosa risposta a Dio che ci ha 51 52

Cfr. ENZO BIANCHI, La vita e i giorni. Sulla vecchiaia. Il Mulino 2018. FRANCESCO, Meditazione nella Cappella Sanctae Marthae, martedì 30 maggio 2017.

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chiamati alla santità: “Ho risposto alla Grazia di Dio? Ai suoi appelli? Alle opportunità offerte per raggiungere la santità?”. Il sacerdote lucano, figura intellettuale prestigiosa, editore e raffinato scrittore, Don Giuseppe De Luca, attento studioso della religiosità popolare del mezzogiorno, attribuisce a S. Alfonso de Liguori il merito «di aver messo nei semplici un cuore di santi, e di grandi santi!»53 . Scrive S. Alfonso M. de Liguori, nel diffusissimo libro Pratica di amar Gesù Cristo che «Vertice della santità e della perfezione è amare Cristo, nostro sommo bene, nostro salvatore, nostro Dio. È, infatti, proprio lui a dirci: “Il Padre stesso vi ama, perché voi avete amato me” (Gv 16, 27). Alcuni – nota san Francesco di Sales – fanno consistere la perfezione in una vita austera, altri nella preghiera o nella frequenza dei sacramenti e altri ancora nelle opere di carità… Ma sbagliano. Vera perfezione è amare Dio con tutto il cuore». Questo volumetto è un testo di spiritualità che parte dall’assunto che Dio vuole tutti santi! 37. La spiritualità, e questo è per tutti i battezzati, costituisce il quotidiano consolidamento di quelle motivazioni profonde che ci fanno sentite figli amati e prediletti di Dio. Solo l’amore a Dio e ai fratelli genera la santità! I percorsi di santità coincidono anche con la nostra gioia, con l’antidoto a tutte quelle forme di depressione e di permanente agitazione, irrequietezza, sospetti, rivendicazioni e, in non pochi casi, critica sterile e dannosa. San Giovanni Paolo II, nella Lettera Apostolica Novo millennio ineunte, alla quale volentieri amo riferirmi, scriveva: «E in primo luogo non esito a dire che la prospettiva in cui deve porsi tutto il cammino pastorale è quella della santità. … Ricordare questa elementare verità, ponendola a fondamento della programmazione pastorale che ci vede impegnati all’inizio del nuovo millennio, potrebbe sembrare, di primo acchito, qualcosa di scarsamente operativo. Si può forse «programmare» la santità? Che cosa può significare questa parola, nella logica di un piano pastorale? In realtà, porre la programmazione pastorale nel segno della santità è una scelta gravida di conseguenze. Significa esprimere la convinzione che, se il Battesimo è un vero ingresso nella santità di Dio attraverso l’inserimento in Cristo e l’inabitazione del suo Spirito, sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all’insegna di un’etica minimalistica e di una

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GIUSEPPE DE LUCA, Sant’Alfonso mio maestro di vita cristiana.

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religiosità superficiale»54. Credo che papa Francesco, con un ispirato senso pastorale, ci abbia consegnato la Gaudete et exsultate, esortazione apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, aiutandoci a collocare la santità alla base di tutte le nostre scelte personali, familiari, comunitarie ed ecclesiali. Ecco la vera spiritualità alla qua-le dobbiamo assolutamente attingere! La santità può essere raggiunta attraverso una spiritualità concreta, incarnata, relazionata, ispirativa e ricca di speranza. Vi è noto come ogni anno incontro coloro che partecipano al percorso foraniale di formazione per operatori pastorali e proprio ad essi ribadisco l’urgenza e la necessità di non confondere la spiritualità con espressioni emotive, sdolcinate ed illusorie, la spiritualità è «vita secondo lo Spirito»: «Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle co-se dello Spirito. Ma i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace» (Rm 8,5). Non si tratta di definizioni filosofiche né teoretiche, sono percorsi che possono anche stupire per la disarmante semplicità, ma sono la via di un impegno mistico, unico capace di dare fondatezza e credibilità al nostro annuncio evangelizzatore. «La spiritualità cristiana propone un modo alternativo di intendere la qualità della vita, e incoraggia uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo. […] La spiritualità cristiana propone una crescita nella sobrietà e una capacità di godere con poco. È un ritorno alla semplicità che ci permette di fermarci a gustare le piccole cose, di ringraziare delle possibilità che offre la vita senza attaccarci a ciò che abbiamo né rattristarci per ciò che non possediamo. Questo richiede di evitare la dinamica del dominio e della mera accumulazione di piaceri»55. Proporre la sfida della spiritualità, significa anche riaffermare un impegno sociale nel quale, con la messa al bando di ogni tentativo di corruzione, si cerca di costruire il regno di Dio, che risplende dei frutti dello Spirito. Scrive Papa Francesco: «Poiché non si può capire Cristo senza il Regno che Egli è venuto a portare, la tua stessa missione è inseparabile dalla costruzione del Regno: «Cercate innanzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia» (Mt 6,33). La tua identificazione con Cristo e i suoi desideri implica l’impegno a costruire, con Lui, questo

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GIOVANNI PAOLO II, Novo millennio ineunte, 30-31. FRANCESCO, Laudato si’, 222.

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Regno di amore, di giustizia e di pace per tutti»56. Talvolta corriamo il rischio di precipitare in una schizofrenia spirituale che ci spinge a privilegiare gli impegni pastorali, altre volte a ritenerli «come se fossero “distrazioni” nel cammino della santificazione e della pace interiore. Si dimentica che “non è che la vita abbia una missione, ma che è missione”»57. 38. Noi riusciamo anche a percepire che siamo di fronte a una reiterata domanda di spiritualità, o presunta tale, che va affermandosi, e che spesso coincide con l’interesse per culture e pratiche esoteriche, talvolta orientali, nonché l’apprendimento di esercizi di autocontrollo, e pratiche di auto-aiuto. Non meno allarmante è il ricorso ai maghi, indovini, la consultazione di oroscopi e di altri espedienti irrazionali. Lo stesso accade con l’eccessiva attenzione a sedicenti veggenti o destinatari presunti di apparizioni e visioni; è infecondo trasformare «l’esperienza cristiana in un insieme di elucubrazioni mentali che finiscono per allontanarci dalla freschezza del Vangelo»58. Proporre la «misura alta della vita cristiana» significa avere il coraggio di continuare a parlare dell’amore di Dio e della croce di Gesù Cristo, senza tralasciare che la spiritualità si alimenta anche con i tesori di grazia che la Chiesa dispensa con la Parola, i sacramenti, la preghiera personale, piccole rinunzie e sacrifici accolti per edificare il Regno, la visita penitenziale ai santuari, inculcando così il desiderio e la grazia della santità. «Infine, malgrado sembri ovvio, ricordiamo che la santità è fatta di apertura abituale alla trascendenza, che si esprime nella preghiera e nell’adorazione. Il santo è una persona dallo spirito orante, che ha bisogno di comunicare con Dio. È uno che non sopporta di soffocare nell’immanenza chiusa di questo mondo, e in mezzo ai suoi sforzi e al suo donarsi sospira per Dio, esce da sé nella lode e allarga i propri confini nella contemplazione del Signore»59. 39. Una spiritualità adulta e matura si manifesta con i due pilastri ai quali Papa Francesco ha dedicato molta attenzione nell’ultima Esortazione Apostolica, sui percorsi di santità: le Beatitudini lette in chiave di scelta Controcorrente e la Grande regola di comportamento: «Ho avuto 56

FRANCESCO, Gaudete et exsultate, 25. Ivi, 27. 58 Ivi, 46. 59 FRANCESCO, Gaudete et exsultate, 147. 57

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fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi» (25,35-36). Guardiamo con preoccupazione la possibilità di una diminuita sensibilità verso i nostri fratelli più poveri, le famiglie provate e le persone che fuggono dalle loro terre alla ricerca di una dignitosa condizione di vita. Non possiamo averne solo una motivazione sociologica, o antropologica, pur essendo importantissime; ad esse per noi si aggiunge una prospettiva teologale, che mette il Vangelo al centro di una visione del mondo, della persona, e della storia. Il rifiuto degli esclusi e degli “scarti” è rifiuto della cultura cristiana; tutta la nostra attenzione è motivata dal fatto che siamo credenti nel Vangelo di Gesù Cristo. Tutto ciò porta anche a dissentire da forme di religiosità piene di contraddizioni che strumentalizzano simboli e forme ricoperte di una patina di sacralità con la quale però si edificano steccati culturali, rifiuti strumentali ed ideologici, egoismi che generano populismi e indifferenza. Ho avuto fame… ho avuto sete… ero straniero… ero in carcere. «Sono poche parole, semplici, ma pratiche e valide per tutti, perché il cristianesimo è fatto soprattutto per essere praticato, e se è anche oggetto di riflessione, ciò ha valore solo quando ci aiuta a vivere il Vangelo nella vita quotidiana»60. Non ignoriamo la complessità delle situazioni sociali alle quali siamo esposti: il nostro punto di riferimento resta il Vangelo di Gesù Cristo. Non sfuggono neanche le problematiche che i fenomeni migratori portano con sé. Di recente, nella Lettera alle comunità cristiane che la Commissione ecclesiale per le migrazioni, ha indirizzato a tutti i credenti, vi è scritto: «Incontrare un immigrato significa fare i conti con la diversità. La prima diversità è quella fisica, la più visibile: “La sua singolarità colpisce: quegli occhi, quelle labbra, quegli zigomi, quella pelle diversa dalle altre lo distinguono e ricordano che si ha a che fare con qualcuno. […] Quel volto così altro porta il segno di una soglia”. Egli è l’altro, non è colui che scegliamo di invitare a casa nostra, bensì colui che si erge, non scelto, davanti a noi: è colui che giunge a noi portato semplicemente dall’accadere degli eventi… Le paure si possono vincere solo nell’incontro con l’altro e nell’intrecciare una relazione. È un cammino esigente e a volte faticoso a cui le nostre comunità non possono sottrarsi, ne va della nostra testimonianza evangelica»61. 60 61

FRANCESCO, Gaudete et exsultate, 109. COMMISSIONE EPISCOPALE PER LE MIGRAZIONI DELLA CEI, Lettera alle comunità cristiane a

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«È il Signore!» (Gv 21, 7) Dal riconoscimento alla missione. 40. Carissimi al termine della nostra condivisione vorrei tentare di riaccendere l’ardore di un rinnovato annunzio con il racconto del Vangelo di Giovanni al capitolo 21, nel quale viene narrata «la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti», e la radicale trasformazione dei discepoli nell’incontro con il Risorto. Il contesto narrativo è simile a quello del capitolo 5 di Luca: il lavoro infruttuoso di una notte sul quale si staglia la presenza di Gesù. Il racconto evangelico ci aiuta a rinnovare la disponibilità e l’obbedienza di fede anche di fronte alle reiterate e fallimentari iniziative. Anche quando siamo circondati dalla penombra di una luce che stenta a farsi vivida, dobbiamo riconoscere i segni dei tempi e le presenze che parlano di Dio e ci riconducono a Lui. È sorprendente che il primo a riconoscere il Risorto è Giovanni, il più giovane del gruppo, «quel discepolo che Gesù amava», custode di un’appartenenza straordinaria, che ha creduto senza esitazioni nella resurrezione di Gesù, al semplice sguardo di una tomba vuota e delle bende che coprivano Gesù (Gv 20,8). Non si tratta di ingenuità, ma della profondità di un segreto e di un’alleanza con il Maestro che ama! Il “discepolo amato” è mosso da un legame, parla spinto da un sovrannaturale riconoscimento: «È il Signore!». Due semplici parole che hanno più forza coinvolgente di un lungo trattato. Un’affermazione stringata, eppure carica di una forte evocazione affettiva che non può lasciare indifferenti. Una ventata di fede originale che dice agli astanti: non indugiamo, non facciamo lunghe supposizioni, non ci blocchi lo sconcerto del fallimento, ripartiamo da un riconoscimento: «È il Signore!». Quest’affermazione è anche un monito a saper dispiegare le nostre prospettive di vita in obbedienza al Signore che parla, nonostante le vicissitudini e le prove della nostra Chiesa. Non sarà mai inutile credere e affidarsi al Signore. Non bisogna pretendere che tutto sia già prestabilito, occorre ascoltare la sorgiva originalità di fede dei più giovani e la spontaneità dei semplici. Sulle labbra di questi può sgorgare anche l’idea, la motivazione, la richiesta e l’appello a intraprendere rinnovati percorsi. 25 anni dal documento “Ero forestiero e mi avete ospitato” (1993-2018), 5 c-d.

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Giovanni, il discepolo più giovane, riesce a dare a tutta la sua comunità l’impulso per un percorso che si concluderà poi con il triplice mandato a Pietro: «Pasci i miei agnelli» (Gv 21,15 e ss). Essere e sentirsi discepoli amati non è solo un privilegio, ma responsabilità nel fare il primo passo, nell’indicare con chiarezza la direzione e di fare riaffiorare sulle nostre labbra il quotidiano riconoscimento di fede: «È il Signore!». Anche laddove il mondo vede solo pessimismo ed incertezza, dove peccato e fragilità incombono, possiamo, come Giovanni, riconoscere il Risorto e a lui rivolgere la nostra resa e la nostra invocazione: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene» (Gv 21,17). Vi affido alla protezione della “Vergine Figlia di Sion, che aveva atteso pregando la venuta di Cristo… è divenuta modello della Chiesa, che animata dallo Spirito, attende vegliando il secondo avvento del Signore”62. Con la gioia di volervi incontrare presto, benedico di cuore tutti. Teggiano, 4 giugno 2018 Solennità di San Cono, Patrono della Diocesi + padre Antonio De Luca Vescovo

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CEI, Messe della Beata Vergine Maria, Maria Vergine del cenacolo, 17.

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Preghiera per la Visita Pastorale O Gesù buon pastore, pellegrino di misericordia, testimone della carità del Padre che ha visitato e redento il suo popolo, illuminaci con la promessa e il dono dello Spirito. Non permettere che il male abiti la nostra vita, proteggi le nostre comunità dalla discordia. Consegna ai nostri giovani la fortezza per un futuro di amore. Assisti il nostro Vescovo Antonio, che viene a visitare la nostra comunità, irradia il Vangelo della gioia, concedici ancora di riprendere il cammino: “Sulla tua Parola…” abiteremo la Chiesa, casa e scuola di speranza; da te sorretti spalanchiamo le porte del cuore ai poveri, ai sofferenti, agli ultimi. Alla Madre tua e nostra affidiamo i nostri propositi e i nostri progetti di santità. I Santi Patroni della nostra Chiesa ci accompagnino con la loro intercessione. Amen. + padre Antonio De Luca Vescovo

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COMUNICATO MIGRANTES CAMPANIA Quanto sta accadendo in queste ore per l'attracco della nave Aquarius in un porto sicuro per lo sbarco dei naufraghi, ci spinge a riproporre con convinzione la scelta e l'impegno della Chiesa per l'Accoglienza verso gli ultimi, i bisognosi, i naufraghi, i migranti. Nel riprende quanto la Commissione Episcopale per le Migrazioni della CEI in data 15 maggio 2018 scrive nella lettera alle comunitĂ cristiane: "Occorre avere uno sguardo diverso di fronte a coloro che bussano alle nostre porte, che inizia da un linguaggio che non giudica e discrimina prima ancora di incontrare", desideriamo invitare tutti, secondo le proprie responsabilitĂ , a superare la paura dell'Altro e compiere gesti e scelte evangeliche di Accoglienza per vivere quotidianamente l'"ero straniero e mi avete accolto". Il delegato Mons. Antonio De Luca Il coordinatore Antonio Bonifacio 11 giugno 2018

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COMUNICATO CARITAS CAMPANIA E MIGRANTES CAMPANIA Guardiamo con trepidazione e preoccupazione a ciò che sta accadendo a livello nazionale ed europeo, con al centro il tema “immigrazione”. Lo scontro politico è così acceso e duro da non far sperare il raggiungimento di un’intesa nel prossimo Consiglio Europeo del 28 giugno circa il Regolamento Dublino. Tale Regolamento riguarda molto da vicino il nostro Paese, considerato primo paese di ingresso nel territorio dell’Unione Europea nel quale una persona migrante possa fare richiesta di asilo. Come cammino Caritas e Migrantes Campania, avvertiamo il bisogno di elevare un accorato e unanime appello affinché si proceda con celerità e con sapienza alla valutazione di un Regolamento che metta al centro l’attenzione alla persona e, particolarmente, alla persona costretta a fuggire da pericoli e disagi esistenziali. Nessuno potrà mai negare che il tema delle migrazioni attraversa la storia dell’umanità e, però, proprio in un tempo in cui una serie di mutamenti ha prodotto una società globale, le migrazioni sono temute dalle nazioni occidentali come qualcosa che viene a porre in discussione gli elementi su cui, per secoli, esse hanno fondato la propria sicurezza e la propria identità. In queste stesse ore, i cammini di delegazione Caritas e Migrantes della Campania sono protagoniste di accoglienza attraverso la formula dei Corridoi Umanitari. Possiamo dire che stiamo tracciando un percorso virtuoso che sviluppa un’accoglienza diffusa sul territorio. I territori della Campania, infatti, pur presentando tante difficoltà e criticità, sono sempre generosi ed hanno saputo, e vogliono ancora, rispondere con ammirevole umanità al grido di aiuto di chi approda sulle nostre coste. Comunità parrocchiali, seminari, istituti religiosi, famiglie, associazioni, cooperative e tanta gente di “buona volontà” dicono il proprio “Sì” all’invito del Papa e alle indicazioni pastorali dei Vescovi della nostra terra. Il giorno 27 giugno 2018, la nostra delegazione sarà presente a Roma per accogliere i profughi provenienti dall’Etiopia nell’ambito del corridoio umanitario. La nostra presenza, e anche questo nostro percorso vogliono essere un manifesto chiaro di solidarietà e attenzione all’altro; un appello forte ai capi di governo perché siano attenti alla storia ed ai

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suoi processi; un poter raccontare il cammino ordinario che si sviluppa positivamente nelle nostre comunità. Papa Francesco, che ha dato inizio ai suoi viaggi proprio dalla “porta d’Europa”, a Lampedusa, l’8 luglio 2013, con profetiche parole, in occasione della giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018, così si esprimeva: «Ogni forestiero che bussa alla nostra porta è un’occasione di incontro con Gesù Cristo, il quale si identifica con lo straniero accolto o rifiutato di ogni epoca (cfr. Mt 25, 35.43). Il Signore affida all’amore materno della Chiesa ogni essere umano costretto a lasciare la propria patria alla ricerca di un futuro migliore. Tale sollecitudine deve esprimersi concretamente in ogni tappa dell’esperienza migratoria: dalla partenza al viaggio, dall’arrivo al ritorno. È questa una grande responsabilità che la Chiesa intende condividere con tutti i credenti e gli uomini e le donne di buona volontà, i quali sono chiamati a rispondere alle numerose sfide poste dalle migrazioni contemporanee con generosità, alacrità, saggezza e lungimiranza, ciascuno secondo le proprie possibilità. Al riguardo, desidero riaffermare che “la nostra comune risposta si potrebbe articolare attorno a quattro verbi fondati sui principi della dottrina della Chiesa: accogliere, proteggere, promuovere e integrare”». Quattro verbi, dunque, che interpellano tutti coloro che incontrano l’altro che si è messo in viaggio. Ci auguriamo che, per il Consiglio Europeo del prossimo 28 giugno, questi verbi possano accompagnare il viaggio dei responsabili degli Stati membri e possano chiamare tutti a costruire vie nuove e sicure nel rispetto alla vita. A.D., 25 giugno 2018 Mons. Antonio Di Donna, Vescovo Delegato Caritas Campana Mons. Antonio De Luca, Vescovo Delegato Migrantes

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COMUNICATO NOMINE PARROCI Al Popolo Santo di Dio, Sacerdoti, Religiosi e Laici. Al termine di un cammino di profondo discernimento spirituale, alla luce della Parola di Dio (Lc 5, 1-11), per un rinnovato impegno di evangelizzazione nella Chiesa di Teggiano-Policastro, e leggendo con misericordia la nostra realtà umana, fraterna e comunitaria, vi annuncio i trasferimenti che intendo portare avanti dal 1° settembre 2018 al fine di accrescere la comunione e il servizio ecclesiale nella nostra Chiesa locale. Il ministero sacerdotale è per la santità! Ecco perché ogni vocazione nasce dall’unica missione affidata dal Padre al Cristo nello Spirito e dal Maestro ai suoi discepoli al fine di custodire i fratelli nella fede e nella verità attraverso l’annuncio del Vangelo e la celebrazione dei Sacramenti. Occorre ravvivare ogni giorno il servizio con la preghiera e la carità verso il prossimo (cf. Gaudete et exultate, nn. 137-138). Nella lettera pastorale vi ho consegnato – umilmente – una riflessione sul ministero per riflettere sulla Realtà redenta dal Cristo, che nonostante le nostre infedeltà e inadempienze, porta il segno della Grazia che siamo chiamati a portate in tutto il mondo. Siamo chiamati “a riscoprire la fecondità del rapporto personale e comunitario con il Signore; a radicarci nella Verità, prendendo realmente parte alle fatiche apostoliche; a riscoprire la missione dei laici, impegnandoli nel vasto campo di questo mondo; tentare nuovi percorsi che siano di radicale cambiamento verso un modello di pastorale d’insieme” (cf. pp. 20-21). Inoltre, occorre recuperare il dialogo con le nuove generazioni, portandoli alla scoperta dei contesti ecclesiali e umanitari della carità e della missione, della evangelizzazione e del volontariato, al fine di far maturare talenti per la crescita del tessuto sociale, politico ed economico della nostra terra, con la forza interiore della santità “della porta accanto”. La santificazione è un cammino comunitario, da fare a due a due! (Cf. Gaudete et exultate, n. 141). Siamo, inoltre, consapevoli che l’evangelizzazione non è una strategia di pochi, ma una missione dello Spirito di tutta la Chiesa! Non lasciamoci rubare la Speranza! Negli orientamenti pastorali troverete tracce di un cammino più profondo e più articolato che vivremo nella comunione ecclesiale. Non abbandoniamo il campo della formazione, unica via d’uscita dalla routine quotidiana delle cose da fare. E tutto questo si compie nella Comunità,

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luogo ove il Cristo rinnova i doni dello Spirito per andare in profonditĂ ovvero camminare alla luce della Parola. Non chiudiamo le porte del cuore allo Spirito, anche quando constatiamo la fatica della evangelizzazione, della comunione e della responsabilitĂ pastorale dei fratelli! Portiamo nel nostro spirito la fiducia di Chi ci ha scelto per essere suoi ministri e discepoli, confidando nel suo aiuto, che ha fatto il cielo e la terra. Confidando nella grazia di Dio e nella materna intercessione della B. V. Maria, Madre della Chiesa, perchĂŠ il Bene si realizzi nel cuore di ogni uomo. Teggiano, 2 agosto 2018 Il Vescovo + padre Antonio De Luca

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COMUNICATO NOMINE UFFICI DIOCESANI Al termine di un cammino di profondo discernimento spirituale, alla luce della Parola di Dio (Lc 5, 1-11), per un rinnovato impegno di evangelizzazione nella Chiesa di Teggiano-Policastro, e volendo provvedere ad una maggiore esperienza di servizio dei Sacerdoti e dei Laici vi comunico l’organigramma degli Uffici pastorali che aiuteranno le Parrocchie nell’attuazione del progetto pastorale diocesano così come proposto dagli orientamenti pastorali e dalla recente lettera pastorale che già vi ho consegnato. Confidando nello Spirito che ci costituisce in unità per l’avvento del Regno e nella materna protezione della Vergine Maria, Regina di Misericordia, vi saluto fraternamente. Teggiano, 2 agosto 2018 Il Vescovo + padre Antonio De Luca

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ORIENTAMENTI PASTORALI PER UNA SPERANZA TESTIMONIATA “Dio vide che era cosa buona” (Gen 1,10).

Carissimi, nel proseguire il nostro impegno ecclesiale, vogliamo dedicare il prossimo anno pastorale 2018/2019 al tema della Speranza testimoniata, alla luce delle impegnative indicazioni del magistero di papa Francesco, soprattutto la lettera enciclica Laudato si’. Il convegno pastorale del mese di giugno e le riflessioni successive emerse nelle singole foranie, ci hanno permesso di metter a fuoco le motivazioni e le ragioni di una scelta ecclesiale che diventa stimolatrice di un percorso pastorale particolarmente vivo e sentito nel momento attuale, la salvaguardia e la difesa della casa comune. Come di consueto dopo la presentazione dell’icona biblica di riferimento, traccio la connessione con la pastorale ordinaria, il riferimento ai giovani, alla liturgia, e la comprensione cristiana della sfida ambientale che è soprattutto lotta alla povertà e alle ingiustizie sociali 1. «La terra ci precede e ci è stata data» (LS 67) Per noi cristiani, il creato è frutto dell’amore di Dio, è espressione della sua amorosa predilezione. Per questa ragione l’icona biblica che ci accompagna la traggo dal libro della Genesi. Proprio sui racconti della creazione narrati dal libro della Genesi si sofferma attentamente l’enciclica Laudato si’ (LS) nel capitolo chiamato significativamente “Vangelo della Creazione” (nn. 65-67). Papa Francesco vuole mettere in risalto ciò che, secondo la Bibbia, è a fondamento dell’impegno per la salvaguardia del creato e la costruzione di un mondo più giusto e fraterno. “Senza riproporre qui l’intera teologia della Creazione, ci chiediamo che cosa ci dicono i grandi racconti biblici sul rapporto dell’essere umano con il mondo. Nel primo racconto dell’opera creatrice nel libro della Genesi, il piano di Dio include la creazione dell’umanità. Dopo la creazione dell’uomo e della donna, si dice che «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Gen 1,31)” (LS 65). “Vide che era cosa buona”, sono le parole con cui Dio, all’inizio

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della Storia Sacra, mostra il suo compiacimento, la sua benevolenza, il suo amore profondo davanti all’opera appena compiuta della creazione. Dio ha occhi pieni di amore verso la sua creatura! I testi sacri non intendono offrirci un vero e proprio dato storico. Tra gli esegeti è ormai appurato che i racconti dei primi undici capitoli della Genesi non sono storia ma una narrazione mitica1: più che descrivere avvenimenti realmente accaduti, vogliono far emergere, attraverso racconti sapienziali, le grandi verità costitutive della condizione umana. La finalità non è quella di spiegare “come” il mondo si sia formato o sia nato l’uomo, ma far emergere il “perché”, il “senso” per cui il mondo e l’uomo esistono. La prima cosa che emerge, prendendo in considerazione il racconto di Genesi 1, è la totale e assoluta positività della creazione: non c’è presenza del male, non c’è negazione. Il Creato, così come intuisce San Francesco d’Assisi nel suo Cantico delle Creature, è tutto intriso di bontà e di bellezza: prima del peccato, prima della ferita, tutto è buono e bello. Questa è l’affermazione centrale dei primi capitoli di Genesi: Dio ha voluto il mondo e lo ha creato buono, bello, valido. L’aggettivo buono, che quasi come un ritornello scandisce tutti e sei i giorni della creazione, in ebraico contiene il valore della bontà, quello della bellezza, e dell’utilità definendo così l’estrema positività dell’azione creatrice di Dio. Il mondo, la vita, la natura, gli animali sono creati come cosa buona/bella/utile e l’uomo creato, in ultimo, è “cosa molto buona”, è “bene grande”: l’uomo è l’essere più buono, più valido e più bello di tutti. “La descrizione biblica della creazione ha carattere ontologico, parla cioè dell’ente, e nello stesso tempo assiologico, rende cioè testimonianza al valore. Creando il mondo come manifestazione della sua bontà infinita, Dio lo creò buono. Tale è l’insegnamento essenziale che traiamo dalla cosmogonia biblica, e in particolare dalla descrizione introduttiva del libro della Genesi” (Giovanni Paolo II, udienza generale del 29 gennaio 1986). L’energia vitale messa in moto da Dio è accompagnata, per sei volte (vv. 4.10.12.18.21.25), dal suo sguardo capace di contemplazione: “vide che era cosa buona”. È l’espressione tipica dell’incanto, dà voce allo stupore di fronte a qualcosa di meraviglioso; molto simile ad un artista che, dopo aver realizzato la sua opera d’arte, si discosta per contemplarla e ammirarla nella sua totalità. «È significativo il caso della creazione descritta nel capitolo 1 della Genesi. Là, infatti, al termine 1

Cfr. J. DANIELOU, In principio. Gn 1-11, 1965; P. GRELOT, Le origini dell’uomo, 1981.

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dei singoli atti creativi di Dio è apposta una “formula di approvazione”, ribadita sette volte (1, 4.10.12.18.21.25.31), che suona così: “Dio vide che era tôb”. Sappiamo già che questo termine significa sia “buono” sia “bello”. È evidente che qui l’aspetto estetico, a nostro avviso, ha un certo primato. La “visione” stessa, la soddisfazione per l’opera compiuta, l’immagine del Creatore-artista inducono a rendere quella frase così: “Dio vide che era bello”, oppure: “Dio vide: era bello!”. Certo, non si esclude la positività dell’essere creato, ma è indubbio che la qualità estetica - come annotava un esegeta, Claus Westermann - “non è qualcosa di aggiunto alla creazione, ma appartiene al suo stesso statuto e alla sua struttura”»2. Il lettore è invitato ad immedesimarsi in questo sguardo, riconoscendo la bontà, la bellezza, la dignità, quasi la “Sacramentalità” della Creazione, nel senso che la bontà del Creato ci parla della bontà di Dio. Avere lo stesso sguardo d’amore di Dio sul mondo, per riconoscervi la fondamentale bontà e bellezza, pur segnato dal limite e dalla morte, per celebrare con animo riconoscente colui che ne è l’Artefice. «Nel primo capitolo della Genesi, proprio all’inizio di tutta la Bibbia, si mette in evidenza che Dio si compiace della sua creazione, sottolineando ripetutamente la bellezza e la bontà di ogni cosa. Al termine di ogni giornata, è scritto: “Dio vide che era cosa buona”, ma se Dio vede che il creato è una cosa buona e una cosa bella, anche noi dobbiamo avere questo atteggiamento: di vedere che il creato è una cosa buona e bella! … di questa bellezza lodiamo Dio, ringraziamo Dio di averci dato tanta bellezza! E questa è la strada» (Papa Francesco, Udienza generale del 21 maggio 2014). Mediante la Parola, nella più fedele tradizione biblica, avviene l’opera creatrice: per dieci volte ricorre l’espressione “Dio disse” (vv. 3.6.9.11.14.20.24.26.28.29) prima dell’avvento delle creature sulla scena dell’esistenza. Il numero dieci nella Bibbia indica completezza3, ma anche la memoria che deve sussistere: 10 come le piaghe d’Egitto (Es 7-12); 10 come gli antenati che stanno fra Adamo e Noè e fra Noè e Abramo (Gen 5); soprattutto 10 come i comandamenti dati da Dio a Mosè (Es 20,1-17), da ricordare contandoli sulle dita delle mani. Ne risulta che tutto ciò che esiste è stato chiamato, evocato all’esistenza dalla Parola di Dio. Ogni realtà ha la sua origine nella Parola che Dio 2 3

G. Ravasi, L’armonia è l’altro volto del bene, in L'Osservatore Romano 24 ottobre 2009). L. A. SCHOKEL, Dizionario di Ebraico biblico, 2013.

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pronuncia e, conseguentemente, accede alla vita solo rispondendo alla chiamata, all’appello che le viene rivolto. «Il creare di Dio è fatto attraverso la parola. Non solo “fare”, non solo “separare”, ma anche “parlare”. Dio “dice” e le cose sono. “E Dio disse: “Sia la luce! E la luce fu”. Per dieci volte in Gen 1 si dice: “e Dio disse”. E dieci è un numero significativo. Perché se queste sono le dieci parole della Creazione, immediatamente a chi legge vengono in mente le dieci parole del Decalogo. E il rapporto c’è. Perché come è attraverso le dieci parole di Dio che il mondo esiste, così è attraverso l’obbedienza alle dieci parole del decalogo che l’uomo può davvero esistere come uomo»4. La prima Parola pronunciata da Dio nella Bibbia è “sia!”. Per la potenza di questa parola del Creatore, “fiat”, “sia”, sorge gradatamente il mondo visibile: la terra è all’inizio “informe e deserta” (caos); in seguito, sotto l’azione evocatrice della parola che Dio pronuncia, essa diviene idonea alla vita e si riempie di esseri viventi. La Parola chiama e le cose, non solo esistono, ma sono indirizzate alla loro vocazione, allo svolgimento di quell’inderogabile mandato per cui sono state fatte. Quella di Dio è una Parola che chiama all’essere, all’esserci: la Parola di Dio è pertanto “performatrice”5, cioè “realizza quello che significa”. È una Parola che realizza ciò che dice, una Parola che mantiene la sua promessa. E questo perché, come per la parola dell’uomo, così la Parola di Dio è espressione della sua volontà, comunicazione del suo pensiero, esternazione del suo desiderio più intimo. Ma più dell’uomo la Paola di Dio genera, crea, dà forma al desiderio di Dio. E il desiderio di Dio è che tutte le cose “ci siano”, siano in essere, esistano. Il verbo essere in questo racconto viene utilizzato ben 26 volte. Secondo la Cabala6 (corrente mistico-esoterica ebraica che dà alle lettere dell’alfabeto ebraico un valore numerico) il nome divino JHWH corrisponde proprio al numero 26. Questo vuol dire che in tutto il creato c’è impressa la vita di Dio, l’impronta della sua gloria. Il racconto di Genesi pone l’idea della Creazione come una fabbrica, un’officina, un laboratorio in cui Dio si mette all’opera con l’unica intenzione di generare vita, di evocare all’esistenza, di far sussistere le 4 B. COSTACURTA, Genesi 1-4, creazione, peccato e redenzione, meditazione presso il monastero di santa Scolastica delle benedettine di Civitella San Paolo, 2007; cfr. http://www.gliscritti.it/approf/2007/conferenze/costacurta01.htm). 5 Cfr. BENEDETTO XVI, Spe salvi, 3; E. CIMAROSTI, Credere nel Caos, Pensare la Creazione. 2014. 6 Y. BERG, La Kabbalah e i 72 nomi di Dio, 2006.

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cose con il solo desiderio di farle esistere. L’universo viene così sottratto alla fatale legge del caso o della necessità7. «Trovo che le parole di questo Padre del IV secolo, san Basilio, siano di un’attualità sorprendente quando dice: ‘Alcuni, tratti in inganno dall’ateismo che portavano dentro di sé, immaginarono un universo privo di guida e di ordine, come in balìa del caso’. Quanti sono questi “alcuni” oggi. Essi, tratti in inganno dall’ateismo, ritengono e cercano di dimostrare che è scientifico pensare che tutto sia privo di guida e di ordine, come in balìa del caso. Il Signore con la Sacra Scrittura risveglia la ragione che dorme e ci dice: all’inizio è la Parola creatrice. All’inizio la Parola creatrice - questa Parola che ha creato tutto, che ha creato questo progetto intelligente che è il cosmo - è anche amore» (Benedetto XVI, Udienza generale del 9 novembre 2005). Per la Bibbia esiste un’unica divinità che, da principio, attraverso la Parola, ha il preciso desiderio di creare relazione, di creare esseri che vivano in comunione con lui. Ma perché questo avvenga Dio deve lasciare spazio alla sua creatura. “In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Gen 1,1-2). L’incipit della Genesi presenta Dio che, affacciato sull’abisso primordiale, rimanendo al di sopra di esso, sceglie di limitare la sua presenza, decide deliberatamente di contenere la sua onnipotenza: l’abisso (caos) è un tempo fermo, uno spazio vuoto in cui Dio non c’è. Egli si limita, si ritira, si fa da parte. «Accanto al senso temporale con cui il termine “principio” viene tradotto va dunque posto anche questa splendida sfumatura di “eccellenza” e “primizia”. La creazione non è solo il risultato di una azione divina, il cielo e la terra. Essa ancora di più sta in quell’azione stessa, esclusivamente di Dio, che non ha analogie umane, misteriosa ed estrosa. C’è nel creato una parte migliore, un frutto primo, che l’occhio non coglie, ma al quale non può non essere rimandato»8.Ma poi, in un attimo, incanala tutta la sua potenza attraverso una parola: fiat! Sia! Ed è la luce. Una tradizione rabbinica si chiede come fosse possibile che Dio, l’infinito, l’assoluto, che riempiva il tutto della sua presenza, potesse fare spazio al mondo. Si arriva a sostenere che, per creare il mondo, Dio 7

J. MONOD, Il caso e la necessità Saggio sulla filosofia naturale della biologia contemporanea, 1971. 8 GIANLUIGI CORTI, Dio vide che era buono, Avvenire 3 luglio 2018.

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si sia ritratto, si sia fatto da parte: l’universo è pieno dell’assenza di Dio. Per questo noi non vediamo Dio, perché Egli volutamente si è appartato: il Creatore si fa da parte perché la creatura possa esistere. Il concetto di onnipotenza di Dio che qui viene espresso non è quello della nostra teologia: Dio mostra la sua potenza limitandola, Egli è talmente onnipotente che può scegliere di non esserlo. Solo allora lo è davvero. “Il Dio biblico è ritiro, e il mondo accade perché egli si ritira: il ritirarsi di Dio è «differenziazione creatrice», “kènosi” dell’amore eterno che consente all’essere finito di venire all’esistenza e di permanere in essa nella contingenza della libertà. È questo il motivo ispiratore della dottrina “giudaico-cabalistica” dello “Simsum” divino, secondo la quale il mondo è potuto apparire proprio perché Dio si è nascosto e contratto9. Per creare l’altro come “partner” dell’alleanza, l’Eterno accetta di raccogliersi in un atto di sovrana “auto-limitazione” in modo che la creatura possa esistere “al di fuori di Lui”: lo spazio dell’abbandono di Dio diventa l’ambiente vitale dell’autonomia dell’essere creato, la condizione della sua libertà di accettazione o di rifiuto del Creatore”10. Ecco che allora Dio può guardare la sua creatura, il Creatore si pone davanti, si distacca, passa dalla parte dell’osservatore, per contemplare il “bene”. Dio non soltanto crea, chiama all’esistenza, dona vita, ma pone anche una distanza tra sé e la Creazione. Dio limita la sua presenza nel Creato, sia in senso spaziale, si fa da parte scomparendo dallo spazio fisico, sia in senso temporale, lavorando fino al sesto giorno, prima del settimo giorno, prima del compimento del tempo. La potenza di Dio non è la perfezione assoluta di chi fa una cosa compiuta, ma la mitezza di colui che è padrone delle sue potenzialità tanto da mitigarle e limitarle, godendo di ciò che ha fatto, pur lasciato incompiuto. Dio mostra la sua potenza ancora attraverso una forma sorprendente: non come colui che elimina il caos, non cancella il male, ma mette ordine. Per la Genesi Dio non crea le tenebre che sono associate al caos e al male. Le tenebre sono la negazione della luce e sono il luogo dove non c’è presenza, dove il mondo minaccia continuamente di precipitare di nuovo ritornando nel caos. 9

CHRISTIANE SINGER, Del buon uso delle crisi, servitium p 106. BRUNO FORTE, Ma Dio non si nasconde, riflessione per l’apertura del Festival Biblico 2007 ("Avvenire", 29/5/07).

