CLICHÈ VERRE

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MUSINF MUSEO COM UNALE D’ARTE MODERNA / SENIGALLIA in collaborazione con M EDIATECA DELLE M ARCHE OSSERVATORIO DI STORIA E TECNICHE DELLA FO TOGRAFIA DIRETTO DA CARLO EMANUELE BUGATTI

CLICHÈ VERRE AGENDA 2009

NUNZIO SOLENDO - LA FOGLIA - clichè-verre


OSSERVATORIO DEL CLICHÈ VERRE ANNA BOSCHI RENATO GALBUSERA AROLDO GOVERNATORI MARIA JANNELLI ALFONSO NAPOLITANO GIORGIO PEGOLI NUNZIO SOLENDO

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MUSINF OSSERVATORIO DI STORIA E TECNICHE DELLA FO TO GRAFIA DIRETTO DA CARLO EMANUELE BUGATTI

CLICHÈ VERRE AGENDA

2009

QUADERNI DEL MUSINF

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Stefano Schiavoni Consigliere comunale delegato ai progetti della fotografia

I LABORATORI DEL CLICHÈ VERRE A cominciare dalla mostra stenopeica, allestita al palazzo del Duca, sono state varie le iniziative che nel 2008 il Musinf di Senigallia ha dedicato allo studio della storia e delle tecniche della fotografia. Molti sono stati gli iscritti al corso di antiche tecniche fotografiche, coordinato da Massimo Marchini e notevole interesse, anche a livello nazionale, ha suscitato il laboratorio dedicato al cliché verre. Si tratta di una tecnica fotografica, che ebbe grande successo tra gli artisti francesi della scuola di Barbizon. Si dedicarono al clichè-verre maestri come Corot, Delacroix, Millet, Rousseau, Daubigny. Nel Novecento la tecnica fu ripresa da Man Ray e Picasso. Ho letto con interesse, anche per motivazioni legate alla mia attività di insegnamento, il manifesto operativo del laboratorio senigalliese sul clichè-verre, che porta la firma di Nunzio Solendo. Ho trovato che il manifesto si presenta come un modello di programmazione didattica e sperimentale.

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Prende le mosse dalla verifica dell’esperienza tecnica del procedimento storico del cliché-verre riconducibile alla maniera della preparazione della lastra all’acquaforte. Di questa esperienza si propone intenzionalmente l’abbinamento con le più recenti esperienze esecutive di MoholyNagy e di Man Ray. Ma non senza proporre di innestare su questi precedenti la sperimentazione di personali procedimenti creativi ed esecutivi del cliché, abbinando le maniere storiche e moderne. In sostanza proponendo di rapportare al segno inciso la sovrapposizione di superfici o forme trasparenti, l’utilizzo di colle o mastici, pigmenti e colori, la mediazione di pellicole graffiate o tratteggiate, i fotogrammi in negativo/positivo. Laicamente aprendo a quanto altro potesse giovare al principio eliografico del cliché-verre. Indicando infine di connettere l’originalità tecnica e compositiva con l’ideazione e la preparazione personale della lastra trasparente, in negativo. Apparendo scontato a Solendo che nella esecuzione-procedimento artistico risiede la capacità formale e ideativa del singolo operatore visivo, pittore o fotografo che sia. L’artista a

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priori dovrebbe avere un progetto oggettivamente orientato alla realizzazione dell’opera, nel caso il cliché-verre. Fin qui il progetto didattico perché l’indicazione estetica di Solendo sta neIla segnalazione del binomio tra segni incisi e segni di luce che, nella lezione estetica di Solendo tratteggiano il sapere della idea creativa tradotta in cliché-verre. Ho visto la mostra dei clichè-verre del gruppo di lavoro senigalliese sia a Cartacanta, sia al Musinf. Mi sono sembrati assai belli.

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Carlo E. Bugatti Direttore Museo comunale d’arte moderna, dell’informazione e della fotografia

IL GRUPPO DILAVORO SUL CLICHÈ VERRE Certamente mi fa piacere l’attenzione continua con cui Nunzio Solendo, protagonista di rilievo della Pop Art romana e storico titolare della prima cattedra di pittura dell’Accademia di Belle arti di Roma, ha voluto seguire l’esperienza dei laboratori sul clichè-verre, animati dal Museo d’arte moderna e della fotografia di Senigallia. Il successo dell’esposizione a Cartacanta 2008 della prima suite di clichè-verre prodotti a Senigallia ha incoraggiato all’edizione di questa piccola agenda, che riproduce alcune immagini dal port-folio di immagini lì esposte. Nelle pagine che seguono viene pubblicato anche un itinerario storico del clichè-verre, redatto dal prof. Solendo, cui recentemente è stata affidata la presidenza onoraria del gruppo di lavoro, che ha base presso il Musinf. Del gruppo fanno parte, oltre Solendo, i pittori Alfonso Napolitano e Aroldo Governatori, i

