ISSN 2283-8791
Notizie e spunti di discussione dal Dipartimento
Ricerche
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Convegni
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Pubblicazioni
Popolazioni mobili e spazi pubblici ♦ AlpInfoNet ♦ Espon Tango ♦ UNI-metrics ♦ Aver-Anciens vestiges en ruine ♦ Architettura del XIX secolo negli Stati del Re di Sardegna ♦ Indagini critiche per il quadro storico-territoriale e paesaggistico del sistema delle Residenze Sabaude inserite nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco ♦ Applicazione della metodologia di Valutazione Integrata Territoriale (VIT) per la costruzione di scenari territoriali del commercio in provincia di Trento ♦ Pandora ♦ Digiline. Linee Guida per la creatività digitale ♦ Linee Guida per i paesaggi industriali in Sardegna ♦ Paris-Adidjan-Cotonou ♦ BioPsr ♦ Shared Territories ♦ Borghi nuovi e insediamenti rurali medievali: storia e paesaggi GFOSS Day 2012 & OSMit 2012 ♦ IUCN 2012 ♦ Il Pianificatore territoriale ♦ European Association for Urban History ♦ Creare paesaggio Biennale 2012 Scenari di paesaggio a livello locale ♦ Città e cultura ♦ Planning and architecture ♦ Disegnare il territorio di una Commenda Magistrale. Stupinigi ♦ Enjoy the landscape. Paesaggio e bellezza ♦ Territorio storico e paesaggio ♦
Notizie Politiche e progetti dell'alloggio sociale: dalla storia alle prospettive, imparando dalla Spagna Dal 22 al 26 ottobre si è svolto presso il nostro Dipartimento il corso di eccellenza proposto dalle prof. Attilia Peano ed Agata Spaziante su un tema di analisi e progettazione urbanistica di grande attualità: le politiche ed i progetti per l’abitazione sociale. Il problema delle politiche per una abitazione destinata a classi sociali svantaggiate è sempre stato acuto in Italia, ma lo è divenuto ancor più in questi ultimi 4 anni, a causa della crisi che ha travolto il settore immobiliare ed ha accresciuto in tutta Europa, ma in particolare nei Paesi economicamente più deboli, il numero di individui e famiglie bisognosi di una offerta pubblica perché sfrattati, insolventi rispetto a mutui molto onerosi stipulati negli anni scorsi, senza casa. Al prof. Moya ed a Graziella Trovato, entrambi docenti presso l’Escuela Tecnica Superior de Arquitectura de Madrid (ETSAM), è stato proposto di esporre le politiche ed i progetti realizzati dalla Spagna durante gli ultimi decenni, quando una abbondanza di risorse, oggi rivelatasi effimera, ha consentito, a Madrid in particolare, una estesa produzione di abitazioni sociali, anche con carattere di sperimentazione tecnologica, architettonica, urbanistica. La sollecitazione del titolo (“imparando dalla Spagna”) si è dimostrata stimolante per il significato provocatorio che questo invito assume oggi: la Spagna è infatti il paese con il minor numero di alloggi in affitto dell’Unione Europea, per effetto tanto dell’esplosione immobiliare avvenuta tra il 1996 e il 2007 (« burbuja inmobiliaria »), quanto dell’occupazione dispersa del territorio, nonchè della presenza di più di 3 milioni di case attualmente vuote anche per l’incoerenza di molte tipologie edilizie rispetto alle attuali esigenze delle famiglie. Dunque gli studenti sono stati effettivamente invitati ad imparare soprattutto dagli errori della Spagna. Accanto alle lezioni, in inglese, il corso ha proposto un esercizio pratico di analisi e di formulazione di proposte, sotto forma di “brief”, per un quartiere di edilizia pubblica torinese, Falchera, il cui nucleo originario è stato progettato negli anni ’50 da un gruppo di autorevoli urbanisti coordinati da Giuseppe Astengo ed è stato poi ampliato con due successivi progetti urbanistici ed architettonici di qualità molto più modesta. Con la collaborazione delle dottorande Nadia Caruso, Elena Pede e Caterina Testa, e della prof. Agata Spaziante, il gruppo di 11 studenti iscritti al corso (9 dei quali stranieri, tra i quali alcuni iscritti ad altri dottorati di Architettura o di Ingegneria) ha