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“Quel Dio che ha fatto cielo e terra principia la sua creazione dando vita alla luce che vince le tenebre e sottrae la creazione al caos. I primi cristiani chiamavano i battezzati «illuminati», perché sottratti definitivamente a quella oscurità che la morte per il peccato. Michelangelo, negli affreschi della Cappella Sistina che prendono spunto proprio da questo brano di Genesi 1, per esprimere la creazione dal nulla di Dio, per dire cioè che prima di Dio c’era Dio, riempie totalmente lo spazio da affrescare con il corpo di Dio Padre. Si vedono solo le due mani (che i Santi padri, come Ireneo, dicevano essere il Figlio e lo Spirito Santo) che allontanano le tenebre e lasciano irrompere la luce” (Sr M. Gloria, Le dieci Parole, 2010). Dio non crea le tenebre, ma neanche le cancella. Egli accetta che le tenebre facciano parte della creazione: anzi lasciandole in opposizione sembra quasi ricordarci che, per riconoscere la luce, le tenebre sono necessarie. Dio lascia che nel mondo permanga la contraddizione, che la creazione resti imperfetta, in divenire. La presenza delle tenebre nel mondo non contraddicono Dio nella sua bontà: al contrario, ci dicono che Dio è all’opera perché le tenebre vengano vinte mettendo ordine nel caos mediante la sua Parola. Il libro della Genesi presenta Dio, non come creatore dal nulla, ma come colui che separa, mette ordine. I primi quattro giorni sono un lungo elenco di opera di separazione: la luce dalle le tenebre, le acque sopra da quelle di sotto, il mare dalla terra. Questa operazione di cesura e distinzione avviene tramite la Parola, una sorta di “taglio”, come evoca l’immagine della spada richiamata dalla Lettera agli Ebrei (Eb 12,4). La Parola di Dio, come una lama tagliente, divide per distinguere, separa il bene dal male. Potremmo dire che la Parola di Dio compie un’opera di “Santificazione”, secondo quella che è l’accezione propria del termine “Santo”, cioè separato, totalmente altro. 2. «L’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé…» (LS 6) Le pagine successive del libro della Genesi, contengono poi un doloroso epilogo, fatto di sconfitta, tradimento e follia. Dio non riesce a riconoscere il suo progetto: “Dove sei?» (Gen 3,9 ss). Dietro il racconto di una perdita del Paradiso e della successiva cacciata, c’è il dramma di uno svuotamento di relazionalità. «Dove sei?», non solo logisticamente, ma anche dal punto di vista relazionale. Con chi hai fatto alleanza? Di chi ti fidi? Chi ispira le tue scelte? Chi sporca la tua libertà trasformandola in arbitrio? Chi ti ha parlato di obbedienza come schiavitù? Sono

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gli interrogativi con i quali Dio chiama alla verità e alla purezza delle origini. «Si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra» (Gen 6,6). «Dopo che Adamo ebbe mangiato dell’albero…», un racconto profondamente umano, una condizione dignitosissima di figliolanza smarrita: Dio permette tutto, concede di imporre il nome, confidando così il potere di una speciale custodia, una cura eccezionale. Dice alla primitiva coppia umana: “Tutto è nella vostra premurosa cura!”. Ma di fronte a tanta elargizione e fiducia, il maligno si fa strada, e la smania di autodeterminazione prende corpo. Non invita a riflettere sul tanto bene ricevuto, ma sull’unica cosa che è stata proibita, “di fronte a cosa vi dovete fermare?”, chiede il maligno. Si tratta di un invito a violare il limite, esso resta tuttavia decisivo per una autentica autoconsapevolezza rispetto a ciò che si è e a ciò che si è chiamati ad essere. Il rifiuto o il disprezzo del limite corrispondono alla voracità di un delirio. Già nell’antica Grecia il superamento del limite stabilito nell’ordine di un cosmo custodito dalle divinità, era punito dalla giustizia degli dei. Il monito “nec plus ultra”, apposto alle colonne d’Ercole, non voleva tanto indicare un limite geografico da non valicare, piuttosto era un mandato religioso, una sacra vigilanza su ciò che non ti è concesso violare. Per gli occidentali moderni l’ordine cosmico e la realtà sia naturale che storica vanno invece continuamente oltrepassati, violati, dominati, migliorati... È l’umanità attiva, è l’homo faber il solo giudice del giusto e dell’ingiusto, del lecito e del proibito. Ecco il peccato delle origini che si perpetua nella specie umana. Il delirio di onnipotenza. Oggi l’idea del sacro è ignorata. «L’uomo tende a divenire autore della sua stessa giustizia. Sostituendosi a Dio e mettendo in atto un profondo, quanto incontrollato stravolgimento della natura», delle relazioni, del progresso, del danaro, «progresso significa liberarsi dai ceppi del potere magico e tirannico, anche dai ceppi del progresso [...]. Si potrebbe dunque affermare che il progresso si realizza davvero là dove si ferma»11. L’uomo è il soggetto di tutta la creazione: centro e culmine dell’agire creativo di Dio, destinatario delle sue azioni. Dio parla, crea, separa, perché l’uomo possa inserirsi in dinamiche di relazioni autentiche e veritiere. L’uomo, al centro del Creato è posto da Dio al centro delle relazioni fondamentali che lo rendono veramente uomo, capace di 11

CARLO BORDONI, Il paradosso di Icaro. Ovvero la necessità della disobbedienza, il Saggiatore.

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corrispondere all’immenso dono della vita: relazione con Dio, relazione con l’altro, relazione con il creato12. La relazione con Dio. È la fondamentale, vitale relazione che permette all’uomo di porsi con obbedienza e fedeltà davanti alla vita che gli è stata donata. L’uomo si riconosce come creatura davanti a Dio, e come tale, scopre che un Essere superiore lo ha chiamato all’esistenza, lo ha pensato e voluto per amore. L’uomo può pertanto corrispondere al suo creatore e alle creature con la riconoscenza e con l’amore. La relazione con l’altro. Se uno è il Creatore, tutti gli uomini sono sue creature. Ogni uomo e ogni donna è accomunato dalla stessa condizione di “creato da Dio”, e a ciascuno Dio ha dato in dono questo mondo. Questa è la condizione elementare che fonda l’uguaglianza e la pari dignità di tutti gli esseri umani: tutti siamo fratelli, nessuno è superiore all’altro per razza o condizione sociale. Anzi, siamo chiamati a riscoprire continuamente, proprio nelle differenze e nell’alterità, la medesima dignità che ci accomuna e ci rende tutti uguali davanti a Dio. La relazione con il creato. È la relazione inscindibile con il creato. La Genesi ci ricorda che l’uomo è tratto dalla terra e ad essa rimane profondamente legato. Questa relazione si manifesta in tante forme: nel cibo, nella cura degli animali, attraverso il lavoro, ma è sempre il riconoscimento del dono che viene da Dio. “Dobbiamo custodire il creato, è un dono che il Signore ci ha dato, per noi: è il regalo di Dio a noi! Noi siamo custodi del creato, ma quando noi sfruttiamo il creato distruggiamo il segno dell’amore di Dio, distruggere il creato è dire a Dio: non mi piace, questo non è buono! E cosa piace a te? Piace me stesso. Ecco il peccato! Avete visto? La custodia del creato è proprio la custodia del dono di Dio e anche è dire a Dio: grazie, io sono il padrone del creato, ma per farlo avanti; io non distruggerò mai il Tuo dono! E questo deve essere l’atteggiamento nostro in confronto al creato: custodirlo, perché se noi distruggiamo il creato, il creato ci distruggerà!” (Papa Francesco, Udienza generale del 21 maggio 2014). Il rispetto, la custodia, la salvaguardia del Creato è un atto di riconoscimento del dono, è dare gloria a Dio che ce lo ha dato; è un fare nostro il suo sguardo di ammirazione e di rispetto che riecheggia come una mistica melodia da ripetere continuamente, oggi più che mai: “E vide che era cosa buona”. 12

E. BIANCHI, Adamo dove sei, 2007.

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UNA PASTORALE INCARNATA 3. «Una grande sfida culturale, spirituale ed educativa» (LS 202) La cura per la “Casa comune” richiede un profondo rinnovamento di stili di vita, come indica Papa Francesco: «una grande sfida culturale, spirituale ed educativa che implicherà lunghi processi di rigenerazione» (LS 202). Non è sufficiente solo una dottrina che indichi buone pratiche quotidiane, ma è necessaria una spiritualità cristiana che sproni dall’intimo, che motivi, incoraggi e dia senso all’azione personale e comunitaria. Ci vuole quindi una profonda conversione interiore. Una sfida che deve provocare un’educazione integrale, capace di ristabilire un’armonia con la natura, con gli esseri umani e con Dio. Il Papa presenta vari ambiti fondamentali per l’educazione umana: le scuole, le famiglie, i media, la catechesi, le case di formazione religiosa (cfr. LS 213). L’educazione diventa una strada maestra per accompagnare tutti, soprattutto le giovani generazione a diventare custodi responsabili del creato, «una buona educazione […] pone semi che possono produrre effetti lungo tutta la vita» (LS 213). Un nuovo progetto educativo porterà profondi cambiamenti, per il fatto che «i modelli di pensiero influiscono realmente sui comportamenti» (LS 215). Secondo papa Francesco «l’educazione sarà inefficace e i suoi sforzi saranno sterili se non si ci preoccupa di diffondere anche un nuovo modello riguardo all’essere umano, alla vita, alla società e alla relazione con la natura» (LS 215). Attraverso la sua opera educativa, «la Chiesa intende essere testimone dell’amore di Dio nell’offerta di se stessa; nell’accoglienza del povero e del bisognoso; nell’impegno per un mondo più giusto, pacifico e solidale; nella difesa coraggiosa e profetica della vita e dei diritti di ogni donna e di ogni uomo, in particolare di chi è straniero, immigrato ed emarginato; nella custodia di tutte le creature e nella salvaguardia del creato».13 Ora, per poter incoraggiare questa prospettiva di cura e imparare a tessere uno spazio concreto del bene comune con tutti gli uomini di buona volontà, è determinante che ogni uomo sperimenti, grazie alla capillare presenza delle Chiese locali, il “principio di realtà” (cfr. Evangelii Gaudium 231-233) che trova spazio nella realtà parrocchiale: - luogo in cui la Parola si incontra con la vita; 13

CEI, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, Paoline edizioni, Roma 2010, n. 24.

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- luogo che apre alla comunione con tutto il creato, per imparare ad abitare la terra secondo la sapienza provvidente del Creatore; - luogo di riflessione e di cura del bene comune, perché sia possibile preservare la vita presente e futura dalla desertificazione e farla fiorire rendendo onore al piano di Dio per tutta l’umanità. «La parrocchia, in particolare, vicina al vissuto delle persone e agli ambienti di vita, rappresenta la comunità educante più completa in ordine alla fede. Mediante l’evangelizzazione e la catechesi, la liturgia e la preghiera, la vita di comunione nella carità, essa offre gli elementi essenziali del cammino del credente verso la pienezza della vita in Cristo»14. Papa Francesco propone allora un nuovo modello di educazione che cerchi di offrire elementi essenziali del cammino del credente, ristabilendo un’armonia con la natura, con gli altri e con Dio (cfr. LS 210). Nei confronti del creato si possono incoraggiare «vari comportamenti che hanno un’incidenza diretta e importante nella cura per l’ambiente, come evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo d’acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili» (LS 210). Ogni itinerario educativo dovrà rinforzare un maggior senso di solidarietà all’interno della famiglia umana, in particolare con i membri più vulnerabili della casa comune. Il papa richiede «educatori capaci di reimpostare gli itinerari pedagogici di un’etica ecologica, in modo che aiutino effettivamente a crescere nella solidarietà, nella responsabilità e nella cura basata sulla compassione» (LS 210). Semi di vita nuova alimentati da piccoli atti di quotidiana solidarietà, in un mondo dove il potere e la ricchezza tendono a dominare e monopolizzare (Evangelii Gaudium, 188). Infine «l’educazione ecologica dovrebbe disporci a fare un salto verso il Mistero, da cui un’etica ecologica trae il suo senso più profondo» (LS 210). La situazione insostenibile della casa comune e della comune famiglia umana è in ultima analisi causata da una frattura nel nostro rapporto con il Creatore, il fondamento di ogni essere. Papa Benedetto XVI scrive: «il consumo brutale della creazione inizia dove Dio è assente, dove la materia è diventata semplicemente materiale per noi, dove noi stessi siamo le ultime istanze, dove l’insieme è 14

CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, n. 39.

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semplicemente proprietà nostra […] lo spreco della creazione inizia dove non riconosciamo più alcuna istanza sopra di noi, ma vediamo solo noi stessi»15. Si può racchiudere tutto questo sotto la cifra della responsabilità: «in essa l’essere umano si dimostra come quella creatura che conosce e riconosce il carattere di dono della creazione intera; rendendo grazie, egli realizza consapevolmente l’atto fondamentale del ricevere, la recettività, che accomuna tutte le creature ed in questo modo – come rappresentante di tutta la terra – dà una risposta adeguata all’attività creatrice di Dio»16. 4. «C’è quindi, una manifestazione divina nello sfolgorare del sole e nel calare della notte» (n. 85). Si può cogliere allora l’indicazione di un metodo di educazione che tutte le comunità cristiane sono chiamate a condividere: - in primo luogo l’ascolto attento della realtà che ci circonda, di questa nostra oppressa e devastata terra, che «geme e soffre le doglie del parto» (Rm 8,22), andando insieme a sostenere l’impegno di coloro che in questi territori sono testimoni di un impegno per l’ecologia integrale; - in secondo luogo la comprensione e il discernimento, oltre l’emotività delle reazioni immediate che non è un esercizio meramente intellettuale, ma l’esigenza di cogliere davvero con gli strumenti offerti alle diverse scienze “ciò che sta accadendo alla nostra casa” (cfr. LS 17-61); - infine la risposta: quella che trova espressione nella concreta custodia delle realtà vivente, così come quella che si esprime nell’esigenza di cambiamento del sistema, in ciò che ha di più inaccettabile (cfr. LS 163-201). L’educazione responsabile dovrà ancorarsi sempre più ad una più profonda e inalienabile crescita cristiana, che riconosce e assimila la bontà di Dio e la sua presenza nel mondo naturale e nella storia umana attraverso l’opera di evangelizzazione e di catechesi. «La catechesi, primo atto educativo della Chiesa nell’ambito della sua missione evangelizzatrice, accompagna la crescita del cristiano dall’infanzia all’età 15

BENEDETTO XVI, Discorso al clero della diocesi di Bolzano-Bressanone (6 agosto 2008): AAS 100(2008), 634. 16 M. KEHL, E Dio vide che era cosa buona. Una teologia della creazione, Queriniana, Brescia 2009, 405.

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adulta e ha come sua specifica finalità “non solo di trasmettere i contenuti della fede, ma di educare la ‘mentalità di fede’, di iniziare alla vita ecclesiale, di integrare fede e vita”. Per questo la catechesi sostiene in modo continuativo la vita dei cristiani e in particolare gli adulti, perché siano educatori e testimoni per le nuove generazioni»17. Una catechesi che coniuga umanità, mondo creato e teologia, cercherà di esporre, sulla base dell’antropologia biblica, la responsabilità specifica dell’uomo in rapporto al resto della creazione e mostrare ciò che è conforme al progetto di Dio. Cercherà di integrare l’ecologia umana con lo sviluppo integrale, mostrandone anche l’incoerenza, la contraddizione che vi è a «chiedere alle nuove generazioni il rispetto dell’ambiente naturale se non si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale, se si rende artificiale il concepimento, la gestazione e la nascita dell’uomo, se si sacrificano embrioni umani alla ricerca»18. Un cammino catechetico è necessario per sensibilizzare i cristiani ai fondamenti del proprio impegno per il rispetto della creazione e per invitarli a nuovi stili di vita. Una catechesi che non si riduce a banali regole di galateo o di educazione civica ma punta, piuttosto, all’educazione di una nuova coscienza. Coscienza di essere inseriti in un ciclo di vita di cui Dio è origine, presenza viva, vera e operante, nonché orizzonte finale, e un sapere che ogni uomo è responsabile della creazione di cui è parte, a partire dalla singolarità della propria persona fino al rispetto delle leggi che regolano la sussistenza dell’ecosistema che ci circonda. In questa ottica, il mistero centrale dell’Incarnazione resta, per il credente, l’evento cardine che motiva e valorizza il rispetto della dignità della natura umana, come anche della creazione intera, assunta e “corredenta” dall’umanità di Gesù. Questo creato è il luogo dove Dio parla e l’uomo ascolta e risponde. Questo creato è il tempo in cui il dialogo Dio-uomo si fa salvezza, e questa salvezza, fissata nella storia, è salvezza dell’uomo e insieme compimento del cosmo19. Seguendo la provocazione di papa Francesco si potrebbe elaborare un percorso di annuncio/catechesi nell’ottica di un’alleanza educativa a partire dal racconto, analisi e condivisione della “buona notizia” 17

CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, n. 39. BENEDETTO XVI, Caritas in veritate. Lettera Enciclica sullo sviluppo umano integrale nella carità e nella verità, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2009, n. 51. 19 Cfr. F. PAJER, Educare alla responsabilità per il creato: compito della scuola e della catechesi, in https://lavoro.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/stes/27/2017/ 01/Pajer-relazione.pdf, (28/06/2018). 18

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(Vangelo) della creazione20: «nella Bibbia, il Dio che libera e salva è lo stesso che ha creato l’universo, e questi due modi di agire divini sono intimamente e indissolubilmente legati» (LS 73). Prima di tutto si può sottolineare l’importanza della creazione nella sua bontà primordiale: «e Dio trovò che era buona» (Gn 1, 4-10-12-1221-25). Il Creatore si rallegra della sua creazione che diventa per il credente la base fondamentale del valore intrinseco di ogni realtà creata. Se Dio ha creato il mondo, allora il mondo e tutto ciò che contiene, comprese tutte le forme della materia, deve avere valore. Secondo papa Francesco: «ogni organismo è buono e mirabile in sé stesso per il fatto di essere creatura di Dio, lo stesso accade con l’insieme armonico di organismi in uno spazio determinato, che funziona come un sistema» (LS 140). Si è invitati a riconoscere la “dignità divina” di ogni essere creato, poiché «ogni creatura ha la sua propria bontà e la sua perfezione […]. Le varie creature, volute nel proprio essere, riflettono, ognuna a suo modo, un raggio dell’infinita sapienza e bontà di Dio. Per questo l’uomo deve rispettare la bontà di ogni creatura, per evitare un uso disordinato delle cose» (CCC 339). In secondo luogo, dal momento che «la terra è del Signore» (Sal 24,1) e gli appartiene «la terra e quanto essa contiene» (Dt 10,14), è chiaro che nessuno è proprietario di questa, ma «la terra ci precede e ci è stata data» (LS 67). Per questo «dobbiamo rifiutare con forza che dal fatto di essere creati ad immagine di Dio e dal mandato di soggiogare la terra si possa dedurre un dominio assoluto sulle altre creature» (LS 67). Terzo aspetto è considerare la creazione nella logica di un disegno d’amore da parte di Dio. Essa rivela ancora una volta l’amore di Dio realizzato in libertà e non frutto di un incidente, o un evento causale o colpo di fortuna. Per questo motivo «la creazione può essere compresa solo come un dono che scaturisce dalla mano aperta del Padre di tutti, come una realtà illuminata dall’amore che ci convoca ad una comunione universale» (LS 76). E ancora: «l’universo non è sorto come un risultato di un’onnipotenza arbitraria, di una dimostrazione di forza o di desiderio di autoaffermazione. La creazione appartiene all’ordine dell’amore. L’amore di Dio è la ragione fondamentale di tutto il creato» (LS 77) e ogni creatura è portata all’esistenza per amore e con uno sco20

Cfr. J. I. KUREETHADAM, I Dieci Comandamenti verdi della “Laudato si’”, Elledici, Torino 2016, 78-83.

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po preciso: l’amore condividente di Dio che anima ogni creatura. «Tutto l’universo materiale è un linguaggio dell’amore di Dio, del suo affetto smisurato per noi. Suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dio» (LS 84). Infine questo disegno d’amore salvifico si rivela essere immanente in essa, in quanto Dio la coabita e la guida tutt’intera attraverso lo Spirito Santo. «Questa presenza divina, che assicura la permanenza e lo sviluppo di ogni essere è la continuazione dell’azione creatrice […]. Lo Spirito Santo possiede un’inventiva infinita, propria della mente divina, che sa provvedere a sciogliere i nodi delle vicende umane anche più complesse e impenetrabili» (LS 80). In un percorso di catechesi ed educazione cristiana non mancherà la prospettiva teologica della visione della creazione come prima e primordiale rivelazione di Dio. Secondo il Papa «La creazione è infatti la prima epifania di Dio. […] Per il credente contemplare il creato è anche ascoltare un messaggio, udire una voce paradossale e silenziosa. […] Accanto alla rivelazione propriamente detta contenuta nelle Sacre Scritture c’è quindi, una manifestazione divina nello sfolgorare del sole e nel calare della notte» (LS 85). Nella Laudato si’, il papa torna spesso alla visione simbolica della creazione, auto-rivelativa di Dio, capace di unire il naturale e il soprannaturale, il finito e l’infinito: «ogni creatura riflette qualcosa di Dio e ha un messaggio da trasmetterci» (LS 221). La creazione diventa allora in ogni percorso educativo un vero atto di comunicazione e trasmissione. 5. «Dio continua ad incoraggiare dal profondo dei nostri cuori» (LS 205). La creazione non solo rivela e indica la nostra comunione con Dio, ma è anche mezzo per la comunione con tutta la famiglia umana: la Laudato si’ parla di «fraternità universale» (LS 228). Tre atteggiamenti sono così provocati21: la consapevolezza della dignità di ogni creatura; lo stupore per la varietà e la bellezza del creato che diventa attenzione e cura di ogni creatura perché possa raggiungere la sua pienezza; la sollecitudine e la premura per tutte le creature che soffrono. Il Papa parla di questa comunione universale: «essendo stati creati dallo stesso Padre, 21

Cfr. G. COLZANI, La questione ambientale. Implicazioni teologiche, in “La rivista del clero italiano”, Vita e Pensiero, Milano, 3(2016), 205.

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noi tutti esseri dell’universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorte di famiglia universale, una comunione sublime che spinge ad un rispetto sacro, amorevole e umile» (LS 89). La verità della comunione universale di tutta la creazione è la base di una fraternità dove «niente e nessuno è escluso da tale fraternità» (LS 92). Conseguenza importante di questa è la “destinazione comune” di tutti i beni della terra (cfr. LS 93), tema essenziale della dottrina sociale della Chiesa, così come bisogna ricordare che tutta la creazione sarà destinata ad essere redenta e trasformata in Cristo Signore dell’universo. «Lo scopo finale delle altre creature non siamo noi. Invece tutte avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso la meta comune, che è Dio in una pienezza trascendente dove Cristo risorto abbraccia e illumina tutto. L’essere umano, infatti, dotato di intelligenza e di amore, e attratto dalla pienezza di Cristo, è chiamato a ricondurre tutte le creature al loro Creatore» (LS 83). Ogni itinerario educativo-catechetico, infine, non potrà che sottolineare come la creazione tutta è dimora di Dio, dove «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). «Una Persona della Trinità si è inserita nel cosmo creato, ma in modo particolare a partire dall’incarnazione, il mistero di Cristo opera in modo nascosto nell’insieme della realtà naturale» (LS 99). Nell’enciclica sono evidenziati tre elementi dello sguardo di «Gesù terreno e della sua relazione tanto concreta e amorevole con il mondo» (LS 100): - Gesù invitava i suoi discepoli «a riconoscere la relazione paterna che Dio ha con tutte le creature» (LS 96). [cfr. Lc 12,6; Mt 6,26)]; - Lo sguardo di Gesù terreno sulla creazione era contemplativo. Perché capace «di invitare gli altri esseri umani ad essere attenti alla bellezza che c’è nel mondo, perché Egli stesso era in contatto continuo con la natura e le prestava attenzione piena di affetto e stupore» (LS 97); - In ultimo «Gesù viveva in piena armonia con la creazione» (LS 98). Egli non «appariva come un asceta separato dal mondo o nemico delle cose piacevoli della vita. […] Non disprezzava il corpo, la materia e le realtà di questo mondo. […] Gesù lavorava con le sue mani, prendendo contatto quotidiano con la materia creata da Dio per darle forma con la sua abilità di artigiano» (LS 98). Lo sguardo di Gesù allora, ha profondamente trasformato l’intera creazione: «In tal modo, le creature di questo mondo non ci si

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presentano più come una realtà meramente naturale, perché il Risorto le avvolge misteriosamente e le orienta a un destino di pienezza. Gli stessi fiori del campo e gli uccelli che Egli contemplò ammirato con i suoi occhi umani, ora sono pieni della sua presenza luminosa» (LS 100). La creazione è pienamente casa di Dio in quanto piena della Sua presenza divina. La gloria di Dio risplende in tutto l’universo attraverso la salvezza operata da Cristo risorto, la cui vita ora scorre in tutto l’universo per mezzo del suo Spirito vivificante. Per questo si potrebbe sviluppare la creatività e vivere con entusiasmo per risolvere i drammi del mondo (cfr. LS 220), senza rassegnarci ma tirando fuori il meglio di noi stessi per poter individuare nuovi cammini e mettere in atto alternative, accendendo la speranza del nuovo, poiché la vecchia creazione non viene abbandonata da Dio nemmeno dopo il peccato, ma conservata e rinnovata dall’opera del Redentore. «Nel credente può crescere una profonda tranquillità che lo aiuta a sopportare anche l’imprevedibilità delle azioni umane future – evitando di porre a sé stesso una pretesa etica eccessiva – e di compiere così i passi possibili che la ragione gli mostra per evitare il peggio. […] In tal modo anche la nostra paura viene spodestata, privata del suo potere mortalmente paralizzante e allo stesso tempo aperta ad accogliere la luce del mattino di Pasqua con cui Gesù illumina la paura e la pena della nostra vita»22. In questo orizzonte custodire la “Casa comune” porterà gli uomini ad essere costruttori di pace: non capaci di cambiare l’indole istintivo degli animali, ma capaci di cambiare il cuore umano, cercando di essere meno feroci, meno egoisti, un po’ meno cinici. Saranno gli uomini a trasmettere nel creato qualche principio di fraternità e di umanizzazione che sia un segno e un anticipo, una caparra di quei benedetti tempi messianici in cui il lupo abiterà con l’agnello e l’uomo stesso non sarà più lupo rapace ma creatura ad immagine e somiglianza del Padre creatore23. Le ricadute pastorali sulle comunità cristiane dopo un’attenta riflessione della Laudato si’ possono essere notevoli: «aiutare ad ascoltare i due clamori del creato: il grido della terra e quello dei poveri. far prendere coscienza della necessità di cambiare gli stili di vita per poter 22

M. KEHL, E Dio vide che era cosa buona, 414. Cfr. P. RICCA, Custodire il Creato per coltivare la pace, in “Tradizioni spirituali e crisi ecologica Atti del corso di formazione 2008/2010”, https://www.triciclo-onlus.org/images/main_menu/Centro_documentazione/trad_208-10/Atti_trad_spirituali_crisi_ecol.pdf, 3435. 23

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custodire il giardino del mondo; accompagnare le persone al cambiamento dei propri stili di vita nel far cogliere le tante possibilità concrete a partire dal quotidiano e dal basso; educare ad una felice sobrietà per riscoprire l’essenziale della vita, senza più perdersi nel superfluo e in un consumismo ossessivo, ma che “meno è di più” per poter gustare le cose semplici della vita; far fare molte esperienze comunitarie del bello nel fermarsi a gustare, apprezzare e assaporare la bellezza che ci circonda mediante un creato che ci parla continuamente della tenerezza e dell’amore del Creatore; mettere in atto una conversione ecologica nel riscoprire e far propria la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio; far cogliere che il bene e l’amore avranno sempre il primato sul male, anche quando sembra tutto perduto, in modo che i cristiani da rassegnati possano alzarsi in piedi per essere i risorti di oggi; Aiutare a riscoprire che tutto è connesso e che siamo chiamati a vivere una relazione intrisa di amore»24. 6. La Pastorale giovanile vocazionale coinvolta. «I giovani hanno una nuova sensibilità ecologica e uno spirito generoso, e alcuni di loro lottano in modo ammirevole per la difesa dell’ambiente» (LS 209) In contatto con l’ufficio diocesano della Pastorale giovanile vocazionale, è necessario ripensare il nostro servizio educativo a favore dei ragazzi, dei giovani e dei loro educatori, e modulare il progetto educativo con la freschezza, l’urgenza e l’immediatezza di nuovi pensieri e categorie che vengono dalla lettera enciclica Laudato si’. Siamo alla vigilia della celebrazione del Sinodo Mondiale su “i giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, e nell’Instrumentum Laboris, recentemente diffuso, leggiamo: «Prendersi cura dei giovani non è un compito facoltativo per la Chiesa, ma parte sostanziale della sua vocazione e della sua missione nella storia. È questo in radice l’ambito specifico del prossimo Sinodo: come il Signore Gesù ha camminato con i discepoli di Emmaus (cfr. Lc 24,13-35), anche la Chiesa è invitata ad accompagnare tutti i giovani, nessuno escluso, verso la gioia dell’amore» (n. 1). Nella Laudato si’ papa Francesco osserva che «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale», in cui non possiamo negare siano immersi i 24

Cfr. COMMISSIONE NUOVI STILI DI VITA – Diocesi di Padova, Laudato si’: custodire la casa comune per sentire l’amore del Creatore, Novembre 2015.

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nostri giovani. A suo avviso, «le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura» (LS 139). Francesco elabora dunque un concetto di ecologia integrale che unisce inscindibilmente le dimensioni umane e sociali con la questione ambientale. L’ecologia integrale è l’unico antidoto ad una coscienza individuale non responsabile e uniformata alla logica dell’”usa e getta”. Questa logica non appare più confinata solo all’utilizzo delle risorse ambientali, ma è divenuta la logica dominante anche nelle nostre relazioni interpersonali. Il termine “integrale” allude al fatto che questa nuova ecologia deve abbracciare tutte le componenti della vita umana, riscattandola dalla sottomissione al paradigma tecnocratico che pone al centro del progresso della nostra civiltà la tecnologia legata al guadagno. Come osserva papa Francesco, «la cultura ecologica non si può ridurre a una serie di risposte urgenti e parziali ai problemi che si presentano riguardo al degrado ambientale, all’esaurimento delle riserve naturali e all’inquinamento. Dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma ad una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico» (LS 111). In realtà, il territorio della nostra Diocesi non è estraneo a continui attentati all’ambiente e al territorio (smaltimento illecito di rifiuti tossici; la famosa Operazione denominata Chernobyl; per non parlare delle battaglie condotte contro le ricerche petrolifere). Purtroppo, riprendendo le parole del Papa, «oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri» (LS 49). La nostra Diocesi da sempre ha mostrato la massima sensibilità alle tematiche ambientali, i parroci e gli uffici diocesani non poche volte si sono fatti sentire con esplicite denunce verso quei progetti che non rispettano l’armonia del territorio, equivocandone in maniera irreversibile la vocazione, l’indole e le innate risorse. Talvolta alcune realizzazioni vengono presentate sotto forma di interesse nazionale, o come bacino occupazionale per indurre ad ignorare l’impatto ambientale e disattendere le sacrosante rivendicazioni rispetto alla salute dell’intera comunità. L’auspicio è che anche la PGV diocesana si impegni a realizzare

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progetti pastorali e di sensibilizzazione dei giovani dell’intera Diocesi prendendo spunto proprio dall’Enciclica. Gli obiettivi che ci proponiamo saranno: a. Educare alla dimensione epocale del tempo presente, rispondendo a chi dice “queste cose sono sempre accadute”; b. Educare alla critica del paradigma scientista, ovvero la risposta a chi dice “la scienza ci darà tutte le risposte”; c. Educare alla critica della logica efficientista e immediatista, per la quale contano solo i risultati immediati e spendibili; d. Educare ad una ecologia politica, ovvero la risposta a chi dice “pensate a salvare gli animali e non guardate gli uomini”; e. Educare alla bellezza, come risposta a chi dice “basta che funzioni”; f. Educare alle utopie, ovvero la risposta a chi dice “le cose non cambieranno mai”25. Se ci accostiamo alla natura senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, ci comporteremo sempre e solo da dominatori, da consumatori o da sfruttatori delle risorse naturali e delle altre persone, incapaci di sfuggire alla logica della massimizzazione del tornaconto individuale. Nel cammino di preparazione al Sinodo, e in diversi documenti ufficiali, si riscontra anche «una sensibilità e un impegno dei giovani, anche in forme di volontariato, segno di una disponibilità ad assumersi responsabilità e di un desiderio di mettere a frutto talenti, competenze e creatività di cui dispongono. Tra i temi che più stanno loro a cuore emergono la sostenibilità sociale e ambientale, le discriminazioni e il razzismo. Il coinvolgimento dei giovani segue spesso approcci inediti, sfruttando anche le potenzialità della comunicazione digitale in termini di mobilitazione e pressione politica: diffusione di stili di vita e modelli di consumo e investimento critici, solidali e attenti all’ambiente; nuove forme di impegno e di partecipazione nella società e nella politica; nuove modalità di welfare a garanzia dei soggetti più deboli. Come mostrano anche alcuni esempi molto recenti in tutti i Continenti, i giovani sono capaci di mobilitarsi, in particolare per cause in cui si sentono direttamente coinvolti e quando possono esercitare un autentico 25

RAFFAELE MANTEGAZZA, Un cantico per le Creature, in Note di Pastorale Giovanile 7, Novembre 2015, pp. 3-68.

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protagonismo e non semplicemente andare a rimorchio di altri gruppi. I giovani sottolineano come rispetto alla promozione della giustizia l’immagine della Chiesa risulti “dicotomica”: da una parte vuole essere presente nelle pieghe della storia a fianco degli ultimi, dall’altra ha ancora tanto da fare per scardinare situazioni, anche gravi e diffuse, di corruzione, che le fanno correre il rischio di conformarsi al mondo anziché essere portatrice di un’alternativa ispirata al Vangelo»26. Ricordavo nella recente lettera pastorale che «è inutile credere di costruire un futuro se non ci rimettiamo in cammino con coloro che lo potranno realizzare: i giovani». Insieme a loro, dunque, siamo promotori di un nuovo rispetto e senso di responsabilità nei confronti della nostra “casa comune”, rendendoci disponibili ad ascoltarli e ad accompagnarli, giacché «non ci sarà una nuova relazione con la natura senza un essere umano nuovo» (LS 118). 7. La bellezza della Liturgia «Nell’attesa della domenica senza tramonto» La vita cristiana trova nell’azione liturgica e nell’Eucaristia, “fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa” (Lunem Gentium 11, Sacrosantum Concilium 10), il punto di confluenza della dottrina, della vita, della morale, della Tradizione, dell’arte, della sobrietà. Nella bellezza dell’azione liturgica il creato testimonia la speranza e gli eventi del creato generano una lode al Signore. «Sii benedetto, Dio onnipotente, creatore del cielo e della terra: noi riconosciamo la tua gloria negli immensi spazi stellari e nel più piccolo germe di vita che prorompe dal grembo della terra madre. Nelle vicende e nei ritmi della natura tu continui l’opera della creazione. La tua provvidenza senza limiti si estende alle grandi ere cosmiche e al breve volgere dei giorni, dei mesi e degli anni. Ai figli dell’uomo, fatti a tua immagine e rigenerati in Cristo a vita nuova, tu affidi le meraviglie dell’universo e doni loro il tuo Spirito, perché, fedeli interpreti del tuo disegno di amore, ne rivelino le potenzialità nascoste e ne custodiscano la sapiente armonia per il bene di tutti»27. La liturgia, seguendo la Bibbia di cui è intessuta, non prende mai in considerazione le bellezze della natura senza rapportarle a Dio 26 “Instrumentum laboris” della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, n 27 27 CEI, Rituale Romano, Benedizionale, n. 1859.

