Il servizio dei fotografi e dei fioristi nelle Celebrazioni Liturgiche

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Ufficio Liturgico Diocesano

Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali

IL SERVIZIO DEI FOTOGRAFI E DEI FIORISTI NELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE

Anno pastorale 2014/2015


In copertina: Icona del Veniente, Assisi ŠAtelier Iconografico Monastero di Bose

Impaginazione e grafica Massimo La Corte Š Copyright 2014 - Diocesi di Teggiano-Policastro 84063 Teggiano (SA) www.diocesiteggiano.it e-mail: comunicazioni@diocesiteggiano.it


I. LA CHIESA CHE CELEBRA «La Chiesa è il popolo che Dio convoca e raduna da tutti i confini della terra, per costituire l’assemblea di quanti, per la fede e il Battesimo, diventano figli di Dio, membra di Cristo e tempio dello Spirito Santo» (Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica 147). La Chiesa «vive della Parola e del Corpo di Cristo, divenendo così essa stessa corpo di Cristo» (CCC 752; cfr. anche il n. 751). «Realmente Cristo dà il suo corpo e ci fa suo corpo. Diventiamo realmente uniti col corpo risorto di Cristo, e così uniti l’uno con l’altro. La Chiesa non è solo una corporazione come lo stato; è un corpo. Non è semplicemente un’organizzazione, ma un vero organismo» (Benedetto XVI – Udienza generale 10/12/2008). «La liturgia è la celebrazione del Mistero di Cristo e in particolare del suo Mistero pasquale. In essa, mediante l’esercizio dell’ufficio sacerdotale di Gesù Cristo, con segni si manifesta e si realizza la santificazione degli uomini e viene esercitato dal Corpo mistico di Cristo, cioè dal capo e dalle membra, il culto pubblico dovuto a Dio» (Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica 218). 1. La celebrazione liturgica non è una cerimonia profana o uno spettacolo, ma è «azione sacra per eccellenza, in quanto coinvolge l’azione di Cristo e della Chiesa» (Costituzione Liturgica Sacrosanctum Concilium, n. 7). «Attraverso la liturgia Cristo, nostro Redentore e Sommo Sacerdote, continua nella sua Chiesa, con essa e per mezzo di essa, l’opera della nostra redenzione» (Catechismo della Chiesa Cattolica 1069).

2. La Celebrazione è sacra: perché è Cristo che opera, santi sono i doni di salvezza, santa la vita divina che comunica. Sacro è anche il luogo dove la Celebrazione si svolge. Sacro significa consacrato a Dio, riservato a Dio. Pertanto nessuno deve immaginare di poter gestire la chiesa per una determinata celebrazione e farne quello che crede più opportuno, tanto da poterne disporre come si vuole per i ser5


vizi di fotografi, gli addobbi floreali, i cantori, gli strumentisti ecc. La chiesa è la casa di Dio, dove si respira la Sua presenza; è casa dei figli di Dio, dove come tali ci si ritrova con Lui, nella gioia di stare insieme e di ricevere i suoi doni di salvezza. Di quanta venerazione dev’essere circondata: sia durante che dopo la celebrazione! Purtroppo, con la dilagante perdita del sacro, vediamo molto compromessa anche la sacralità della chiesa. 3. Nelle celebrazioni liturgiche è presente e operante Cristo stesso. Quella del Cristo, quindi, è la prima presenza da cogliere, al di là dei singoli convenuti e al di là degli addobbi e dei fiori, delle fotografie e dei video, e più in generale di tutto il resto. Non ci sono e non possono esserci altri protagonisti quando è presente il Signore. Al centro c’è Lui: Lui che dobbiamo guardare, ascoltare e servire. Tutti i sacramenti, sono un atto ecclesiale e non un avvenimento semplicemente privato da gestire e organizzare come meglio si crede. Anche nella celebrazione del Matrimonio gli sposi non vanno a celebrare se stessi, ma Cristo, sorgente del loro amore, e a consacrare a Lui il loro amore, a ricevere da Lui il sigillo divino, e ad aprire il cuore ai doni di grazia che Egli concede a sostegno del loro amore. Nessuno deve dimenticare, coprire, disturbare questa Presenza; al contrario, tutti devono concorrere a farla percepire nella maniera più vibrante. È Cristo che celebra, ed è Cristo che è celebrato. 4. Nelle celebrazioni liturgiche il Cristo rende presente, attuale, operante il suo mistero di salvezza. Si richiede pertanto quella partecipazione viva degli Apostoli nell’ultima cena o negli incontri con il Risorto la sera della Pasqua nel cenacolo o ad Emmaus. La Celebrazione dei Sacramenti non è spettacolo, non è folklore, non è ritualismo: è partecipazione viva. 5. La celebrazione liturgica è il momento centrale, il motivo della festa. Qualche volta si ha l’impressione che la celebrazione liturgica conti ben poco, ritenendola più la cornice in cui inserire addobbi, fotografie e quanto più di fantasioso possa venire in mente, piuttosto che il vero motivo per il quale tutto il resto acquista senso e ragione di esistere. 6