elaborato con molto entusiasmo 3 schematiche proposte di intervento sul quartiere per porre rimedio alle più vistose criticità di questo insediamento messe in luce tanto dalla bibliografia quanto dal sopralluogo. Le proposte sono poi state presentate ed animatamente discusse, in un seminario finale a cui hanno partecipato i professori Attilia Peano, Angioletta Voghera, Roberta Ingaramo, Giuseppe Cinà che hanno apprezzato tanto l’inconsueto carattere progettuale alla scala urbana proposto dal corso quanto l’interessante intreccio di formazioni ed esperienze che il vivace gruppo multidisciplinare e multietnico degli studenti ha mobilitato per affrontare il problema anche da punti di vista meno presenti nel dottorato Ambiente e territorio. agata.spaziante@polito.it
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Il”corso di eccellenza “ dei professori Luis Moya e Graziella Trovato per il Dottorato in “Ambiente e territorio”
Spunti di discussione Riordino istituzionale: una buona notizia per il governo del territorio? Carlo Alberto Barbieri Il processo di riordino delle Autonomie territoriali, avviato dal Governo Monti, è stato reso operativo con la Legge sulla cosiddetta “spending review”1 cui ha fatto seguito il DL 188 del 5 novembre 2012 che avrebbe dovuto essere convertito in tempo utile2 per le scadenze imposte dalla legge dal 1 gennaio 2013 e fino al 1 gennaio 2014. E’ un percorso che, con scadenze precise, riguarda le Province, le 10 Città metropolitane, i Comuni italiani di piccole dimensioni. Va però considerato come non si dovrebbe trattare soltanto di un “riordino” istituzionale ma di una prospettiva di cambiamenti3 in assoluto tra i più rilevanti degli ultimi 40 anni4. Sembra cioè possibile riconoscere, nello sviluppo di queste azioni, anche elementi di riforma5, a condizione di saperne intravedere le potenzialità a favore di una prospettiva di innovazione e miglioramento del governo del territorio, della pianificazione e progettazione delle città e dei territori, di nuove politiche dello sviluppo locale, di maggiore efficienza amministratva ed efficacia per i cittadini e le attività (e dunque anche di competitività e concorso a indispensabili azioni di crescita sostenibile). Tre sono i principai campi di questo processo. 1. l’istituzione delle Città metropolitane e la soppressione delle relative Province di Roma, Torino, Milano (con la Provincia di Monza), Venezia, Genova, Bologna, Firenze (con le Province di Prato e Pistoia), Bari, Napoli e Reggio Calabria, a partire dal 1 gennaio 2014 (a 23 anni di distanza dalla L. 142 del 1990 che le introdusse ed ad 12 anni dalla modifica del TitoloV della Costituzione che le inserisce nell’ordinamento della Repubblica). Alle Città metropolitana6 sono attribuite, oltre a tutte le funzioni delle Province che esse sostituiscono: la “pianificazione territoriale generale” e delle reti infrastrutturali; i trasporti e la viabilità; la promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale; i sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici, nonché l’ organizzazione dei servizi di interesse generale metropolitano. Con riferimento alla pianificazione del territorio, più adatte per questa nuova Istituzione sembrano essere sia la pianificazione strutturale che una pianificazione strategica7. Dunque alla Città metropolitana la pianificazione configurativa del territorio e di vision strategica per le politiche e le progettulità ed ai Comuni metropolitani, in coerenza ed interazione con tali pianificazioni, i piani operativi e gli strumenti regolativi. Si potrebbe forse sviluppare così una governance efficace e sostenibile della pianificazione, evitando il rischio di immaginabili resistenze ad una eccessiva perdita di sovranità “urbanistica” dei Comuni (a favore di un’ Istituzione, appena costituita, che presumibilmente faticherà non poco a non essere percepita come sovraordinata o volta a favorire un’ egemonia del Comune capoluogo). 2. Il riordino delle Province e delle loro funzioni, sulla base di due requisiti minimi quali la dimensione territoriale non