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Creatore, a cui tutto appartiene, all’Altissimo che domina la terra, al Re che sottomette tutte le cose. La liturgia celebra sempre il mondo come creazione. La parola poetica dei Salmi lo ripete senza stancarsi. Così il salmo 18: «I cieli narrano la gloria di Dio, e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento». Nel Libro della Genesi, la creazione ed il culto sono intimamente connessi: Dio ha creato il mondo in sei giorni e nel settimo si riposò (cf. Gen 2,2-3), orientando in questo modo la creazione verso il giorno del riposo, il quale è anche il segno dell’alleanza tra Dio e l’uomo. Commentando il prologo del Vangelo secondo Giovanni: «In principio era il Verbo», un’espressione che si rifà all’inizio del Libro della Genesi (cfr. Gv 1,1 con Gen 1,1), Benedetto XVI afferma: «All’inizio il cielo parlò. E così la realtà nasce dalla Parola, è “creatura Verbi”. Tutto è creato dalla Parola e tutto è chiamato a servire la Parola. Questo vuol dire che tutta la creazione, alla fine, è pensata per creare il luogo dell’incontro tra Dio e la sua creatura, un luogo dove l’amore della creatura risponda all’amore divino, un luogo in cui si sviluppi la storia dell’amore tra Dio e la sua creatura»28. Il nostro incontro privilegiato con Dio è la sacra liturgia, nella quale noi siamo immersi nella comunione con il Signore, che ci benedice con il dono della sua presenza sacramentale. L’evocazione delle meraviglie dell’universo porta immediatamente all’invocazione di Dio che fa meraviglie, che mostra agli uomini la sua potenza e bontà. Il canto del mondo, nella liturgia assume l’accento di preghiera. La poetica cosmica della Bibbia e della liturgia, in quanto poetica del mondo dell’Alleanza, riserva all’uomo un posto centrale. Nel concerto della creazione, l’uomo ricopre il ruolo di solista o persino di direttore di coro. Egli convoca tutte le creature alla lode divina: «Benedite, opere tutte del Signore, il Signore» (Dn 3, 57); presta la sua voce all’universo. Un autore moderno così lo esprime: «Tutte le creature di Dio sono esseri eucaristici; ma l’uomo è capace – ed è questo il suo destino – di esprimere la lode delle creature davanti a Dio… in un certo senso, il suo ringraziamento scioglie la lingua muta della natura. È la missione sacerdotale del suo destino»29. 28 BENEDETTO XVI, Meditazione nel corso della prima congregazione generale della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 6 ottobre 2008. 29 J. MOLTMANN, Dio nella creazione, Queriniana, Brescia 1986, 101.

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L’homo liturgicus, “sacerdote dell’universo”, riesce così a far entrare nell’alleanza tutto il mondo creato. Esercita questo ministero con umiltà, memore della parola di Gesù: «Se questi (i discepoli) taceranno, grideranno le pietre» (Lc 19, 40). Nei testi liturgici spesso si fa riferimento ad una creazione buona, che però attende di essere redenta nel mistero pasquale. Lo vediamo nella liturgia della solenne Veglia di Pasqua, madre di tutte le veglie come la definisce S. Agostino, con la dialettica luce-buio, con il cero, «frutto del lavoro delle api, simbolo della nuova luce»30, con l’acqua: elementi del creato coinvolti nella celebrazione di un rinnovamento in Cristo, che ha una portata cosmica. Nella creazione gli elementi naturali vengono accolti e assumono un nuovo significato: è la «notte veramente gloriosa, che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo Creatore»31, in cui ciò che è invecchiato viene riportato alla sua bellezza originaria. La stessa logica nella celebrazione dell’Eucaristia: elementi naturali coltivati dall’uomo vengono transustanziati nel Corpo e nel Sangue di Cristo, in un banchetto di comunione fraterna che è pregustazione del convito del cielo. Il pane e vino – dono di Dio e opera delle mani dell’uomo – dicono il connubio tra creazione e lavoro, natura e cultura, che trova la sua massima espressione nell’offerta al Creatore, perché divengano corpo e sangue del Signore. La prima lettura della Veglia pasquale riporta il racconto della creazione secondo il primo capitolo della Genesi. Essa introduce una lunga meditazione sulla storia della salvezza, che termina con il Vangelo della Resurrezione. Anche la struttura della Veglia rivela che la Pasqua di Cristo corrisponde ad una nuova genesi. Ecco il secondo inizio: nello stesso tempo in cui l’uomo è rigenerato, il mondo è in un certo senso ricreato, messo sulla strada della sua primitiva integrità. Tutta la creazione, infatti, è contaminata dal peccato degli uomini; anch’essa aspirava alla redenzione. Il Signore Gesù prende il posto al centro della nuova creazione. D’ora in poi Egli esercita la sua regalità non solo sulla storia degli uomini, ma anche su tutto l’universo delle cose: «O Dio onnipotente ed eterno, che hai voluto rinnovare tutte le cose in Cristo tuo Figlio, Re dell’universo, fa’ che ogni creatura, libera dalla schiavitù del peccato, ti serva e ti lodi senza fine»32. In primo luogo la liturgia 30

CEI, Messale Romano, Annunzio pasquale (Exsultet). CEI, Messale Romano, Annunzio pasquale (Exsultet). 32 CEI, Messale Romano, Colletta della Solennità di Cristo Re dell’universo. 31

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celebra il mistero della salvezza. per questo, nei suoi simboli cosmici come ovunque, essa annuncia sempre una riconciliazione. Uscita dalle mani di Dio, la creazione è buona; con la croce di Cristo è risanata. In questa riscoperta di spiritualità ecologica si concentra l’attenzione alla domenica, come tempo di gratitudine, spazio dell’incontro, ora della bellezza, «se il Sabato israelitico è prevalentemente giornata dedicata al ricordo e al ringraziamento, la festa cristiana della risurrezione è soprattutto giorno di inizio e di speranza»33. Lo smarrimento di una coordinata cristiana del tempo, quale la domenica, è anche il segno di un’alterata visione del mondo, delle relazioni e della vita.

33

J. MOLTMANN, Dio nella creazione, Queriniana, Brescia 1986, 339.

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INDICAZIONI OPERATIVE 8. «Non si tratta tanto di parlare di idee, quanto soprattutto delle motivazioni che derivano dalla spiritualità al fine di alimentare una passione per la cura del mondo» (LS 216) Nella relazione che ci ha offerto al Convegno Pastorale Diocesano dello scorso giugno il prof Bruno Bignami, vice direttore dell’ufficio nazionale CEI per i problemi sociali e il lavoro, sono emerse alcune significative indicazioni, che mi piace sintetizzare. L’enciclica Laudato si’ ci spinge ad assumere delle responsabilità, non è possibile l’indifferenza ma bisogna mettere in discussione modelli di sviluppo diffuso e imperante che non sempre coincidono con il rispetto della casa comune. Inoltre intendiamo intervenire sulla questione ambientale indicando i criteri morali per un rinnovato impegno sociale dei cristiani, suscitando l’interesse per cercare «cammini di liberazione» (LS 64). Siamo convinti che il Papa quando segnala la visione di un «tutto è connesso», ci vuole anche offrire una sintesi di visione che, mettendo al primo posto la dignità dell’uomo, evoca necessariamente il rispetto per i poveri, gli ultimi, i migranti. Una crisi ambientale non è sconnessa da una crisi sociale. Un impegno etico che impone anche il rispetto dell’ambiente, degli animali, e delle piante. Siamo anche convinti che il Papa ci invita alla speranza, che non tutto è perduto: «La speranza ci invita a riconoscere che c’è sempre una via di uscita, che possiamo sempre cambiare rotta, che possiamo sempre fare qualcosa per risolvere i problemi» (LS 61). Ma la speranza si fonda su due fondamentali questioni etiche: il superamento della cultura dello scarto, intesa in senso ampissimo e la promozione dell’ecologia umana. A noi piace pensare che la crisi ambientale non è solo un problema, ma è anche un mistero. Proprio per questo il mondo non è custodito solo dai maestri dell’economia e della tecnologia, ma chiama in campo l’etica, fatta di quotidianità di rettitudine e di impegno per la gratuità. Nelle Foranie si sono avviati percorsi di dialogo e di confronto che lungi dal voler essere esaustivi, hanno determinato invece una buona riflessione a partire dalla concretezza dell’impegno. Il primo gesto di grande impegno rispetto a un risanamento del creato è la scelta sincera del dialogo come condizione e come metodo di ascolto, di ricerca comune e di veritiera assunzione di responsabilità. (cfr. LS15) «Vorrei fare un passo avanti in alcune ampie linee di dialogo e di azione che coinvolgano sia ognuno di noi, sia la politica

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internazionale», così Papa Francesco illumina l’intento del percorso che vuole proporre a tutti gli uomini di buona volontà. In realtà può apparire persino insano il discorso sul recupero e la custodia della nostra relazione con la casa comune se in ciascuno non abita la sincera volontà di riscoperta delle relazioni con Dio e con gli altri. Relazioni troppo spesso inquinate dall’egoismo, dal sospetto, dalla furbizia. È necessario che «proviamo ora a delineare dei grandi percorsi di dialogo che ci aiutino ad uscire dalla spirale di autodistruzione in cui stiamo affondando» (LS 163). Educarsi e stimolare un sano discernimento (LS 185), «porre una serie di domande, per poter discernere se porterà ad un vero sviluppo integrale: Per quale scopo? Per quale motivo? Dove? Quando? In che modo? A chi è diretto? Quali sono i rischi? A quale costo? Chi paga le spese e come lo farà? In questo esame ci sono questioni che devono avere la priorità». La formazione e il discernimento delle coscienze è un compito di fronte al quale non possiamo sottrarci. L’appello ad un sano discernimento etico non è una sterile opposizione, né l’attivazione di furbizie e scappatoie per sottrarsi alle regole ed alimentare una visione utilitaristica e corrotta. Si tratta di vere responsabilità politiche (LS 181), «i migliori dispositivi finiscono per soccombere quando mancano le grandi mete, i valori, una comprensione umanistica e ricca di significato, capaci di conferire ad ogni società un orientamento nobile e generoso». Bisogna entrare con coraggio nel dibattito educativo per stabilire le urgenze che i cambiamenti richiedono a partire dalle motivazioni e dalla ricerca di profondità, che per noi discepoli coincide con la spiritualità. Famiglia, scuola, mezzi di comunicazione e catechesi possono stabilire una vera inversione di tendenza rispetto ad una educazione ambientale che privilegia il rispetto della casa comune, che propone la necessaria modifica di stili di vita. «L’educazione sarà inefficace e i suoi sforzi saranno sterili se non si preoccupa anche di diffondere un nuovo modello riguardo all’essere umano, alla vita, alla società e alla relazione con la natura. Altrimenti continuerà ad andare avanti il modello consumistico» (LS 215). Nei nostri percorsi educativi impariamo a proporre la pausa, la sosta, per poter gustare la bellezza che ci circonda: nel creato è scritto il libro della rivelazione di Dio. Quando siamo di fronte a problemi ambientali essi non sono mai isolati. Papa Francesco ci indica l’intima connessione tra inquinamento ambientale, povertà, migrazioni di popoli, ingiustizie. La Laudato si’,

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ci ricorda che «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura». E non servono solo leggi. Il cuore dell’uomo cambia con la riscoperta delle motivazioni profonde. Recuperare stili di vita che nel nostro territorio non contraddicono, anzi rafforzano l’identità delle comunità, quali il riuso, il risparmio energetico, la custodia dei luoghi comuni, i boschi e le montagne, ma anche l’aiuola di casa. «L’educazione alla responsabilità ambientale può incoraggiare vari comportamenti che hanno un’incidenza diretta e importante nella cura per l’ambiente, come evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via. Tutto ciò fa parte di una creatività generosa e dignitosa, che mostra il meglio dell’essere umano. Riutilizzare qualcosa invece di disfarsene rapidamente, partendo da motivazioni profonde, può essere un atto di amore che esprime la nostra dignità» (LS 211). Reagire alle forme di abbandono dei nostri territori: un uscio chiuso, una casa abbandonata, un centro storico deserto, custodiscono anche memorie e storie di volti e di vite che hanno segnato notevolmente i percorsi di sviluppo delle nostre comunità. Vorrei concludere con l’appello contenuto nel messaggio per la celebrazione della 13ª Giornata nazionale per la Custodia del Creato, proposto dalla Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace e dalla Commissione Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo: “Coltivare l’alleanza con la terra”: - «la sfida non interessa solo l’economia e la politica: c’è anche una prospettiva pastorale da ritrovare, nella presa in carico solidale delle fragilità ambientali di fronte agli impatti del mutamento, in una prospettiva di cura integrale. Occorre ritrovare il legame tra la cura dei territori e quella del popolo, anche per orientare a nuovi stili di vita e di consumo responsabile, così come a scelte lungimiranti da parte delle comunità»; - «c’è anche una prospettiva spirituale da coltivare: papa Francesco ricorda che “la pace interiore delle persone è molto legata alla cura dell’ecologia e al bene comune, perché, autenticamente vissuta, si riflette in uno stile di vita equilibrato unito a una capacità di stupore

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che conduce alla profondità della vita”» (LS 225). Ed occorre anche dar fondamento a tale attenzione, inserendola sistematicamente nei corsi di formazione per tutti coloro che esercitano responsabilità nella comunità ecclesiale»; - «La celebrazione condivisa del Tempo del Creato è anche un segno importante nel cammino verso la comunione tra le chiese: … É importante operare assieme, perché possiamo tornare ad abitare la terra nel segno dell’arcobaleno, illuminati dal “Vangelo della creazione”» (cfr. Messaggio 2018). «La cultura ecologica non si può ridurre a una serie di risposte urgenti e parziali ai problemi che si presentano riguardo al degrado ambientale, all’esaurimento delle riserve naturali e all’inquinamento. Dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma ad una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico. Diversamente, anche le migliori iniziative ecologiste possono finire rinchiuse nella stessa logica globalizzata. Cercare solamente un rimedio tecnico per ogni problema ambientale che si presenta, significa isolare cose che nella realtà sono connesse, e nascondere i veri e più profondi problemi del sistema mondiale» (LS 111). Con queste profonde suggestioni ed ispirazioni che Papa Francesco ha consegnato al mondo intero, auspico che anche nelle nostre comunità e nei nostri percorsi di evangelizzazione e catechesi, nell’azione liturgica, come nell’esercizio della carità riusciamo ad alimentare una conversione ecologica fatta di impegno e di spirituale fascino cristiano. Tutti benedico di cuore. Teggiano, 15 agosto 2018 Solennità dell’Assunzione della B.V. Maria + padre Antonio De Luca Vescovo

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Preghiera per la nostra terra (da “Laudato si’”, n. 246) Dio Onnipotente, che sei presente in tutto l’universo e nella più piccola delle tue creature, Tu che circondi con la tua tenerezza tutto quanto esiste, riversa in noi la forza del tuo amore affinché ci prendiamo cura della vita e della bellezza. Inondaci di pace, perché viviamo come fratelli e sorelle senza nuocere a nessuno. O Dio dei poveri, aiutaci a riscattare gli abbandonati e i dimenticati di questa terra che tanto valgono ai tuoi occhi. Risana la nostra vita, affinché proteggiamo il mondo e non lo deprediamo, affinché seminiamo bellezza e non inquinamento e distruzione. Tocca i cuori di quanti cercano solo vantaggi a spese dei poveri e della terra. Insegnaci a scoprire il valore di ogni cosa, a contemplare con stupore, a riconoscere che siamo profondamente uniti con tutte le creature nel nostro cammino verso la tua luce infinita. Grazie perché sei con noi tutti i giorni. Sostienici, per favore, nella nostra lotta per la giustizia, l’amore e la pace.

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MESSAGGIO PER LA TRAGEDIA DI GENOVA Il Vescovo Padre Antonio e tutta la Diocesi esprimono profonda vicinanza all'Arcidiocesi di Genova e alle altre Comunità gravemente colpite dalla tragedia del crollo del Ponte Morandi del 14 agosto scorso. Mentre affidano all’Amore misericordioso di Dio quanti hanno perso la vita, assicurano affettuosa vicinanza alle famiglie e ai feriti. Di fronte ad un evento che ha impressionato l’Italia intera il Vescovo invita tutte le comunità parrocchiali a ricordare le vittime nella Celebrazione Eucaristica del 18 agosto e, anche a seguito del Lutto Nazionale proclamato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri in occasione dei Funerali di Stato, a sospendere e rinviare le attività ludico-ricreative programmate per tale giorno. Teggiano, 17 agosto 2018 Il Vescovo + padre Antonio De Luca

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MESSAGGIO La Diocesi di Teggiano-Policastro aderisce all'appello rivolto da Caritas Italiana per fronteggiare l'emergenza dei profughi sbarcati dalla nave Diciotti, offrendo la propria disponibilità all'accoglienza per contribuire alla soluzione umanitaria in favore dei nostri fratelli migranti. La Caritas diocesana è in contatto con i referenti nazionali per organizzare quanto è richiesto dalle prescritte procedure. "In merito allo sbarco dei profughi della nave Diciotti - dice mons. De Luca - riteniamo che ogni cautela e precauzione va adottata in rapporto alla legalità alla sicurezza e al rispetto dei diritti, ma nessuno può oscurare il grande valore della dignità umana nè servirsi di cavilli e regole per mantenere in ostaggio il dibattito e peggio le persone più vulnerabili e indifese. Senza tralasciare poi che un eccesso di irritazione sociale e di infecondo distinguo uccidono la sensibilità umana e per noi cristiana, che pone al primo posto l'amore a Dio e al prossimo. La cultura cristiana attenta ai fenomeni della mobilità umana ha permesso nei secoli la crescita e l'integrazione di intere generazioni". 28 agosto 2018

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MESSAGGIO PER L’INIZIO DELL’ANNO SCOLASTICO 2018-2019 L'inizio del nuovo anno scolastico riporta tutti, studenti, famiglie, istituzioni, docenti e personale, alla ripresa di una vitalità fatta di confronto, sfide culturali, capitali di sapere, ma soprattutto apprendistato di umanesimo che ci apre verso gli orizzonti di nuove mete educative e acquisizioni di inedite prospettive. Cari giovani, voi reclamate giustamente e a ragione, ascolto, credito di futuro, fiducia e professionalità che unita alla credibilità delle cose che noi adulti affermiamo, vi collocheranno nel cuore della vita. Gli innegabili progressi e l'altissima professionalità che ha raggiunto la scuola nel nostro paese non ci esime dal sognare traguardi ulteriori e più alti, attraverso i quali la conquista della bellezza potrà realizzarsi nell'incontro tra le culture, nell'ascolto delle differenze e nella meritevolezza dei risultati. Buon anno scolastico. 10 settembre 2018 + p. Antonio De Luca Vescovo di Teggiano-Policastro

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MESSAGGIO PER I PUNTI NASCITA DI SAPRI E POLLA La dolorosa vicenda della possibile soppressione dei punti nascita nei Presidi Ospedalieri di Sapri e di Polla, contraddice un percorso di salvaguardia che il progetto aree interne aveva fin qui privilegiato. Impoverisce, inoltre, le nostre comunità e il mondo della sanità di servizi fondamentali senza i quali diventa sempre più difficile difendere la qualità della vita e lo spopolamento in atto. Tutto ciò mobilita anche la nostra Chiesa Diocesana che vuole sottolineare cammini pastorali capaci di salvaguardare i diritti della persona, la qualità della vita e la salvaguardia della casa comune. Oggi la sanità, domani potrebbero essere le scuole; è già toccato al tribunale e al carcere. A me sembra che sensibilizzando le Istituzioni Statali e Regionali, nonché la responsabilità delle Comunità del territorio, possiamo percorrere la via di giuste rivendicazioni per non rendere invivibile la nostra terra. Sostengo, apprezzo e mi unisco a quanti con l'unico intento di non danneggiare questo patrimonio del bene comune pongono in evidenza i bisogni e le esigenze di tutti nelle sedi istituzionali, le quali non possono ignorare le urgenze di intere popolazioni solo alla luce di calcoli e di interessi immediati. Con i sacerdoti della diocesi siamo impegnati in questi giorni negli esercizi spirituali annuali, ma assicuriamo con la preghiera e la vicinanza di pastori la nostra solidarietà e la nostra adesione. 21 novembre 2018 + p. Antonio De Luca Vescovo di Teggiano-Policastro

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MESSAGGIO PER L’AVVENTO Nell'attesa la forza del credere Carissimi fratelli e sorelle, l’avvento mette in moto il dinamismo dell’attesa. Il tempo liturgico che viviamo è una possibilità sempre nuova di attesa del compimento delle promesse del Padre, culminate nella venuta del Figlio Gesù Cristo; è anche “allenamento” vigile per accogliere la sua seconda venuta, quando “verrà a giudicare i vivi e i morti”. Inoltre l’attesa si fa vigilanza per imparare ad accogliere la quotidiana presenza del Signore, che si manifesta soprattutto nei più poveri ed abbandonati. Ogni comunità viva questo tempo addestrandosi all’accoglienza, senza preclusioni e chiusure. Il Signore Gesù che viene nella nostra umanità ci insegna, infatti, il criterio sempre valido ed efficace dell’incarnazione, imparando da lui la vicinanza e la prossimità a tutti gli uomini. La visita pastorale, che è appena iniziata, intende essere un messaggio di pace e di speranza, di incontro e scambio di idee, progetti e programmi per un annuncio evangelico prorompente ed efficace. Nell’avvento viviamo la speranza dell’incontro con Dio, che si manifesta in Gesù Cristo Signore. È Dio che visita la nostra umanità, si rende presente ed operante attraverso il suo Vangelo, che rinnova stimoli ed infonde energie sempre nuove per una sequela gioiosa ed entusiasta. L’avvento è attesa operosa, piena di buoni frutti, è tempo di grazia, momento favorevole per la nostra salvezza. L’uomo vive in una costante attesa, attraversa le stagioni della sua vita sempre orientato al futuro, a ciò che accadrà. Nella vita spirituale si vive nella stessa dimensione, alimentando la fede con la preghiera e la carità, sostenuti dalla speranza che non delude. Noi attendiamo il Signore! “Ora egli viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo, perché lo accogliamo nella fede e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo regno”. Egli rigenera la vita, rinnova le relazioni, apre alla condivisione di mezzi e risorse che appartengono a tutti. Non ci nascondiamo di fronte alle gravissime emergenze sociali… né ci sfugga il monito sempre più bruciante del Vangelo: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (Mt 25, 40); voglio credere che queste parole evangeliche abbiano ispirato l'opportuno post scriptum dell’editoriale di Avvenire del 2 Dicembre 2018, “per favore,

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chi ha votato la 'Legge della strada' ci risparmi almeno parole al vento e ai social sullo spirito del Natale, sul presepe e sul nome di Gesù. Prima di nominarlo, Lui, bisogna riconoscerlo”. Disponiamoci ad accogliere il Signore con generosità. Prepariamo il cuore all’ascolto della sua Parola, unica fonte che ci rinfranca nella fatica e nelle cadute che il cammino della vita inevitabilmente riserva. L’ascolto presuppone il silenzio di chi sa attendere la rivelazione del Signore nostro Gesù Cristo che è alle porte e che ci invita a preparare il suo Natale. Riscopriamo in questo avvento il senso più genuino del Natale. Spogliamolo dalle incrostazioni che ne hanno fatto perdere la bellezza. Restituiamo valore alla festa dell’incontro tra Dio e l’umanità. Allora sarà veramente Natale. Buon cammino, nell’attesa del Signore! 2 dicembre 2018.

+ p. Antonio De Luca

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MESSAGGIO PER IL NATALE 2018 «Questo per voi il segno: troverete un bambino …» (Lc 2,12). A Natale siamo invitati come i pastori a ricercare i segni della presenza di Dio nelle manifestazioni di fragilità e di apparenti inermi esistenze. Dio non si nasconde dietro i paludati sistemi di potere, né religiosi né politici: Dio chiede di essere riconosciuto nella miseria e nella povertà. Un bambino rivendica l’espressione di tutta la tenerezza e di ogni protezione, un bambino chiede accoglienza, necessita di cura e di amorevole vicinanza. Ai pastori l’angelo, consegna una nuova identità di Dio, la fragilità di un bambino che è espressione di tutta quella umanità ferita e bisognosa che ancora oggi attende un sussulto di umanità, un impegno di speranza e un gemito di carità. Nella confusione culturale e antropologica che contraddistingue la nostra epoca, si afferma chi ha più forza, chi fa più notizia, e persino chi produce scoop scandalistici e menzogneri. Il Natale impone un’inversione di marcia, una presa di coscienza che la nostra vocazione all’umano ci sospinge a varcare le soglie del divino e, nella misura in cui ne ricerchiamo le tracce nel nostro presente, stiamo già edificando l’Eterno. Allora il Natale non è l’ossessiva riproduzione di gesti e simboli di un passato improponibile, non è magia, né fascino sentimentalistico: è piuttosto l’appello a vivere in profondità la propria umanità che, aprendosi al Trascendete, diventa spazio di redenzione e di più civile convivenza. Scoprire nelle fragilità e nelle povertà della vita il volto di Dio è segno di un permanente natale, che si fa ascolto del povero, dello straniero, del disoccupato e del senzatetto, del malato, dell’anziano solo. Il Natale non assopisce i sogni di un futuro, ma li alimenta e ce ne rende protagonisti. Auguri di Santo Natale! + p. Antonio De Luca

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CURIA



DECRETI E NOMINE S.E. Mons. Antonio De Luca, in data: 20/01/2018 ha nominato per il quinquennio 2018-2023: don Giuseppe Puppo, vicario giudiziale; padre Enzo Rispi, difensore del vincolo; don Michele Casale, assessore; don Antonio Calandriello, promotore di giustizia; Massimo La Corte, notaio aggiunto; don Martino Romano, notaio aggiunto; Francesco Paolo Antonazzo, notaio aggiunto; don Bernardino Abbadessa, cancelliere del tribunale. 20/01/2018 ha nominato don Luigi Terranova, don Giuseppe Puppo e don Pietro Scapolatempo, membri la Commissione di studio per la visita pastorale. 01/02/2018 ha nominato don Simone Gentile, Parroco della Parrocchia San Nicola di Bari in Casaletto Spartano. 01/02/2018 ha nominato don Simone Gentile, Parroco della Parrocchia Santa Maria della Stella in Battaglia. 01/02/2018 ha nominato don Pietro Greco, Parroco della Parrocchia San Giuseppe in Fortino. 08/03/2018 ha nominato la Commissione formazione permanente del clero: don Giuseppe Radesca, referente; don Antonio Marotta, coordinatore presbiteri ordinati nell'ultimo decennio; don Salvatore Sanseverino, coordinatore presbiteri ordinati da oltre dieci anni. 10/03/2018 ha indetto le elezioni per rinnovo del Consiglio Presbiterale Diocesano. 10/04/2018 ha nominato don Romolo Barbarulo, Amministratore parrocchiale delle Parrocchie S. Maria dei magi in Galdo e SS. Annunziata in Castelluccio Cosentino. 07/05/2018 ha rettificato i decreti di proprietà della Parrocchia Santa Maria delle Nevi e Sant’Antonio di Padova in Castelruggero. 31/05/2018 ha nominato Fr. Mannan Raju Thullimalli, Vicario Parrocchiale della Parrocchia Cattedrale Santa Maria Maggiore e S. Michele Arcangelo in Teggiano. 04/06/2018 ha indetto la Visita pastorale e ha nominato segreteria generale: don Giuseppe Radesca, coordinatore, don

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26/06/2018 01/07/2018

28/07/2018 28/07/2018 28/07/2018

Bernardino Abbadessa, don Romolo Barbarulo, don Fernando Barra, don Michele Totaro. ha nominato don Vincenzo Federico, padre Enzo Rispi e don Gianni Citro, membri del Consiglio Presbiterale ad nutum episcopi. ha costituito il Consiglio Presbiterale per il quinquennio 2018-2023: membri di diritto in ragione dell’ufficio: don Giuseppe Radesca, Vicario Generale don Pietro Greco, Economo diocesano don Gabriele Petroccelli, Vicario Foraneo don Luigi Terranova, Vicario Foraneo don Nicola Coiro, Vicario Foraneo don Antonio Garone, Vicario Foraneo don Pietro Scapolatempo, Vicario Foraneo don Martino Romano, Vicario Foraneo don Donato Ciro Varuzza, Direttore CDV don Antonio Cetrangolo, Delegato per i laici don Bernardino Abbadessa, Cancelliere Membri eletti nelle Foranie e nel Capitolo: don Salvatore Sanseverino, don Pasquale Lisa, don Domenico Rossi, don Simone Lacorte, don Domenico Tropiano, don Pietro Tripodi, don Nicola Romano, don Giuseppe Puppo. Membri eletti dal Clero e Rappresentante CISM: don Antonio Breglia, don Antonio Toriello, don Francesco Maltempo, fr. Antonio Basso. Membri di nomina Vescovile: don Vincenzo Federico, don Gianni Citro, P. Enzo Rispi. ha nominato don Marco Nardozza, Parroco della Parrocchia Maria SS. Annunziata in Sicilì e della Parrocchia San Demetrio in Morigerati dal 1° settembre 2018. ha nominato don Pompeo Mauro, Vicario parrocchiale della Parrocchia Maria SS. Annunziata in Sicilì e della Parrocchia San Demetrio in Morigerati dal 1° settembre. ha nominato don Pasquale Pellegrino, Cappellano del Presidio Ospedaliero dell’Immacolata in Sapri dal 1° settembre 2018.

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28/07/2018 ha nominato don Ivan Sarto, Parroco della Parrocchia Maria SS. delle Nevi e Sant’Antonio di Padova in Castelruggero e della Parrocchia San Lorenzo Martire in Torre Orsaia, dal 1° settembre 2018. 28/07/2018 ha nominato don Antonio Calandriello, Amministratore parrocchiale della Parrocchia San Biagio V. e M. in Ottati e della Parrocchia Santa Maria Maggiore in Sant’Angelo a Fasanella, dal 1° settembre 2018. 28/07/2018 ha nominato don Angelo Pellegrino, Vicario della Parrocchia San Biagio V. e M. in Ottati, della Parrocchia Santa Maria Maggiore in Sant’Angelo a Fasanella e della Parrocchia San Nicola di Bari in Aquara dal 1° settembre 2018. 28/07/2018 ha nominato don Antonio Marino, Parroco della Parrocchia San Nicola di Bari in Controne, dal 1° settembre 2018. 28/07/2018 ha nominato don Pasquale Gaito, Parroco della Parrocchia S. Maria dei magi in Galdo, della Parrocchia SS. Annunziata in Castelluccio Cosentino e della Parrocchia San Giovanni Battista in Terranova, dal 1° settembre 2018. 28/07/2018 ha approvato la deroga allo statuto dei Vicari Foranei. 28/07/2018 ha nominato Vicari Foranei dal 1° settembre 2018 e per un triennio: don Salvatore Sanseverino, Forania di Teggiano-Sala; don Michele Casale, Forania di Polla; don Antonio Garone, Forania di Padula-Montesano; don Martino Romano, Forania di Policastro e Forania di Camerota. Ha altresì nominato don Simone Lacorte, Coordinatore della Forania degli Alburni e della Forania del Fasanella, donec aliter provvideatur. 30/07/2018 ha decretato la scomunica per la profanazione delle Specie Eucaristiche avvenuta nella Parrocchia San Michele Arcangelo in Atena Lucana Scalo. 30/07/2018 ha nominato don Vincenzo Contaldi, Parroco della Parrocchia Maria SS. delle Nevi in Celle di Bulgheria e della Parrocchia Santa Maria Assunta in Poderia, dal 1° settembre 2018. 30/07/2018 ha nominato don Pietro Tripodi, Vicario parrocchiale della Parrocchia Maria SS. delle Nevi in Celle di

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Bulgheria e della Parrocchia Santa Maria Assunta in Poderia, dal 1° settembre 2018. 30/07/2018 ha nominato don Antonio Calandriello, vice cancelliere della curia vescovile dal 1° settembre 2018. 30/07/2018 ha nominato don Giuseppe Spinelli, direttore diocesano dell’Apostolato della preghiera, dal 1° settembre 2018. 02/08/2018 ha nominato: Ufficio catechistico direttore: don Antonio Romaniello - vice direttore: don Vincenzo Contaldi. Ufficio per la cooperazione missionaria tra le chiese direttore: don Antonio Marino - vice direttore: don Adamo Caolo Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso coordinatore: prof. Antonio Tortorella membri: don Agnello Forte, don Antonio Altarcha Ufficio progetto culturale e formazione per il servizio ecclesiale, ISSR direttore: don Giuseppe Radesca - vice direttore: don Marco Nardozza - coordinatrice: prof. Rosanna Lombardi. Ufficio comunicazioni sociali direttore: don Michele Totaro - vice direttore: p. Enzo Rispi - consulente: Massimo La Corte. Servizio informatico Responsabile: Massimo La Corte Ufficio liturgico direttore: don Romolo Barbarulo - vice direttore: don Angelo Fiasco, don Simone Gentile - collaboratore: Massimo La Corte. Ufficio pastorale giovanile e CDV direttore: don Donato Ciro Varuzza - vice direttore: don Antonio Romaniello Ufficio servizio formazione ministranti direttore: don Fabio Pannullo - Vice direttore Franco Carabetta - collaboratore Luca Chindemi Ufficio vita consacrata direttore: don Antonio Marotta - vice direttore: p. Antonio Basso

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Ufficio confraternite e coordinamento comitati festa direttore: don Gabriele Petroccelli - vice direttore: don Domenico Rossi Ufficio pastorale famiglia e vita responsabili: coniugi Angelo Imparato e Teresa Moscarella; assistenti spirituali: don Antonio Toriello e don Luciano La Peruta. Ufficio pastorale tempo libero, sport e turismo direttore: don Paolo Longo - vice direttore: don Carmine Tropiano Caritas Diocesana direttore: don Martino De Pasquale - collaboratore: don Ivan Sarto Ufficio migrazioni direttore: Arturo Esposito - collaboratori: Valentina D’Amato, Valentina Tortora, Antonio Costantino. Ufficio problemi sociali e lavoro direttore: don Vincenzo Federico - vice direttore ing. Vincenzo D’Addessio. Ufficio pastorale della salute, assistenza dioc. UNITALSI e medici cattolici direttore: don Pasquale Pellegrino - collaboratore: don Donato Romano. Ufficio giustizia, pace e custodia del creato direttore: don Antonio Palma - vice direttore: ing. Mariano Alliegro. Ufficio nuova evangelizzazione, apostolato dei laici e giuristi cattolici direttore: don Antonio Cetrangolo - collaboratore: don Antonio Romaniello. Ufficio beni culturali ecclesiastici direttore: don Fernando Barra - vice direttore: Giuseppe Giudice Ufficio per gli oratori direttore: don Francesco Alpino - vice direttore: don Marco Nardozza e don Pasquale Gaito Ufficio economato direttore: don Pietro Greco - vice direttore: don Antonio Calandriello

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27/08/2018 27/08/2018 01/09/2018 08/09/2018 21/09/2018 01/10/2018 01/10/2018

consulente: dott. Marco Colace Ufficio tecnico direttore: don Vincenzo Gallo - vice direttore: arch. Marco Ambrogi Ufficio per il servizio nuova edilizia di culto direttore: don Vincenzo Gallo - vice direttore: don Elia Guercio Ufficio promozione del sostegno economico alla chiesa direttore: don Pasquale Lisa - vice direttore don Angelo Pellegrino. Biblioteca Pio XII direttore: don Domenico Santangelo - addetta: Giovanna Cappelli Biblioteca don Giuseppe Cataldo direttore: don Pietro Scapolatempo - addetta: Anna Terranova Commissione diocesana arte sacra: Mons. Antonio De Luca, Don Giuseppe Radesca, Don Romolo Barbarulo, Don Fernando Barra, Don Vincenzo Gallo, Don Domenico Santangelo, Don Pietro Scapolatempo, Don Giovanni Citro, Vincenzo Bruno, Marco Ambrogi, Enrico Coiro. ha nominato don Luigi Terranova, Amministratore parrocchiale della Parrocchia Cristo Re e Sacro Cuore di Gesù in Polla, dal 1° settembre 2018. ha nominato padre Antonio Basso, Rettore del Santuario Sant’Antonio in Polla, dal 1° settembre 2018. ha nominato don Luigi Terranova, cancelliere della curia vescovile. ha eretto Santuario diocesano la chiesa SS. Annunziata in Postiglione. ha nominato don Raffaele Brusco, direttore dell’ufficio diocesano scuola e IRC e don Gianni Citro vice direttore dell’ufficio diocesano scuola e IRC. ha nominato padre Patrizio Koval, Vicario parrocchiale della Parrocchia Santa Maria della Stella in Battaglia. ha nominato i membri del Consiglio diocesano affari economici: don Vincenzo Gallo, don Pietro Scapolatempo,

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01/10/2018 07/11/2018 12/11/2018 26/11/2018 19/12/2018 19/12/2018

31/12/2018

don Bernardino Abbadessa, Renivaldo La Greca, Mariano Alliegro. ha nominato i membri del Consiglio Pastorale Diocesano. ha nominato fra Antonio Basso o.f.m., Covisitatore nella Visita pastorale. ha indetto le elezioni per gli organismi I.D.S.C. ha nominato don Antonio Alaa Altarcha, Parroco della Parrocchia Santa Maria Maggiore in Sant’Angelo a Fasanella dal 1° dicembre 2018. ha nominato don Nicola Coiro, Parroco della Parrocchia Sant’Anna in Montesano sulla Marcellana, dal 1° gennaio 2019. ha nominato don Antonio Romaniello, Parroco della Parrocchia San Michele Arcangelo in Bellosguardo e della Parrocchia San Nicola di Bari in Roscigno, dal 1° gennaio 2019. ha nominato i componenti degli Organismi dell’I.D.S.C dal 1° gennaio 2019: don Domenico Santangelo, Presidente; don Giuseppe Puppo, consigliere; don Vincenzo Federico, consigliere; Salvatore Salomone, consigliere; Mario Cardino consigliere; Nicola Puglia, presidente collegio revisore conti; don Antonio Cantelmi, membro collegio revisore dei conti; don Paolo Longo, membro collegio revisore dei conti.

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ORDINAZIONI E MINISTERI  Il giorno 1 marzo 2018, nella Cappella del Seminario Metropolitano “Giovanni Paolo II” di Pontecagnano-Faiano, S.E. Mons. Ciro Miniero, Vescovo di Vallo della Lucania, ha istituito lettore Emanuele Cammarano, della Parrocchia San Daniele e San Nicola in Camerota, ed accolito Angelantonio Costantino, della Parrocchia di San Nicola di Bari in Castelcivita.  Il giorno 25 novembre 2018, nella Chiesa Cattedrale di Teggiano, S.E. Mons. Antonio De Luca, Vescovo di Teggiano-Policastro ha ordinato diacono l’accolito Angelantonio Costantino, della Parrocchia di San Nicola di Bari in Castelcivita.