6. Dinanzi al Signore ci ritroviamo nella comune grandezza di ďŹ gli di Dio: grandezza che va al di lĂ di ogni differenza sociale ed esige pertanto che non si faccia nessuna distinzione tra persone e categorie, sia per quanto riguarda i riti che per l’apparato esteriore.

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II. LO SPAZIO CELEBRATIVO La Porta «Nell’aula liturgica si accede attraverso un atrio e una porta d’ingresso. Mentre l’atrio è spazio significativo dell’accoglienza materna della Chiesa, la porta è l’elemento significativo del Cristo, “porta” del gregge (cfr. Gv 10,7)» (CEI, La progettazione di nuove chiese. Nota pastorale, 1993, n. 21). La porta trasmette la voce di Gesù: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta […]: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10,7.9); «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6). «A che scopo c’è il portale? Forse ti meravigli di questa domanda. “Perché si entri e se ne esca”, pensi tu; la risposta non sarebbe invero difficile. Certo; ma per entrare ed uscire non occorre alcun portale. Un’apertura più ampia nella parete servirebbe pure allo scopo e un saldo assito di panconi e forti tavole basterebbe all’apertura e alla chiusura. La gente potrebbe entrare e uscire: sarebbe anche di minor costo e più rispondente allo scopo. Non sarebbe però un portale. Questo intende a qualcosa di più che non sia il soddisfacimento di un mero scopo; esso parla» (R. Guardini). La Sede La sede del sacerdote celebrante deve mostrare il compito che egli ha di presiedere l’assemblea e di guidare la preghiera. Perciò la collocazione più adatta è quella rivolta al popolo, al fondo del presbiterio, a meno che non vi si oppongano la struttura dell’edificio e altri elementi, ad esempio la troppa distanza che rendesse difficile la comunicazione tra il sacerdote e i fedeli riuniti, o se il tabernacolo occupa un posto centrale dietro l’altare (Ordinamento Generale del Messale Romano n. 310). L’Ambone L’ambone o luogo della Parola sia conveniente per dignità e funzionalità; non sia ridotto a un semplice leggio, né diventi supporto per altri libri all’infuori dell’Evangeliario e del Lezionario (CEI, Precisazioni, n. 16, in MR). «Un’attenzione speciale va data all’ambone, come luogo liturgico da cui viene proclamata la Parola di Dio. Esso dev’essere collocato in un posto ben visibile, cui spontaneamente si rivolga l’attenzione dei fedeli durante la liturgia della Parola. È bene che esso sia fisso, costituito come elemento scul8