inferiore a 2.500 Kmq e la popolazione residente non inferiore a 350.000 abitanti, con il conseguente dimezzamento del numero delle Province italiane (ma con l’assunzione di una dimensione che non può non rafforzarne il ruolo e l’operatività istituzionale a fronte di alcune delle attuali Province di più piccola dimensione ed un po’ improbabile più recente costituzione). 3. L’esercizio associato obbligatorio di funzioni e servizi dei Comuni, con popolazione fino a 5.000 abitanti e 3.000 abitanti, mediante Unione di Comuni o Convenzione fra Comuni, da realizzarsi già dal 1 gennaio 2013 e da concludersi entro il 1 gennaio 2014; con in primo luogo fra tali funzioni associate, la pianificazione urbanistica18. E’ plausibile ritenere che quanto sopra richiamato dovrebbe poter costituire un’opportunità ed uno scenario in divenire più favorevole: ♦ per Province che siano più ente intemedio di quanto non lo siano forse mai state9, per Unioni di Comuni e Città metroplitane che sappiano esprimere politiche e progettualità integrate volte al contenimento del consumo di suolo, alla rigenerazionee urbana, al risparmio energetico, alla efficienza ed efficacia del sistema della mobilità, all’equilibrio ecologico ed ambientale, all’attribuzione di valori condivisi alle qualità della città e dei territori, ad una sostenibile e mirata fiscalità urbana, alla perequazione territoriale10; ♦ per l’attivazione di progettualità dai territori locali in vista di auspicabili nuove politiche europee di crescita, coesione e sostenibilità energetico-ambientale catturando finanziamenti della Programmazione 2014-202011. carloalberto.barbieri@polito.it
NOTE 1. L. 135 del 7 agosto 2012 2. L’annuncio delle dimissioni del Governo entro l’anno e le elezioni anticipate a febbraio 2013 non lo consentirà e tutta la complessa macchina procedurale prescritta dalla Legge 135/12 slitta di un anno. 3. A meno di “pentimenti” ed azioni di “contro-riordino” sempre in agguato in Italia (sotto questo profilo lo slittamento di un anno delle scadenze previste dalla L 135/12 a seguito della fine anticipata della legislatura potrebbe anche invogliare a “ripensamenti”). 4. Dall’istituzione delle Regioni nel 1970 e dalla Riforma delle Autonomie locali del 1990. 5. Anche se il movente principale, nel dibattito politico e mediatico, è stato quasi esclusivamnete quello della riduzione della spesa pubblica ed in particolare dei “costi della politica”. 6. Organi della Città metropolitana saranno il Consiglio (oppotunamente, elettivo di secondo grado e dunque rappresentativo dei Comuni metropolitani) ed il Sindaco metropolitano; lo Statuto della CM stabilirà se il Sindaco metropolitano sia eletto a suffragio universale o sia eletto di secondo grado o sia di diritto il Sindaco del Comune capoluogo. 7. Interpretando in questo senso la “pianificazione territoriale generale” introdotta, con questa denominazione, dalla L. 135/2012 (e che sembra evocare i Piani regolatori o comunque un’ urbanistica regolativa e conformativa della proprietà, che appare invece un’opportunità da lasciare ai Comuni metropolitani). 8. Che potrebbe finalmente riprendere una più idonea dimensione intercomunale avvalendosi del Piano strutturale dell’Unione (non conformativo della proprietà) e lasciando ai Comuni, in coerenza con esso, gli strumenti regolativi e gli eventuali piani operativi. 9. Per più congrue dimensioni e per effetto dell’elezione di secondo grado, maggiormente rappresentative del proprio territorio ed efficaci nella sua pianificazione e coordinamento. 10. Intesa come metodo ed azioni per facilitare scelte concordate tra comuni limitrofi, attivando forme di intercomunalità solidale e cioè giochi a somma positiva nello sviluppo locale, strumenti redistributivi di costi e benefici tra i Comuni . 11. Che saranno assegnati a progetti secondo l’approccio Community Led Local Development-(CLLD).
