Messaggio conclusione giubileo

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DIOCESI DI TEGGIANO-POLICASTRO

A voi, cari presbiteri, il cammino giubilare ci ha ricondotti alla logica di sempre: la comunione affettiva ed effettiva tra noi, tra le parrocchia, nell’orizzonte foraniale, poi quello diocesano ed infine con un territorio concreto. La parrocchia è lo spazio naturale per ogni autentico cammino di fede, non esistono parrocchie isolate, autoreferenziali, ma solo parrocchie “in rete”, o meglio “in condivisione”. Papa Francesco, nello scorso mese di luglio, durante la Giornata Mondiale della gioventù, parlando ai vescovi polacchi, ha detto: “Oggi essere parroco è faticoso: portare avanti una parrocchia è faticoso... il rinnovamento della parrocchia è una delle cose che i vescovi devono 10 avere sempre sotto gli occhi…” . La parrocchia si rinnova con la catechesi, la visita capillare alle famiglie, la disponibilità al discernimento, all’accompagnamento spirituale personale, all’animazione di associazioni, movimenti, gruppi e alla cura dell’oratorio. Il recupero della Domenica, giorno del Signore, Pasqua della settimana, nonché ultimo segno cristiano del nostro occidente laicizzato, richiede che mettiamo ogni impegno perché le nostre 11 liturgie “splendano per nobile semplicità” , sapendo che

“di ben poca utilità saranno le cerimonie più belle o le associazioni più fiorenti, se non sono volte a educare gli 12 uomini alla maturità cristiana” . Tuttavia non chiudiamo gli occhi al territorio, ai problemi sociali. A noi il compito di segnalare derive, intercettare il disagio, offrire collaborazione e sostegno a coloro a cui compete trovare soluzioni, “così la Chiesa, con i singoli suoi membri e con tutta intera la sua comunità, crede di poter contribuire molto a umanizzare di più la famiglia degli uomini e la sua storia”13. Mettiamo al bando l’individualismo pastorale e la solitudine presbiterale. Mi auguro che ognuno di voi possa dire: “La misericordia mi ha toccato il cuore”. A voi tutti, fratelli e sorelle in Cristo, uomini e donne di buona volontà, che ogni giorno portate i pesi della quotidianità, la stanchezza di giorni apparentemente senza vigore, a voi rivolgo una parola di speranza. Il Giubileo spero che non sia stato solo un momento celebrativo, ma una vera esperienza di fede. Chiuse le Porte sante cosa porteremo con noi? La conclusione di un anno di iniziative? Un anno di riflessioni sulla Misericordia di Dio? No, avremmo sciupato il nostro tempo. Ora, a conclusione di questo anno di grazia, siamo chiamati tutti, ma soprattutto noi credenti, a far scoprire ancora più forte la presenza di Dio in mezzo a noi. E quando le nubi della fatica e della disperazione, del dolore, della paura, dell’angoscia sembreranno prevalere, tutti insieme alziamo lo sguardo verso i cieli e chiediamo a Colui che ci è Padre e fonte della vita di donarci i suoi stessi sentimenti, in particolare i sentimenti di umiltà e di mitezza. Una volta rivestiti di questi due doni potremo, con la vita e le opere, annunziare le meraviglie del Padre celeste: “Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo” (Ef 2, 45). Il Giubileo ci ha ricordato che non siamo mai soli. Lui cammina accanto e, “come ai discepoli di Emmaus, ci 14 svela il senso delle Scritture e spezza il pane per noi” .

Papa Francesco, Incontro con i vescovi polacchi, Discorso del Santo Padre, Cattedrale di Cracovia, mercoledì, 27 luglio 2016. 11 CONCILIO VATICANO II, Cost. sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium (4 dicembre 1963), n. 34.

12 CONCILIO VATICANO II, Decreto sul ministero e la vita dei presbiteri Presbyterorum ordinis, (7 dicembre 1965), n. 6. 13 CONCILIO VATICANO II, Cost. pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes (7 dicembre 1965), n. 40. 14 Rito della Messa, Preghiera Eucaristica Va, Dio guida la sua Chiesa.

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La nostra Chiesa di Teggiano-Policastro, in un rinnovato sussulto di speranza annunciata, celebrata, e testimoniata, attinga forza dalla consapevolezza che Dio ci precede, ci accompagna e, con amore, vigila su tutti noi. Questa certezza sia la nostra forza e la nostra speranza. Di cuore vi benedico. Teggiano, 13 Novembre 2016 XXXIII Domenica del Tempo Ordinario

Vescovo di Teggiano-Policastro

Preghiera per il Giubileo O Dio clemente e Padre nell’amore, custode del destino dei popoli, ci hai mostrato il volto della misericordia in Gesù Cristo, nostro fratello e nostro Redentore. Effondi lo Spirito della consolazione sulle nostre ferite, rendici costruttori di un futuro di speranza. La nostra carità non abbia confini! Facci gustare la bellezza della preghiera e dei silenzi che parlano di Te e nei quali Tu ci parli! L’amore alla nostra terra e la concordia tra noi alimenti la generosità dell’impegno, l’efficacia della collaborazione, la sincerità della comune ricerca per ciò che veramente conta. La Vergine Maria, Donna delle Beatitudini, Madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, ci doni “l’Eterno”. Amen.