toreo in armonia estetica con l’altare, così da rappresentare anche visivamente il senso teologico della duplice mensa della Parola e dell’Eucaristia» (Verbum Domini 68). L’Altare Gli antichi Padri della Chiesa, meditando sulla parola di Dio, non esitarono ad affermare che Cristo fu vittima, sacerdote e altare del suo stesso sacrificio. La lettera agli Ebrei descrive infatti il Cristo come pontefice sommo e altare vivente del tempio celeste, e l’Apocalisse presenta il nostro Redentore come agnello immolato la cui offerta vien portata, per le mani dell’angelo santo, sull’altare del cielo (cf Eb 4,14; 13,10; Ap 5,6) (Pontificale Romano, Dedicazione di un Altare n. 152). Cristo Signore, istituendo nel segno di un convito sacrificale il memoriale del sacrificio che stava per offrire al Padre sull’altare della croce, rese sacra la mensa intorno alla quale dovevano radunarsi i fedeli per celebrare la sua Pasqua. L’altare è quindi mensa del sacrificio e del convito; su questa mensa il sacerdote, che rappresenta Cristo Signore, fa ciò che il Signore stesso fece e affidò ai discepoli, perché lo facessero anch’essi in memoria di lui (Pontificale Romano, Dedicazione di un Altare n. 152). Il tabernacolo per la custodia della SS. Eucaristia Il SS. Sacramento sia conservato nel tabernacolo collocato in una parte della chiesa assai dignitosa, insigne, ben visibile, ornata decorosamente e adatta alla preghiera. Secondo una consuetudine tramandata, presso il tabernacolo rimanga sempre accesa una lampada particolare, alimentata da olio o cera, con cui si indichi e si onori la presenza di Cristo (Ordinamento Generale del Messale Romano nn. 314 e 316). Il fonte battesimale Il fonte battesimale sia degno del mistero che si celebra come si addice a un luogo dal quale, come dal grembo della Chiesa, gli uomini rinascono a vita nuova per mezzo dell’acqua e dello Spirito Santo. Il fonte battesimale deve essere fisso, sempre costruito con arte e in materiale adatto, curato e nitido nella manutenzione e concepito in modo che all’occorrenza si possa prestare all’immersione dei catecumeni. (cfr. Rito del Battesimo dei bambini, l’iniziazione cristiana, premesse generali, nn. 20, 22 e 25).

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III. LA STRUTTURA DELLA CELEBRAZIONE Una celebrazione liturgica normalmente prevede questa scansione: a. I riti di introduzione Lo scopo dei riti iniziali è di accogliere i partecipanti e di condurre i fedeli, riuniti insieme, a formare una comunità in preghiera (Ordinamento Generale del Messale Romano, n. 46). Tutti, quindi, (celebrante, ministri, testimoni/padrini e madrine, genitori, quanti svolgono un “servizio”, fedeli) sono chiamati ad adoperarsi affinché tutto concorra a creare un giusto clima fatto di raccoglimento, di vigile attenzione, di partecipazione cordiale. Soprattutto l’atto penitenziale è un momento che esige il silenzio per riconoscere e confessare i propri peccati, così da essere degni di celebrare l’Eucaristia. Nel nuovo Rito del Matrimonio (edizione 2004) è previsto che il sacerdote accolga gli sposi o alla porta della chiesa o all’altare (è bello che i fedeli, famigliari e amici, siano già in chiesa e che gli sposi non entrino in un ambiente vuoto); segue quindi la memoria del Battesimo con il rito dell’aspersione con l’acqua benedetta. Nel Rito del Battesimo all’inizio si fa l’accoglienza alla porta della chiesa e quindi processionalmente ci si avvia verso l’altare per continuare la Celebrazione. b. La liturgia della Parola È un momento importante perché «nelle letture, che poi vengono spiegate nell’omelia, Dio parla al suo popolo, gli manifesta il mistero della redenzione e della salvezza e offre un nutrimento spirituale» (Ordinamento Generale del Messale Romano, n. 55). Inoltre la liturgia della Parola facilita la comprensione del significato dei sacramenti. Per questo i fedeli devono essere aiutati ad ascoltare la Parola di Dio senza distrazioni (anche durante l’omelia). Nel nuovo Rito del Matrimonio è indicato che anche gli sposi possono essere invitati a baciare il libro dei Vangeli. c. La liturgia del Sacramento Il rito del Battesimo comprende alcuni momenti rituali: - l'unzione pre-battesimale con l’olio dei catecumeni, la benedizione 10


dell’acqua e la professione di fede; - il battesimo con l’acqua (al fonte battesimale o al presbiterio),