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COLLETTE ANNO 2018



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STUDI



SEMINARIO DI STUDIO PER LA PRESENTAZIONE DELLA LETTERA PASTORALE Ci siamo affaticati e non abbiamo preso nulla di Mons. Antonio De Luca Vescovo di Teggiano-Policastro Prato Perillo, 24 settembre 2018 Relazioni

Antonio Cetrangolo Introduzione “Ci siamo affaticati e non abbiamo preso nulla”: è la Lettera Pastorale del nostro Vescovo Mons. Antonio De Luca in vista della visita pastorale nella Diocesi e per un rinnovato impegno di evangelizzazione nella Chiesa di Teggiano-Policastro. La presente pubblicazione è una rilettura del testo pastorale a partire da prospettive complementari, grazie all’apporto interdisciplinare di alcuni docenti della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione di San Tommaso a Napoli. Se da una parte il Vescovo elogia e resta “ammirato di fronte alla mole di lavoro e di servizio che viene portato avanti con innegabile dedizione”1 da tutti gli operatori pastorali e dai presbiteri del territorio, dall’altra rileva come “non manchino i segnali di un’allarmante disaffezione e di un lento e progressivo sfilacciamento del tessuto sociale ed ecclesiale”2. Punto di partenza della Lettera è il testo evangelico di Lc 5,1-10 che, mettendo in guardia dallo scoraggiamento e dallo sconforto che non poche volte nascono dalla delusione di aver faticato a lungo, ma con risultati irrilevanti, invita gli evangelizzatori a riprendere il largo con un qualificante atteggiamento: “Duc in altum” (eis to bathos), verso il profondo. È in questione la profondità spirituale auspicata dalla Lettera in relazione a tutti i progetti, le strategie e i programmi pastorali che pur spingendosi lontani necessitano di una profondità e di una rifondazione spirituale. 1 A. DE LUCA, Lettera Pastorale: Abbiamo faticato e non abbiamo preso nulla, Duminuco editore, Sapri 2018, n. 3. 2 Ibid.

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Così le tre focalizzazioni, Liturgico-pastorale, a cura del Prof. Salvatore Esposito docente presso la PFTIM; teologico-spirituale a cura del Prof. Francesco Asti, Decano e docente presso la PFTIM; antropologico-filosofico a cura del Prof. Carmine Matarazzo, docente presso la PFTIM, sono un prezioso contributo per “tentare di riaccendere l’ardore di un rinnovato Annunzio”3 e un nuovo impulso in tutta la Comunità ecclesiale. Il prof. Esposito coglie il desiderio del Pastore, che auspica il tentativo di elaborare nuovi percorsi di iniziazione cristiana fondati sulla Parola di Dio, aperti alla voce dello Spirito che rende la Parola ascoltata, meditata, pregata, conosciuta e annunciata, testimoniata e generativa di gioia: percorsi di catecumenato cristiano che generano ‘cristiani per scelta’. Il Prof. Esposito tenta di rispondere a questa istanza con la sua relazione: “Come fare i cristiani oggi?”. Se la secolarizzazione e il secolarismo, il costituirsi di una società multirazziale e multireligiosa, la presenza dei nuovi movimenti religiosi e dell’islamismo in occidente sono sfide odierne, il punto di partenza è la missione ad gentes. Un’impresa come questa suppone il superamento dell’individualismo e le improvvisazioni più o meno estemporanee e rimanda a un progetto organico di pastorale. La nuova evangelizzazione richiede, da parte delle nostre comunità, una profonda e attenta verifica dei modi di proclamazione del vangelo, una rinnovata familiarità con la Parola di Dio. “Conosciamo – scrive il Vescovo – l’importanza di avviare nuovi percorsi e nuove forme di annuncio. Non ci sfuggono come nel nostro contesto i sacramenti della Iniziazione cristiana vengono chiesti per consuetudine o per occasionali situazioni (richiesta di padrino/madrina)”. Il Liturgista si chiede “Come fare per uscire da questa situazione frustrante?”. Lavoriamo tanto, ma non facciamo i cristiani! Una ricetta magica non esiste. Una proposta si può suggerire: una rinnovata sequenza che – tenendo presente la prassi attuale del battesimo dei bambini – potrebbe seguire la seguente scansione: riconciliazione sacramentale come “secondo battesimo”. Rinnovo delle promesse battesimali; cresima come compimento del battesimo e rito di passaggio verso l’eucaristia, impegno nel servizio ecclesiale e nella testimonianza del vangelo e della carità. Segue, poi, la mistagogia, la comprensione di ciò che i sacramenti hanno operato nella vita tesa ormai coerentemente alla testimonianza del vangelo di Gesù Cristo. Il tutto coinvolgendo le famiglie 3

Ivi, n. 50.

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nello stesso cammino, celebrando possibilmente i sacramenti unitamente e fondando gli incontri sulla Parola di Dio, senza tralasciare i catechismi della CEI. “La Lettera del Vescovo – dice Esposito – così coraggiosa, aperta e franca, attenta alle tradizioni di questa terra, ma fortemente proiettata verso il futuro che viene a grandi passi, mi pare che sposi il cambiamento e incoraggi ad intraprendere e percorrere nuove piste come cominciare a sperimentare un modello esplicitamente catecumenale ormai diffuso in modo significativo, nel quale emergono i criteri della gradualità, del non nozionismo, della dimensione esperienziale e del coinvolgimento della famiglia nell’Iniziazione cristiana dei ragazzi e la centralità della comunità ecclesiale” ispirandosi alla struttura del RICA. Resta un problema aperto: la formazione dei catechisti e degli animatori. Preparare cioè laici adulti, catechisti ed animatori in grado di guidare e condurre con competenza gli itinerari di fede: un lavoro sinergico, interparrocchiale, un centro di formazione che fornisca alle comunità parrocchiali i responsabili della iniziazione cristiana. Il Prof. Francesco Asti, con il suo contributo “Sotto il Governo dello Spirito Santo”, risponde all’appello di Mons. De Luca per un recupero di spiritualità dei presbiteri e degli operatori pastorali come cifra dell’azione ecclesiale feconda e come deterrente all’isolamento nelle relazioni interpersonali. Lo Spirito Santo con i suoi doni guida la Chiesa. Il credente, come tutta quanta la Chiesa, non può pensare di procedere verso il Regno senza la presenza operante dello Spirito che dona pensieri nuovi per rendere la Chiesa sempre più aderente al vangelo di Gesù Cristo. San Giovanni Paolo II invita tutti a riprendere il largo, avendo come stella che guida il cammino la santità, perché è esperienza di vita e di comunione nella Chiesa che fa guardare lontano verso la mèta finale. Nella lettera apostolica a conclusione del Grande Giubileo Novo Millenio Ineunte indica che tutti sono chiamati alla santità, quella che rende possibile delle vite straordinarie nell’ordinarietà della propria esistenza. Il cammino di santità è rispettare i cammini personali che si articolano in maniera imprevedibile, perché sono retti da Dio: «i percorsi della santità sono personali, ed esigono una vera e propria pedagogia della santità che sia capace di adattarsi ai ritmi delle singole persone». Il programma delle Beatitudini è la magna charta della scuola, là dove la felicità del realizzarsi sta nell’andare contro corrente. Papa Francesco nell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate ripropone a

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tutti i credenti la via maestra delle Beatitudini, perché si possa vivere in comunione gli uni con gli altri. Afferma che la parola felice o beato corrisponde alla parola santo, perché è la persona fedele a Dio e che vive la sua parola, donando sé stesso senza compromessi e senza ricompense, ma solo per amore. Nel paragrafo “Il coraggio dei nuovi percorsi spirituali e pastorali”, il prof. Asti nota come spesso abbiamo separato la santità dall’azione pastorale, come se i santi sono solo quelli di altare e non uomini e donne che hanno fatto storia e che hanno dato impulso nuovo alle realtà terrestri. Si possono trasformare le strutture pastorali in vista della santità del popolo di Dio? La lettera pastorale di Mons. De Luca vuole accogliere le indicazioni magisteriali, proponendo percorsi possibili di vita interiore e spirituale, rispondendo alle varie esigenze presenti nella sua Diocesi. De Luca si lega alla grande tradizione spirituale cristiana affermando che la dimensione sociale è per i credenti esperienza della grazia di Dio che opera nell’uomo e nella società. La sfida della spiritualità è il pensare e lavorare insieme. Per fare comunione c’è bisogno di pensare il bene della Chiesa nella piena comunione con la santa Trinità. Parlando de “le difficoltà interne alla Chiesa”, il teologo evidenzia come dinanzi all’ascolto dello Spirito si frappone una mentalità non certo ecclesiale che blocca il fiorire della primavera nella Chiesa. Per il Papa Francesco e per il Vescovo De Luca il problema è riscontrabile in un rinnovato gnosticismo e neopelagianesimo. La conseguenza è «un Dio senza Cristo, un Cristo senza Chiesa, una Chiesa senza popolo». Infine, per continuare a prendere il largo è necessaria una conversione a vari livelli che il professore sviluppa. Il terzo intervento del Prof. Matarazzo, dal titolo “Non Solo Proclami”, riguarda la responsabilità dei laici nella missione della Chiesa e l’attenzione alla vocazione e al discernimento dei giovani. Nel paragrafo “Per una evangelizzazione ‘autentica’”, il docente nota come evangelizzazione, catechesi e liturgia, a partire dal magistero di Papa Francesco, sono interrelate per dar vita ad una vera pastorale missionaria in grado di prospettare le novità ispirate dallo Spirito Santo senza tradire il messaggio del Vangelo. Se si vuole realmente attivare un processo di rinnovamento nella tradizione, nell’ambito dell’azione pastorale, bisogna evitare il pericolo assai insidioso di considerare la Tradizione e le norme come fissità, quasi un baluardo fisico inespugnabile, e perciò garante della cattolicità: rinnovamento nella tradizione e possibilità di incentivare “nuove forme” di annuncio “in chiave

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missionaria”, necessarie per comunicare il Vangelo in un mondo in continuo cambiamento e in rapida trasformazione: superamento del criterio pastorale del “si è fatto sempre così”, è la disponibilità alla conversione pastorale. Fondamentali per il Vescovo sono il discorso educativo, l’ambito della famiglia e l’attenzione per i giovani. Nello scenario inedito odierno, aumentano casi di genitori lontani o indifferenti alla fede ricevuta dalla famiglia di appartenenza che si rifiutano o astengono dal loro compito di primi educatori della fede. Il nodo della corresponsabilità chiama in campo un’azione pensata e meditata all’intero della comunità ecclesiale, solo ed esclusivamente se fondata sulla Parola del Risorto. Bisognerà “schiodarsi” dalle comode certezze di maniera per cominciare un lavoro qualificato in tutte le direzioni: a cominciare dalle parrocchie, dalle scuole, dall’Università per arrivare ai circoli ricreativi, agli oratori, agli ambienti di lavoro, ai contesti di sofferenza e di abbandono (come possono essere le carceri), ai consultori familiari. Monsignor De Luca propone il criterio della verità nell’analisi e nella progettazione pastorale soprattutto a servizio del laicato, delle famiglie e dei giovani, invitando ogni operatore pastorale ed ogni comunità a cambiare strada se fosse necessario. Conclude la pubblicazione una riflessione di sintesi di Massimo La Corte che, partendo dalla centralità della Parola di Dio, propone brevemente una rilettura della Lettera Pastorale alla luce dei documenti del Concilio Vaticano II, del Magistero dei Papi e degli scritti di alcuni autori, mettendo in risalto come nel comando di Gesù di andare “verso il profondo” e nella risposta di Pietro, che prende il largo sulla “Parola” del Signore, il Vescovo indica un metodo efficace da applicare a qualsiasi dimensione e contesto, che potrà tradursi concretamente in “un rinnovato impegno di evangelizzazione”.

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Salvatore Esposito COME FARE I CRISTIANI OGGI? Il Vescovo nella Lettera pastorale: “Ci siamo affaticati e non abbiamo preso nulla”1, inviata come dono nuziale alla sua Sposa, la Chiesa del Crocifisso-Risorto che vive, spera e ama a Teggiano-Policastro, mentre fa esodo doloroso nel mondo, si chiede e ci chiede: come fare oggi i cristiani? La domanda non è oziosa, è urgente specie nelle nostre Diocesi e nei paesi di antica tradizione cristiana. Oggi la nuova evangelizzazione non è orientata soltanto a quanti ignorano il nome di Gesù, ma anche a ri-evangelizzare, quanti hanno già conosciuto e ascoltato il Vangelo del Signore. La ricerca di una risposta concreta, seria, intelligente, operativa, convinta, percorribile, rappresenta il cuore, oggi, di ogni progettazione pastorale. La nostra passione e il nostro chiodo fisso è proprio questo: dobbiamo fare i cristiani perché i cristiani facciano la Chiesa, dobbiamo insegnare agli uomini e alle donne di questo nostro tempo a diventare costruttori di comunità ecclesiali. Si devono curare non solo quelli che chiamiamo i lontani, nello stesso tempo dobbiamo domandarci come evangelizzare i vicini. Intanto resta il dilemma di come evangelizzeremo i lontani se le nostre comunità non ancora hanno maturato una scelta di fede matura e convinta, e forse, sono ancora incapaci e impreparate a testimoniare con parresia che il Signore Gesù è morto ed è risorto propter homines et propter nostram salutem. Come possiamo allora, generare cristiani adulti nella fede, se le nostre comunità non ancora sono pronte a testimoniare l’annuncio del vangelo nonostante il nostro grande lavoro di catechesi e di iniziazione cristiana che in un certo modo facciamo? Come possiamo far sì che le nostre comunità siano capaci di fare i cristiani, perché i cristiani siano capaci di formare comunità adulte nella fede? Il Vescovo lo chiede a sé e a noi. Conosciamo anche alcune cause di questo fenomeno: la secolarizzazione e il secolarismo, il costituirsi di una società multirazziale e multireligiosa, la crescita delle sette, la presenza dei nuovi movimenti religiosi e dell’islamismo in occidente, la crescita di una cultura sincretista2. 1 A. DE LUCA, Lettera Pastorale: Abbiamo faticato e non abbiamo preso nulla, Duminuco editore, Sapri 2018 [d’ora in poi LP seguito dal n.]. 2 Cfr. C. ROCCHETTA, “Fare” i cristiani oggi, EDB, Bologna 1996, pp. 15-34.

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La risposta che il Vescovo ci offre è che solo rifacendo il tessuto delle nostre comunità cristiane si può partire per la missione ad gentes e si è in grado di rispondere alle sfide che ci stanno dinanzi, le sfide del terzo millennio che ogni giorno ci interpellano e che sentiamo forte sulla nostra pelle3. La Lettera Pastorale invita tutte le comunità parrocchiali e tutti i membri della comunità diocesana a riscoprire con rinnovato entusiasmo lo spirito missionario, mettendo in moto tutte le risorse e accettando il confronto con le nuove realtà. Si tratta indubbiamente di un grande movimento ad gentes, e di profusione straordinarie di energie per la nuova evangelizzazione. Il vescovo nella Lettera ci invita ad un serio esame di coscienza: “Dobbiamo avere il coraggio di confessare di aver faticato tutta la notte senza prendere nulla. Ma come si fa a ripartire, a riguadagnare l’acqua profonda? Non c’è il rischio di un nuovo fallimento? Cosa ci assicura che la ripartenza sarà fruttuosa? Confessare il fallimento è condizione indispensabile per una ripartenza feconda”4. Confessare il fallimento, fuggendo la tentazione dell’autogiustificazione e del cinico fatalismo è segno di maturità umana, spirituale e pastorale. Il riconoscimento delle proprie povertà, segna sempre un nuovo inizio: stavolta dobbiamo gettare le reti non confidando sulle nostre forze, sulla nostra perizia di pescatori, sulle nostre capacità, ma unicamente sulla Parola di Gesù, con Lui desideriamo gettare le reti prendendolo come Maestro e Amico sulla nostra barca. Allora la pesca non solo sarà abbondante, ma anche di qualità, e i nostri occhi si riempiranno di stupore. “Lo stupore è la chiave di comprensione di tutto il dinamismo missionario con il quale la Chiesa apostolica diffuse il Vangelo, incontrando culture diverse, affrontando persecuzioni e martirio”5. Lo stesso stupore ci deve conquistare come pastori e fedeli ogni volta che spendiamo la nostra vita a servizio della nuova evangelizzazione con nel cuore il desiderio di fare i cristiani. La nuova evangelizzazione rappresenta, un’impresa complessa, che chiama a raccolta gli uomini e le donne di buona volontà che desiderano spendere la loro vita a favore del Vangelo nel servizio umile e nascosto per dilatare il Regno di Dio nel mondo. Un’impresa come questa suppone il superamento 3

Cfr. CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, nn.1-3. LP, n. 4. 5 LP, n. 29. 4

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dell’individualismo e le improvvisazioni più o meno estemporanee e rimanda a un progetto organico di pastorale. La nuova evangelizzazione, inoltre, suppone uno sforzo di ripensamento degli strumenti e delle strategie pastorali, con la capacità di adattarsi ai mutamenti e, se necessario, inventare e creare forme più adeguate di annuncio6. Opportunamente il Vescovo scrive che: “Per tentare nuove vie di evangelizzazione bisogna lasciare parlare lo Spirito ed ascoltarlo. Soprattutto abbiamo una speranza affidabile, la Parola di Dio, che è il fondamento di ogni ricerca, generatrice di discernimento e di coraggio. Per operare la scelta dei nuovi tentativi pastorali è necessario familiarizzare con la Parola, pregarla, conoscerla, annunciarla e contagiare la gioia che essa promana, accanto a una visione sapienziale della vita di cui il contesto sociale ha necessariamente bisogno”7. La nuova evangelizzazione richiede, una profonda e attenta verifica dei modi di proclamazione del vangelo, una rinnovata familiarità con la Parola di Dio. Dalla scarsa conoscenza della Parola, scaturisce una profonda crisi, non solo di messaggio, ma anche delle forme di trasmissione del messaggio. Penso alle nostre omelie domenicali e feriali, veramente sono tali? La celebrazione dell’omelia è ancora celebrazione della Parola di Dio proclamata, pertanto non si dovrebbe ridurre a predica, panegirico, oppure a qualche variazione sul tema con tempi di durata biblica? L’omelia breve è il primo indice rivelatore che essa è stata preparata e non improvvisata. Forse è necessario rileggere il Capitolo Terzo della Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, e il Direttorio Omiletico (2015). Opportunamente il vescovo individua nella Iniziazione cristiana il primo ambito per verificare il nostro impegno nella evangelizzazione. È questo un ambito molto delicato, difatti, per operare la scelta della iniziazione cristiana necessita grande coraggio e determinazione, anche a costo di mettere in crisi abitudini consolidate e prassi tradizionali. Siamo incoraggiati dalla parola del Vescovo: “Conosciamo – dice – l’importanza di avviare nuovi percorsi e nuove forme di annuncio. Non ci sfuggono come nel nostro contesto i sacramenti della Iniziazione cristiana vengono chiesti per consuetudine o per occasionali situazioni (richiesta di padrino/madrina). In molti casi la conseguenza è l’abbandono e la distanza della comunità. Nuovi progetti di Iniziazione cristiana, non 6 7

Cfr. CEI, Annuncio e catechesi per la vita cristiana, n. 3. LP, n. 19.

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potranno essere attenti solo al metodo o alla tecnica risolutiva dei problemi pastorali ed educativi, ma appello a rivedere, a ripensarsi e rifondarsi come comunità di fede che continua a celebrare e annunziare il dono della salvezza alle nuove generazioni con una modalità svincolata dal modello formativo di tipo nozionistico”8. Tale scelta è in linea con gli Orientamenti della Chiesa italiana che in Educare alla vita buona del Vangelo, dice che: “Esperienza fondamentale dell’educazione alla vita della fede è l’iniziazione cristiana, che «non è quindi una delle tante attività della comunità cristiana, ma l’attività che qualifica l’esprimersi proprio della Chiesa nel suo essere inviata a generare alla fede e realizzare sé stessa come madre»”9. Questo richiede da parte nostra, un primo atto di coraggio, superare la mentalità attuale di preparare ai sacramenti, un tale criterio risulta riduttivo ed equivoco: difatti, noi non dovremmo preparare ai sacramenti, in sé e per sé, ma introdurre alla bellezza della vita cristiana che scaturisce dai sacramenti. In quest’ottica si comprende subito che il cammino formativo non si conclude con la celebrazione dei sacramenti, essi sono i momenti forti di un modo nuovo di essere inseriti nella vita di Cristo e della Chiesa, orientano all’incontro con il Signore e con i fratelli della comunità ecclesiale. Diversamente si corre il rischio di fare dei sacramenti dei riti magici, celebrati per consuetudine e per allontanare i mali, una specie di passaporto perché la vita possa scorrere serena. La Costituzione Liturgica Sacrosanctum Concilium ci ricorda che: “I sacramenti sono ordinati alla santificazione degli uomini, alla edificazione del corpo di Cristo e, infine, a rendere culto a Dio; in quanto segni hanno poi anche un fine pedagogico. Non solo suppongono la fede, ma con le parole e gli elementi rituali la nutrono, la irrobustiscono e la esprimono; perciò vengono chiamati sacramenti della fede”10. L’iniziazione è l’itinerario che introduce nella vita cristiana, supera i rigidi “parametri scolastici” per favorire nelle nostre comunità la presenza di cristiani convinti che hanno scelto Cristo e la Chiesa. Essa non è un tempo chiuso, predeterminato, è invece un tempo aperto per vivere insieme alcune esperienze forti di ascolto, di celebrazione e di testimonianza11. Si comprende allora, che l’iniziazione cristiana non è da confondere con la “scuola di catechismo” buona ma nozionistica, piuttosto 8

LP, n. 29. CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, n. 40. 10 CONCILIO VATICANO II, Cost. Liturg. Sacrosanctum Concilium, n. 59. 11 Cfr. C. ROCCHETTA, pp. 35-55. 9

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è il cammino nella Chiesa, scandito dalle stagioni liturgiche e dalle tappe di maturazione di ogni persona, a prescindere dall’età. Forse, è questa mancata esperienza la spiegazione dell’assenza nelle nostre parrocchie dei fanciulli e dei giovani dopo la prima partecipazione alla mensa eucaristica e dopo la cresima, noi li rivedremo al matrimonio, al battesimo dei figli e con l’aiuto di Dio alle esequie. Ci accorgiamo allora che l’attuale prassi, ben descritta dal vescovo12, non realizza alcun senso di appartenenza alla comunità ecclesiale. Il paradosso però, sta nel fatto che noi abbiamo un cammino di “iniziazione” della Chiesa che non “inizia” alla Chiesa! Forse questo vuoto è dovuto anche alla mancanza di una comunità che faccia da testimone e da guida per i fanciulli e i giovani nel cammino dell’iniziazione cristiana. Come fare per uscire da questa situazione frustrante? Lavoriamo tanto, ma non facciamo i cristiani! Una ricetta magica non esiste. Una proposta si può suggerire. Il problema di fondo riguarda la necessità di rivedere l’attuale sequenza celebrativa dei sacramenti dell’iniziazione, con una rinnovata sequenza che – tenendo presente la prassi attuale del battesimo dei bambini – potrebbe seguire la seguente scansione: - riconciliazione sacramentale come “secondo battesimo”. Rinnovo delle promesse battesimali; - cresima come compimento del battesimo e rito di passaggio verso l’eucaristia, impegno nel servizio ecclesiale e nella testimonianza del vangelo e della carità. Un itinerario che apre il candidato alla pienezza della vita cristiana della durata di due-tre anni (10/11anni); - prima partecipazione alla mensa eucaristica come culmine e fonte di tutta l’iniziazione cristiana e dell’intera vita cristiana. Tempo successivo alla cresima è per orientare a formare al senso dell’eucaristia, facendo partecipare alla celebrazione ma senza comunicarsi. Fase di un anno (12/13 anni o 14/15 anni)13. I tre momenti, ovviamente, vanno considerati all’interno di un itinerario catecumenale più ampio, che non prevede tappe prefissate ma che conduce alla maturazione dei candidati, un itinerario che vada oltre la sola celebrazione: più che un punto di arrivo, i sacramenti dell’iniziazione cristiana sono un punto di partenza. Segue, poi, la mistagogia, la comprensione di ciò che i sacramenti hanno operato nella vita tesa 12 13

LP, nn. 29-33. Cfr. CEC, Iniziare alla vita cristiana nelle nostre comunità, n.1.4.

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ormai coerentemente alla testimonianza del vangelo di Gesù Cristo14. La positività della scelta emerge da vari elementi, tra cui in particolare il superamento della logica “scolastica” dei sacramenti, l’affermazione in atto dell’unità teologica dei sacramenti della iniziazione, con l’eucaristia al vertice, e la possibilità di percorrere un itinerario organico che sviluppi il senso della comunità e che avvia ad una maturazione della fede15. Altra proposta è offerta dal Vescovo nella Lettera16 là dove presenta il Progetto Emmaus, (le schede sono edite dalla LDC). Il progetto è un percorso che risponde ai criteri e al modello del catecumenato e applicabile al catechismo parrocchiale, senza più scadenze precostituite e soprattutto coinvolgendo le famiglie nello stesso cammino, celebrando possibilmente i sacramenti unitamente e fondando gli incontri sulla Parola di Dio, senza tralasciare i catechismi della CEI. Pertanto in questo itinerario il termine ultimo non è la Prima Comunione né la Cresima, ma l’introduzione alla vita cristiana e l’inserimento nella comunità parrocchiale. Si possono prevedere obiezioni a queste proposte, ed è giusto: qualcuno giustamente dirà sono modelli studiati a tavolino, non possono funzionare! Altri, faranno notare che non è prudente cambiare abitudini inveterate nelle quali ci si è trovati sempre bene, e ormai sono sperimentati! Altri ancora si faranno eco delle obiezioni delle mamme dal momento che i loro figli non potrebbero più fare la comunione a 8/9 anni! Infine, si resta nella convinzione che niente cambierebbe con queste proposte, pertanto è meglio continuare come sempre si è fatto! È evidente che se ci mettiamo in atteggiamenti di difesa o di rifiuto, nulla potrà mai cambiare o nulla si potrà fare per migliorare. La Lettera del Vescovo così coraggiosa, aperta e franca, attenta alle tradizioni di questa terra, ma fortemente proiettata verso il futuro che viene a grandi passi, mi pare che sposi il cambiamento e incoraggi ad intraprendere e percorrere nuove piste. La Lettera ci dice: “Accanto al modello tradizionale è utile cominciare a sperimentare un modello esplicitamente catecumenale ormai diffuso in modo significativo, nel quale emergono i criteri della gradualità, del non nozionismo, della dimensione esperienziale e del 14 G. DI NAPOLI, Tempo di mistagogia, tempo di approfondimento dei misteri celebrati, in Aparchè nn.8-9/2002, pp.60-66. 15 S. ESPOSITO, L’Iniziazione cristiana, ieri e oggi, in Aparchè nn. 8-9/2002, pp.13-36. 16 LP, n. 30.

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coinvolgimento della famiglia nell’Iniziazione cristiana dei ragazzi e la centralità della comunità ecclesiale”17. Il Vescovo ci indica anche dei sussidi indispensabili per rinnovarci, le tre note pastorali per l’Iniziazione cristiana della CEI: - 1. Orientamenti per il catecumenato degli adulti, 30 marzo 1997; - 2. Orientamenti per l’iniziazione dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni, 23 maggio 1999; - 3. Orientamenti per il risveglio della fede e il completamento della iniziazione cristiana in età adulta, 8 giugno 2003. Desidero adesso, brevemente, mettere a fuoco il significato e il contenuto della iniziazione e del catecumenato. Il termine iniziazione non ci è più abituale. Esso ci rimanda inevitabilmente alle religioni misteriche dell’epoca ellenistica. Questo non significa che la chiesa di Roma abbia copiato dai riti pagani per introdurre nella prassi della formazione dei nuovi cristiani l’iniziazione. Certi riti e certi simbolismi sono propri di ogni cultura, si pensi al bagno con l’acqua per esprimere la purificazione del corpo e del cuore18. In realtà l’iniziazione cristiana fa riferimento alle tappe indispensabili per essere accolti nella comunità ecclesiale e nella partecipazione al culto “in spirito e verità”. Iniziazione significa anche inizio, ingresso in una vita nuova, la vita nuova che scaturisce dall’incontro con la Parola di Dio e dalla celebrazione dei sacramenti della iniziazione cristiana. È un ingresso a tappe, progressivo, proprio come la vita, tappe rappresentate appunto dai sacramenti della iniziazione cristiana, battesimo, cresima ed eucaristia. Ognuno di questi tre sacramenti non è mai chiuso in sé stesso, ma come un ventaglio l’uno si apre all’altro sino ad una più profonda partecipazione al mistero di Cristo che è l’eucaristia, vertice della iniziazione. Pertanto, non è possibile presentare nella catechesi i tre sacramenti come scompartimenti stagno. Difatti, se il battesimo e la cresima si ricevono una volta sola, l’eucaristia invece che è stata donata per essere perennemente celebrata, rinnova ogni volta nei partecipanti quanto è stato donato con il battesimo e la cresima19. L’antica tradizione della Chiesa ha visto nella iniziazione ai tre 17

LP, n. 30. Cfr. AA.VV., Celebrare il mistero di Cristo. Vol. II. La celebrazione dei Sacramenti, CLV, Roma 1996, pp. 55-124. 19 A. DENTE, L’Iniziazione cristiana tra catechesi, liturgia e carità, in Aparchè nn. 89/2002, pp. 48-54. 18

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sacramenti, l’iniziazione a tutti e tre insieme, difatti essi venivano donati insieme in un’unica celebrazione specie nella veglia pasquale, anche ai bambini. Ce ne parla ampiamente Tertulliano nel De resurrectione. Il Concilio Vaticano II, volendo attuare la sua riforma liturgica anche nel campo della iniziazione cristiana, si è trovata ad affrontare una profonda revisione che se da una parte poteva essere facilitata dalla pubblicazione di moltissime fonti liturgiche, dall’altra ha trovato non pochi ostacoli per certe prese di posizioni pastorali. È per rispondere a queste esigenze che la riforma liturgica postconciliare ha approntato il Rito della Iniziazione cristiana degli Adulti (RICA) e il nuovo rito del Battesimo dei bambini (RBB). La struttura del RICA presenta tre gradi. Il primo grado consiste nell’ammissione del candidato al catecumenato. Questo primo grado suppone un pre-catecumenato. Importante il rito dell’ammissione dei candidati al catecumenato. Il secondo grado abbraccia la preparazione immediata dei candidati alla celebrazione dei sacramenti della iniziazione cristiana, preparazione che si svolge nel tempo di Quaresima. Il terzo grado comporta la celebrazione dei tre sacramenti nella medesima celebrazione. Il Tempo pasquale, dopo la celebrazione dei sacramenti, è tempo di mistagogia20. Parte fondamentale della Iniziazione cristiana è il catecumenato, esso è parte integrante del processo iniziatico, fino al punto che l’iniziazione cristiana non si può considerare completa se ne è priva. In questa prospettiva si comprende, che più che essere iniziato ai sacramenti, il credente è iniziato mediante i sacramenti. In quest’ottica è Dio stesso che inizia il cristiano, che cioè lo introduce nel “mistero di Cristo” (Ef 3,4; Col 4,3). Pertanto dire che si è iniziati dai sacramenti è sottolineare che l’iniziativa dell’iniziazione, cioè la chiamata ad essere cristiani è azione di Dio. Per catecumenato, invece, si intende una istituzione di tipo iniziatico a carattere catechetico, liturgico e ascetico-penitenziale, prolungata nel tempo e riservata agli adulti che hanno accolto la parola del Vangelo, allo scopo di condurli gradualmente alla piena conversione e alla piena partecipazione del mistero pasquale di Cristo e della vita della Chiesa 20 G. RUGGIERO, Il RICA: cammino privilegiato di evangelizzazione, in Aparchè nn. 89/2002, pp.37-47.

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mediante i sacramenti. Pertanto il termine Iniziazione comprende anche tutti i riti del cammino catecumenale21. Pertanto quando si sceglie di dare un volto iniziatico alla comunità ecclesiale, come il vescovo desidera22, operando in tal senso un’autentica rivoluzione pastorale, che richiede a sua volta una conversione pastorale, non si può ignorare che il volto della comunità stessa è quello catecumenale. Dalle nostre parti la realtà catecumenale è ancora una realtà piccola, sono pochi gli adulti che chiedono di iniziare un cammino di fede per celebrare i sacramenti della iniziazione cristiana. Ora parlare di catecumenato non lo si fa per piacere della novità, esso invece è un autentico kairòs, un segno dei tempi. I Vescovi italiani hanno richiamato l’attenzione su questo, quando già nel 1978, pubblicando il RICA hanno detto che: “l’itinerario, graduale e progressivo, di evangelizzazione, iniziazione, catechesi e mistagogia è presentato dal RICA con valore di forma tipica per la formazione cristiana” e si auspicava che esso divenisse “una feconda sorgente ispiratrice di iniziative di evangelizzazione, di catechesi e di esperienze comunitarie” (Premesse). A me sembra che dare un volto catecumenale alla Chiesa locale è un segno coraggioso, rivela la coscienza che la comunità ha compreso di essere anzitutto una comunità di evangelizzazione e di iniziazione e che tale scelta non è solo un programma, ma diventa uno stile di vita ecclesiale che si manifesta nell’attuare la propria originaria vocazione-missione di sacramentum Christi23. Allora “La scelta del catecumenato costituisce una singolare opportunità per il rinnovamento delle comunità cristiane. La messa in opera di una pastorale catecumenale permette alla Chiesa locale di aprirsi a un nuovo impegno missionario. Nello stesso tempo i nuovi credenti sono il segno della freschezza sempre nuova del Vangelo, sia per la Chiesa che per il mondo”24. Ciò che a noi interessa, però, non è tanto, anche se importante, la riscoperta unitaria della iniziazione cristiana, quanto il progetto di Chiesa che tale scelta vuole realizzare e proporre con forza a tutti gli operatori pastorali. Tale riscoperta rivela il desiderio di costituirsi come 21 Cfr. C. SARNATARO, Il progetto di Iniziazione cristiana per l’Italia negli anni duemila, in Ufficio Catechistico Diocesano, Il catecumenato, una prospettiva pastorale per i fanciulli e i ragazzi, Napoli 2001, pp.15-35. 22 LP, n. 29. 23 Cfr. CEI, Nota: L’Iniziazione cristiana, 3, nn. 1-4. 24 Cfr. CEI, Nota: L’Iniziazione cristiana, 1, n. 40.

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una comunità che cresce nella fede, adulti nella fede, capace di iniziare alla fede e condurre alla piena comunione con Cristo e con la Chiesa quanti iniziano un cammino di conversione e di vita nuova25. “Il catecumenato allora non è da considerare qualcosa di aggiuntivo ma momento fondamentale dell’attività delle nostre comunità ecclesiali, anche se al presente sono pochi gli adulti che domandano esplicitamente il battesimo”26. In tal modo gli adulti diventano protagonisti come chiede la Lettera pastorale a pag. 21. Il moderatore di tale scelta è il vescovo, pastore della “Chiesa particolare affidata alla sua cura, egli ha responsabilità diretta di tutto il cammino di iniziazione cristiana. A lui spetta stabilire i tempi del catecumenato e regolarne la disciplina, approvare il programma catechistico e formativo, dare la missione ai catechisti, presiedere al rito dell’ammissione dei candidati al catecumenato”27. Infatti si entra nella Chiesa per il ministero del vescovo. Essenziale per l’azione evangelizzatrice e di iniziazione è il primo annuncio, da questa urgenza bisogna ripartire. “La consapevolezza di tale urgenza porta ad affermare che anche nelle nostre comunità cristiane non possiamo più accontentarci di sola catechesi, dando per scontata l’adesione ad una fede piena e consapevole. Occorre ripartire dal primo annuncio, se non dallo stesso contenuto basilare del Kerigma. Si tratta di valorizzare quei momenti in cui le nostre comunità incontrano concretamente quei battezzati che non partecipano all’Eucaristia domenicale e alla vita parrocchiale: quando i genitori chiedono che i loro bambini siano ammessi ai sacramenti dell’iniziazione cristiana; quando una coppia di adulti domanda la celebrazione del matrimonio; in occasione della celebrazione delle esequie; nelle feste patronali specie nelle novene così radicate in questa Diocesi, nelle processioni quando i non praticanti si affacciano alla porta della nostre chiese per motivi devozionali e tradizionali. Questi momenti che talvolta noi presbiteri sciupiamo con atteggiamenti di fretta o di freddezza o di indifferenza, devono diventare momenti preziosi di ascolto e di accoglienza. Tutti noi sappiamo per esperienza personale che solo a partire da una buona qualità dei rapporti 25

LP, nn. 31-33. Cfr. CEI, Nota: L’Iniziazione cristiana, 1, n. 41. 27 Cfr. CEI, Nota: L’Iniziazione cristiana, 1, n. 44. 26

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umani sarà possibile far risuonare nel cuore di tanti la parola del Vangelo. Essi di certo l’hanno già ascoltata, adesso sonnecchia nel loro cuore, sarà la nostra carità pastorale a ravvivare il dono della Parola che hanno ricevuto nel giorno del loro battesimo. Il primo annuncio è anche per i fanciulli considerando le difficoltà che incontrano le famiglie nell’educazione cristiana dei loro figli”28. In quest’ottica la pastorale catecumenale dà un grande impulso alla nuova evangelizzazione, le comunità cristiane, infatti, anche quelle più vivaci, rimangono spesso concentrate su sé stesse, impegnate dalla gestione delle cose interne, e non riescono ad immaginare che altri bussano alla loro porta perché desiderano entrare nella comunità. In ogni caso oggi più che mai cresce l’impegno degli operatori pastorali per suscitare, accogliere e accompagnare i nuovi credenti. Allora è importante che le comunità non considerino il catecumenato come qualcosa di aggiuntivo, ma come qualcosa di fondamentale della loro attività apostolica. Modello unico per ogni processo di iniziazione è il catecumenato degli adulti. È certo che la pastorale catecumenale dà vigore all’azione evangelizzatrice e nello stesso tempo risponde ad una esigenza sempre più evidente di vita cristiana segnata dall’impegno nel sociale e dal servizio alla carità. Fondamentali per la vita cristiana sono gli obiettivi che si prefigge la pastorale catecumenale: - Maturazione della conversione e della fede. Che avvenga prima o dopo il battesimo, il catecumeno tende ad approfondire e a far maturare la conversione e la fede attraverso un itinerario che lo introduce nell’amicizia con il Signore; - Esperienza dello Spirito e immersione nel mistero. Il secondo obiettivo è far progredire nella partecipazione al mistero di Cristo, riscoprendone l’identità nella propria esperienza, nel dono dello Spirito. Il cammino deve formare l’homo liturgicus, il cristiano che fa del mistero pasquale la misura alta della sua vita; - Accettazione responsabile della missione. L’impegno per essere testimoni di Cristo e diffondere e difendere la fede con parole e opere per l’edificazione della Chiesa nel mondo; - Legame più stretto alla Chiesa ed esperienza della comunità. Vivere il catecumenato significa andare incontro alla Chiesa madre con la 28

Cfr. CEC, Lettera dei Vescovi campani sull’Iniziazione cristiana, n.13.