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dioso che lui ha verso di voi. Non scoraggiatevi mai, né diventate preda della disperazione. Non abbiate paura! Se voi lo volete e se in voi vi è la speranza, cambierete il mondo e non lascerete che il mondo cambi voi. Ma, soprattutto, non lo lascerete cambiare dagli altri. Vivete senza creare steccati, ma ponti. Non chiudetevi in voi stessi, ma gridate con la gioia e con la vita il vostro essere credenti. Il cristiano autentico è sempre un rinnovatore, uno che va controcorrente, uno che pensa positivo. Mi piace ricordare quanto afferma il Cardinale Carlo Maria Martini: “La vera distinzione non è tra chi crede e chi non crede, ma tra chi pensa e chi non pensa”. Aiutateci a comprendere, carissimi giovani, il vostro linguaggio, ad intercettare i vostri sentimenti, a valorizzare la grande sete di autenticità e di pienezza di vita che portate in voi. Vivete la vita nella gioia vera, avendo fiducia nel Signore!


“Grazia, misericordia e pace saranno con noi da parte di Dio Padre e da parte di Gesù Cristo, Figlio del Padre, nella verità e nell’amore” (2 Gv 1,3). Il Giubileo, tempo di grazia che viene dall’alto e scende sulle nostre persone e comunità, voluto da papa Francesco, giunge a conclusione. Nel rito di apertura vi era una bellissima invocazione: “O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono, donaci di vivere un anno di grazia, tempo propizio per amare te e i fratelli nella gioia del Vangelo”1. Il Giubileo è un tempo opportuno di Misericordia, che opera nei nostri cuori di credenti e in tutta la società. Nasce, dunque, una domanda: ma il cuore dei battezzati e l’intera società sono stati toccati da questa Misericordia Divina? Ed in che modo? In particolare: avvertiamo come prioritario il bisogno di far diventare il Vangelo vera cultura che educa e fa crescere i nostri territori? Insorge nel mio cuore un interrogativo che condivido con voi tutti presbiteri, diaconi, religiosi/e e fedeli laici: abbiamo vissuto in profondità questo tempo di grazia? Ora è il tempo della testimonianza. Papa Paolo VI disse: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei 2 testimoni” . Il centro della vita spirituale di questo Giubileo è stata la beatitudine della Misericordia. Nel Vangelo di Matteo risuona questa parola di Gesù: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Mt 5,7). Questa parola è rivolta principalmente a noi presbiteri e diaconi che continuamente siamo operatori di misericordia, alle religiose chiamate attraverso il loro carisma ad essere misericordiose accanto agli ultimi, ai religiosi che, vivendo in comunità, sono chiamati a sperimentare quotidianamente la misericordia e poi farne parte agli altri, e ai seminaristi che custodiscono nel cuore il sogno di una Chiesa in uscita missionaria. Ma nelle complesse vicende del mondo, quanta misericordia anche i laici sono chiamati ad accogliere e ad esercitare in prima persona in 1

Dal Rito di apertura della Porta Santa. 2 PAOLO VI, Discorso ai Membri del «Consilium de Laicis» (2 ottobre 1974).

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Il mio pensiero va a voi che siete stati scelti per esercitare un’autorità civile o militare, o ricoprite il delicato incarico di essere responsabili delle istituzioni educative del nostro territorio, e più in generale a tutti i fedeli laici. Papa Francesco nell’omelia del Giovedì Santo di quest’anno, ha usato un’espressione che vorrei consegnarvi: “La misericordia restaura tutto e restituisce le per5 sone alla loro dignità originaria” . Carissimi, oggi la dignità umana viene più volte calpestata. Solo facendo un lavoro di sinergia, possiamo restituire all’umanità quel

dono che Dio ha fatto all’inizio con la creazione: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza” (Gen 1, 26). Non dimenticate mai che noi portiamo, in tutto quello che siamo e facciamo, la presenza di Dio. L’uomo non può e non deve essere dimenticato. L’oblio dell’uomo è oblio di Dio, e viceversa. Molti poveri e bisognosi, italiani e migranti, bussano alle porte delle nostre comunità civili e parrocchiali cercando conforto e solidarietà. Nella Costituzione pastorale del Concilio Vaticano II leggiamo: “Si può pensare legittimamente che il futuro dell’umanità sia riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ra6 gioni di vita e di speranza” . Insieme possiamo aprire le porte della misericordia e della solidarietà. Apriamo le porte alla dignità umana e insieme sperimentiamo la grave responsabilità di edificare il bene comune, in questo tempo in cui lo smarrimento e la gran confusione potrebbero indurre alla paura e alla rassegnazione. Il lavoro diventa sempre più precario, la famiglia vacilla e si connota di fragilità, il mondo vive il dramma delle guerre, “fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che «geme e soffre le doglie del parto» (Rm 7 8,22)” . Resta prioritario ed emergente anche per il nostro territorio la questione ambientale. In un contesto come questo, insieme siamo chiamati a costruire una società radicata nella speranza che sappia incarnare una ecologia integrale che “richiede di dedicare un pò di tempo per recuperare la serena armonia con il creato, per riflettere sul nostro stile di vita e i nostri ideali, per contemplare il Creatore, che vive tra di noi e in ciò che ci circonda, e la cui presenza «non deve essere costruita, ma scoperta e svelata»”8. Nella prospettiva delle alleanze e delle concretezze, rivendichiamo il riconoscimento del capitale umano che i nostri territori generano in rapporto alla qualità della vita e ad una conversione ecologica globale e che le nostre popolazioni hanno gelosamente custodito. Sappiamo che bisogna sconfiggere l’ossessione del computo numerico,