l’unzione crismale, la consegna della veste bianca e del cero acceso; - la consegna del Padre nostro, all’altare della celebrazione eucaristica. Il rito della Confermazione (o Cresima) comprende tre momenti: - il rinnovo delle promesse battesimali; - l’imposizione delle mani con l’invocazione dello Spirito Santo; - l’unzione sulla fronte con il crisma e il segno di pace per ciascun cresimando. - Il rito è presieduto dal Vescovo (o da un suo delegato) che può associare a se altri sacerdoti; in questo caso per poter fotografare tutti i cresimandi si rendono necessari più operatori. Il rito del Matrimonio comprende alcuni momenti: - all’inizio il sacerdote rivolge agli sposi tre domande per accertare, davanti all’assemblea, la sincerità delle loro intenzioni e la consapevolezza degli impegni che stanno per assumere; oppure gli sposi stessi dichiarano la loro volontà; - quindi c’è lo scambio reciproco del consenso da parte degli sposi, che si danno la mano destra: è l’atto costitutivo del sacramento di cui essi sono ministri; - segue la presentazione, la benedizione e lo scambio degli anelli; - a questo punto (o dopo il Padre nostro) c’è la solenne benedizione degli sposi che stanno in ginocchio; - segue la preghiera dei fedeli e una breve litania dei Santi. Il rito dell’Ordinazione dei diaconi e dei presbiteri prevede una serie di segni e di preghiere: per tale celebrazione è necessario accordarsi con il cerimoniere vescovile. d. La liturgia eucaristica È la parte centrale, anche se consueta e “normale” della Messa, che va rispettata e seguita nel suo svolgimento, favorendo il raccoglimento di tutti (compresi gli sposi, i cresimandi, i comunicandi, ecc.) per quanto si compie sull’altare. 11


I riti offertoriali È il momento della Celebrazione in cui vengono presentate dai fedeli (talvolta dagli sposi, dai cresimandi, dai comunicandi, dai familiari) le offerte all’altare per la celebrazione dell’Eucaristia. Con il pane e il vino si possono presentare altri doni per i poveri o per la Chiesa. (Ordinamento Generale del Messale Romano, n. 73).

La preghiera eucaristica Inizia con le parole del sacerdote che invita ad elevare i cuori a Dio: «Il Signore sia con voi… In alto i nostri cuori», e si conclude con l’acclamazione a Cristo («Per Cristo, con Cristo e in Cristo… per tutti i secoli dei secoli») a cui tutta l’assemblea risponde con un «Amen» corale. È la «preghiera di azione di grazie e di santificazione» (Ordinamento Generale del Messale Romano, n. 78) che il sacerdote dice a nome di tutta la comunità per ringraziare Dio: il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di Cristo, rinnovando così il mistero della morte e della risurrezione di Gesù. Non è il momento di foto particolari. I riti di comunione Iniziano con la recita comunitaria del Padre nostro (l’orazione che caratterizza i cristiani); segue la preghiera per la pace e lo scambio del gesto destinato ad esprimerla; hanno luogo quindi la comunione eucaristica dei fedeli (gli sposi normalmente comunicano sotto le due specie del pane e del vino) e infine l’Orazione dopo la Comunione. e. I riti conclusivi Sono costituiti da eventuali avvisi, dalla benedizione e dal congedo. Per il rito del Matrimonio sono previsti la lettura delle norme di legge e dell’atto di matrimonio con le firme degli sposi e dei testimoni. Segue l’uscita dalla chiesa.