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mediazione e la preghiera della comunità. Resta un problema aperto la formazione dei catechisti e degli animatori. Preparare cioè laici adulti, catechisti ed animatori in grado di guidare e condurre con competenza gli itinerari di fede, non solo per la formazione dottrinale (indispensabile), ma perché essi li hanno vissuti e sperimentati in prima persona. Il catechista dell’iniziazione è anzitutto un testimone di Cristo, mediatore della Parola di Dio, compagno di viaggio, educatore della vita di fede, uomo o donna pienamente inserito nella comunità cristiana e nel contesto culturale e vitale d’oggi. Lavora in sinergia con li altri catechisti, è persona trasformata dalla fede, ha con gli iniziati un rapporto di maternità/paternità dentro un’esperienza comune di fraternità. In sintesi è un testimone, un amico, un maestro, un educatore, un costruttore di comunione29. Per favorire tale formazione è necessario programmare un lavoro sinergico, interparrocchiale, un centro di formazione che fornisca alle comunità parrocchiali i responsabili della iniziazione cristiana. Necessità, se il vescovo lo ritiene necessario, il servizio diocesano al catecumenato. Un organismo formato da sacerdoti, diaconi, religiosi e laici, con la finalità di promuover e coordinare in tutta la diocesi gli itinerari di iniziazione cristiana attivati dalle singole comunità alla luce delle loro esigenze e in comunione con quanto dettato dal vescovo. Questo servizio opera in sinergia con l’ufficio catechistico, l’ufficio liturgico e l’ufficio della pastorale della famiglia30. Dove si presenta la necessità il Servizio si collega anche con gli altri uffici della Curia: missionario, migranti, ecumenismo… In questo Servizio sono inoltre da valorizzare anche i sacerdoti di altre etnie presenti ormai nelle nostre diocesi. Per realizzare gradualmente queste scelte occorre mettere in atto un autentico spirito di profezia, con uno sguardo lungimirante capace di andare al di là delle urgenze immediate, proiettato verso il futuro dell’evangelizzazione e l’evangelizzazione del futuro. Luogo proprio per la realizzazione di questa pastorale è la parrocchia. Proprio nella parrocchia si farà l’esperienza della coesistenza del vecchio e del 29 Cfr. UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE, La formazione dei catechisti per l’Iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, LDC, Torino 2006. 30 P. TAGLIAFIERRO, Il servizio diocesano per il catecumenato, in Aparchè 8-9/2002, pp. 30-36.

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nuovo, ma la scelta poi sarà ineludibile31. Io penso che il futuro della pastorale si muoverà sempre più in una prospettiva di carattere catecumenale. Infine, quali possibilità di utilizzazione ci offre il RICA? 1. Basta un semplice sguardo per rendercene conto. Si può pensare, ad esempio, estendendone le applicazioni, all’itinerario proposto dal Cap. IV del Rito per gli adulti, battezzati da bambini, che non hanno ricevuto alcuna catechesi e non ancora hanno ricevuto la cresima e forse l’eucaristia. Il RICA può essere valorizzato nella prospettiva di una pedagogia di recupero e di rifondazione della vita cristiana destinata ad adulti già battezzati, ma indifferenti o immaturi nell’accoglienza della loro fede. 2. Con il RICA possiamo adattare il Cap. V del Rito riguardante i fanciulli/ragazzi non ancora battezzati, estendendo la formazione anche a quelli già battezzati e in attesa della cresima e dell’eucaristia”32. 3. Si possono programmare itinerari di fede per i genitori che chiedono i sacramenti per i loro figli33. 4. Si può anche pensare a un adattamento del RICA nella prospettiva di itinerari penitenziali. 5. Ci si può orientare a strutturare itinerari di fede per la preparazione dei fidanzati al matrimonio sul modello del RICA34. 6. Si può utilizzare il RICA come modello tipico per l’organizzazione di itinerari di formazione alla ministerialità laicale. Concludo. L’intuizione del vescovo di rinnovare il volto della Chiesa di Teggiano-Policastro rinnovando l’iniziazione cristiana con lo stile della pastorale catecumenale, ci presenta una Chiesa che ha piena coscienza del suo essere comunità evangelizzata ed evangelizzante e la vuole realizzare, prima che come compito, come modo di essere, di manifestare e di attuare la propria vocazione di comunità che inizia alla vita del Crocifisso-Risorto e accompagna i credenti in tutto il loro cammino di fede. Questa è una risposta forte alle esigenze della nuova evangelizzazione. Tale scelta obbedisce alla consapevolezza che il processo di riscoperta della fede del singolo è inseparabilmente legato al 31

LP, n. 32. Cfr. C. ROCCHETTA, op. cit., pp.145-181. 33 Sussidio: Iniziazione cristiana dei ragazzi: celebrazioni, in Rivista di Pastorale Liturgica, n. 231, marzo-aprile 2002. 34 Cfr. CEI, Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia, vedi indice voce: Preparazione. 32

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processo di riscoperta della fede della comunità ecclesiale e viceversa. È a questo duplice livello che si suggerisce la riconquista di una prassi catecumenale che ponga le nostre parrocchie in uno stato di iniziazione permanente nell’attuazione di differenziati itinerari di fede e di formazione alla vita cristiana35. Dunque il futuro dell’evangelizzazione è catecumenale. Su questo non ci dovrebbero essere dubbi. Il RICA è il mezzo, la proposta, la via di attuazione di un tale tipo di evangelizzazione, di una Chiesa che si fa catecumena e che proprio in questo suo essere catecumena diventa capace di fare i cristiani, come cristiani adulti nella fede, cristiani capaci a loro volta di rigenerare e costruire le comunità come comunità adulte nella fede. Al vescovo gli auguri di ri-prendere il largo con i suoi presbiteri, i diaconi, i religiosi e le religiose, con quanti esercitano una ministerialità in questa santa Chiesa e con tutto il popolo, convinti che gettare le reti “sulla sua parola”, la Parola del Signore, porterà una pesca fruttuosa. Amen.

35 Cfr. UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE, Il catechismo per l’Iniziazione dei fanciulli e dei ragazzi, 1991; Catechismi: Io sono con voi, 6-8 anni; Venite con me, 9-10 anni; Sarete miei testimoni, 11-12 anni; Vi ho chiamati amici, 12-14 anni.

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Francesco Asti SOTTO IL GOVERNO DELLO SPIRITO SANTO Introdurrei la mia riflessione sulla lettera pastorale di Mons. De Luca con due suggestioni teologico-spirituali che illuminano il nostro modo di pensare l’evangelizzazione e la Chiesa. La prima è del Patriarca ortodosso Hignatios IV Hazim che nel 1968 pronunciò a Upsale un famosissimo discorso sull’importanza dell’azione ecumenica: «Senza lo Spirito Santo Dio è lontano, Cristo rimane nel passato, il Vangelo è lettera morta, la Chiesa è una semplice organizzazione, l’autorità è una dominazione, la missione una propaganda, il culto una evocazione, e l’agire dell’essere umano una morale da schiavi. Ma nello Spirito Santo: il cosmo è sollevato e geme nella gestazione del Regno, Cristo risorto è presente, il Vangelo è potenza di vita, la Chiesa significa comunione trinitaria, l’autorità è un servizio liberatore, la missione è una Pentecoste, la liturgia è memoriale e anticipazione, l’agire umano è divinizzato». Senza la presenza operante dello Spirito si cade nel rischio di pensare la Chiesa come una struttura manageriale che organizza e detta legge senza considerare la realtà dell’uomo e i cambiamenti che avvengono nel mondo. Il governo dello Spirito Santo rende nuove ogni cosa, la stessa faccia della terra, perché ha il compito di condurre l’uomo alla verità tutta intera, verso la piena conoscenza di Dio stesso; ha la missione di suscitare nel cuore del credente il desiderio della Patria Lontana. L’altra suggestione proviene dall’omelia che Papa Francesco tenne il 12 maggio 2014. Il Papa osserva come lo Spirito è quello che fa andare avanti la Chiesa: «Lo Spirito Santo è la presenza viva di Dio nella Chiesa. È quello che fa andare la Chiesa, quello che fa camminare la Chiesa. Sempre più, oltre i limiti, più avanti. Lo Spirito Santo con i suoi doni guida la Chiesa. Non si può capire la Chiesa di Gesù senza questo Paraclito, che il Signore ci invia per questo. E fa queste scelte impensabili, ma impensabili! Per usare una parola di san Giovanni XXIII: è proprio lo Spirito Santo che aggiorna la Chiesa: veramente, proprio la aggiorna e la fa andare avanti. E noi cristiani - ha concluso - dobbiamo chiedere al Signore la grazia della docilità allo Spirito Santo. La docilità a questo Spirito, che ci parla nel cuore, ci parla nelle circostanze della vita, ci parla nella vita ecclesiale, nelle comunità cristiane, ci parla

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sempre»1. Il credente, come tutta quanta la Chiesa, non può pensare di procedere verso il Regno senza la presenza operante dello Spirito che dona pensieri nuovi per rendere la Chiesa sempre più aderente al vangelo di Gesù Cristo. L’elemento comune per cui la Chiesa è realtà viva, resta la docilità alla voce dello Spirito che ha bisogno di abitare i cuori e le menti dei credenti perché si possa comprendere dove Dio sta conducendo la sua Chiesa. Non vi può essere nessuna realtà della Chiesa e del singolo credente non governata dall’azione dello Spirito che è stato mandato dal Padre per mezzo del sacrificio vespertino di Cristo, perché l’uomo assuma sempre più l’immagine viva di Cristo nella sua vita. Essere sempre più appartenenti a Gesù Cristo; diventare una cosa sola con Lui. San Giovanni Paolo II invita tutti a riprendere il largo, avendo come stella che guida il cammino la santità, perché è esperienza di vita e di comunione nella Chiesa che fa guardare lontano verso la mèta finale. Nella lettera apostolica a conclusione del Grande Giubileo Novo Millenio Ineunte indica che tutti sono chiamati alla santità, quella che rende possibile delle vite straordinarie nell’ordinarietà della propria esistenza. Il cammino di santità è rispettare i cammini personali che si articolano in maniera imprevedibile, perché sono retti da Dio: «i percorsi della santità sono personali, ed esigono una vera e propria pedagogia della santità che sia capace di adattarsi ai ritmi delle singole persone»2. Riprendendo il Concilio Vaticano II sul tema della santità, ripropone a tutta la Chiesa, l’unico maestro e modello di ogni perfezione Gesù Cristo: «Il Signore Gesù, maestro e modello divino di ogni perfezione, a tutti e a ciascuno dei suoi discepoli di qualsiasi condizione ha predicato quella santità di vita, di cui egli stesso è autore e perfezionatore: «Siate dunque perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste» (Mt 5,48). Mandò infatti a tutti lo Spirito Santo, che li muova internamente ad amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutte le forze (cfr. Mc 12,30), e ad amarsi a vicenda come Cristo ha amato loro (cfr. Gv 13,34; 15,12)»3. Lo Spirito Santo ci insegna tutto ciò che Gesù ha insegnato; non solo aiuterà il credente a ricordare le parole di Gesù, ma li promuoverà ad essere veri discepoli di Gesù. La 1

FRANCESCO, meditazione mattutina nella cappella Domus Sanctae Marthae, 12 maggio 2014, da L’Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n.107, Mart. 13/05/2014. 2 GIOVANNI PAOLO II, Lettera apostolica Novo millennio ineunte, n. 31, in Acta Apostolicae Sedis 93 (2001) 287-288. 3 CONCILIO VATICANO II, Cost. dog. Lumen gentium, n. 40.

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carità è il vincolo che condurrà il singolo come tutta quanta la Chiesa a realizzare progetti di vita, ad entrare nella vita degli altri per sanare e consolare con il dono dello Spirito. La carità è il vincolo che realizza la comunione in terra e in cielo. È l’amore che fa il santo unito alla Trinità e lo rende aperto e disponibile agli altri. Infatti «tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità: da questa santità è promosso, anche, nella società terrena, un tenore di vita più umano» (LG 40). Dipende dalla crescita nella carità che l’essere umano giunga alla perfezione in Cristo Gesù; è nell’orizzonte della carità che la società diventa a misura d’uomo, in quanto l’amore consolida i rapporti e favorisce i valori più alti per la comune convivenza. Senza la carità, vincolo di perfezione, l’uomo e la società si abbrutiscono fino a perdere di vista la propria natura. La rivoluzione del samaritano In un libro di Mons. Guglielmo Giaquinta, fondatore del Movimento Pro sanctitate, edito nel 1977, l’idea di fondo, dopo il Concilio Vaticano II, era quella di riportare al centro della vita cristiana la santità a partire dal racconto del Buon Samaritano (Lc 10, 25-37). Il titolo del libro era dirompente, perché riguardava la rivolta dei Samaritani. Il sottotitolo era «oltre la giustizia, alla ricerca della fraternità nuova dimensione sociale»4. La santità si sperimenta come fraternità senza la quale non vi può essere santo cristiano e santità di vita. Per il Presule il santo era una parola ed una risposta dello Spirito Santo dato alla Chiesa e alla società umana. La rivoluzione è proprio quella di considerare la fraternità e la santità come nuova dimensione della vita sociale. L’esperienza di santità è esperienza di comunione con ogni uomo e ogni donna che soffrono, combattono, amano e vivono in questo nostro mondo. Il santo non è l’estraneo, ma è l’altro che mi viene incontro per essere solidali nell’umanità. Il Concilio Vaticano II parla di santità che crea un tenore di vita migliore che interessa tutti. Il santo è un dono che Dio fa, perché possa essere il segno potente della sua presenza che guida verso la realizzazione completa dell’umanità. San Paolo scriveva agli Efesini che bisognava collaborare ognuno con i propri carismi per giungere alla piena maturità di Cristo: «È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, 4 G. GIAQUINTA, La rivolta dei Samaritani. Oltre la giustizia, alla ricerca della fraternità nuova dimensione sociale. La Guglia Editrice, Roma 1977.

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per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo» (Ef 4, 4-13). La piena umanizzazione dell’uomo è piena conformità agli insegnamenti di Gesù Cristo. La sua parola rende uomo più uomo; esalta la sua umanità; la divinizza; la santifica. La vera rivoluzione consiste nel salvaguardare l’umano dalla sua autodistruzione. Gesù salva l’uomo dalla sua distruzione; lo eleva; gli rende la dignità che gli viene tolta da altri uomini per il potere, il piacere o per denaro. Il Samaritano insegna che si può ridare vita a chi nelle periferie del cuore o della terra soffrono ingiustizia; è possibile chinarsi su chi sta a terra per essere solidale con lui. Gesù insegna che la fraternità è possibile in ogni stagione della vita e in ogni circostanza della vita, in ogni epoca e condizione sociale ed economica. Indica che la beatitudine non sta in ciò che hai, ma in chi ti sta accanto e ti sorregge nelle tue difficoltà. Il programma delle Beatitudini è la magna charta della scuola, là dove la felicità del realizzarsi sta nell’andare contro corrente; sovvertire quel ragionare umano che tutto pone sotto la forza del potere. Chi vuole realizzare la perfezione deve percorrere la via di Dio; una piccola via che ai più sembra stretta, quando non si lascia a Dio l’opera di salvezza. Coloro che sono miti, giusti, misericordiosi hanno come padre Dio, perché come bambini si sono affidati alla sua opera educativa che li ha guidati per sentirei imperscrutabili al ragionare umano. La qualità della vita sta nell’amare Dio e il prossimo con tutta la forza della mente, del cuore e della volontà (Mc. 12, 30). L’origine di tutto il programma educativo risiede nell’amore che trasforma, converte i cuori più induriti e le società più chiuse. Papa Francesco nell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate ripropone a tutti i credenti la via maestra delle Beatitudini, perché si possa vivere in comunione gli uni con gli altri5. Afferma che la parola felice o beato corrisponde alla parola santo, perché è la persona fedele a Dio e che vive la sua parola, donando sé stesso senza compromessi e senza ricompense, ma solo per amore. Le Beatitudini sono parole di controcorrente perché non provengono dal mondo, ma dal cuore di Dio che si accompagna all’uomo nel so dolore e nella sua gioia, nella sua ricerca 5 FRANCESCO, Gaudete et exsultate. Esortazione apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, Figlie di San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2018.

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di giustizia e di pace, nel suo desiderio di vedere tutti concordi: «Nonostante le parole di Gesù possano sembrarci poetiche, tuttavia vanno molto controcorrente rispetto a quanto è abituale, a quanto si fa nella società; e, anche se questo messaggio di Gesù ci attrae, in realtà il mondo ci porta verso un altro stile di vita. Le Beatitudini in nessun modo sono qualcosa di leggero o di superficiale; al contrario, possiamo viverle solamente se lo Spirito Santo ci pervade con tutta la sua potenza e ci libera dalla debolezza dell’egoismo, della pigrizia, dell’orgoglio»6. Il coraggio dei nuovi percorsi spirituali e pastorali Spesso abbiamo separato la santità dall’azione pastorale, come se i santi sono solo quelli di altare e non uomini e donne che hanno fatto storia e che hanno dato impulso nuovo alle realtà terrestri. Si può fare una programmazione pastorale della santità? (NMI 31). Si possono trasformare le strutture pastorali in vista della santità del popolo di Dio? La lettera pastorale di Mons. De Luca vuole accogliere le indicazioni magisteriali, proponendo percorsi possibili di vita interiore e spirituale, rispondendo alle varie esigenze presenti nella sua Diocesi. Tentare nuovi itinerari non per il semplice gusto di fare qualcosa di nuovo e di diverso, ma per corrispondere alle esigenze del suo popolo, anzi per ascoltare la voce dello Spirito che suggerisce vie non pensabili per accrescere la sua Chiesa. La sfida è di centrare nuovamente l’obiettivo primario della fede, cioè annunciare Cristo non con parole convincenti, ma con la testimonianza di vita. I santi sono stati operatori di giustizia, di carità e di pace, per cui hanno costruito ponti; hanno realizzato opere perché l’uomo potesse essere custodito ed elevato dalla sua grazia. La dimensione della carità non può essere slegata dai cammini di santità di ogni cristiano. È proprio l’amore che lega Dio agli uomini, ai più poveri a coloro che hanno bisogno della mano degli altri. Il Presule De Luca si lega alla grande tradizione spirituale cristiana affermando che la dimensione sociale è per i credenti esperienza della grazia di Dio che opera nell’uomo e nella società. Interessanti le sezioni della lettera che richiama il legame tra santità e vita sociale. Un nostro sociologo Don Luigi Sturzo dà una testimonianza di questo legame forte che vi è tra l’uomo trasformato dalla grazia di Dio e la sua società7. 6

Ivi, n. 65. L. STURZO, Quel che mi ha insegnato la vita, in The Weekly Mail, 25 settembre 1926. Il testo si può trovare in L. STURZO, La vera vita. Sociologia del soprannaturale, Vivere in, Roma 2006, pp. 206-207. 7

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Durante l’esilio rilascia un’intervista al The Weekly Mail: «il primo insegnamento della mia vita e il più costante, è stato quello di essere ottimista, cioè di sempre aver fiducia nella bontà che è al fondo dello spirito umano. Anche nelle lotte più acute mantiene i contendenti in una sfera di equilibrio, serenità e giustizia, che rende più umana la lotta e più seri i contrasti; frena l’eccesso delle passioni; fa meglio rilevare i propri errori». Il rispetto per l’avversario politico implica la correzione fraterna. Il suo credere in Dio non è stato annullato dal suo impegno politico, anzi «ottimismo, cioè fiducia nell’umanità; tolleranza, cioè rispetto delle personalità degli altri uomini; misticismo, cioè unione di sentimenti spirituali con il Verbo eterno – Dio – mi sono stati confermati, sembra strano, da una vita fatta di fervore di lotte nel campo più aspro e più agitato, quello della politica». L’impegno per la società civile è impegno del credente che è testimone credibile della sua fede nelle azioni concrete. I percorsi possibili di fede sono esposti e promossi dal vescovo che intende aiutare il suo popolo a incontrare Gesù nelle diverse circostanze della propria vita. Ad ogni uomo e ad ogni donna nella loro diverse e complementarie vocazioni offre delle indicazioni importanti, perché tutti si possano mettere in cammino sulla via della santità Lo stesso vescovo auspica per sé stesso un cammino di santità insieme a tutti per essere una Chiesa in comunione. La novità da perseguire sta nell’aprirsi allo Spirito che indica la via da seguire; sta nel recuperare la fraternità come segno eloquente dell’essere cristiani. All’inizio della predicazione ad Antiochia furono chiamati cristiani, perché si distinguevano per l’amore che nutrivano per coloro che stavano in difficoltà (At 11, 19-26). È vero, la vera sfida è la spiritualità: «in che rapporto si pone la nostra azione pastorale con il profilo della nostra spiritualità» (LP 34). I sacerdoti dovrebbero essere maestri di vita spirituali e le parrocchie vere scuole di preghiera, perché tutti possano incontrare il Dio che salva. La dimensione spirituale fonda e sostiene ogni azione pastorale. Il centro di ogni spiritualità veramente ecclesiale è la comunione che si vive tra i presbiteri e i presbiteri con il popolo di Dio. La Chiesa si manifesta come comunione e servizio. Senza queste caratteristiche si rischia di essere una delle tante associazioni che fanno del bene. Il lievito della fraternità non è solo il titolo di un documento CEI, ma è esperienza di Chiesa8. La sfida della spiritualità è il pensare e lavorare insieme. Per 8

CEI, Lievito di fraternità, Edizioni San Paolo, Milano 2017.

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fare comunione c’è bisogno di pensare il bene della Chiesa nella piena comunione con la santa Trinità. Cogitare in Ecclesia e cum Ecclesia comporta la fatica di stare insieme e mettere insieme le proprie proposte, perché si possa fare discernimento comunitario insieme al vescovo. Nella preghiera comune l’invocazione allo Spirito guida l’intera Chiesa a realizzare il vangelo nelle diverse circostanze della vita. Sono cambiate le circostanze e le modalità culturali, ma il senso profondo del discernimento comunitario è ancora intatto perché riguarda l’unione di Cristo con la sua Sposa la Chiesa. San Benedetto riuniva tutta la comunità, perché si potesse scrutare nei segni dei tempi la volontà di Dio che tutta la comunità deve seguire: «ogni volta che in monastero c’è da trattare qualcosa di importante, l’abate convochi tutta la comunità e dica lui stesso di cosa si tratta» ascoltare il parere dei fratelli rifletta dentro se stesso e ciò che avrà giudicato più giusto lo faccia i più giovani senno dei grandi parere con tutta sottomissione dell’umiltà né presunzione di difendere la propria opinione9. Il discernimento comunitario è l’incontro nella preghiera di tutta la comunità che giudica in piena coscienza e senza interessi personali qualcosa di importante per la stessa comunità. Il coraggio di pensare insieme manifesta l’amore di ciascun credente per la propria Chiesa; manifesta la responsabilità personale nel realizzare il vangelo nella propria vita. Le difficoltà interne alla Chiesa Dinanzi all’ascolto dello Spirito si frappone una mentalità non certo ecclesiale che blocca il fiorire della primavera nella Chiesa. Per il Papa Francesco e per il vescovo De Luca il problema è riscontrabile in un rinnovato gnosticismo e neo pelagianesimo. Infatti lo gnosticismo è «una fede rinchiusa nel soggettivismo, dove interessa unicamente una determinata esperienza o una serie di ragionamenti e conoscenze che si ritiene possano confortare e illuminare, ma dove il soggetto in definitiva rimane chiuso nell’immanenza della sua propria ragione o dei suoi sentimenti»10. Il neopelagianesimo è lo strapotere della volontà dinanzi alla grazia divina. Non vi è la potenza dello Spirito quanto piuttosto la titanicità dell’uomo: esso è «autoreferenziale e prometeico di coloro che in 9 Regola Benedetto 3, in AA. VV., Regole monastiche d’occidente, Edizioni Qiqajon, Magnano (VC) 1989. 10 FRANCESCO, Evangelii Gaudium, Esortazione apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, n. 94, Figlie di San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2013.

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definitiva fanno affidamento unicamente sulle proprie forze e si sentono superiori agli altri perché osservano determinate norme o perché sono irremovibilmente fedeli ad un certo stile cattolico del passato»11. Concretamente queste due estremizzazioni intendono dominare lo spazio ecclesiale con l’ostentazione della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa senza interessarsi del reale inserimento del vangelo nei bisogni concreti dei fedeli. Anche la chiamata alla santità può essere minata da queste due espressioni del pensare teologico, per cui si può avere una errata visione della santità tale da bloccare il cammino spirituale dei fedeli. Nell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate il Papa osserva che tali derive falsificano il concetto di santità a favore di un immanentismo antropocentrico che abbassa l’orizzonte escatologico della fede a favore di una visione teologica schiacciata solo sul presente e sull’uomo12. Nel primo caso coloro che propugnano lo gnosticismo spirituale «concepiscono una mente senza incarnazione, incapace di toccare la carne sofferente di Cristo negli altri, ingessata in un’enciclopedia di astrazioni». La conseguenza è «un Dio senza Cristo, un Cristo senza Chiesa, una Chiesa senza popolo»13. Tale riduzionismo implica una visione fredda e logica degli insegnamenti di Gesù, allontanandolo dalle reali esigenze della gente14. Di contro il neopelagianesimo spirituale si compiace delle proprie capacità, togliendo così al vangelo la freschezza e la semplicità. Per il Papa tale deriva raggruppa in sé stessa più anime, quali l’ossessione per la legge, il fascino di esibire conquiste sociali e politiche, l’ostentazione nella cura della liturgia, della dottrina, del prestigio della Chiesa, la vanagloria legata alla gestione di faccende pratiche, l’attrazione per le dinamiche di auto-aiuto e di realizzazioni autoreferenziali15. I rischi presentati hanno prodotto solo divisioni interne alla Chiesa senza farla procedere nella via della santità. Il pensare teologico e l’agire pratico hanno bisogno di recuperare credibilità, ritornando alle loro fonti, rappresentate dall’ascolto del vangelo e alla semplicità della testimonianza di fede delineata dalla vita dei santi. la santità ha il compito di ridare dignità all’uomo nella sua integralità. 11

Ibid. FRANCESCO, Gaudete et exsultate. Esortazione apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, n. 37. 13 Ibid. 14 Ivi, n. 39. 15 Ivi, n. 57. 12

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Per continuare a prendere il largo Non è una questione di mezzi o strutture nuove, quanto piuttosto di convertire il cuore di ciascun credente ad avere coraggio nel vedere il futuro. Nella Chiesa si assiste in un piegarsi su sé stessa, fermandosi solo agli scandali e solo al passato senza vedere le possibilità che ha nel delineare percorsi per realizzare già qui ed ora il regno di Gesù Cristo. I santi insegnano il coraggio di vedere lontano, di non stare fermi aspettando una salvezza puramente umana o l’ultimo ritrovato pastorale. La conversione del cuore implica l’incontro personale, unico ed intimo con Gesù Cristo che fa cambiare la vita. La seconda conversione che spesso additano i santi è quella di una più profonda amicizia con Dio senza più essere legati ad interessi personali o a ritagliare spazi per il proprio potere. La seconda conversione richiama la maturità di chi è già cristiano e intende esserlo in maniera radicale. Essa implica una mentalità di fede, che non ha alcun legame con il carrierismo e la competitività pastorale dei più bravi; implica una ricerca del bene comune della Chiesa che non si esprime in ciò che impongo, ma in ciò che è ecclesiale. La seconda conversione è l’ottimismo della fede che si apre alla vita eterna. Il cristiano è ottimista per fede, perché crede in Gesù Risorto che verrà a consegnare tutto al Padre. Tutto è in vista del regno, per cui avverte nella sua vita la spinta sollecitante dello Spirito Santo. Chi si converte è uno che sa guardare in avanti, perché pensa insieme per il futuro della Chiesa. Ciò auguro alla Chiesa di Teggiano-Policastro insieme al suo vescovo. Saper guardare il futuro insieme, divenendo Chiesa profetica per le nuove generazioni di cristiani.

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Carmine Matarazzo NON SOLO PROCLAMI La responsabilità dei laici nella missione della Chiesa e l’attenzione alla vocazione e al discernimento dei giovani La recente Lettera pastorale, consegnata alla Chiesa che è in Teggiano-Policastro dal suo vescovo monsignor Antonio De Luca, ha un punto di riferimento saldo, un perno di inestimabile valore. Tale architrave è la Sacra Scrittura. Infatti, l’analisi e il messaggio del vescovo si rifanno prevalentemente al Vangelo secondo Luca capitolo 5, versetti 1-111. La Lettera, dopo una densa introduzione (cfr. n. 1), si divide in due parti: la prima (nn. 2-10) si propone di illustrare il “rinnovato impegno di evangelizzazione nella Chiesa di Teggiano-Policastro” a partire da alcune considerazioni ritenute cogenti dal vescovo diocesano e affronta specifiche tematiche sul ruolo missionario della chiesa “in uscita”; mentre la seconda parte (nn. 11-40), lasciandosi guidare più direttamente dal capitolo 5 del Vangelo di Luca, si propone di offrire specifiche considerazioni e indicare diversi impegni per il servizio di evangelizzazione di quelle persone che abitano il territorio diocesano, soprattutto sottolineando l’importanza dell’imminente visita pastorale – indetta dal vescovo – per conoscere, condividere, incoraggiare, correggere, spronare sulla via della missione e del consolidamento delle buone prassi pastorali. Monsignor De Luca non si esonera da una attenta e meticolosa lettura ed analisi della vita delle comunità della diocesi, soprattutto lasciando emergere i grandi temi dell’evangelizzazione e della catechesi, ribadendo, quindi, l’essenziale della pastorale e della missione ecclesiale: gettare le reti sulla Sua Parola. In quest’ottica, occorre piena fiducia nel Signore, che non manda i suoi discepoli a conquistare terre e a fare proseliti, ma ci invia a essere testimoni del suo Amore. La missione dei cristiani non consiste nell’accumulare successi, ma nel servizio al prossimo in ogni condizione sociale, culturale, etnica, economica, morale e in ogni altra situazione si possa trovare. Se questo è il compito primario individuato, il modo con il quale i 1 Cfr. A. DE LUCA, Lettera pastorale «Ci siamo affaticati e non abbiamo preso nulla» (Lc 5, 1-11). Per un rinnovato impegno di evangelizzazione nella Chiesa di Teggiano-Policastro, 4 giugno 2018, Duminuco editore, Sapri (SA) 2018, n. 1 [d’ora in poi nel testo LP seguito dal n.].

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discepoli-missionari si devono relazionare alla realtà è il confronto fraterno e la fiducia nella Parola del Signore (cfr. LP, n. 40). Il lavoro dei cristiani non è quello di impegnare parole umane per convincere gli altri a seguire un modello di vita appagante. Lavorare sulla sua Parola significa abbandonare ogni certezza umana, o meglio lasciare che le certezze umane possano facilitare il riconoscimento della concretezza della Parola di Dio, che è via, verità, vita. 1. Per una evangelizzazione “autentica” Evangelizzazione, catechesi e liturgia, a partire dal magistero di Papa Francesco2, sono interrelate per dar vita ad una vera pastorale missionaria in grado di prospettare le novità ispirate dallo Spirito Santo senza tradire il messaggio del Vangelo3. Se si vuole realmente attivare un processo di rinnovamento nella tradizione, nell’ambito dell’azione pastorale, bisogna evitare il pericolo assai insidioso di considerare la Tradizione e le norme come fissità, quasi un baluardo fisico inespugnabile, e perciò garante della cattolicità. L’orientamento potrebbe prestare il fianco molto facilmente a chi, tra i cosiddetti tradizionalisti, vede un tradimento alla cattolicità già a partire dall’eventualità di una ermeneutica della Tradizione, vista in contrasto con la sua fissità garante. Papa Bergoglio coglie l’opportunità insita nel concetto rinnovamento nella tradizione, ma prospetta soprattutto la possibilità di incentivare “nuove forme” di annuncio, necessarie per comunicare il Vangelo in un mondo in continuo cambiamento e in rapida trasformazione. Francesco, a conclusione del Sinodo sulla nuova evangelizzazione, invita a cambiare angolo visuale a beneficio di una prospettiva dinamica dell’agire ecclesiale, oggi necessariamente pensato “in chiave missionaria”. Indispensabile condizione per un tale cambiamento e per lo smantellamento delle comodità da sacrestia, molto spesso adagiate sul criterio pastorale del “si è fatto sempre così”, è la disponibilità alla conversione pastorale. L’invito del Pontefice, pienamente accolto da monsignor De Luca nella sua Lettera pastorale, è fortemente impiantato sull’audacia e sulla creatività della “ricerca comunitaria”, per il ripensamento di obiettivi e criteri, strutture e stili dell’azione 2

Cfr. FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, 24 novembre 2013, n. 33, in Acta Apostolicae Sedis 105 (2013), 1019-1137. 3 In merito, mi permetto di rinviare a C. MATARAZZO, Dalla fine del mondo un nuovo umanesimo cristiano. L’eredità francescana della nuova evangelizzazione tra emergenze pastorali e questione educativa, Cantagalli, Siena 2014.

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evangelizzatrice4. Infatti, quasi come eco di questo già limpido pensiero, Bergoglio ha aggiunto: «la Tradizione è una realtà viva e solo una visione parziale può pensare al “deposito della fede” come qualcosa di statico»5. Né la Tradizione, né la Sacra Scrittura possono essere conservate con la “naftalina”, al riparo da eventuali contaminazioni umane. La Parola di Dio, sottolinea con vigore il Papa, è dinamica e come tale rinnova, arricchisce, trasforma. La tentazione di ingabbiare la Parola di Dio e di cristallizzare la Tradizione viene da un’alterazione del concetto di inculturazione, come già a suo modo indicava Pio XII e successivamente Giovanni XXIII poiché si sostiene la necessità di trovare quelle forme espositive che più si adattano al magistero, la cui indole è soprattutto pastorale6. La chiave teologico-pastorale dello stile e del magistero di papa Francesco ispira in qualche modo la Lettera pastorale «Ci siamo affaticati e non abbiamo preso nulla!» (Lc 5,1-11), che ha tra i suoi obiettivi anche quello di ribadire gli elementi di principio di una corretta prassi ecclesiale, tale se fa esperienza reale delle periferie, sanata da un male astioso, chiamato autoreferenzialità. L’invito/constatazione alla creatività ecclesiale del vescovo De Luca è allora una chiara indicazione a lasciare la “pastorale di conservazione” a favore di nuove forme di comunicazione, di formazione, di annuncio7. Condividendo la preoccupazione di papa Bergoglio, l’attenzione di monsignor De Luca è rivolta essenzialmente a un processo di evangelizzazione autentica8, informato da un principio di realtà. I diversi contesti, almeno per quanto concerne i cosiddetti Paesi sviluppati, sono stati caratterizzati, negli ultimi due secoli, da «una rottura nella trasmissione generazionale della fede cristiana nel popolo cattolico»9. Se in modo lucido Francesco ammette la delusione di molti rispetto al cristianesimo e il rifiuto di altri di identificarsi con la tradizione cattolica, con altrettanta chiarezza il vescovo di Teggiano-Policastro non teme di 4

Cfr. FRANCESCO, Evangelii gaudium, n. 33. FRANCESCO, Discorso ai partecipanti all’incontro promosso dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, 11 ottobre 2017. 6 GIOVANNI XXIII, Discorso nella solenne apertura del Concilio Gaudet Mater Ecclesia, 11 ottobre 1962, n. 15, in Acta Apostolicae Sedis 54 (1962), 786-796. 7 Cfr. FRANCESCO, Evangelii gaudium, nn. 28, 134, 145. 8 Cfr. G. ALCAMO, Identità e compiti della catechesi nella Chiesa di oggi, in U.R. DEL GIUDICE-S. TANZARELLA (a cura di), La catechesi al tempo di papa Francesco, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2017, pp. 17-55, qui 51. 9 FRANCESCO, Evangelii gaudium, n. 70. 5

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proporre un bilancio dalle “mani vuote” perché l’intenzione dei discepoli in qualche caso è stata rivolta più al fare che all’essere. Sono fondamentali per il vescovo il discorso educativo, l’ambito della famiglia e l’attenzione per i giovani. Nello scenario inedito odierno, aumentano casi di genitori lontani o indifferenti alla fede ricevuta dalla famiglia di appartenenza e si rifiutano o si astengono dal loro compito di primi educatori della fede. Molte sono le cause della complessa situazione di rottura da inventariare e analizzate. Tra queste, «la mancanza di spazi di dialogo in famiglia, l’influsso dei mezzi di comunicazione, il soggettivismo relativista, il consumismo sfrenato che stimola il mercato, la mancanza di accompagnamento pastorale dei più poveri, l’assenza di un’accoglienza cordiale nelle nostre istituzioni e la nostra difficoltà di ricreare l’adesione mistica della fede in uno scenario religioso plurale»10. In tale ottica di verità, occorre ripercorrere con sincerità i fallimenti, riconoscerli senza temere la disfatta. In questo processo, è necessario inaugurare una cultura della valutazione per essere realmente chiesa in un contesto storico sempre più in crisi, dove la “fede” deve sempre di più essere intesa come un “travaglio”. «Dal punto di vista pastorale abbiamo bisogno di verifica che necessarie e di una leale assunzione di responsabilità. Abbiamo espresso nell’ambito dell’evangelizzazione, per decenni, una creatività ecclesiale e una forza persuasiva che ha contribuito notevolmente a costruire le identità, i percorsi, e le appartenenze, fatte di passione civile, e di vicinanza ai più deboli» (LP, n. 1). Valutare significa evitare il pericolo della autoreferenzialità per far spazio alla Parola del Signore che ci invita a gettare nuovamente le reti. Tuttavia, i veri discepoli che si sentono missionari si domanderanno: davvero abbiamo lavorato molto, ci siamo affaticati? 2. Il nodo della corresponsabilità Per evitare di lasciare inevasa la domanda, il vescovo De Luca propone alcune piste di analisi e di progettazione. Infatti nella sua ottica di pastore, progettare vuol dire portarsi avanti, ossia nutrire fiducia evangelica: un’azione pensata e meditata all’intero della comunità ecclesiale, solo ed esclusivamente se fondata sulla Parola del Risorto. Bisognerà “schiodarsi” dalle comode certezze di maniera per cominciare un lavoro qualificato in tutte le direzioni: a cominciare dalle parrocchie, 10

Ibid.