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fotografi Massimo Marchini, esperto di antiche tecniche di stampa, Marco Mandolini, raffinato operatore di camera oscura e Giorgio Pegoli, il noto fotoreporter senigalliese che si divide tra le testimonianze sulle crudeli guerre del nostro tempo e la pratica artistica della rayografia. E’ un gruppo di lavoro al quale hanno dato la loro adesione anche Renato Galbusera, professore all’Accademia di Belle arti di Torino, Maria Jannelli, che insegna al Liceo artistico di Brera e Anna Boschi, testimone in Italia della scuola di Corrispondenza di Ray Jonson, da cui è nata la mail art. Le opere prodotte dal gruppo del clichè-verre sono certamente interessanti e in tanti mi scrivono e mi telefonano per saperne di più su una tecnica che appassionava Corot e che ha avuto interpreti importanti come Picasso e Man Ray. Dunque come non essere incoraggiati da tante testimonianze di interessamento? In questi giorni ha scritto Nunzio Solendo che “ricorderà 4 ottobre 2008 come una data significativa. Perché ha portato un contributo alla cultura della rinascenza del cliché-verre contemporaneo”. Nell’occasione della quarta Giornata Naziona-

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le del Contemporaneo indetta dall’ A.M.A.C.I. Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani per il 4 ottobre 2008, il Musinf di Senigallia, Museo dell’Informazione e della Fotografia, ha promosso ed animato un evento di discussione e lavoro sul clichè-verre. Un evento che Solendo ha definito “un valido progetto capace della vasta diffusione, in Italia e in Europa, dell’ identità culturale del Musinf e del Comune di Senigallia quale Città della Fotografia”. Un progetto, che intende incentivare gli artisti, i fotografi e gli operatori visivi ad indagare e a sperimentare un aspetto della contemporaneità delle arti visive, che propone prospettive assai diverse dalla massificazione globale di sistemi operativi e formali, i quali delegano al tecnicismo digitale ogni operazione di risoluzione dell’immagine visiva. Dunque una prospettiva diversa, basata sulla capacità espressiva, manuale, artigianale e creativa, soggettivamente diretta alla esecuzione del cliché-verre. Il quale ha la prerogativa di essere un’ “originale opera d’arte”. Con Ruggero Passeri, il giornalista La Volpe e lo stesso Solendo ho partecipato ad un convegno, promosso da vari enti, tra cui la Mediateca delle Mar-

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che, tenutosi in una delle sale del Senato sulle tematiche attualissime della crossmedialità. Il convegno concludeva l’esperienza di un gruppo di giovani, che erano stati anche al Musinf nell’ambito di un corso, assai operativo, sulle tecniche emerse ed emergenti della crossmedialità. Ci avevano colpito negli interventi delle corsiste parole, accenti, tensioni, speranze sulla sinergia di linguaggi e tecniche espressive digitali. Con Solendo, salutandoci ci eravamo detti che, in fondo, anche gli impressionisti della scuola di Barbizon, con il clichè-verre, si erano trovati, con l’avvento della fotografia, a sperimentare un’operazione crossmediale. Avevano cercato di tirare fuori subito dalla rivoluzione tecnica della fotografia qualche cosa di utilizzabile nella loro esperienza di artisti.

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Nunzio Solendo Professore emerito della Cattedra di Pittura Accademia di Belle Arti di Roma

STORIA E ATTUALITÀ DEL CLICHÈ VERRE L’itinerario della fotografia inizia nel 1822 con la fototipia di Joseph Niepce. A Hippolyte Bayard si deve l’invenzione di un procedimento di Stampa positiva diretta. Allestì, nel 1839, una prima esposizione dei suoi lavori. Era riuscito a precedere i dagherrotipi di Louis Daguerre. Nello stesso anno Fox Talbot aveva ottenuto stampe su carta particolarmente sensibilizzata. Solo in quel periodo cominciò a prendere piede il termine, poi diffusosi e consolidatosi, di fotografia. Delle novità introdotte dai procedimenti fotografici furono subito interessati gli incisori, logicamente attenti a tutte le possibilità tecniche di duplicazione dell’immagine. Acquafortisti e litografi trovarono spazio nell’applicazione sperimentale ed artistica della fotografia, applicandosi in un Procedimento eliografico, denominato Cliché-verre. Trattandosi di celebrità nel settore delle arti le loro esperienze furono notate e molto seguite.