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IV. ORIENTAMENTI E NORME In occasione della celebrazione di alcuni Sacramenti è consuetudine incaricare fotografi e video-operatori, per contribuire a custodire la memoria dell’evento, del dono ricevuto e degli impegni assunti, come pure fioristi per l’addobbo dell’aula liturgica. Questo non deve impedire che la celebrazione si svolga nel debito clima di raccoglimento, di preghiera e di rispetto per il luogo sacro. Fermo restando che la documentazione fotografica/audiovisiva dell’evento e l’addobbo floreale rimangono in secondo piano rispetto alla celebrazione, per favorire un servizio opportuno durante l’azione liturgica, vengono formulati orientamenti e indicazioni pratiche il cui rispetto è affidato alla responsabilità degli operatori e dei parroci, ciascuno per la propria parte. a. Il Servizio dei Fotografi e dei Cineoperatori Abbiamo detto che la liturgia è azione sacra, nella quale si celebrano i misteri del Signore. Tutto deve favorire il clima interiore di fede e di preghiera e insieme la partecipazione dei fedeli, sia personale che comunitaria. Il fotografo e il cineoperatore è quindi uno che partecipa al rito celebrato ed è chiamato a svolgere all’interno di esso un “ministero”, cioè un servizio. Senza distogliere l’assemblea fotograferà alcuni momenti celebrativi, a seconda del rito così come sarà indicato in seguito, quale ricordo-memoria dell’evento che il credente sta vivendo, come inserimento nella vita ecclesiale o come adesione-risposta al piano di Dio nella propria vita. Il fotografo e il cineoperatore, consapevoli di questo ministero, per svolgerlo in modo autentico saranno animati da spirito di servizio e disponibilità evitando atteggiamenti di arroganza e vanità. Dal loro comportamento trasparirà quindi un adeguato rispetto verso coloro che professano la loro fede in Cristo Gesù, morto e risorto per ogni uomo. Gli operatori non credenti sono invitati a tenere presente quanto la Chiesa crede e vive nelle sue celebrazioni. Essi si impegnino a rispettare la natura e l’esigenza dei luoghi e delle celebrazioni nelle quali prestano servizio.

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Indicazioni generali Le norme che seguono, lungi dal diventare una limitazione al vostro lavoro, vogliono essere un aiuto perché le celebrazioni si svolgano con serietà e a voi venga garantito il giusto rispetto per la vostra professione. 1. È dovere degli operatori contattare per tempo il parroco o il sacerdote responsabile della chiesa per gli opportuni accordi e con loro prendere visione del luogo e della disposizione delle persone nell’azione rituale. Prima che inizi la celebrazione, il fotografo prenda accordi con il sacerdote che presiede, in modo da intervenire con le fotografie solo nei momenti previsti, che verranno appresso descritti. 2. Durante la Celebrazione gli operatori devono agire con la più grande discrezione e con il massimo rispetto, per non attirare l’attenzione su di sé e per non distogliere l’assemblea “da una partecipazione attiva, consapevole, comunitaria e soprattutto interiore” (Costituzione Liturgica Sacrosanctum Concilium, n. 14). Un corretto comportamento e un adeguato abbigliamento esprimano tale dovuto rispetto. 3. Gli operatori dovranno occupare il posto concordato in precedenza con il responsabile del luogo, possibilmente fuori dal presbiterio. Vanno evitati il più possibile gli spostamenti da una parte all’altra della chiesa, motivo di confusione e disagio, specialmente se sono fatti di corsa passando ripetutamente davanti all’altare e in mezzo all’assemblea. Se è necessario muoversi, bisogna farlo passando lungo le pareti laterali e alla fine dei posti riservati ai fedeli. Si limiti all’essenziale la comunicazione con i collaboratori evitando con cura chiacchiere e commenti inutili. 4. Gli operatori devono limitarsi a riprendere la cerimonia, e non devono presumere di gestirla: non possono invitare gli sposi, con gesti o con parole, ad alzare lo sguardo, a guardare l’obiettivo, ad assumere determinate pose, ad attendere nel caso lui non fosse pronto, a ripetere gesti che non è riuscito a riprendere. 5. Devono rimanere a debita di distanza dagli sposi e dal sacerdote celebrante, operando sempre lateralmente, e mai davanti o alle spalle del sacerdote; non pretendano di stare a gomito a gomito col sacerdote per fare i pri14