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dalle scuole, dall’Università per arrivare ai circoli ricreativi, agli oratori, agli ambienti di lavoro, ai contesti di sofferenza e di abbandono (come possono essere le carceri), ai consultori familiari… In ogni ambiente umano c’è bisogno di evangelizzatori perché la pastorale di conservazione/contenimento ha fatto il suo tempo ed occorre oggi passare ad una logica missionaria perfino in quelle terre abitualmente chiamate “cristiane” (cfr. LP, n. 2). Monsignor De Luca propone il criterio della verità nell’analisi e nella progettazione pastorale soprattutto a servizio del laicato, delle famiglie e dei giovani, invitando ogni operatore pastorale ed ogni comunità a cambiare strada se fosse necessario. In questo modo, è possibile leggere la realtà senza edulcorarla, senza usare filtri che allontanano dalla verità. Se si ammette, in un certo senso, la fine del cristianesimo come religione confessionale11 pure nei territori della diocesi di Teggiano-Policastro, questa presa di coscienza non deve foraggiare atteggiamenti di scoraggiamento. La comunità diocesana e le altre comunità locali dovranno studiare e operare scelte di campo innovativo, sotto la guida del vescovo, per preparare un nuovo e più coraggioso piano pastorale in grado di rispondere coerentemente alle sfide contemporanee del nostro tempo di crisi. La spinta a prendere il largo, nonostante le criticità, deve prevalere sulla tentazione di riporre i remi in barca, lasciandola ormeggiare, nel frattempo i pescatori insoddisfatti ripongono le reti (cfr. LP, nn. 3 e 8). Questa è una tra le ipotesi evidentemente leggibili nella Lettera del vescovo De Luca che invita a prendere sul serio, in merito all’impegno dei laici, le criticità dei nuclei familiari e l’assenza dei giovani dalla vita cristiana, per proporre una nuova forma di evangelizzazione, capace di essere esperienza significativa di umanità e quindi esperienza del DioAmore rivelato in Cristo. Infatti, nella logica missionaria, l’annuncio del Vangelo e la trasmissione della fede non possono rendersi indipendenti dalle istanze antropologiche del tempo contemporaneo, che vanno assunte totalmente. Ecco perché monsignor De Luca, sulla scia di papa Francesco, associa il Vangelo alla promozione umana: non è possibile annunciare Cristo e ignorare o tradire le attese delle persone. La rivoluzione della misericordia è il vero stile di un laicato che sa comunicare l’esperienza di amore condivisa in una comunità generante, accogliente 11 Cfr. L. DIOTALLEVI, Fine corsa. La crisi del cristianesimo come religione confessionale, Dehoniane, Bologna 2017.

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ed educante. Ogni comunità se vive in vero spirito missionario, parla la lingua del popolo, vive le tradizioni, le culture del luogo, finanche di quelli eventualmente supposti già a conoscenza dalla tradizione cristiana. Il processo di inculturazione, quindi, non può essere una forzatura, oppure un automatismo. Anzi, esso oggi attende una più ampia valutazione in quelle aree geografiche dove effettivamente il cristianesimo si è espresso in tutte le dimensioni. Qui risiede il paradosso e il dramma in un certo senso, perché il cristianesimo è diventato estraneo, o addirittura un peso agli stessi cristiani. In alcuni casi, i battezzati, vivendo nell’indifferenza, potrebbero dichiararsi perfino ostili al Vangelo e alle proposte ecclesiali (cfr. LP, n. 11). Problema di comunicazione, ovvero problema di sostanza, perché comunicare, significa annunciare con la vita il messaggio della salvezza e professare con le parole la coerenza dell’Amore di Dio e la sua tenerezza per l’umanità12. Il programma di “autentica” evangelizzazione, proposto da Francesco, non è finalizzato alla semplicistica rivoluzione delle strutture, ma alla conversione dei cuori, la sola capace di operare una autentica riforma nella prospettiva di una chiesa povera con i poveri. Quindi, da dove ripartire? Prima di tutto dalla fiducia, fondata stabilmente sulla Parola di Dio. Fiducia in Dio essenzialmente e nella sua azione di misericordia per la salvezza e la redenzione di tutto il genere umano e dell’intera creazione. Questo atteggiamento apre l’orizzonte e sprona i discepoli-missionari a prendere il largo, per andare “nel mondo”, ma attendendo operosamente, come pescatori intelligenti, che “la rete si riempia”. L’operosità dei discepoli di Cristo sta nell’annuncio del Vangelo che è Cristo e quello dell’Amore della famiglia trinitaria. Questo annuncio “sconvolge”, è perfino stoltezza per i pagani; è il Kerygma ad acquietare l’annosa ricerca del cuore umano e produce la vera conversione, quella di ricentrare ogni azione umana in Dio. La visione prospettica della Chiesa di Teggiano-Policastro si basa sul rinnovamento dell’azione pastorale e punta tutto sulla conversione pastorale, abbandonando sistemi o gabbie interpretative della realtà con rigidi ed obsoleti schemi legalistici. Per il vescovo De Luca, non esiste scoraggiamento tanto determinante da essere più forte della fiducia nel 12 Cfr. W. KASPER, Papa Francesco. La rivoluzione della tenerezza e dell’amore, traduzione italiana di G. Francescini, Queriniana, Brescia 2015.

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Dio unitrino, ovvero non può esistere tristezza maggiore rispetto al messaggio di affidamento nell’azione del buon seminatore. Quindi non è giustificabile un atteggiamento autoreferenziale a fronte dell’oblazione di amore compiuta dal Redentore. Alla luce del messaggio di fiducia e di amorevole consegna del discepolo-missionario, non si giustificano alcuni atteggiamenti che impediscono alla chiesa di crescere nella sua dimensione missionaria. Per questo occorre che la comunità investa in corresponsabilità, secondo la prospettiva del concilio Vaticano II. Tuttavia, la sola parola corresponsabilità non provoca ipso facto esistenze corresponsabili e proiettate verso la missione della chiesa. La corresponsabilità, a cominciare in primis dai vescovi, presbiteri e diaconi, va imparata con la condivisione e l’impegno sul campo dei fedeli laici che partecipano attivamente secondo il loro grado di responsabilità alla missione della Chiesa, affidata dal Signore a tutti (cfr. LP, n. 17). In questa dimensione non sarà possibile registrare ancora atteggiamenti di accidia pastorale, o peggio di ritualismo, o di fatalismo (cfr. LP, n. 3). I discepoli-missionari si lasciano catturare prima di tutto e sopra ogni cosa dalla bellezza della sequela. Quindi non basta correre, ma bisogna correre bene, evitando di uscire di strada…, ricorda il vescovo quando cita Sant’Agostino: Bene curris, sed extra viam (cfr. LP, n. 4). In questo senso, ogni battezzato realmente reso corresponsabile della vita e della missione della Chiesa, si sente certamente indegno, ma non incredulo di fronte alla chiamata di Cristo. Ribadire il ruolo e la missione dei laici all’interno delle comunità ecclesiale vuol dire effettivamente riprendere il largo più speditamente non senza un’interpretazione della realtà socio-relazionali e delle nostre comunità umane, definite ormai post-cristiane. Infatti, scrive il vescovo, «la missione specifica dei laici è quella di esercitare la vocazione all’apostolato per il bene degli uomini e a edificazione della Chiesa, nella Chiesa stessa e nel mondo, con la libertà dello Spirito Santo, il quale spira dove vuole; in particolare il loro campo è quello di “evangelizzare e santificare gli uomini animando e perfezionando con spirito evangelico l’ordine temporale”» (LP, n. 17; cfr. AA, n. 3). 3. Aiutare il cambiamento: identità e missione delle comunità cristiane Il successo dell’impegno corresponsabile del laicato certamente non si risolve solo con un semplice invito alla presenza o con l’esortazione

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alla buona condotta di vita, già obiettivi nobili se raggiunti e vissuti con coerenza. Tuttavia, l’impegno e la missione dei laici hanno a che fare oggi con le nuove grammatiche relazionali e soprattutto con i nuovi linguaggi di realtà non ancora raggiunte dalla chiesa o non abitate dalla comunità cristiana (penso al mondo dei giochi e delle comunicazioni virtuali di intrattenimento, oppure ai linguaggi delle nuove scienze). È facilmente intuibile che una tale prospettiva chiede di ridisegnare la specificità dell’impegno del laicato. Soprattutto è urgente da parte della comunità ecclesiale assicurare formazione adeguata e perciò continua e ricorrente, finalizzata soprattutto a sostenere e consolidare la motivazione a essere fedele cristiano, che significa porsi alla sequela del Maestro e sentirsi membro vivo del suo popolo, la Chiesa. Per far ciò è necessario non dimenticare in un certo senso il DNA storico delle comunità, la loro identità socio-culturale, gli aspetti tipici della pietà popolare, come opportunamente monsignor De Luca illustra nella sua Lettera pastorale. Dunque, «si avverte il bisogno di un radicale cambiamento del modello relazionale ancora troppo depositario, clericale e poco problematizzante. La ricchezza del patrimonio legato alla pietà popolare delle nostre comunità va salvaguardata» (LP, n. 20). In questa prospettiva si dà una pastorale d’insieme, integrata ed integrale, ovvero una pastorale d’ambiente – come preferisce il Vescovo – se si riscopre il ruolo primario della sinodalità nelle comunità particolari, grazie a forme incentivanti di formazione di famiglie e giovani, sempre più vulnerabili e obiettivi di attacco di culture relativistiche ed edonistiche (cfr. LP, n. 28). Le più recenti ricerche, contro le previsioni degli anni passati, evidenziano una tenuta sostanziale del sentimento religioso, nonostante le ambiguità evidenti lamentate spesso sul piano della effettiva appartenenza e partecipazione alla vita ecclesiale. Il vescovo De Luca riconosce apertamente che «i giovani del nostro territorio, pur restando aperti, disponibili e generosi, manifestano un diffuso senso di incapacità ad affrontare il mondo reale in maniera attiva e costruttiva. Le nostre parrocchie, pur essendo ambienti familiari e sensibili, spesso trasformano la vita comunitaria in qualcosa di ripetitivo e devozionale» (LP, n.23). Pur se i dati continuano a descrivere l’Italia come un paese ancora cattolico, si deve registrare altresì una selezione forte dei nuclei fondamentali del credo cristiano, quasi una personalizzazione della fede e una riduzione del sentimento religioso ad una sorta di “religione fai da te”, tendenza registrata soprattutto tra i giovani, ormai “diversamente

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credenti”13. In altri termini, gli italiani si professano “religiosi”, anche “cristiani”, ma con la voglia di limitare al massimo la frequentazione alla vita della chiesa, vista quasi come un di più e un peso per la vita personale, familiare e sociale. Eppure si continua a parlare di “voglia di sacro”. Probabilmente la secolarizzazione ha provocato un effetto dolce, come suggerisce il sociologo Garelli, alla opzione per la fede, ovvero un “cattolicesimo su misura”, dal momento che non si registra quel tracollo epocale, pur paventato nei decenni passati14. Tra i fattori di crisi e di allontanamento si riscontra una crescente indifferenza molto spesso alimentata dalla incoerenza e dalla farraginosità dei singoli e delle comunità. Nonostante l’esplicito distacco, la questione dell’opzione religiosa non è affatto una partita chiusa, un retaggio arcaico di altri tempi. Tra gli atteggiamenti contrastanti degli adulti, oppure di fronte a manifeste chiusure rispetto ad una possibile apertura alla fede, molto spesso si trova una propensione al dialogo, che apre effettivamente alla possibilità di passare dall’indifferenza, ovviamente comunicata e ragionata, all’ascolto delle ragioni dell’altro necessariamente comprensive delle difficoltà dell’interlocutore. A ben vedere, gran parte dell’attenzione della pastorale delle chiese particolari è rivolta alla formazione dei bambini e dei preadolescenti. Nella stagione della vita che conduce verso la giovinezza, la socializzazione religiosa subisce una chiara battuta di arresto e molto spesso, immediatamente dopo la prima eucaristia da parte dei preadolescenti, gli abbandoni sono evidenti, senza un reale desiderio delle famiglie e dei ragazzi della assiduità alle celebrazioni sacramentali. Ovviamente le differenze territoriali tra Nord, Centro e Sud sono evidenti rispetto alla frequentazione degli ambienti ecclesiali, ai gruppi e movimenti, alle catechesi e liturgie. La secolarizzazione dolce, quindi, potrebbe essere sinonimo di indifferenza da parte delle famiglie rispetto alla formazione religiosa degli adulti e delle altre fasce di età? L’indifferenza potrebbe essersi insinuata nelle comunità della Chiesa di Teggiano-Policastro e per questo motivo potrebbero magari essere restie ad incentrare la programmazione pastorale sui pilastri della formazione continua e ricorrente? L’insegnamento della catechesi è un progetto integrato per la vita cristiana con lo scopo 13 Cfr. V. BOVA-D. TURCO, La stagion lieta dei diversamente credenti. Un’indagine sulla religiosità giovanile in un’area del Sud Italia, Quaderni di Parola di Vita 15, Cosenza 2018. 14 Cfr. F. GARELLI, Piccoli atei crescono. Davvero una generazione senza Dio?, il Mulino, Bologna 2016, pp. 86-104.

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di in-segnare, ovvero di lasciare-un-segno? Aiutare le persone in formazione a fare una reale e significativa esperienza di vita cristiana significa orientarle a vivere la vita optando per i principi del Vangelo, quindi aperta all’operosità dell’azione verso Dio, il prossimo e la società per il consolidamento di sé e delle aspettative dell’altro. In questa dimensione l’annuncio del Vangelo è preceduto ed accompagnato da reali azioni di promozione della persona umana? L’uso delle indagini con i relativi indici di adesione, frequenza, credenza, come è stato più volte sottolineato, potrebbe frenare sia il processo ad extra di evangelizzazione sia la pastorale ad intra. Non a caso monsignor De Luca, sulla scia di papa Francesco, accetta la sfida con l’invito alla sua chiesa a riprendere la missione ed evangelizzare. Tuttavia, potrebbe essere utile una acquisizione di dati oggettivi, una rilevazione socio-religiosa circa l’appartenenza e l’impegno dei battezzati nella chiesa particolare di Teggiano-Policastro per valutare la situazione reale allo stato attuale. La teologia pastorale, infatti, non evita, ma cerca ed incontra volutamente i risultati della ricerca sociologica, ma per esercitare pienamente il suo compito profetico di aiutare il cambiamento e il rinnovamento constante della realtà. Dopo il social change, registrato negli anni passati e tutt’ora in fase di evoluzione, in questo inizio di secolo e di millennio, la famiglia e i giovani sono i due fuochi che hanno attirato in modo assai speciale l’attenzione del magistero ecclesiale e della ricerca teologica, una volta affrontata e discussa la grande categoria di secolarizzazione, definita recentemente dolce. Non a caso Giovanni Paolo II manifesta un atteggiamento di speciale premura nei confronti delle famiglie e dei giovani, linea seguita da papa Benedetto e particolarmente da Francesco, che ha indetto un Sinodo ordinario sui giovani, oltre ai due sulla famiglia. Due fuochi quindi intimamente connessi perché i giovani sono figli, come lo sono i genitori, legati a loro volta ai propri genitori. I nonni poi sono vere e proprie colonne di nuclei familiari sempre più in difficoltà e in affanno non solo dal punto di vista finanziario, ma soprattutto relazionale. Giovani, genitori, nonni, cambi generazionali e mutamenti della società non sono dati scontati per l’agire della chiesa nella società. Anche il vescovo De Luca con l’ultima Lettera pastorale fa sua la lettura di Papa Bergoglio e invita non a caso le comunità a rinnovare l’azione pastorale in chiave missionaria, soprattutto lasciandosi sorprendere dalle novità, senza soffocarle con le letture stereotipate e ammuffite dal

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“consumismo sacramentale” che ha limitato l’azione delle parrocchie a semplice stazione di servizio religioso. Il vescovo offre questo chiaro indirizzo: «l’evangelizzazione deve rinnovarsi perché il mondo è cambiato! In questa nostra epoca, segnata per molti aspetti da una mentalità neopagana, per certi versi bisogna ricuperare l’antico “modello catecumenale”, che dava il primato assoluto all’evangelizzazione e alla fede» (LP, n. 16). Non è un caso se recentemente è stato proposto un nuovo modello di parrocchia puntando su una prassi pastorale kerygmatica a partire dall’Evangelii gaudium. Sarebbe così possibile uscire da schemi obsoleti che caratterizzano la quotidiana esistenza delle parrocchie. Il mandato missionario di Gesù ai discepoli non è un invito all’attivismo – ricorda a più riprese Papa Francesco – ma è esso stesso il principio cardine di “uscita” dall’isolamento, tentazione sempre insidiosa quando i gruppi cristiani non si rigenerano nella logica della donazione e della prossimità. La parrocchia, quindi, assume molto spesso i connotati della staticità e si equivoca non a caso la vita della comunità con l’edificio di culto, dentro e intorno al quale si svolgono attività di vario genere. Lo scopo della nuova evangelizzazione, lungi dal fare proselitismo, punta a suscitare la fede, alla crescita degli adulti, alla testimonianza di vita dei battezzati, magari riscoprendo e radicalizzando il rapporto kerygmacatechesi-liturgia nella logica della mistagogia cristiana da riscoprire e soprattutto da rilanciare15. Dunque, le comunità della diocesi di Teggiano-Policastro, su invito del suo vescovo che prova a rileggere, tra gli altri aspetti, la storia del suo popolo (cfr. LP, nn. 12-19), hanno bisogno di imparare a progettare l’azione pastorale con l’entusiasmo dei discepoli-missionari, i quali si esercitano prima di tutto nella capacità di ascoltare la realtà per poi intervenire, nel rispetto dei gruppi umani, con percorsi terapeutici e promozionali ipotizzati dalle chiese locali per la loro vita ad intra e per la missione ad extra, non senza un’attenta diagnosi della situazione. Nei mutati scenari socio-culturali, la chiesa si interroga sulle modalità dell’azione evangelizzatrice e cerca nuovi modi per comunicare, testimoniare, trasmettere la fede avuta in dono. Il mandato missionario è finalizzato a suscitare la fede, ovvero a facilitare l’incontro con il 15 Cfr. almeno A. RUCCIA, Annuncio e profezia. La svolta kerygmatica per una parrocchia di evangelizzazione, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2017; ID., La parrocchia secondo l’Evangelii gaudium, EMP, Padova 2018.

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Vivente, con il Cristo, sperimentato nella storia, grazie alla mediazione delle comunità ecclesiali, «capaci di articolare in modo stretto le opere fondamentali della vita di fede: carità, testimonianza, annuncio, celebrazione, ascolto, condivisione»16. Sarà cura delle chiese particolari, specie le parrocchie presenti ed operanti sul territorio diocesano, di rivedere per esempio i metodi della catechesi, senza dare per scontato nelle aree di antica tradizione cristiana il Kerygma e la sua ricezione da parte delle persone battezzate. 4. Incontro al Risorto con giovani e famiglie La comunità ecclesiale tutta è il soggetto della trasmissione della fede e il processo di evangelizzazione si accompagna ad un progetto pedagogico segnato da tappe motivazionali e di approfondimento, sperimentabili attraverso gli aspetti specifici della “pedagogia della fede”. Considerando le molteplici sfide, i contenuti della fede annunciata, celebrata e vissuta non posso oggi più di sempre essere lasciati al caso, alla buona volontà di operatori mossi da semplice spirito di altruismo. Occorre investire nella formazione dei nuovi evangelizzatori, dei catechisti e di ogni altro operatore pastorale, laico o consacrato, per sostenere la consapevolezza del cammino dell’esperienza di fede, che inizia con l’iniziazione cristiana, restando lontani dalla malattia dell’autoreferenzialità17. I tre sacramenti (battesimo, confermazione, eucaristia), che definiscono il cammino di iniziazione, sono tappe fondamentali di un processo organico di “generazione alla vita cristiana adulta”. La loro celebrazione liturgica, nell’ottica del vescovo della diocesi di Teggiano-Policastro, non è certamente un semplice punto di arrivo, ma una tappa intermedia per una ulteriore ripartenza nella crescita e nell’approfondimento della vita di fede. Così l’iniziazione è vista come uno “strumento pastorale”, soprattutto nelle terre già cristiane, per rimettere al centro del processo l’età adulta, o meglio segna quelli che vogliono essere “cristiani per scelta”, come indica monsignor De Luca (cfr. LP, n. 1). A ben 16

SEGRETERIA GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI, Lineamenta La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana, 2 febbraio 2011, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2011, n. 12. 17 A solo titolo esemplificativo, mi permetto di rinviare a C. MATARAZZO, Salvarsi dall’autoreferenzialità. La rivoluzione della misericordia per un annuncio di liberazione, in Luca. Nuova traduzione ecumenica commentata, a cura di E. Borghi, Edizioni Terra Santa, Milano 2018, pp. 375-389.

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vedere, oggi è più che mai necessario ed urgente rinnovare il cammino dell’iniziazione cristiana. Infatti, «accanto al modello tradizionale è utile cominciare a sperimentare un modello a carattere esplicitamente catecumenale ormai diffuso in modo significativo, nel quale emergono i criteri della gradualità, del non nozionismo, della dimensione esperienziale e del coinvolgimento sociale dell’educazione, incentivando nuove forme di alleanze tra le diverse agenzie educative (cfr. LP, n. 2627). Percorsi incentrati sul coinvolgimento della famiglia nell’Iniziazione Cristiana dei ragazzi e la centralità della comunità ecclesiale» (LP, n. 30). Così una riflessione più approfondita da parte delle comunità e della teologia pastorale può essere utile a proposito delle celebrazioni liturgiche in occasione dei sacramenti dell’iniziazione e in riferimento alla motivazione che sostiene il cammino degli adulti rispetto al processo di crescita dei propri figli concernente in particolare la fede. La preoccupazione delle comunità dovrebbe essere rivolta essenzialmente a un processo di evangelizzazione autentica, nata da un incontro autentico con il Risorto (cfr. LP, n. 3), informato da un principio di realtà, quindi attento magari alle conclusioni degli scienziati sociali in merito alla situazione giovanile nei confronti del cristianesimo e in rapporto alla famiglia18. I diversi contesti, almeno per quanto concerne i cosiddetti Paesi sviluppati, sono stati caratterizzati, negli ultimi due secoli, da «una rottura nella trasmissione generazionale della fede cristiana nel popolo cattolico»19. Le definizioni in riferimento ai giovani in rapporto alla loro posizione circa la credenza religiosa, o meglio alla non credenza sono diverse e insistono sull’aspetto di indifferenza dei giovani, definiti prima generazione incredula, oppure “atei in erba”, facili a costruire immagini di Dio a proprio uso e consumo, indipendentemente da qualsiasi indicazione strettamente religiosa20. Probabilmente non si sbaglia se si ammettere, nel territorio diocesano, la delusione di molti rispetto al cristianesimo e il rifiuto di altri di identificarsi con la tradizione cattolica. Nello scenario inedito odierno, aumentano casi di genitori lontani o indifferenti alla fede ricevuta dalla famiglia di appartenenza e si rifiutano o si astengono dal loro compito di primi educatori della fede. Molte sono le cause della complessa 18

Cfr. ALCAMO, Identità e compiti della catechesi nella Chiesa di oggi, p. 51. FRANCESCO, Evangelii gaudium, n. 70. 20 Cfr. almeno A. MATTEO, La prima generazione incredula. Il difficile rapporto tra i giovani e la fede, Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ) 2010; R. BICHI-P. BIGNARDI (a cura di), Dio a modo mio. Giovani e fede in Italia, Vita e Pensiero, Milano 2015. 19

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situazione di rottura da inventariare e analizzate. Tra queste, «la mancanza di spazi di dialogo in famiglia, l’influsso dei mezzi di comunicazione, il soggettivismo relativista, il consumismo sfrenato che stimola il mercato, la mancanza di accompagnamento pastorale dei più poveri, l’assenza di un’accoglienza cordiale nelle nostre istituzioni e la nostra difficoltà di ricreare l’adesione mistica della fede in uno scenario religioso plurale»21. Grazie anche alle indagini sociologiche, ai contributi storici e agli approfondimenti della teologia, la riflessione del vescovo De Luca può arricchire la vita e la prassi del popolo di Dio a lui affidato grazie alle sue conoscenze e affronta con maggiore consapevolezza l’analisi della realtà, concentrando gli sforzi sull’idea-azione chiamata pastorale integrata, che vuol dire integrazione delle pratiche formative nei contesti delle comunità cristiane22. Questo slogan vuole mettere in evidenza che «ogni azione pastorale deve presentare per sua natura tutte le dimensioni proprie della fede: parola-annuncio, celebrazione-rito, testimonianza-rito». Pastorale integrata, ma anche integrale – evitando il pericolo di equivocare l’aggettivo con l’uso promosso dalla teoria sociologica delle organizzazioni sociali –, ovvero «deve essere pensata come azione che interagisce organicamente con i destinatari. Deve interagire con la persona e il suo sviluppo, con la cultura che essa abita, con l’evoluzione sociale ed economica, coi sistemi di potere che la controllano»23. 5. Il rinnovamento dell’iniziazione cristiana e l’impegno dei giovani Dunque, la comunità ecclesiale che è a Teggiano-Policastro fa i conti con la realtà. Grazie alla mediazione salvifica dell’azione pastorale, 21

FRANCESCO, Evangelii gaudium, n. 70. Cfr. L. MEDDI, La catechesi oltre il catechismo. Saggi di catechetica fondamentale, Urbaniana University Press, Città del Vaticano 2017. I più recenti sviluppi nella riflessione teologico pastorale hanno preferito parlare di “pastorale integrata”. L’episcopato italiano ha adottato l’espressione: «La Chiesa non si realizza se non nell’unità della missione. Questa unità deve farsi visibile anche in una pastorale comune. Ciò significa realizzare gesti di visibile convergenza, all’interno di percorsi costruiti insieme, poiché la Chiesa non è la scelta di singoli ma un dono dall’alto, in una pluralità di carismi e nell’unità della missione. La proposta di una “pastorale integrata” mette in luce che la parrocchia di oggi e di domani dovrà concepirsi come un tessuto di relazioni stabili» (CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Nota Pastorale Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, 30 maggio 2004, in Notiziario CEI 56/2004, n. 11). 23 L. MEDDI-A.M. D’ANGELO, I nostri ragazzi e la fede. L’iniziazione cristiana in prospettiva educativa, Cittadella, Assisi 2010, p. 11. 22

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sempre docile all’intervento trinitario, ad ogni chiesa particolare è possibile modificare la criticità persistenti, o può dare il proprio contributo al cambiamento in atto. La trasformazione socio-religiosa degli ultimi decenni è, a ben vedere, un’opportunità (chance) piuttosto che un pericolo e una minaccia. Infatti, essa provoca un cambiamento degli stili relazionali, delle finalità formative, dell’organizzazione, della comunicazione della chiesa e dei suoi membri. Tra adulti e giovani cresce un palese disinteresse per la religione intesa in senso classico, mentre aumenta in un certo modo una fede più intimistica che cerca soluzioni a quesiti personali, talvolta appagati da risposte diverse dai “canoni” cristiani, provenienti magari da religioni orientali, o da spiritualità alternative. Nonostante ancora si consideri l’Italia una nazione con un alto indice di adesione al cattolicesimo, si consolida soprattutto tra i giovani un atteggiamento culturale e relazionale più orientato a dare senso alla propria esistenza senza Dio, piuttosto che motivare l’ateismo con discorsi di distacco o di palese aggressione all’arretratezza delle religioni – pur lamentata dai giovani specialmente su alcuni aspetti della vita e delle relazioni umane –, e in particolare del cristianesimo, opponendo per esempio le conquiste delle scienze alla grettezza delle risposte stantie offerte dalla inamovibilità dei credi religiosi. La non-credenza è lo zoccolo duro dell’azione pastorale, se con essa si intende un atteggiamento di apatia nei confronti della proposta religiosa. L’indifferenza in realtà è la realizzazione dell’ateismo in tutte le sue dimensioni, non solo sul piano teorico e pratico, ma esistenziale, poiché la singola persona non si prefigge lo scopo di contrastare il concetto di Dio o l’eventualità della sua esistenza ed opera nel mondo, ma semplicemente non si pone più il problema di Dio, addirittura lo reputa superfluo rispetto al proprio desiderio di felicità, o come orizzonte di riferimento per trovare un senso all’esistenza. Spesso sia genitori che giovani giustificano la loro lontananza indifferente dal cristianesimo con l’imposizione avuta da bambini sin con il battesimo24. Una imposizione ritenuta figlia del formalismo sociale che introduce i nuovi nati nelle diverse fasi della vita, anche grazie ai riti religiosi, generalmente collegati alle diverse tappe dalla vita (almeno nel Sud peninsulare, sfugge in un certo senso a questo meccanismo il sacramento della cresima, perché non è collegato direttamente con l’inizio di una 24 Cfr. R. BICHI-P. BIGNARDI (a cura di), Il futuro della fede. Nell’educazione dei giovani la Chiesa di domani, Vita e Pensiero, Milano 2018.

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stagione dell’esistenza, ma è connesso alla scelta del matrimonio, quasi una tappa previa obbligata per accedere a questo sacramento). “Religione imposta”, quindi, difficilmente comprensibile e con pochissima carica motivazionale rispetto alle altre proposte, pur presenti nella vasta “biodiversità religiosa”, ritenute più coinvolgenti e interessanti. Considerato l’evidente esito di de-ecclesiasticizzazione, frutto più avanzato della secolarizzazione, la fede cristiana è allo stato attuale sicuramente un’opzione tra le altre possibili e la missione della chiesa, di ogni chiesa locale oggi dovrebbe essere maggiormente sensibile a raffinare l’approccio esistenziale e a offrire punti di riferimento ragionati e condivisi per un’adesione al cristianesimo coinvolgente e motivata25. Pur non essendo ispirata da modelli di marketing, la comunità cristiana sente come suo dovere essenziale quello di potersi presentare credibile a persone con diverse esigenze e richieste. Tale situazione potrebbe far equivocare il ruolo delle chiese locali, le parrocchie in primis, come stazioni di servizio religioso e socio-assistenziale, o in qualche caso perfino di counselling. Le comunità cristiane, quindi, se pensano ad una pastorale integrata-integrale si ispirano evidentemente ad un principio di inclusione e di prossimità, che le porta ad uscire dal proprio recinto, ma ad accogliere tutti in modo personalizzato. Per raggiungere questa finalità, le comunità e i singoli operatori pastorali devono ormai percorrere la modalità di acquisizione di conoscenze specifiche nell’ambito della comunicazione della fede come in quello socio-antropologico, ma devono nello stesso tempo saper sviluppare competenze relazionali, comunicative ed organizzative tali da valorizzare ogni persona rispondendo in modo collaborativo alle esigenze della comunità nel suo insieme e di ciascuno. Alcune proposte possono aiutare la riflessione per un’azione più incisiva delle comunità a sostegno delle famiglie e dei giovani per la loro formazione religiosa e motivazione cristiana. La scelta, per così dire strategica, ricade, da parte dei vescovi italiani, ancora una volta sulla parrocchia, comunità generante e testimone della fede, famiglia di famiglie. Per orientare in modo opportuno l’azione ecclesiale delle chiese particolari, l’episcopato ha puntato tutto sul processo educativo e sui metodi di trasmissione dei valori umani e cristiani, appoggiando e 25 Cfr. GARELLI, Piccoli atei crescono, pagg. 7-54. Inoltre, C. MATARAZZO, Il valore del dubbio. La ricerca della fede come «travaglio» tra crisi delle certezze e profezia di cambiamento, in C. MATARAZZO-I. SCHINELLA (a cura di), Il futuro della fede in un tempo di crisi, EDB, Bologna 2018, pp. 11-37.

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incentivando muove modalità di formazione permanente26. Prima di tutto è necessario riorganizzare le attività per l’iniziazione cristiana, rendendo realmente significativo il percorso educativo e formativo della proposta delle comunità ecclesiali visibili nelle parrocchie, proprio perché la crisi pastorale è in un certo modo indice di una più ampia crisi valoriale e formativa27. Potrebbe essere proficuo anche per la chiesa di Teggiano-Policastro investire preferenzialmente sulla formazione degli operatori pastorali laici, destinando magari risorse (tra queste quelle finanziarie), fonti ed energie alla qualificazione dei catechisti in modo specifico, rivolgendo molta attenzione ai processi di rinnovamento dei percorsi formativi che accompagnano l’iniziazione cristiana. Tuttavia, la scelta preferenziale dovrebbe riguardare l’età adulta per rafforzare lo stile di testimonianza e di coerenza, necessario per tutte quelle persone in età evolutiva. «In questo modo l’esperienza di vita e di fede di Gesù diviene esemplare per ognuno di noi (GS 22.45; PO 14) e può essere proposto come cammino iniziatico (cfr. LG 9-11) da una comunità di iniziati. Di fatto iniziare significa integrare la cultura e la vita delle persone con la proposta di vita di Gesù. La iniziazione cristiana deve interagire con i processi di crescita delle persone, con i contesti culturali, con l’insieme degli interventi delle diverse agenzie formative»28. Se si punta sulla riforma dell’iniziazione cristiana, il primo passo da riflettere sulla missione e sui compiti del catechista, il quale non può limitarsi al tempo-studio settimanale, ma dovrà essere messo in grado di approfondire e sviluppare la sua vocazione di formatore all’interno della comunità, destinando tempo prezioso alla sua formazione e alla interazione con l’intera comunità. Alcuni specialisti insistono sul fondamentale compito della catechesi, a patto che essa sappia rinnovarsi e proporre, grazie ad esperti qualificati, significative esperienze di fede e come tali integrate nella vita29. Tuttavia, si scrive e si parla di più ri-

26 «Nella Chiesa particolare e specificamente nella parrocchia il luogo naturale in cui avviare il processo educativo» (CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Comunicato finale della 59a Assemblea generale, in Notiziario CEI 4/2009, pp. 167-173, qui p. 168) 27 Cfr. COMITATO PER IL PROGETTO CULTURALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA (a cura di), La sfida educativa. Rapporto-proposta sull’educazione, Laterza, Roma-Bari 2009. 28 MEDDI-D’ANGELO, I nostri ragazzi e la fede, p. 11. 29 Cfr. almeno P. TRIANI, Il catechista e la sua formazione nel contesto di una comunità che educa nella sua molteplice ministerialità, in Annale dell’UCN (2011) 3, 61-70: 62-63; L. MEDDI, Catechesi e persona in prospettiva educativa, in Catechesi 81 (2011-2012) 3, 3-13; S.

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spetto a quanto in realtà si dovrebbe e si deve realizzare sul piano della progettazione e dell’operatività, lasciando cadere nel vuoto molto spesso le indicazioni del magistero e le buone intuizioni degli esperti, sempre attenti ai processi culturali, ai cambiamenti sociali, alla diversificazione dei ruoli nell’odierna società. Bisognerà piuttosto insistere sulla coerenza della vita, come segno testimoniale della sequela Christi, magari coltivando una spiritualità del distacco la sola capace di mostra la vera vita del discepolo-missionario, centrato su Cristo, mai su sé stesso (cfr. LP, nn. 36-39). Tuttavia, lo slancio missionario incentiva nel cristiano uno slancio di amore come fu per Maria quando, “gravida” dello sguardo di Dio, coraggiosamente, nonostante le difficoltà oggettive del suo stato, si mette in viaggio per andare da Elisabetta30. Allo stesso modo, monsignor Antonio De Luca, pur considerando le oggettive criticità del tempo attuale, con ottimismo evangelico, rivolge l’attenzione sull’atto di fiducia dei discepoli, i quali, malgrado la delusione, gettarono nuovamente le reti in mare. «Essere e sentirsi discepoli amati non è solo un privilegio, ma responsabilità nel fare il primo passo, nell’indicare con chiarezza la direzione e di fare riaffiorare sulle nostre labbra il quotidiano riconoscimento di fede: “È il Signore!”. Anche laddove il mondo vede solo pessimismo ed incertezza, dove peccato e fragilità incombono, possiamo, come Giovanni, riconoscere il Risorto e a lui rivolgere la nostra resa e la nostra invocazione: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene” (Gv 21, 17)»31.

SORECA, La formazione di base per i catechisti. Criteri, competenze e cenni di metodologia, LAS, Roma 2014. 30 Cfr. MATARAZZO, Salvarsi dall’autoreferenzialità, pp. 376-381. 31 LP, n. 40.