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ogni ambito del vissuto! Gesù, senza fare distinzioni, proclama “beati” coloro che hanno il cuore aperto ai poveri di ogni tipo, un cuore aperto alle miserie umane. Un cuore capace di amare seriamente. Ma anche un cuore che, continuamente, insieme a tutto il popolo di Dio, si mette alla ricerca della Misericordia del Signore. Sant’Agostino, il grande cercatore di Dio, dirà apertamente: “Ci hai fatti per Te e 3 inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te” . Chi può dire di non sentire questa misteriosa inquietudine? Molti uomini spinti dal desiderio della verità, hanno incontrato Dio; altri, apparentemente, soffocano l’insopprimibile nostalgia di Dio. Noi presbiteri, anche se continuamente sommersi da domande di sempre ed interrogativi inediti, abbiamo il compito di donare misericordia, di illuminare di Divino tutto ciò che è umano, e di rafforzare il presente con lo sguardo verso l’Eterno. Ecco il percorso semplice di un rinnovato umanesimo in Cristo Gesù. Cosa abbiamo imparato da questo Giubileo? Sicuramente abbiamo appreso che per essere dispensatori di misericordia dobbiamo anche noi assimilarla e sperimentarla continuamente. La misericordia rigenera le relazioni interpersonali, familiari, sociali ed ecclesiali. Una pericolosa insidia incombe su tutti: la superficialità, la fretta, l’incomunicabilità. Sono tutti segnali forieri di quell’indifferenza “globalizzata che ci rende vicini, ma non ci 4 rende fratelli” .

AGOSTINO, Le Confessioni, I,1,1. BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, 19. 5 FRANCESCO, Omelia nella Santa Messa del Crisma (24 marzo 2016).

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CONCILIO VATICANO II, Cost. past. Gaudium et spes (7 dicembre 1965), n. 31. FRANCESCO, Enc. Laudato si' (24 maggio 2015), n. 2. Ibid., n. 225.

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l’idolatria dei risultati e delle efficienze economiche. Non possiamo rassegnarci alla difesa esclusivamente verbale delle cosiddette “aree interne”, c’è un impegno concettuale, reale ed economico che dobbiamo assolutamente richiedere alle istituzioni centrali. Voi famiglie, che ogni giorno avete le preoccupazioni e le gioie del focolare domestico, siete chiamate e vivere sempre più nell’unità. Diventate i custodi gli uni degli altri! Volgete spesso il vostro sguardo al volto misericordioso di Cristo: Lui che ha vissuto l’esperienza terrena con un padre ed una madre, conosce le fatiche e le speranze della quotidianità. A lui affidate voi stessi e i vostri figli, perché si sentano abbracciati dalla tenera misericordia del Padre e comprendano che essa è frutto della vostra preghiera. Non stancatevi di essere famiglia, di essere genitori, di essere figli. Papa Francesco all’apertura del Concistoro, ha rivolto ai cardinali presenti queste parole che consegno a voi: “La famiglia oggi è disprezzata, è maltrattata, e quello che ci è chiesto è di riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere famiglia oggi; quanto è indispensabile questo per la vita del mondo, per il futuro dell’umanità. Ci viene chiesto di mettere in evidenza il luminoso piano di Dio sulla famiglia e aiutare i coniugi a viverlo con gioia nella loro esistenza, accompagnandoli in tante difficoltà, con una pastorale intelligente, coraggiosa e piena d’amore”9. La Chiesa non vi abbandona, ma vi accompagna e vi custodisce. Abbiate sempre in voi il coraggio di ricominciare e chiedete a Maria, madre della Misericordia, di donarvi gli stessi sentimenti e lo stesso amore che furono della famiglia di Nazareth. Cari giovani, lasciatevi abbracciare dalla Misericordia di Dio! Non fate prevalere in voi un mondo che vi offre false chimere e sogni irrealizzabili. Vivete la vostra giovinezza sperimentando la gioia di essere veramente importanti per Dio. Lui che non tradisce, non abbandona e non dimentica, vi porta sul palmo della sua mano. Siate sognatori di cose belle, vere, autentiche, fidandovi di Dio! Solo così sperimenterete veramente il grande amore misericor9

ID., Parole al Concistoro Straordinario (20 febbraio 2014).

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