mi piani o per meglio riprendere il momento della Comunione, né pretendano di stargli davanti o dietro. 6. L’uso del flash è da adottare con la massima discrezione. L’orientamento è che siano evitate luci fisse di alto potenziale, camere fisse per riprese o altri strumenti analoghi. Questo ingenera infatti non poco disagio e confusione nei fedeli e la riduzione della celebrazione ad una sorta di “spettacolo”. Il posizionamento e l’utilizzo di attrezzature tecniche andranno comunque concordate preventivamente. 7. Gli operatori cureranno di non lasciare in vista valigie o sacche; per il deposito dell’attrezzatura dovrà essere utilizzato un luogo che non sia d’impedimento all’azione rituale. In particolare non dovranno mai essere utilizzati, nemmeno temporaneamente o come sostegno per macchine fotografiche o videocamente, l’Altare della Celebrazione, l’altare del SS. Sacramento o gli altari laterali, la Sede o l’Ambone. Gli operatori non sposteranno nulla (candelieri, fiori, suppellettili, arredi, ecc.) senza il consenso del parroco. 8. Fotografare gruppi di parenti e amici all’interno della chiesa è consentito dopo le celebrazioni, purché venga conservato il decoroso rispetto per i luoghi sacri (possibilmente si eviti il presbiterio). 9. A documentare la celebrazione sarà ammesso un solo fotografo e/o un video-operatore nonché eventuali collaboratori. Nessuno potrà imporre un proprio fotografo o video-operatore. Altre persone si asterranno dall’eseguire riprese sia video sia fotografiche. Il parroco, da parte sua, dando debita informazione alle famiglie, farà in modo che parenti e amici non intervengano autonomamente facendo foto e video, disturbando la celebrazione. 10. Il fotografo e il video-operatore siano accreditati presso la Diocesi dopo aver partecipato agli appositi incontri. Gli operatori provenienti da altre Diocesi potranno svolgere il servizio in ragione dell’autorizzazione concessa dalla Diocesi di provenienza e comunque nell’osservanza delle presenti norme. Qualora venisse scelto un operatore privo di accreditamento, è dovere del 15


sacerdote responsabile della chiesa fornire, con opportuno anticipo, al medesimo operatore le presenti norme ed assicurarsi che egli vi si atterrà scrupolosamente. 11. L’inserimento nell’elenco degli operatori accreditati presso la Diocesi viene concesso a coloro che hanno partecipato agli incontri e sono regolarmente iscritti alla Camera di Commercio con propria Partita IVA. L’Ufficio Liturgico Diocesano potrà eventualmente revocare l’accredito per gravi inadempienze del presente regolamento. L’elenco degli operatori accreditati, per opportuna informazione, sarà inviato alle parrocchie. L’Ufficio Liturgico diocesano organizzerà degli incontri di aggiornamento e di verifica (una volta all’anno) per favorire l’attuazione del presente regolamento. Gli operatori si faranno garanti per l’osservanza delle disposizioni suddette nei confronti dei loro collaboratori. 12. Il fotografo non dimentichi, soprattutto se è credente, che anch’egli, durante la celebrazione, è chiamato a prendervi parte attivamente con un comportamento corretto. In tal modo egli potrà offrire una buona testimonianza di fede, e anche suscitare e sostenere la partecipazione dei fedeli. Momenti privilegiati per l’azione del fotografo sono: Nella celebrazione del Matrimonio: - l’ingresso in chiesa - la memoria del Battesimo con l’aspersione - il rito del matrimonio - la presentazione dei doni - il rito della pace - la comunione - i riti conclusivi con la firma del registro - l’uscita dalla chiesa. Nella celebrazione del Battesimo: - l’ingresso in chiesa - l’accoglienza con il segno di croce sulla fronte 16


- l’unzione sul petto con l’Olio dei catecumeni - l’infusione dell’acqua (o l’immersione) - l’unzione sulla fronte con il Crisma - la consegna della veste bianca e del cero - i riti conclusivi davanti all’altare; Nella celebrazione della Confermazione e della Prima Comunione: - si prendano accordi con il Parroco per documentare i momenti di particolare rilievo (crismazione, comunione), che sono momenti individuali da trattare con grande discrezione - si consideri anche la possibilità di un gruppo fotografico al termine della celebrazione. Nel rito delle Esequie: - si richiede una particolare sensibilità verso il dolore dei familiari, che possono esprimere la volontà di non permettere riprese fotografiche e/o televisive all’interno della chiesa. Anche il diritto di cronaca in questo caso deve essere esercitato con discrezione; - nel rito si possono riprendere l’accoglienza del defunto e i momenti finali del saluto, dell’aspersione e dell’incensazione. Durante la liturgia della Parola (letture e omelia) e durante la Preghiera Eucaristica (dal Prefazio al Padre nostro) eventuali foto e riprese sono da realizzare con la massima discrezione. Dopo la celebrazione ci sarà maggiore possibilità di effettuare fotografie e riprese di gruppi o di singole persone, conservando tuttavia il rispetto al luogo sacro, alla presenza eucaristica e all’arredo (particolarmente all’altare e agli altri elementi del presbiterio).