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La stampa denominata cliché-verre, è prodotta dalla luce, che attraversa la trasparenza della matrice di vetro. Il segno dell’immagine fotografica, nei primi clichè-verre, richiamandosi alle tradizionali tecniche incisorie, è ottenuto dall’artista attraverso l’uso di una punta metallica, che agisce sulla vernice di copertura del vetro. Riferendosi alle caratteristiche della matrice e al ruolo fondamentale della luce questo procedimento tecnico è stato anche denominato, nel tempo, clichè trasparente, eliografia, fotocalco, fotoeliografia, fototipia, lastra al negativo. In definitiva è una originale soluzione di stampa. Fotograficamente, a contatto con carta emulsionata, la luce, attraversa la lastra trasparente incisa dall’artista e consente un metodo di tiratura, storicamente innovativo. Va notato che sono dette cliché-verre sia le lastre eseguite manualmente dall’artista sia le stampe fototipiche, derivate per contatto sulla carta emulsionata, una volta sottoposte ad una fonte di luce naturale o artificiale. Il procedimento tecnico del cliché-verre costituisce un unicum tecnico, non associabile alla realizzazione delle stampe all’acquaforte, xilografiche, litografi-

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che e tanto meno monotipiche. Nell’incisone tradizionale le stampe risultano impresse sulla carta, attraverso matrici variamente incise, con l’ausilio del torchio e con l’impiego di appositi inchiostri. E’ solo opportuno notare come per la preparazione delle lastre clichéverre, Corot, gli artisti della Scuola di Barbizon ed altri autori, si siano avvalsi dell’iniziale procedimento di preparazione della lastra ad acquaforte. Hanno, infatti, usato una vernice coprente composta da cera nera e bianca, bitume giudaico liquido e in polvere e trementina. Questa vernice di copertura veniva stesa sulla lastra di vetro con una pennellessa morbida o con un rullo di gomma. Quando la vernice si era asciugata, si procedeva, proprio come nel settore calcografico, all’ affumicazione, con l’ausilio della fiammella di una candela. L’affumicazione, aveva lo scopo di migliorare la rispondenza della vernice al processo di esecuzione del clichè. In alternativa a questa preparazione tradizionale, nata dall’uso incisorio, nel clichè-verre sono state utilizzate varie coperture ad olio, sfruttando anche differenziati spessori e la differente trasparenza alla luce dei colori. L’incisione o l’asporto della

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vernice dalla superficie della lastra nel clichéverre è stato praticato con l’utilizzo di utensili quali punte metalliche, aghi, raschietti metallici. Nei procedimenti d’ispirazione pittorica ad olio o in quelli di derivazione incisoria a vernice molle sono stati utilizzati pennelli a setole corte, di varia durezza. La rimozione a segno della vernice coprente, come la diversificazione degli spessori dei colori ad olio consente l’attraversamento della luce sulla carta emulsionata. Sarà il processo chimico a produrre l’evidenza del segno nei punti ove la vernice è stata incisa o rimossa. Ugualmente varie tonalità di grigio deriveranno dalla diversa capacità di copertura dei colori o dal diverso spessore con cui essi sono stati disposti dall’artista sul vetro. La particolare ed esclusiva stampa d’arte, denominata cliché-verre deriva, dunque, da una scrittura o composizione del vetro inciso o dipinto, che si traduce in photo-graphia, con lo scopo di rappresentare una figurazione mentale e creativa che esclude l’impiego della macchina fotografica e degli obiettivi. Utilizzando il processo chimico la luce determina l’immagine sui materiali fotosensibili posti a

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contatto con il negativo, prodotto manualmente dall’artista. In camera oscura non vi è l’uso dell’ingranditore. E’ opportuno riconsiderare la modernità esecutiva del cliché-verre di Pablo Picasso, Gyula Hàlàsz detto Brassai, Maximilien Ernest, detto Max Ernst, Maurice Tabard. Laszlò Moholy-Nagy, esponente di particolare rilievo del Bauhaus di Weimar, nel 1921 ha realizzato dei fotogrammi, impiegando la tecnica incisoria su lastra negativa fotografica. Un’esperienza percorsa in quello stesso anno anche da Emmanuel Radnitsky detto Man Ray. Il quale aveva iniziato a fotografare impostando la sua ricerca visiva sull’elemento prioritario della luce, andando oltre lo specifico della fotografia tradizionale e delle tecniche specificamente ornative. Man Ray, dal 1921, ha elaborato la possibilità di trasporre in immagini la propria concezione di una realtà visiva, articolata sulle mutevoli proiezioni oggettive. Con ciò, optando per sistemi operativi utilizzati in maniera non convenzionale. Una maniera nuova che ne ampliava l’impatto creativo. A quel periodo, vanno ascritte le cosiddette rayografie o fotogrammi, che sono un procedimento ulte-