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Massimo La Corte SULLA PAROLA, VERSO IL PROFONDO Chi si trova per la prima volta a sfogliare la lettera Pastorale del Vescovo Padre Antonio, resterà certamente colpito dal titolo. Un titolo tratto dal testo evangelico di Luca che, a primo impatto, può suscitare un certo stupore: “Ci siamo affaticati e non abbiamo preso nulla”1. Un titolo, quello scelto dal Vescovo, che racconta la fatica e il fallimento, la delusione e lo scoraggiamento di Pietro e dei compagni. La prospettiva non sembrerebbe allettante. Solitamente il titolo di uno scritto ne riassume il contenuto e dispone alla lettura. Come può, allora, coniugarsi questo titolo con il “rinnovato impegno di evangelizzazione” a cui il Vescovo chiama la Diocesi? Proprio a partire dal titolo, il Vescovo ci offre le coordinate per comprendere, alla luce della Parola, come affrontare una lettura cristiana della situazione attuale e come ripartire. “Eis to bathos” – “verso il profondo”, così il comando che Gesù rivolge a Pietro prima della pesca miracolosa diventa la chiave di lettura della Lettera Pastorale ed il metodo per un rinnovato impegno di evangelizzazione. “Verso il profondo” è lo stesso invito che il Vescovo fa alla Chiesa di Teggiano-Policastro. Andare in profondità, partendo dalla situazione difficile riassunta nel titolo, ma non fermandosi alla fatica e al fallimento. Questi, invece di costituire elementi negativi e bloccanti, diventano occasione di incontro con il Signore e inizio di un nuovo e più fruttuoso percorso. Il cristiano non può legarsi a rimpianti e malinconie, né può indulgere su fumose nostalgie di un passato glorioso. L’incontro con Cristo innesca un dinamismo nuovo che riconosce, nella propria immensa e irriducibile debolezza, l’opportunità di un perdono risanante di cui farsi testimone con gli altri uomini. La Parola di Gesù è risolutiva, sblocca la situazione, rivela il volto di un Dio che prende l’iniziativa. Gesù non affida a Pietro e agli altri discepoli un lavoro semplice, di superficie. L’“eis to bathos” è uno stimolo ad imprese coraggiose, ma è soprattutto l’immagine di quella fiducia che Dio ha in ogni uomo, nonostante gli errori e i ritardi. Se è vero, infatti, come emerge chiaramente dal testo evangelico, che Pietro ripone piena 1 A. DE LUCA, Lettera pastorale: Ci siamo affaticati e non abbiamo preso nulla, Duminuco editore, Sapri (SA) 2018.

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fiducia nella parola di Gesù e va “verso il profondo”, è altrettanto vero che ancor prima il Signore si fida di Pietro. Questo vale sempre per ognuno di noi! Benedetto XVI, lo spiega bene: “L’iniziativa di Dio precede sempre ogni iniziativa dell’uomo e, anche nel cammino verso di Lui, è Lui per primo che ci illumina, ci orienta e ci guida, rispettando sempre la nostra libertà. Ed è sempre Lui che ci fa entrare nella sua intimità, rivelandosi e donandoci la grazia per poter accogliere questa rivelazione nella fede”2. Pietro non è uno sprovveduto, sa come e dove pescare, ha tanti anni di esperienza alle spalle, e conosce anche i numerosi rischi connessi al suo mestiere, non ultimo il pericolo di affondare3. Parallelamente all’esperienza di Pietro, anche noi possiamo vantare conoscenza e competenza, diremmo professionalità, che però possono diventare il nostro più grande limite. Il Vescovo scrive: “Abbiamo lavorato ma sulla ‘nostra parola’, su progetti, prospettive, strategie ispirate a quelle dell’efficienza-riuscita mondana. Grande lavoro, ma terribilmente umano!”. Il rischio, come lo chiama Papa Francesco, è quello di essere “esperti del sacro” e non “testimoni dell’amore che salva”4. Pietro, forte della sua esperienza, avrebbe potuto rispondere a Gesù di essere un pescatore navigato, di conoscere palmo a palmo il lago, di aver pescato “sempre così”, rimanendo sulla riva dove non ci sono onde e pericoli, dove non ci sono rischi, ricordando i risultati abbondanti di una volta e sperando almeno in qualcosa da mettere a tavola il giorno successivo. Le insidie non mancano, nemmeno per noi, e anzi facilmente si nascondono tra le pieghe di legittimi ragionamenti e calcoli umani. Spesso si confonde il proprio punto di vista con la volontà di Dio, costruendo una fede “su misura”, un “vangelo secondo me”, scegliendo di vivere solo quello che piace ed è più comodo. D’altra parte invece, quando si pensa “che tutto dipende dallo sforzo umano incanalato attraverso norme e strutture ecclesiali, complichiamo il Vangelo e diventiamo schiavi di uno schema che lascia pochi spiragli perché la grazia agisca”5. 2

BENEDETTO XVI, Udienza generale, 14 novembre 2012. Cfr. Mt 14, 24-32. 4 Cfr. FRANCESCO, Omelia messa per la conclusione della XV assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 28 ottobre 2018. 5 FRANCESCO, Gaudete et exsultate, n. 59. 3

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La presenza e la Parola di Gesù sono “il metodo scelto da Dio per rivelare l’uomo a sé stesso, per risvegliarlo a una definitiva chiarezza riguardo ai propri fattori costitutivi, per aprirlo al riconoscimento del suo destino e sostenerlo nel cammino ad esso, per renderlo nella storia soggetto adeguato di un’azione che porti il significato del mondo”6. L’incontro con Dio che parla e opera nella storia, converte la nostra vita quotidiana, trasformando in noi mentalità, giudizi di valore, scelte e azioni concrete. Non è illusione, fuga dalla realtà, comodo rifugio, sentimentalismo, ma è coinvolgimento di tutta la vita ed è annuncio del Vangelo, Buona Notizia capace di liberare tutto l’uomo7. A Pietro non è mancato il coraggio di lasciarsi sorprendere dalle novità dello Spirito Santo per rompere le rigidità del «si è sempre fatto così»8. Anche oggi nella Chiesa ci sono resistenze alle sorprese dello Spirito», ma lo Spirito stesso aiuta a vincerle e ad andare avanti9. La svolta decisiva da quella situazione infruttuosa e di fallimento, avviene quando Pietro incontra Gesù e ascolta la sua Parola. Papa Francesco ci ricorda che “obbedire viene dal latino, e significa ascoltare, sentire l’altro. Obbedire a Dio è ascoltare Dio, avere il cuore aperto per andare sulla strada che Dio ci indica. L’obbedienza a Dio è ascoltare Dio. E questo ci fa liberi”10. Tonino Bello, con la chiarezza e l’immediatezza che caratterizzano i suoi scritti, ci offre, in una prospettiva illuminata dalla Parola di Dio, una stupenda sintesi del significato cristiano dell’ubbidienza: “Chi ubbidisce non annulla la sua libertà, ma la esalta. Non mortifica i suoi talenti, ma li traffica nella logica della domanda e dell’offerta. Non si avvilisce all’umiliante ruolo dell’automa, ma mette in moto i meccanismi più profondi dell’ascolto e del dialogo”11. L’obbedienza è, come sottolineava Bonhoeffer, adesione libera «per intima convinzione, in piena consapevolezza e con animo lieto». «L’obbedienza senza libertà è schiavitù, la libertà senza obbedienza è arbitrio»12. Per seguire Gesù – dice Papa Francesco – “bisogna avere una dose 6 L. GIUSSANI - S. ALBERTO - J. PRADES, Generare tracce nella storia del mondo, Rizzoli, Milano 1998, p. 12. 7 Cfr. BENEDETTO XVI, Udienza generale, 14 novembre 2012. 8 FRANCESCO, Dio delle sorprese, meditazione del 8 maggio 2017. 9 FRANCESCO, Novità e resistenze, meditazione del 28 aprile 2016. 10 FRANCESCO, L’obbedienza è ascolto che rende liberi, meditazione del 11 aprile 2013. 11 TONINO BELLO, Maria donna dei nostri giorni, tratto da Maria donna obbediente, Edizioni San Paolo, 1993. 12 DIETRICH BONHOEFFER, Etica, Bompiani, Milano 1969, p. 212.

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di coraggio, bisogna decidersi a cambiare il divano con un paio di scarpe che ti aiutino a camminare su strade mai sognate e nemmeno pensate, su strade che possono aprire nuovi orizzonti, capaci di contagiare gioia, quella gioia che nasce dall’amore di Dio, la gioia che lascia nel tuo cuore ogni gesto, ogni atteggiamento di misericordia”13. Il comando di Gesù di andare “verso il profondo” e la risposta di Pietro, che prende il largo sulla “Parola” del Signore, sono utilizzati dal Vescovo nella sua Lettera Pastorale per indicarci chiaramente modo e direzione “per un rinnovato impegno di evangelizzazione”. Un metodo efficace da applicare a qualsiasi dimensione e contesto, personale e comunitario, alla vita sociale e spirituale, ai rapporti interpersonali, alla politica e all’economia, alla cura del creato. In una società che punta sempre di più sull’efficientismo, nella quale l’apparire e l’avere diventano più importanti dell’essere, che alimenta il narcisismo digitale e la pigrizia intellettuale, che fomenta la paura dell’altro, contagiando non poche volte anche la Chiesa, “urge riscoprire il contatto con le Sacre Scritture” perché “la Parola di Dio è il fondamento di ogni ricerca, generatrice di discernimento e di coraggio”14. Accanto a questa primaria e fondamentale urgenza, è quantomai necessario riconsiderare e mettere al centro la missione dei laici che “si trovano nella linea più avanzata della vita della Chiesa. Abbiamo bisogno della loro testimonianza sulla verità del Vangelo e del loro esempio nell’esprimere la fede con la pratica della solidarietà”15. Il Cardinale e teologo francese Congar, scriveva: “i cristiani sono nel mondo una frontiera della Grazia”16. In virtù del Battesimo ricevuto – dice Papa Francesco – ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario. La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo di ciascuno dei battezzati. Questa convinzione si trasforma in un appello diretto ad ogni cristiano, perché nessuno rinunci al proprio impegno di evangelizzazione17, rispondendo con generosità alla propria vocazione per portare la presenza del Signore e la sua Parola dentro i luoghi della vita e 13

FRANCESCO, Veglia di preghiera con i giovani GMG 2016, 30 luglio 2016. A. DE LUCA, Lettera Pastorale: Abbiamo faticato e non abbiamo preso nulla, Duminuco editore, Sapri 2018, n. 19. 15 FRANCESCO, intenzione di preghiera per il mese di Maggio 2018. 16 Y. CONGAR, in DS, LIX-LX, v. Laicato, Col 104. 17 FRANCESCO, Evangelii gaudium, n. 120. 14

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dell’esistenza degli uomini. Il Vescovo è il segno della presenza di Cristo Pastore nella Chiesa locale; a lui è affidata “la cura della chiesa particolare”18, la quale, però, “non è realmente costituita e non è segno perfetto della presenza di Cristo tra gli uomini, se alla gerarchia non si affianca e collabora un laicato autentico”19. Senza mai dimenticare che “non siamo giustificati dalle nostre opere o dai nostri sforzi, ma dalla grazia del Signore che prende l’iniziativa”20 e, ancora, che la sola conoscenza e intelligenza non può bastare a “rendere perfettamente comprensibili tutta la fede e tutto il Vangelo”21, bisogna puntare sempre di più sulla “crescita umana e culturale al fine di affrontare con un minimo di consapevolezza la sfida del rinnovato annuncio”22 e su una sana spiritualità cristiana, che “implica allo stesso tempo accogliere l’amore divino e adorare con fiducia il Signore per la sua infinita potenza”23 e “propone un modo alternativo di intendere la qualità della vita, e incoraggia uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo”24. In questo tempo di forti contraddizioni e sfide, in cui “sembra che tutto collabori, che tutto sia connivente con una forza operosa che questa fede cerca di eliminare o di scardinare o di svuotare o di ricondurre a categorie puramente razionali, a categorie naturalistiche, fuori e dentro il mondo cristiano, dentro oltre che fuori, ora”25, la Chiesa ha tanto da dare e da dire al nostro territorio e al mondo, e potrà farlo nella misura in cui si lascerà evangelizzare dal suo Signore, per evangelizzare a sua volta26. Sarà tanto più efficace quanto sarà disposta a lasciarsi interpellare dal Vangelo e dal vissuto delle persone con cui si confronta, affrontando tutte le domande che questo porta con sé. La scelta consapevole di lasciarsi interpellare espone ad una continua messa in 18

CONCILIO VATICANO II, Decreto Cristus Dominus, n. 11. CONCILIO VATICANO II, Decreto Ad Gentes, n. 21. 20 FRANCESCO, Gaudete et exsultate, n. 52. 21 Ivi, n. 39. 22 A. DE LUCA, Lettera Pastorale: Abbiamo faticato e non abbiamo preso nulla, Duminuco editore, Sapri 2018, n. 33. 23 FRANCESCO, Laudato si’, n. 73. 24 Ivi, n. 222. 25 L. GIUSSANI, Introduzione agli Esercizi spirituali del Centro culturale C. Péguy, 1 novembre 1968, in Pagina uno, supplemento al periodico Tracce - Litterae Communionis n. 9, ottobre 2018. 26 Cfr. PAOLO VI, Evangelii nuntiandi, n. 15. 19

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discussione per favorire un’intelligenza più autentica del Vangelo e del vissuto delle persone, ponendo un’attenzione particolare al loro rapporto27. È stato detto che Lettera Pastorale di Mons. De Luca è un testo coraggioso; direi piuttosto che ci stimola al coraggio, anzi, va ben oltre perché genera Speranza. Del resto è proprio una peculiarità del Vescovo essere “motivo di speranza”28 per il suo gregge. Egli stesso dice nella lettera: “Soprattutto prendere il largo richiede la speranza, perché non sarà sempre così!”29. Come Comunità Diocesana riconosciamo nella voce del Vescovo la voce del Signore che ci invita a prendere il largo ed andare in profondità. Non possiamo non sentirci interpellati personalmente, non possiamo non rispondere all’invito e, insieme ai fratelli, salpare, fidandoci e affidandoci alla Parola del Signore, per giungere dove le acque sono più profonde. Solo così arriverà la gioia della rete piena tirata in barca.

27

ANDREA ADAMO, Sacro e Santo, Ermeneutica per l’evangelizzazione, Urbaniana University Press, Roma 2018, p. 7. 28 GIOVANNI PAOLO II, Pastores Gregis, n. 5. 29 A. DE LUCA, Lettera Pastorale: Abbiamo faticato e non abbiamo preso nulla, Duminuco editore, Sapri 2018, n. 16.

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AVVENIMENTI



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AGENDA



Data mar, 02/01/2018 mar, 02/01/2018 10:30

mer, 03/01/2018 18:00

gio, 04/01/2018 10:00 gio, 04/01/2018 19:30

Appuntamento Incontro foraniale dei sacerdoti Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nel Cenobio Basiliano Celebrazione Eucaristica nella festa di S. Antero, pastrono Il Vescovo incontra i seminaristi della Diocesi Concerto per la pace

sab, 06/01/2018 11:00

Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo

sab, 06/01/2018 17:00

Rassegna cori polifonici

sab, 13/01/2018 10:00

Incontro sacerdoti ordinati nell'ultimo decennio Giornata mondiale del migrante e del rifugiato Ritiro mensile religiose Il Vescovo partecipa alla Scuola del Vangelo Forania di Polla Il Vescovo incontra il collegio dei Consultori, il collegio dei Vicari Foranei e i Segretari Celebrazione Eucaristica nella vigilia della festa di S. Antonio abate, patrono Celebrazione Eucaristica nella festa di S. Antonio abate, patrono Scuola del Vangelo Forania degli Alburni Scuola del Vangelo Forania di Policastro

dom, 14/01/2018 dom, 14/01/2018 lun, 15/01/2018 18:30

mar, 16/01/2018 09:30

mar, 16/01/2018 18:00

mer, 17/01/2018 10:30

gio, 18/01/2018 20:00 gio, 18/01/2018 20:00

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Luogo

Cenobio Basiliano, Via Cenobio, 84070 San Giovanni A Piro SA, Italia Parrocchia Santa Maria delle Grazie, Via Carlo Pisacane, 84030 Casalbuono SA, It Teggiano, 84039 Teggiano SA, Italia Parrocchia Santa Maria delle Grazie, Via Santa Maria Delle Grazie, 84030 Pertosa Cattedrale S.Maria Maggiore, Via Discesa S.Maria, 84039 Teggiano SA, Italia San Pietro Al Tanagro, 84030 San Pietro Al Tanagro SA, Italia Aquara, 84020 Aquara SA, Italia

Atena Lucana Scalo, Auditorium Teggiano, 84039 Teggiano SA, Italia

Santuario di Sant'Antonio abate, Via S. Antonio, 84079 Vibonati SA, Italia Santuario di Sant'Antonio abate, Via S. Antonio, 84079 Vibonati SA, Italia Oratorio, Postiglione Sapri, 84073 Sapri SA, Italia


Data dom, 21/01/2018 10:00

lun, 22/01/2018 18:00 mar, 23/01/2018 18:00

mer, 24/01/2018 18:30 mer, 24/01/2018 19:00 gio, 25/01/2018 20:00 gio, 25/01/2018 20:00 sab, 27/01/2018 20:00

sab, 27/01/2018 20:00

dom, 28/01/2018 09:30 dom, 28/01/2018 12:00 lun, 29/01/2018 lun, 29/01/2018 18:00 mar, 30/01/2018 09:30

Appuntamento PIT-STOP spirituale per coordinatori, educatori e animatori di oratorio Scuola del Vangelo Forania di Polla Celebrazione Eucaristica nella festa dei Ss. Sposi Preghiera Ecumenica e fiaccolata Scuola del Vangelo Forania Teggiano-Sala Scuola del Vangelo Forania degli Alburni Scuola del Vangelo Forania di Policastro Incontro di preparazione al Matrimonio Forania degli Alburni Incontro di preparazione al Matrimonio Forania di Policastro Festa della pace AC Il Vescovo celebra per i giovani Festa della Pace Assemblea CEC Scuola del Vangelo Forania di Polla Ritiro del clero

mer, 31/01/2018 18:30

Sacramento della Confermazione

mer, 31/01/2018 19:00

Scuola del Vangelo Forania Teggiano-Sala Scuola del Vangelo Forania degli Alburni Scuola del Vangelo Forania di Policastro Sacramento della Confermazione

gio, 01/02/2018 20:00 gio, 01/02/2018 20:00 ven, 02/02/2018 17:30

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Luogo

Atena Lucana Scalo, Auditorium Parrocchia Immacolata, Via Costabile Carducci, 84073 Sapri SA, Italia Santuario San Ciro, Atena Lucana Salone Chiesa di San Rocco, Sassano, SA, Italia Oratorio, Postiglione Sapri, 84073 Sapri SA, Italia Zuppino, 84029 Zuppino SA, Italia Sapri, 84073 Sapri SA, Italia Villammare, 84079 Villammare SA, Italia Parrocchia Santa Maria di Portosalvo Villammare Atena Lucana Scalo, Auditorium Convento S. Francesco, Padula, SA, Italia Parrocchia S. Anna, Via Giuseppe Mezzacapo, Sala Consilina, SA Salone Chiesa di San Rocco, Sassano, SA, Italia Oratorio, Postiglione Sapri, 84073 Sapri SA, Italia Cattedrale S. Maria Maggiore, Via Discesa S.Maria, 84039 Teggiano SA, Italia


Data sab, 03/02/2018

sab, 03/02/2018 20:00

sab, 03/02/2018 20:00

sab, 03/02/2018 20:00

lun, 05/02/2018 18:00 mar, 06/02/2018 mer, 07/02/2018 19:00 gio, 08/02/2018 20:00 gio, 08/02/2018 20:00 ven, 09/02/2018 15:30 sab, 10/02/2018 18:00

sab, 10/02/2018 20:00

sab, 10/02/2018 20:00

sab, 10/02/2018 20:00

dom, 11/02/2018 16:00

lun, 12/02/2018 16:00 lun, 12/02/2018 18:00

Appuntamento week end di orientamento universitario e professionale Incontro di preparazione al Matrimonio Forania degli Alburni Incontro di preparazione al Matrimonio Forania di Policastro Incontro di preparazione al Matrimonio Forania di Teggiano-Sala Scuola del Vangelo Forania di Polla Incontro foraniale dei sacerdoti Scuola del Vangelo Forania Teggiano-Sala Scuola del Vangelo Forania degli Alburni Scuola del Vangelo Forania di Policastro Il Vescovo incontra i seminaristi della Diocesi Convegno Vittime guerra e crimini umanitĂ

Luogo

Zuppino, 84029 Zuppino SA, Italia Sapri, 84073 Sapri SA, Italia Itinerante

Atena Lucana Scalo, Auditorium

Salone Chiesa di San Rocco, Sassano, SA, Italia Oratorio, Postiglione

Sapri, 84073 Sapri SA, Italia Pontecagnano, Seminario Giovanni Paolo II Centro Parrocchiale "Pier Giorgio Frassati", Via Oronzo Caldarola, Prato Perillo Incontro di preparazione al Zuppino, 84029 Zuppino Matrimonio Forania degli SA, Italia Alburni Incontro di preparazione al Sapri, 84073 Sapri SA, Matrimonio Forania di Italia Policastro Incontro di preparazione al Itinerante Matrimonio Forania di Teggiano-Sala Celebrazione Eucaristica Presidio Ospedaliero presieduta dal Vescovo dell'Immacolata, Via Giuseppe Verdi, 84073 Sapri SA, Italia Celebrazione Eucaristica Presidio Ospedaliero di presieduta dal Vescovo Polla Scuola del Vangelo Atena Lucana Scalo, Auditorium Forania di Polla

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Data mer, 14/02/2018 17:00

gio, 15/02/2018 10:00

gio, 15/02/2018 20:00 gio, 15/02/2018 20:00 sab, 17/02/2018 10:00 sab, 17/02/2018 20:00

sab, 17/02/2018 20:00

sab, 17/02/2018 20:00

dom, 18/02/2018 lun, 19/02/2018 lun, 19/02/2018 18:00 mer, 21/02/2018 19:00 gio, 22/02/2018 20:00 gio, 22/02/2018 20:00 sab, 24/02/2018 18:00

sab, 24/02/2018 18:30

sab, 24/02/2018 20:00

Appuntamento

Luogo

Celebrazione Eucaristica e Cattedrale S. Maria rito delle ceneri Maggiore, Via Discesa S.Maria, 84039 Teggiano SA, Italia Incontro regionale Campanile di Pompei, migrantes Santuario della Beata Vergine del Rosario, Piazza Bartolo L Scuola del Vangelo Oratorio, Postiglione Forania degli Alburni Scuola del Vangelo Sapri, 84073 Sapri SA, Forania di Policastro Italia Incontro sacerdoti ordinati Teggiano, 84039 Teggiano nell'ultimo decennio SA, Italia Incontro di preparazione al Zuppino, 84029 Zuppino Matrimonio Forania degli SA, Italia Alburni Incontro di preparazione al Sapri, 84073 Sapri SA, Matrimonio Forania di Italia Policastro Incontro di preparazione al Itinerante Matrimonio Forania di Teggiano-Sala USMI regionale Pompei Esercizi spirituali CEC Scuola del Vangelo Atena Lucana Scalo, Auditorium Forania di Polla Scuola del Vangelo Salone Chiesa di San Forania Teggiano-Sala Rocco, Sassano, SA, Italia Scuola del Vangelo Oratorio, Postiglione Forania degli Alburni Scuola del Vangelo Sapri, 84073 Sapri SA, Forania di Policastro Italia Il Vescovo presiede la Parrocchia San Nicola di celebrazione Eucaristica Bari Lauria nella vigilia della festa del beato Domenico Lentini Consegna del Vangelo ai Sapri, 84073 Sapri SA, Cresimandi - Forania Italia Policastro Il Vescovo partecipa Sapri, 84073 Sapri SA, all'incontro di preparazione Italia al Matrimonio Forania di Policastro

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Data sab, 24/02/2018 20:00

sab, 24/02/2018 20:00

sab, 24/02/2018 20:00

dom, 25/02/2018 11:00 dom, 25/02/2018 17:00

dom, 25/02/2018 18:30

lun, 26/02/2018 18:00 mar, 27/02/2018 09:30 mer, 28/02/2018 19:00 gio, 01/03/2018 20:00

gio, 01/03/2018 20:00 sab, 03/03/2018 10:00

sab, 03/03/2018 18:30 sab, 03/03/2018 20:00

sab, 03/03/2018 20:00

sab, 03/03/2018 20:00

Appuntamento Incontro di preparazione al Matrimonio Forania degli Alburni Incontro di preparazione al Matrimonio Forania di Policastro Incontro di preparazione al Matrimonio Forania di Teggiano-Sala Giornata del malato e dell'anziano Il Vescovo partecipa alla festa liturgica del Beato Domenico Lentini Consegna del Vangelo ai Cresimandi - Forania di Polla Scuola del Vangelo Forania di Polla Ritiro del clero Scuola del Vangelo Forania Teggiano-Sala Il Vescovo partecipa alla Scuola del Vangelo Forania degli Alburni Scuola del Vangelo Forania di Policastro Celebrazione Eucaristica nella memoria della Madonna dei Cordici Auguri pasquali associazione ATES Incontro di preparazione al Matrimonio Forania degli Alburni Incontro di preparazione al Matrimonio Forania di Policastro Incontro di preparazione al Matrimonio Forania di Policastro

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Luogo Zuppino, 84029 Zuppino SA, Italia Sapri, 84073 Sapri SA, Italia Itinerante

Parrocchia San Lorenzo, Torre Orsaia Parrocchia San Nicola di Bari Lauria Parrocchia Cristo Re e Sacro Cuore di GesĂš, Via Cristo Re, 84035 Polla SA, Ital Atena Lucana Scalo, Auditorium Convento S. Francesco, Padula, SA, Italia Salone Chiesa di San Rocco, Sassano, SA, Italia Oratorio, Postiglione

Sapri, 84073 Sapri SA, Italia Santuario Maria SS. dei Cordici, Torraca Sapri, SA, Italia Zuppino, 84029 Zuppino SA, Italia Sapri, 84073 Sapri SA, Italia Sapri, 84073 Sapri SA, Italia


Data sab, 03/03/2018 20:00

dom, 04/03/2018 lun, 05/03/2018 17:30

lun, 05/03/2018 18:00 mar, 06/03/2018 mar, 06/03/2018 18:00 mer, 07/03/2018 19:00 gio, 08/03/2018 19:00

gio, 08/03/2018 20:00 ven, 09/03/2018 11:00

ven, 09/03/2018 15:30 sab, 10/03/2018 18:00

sab, 10/03/2018 20:00

sab, 10/03/2018 20:00

dom, 11/03/2018 dom, 11/03/2018 11:00

dom, 11/03/2018 16:15 lun, 12/03/2018 16:00 ven, 16/03/2018 09:30

Appuntamento Incontro di preparazione al Matrimonio Forania di Teggiano-Sala Ritiro di Quaresima per le Confraternite Celebrazione Eucaristica nella solennitรก di S. Pietro Pappacarbone, Patrono della Diocesi Scuola del Vangelo Forania di Polla Incontro foraniale dei sacerdoti Incontro universitari UNISA Scuola del Vangelo Forania Teggiano-Sala Il Vescovo partecipa alla Scuola del Vangelo Forania di Policastro Scuola del Vangelo Forania degli Alburni Il Vescovo presiede la celebrazione Eucaristicaper i Carabinieri Il Vescovo incontra i seminaristi della Diocesi Il Vescovo partecipa all'incontro di preparazione al Matrimonio Forania degli Alburni Incontro di preparazione al Matrimonio Forania di Policastro Incontro di preparazione al Matrimonio Forania di Teggiano-Sala Ritiro mensile religiose Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo

Convegno Settimana Sociale Esercizi spirituali del clero Ritiro del clero

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Luogo Itinerante

Sanza, 84030 Sanza SA, Italia Cattedrale Santa Maria Assunta, 84067, Vico Duomo, 84070 Policastro Bussentino S Atena Lucana Scalo, Auditorium

Salone Chiesa di San Rocco, Sassano, SA, Italia Sapri, 84073 Sapri SA, Italia Oratorio, Postiglione Chiesa Santissima Annunziata Padula Pontecagnano, Seminario Giovanni Paolo II Zuppino, 84029 Zuppino SA, Italia

Sapri, 84073 Sapri SA, Italia Itinerante

Parrocchia Sacro Cuore Eucaristico, Via Cesare Battisti, Montesano Scalo, SA, It Sant'Arsenio, 84037 Sant'Arsenio SA, Italia


Data sab, 17/03/2018 18:00 sab, 17/03/2018 20:00

sab, 17/03/2018 20:00

sab, 17/03/2018 20:00

dom, 18/03/2018 lun, 19/03/2018 19:00

mer, 21/03/2018 09:30

mer, 21/03/2018 12:00

mer, 21/03/2018 19:00 gio, 22/03/2018 18:30

gio, 22/03/2018 20:00 gio, 22/03/2018 20:00 ven, 23/03/2018 18:30

sab, 24/03/2018 19:00

Appuntamento Liturgia penitenziale forania di Polla Il Vescovo partecipa all'incontro di preparazione al Matrimonio Forania di Teggiano-Sala Incontro di preparazione al Matrimonio Forania degli Alburni Incontro di preparazione al Matrimonio Forania di Policastro Pellegrinaggio diocesano dei giovani con il Vescovo Il Vescovo tiene la mediazione Scuola del Vangelo Forania Padula Il Vescovo incontra il collegio dei Consultori, il Consiglio presbiterale, il collegio dei Vicari Foranei e i Segretari Comunicazioni dati commissione studio Visita pastorale Il Vescovo presiede la celebrazione Eucaristica Scuola del Vangelo Forania Teggiano-Sala Consegna del Vangelo ai Cresimandi e conclusione Scuola del VangeloForania degli Alburni Scuola del Vangelo Forania degli Alburni Scuola del Vangelo Forania di Policastro Consegna del Vangelo ai Cresimandi - Forania Teggiano-Sala Il Vescovo tiene una catechesi comunitaria

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Luogo Parrocchia San Michele Arcangelo, Atena Lucana Itinerante

Zuppino, 84029 Zuppino SA, Italia Sapri, 84073 Sapri SA, Italia

Parrocchia Sant'Alfonso Maria de' Liguori, Via Nazionale, Padula, SA, Italia Teggiano, 84039 Teggiano SA, Italia

Presidio ospedaliero "Luigi Curto" di Polla, Via Luigi Curto, Polla, SA, Italia Salone Chiesa di San Rocco, Sassano, SA, Italia Postiglione, 84026 Postiglione SA, Italia

Oratorio, Postiglione Sapri, 84073 Sapri SA, Italia Varco Notar Ercole, 84038 Varco Notar Ercole SA, Italia Parrocchia San Nicola di Bari, Corso Umberto I, Aquara, SA, Italia


Data dom, 25/03/2018 11:00

lun, 26/03/2018 17:30

lun, 26/03/2018 20:00

mer, 28/03/2018 17:00

gio, 29/03/2018 18:30

ven, 30/03/2018 15:30

ven, 30/03/2018 19:00

ven, 30/03/2018 21:00 sab, 31/03/2018 23:00

dom, 01/04/2018 11:00

lun, 02/04/2018 11:00

mar, 03/04/2018 mer, 04/04/2018 19:00 gio, 05/04/2018 20:00

Appuntamento

Luogo

Benedizione delle palme e Cattedrale S. Maria Celebrazione Eucaristica Maggiore, Via Discesa S.Maria, 84039 Teggiano SA, Italia Il Vescovo presiede la Policastro Bussentino, SA, celebrazione Eucaristica Italia Concattedrale Catechesi Quaresima del Parrocchia Santa Maria Vescovo Maggiore, Via XX Settembre, 84030 San Rufo SA, Italia Messa Crismale Cattedrale S. Maria Maggiore, Via Discesa S.Maria, 84039 Teggiano SA, Italia Celebrazione Eucaristica in Cattedrale S.Maria "Coena Domini" presieduta Maggiore, Via Discesa dal Vescovo S.Maria, 84039 Teggiano SA, Italia Commemorazione della Cattedrale S.Maria Passione del Signore Maggiore, Via Discesa presieduta dal Vescovo S.Maria, 84039 Teggiano SA, Italia Via Crucis Parrocchia Santa Maria delle Grazie, Via Santa Maria Delle Grazie, 84030 Pertosa Via Crucis cittadina Polla, Calvario Solenne Veglia Pasquale Cattedrale S.Maria presieduta dal Vescovo Maggiore, Via Discesa S.Maria, 84039 Teggiano SA, Italia Celebrazione Eucaristica Cattedrale Santa Maria Assunta, 84067, Vico presieduta dal Vescovo Duomo, 84070 Policastro nella Risurrezione del Bussentino S Signore Celebrazione Mariana Santuario Maria SS. Incoronata, Castelluccio Cosentino Incontro foraniale dei sacerdoti Scuola del Vangelo Salone Chiesa di San Forania Teggiano-Sala Rocco, Sassano, SA, Italia Scuola del Vangelo Oratorio, Postiglione Forania degli Alburni

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Data gio, 05/04/2018 20:00 lun, 09/04/2018 18:00 mar, 10/04/2018

mer, 11/04/2018 19:00

gio, 12/04/2018 18:30

gio, 12/04/2018 20:00

ven, 13/04/2018 15:30 sab, 14/04/2018 18:30

dom, 15/04/2018 dom, 15/04/2018 16:00

lun, 16/04/2018 lun, 16/04/2018 18:00 mer, 18/04/2018 dom, 22/04/2018 17:00 dom, 22/04/2018 19:00 mar, 24/04/2018 09:30 mer, 25/04/2018 09:00

mer, 25/04/2018 12:00

Appuntamento Scuola del Vangelo Forania di Policastro Scuola del Vangelo Forania di Polla Incontro Forania di Teggiano-Sala con la partecipazione del Consiglio laicale foraniale Il Vescovo partecipa alla Scuola del Vangelo Forania Teggiano-Sala Il Vescovo incontra i partecipanti della scuola del Vangelo e nubendi Incontro Forania degli Alburni con la partecipazione del Consiglio laicale foraniale Il Vescovo incontra i seminaristi della Diocesi Sacramento della Confermazione Ritiro mensile religiose Il Vescovo partecipa alla conclusione Scuola del Vangelo Assemblea CEC Scuola del Vangelo Forania di Polla Migrantes riunione Metropolie Giornata diocesana dei giovani con il Vescovo Sacramento della Confermazione Ritiro del clero

Luogo Sapri, 84073 Sapri SA, Italia Atena Lucana Scalo, Auditorium Luogo e orario da definirsi

Salone Chiesa di San Rocco, Sassano, SA, Italia Santuario Pietrasanta

Postiglione, 84026 Postiglione SA, Italia

Pontecagnano, Seminario Giovanni Paolo II Parrocchia Ss. Annunziata Sala Consilina , Parrocchia Ss. Annunziata Sala Consil Seminario Vescovile Teggiano

Atena Lucana Scalo, Auditorium

Chiesa di San Giorgio, Postiglione Convento S. Francesco, Padula, SA, Italia Processione di San Marco Parrocchia san Marco evangelista evangelista, San Marco di Teggiano Celebrazione Eucaristica Parrocchia San Marco nella festa di San Marco evangelista, San Marco di Teggiano

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Data sab, 28/04/2018 18:30

dom, 29/04/2018 11:30

dom, 29/04/2018 19:00 lun, 30/04/2018 19:00

mar, 01/05/2018 12:00 mer, 02/05/2018 ven, 04/05/2018 10:00 ven, 04/05/2018 20:30 dom, 06/05/2018 12:00 lun, 07/05/2018 19:00

mar, 08/05/2018 15:30 gio, 10/05/2018 18:00

dom, 13/05/2018 10:00 dom, 13/05/2018 19:00 lun, 14/05/2018 11:30

mar, 15/05/2018 11:00

mar, 15/05/2018 18:30

Appuntamento Sacramento della Confermazione

Luogo

Parrocchia sant'Alfonso Maria de' Liguori Marina di Camerota Sacramento della Parrocchia Santa Maria Confermazione delle Grazie, Via Carlo Pisacane, 84030 Casalbuono SA, It Sacramento della Chiesa Maria SS. Assunta, Confermazione Caselle in Pittari Celebrazione Eucaristica Atena Lucana, Parrocchia nella vigilia di S. Giuseppe San Michele Arcangelo lavoratore Celebrazione Eucaristica Parrocchia San Giuseppe, nella festa di San Giuseppe Pantano Incontro foraniale dei sacerdoti Consiglio Presbiterale Teggiano, 84039 Teggiano Diocesano SA, Italia Sagra del carciofo bianco Pertosa, 84030 Pertosa di Pertosa SA, Italia Processione e Santuario del Romito, Celebrazione Eucaristica Padula Sacramento della Parrocchia San Daniele e Confermazione San Nicola di Bari Camerota Il Vescovo incontra i Pontecagnano, Seminario seminaristi della Diocesi Giovanni Paolo II Consiglio Pastorale Parrocchia Sant'Alfonso Diocesano Maria de' Liguori, Via Nazionale, 263, 84034 Padula SA, Celebrazione Eucaristica Casaletto Spartano presieduta dal Vescovo Sacramento della Parrocchia San Giovanni Confermazione Battista, Sapri, SA, Italia Celebrazione Eucaristica Parrocchia Santa Maria nella festa di San Vittorio delle Grazie, Via Santa Maria Delle Grazie, 84030 Pertosa Celebrazione Eucaristica Poderia, Santuario S. Sofia nella festa di S. Sofia, titolare del Santuario Sacramento della Parrocchia San Marco Confermazione evangelista, Licusati

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Data mer, 16/05/2018 17:00 gio, 17/05/2018 12:00

ven, 18/05/2018 11:00

sab, 19/05/2018 09:30 sab, 19/05/2018 18:00 dom, 20/05/2018 11:30

dom, 20/05/2018 17:00 lun, 21/05/2018 sab, 26/05/2018 19:00

dom, 27/05/2018 10:30

dom, 27/05/2018 18:00 dom, 27/05/2018 21:00

lun, 28/05/2018 10:30

mar, 29/05/2018 09:30 mer, 30/05/2018 10:30 ven, 01/06/2018 18:30

sab, 02/06/2018 sab, 02/06/2018 12:00

Appuntamento Conclusione Scuola Vangelo Celebrazione Eucaristica nella festa di San Pasquale Baylon Celebrazione Eucaristica nella festa della SS. Annunziata Consiglio diocesano affari economici Sacramento della Confermazione Sacramento della Confermazione