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b. Il Servizio dei Fioristi Le indicazioni e le norme contenute in questo documento hanno lo scopo di offrire ai fioristi un sicuro contributo e una più chiara garanzia alla loro professionalità che, nel caso della celebrazione di un Sacramento, emerge nella misura in cui il servizio svolto è rispondente alla natura e al significato della celebrazione liturgica e coerente con il luogo in cui essa si svolge. I fioristi non credenti sono invitati a tenere presente quanto la Chiesa crede e vive nelle sue celebrazioni. Essi si impegnino a rispettare la natura e l’esigenza dei luoghi e delle celebrazioni nelle quali prestano servizio. I fiori all’interno di una celebrazione sono segno della vita nuova che Dio offre all’uomo; esprimono la festa, la gioia, la bellezza, la ricchezza (come varietà dei doni) di ciò che si celebra; indicano l’offerta, proprio perché vengono recisi e donati, alle persone e soprattutto a Dio. Indicazioni generali 1. Nella realizzazione delle composizioni si valuti attentamente lo stile architettonico del luogo da addobbare. Una composizione floreale per una cappella deve essere diversa da quella proposta per una basilica in termini di masse, volumi e posizione. Si tenga conto anche dei colori dominanti nelle decorazioni (pitture, fregi, pavimenti, vetrate, marmi, ecc.) per intonarvi le composizioni. 2. Si ponga particolare attenzione al tempo liturgico nel quale avviene la celebrazione. «Nel tempo di Quaresima è proibito ornare l’altare con fiori. Fanno eccezione tuttavia la domenica Laetare (IV di Quaresima), le solennità e le feste» (Ordinamento Generale del Messale Romano n. 305). Poiché il centro dell’anno liturgico è la Pasqua e tutto deve esservi orientato, si faccia in modo che anche l’addobbo traduca il primato pasquale e vi conduca con scelte appropriate. 3. L’ornamento dei fiori sia sempre misurato (Ordinamento Generale del Messale Romano n. 305). Una composizione resta sempre uno strumento per condurre l’attenzione e nutrire la contemplazione del fedele a Cristo, centro del mistero celebrato. Ogni eccesso e spreco deve essere bandito perché contrario alla logica evangelica. 18


Valga la regola d’oro: la chiesa si addobba come nelle grandi solennità che la parrocchia celebra: la Pasqua, il Natale, la festa del Santo Patrono. Non si chieda nulla di più rispetto a quello che si è soliti fare in circostanze simili. 4. L’addobbo floreale sia limitato alla zona del presbiterio perché sia messa meglio in evidenza la centralità dell’altare, fulcro della celebrazione, verso il quale deve convergere spontaneamente l’attenzione di tutta l’assemblea. Si eviti di trasformare la chiesa in una serra o in giardino fiorito, a scapito della partecipazione, con ostentazione di lusso e di sfarzo. La decorazione floreale non può e non deve in alcun modo ostacolare il corretto svolgimento del rito. L’assemblea ha diritto di eseguire spostamenti, processioni, gesti di contemplazione. E tutto questo non può essere sacrificato dalla presenza, talvolta invadente, dei fiori. I vari elementi: altare, ambone, tabernacolo, croce, devono essere messi in evidenza, e non soffocati, dai fiori. Sulla mensa dell’altare non vengano posti fiori, piuttosto si dispongano attorno ad esso (Ordinamento Generale del Messale Romano n. 305). Vengano utilizzati fiori recisi per il loro alto valore simbolico della donazione totale che si coniuga bene nell’offerta tra Dio e l’uomo vissuta nel sacramento dell’altare. 5. Il posto degli sposi va debitamente curato e adornato ma non deve in nessun modo mettere in ombra l’altare. 6. Non è consentito porre drappi, nastri e fiori alla porta della chiesa, come anche rivestire con drappi i banchi o ornarli con nastri, fiori e candele. Lo stesso valga per il corridoio della navata nel quale non sono consentiti fiori, nastri, candele, colonne, piante, cesti di fiori e di frutta, archi di verde. Si eviti pure di porre petali, sia veri che finti, sul tappeto. Non si appoggino composizioni floreali sul tabernacolo e non si sposti la suppellettile propria della chiesa. Non si pretenda di addobbare e mettere fiori ovunque si trovino spazi liberi. 7. Si eviti di rendere pompose le composizioni con l’aggiunta di nastri e carte dai colori vistosi, sia sui contenitori che tra i fiori, e colorazioni artificiose dei fiori medesimi: non ce n’è bisogno, se il criterio dev’essere quello della semplicità e sobrietà, ed è altresì buona norma rispettare la natura dei fiori. 19