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riore rispetto allo stesso storico cliché-verre. Ho sempre ritenuto che ci sia un segnale nell’attività del nostro pensiero, in cui il disegno della più semplice realtà e quello della memoria vanno a coincidere con l’eternità dell’opera. Qualunque segno è uno stato sensibile di libero pensiero e, ogni disegno è parola. Il pensiero è una immagine o una visione compiuta da segni, segnali o simboli che sono parole calligrafiche, palesi o cripte. Il disegno è una opera/azione calligrafica affascinante, creativa o di memoria razionale o poetica. Per me significativamente, come la scrittura dell’antico Egitto che si è espressa in singolari immagini e figure, che si traducono in articolate parole concettuali. Nel realizzare i miei cliché-verre ho pensato al sole e alla sua luce riflessa nella luna, immaginata e catturata in camera Oscura. Ho pensato in penombra la fonte di luce, che impressiona il lampo di genialità, espressa con il segno della mano creativa e pensata dalla ragione, colta dalle immagini volute di segni e significati, nel gesto dell’operare sulle forme evolute dal libero pensiero mentale, prospettando l’immagine immaginata per

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l’attraversamento irradiato della luce in fototipia. Insomma non più usuale inchiostro di stampa su carta con il trasporto del segno d’origine inciso sulla compatta lastra di metallo. Ora la stampa è altro, è cliché-verre. La trasparenza della lastra soggiace nel ricevere la luce, altrove, per fissarsi indelebile sulla carta trattata sensibilmente da tecniche mani operose. Poi la stampa, sublimata dall’acqua, che alimenta i segni e i segnali. Composti questi in forme oggettive, simboliche, dalla nostra mano creativa. La mano è guidata dagli occhi, trasmettitori del sentimento delle immagini. A tutto questo si è ispirata la mia partecipazione alla Rinascenza del cliché-verre, avviata dal Laboratorio contemporaneo del Musinf di Senigallia. Un’Istituzione, alla cui fondazione, in anni lontani, ho partecipato in sinergia con grandi artisti come Umberto Mastroianni, Virgilio Guidi, Gianni Dova, Remo Brindisi, Orfeo Tamburi, Victor Vasarely, Ernesto Treccani, Pietro Annigoni, Pericle Fazzini, Aldo Borgonzoni, Arnoldo Ciarrocchi, Vincenzo Bianchi. Erano tempi in cui, aderendo al progetto museale, elaborato da Carlo Emanuele

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Bugatti, tutti confidavamo, oggi direi giustamente, nella funzionalità dell’arte pubblica e nel ruolo specifico dei nuovi musei, come il Musinf di Senigallia, che infatti è riuscito a consegnare al nuovo Millennio tante Opere importanti del ‘900. Questo non solo nel campo della fotografia, settore in cui il Comune di Senigallia è capofila in Italia per via del fatto di essere riuscita a conservare, prevenendo la dispersione nel mercato, un corpus significativo delle opere del Gruppo Misa, di Giuseppe Cavalli, di Mario Giacomelli, di Ferruccio Ferroni. Con particolare piacere ho saputo che l’architetto di chiara fama internazionale, Paolo Portoghesi, che conosco e stimo da tanti anni, è stato incaricato del Progetto di costruzione di una nuova Sede museale a Senigallia, con spazi e servizi adeguati alla cultura e all’arte. Ritengo che sarà l’occasione per vedere esposto in una collocazione di più vasto prestigio il grande patrimonio del Musinf, costituito dalle sue Opere d’Arte e del Clichè-verre contemporaneo.