Luogo Bellosguardo, SA, Italia Parrocchia Santa Maria dei Magi, Strada Provinciale 89, 84029 Galdo SA, Italia Santuario Maria SS. Annunziata, Licusati

Teggiano, SA, Italia Ufficio Economato Buonabitacolo, 84032 Buonabitacolo SA, Italia Parrocchia Sacro Cuore Eucaristico, Via Cesare Battisti, Montesano Scalo, SA, It Processione e Serra Di Castelcivita, Celebrazione Eucaristica Castelcivita, SA, Italia CEI - Assemblea Generale Roma, Italia Sacramento della Parrocchia Immacolata, Confermazione Via Costabile Carducci, 84073 Sapri SA, Italia Celebrazione Eucaristica Parrocchia San Michele Arcangelo, Via S. Clemente, 84034 Padula SA, Italia Sacramento della Parrocchia San Lorenzo Conformazione Torre Orsaia Celebrazione Eucaristica Parrocchia SS. Trinità, nella Solennità della SS. Sala Consilina Trinità Celebrazione Eucaristica Santuario Maria SS. di nella festa della Madonna Pietrasanta, 84070 San di Pietrasanta Giovanni A Piro SA, Italia Ritiro del clero Convento S. Francesco, Padula, SA, Italia Incontro regionale Pompei migrantes Sacramento della Chiesa di Maria Santissima di Portosalvo, Corso Italia, Confermazione 42, 84079 Villammare SA, Chiusura anno confraternale Pellegrinaggio Sito Alto Santuario Sito Alto, Sala Consilina

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Data dom, 03/06/2018 18:00

lun, 04/06/2018 lun, 04/06/2018 10:45

mar, 05/06/2018 ven, 08/06/2018 18:30

sab, 09/06/2018 10:00

sab, 09/06/2018 16:30 sab, 09/06/2018 18:00 dom, 10/06/2018 11:00

lun, 11/06/2018 19:30 mar, 12/06/2018 10:00

mar, 12/06/2018 20:30

mer, 13/06/2018 06:30 mer, 13/06/2018 11:00 gio, 14/06/2018 11:00

ven, 15/06/2018 18:00

Appuntamento Celebrazione Eucaristica e processione presiedute dal Vescovo nella solennità del Corpus Domini Assemblea CEC Celebrazione Eucaristica nella festa di San Cono, Patrono Incontro foraniale dei sacerdoti Celebrazione Eucaristica nella solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù Il Vescovo accoglie i militar interforze Campania e Basilicata Festa unitaria degli incontri AC Sacramento della Confermazione Sacramento della Confermazione

Luogo Cattedrale S.Maria Maggiore, Via Discesa S.Maria, 84039 Teggiano SA, Italia Cattedrale S. Maria Maggiore, Via Discesa S.Maria, 84039 Teggiano SA, Italia

Capitello, 84050 Capitello SA, Italia

Certosa di San Lorenzo, Viale Certosa, Padula, SA, Italia Serre, 84028 Serre SA, Italia Parrocchia San Giovanni Battista, Padula, SA, Italia Parrocchia Sacro Cuore di Gesù, Via Saliconi, 84039 Prato Perillo SA, Italia Sacramento della Parrocchia Sant'Antonio, Confermazione Sala Consilina Celebrazione Eucaristica e Castelcivita, SA, Italia, benedizione del pane, nella Chiesa di Sant'Antonio vigilia della festa di S. Antonio di Padova Celebrazione Eucaristica Santuario Sant'Antonio, nella vigilia della festa di S. Castelruggero Antonio Celebrazione Eucaristica Santuario Sant'Antonio di nella festa di S. Antonio Padova, Polla Celebrazione Eucaristica Santuario Sant'Antonio nella festa di S. Antonio Montesano Celebrazione Eucaristica Santuario Diocesano della nella festa di Maria SS. del Tempa, San Rufo Rosario della Tempa Processione e Parrocchia Immacolata, Celebrazione Eucaristica Sapri nella festa di San Vito, patrono

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Data sab, 16/06/2018 19:00 dom, 17/06/2018 11:00

Appuntamento Sacramento della Confermazione Sacramento della Confermazione

dom, 17/06/2018 19:00

Sacramento della Confermazione

lun, 18/06/2018 18:00

Celebrazione Eucaristica nella festa di S. Marina, titolare e patrona Il Vescovo incontra il collegio dei Consultori, il collegio dei Vicari Foranei e i Segretari Sacramento della Confermazione Novena San Giovanni Battista Convegno Pastorale Diocesano Sacramento della Confermazione

mar, 19/06/2018 09:30

mar, 19/06/2018 18:00 mer, 20/06/2018 07:00 mer, 20/06/2018 17:30 ven, 22/06/2018 19:00

dom, 24/06/2018 11:00

dom, 24/06/2018 18:30

ven, 29/06/2018 11:30

ven, 29/06/2018 18:00

sab, 30/06/2018 10:00 sab, 30/06/2018 18:30 dom, 01/07/2018

Luogo Arenabianca, 84030 Arenabianca SA, Italia Parrocchia San Giuseppe, Strada Provinciale 349, Fortino, SA, Italia Parrocchia Sant'Alfonso Maria de' Liguori, Via Nazionale, Padula, SA, Italia Santa Marina

Teggiano, 84039 Teggiano SA, Italia

Parrocchia San Giovanni Evangelista Sassano Chiesa cappuccini Polla

Teggiano, 84039 Teggiano SA, Italia Parrocchia San Giovanni Battista, Via Balconi, 84029 Terranova SA, Italia Celebrazione Eucaristica Parrocchia San Giovanni nella festa di San Giovanni Battista e San Nicola di Battista Bari, Piazza del Popolo, 84060 Celebrazione Eucaristica e Canneto di Postiglione processione nella festa dei Ss. Giovanni e Luigi Celebrazione Eucaristica Parrocchia Sacro Cuore Eucaristico, Via Cesare Battisti, 84033 Montesano Scalo S Celebrazione Eucaristica San Pietro al Tanagro, nella SolennitĂ dei Ss. 84030 San Pietro al Pietro e Paolo Tanagro SA, Italia H1O - primo happening degli Oratori Sacramento della Santuario S. Antonio Abate Confermazione Vibonati Festa dei Popoli Pertosa, SA, Italia

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Data

Appuntamento

dom, 01/07/2018 18:00

Sacramento della Confermazione

lun, 02/07/2018

Campo vocazionale adolescenti Celebrazione Eucaristica nella festa della Madonna delle Grazie Celebrazione Eucaristica nella novena della Madonna delle Grazie e cresime Sacramento della Confermazione Percorso Frassati AC

lun, 02/07/2018 18:00

mar, 03/07/2018 18:00

ven, 06/07/2018 18:00 sab, 07/07/2018 sab, 07/07/2018 19:00

mar, 10/07/2018 18:30

mer, 11/07/2018 11:30

sab, 14/07/2018 06:30 dom, 15/07/2018 11:00

dom, 15/07/2018 18:00

lun, 16/07/2018 09:15 lun, 16/07/2018 11:00

lun, 16/07/2018 19:00

mer, 18/07/2018 20:00

Celebrazione Eucaristica nella novena della Madonna del Monte Carmelo Celebrazione Eucaristica nella festa di S. Barbara, patrona Celebrazione Eucaristica nella festa di S. Benedetto

Luogo Parrocchia Santa Maria delle Grazie, Via Santa Maria Delle Grazie, 84030 Pertosa

Chiesa S. Maria Maggiore, Corso Santa Maria, 84030 Atena lucana SA, Italia Parrocchia Santi Pietro e Benedetto, Polla

Parrocchia Santi Pietro e Benedetto, Polla Sala Consilina, 84036 Sala Consilina SA, Italia Acquavena, 84040 Acquavena SA, Italia

Corleto Monforte, 84020 Corleto Monforte SA, Italia

Parrocchia Santa Maria delle Grazie, Via Santa Maria Delle Grazie, 84030 Pertosa Celebrazione Eucaristica Polla, Chiesa S. Nicola dei Latini Sacramento della Parrocchia Sant'Anna, Confermazione Montesano sulla Marcellana, SA, Italia Celebrazione Eucaristica Parrocchia Immacolata, nella festa di S. Francesco Via Costabile Carducci, di Paola 84073 Sapri SA, Italia Celebrazione Eucaristica e Zuppino, 84029 Zuppino processione SA, Italia Celebrazione Eucaristica Parrocchia Santa Maria nella festa della Madonna Assunta, Piazza Umberto I, 84030 SicilĂŹ SA, Italia del Carmine Celebrazione Eucaristica Parrocchia San Pietro nella festa della Madonna Apostolo, Sala Consilina del Carmine Pellegrinaggio Monte Buonabitacolo, 84032 Carmelo Buonabitacolo SA, Italia

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Data

Appuntamento

ven, 20/07/2018 19:00

Sacramento della Confermazione

dom, 22/07/2018 11:00

Sacramento della Confermazione Sacramento della Confermazione

mer, 25/07/2018 11:00

mer, 25/07/2018 18:30

gio, 26/07/2018 18:00

sab, 28/07/2018 19:30 dom, 29/07/2018 18:00 mar, 31/07/2018 11:00 mar, 31/07/2018 18:00

mer, 01/08/2018 19:00

gio, 02/08/2018 18:00

sab, 04/08/2018 19:00

dom, 05/08/2018 11:15

dom, 05/08/2018 18:00 lun, 06/08/2018 19:00

Luogo Parrocchia San Matteo e Santa Margherita, Via Pastena, 84029 Sicignano degli Alb Parrocchia San Gerardo Maiella, Tardiano Parrocchia San Giacomo Apostolo, Via M. Aletta, Monte San Giacomo, SA, Italia Parrocchia San Cristoforo, Via Luigi Cadorna, 84050 San Cristoforo SA, Italia

Celebrazione Eucaristica nella festa di San Cristoforo, titolare e patrono Celebrazione Eucaristica e Parrocchia S. Maria processione nella festa di Maggiore, Via Antonio S. Anna Cafaro, 23, 84037 Sant'Arsenio SA, Ita Sacramento della Celle di Bulgheria, 84040 Confermazione Celle di Bulgheria SA, Italia Sacramento della Poderia, 84040 Poderia Confermazione SA, Italia Sacramento della Parrocchia Santa Maria Assunta, Sanza Confermazione Celebrazione Eucaristica Chiesa di Santa Maria, nella festa della Madonna Postiglione del Carmine Celebrazione Eucaristica Parrocchia Sant'Alfonso presieduta dal Vescovo Maria de' Liguori, Via nella festa di S. Alfonso, Nazionale, 263, 84034 titolare Padula SA, Celebrazione Eucaristica e Petina, 84020 Petina SA, processione nella festa di Italia S. Onofrio, patrono Celebrazione Eucaristica Celle di Bulgheria, 84040 nella vigilia della festa della Celle di Bulgheria SA, Italia Madonna delle Nevi Celebrazione Eucaristica Parrocchia Santa Maria nella festa della Madonna Assunta, Sanza del Cervato Celebrazione Eucaristica Fontana Vaglio, 84030 nella Festa di S. Antonio Fontana Vaglio SA, Italia Celebrazione Eucaristica Padula, Parrocchia San per l'inizio della novena in Giovanni Battista preparazione all'Assunta

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Data mar, 07/08/2018 mar, 07/08/2018 10:30

mar, 07/08/2018 19:00

mer, 08/08/2018 19:00

gio, 09/08/2018 19:00

ven, 10/08/2018 12:00 ven, 10/08/2018 18:30

dom, 12/08/2018 10:00

dom, 12/08/2018 19:30

mar, 14/08/2018 18:30

mar, 14/08/2018 20:00

mer, 15/08/2018 18:30

gio, 16/08/2018 08:30

Appuntamento Chiusura estiva uffici di Curia Celebrazione Eucaristica nella festa di S. Donato, compatrono Celebrazione Eucaristica nella festa di San Donato a San Cristoforo Celebrazione Eucaristica nella festa di S. Vincenzo Ferrer Celebrazione Eucaristica nella vigilia della festa dell'Immacolata, titolare della Parrocchia Celebrazione dell'Ora media Celebrazione Eucaristica nella festa di S. Lorenzo, patrono Celebrazione Eucaristica nella festa della Madonna di Portosalvo Celebrazione Eucaristica cresime nella festa di Maria SS. di Costantinopoli

Luogo Teggiano, 84039 Teggiano SA, Italia Controne, 84020 Controne SA, Italia Chiesa di San Gaetano, Varco Notar Ercole Parrocchia SS. Annunziata, Strada Provinciale 89, 84029 Castelluccio Cosentino S Parrocchia Immacolata, Lungomare Guglielmo Marconi, 84070 Scario SA, Italia Padula, Certosa di San Lorenzo Parrocchia San Lorenzo, Torre Orsaia

Chiesa di Maria Santissima di Portosalvo, Corso Italia, 42, 84079 Villammare SA, Parrocchia San Cono, Vicolo Nicola Verlotta Furle, 84020 Castelcivita SA, Italia Sacramento della Cattedrale Santa Maria Assunta, 84067, Vico Confermazione Duomo, 84070 Policastro Bussentino S Pellegrinaggio a piedi dalla Policastro Bussentino, Concattedrale di Policastro Concattedrale al Santuario di Pietrasanta e affidamento della Diocesi alla Madonna Processione e Cattedrale Santa Maria Assunta, 84067, Vico Celebrazione Eucaristica Duomo, 84070 Policastro presiedute dal Vescovo Bussentino S Celebrazione Eucaristica Parrocchia San Nicola di nella festa di San Rocco, Bari, Piazza Rocco patrono Pagano, 84050 Ispani SA, Italia

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Data

Appuntamento

gio, 16/08/2018 11:30

Celebrazione Eucaristica nella festa di San Rocco

sab, 18/08/2018 11:00

Celebrazione Eucaristica nella festa di San Rocco, protettore Celebrazione Eucaristica per la festa di San Rocco Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di San Giovanni Battista, titolare Celebrazione Eucaristica nella festa di S. Rufo, patrono Processione e Celebrazione Eucaristica nella festa di S. Giovanni Il Vescovo presiede la Celebrazione per i giovani del Sinodo Metropolia Il Vescovo trascorre alcuni giorni con i seminaristi Ritiro delle famiglie

dom, 19/08/2018 11:00 dom, 19/08/2018 18:30

lun, 27/08/2018 18:30

mer, 29/08/2018 19:00

dom, 02/09/2018 18:30

lun, 03/09/2018 ven, 07/09/2018 sab, 08/09/2018 10:30

dom, 09/09/2018

dom, 09/09/2018 18:00

lun, 10/09/2018 09:30

lun, 10/09/2018 19:00

Luogo Parrocchia San Matteo e Santa Margherita, Via Pastena, 84029 Sicignano degli Alb Chiesa S. Rocco, Bosco

Aquara, SA, Italia Parrocchia San Giovanni Battista, Sapri

San Rufo, 84030 San Rufo SA, Italia Parrocchia San Giovanni Battista, Via Balconi, 84029 Terranova SA, Italia

Perla, Via Carlo Pisacane, 84079 Vibonati SA, Italia Celebrazione Eucaristica Parrocchia Santa Maria di nella festa di S. Maria di Loreto, Via Santa Maria di Loreto Loreto, 84030 Arenabianca, Giornata diocesana per la Certosa di San Lorenzo, custodia del Creato Viale Certosa, 84034 Padula SA, Italia Celebrazione Eucaristica Chiesa di Sant'Antonio di nella festa di S. Antonio Padova, Via Giacomo Leopardi, 84073 Sapri SA, Italia Il Vescovo incontra collegio Teggiano, 84039 Teggiano dei Vicari Foranei e i SA, Italia Segretari Celebrazione Eucaristica Cattedrale Santa Maria Assunta, 84067, Vico presieduta dal Vescovo Duomo, 84070 Policastro nell'anniversario della Bussentino S morte del servo di Dio Federico Pezzullo

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Data mar, 11/09/2018 10:30

mar, 11/09/2018 18:30

mer, 12/09/2018 20:00 dom, 16/09/2018 09:00

dom, 16/09/2018 18:30 dom, 23/09/2018 16:00

dom, 23/09/2018 19:00

lun, 24/09/2018 17:00

gio, 27/09/2018

gio, 27/09/2018 11:00

ven, 28/09/2018 sab, 29/09/2018 12:00

lun, 01/10/2018 19:00

mar, 02/10/2018

Appuntamento Incontro del Vescovo con la Forania di Teggiano-Sala Il Vescovo presiede la Celebrazione Eucaristica ingresso in parrocchia di Don Antonio Marino Equipe PGV a Teggiano Il Vescovo partecipa alla festa del Crocifisso

Luogo Chiesa di San Rocco, 84036 Sala Consilina SA, Italia Parrocchia San Nicola di Bari, Via San Nicola, Controne, SA, Italia

Parrocchia San Pietro Apostolo, Largo Chiesa, San Pietro al Tanagro, SA, Italia Sacramento della Parrocchia santa Maria Confermazione Maggiore Atena Lucana Inaugurazione Campo Parrocchia Santuario calcetto Cuore Immacolato di Maria, SP51a, Varco Notar Ercole, SA, I Celebrazione Eucaristica Parrocchia Santuario nella festa del Cuore Cuore Immacolato di Immacolato di Maria Maria, SP51a, 30, 84038 Varco Notar Erc Inizio anno pastorale e Prato Perillo, Auditorium presentazione della Lettera Parrocchiale Pastorale del Vescovo a cura dei docenti del PFTIM sez. S. Tommaso Assemblea foraniale Villammare, 84079 presentazione Villammare SA, Italia Orientamenti Pastorali Forania di Policastro Celebrazione Eucaristica Cattedrale S.Maria nella traslazione delle Maggiore, Via Discesa reliquie di S. Cono S.Maria, 84039 Teggiano SA, Italia Incontro diaconi permanenti Celebrazione Eucaristica Piazza Umberto I Sala nella festa di S. Michele Consilina Arcangelo Assemblea foraniale Monte San Giacomo, presentazione 84030 Monte San Giacomo SA, Italia Orientamenti Pastorali Forania di Teggiano-Sala Incontro foraniale dei sacerdoti

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Data mar, 02/10/2018 10:00 sab, 06/10/2018 20:00

dom, 07/10/2018 11:00

lun, 08/10/2018 10:00 mar, 09/10/2018 09:30 mer, 10/10/2018 10:00 gio, 11/10/2018 09:30

ven, 12/10/2018 10:00 ven, 12/10/2018 19:00 sab, 13/10/2018 dom, 14/10/2018 dom, 14/10/2018 09:30 dom, 14/10/2018 16:00 dom, 14/10/2018 17:00

mar, 16/10/2018 09:30 mer, 17/10/2018 19:00

gio, 18/10/2018 18:00

Appuntamento

Luogo

Migrantes - Riunione Metropolia Incontri per giovani coppie Casa Canonica Parrocchia e fidanzati che si Immacolata, Via Gaspare preparano al Matrimonio Bertoni, 5, 84073 Sapri SA, Ita Celebrazione Eucaristica Chiesa Maria SS delle nella festa della Madonna Nevi, Piazza Umberto I, del Rosario 84040 Celle di Bulgheria SA, Itali Il Vescovo incontra gli uffici Teggiano Seminario area catechesi Incontro del Vescovo con Postiglione, 84026 la Forania degli Alburni Postiglione SA, Italia Il Vescovo incontra gli uffici Teggiano, Seminario area liturgia Assemblea CEC Mugnano del Cardinale, 83027 Mugnano del Cardinale AV, Italia Il Vescovo incontra gli uffici Teggiano Seminario area caritĂ Il Vescovo incontra gli Parrocchia Santa Teresa di universitari GesĂš Bambino Battipaglia Pellegrinaggio a Materdomini Ritiro mensile religiose Giornata unitaria AC Aquara, 84020 Aquara SA, Italia "Educare all'amore" Forania di Policastro Celebrazione Eucaristica Parrocchia Beata Maria nella festa di S. Gerardo Vergine di Pompei, Via Parrocchia, 84030 Silla SA, Italia Incontro del Vescovo con Villammare, 84079 la Forania di Policastro Villammare SA, Italia Il Vescovo conferisce il Parrocchia Sacro Cuore mandato missionario per Eucaristico, Via Cesare l'inizio missione popolare Battisti, Montesano Scalo, SA, It Incontro del Vescovo con Policastro Bussentino SA, le Foranie di Policastro e Italia Camerota

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Data gio, 18/10/2018 19:00

ven, 19/10/2018 17:30 sab, 20/10/2018 sab, 20/10/2018 20:00

dom, 21/10/2018

mar, 23/10/2018 09:30

mer, 24/10/2018 10:00 mer, 24/10/2018 18:30

gio, 25/10/2018 10:00

gio, 25/10/2018 15:00

gio, 25/10/2018 18:30

ven, 26/10/2018 ven, 26/10/2018 11:00

ven, 26/10/2018 16:00

Appuntamento Assemblea foraniale presentazione Orientamenti Pastorali Foranie di Policastro e Camerota Il Vescovo incontra i seminaristi della Diocesi Incontro sacerdoti ordinati nell'ultimo decennio Incontri per giovani coppie e fidanzati che si preparano al Matrimonio Incontro e pellegrinaggio dei giovani zona Golfo di Policastro Il Vescovo incontra il collegio dei Consultori, il collegio dei Vicari Foranei e i Segretari Incontro Regionale Migrantes Il Vescovo partecipa alla presentazione degli Orientamenti Pastorali nella Forania di Polla Il Vescovo incontra gli alunni della scuola operatori socio sanitario Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Il Vescovo partecipa al convegno Presenza Cristiana in Terra Santa oessp Incontro diaconi permanenti Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di S. Demetrio ingresso nuovo Parroco Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo

224

Luogo Policastro Bussentino, Salone Parrocchiale

Pontecagnano, Seminario Giovanni Paolo II

Casa Canonica Parrocchia Immacolata, Via Gaspare Bertoni, 5, 84073 Sapri SA, Ita Convento di Sant'Antonio, 84033 Montesano sulla Marcellana SA, Italia Teggiano, 84039 Teggiano SA, Italia

Pompei, 80045 Pompei NA, Italia Auditorium comunale Atena Lucana

Istituto professionale per operatori socio sanitari via dei Campi Polla Cimitero di Sicignano degli Alburni, Strada Provinciale 35, 84029 Sicignano degl Parrocchia S. Anna, Via Giuseppe Mezzacapo, Sala Consilina, SA, Italia

Parrocchia San Demetrio Morigerati

Cimitero, 84036 Sala Consilina SA, Italia


Data dom, 28/10/2018

Appuntamento

dom, 28/10/2018 10:30

Incontro e pellegrinaggio dei giovani zona Vallo di Diano, Alburni e Fasanella Celebrazione Eucaristica

dom, 28/10/2018 18:00

Confermazione

mar, 30/10/2018 09:30

Ritiro del clero

gio, 01/11/2018 15:00

Celebrazione Eucaristica

ven, 02/11/2018 11:30 ven, 02/11/2018 15:30 sab, 03/11/2018

Celebrazione Eucaristica Celebrazione Eucaristica Pellegrinaggio ragazzi Scuola media - pastorale giovanile Il Vescovo inaugura il consultorio familiare Presentazione libro Incontri per giovani coppie e fidanzati che si preparano al Matrimonio Il Vescovo presiede la celebrazione Eucaristica per l'ingresso in parrocchia di Don Pasquale Gaito Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo ingresso nuovo Parroco Incontro foraniale dei sacerdoti - il Vescovo partecipa alla Forania di Padula-Montesano Il Vescovo inaugura i locali dell'oratorio parrocchiale

sab, 03/11/2018 17:00 sab, 03/11/2018 19:00 sab, 03/11/2018 20:00

dom, 04/11/2018 11:30

dom, 04/11/2018 18:00

mar, 06/11/2018

ven, 09/11/2018 17:00

ven, 09/11/2018 18:00

Presentazione Orientamenti Pastorali foranie Alburni-Fasanella

225

Luogo Convento di Sant'Antonio, 84033 Montesano sulla Marcellana SA, Italia Santuario Maria SS. di Pietrasanta, 84070 San Giovanni A Piro SA, Italia Parrocchia S. Maria Maggiore, Via Antonio Cafaro, 23, 84037 Sant'Arsenio SA, Ita Convento S. Francesco, Padula, SA, Italia Cimitero Teggiano, Via Provinciale delle Forbici, 84039 Teggiano SA, Italia Cimitero Policastro Sapri, Cimitero

Bottega dell'orefice Sala Consilina Casalbuono, Teatro Policastro Bussentino, Salone Parrocchiale Parrocchia San Giovanni Battista, Via Balconi, Terranova, SA, Italia Parrocchia SS. Annunziata SicilĂŹ

Parrocchia Santa Barbara e San Giovanni, Via Santa Barbara, Corleto Monforte, SA Oratorio parrocchia Santa Barbara Corleto Monforte


Data

Appuntamento

sab, 10/11/2018 09:30

Il Vescovo partecipa alla commemorazione caduti

dom, 11/11/2018 dom, 11/11/2018 11:00

Ritiro mensile religiose Celebrazione Eucaristica nella festa di S. Martino

dom, 11/11/2018 16:00

"Educare all'amore" Forania di Policastro Incontro di preparazione al Matrimonio forania di Polla Assemblea straordinaria CEI Il Vescovo presiede la celebrazione Eucaristica Il Vescovo partecipa al consiglio diocesano di AC

dom, 11/11/2018 18:45 lun, 12/11/2018 ven, 16/11/2018 15:30 ven, 16/11/2018 18:30

sab, 17/11/2018 09:30 sab, 17/11/2018 19:00

sab, 17/11/2018 20:00

dom, 18/11/2018

dom, 18/11/2018 15:30 dom, 18/11/2018 18:45

lun, 19/11/2018

mar, 20/11/2018 09:30

Consiglio diocesano affari economici Incontro Forania di Teggiano-Sala con la partecipazione del Consiglio pastorale foraniale Incontri per giovani coppie e fidanzati che si preparano al Matrimonio Ritiro spirituale diocesano per le organizzazioni laicali e famiglie Celebrazione Eucaristica Incontro di preparazione al Matrimonio forania di Polla Esercizi spirituali del clero predicati da P. Francesco Occhetta S.J. Il Vescovo incontra il collegio dei Consultori, il collegio dei Vicari Foranei e i Segretari

226

Luogo Certosa di San Lorenzo, Viale Certosa, Padula, SA, Italia Parrocchia San Martino Vescovo, Vicolo IV Plebe S. Martino, 84028 Serre SA, Ital

San Rufo, 84030 San Rufo SA, Italia Roma RM, Italia Capitello, Suore Elisabettine Bigie Parrocchia Sant'Alfonso Maria de' Liguori, Via Nazionale, Padula, SA, Italia Teggiano, SA, Italia Ufficio Economato Prato Perillo, 84039 Prato Perillo SA, Italia

Policastro Bussentino, Salone Parrocchiale Convento S. Francesco Dâ Assisi, Via S. Francesco, 84034 Padula SA, Italia Cimitero, Buonabitacolo San Pietro al Tanagro, 84030 San Pietro al Tanagro SA, Italia

Teggiano, 84039 Teggiano SA, Italia


Data

Appuntamento

ven, 23/11/2018

Incontro diaconi permanenti Confermazione Celebrazione di apertura della Visita Pastorale

dom, 25/11/2018 11:30 dom, 25/11/2018 17:30

Luogo

Chiesa Ss. TrinitĂ Cattedrale S. Maria Maggiore, Via Discesa S.Maria, 84039 Teggiano SA, Italia Parrocchia San Giacomo Apostolo, Via M. Aletta, 1, 84030 Monte San Giacomo SA, I Postiglione, 84026 Postiglione SA, Italia

mar, 27/11/2018 17:30

Incontro con il Vescovo

mer, 28/11/2018 19:30

Assemblea foraniale presentazione Orientamenti Pastorali Forania degli Alburni Catechesi di Avvento e Parrocchia San Pietro Apostolo, Largo Chiesa, consegna del Vangelo ai cresimandi forania di Polla 84030 San Pietro al Tanagro SA, It Incontri per giovani coppie Villammare, Casa e fidanzati che si canonica preparano al Matrimonio Ritiro di Avvento per le Golfo di Policastro, Italia Confraternite Ritiro mensile religiose Pompei, 80045 Pompei NA, Italia Giornata identitĂƒ Sala Consilina, 84036 Sala associativa AC Consilina SA, Italia Incontro di preparazione al San Pietro al Tanagro Matrimonio forania di Polla Assemblea CEC Pompei, 80045 Pompei NA, Italia Incontro foraniale dei sacerdoti Incontro con il Vescovo Chiesa SS. Annunziata, Piazza Umberto I, 84036 Sala Consilina SA, Italia Il Vescovo presiede la Parrocchia San Nicola di celebrazione eucaristica Bari, Corso Umberto I, Aquara, SA, Italia transito il San Lucido Celebrazione Eucaristica Parrocchia San Nicola di nella festa di S. Nicola Bari, Vicolo Nicola Doto, 84020 Castelcivita SA, Italia

sab, 01/12/2018 19:00

sab, 01/12/2018 20:00

dom, 02/12/2018 dom, 02/12/2018 dom, 02/12/2018 15:30 dom, 02/12/2018 18:45 lun, 03/12/2018 mar, 04/12/2018 mar, 04/12/2018 19:00

mer, 05/12/2018 18:00

gio, 06/12/2018 10:30

227


Data

Appuntamento

gio, 06/12/2018 16:00

Celebrazione Eucaristica nella festa di S. Nicola

gio, 06/12/2018 19:00

Il Vescovo presiede la celebrazione Eucaristica festa san Nicola Celebrazione Eucaristica

sab, 08/12/2018 11:00

sab, 08/12/2018 16:00

Processione e Celebrazione Eucaristica

dom, 09/12/2018 16:00

"Educare all'amore" Forania di Policastro Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo e presentazione nuovo parroco Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo e presentazione del nuovo parroco Incontro di preparazione al Matrimonio forania di Polla

dom, 09/12/2018 17:00

dom, 09/12/2018 18:30

dom, 09/12/2018 18:30

mar, 11/12/2018 09:30

mar, 11/12/2018 16:00 ven, 14/12/2018 15:30 ven, 14/12/2018 16:30

sab, 15/12/2018 sab, 15/12/2018 16:30

dom, 16/12/2018 18:30

Il Vescovo incontra il collegio dei Consultori, il collegio dei Vicari Foranei e i Segretari Celebrazione Eucaristica Il Vescovo incontra i seminaristi della Diocesi Incontro formazione Ministri straordinari della Comunione zona Vallo di Diano, Alburni e Fasanella Incontro sacerdoti ordinati nell'ultimo decennio Incontro di formazione Ministri straordinari della Comunione zona Golfo di Policastro Incontro di preparazione al Matrimonio forania di Polla

228

Luogo Parrocchia San Nicola di Bari, Via S. Nicola, 84020 Controne SA, Italia Parrocchia San Nicola Polla Cattedrale S. Maria Maggiore, Via Discesa S.Maria, 84039 Teggiano SA, Italia Parrocchia Immacolata, Via Costabile Carducci, Sapri, SA, Italia

Chiesa Sant'Antonio di Padova Castel Ruggero

Parrocchia San Lorenzo Torre Orsaia

Parrocchia Cristo Re e Sacro Cuore di GesĂš, Via Cristo Re, Polla, SA, Italia Teggiano, 84039 Teggiano SA, Italia

Ospedale Luigi Curto Polla Pontecagnano, Seminario Giovanni Paolo II Parrocchia Sant'Alfonso Maria de' Liguori, Via Nazionale, 263, 84034 Padula SA,

Parrocchia Immacolata, Lungomare Guglielmo Marconi, 84070 Scario SA, Italia Parrocchia San Nicola dei latini e Santa Maria dei greci, Via Porta dei Cavalli,


Data lun, 17/12/2018 11:00

lun, 17/12/2018 17:30

mar, 18/12/2018 09:30 mar, 18/12/2018 16:30 gio, 20/12/2018 18:30 sab, 22/12/2018 16:00

dom, 23/12/2018 17:00 lun, 24/12/2018 23:00

mar, 25/12/2018 11:00

gio, 27/12/2018 ven, 28/12/2018 dom, 30/12/2018 11:00 dom, 30/12/2018 17:00

dom, 30/12/2018 18:30

lun, 31/12/2018 17:00

Appuntamento

Luogo

Celebrazione Eucaristica Cattedrale S. Maria nella festa del patrocinio di Maggiore, Via Discesa San Cono S.Maria, 84039 Teggiano SA, Italia Confermazione Parrocchia Santa Maria delle Grazie, 84028 Borgo San Lazzaro SA, Italia Ritiro di Avvento per il Teggiano, 84039 Teggiano Clero SA, Italia Incontro sul bene comune Teggiano, SA, Italia Catechesi parrocchiale San Rufo SA, Casa tenuta dal Vescovo Canonica Ritiro diocesano dei Convento S. Francesco D’ Assisi, Via S. Francesco, Ministranti 84034 Padula SA, Italia Sacramento della Parrocchia San Giuseppe Confermazione operaio Pantano Teggiano Celebrazione Eucaristica Cattedrale Santa Maria Assunta, 84067, Vico presieduta dal Vescovo Duomo, 84070 Policastro nella notte di Natale Bussentino S Celebrazione Eucaristica Cattedrale S.Maria presieduta dal Vescovo nel Maggiore, Via Discesa giorno di Natale S.Maria, 84039 Teggiano SA, Italia Ritiro giovani Assisi, 06081 Assisi PG, Italia Incontro diaconi permanenti Confermazione Parrocchia San Gerardo Maiella, Tardiano Celebrazione Eucaristica Parrocchia Santa Maria Assunta, Via Don Matteo nella festa della Santa Guida, 84040 Poderia SA, Famiglia Italia Celebrazione Eucaristica Chiesa Maria SS delle nella festa della Santa Nevi, Piazza Umberto I, Famiglia 84040 Celle di Bulgheria SA, Itali Celebrazione Eucaristica e Cattedrale S.Maria Te Deum Maggiore, Via Discesa S.Maria, 84039 Teggiano SA, Italia

229



IN MEMORIAM



Don Elvio Fores Il Vescovo Mons. Antonio De Luca e il Clero della Diocesi di Teggiano-Policastro, annunciano che ha concluso il suo pellegrinaggio terreno don Elvio Fores, e mentre ne ricordano il generoso ministero e l’attiva partecipazione alla vita diocesana, lo affidano alla Divina Misericordia perché possa ricevere da Cristo Buon Pastore il premio della vita eterna promessa ai servi buoni e fedeli del Vangelo. Martedì 10 aprile alle ore 20:30 nella Chiesa S. Maria dei Magi in Galdo si terrà una Veglia di preghiera. Le esequie avranno luogo mercoledì 11 aprile alle ore 15:00. Don Elvio era nato a Sicignano degli Alburni (SA) l’1 settembre del 1953 ed era stato ordinato sacerdote da Mons. Umberto Altomare il 4 giugno 1978. Parroco di Galdo e di Castelluccio, attualmente era Vicario Foraneo degliAlburni.

233



VISITA PASTORALE



CRISTO MAESTRO E PASTORE Inno per la Santa Visita Pastorale 2018 Testo e musica di don Angelo Fiasco Rit.: O Cristo, Maestro e Pastore, riaccendi in noi la speranza: abbiamo faticato invano, ma sulla tua Parola getteremo le reti. Tu ci inviti a restare con Te, ed in Te troveremo riposo, noi come tralci innestati in Te, porteremo frutti d’amore. Se la stanchezza ci possederà e delusi guardiamo al passato, con la Parola ci mostri la via e con gioia si ripartirà. Come la folla che ha fame di Te nel deserto trova il ristoro, Pane e Parola tu ci darai: la missione continuerà.

237


Cristo Maestro e Pastore Inno per la Santa Visita Pastorale

Testo e musica di don Angelo Fiasco

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239


240


241



Sommario Vescovo Comunicato Omelia per la Messa Crismale Messaggio per la Pasqua Messaggio in occasione dell’inizio del Ramadan Lettera Pastorale “Ci siamo affaticati e non abbiamo preso nulla” Preghiera per la Visita Pastorale Comunicato Migrantes Campania Comunicato Caritas Campania e Migrantes Campania Comunicato nomine parroci Comunicato nomine Uffici Diocesani Orientamenti Pastorali 2018-2019 Messaggio per la tragedia di Genova Messaggio per i profughi della nave Diciotti Messaggio per l’inizio dell’anno scolastico Messaggio per i punti nascita di Sapri e Polla Messaggio per l’Avvento Messaggio per il Natale

5 6 12 14 15 55 56 57 59 61 62 91 92 93 94 95 97

Curia Decreti e nomine Ordinazioni e ministeri Collette anno 2018 Rendiconto relativo alla erogazione delle somme attribuite alla Diocesi dalla Conferenza Episcopale Italiana per l’anno 2018

101 108 111 115

Studi Seminario di studio per la presentazione della Lettera Pastorale - relazioni Introduzione - Antonio Cetrangolo Come fare i cristiani oggi - Salvatore Esposito Sotto il governo dello Spirito Santo - Francesco Asti Non solo proclami - Carmine Matarazzo Sulla Parola, verso il profondo - Massimo La Corte

Avventimenti

123 128 142 151 169

175


Agenda

205

In memoriam Don Elvio Fores

233

Visita Pastorale Inno della Visita Pastorale - testo Inno della Visita Pastorale - spartito

237 238



DIOCESI DI TEGGIANO-POLICASTRO www.diocesiteggiano.it e-mail comunicazioni@diocesiteggiano.it

Editing, impaginazione e grafica Massimo La Corte

STAMPA Via Degli Edili, 101 - SAPRI (SA) Tel. 0973 603365 - E-mail: legatoria.cesare@alice.it


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