8. Non sono permesse composizioni miste di fiori e frutta, con vernici che rendono inutilizzabile la frutta destinandola al macero ed offendendo la povertà e Dio creatore che ci dona la frutta, non come elemento decorativo, ma come sostentamento dell’uomo. 9. L’addobbo floreale viene donato ed è per il Signore non è semplice scenografia; perciò i fiori usati per le celebrazioni devono restare in chiesa. Non potranno in nessun caso essere portate via al termine della celebrazione. 10. L’eventuale riso che lanciano gli invitati va posto fuori dalla chiesa. È vietato apporre coppetti di riso sui banchi. 11. Laddove si presenti la necessità di celebrare più di un matrimonio nella stessa giornata, non si accetti assolutamente che vengano buttati via gli addobbi floreali dei primi per far posto ai secondi: imperdonabile offesa alla povertà; di comune accordo, invece, si scelga un unico fioraio che realizzi un addobbo valido per gli uni e gli altri, dividendosi le spese, o meglio ancora, devolvendo il risparmiato ad opere caritative. Si ricordi sempre che ornare la chiesa non è la stessa cosa che ornare la casa degli sposi o il ristorante. 12. Nella celebrazione del Sacramento del Battesimo: non si dimentichi di adornare adeguatamente il fonte battesimale e il cero pasquale. Nella celebrazione delle Esequie: non si pretenda di introdurre in chiesa tutti i fiori che vengono offerti per il defunto. Sarebbe di pessimo gusto sommergere di fiori l’altare, altrettanto lo è sommerge la bara. 13. I fioristi siano accreditati presso la Diocesi avendo partecipato agli appositi incontri. Gli operatori provenienti da altre Diocesi potranno svolgere il servizio in ragione dell’autorizzazione concessa dalla Diocesi di provenienza e comunque nell’osservanza delle presenti norme. Qualora venisse scelto un operatore privo di accreditamento, è dovere del sacerdote responsabile della chiesa fornire, con opportuno anticipo, al medesimo operatore le presenti norme ed assicurarsi che egli vi si atterrà scru20


polosamente. 14. L’inserimento nell’elenco degli operatori accreditati presso la Diocesi viene concesso a coloro che hanno partecipato agli incontri e sono regolarmente iscritti alla Camera di Commercio con propria Partita IVA. L’Ufficio Liturgico Diocesano potrà eventualmente revocare l’accredito per gravi inadempienze del presente regolamento. L’elenco degli operatori accreditati per opportuna informazione sarà inviato alle parrocchie. L’Ufficio Liturgico diocesano organizzerà degli incontri di aggiornamento e di verifica (una volta all’anno) per favorire l’attuazione del presente regolamento. Gli operatori di cui sopra si faranno garanti per l’osservanza delle disposizioni suddette nei confronti dei loro collaboratori.

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INDICE

I. LA CHIESA CHE CELEBRA

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II. LO SPAZIO CELEBRATIVO La Porta La Sede L’Ambone L’Altare Il Tabernacolo Il Fonte battesimale

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III. LA STRUTTURA DELLA CELEBRAZIONE a. I riti di introduzione b. La liturgia della Parola c. La liturgia del Sacramento Il rito del Battesimo Il rito della Confermazione Il rito del Matrimonio Il rito di Ordinazione d. La liturgia Eucaristica e. I riti conclusivi

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IV. ORIENTAMENTI E NORME a. Il servizio dei fotografi e dei cineoperatori Indicazioni generali Momenti privilegiati per l’azione del fotografo b. Il servizio dei fioristi Indicazioni generali

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