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NOTIZIE SUI PROTAGONISTI DEL CLICHÈ VERRE

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Anna Boschi è nata a Bologna, risiede e lavora a Castel S. Pietro Terme (BO). Inizia la sua ricerca alla fine degli anni Sessanta. Espone dal 1974 e dal 1982 si dedica esclusivamente all’attività artistica. Tra le sue presenze più recenti quelle alla Triennale di Bologna; alla 50° Biennale di Venezia - Sezione Extra 50, al Contemporary Art Center “Pyramida” di Haifa. Da anni è attiva nel circuito di Arte Postale (Mail Art), di cui conserva un interessante archivio. Inoltre presenta e cura importanti manifestazioni artistiche ed è autrice di recensioni di artisti contemporanei. Renato Galbusera è nato a Milano nel 1950. Si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera. Dopo aver insegnato al Liceo Artistico I di Milano e all’Accademia di Sassari, è attualmente titolare della cattedra di pittura presso l’Accademia Albertina di Torino. Si è occupato di progettazione, allestimento e cura di esposizioni, che ha realizzato in Italia e all’estero con Maria Jannelli, Pino di Gennaro, Antonio Miano e Claudio Zanini. Aroldo Governatori è nato nel 1937 a Senigallia.

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Si è diplomato all’Istituto d’arte di Urbino, dal 1956 al 1962 è vissuto a Parigi. Ha poi compiuto numerosi viaggi e soggiorni negli Stati Uniti, in Alaska, in Messico. Dal 1967 al 1971 è vissuto a Roma. Poi si è trasferito nel sudovest della Francia, ai piedi dei Pirenei, mantenendo anche il suo atelier a Montmartre. Da Biarritz è tornato recentemente a Senigallia. Frequenti sono i suoi viaggi a Parigi, dove vivono i suoi figli che hanno notevoli affermazioni nel mondo del cinema. Maria Jannelli è nata a Milano nel 1951. Dopo gli studi al Liceo Artistico si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera. Insegna discipline pittoriche al Liceo Artistico I di Milano. Ha esposto, tra l’altro, alla Triennale dell’Incisione e alla Biennale d’Arte alla Permanente di Milano. Alfonso Napolitano è nato ad Avella nel 1950. Sul finire degli anni Sessanta, ha partecipato alle storiche rassegne “Documenta”. Ha esposto alla Mostra per la Libertà della Spagna. Le sue Colombe, realizzate in grandi pannelli di pittura, in xilografia policroma e serigrafia appartengono

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all’iconografia di una stagione importante. Giorgio Pegoli è nato nel 1938 a Senigallia. Nel 1975 ha iniziato i primi reportage in Italia e nel 1978 ha conosciuto il primo fronte, vivendo gli ultimi momenti di guerra in Vietnam. Da allora è stato sempre in prima linea in ogni parte del mondo con più di 50 viaggi, dal Brasile all’India, dalla Cina alla Croazia, dalla Bosnia all’Albania, più volte in Kosovo, Afghanistan, Iraq. Ha documentato il dramma dei civili, la sofferenza e la desolazione dei più deboli. Nunzio Solendo è nato a Reggio Calabria il 3 marzo 1937. E’professore titolare della Prima Cattedra di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, città nella quale vive ed opera. Il 2 Giugno del 2004 il Presidente della Repubblica gli ha conferito l’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. E’attivo esponente delle Arti visive contemporanee, in qualità di pittore, incisore, grafico e progettista. Dal 1953 sono state allestite sue mostre personali e ha partecipato a mostre collettive nelle principali Gallerie d’Arte, Enti Espositivi e Musei italiani ed esteri. Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, sia in Italia sia

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ANNA BOSCHI -Omaggio a Giacomelli - clichè verre

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RENATO GALBUSERA - Volto - clichè verre

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NUNZIO SOLENDO - NS - clichè verre

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AROLDO GOVERNATORI - Paesaggio marchigiano - clichè verre

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ALFONSO NAPOLITANO - Albero - clichè verre

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MARIA JANNELLI - Volto - clichè verre

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ANNA BOSCHI - Life - clichè verre

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AROLDO GOVERNATORI - Paesaggio marchigiano - clichè verre

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NUNZIO SOLENDO - RE FU SO - clichè verre

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GIORGIO PEGOLI - Composizione 1 - rayografia

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ALFONSO NAPOLITANO - Volo - rayografia

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GIORGIO PEGOLI - Composizione 1 - rayografia

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Il Musinf ringrazia advcreativi-ancona per il progetto grafico delle pagine di calendario

L’agenda è stata stampata nel mese di dicembre 2008 presso il laboratorio stampa digitale del MUSINF di Senigallia con la collaborazione di Giada Romano, che cura il progetto di catalogazione del clichè verre.

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COM UNE DI SENIGALLIA M useo Comunale d’Arte moderna, dell’Informazione e della Fotografia Via Pisacane, n°84 - 60019 Senigallia (Italia) tel.071/60424 fax 071/60925 e-mail: artemoderna@musinf-senigallia.it web: www.musinf-senigallia.it

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