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Ricerche Popolazioni mobili e spazi pubblici Nel quadro dei progetti finanziati dal PRIN 2009 è in corso di svolgimento una ricerca che ha per oggetto le trasformazioni degli spazi pubblici che derivano dal peso crescente, nelle città, di un complesso di “popolazioni mobili”. Con questo termine ci si riferisce a popolazioni che hanno compiuto in epoca recente un percorso di mobilità di lungo raggio (gli stranieri), ovvero che sono presenti sul territorio di una data città solo temporaneamente (turisti, studenti fuori sede) o che, comunque, sono caratterizzati da stili di vita mobili. Sono questi soggetti i principali protagonisti dei processi di innovazione che riguardano le modalità d’uso dello spazio pubblico urbano, anche se la rilevanza dell’influenza di ciascuna popolazione varia fortemente in base alle specificità di ogni città e, al loro interno, degli ambiti che si considerano. Il gruppo di ricerca nazionale è coordinato da Antonietta Mazzette (Università di Sassari) e comprende unità locali del Politecnico di Torino (responsabile: Alfredo Mela), Milano-Bicocca (F. Zajczyk), Genova (A. Gazzola), Bologna (M. Castrignanò), Perugia (R. Segatori), Bari (L. Bozzo). In ciascuna città sono state individuate le popolazioni su cui concentrare l’attenzione e si sono selezionati uno o più ambiti urbani, nei quali sono in corso le indagini empiriche, svolte attraverso metodi qualitativi e, in particolare, con interviste e tecniche osservative. Inoltre, è stata realizzata una survey con questionario telefonico a scala nazionale (su un campione ponderato di 1806 soggetti), i
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cui primi risultati sono stati resi noti nel corso dell’incontro di coordinamento del progetto, svoltosi a Sassari lo scorso 12 novembre. Tale indagine si propone di individuare le percezioni dei cittadini delle città italiane medie e grandi a riguardo delle tendenze di trasformazione che lo spazio pubblico sta subendo nel periodo recente; i fenomeni considerati riguardano, nello specifico, la privatizzazione, la specializzazione funzionale, i processi di frammentazione e segregazione, l’insicurezza, la dipendenza dall’auto. Il gruppo di ricerca del DIST ha individuato come ambiti di indagine tre parti della città diversamente caratterizzate. La prima è l’area di Barriera di Milano interessata dal progetto Urban 3: essa ha come aspetto dominante il sempre più consistente insediamento di gruppi migranti di diversa origine geografica e culturale. La seconda è la zona gravitante attorno a piazza Vittorio, dove si intreccia la presenza di popolazioni studentesche, di turisti e di giovani protagonisti della movida torinese. La terza è il quartiere di San Salvario, dove alla sedimentata presenza di migranti fa riscontro, in anni più recenti, la progressiva trasformazione in zona di locali serali e notturni. In tal modo, mentre si è venuto attenuando in tale quartiere il contrasto, esploso negli anni ’90, legato alla migrazione, si sta producendo ora un nuovo conflitto (che prosegue già da alcuni anni attorno alla piazza Vittorio) tra i residenti e i city user. alfredo.mela@polito.it
Ricerche AlpInfoNet Sustainable Mobility Information Network for the Alpine Space Il DIST partecipa dal luglio 2012 al progetto AlpInfoNet, ricerca finanziata nell’ambito dell’ultimo bando del Programma Alpine Space – European Territorial Cooperation 2007-2013, priorità “Accessibilità e connettività”. Il progetto ha come lead partner il Ministero bavarese dell’economia, delle infrastrutture, dei trasporti e della tecnologia; ad esso si affiancano altri 12 partner: tre austriaci, tre francesi, uno tedesco, uno sloveno e quattro italiani (oltre al DIST, la Regione Piemonte, l’Accademia europea di Bolzano e il Comune di Gorizia; il Ministero dell’ambiente e la Regione Liguria partecipano invece come osservatori). Ha una durata di tre anni, da luglio 2012 a giugno 2015, e può contare su un budget complessivo di circa 3 milioni di euro. Il kick-off meeting è previsto per il 19 dicembre a Monaco. Il progetto intende affrontare i problemi di insostenibilità della mobilità turistica nelle Alpi – meno del 10% dei turisti dello spazio alpino vi si reca tramite trasporto pubblico –, agendo su uno dei fattori di criticità che sono stati individuati dal Gruppo Trasporti della Convenzione delle Alpi, ossia la mancanza di un sistema di informazione transnazionale sui trasporti da/per ed entro l’area alpina. Obiettivo del progetto è contribuire alla costruzione di tale sistema informativo, analizzando le esigenze della sua potenziale utenza (tramite focus group e workshop con i vari stakeholder del settore turistico e delle comunità locali) e le condizioni di coordinamento politico, legislativo, socioeconomico e di interoperabilità tecnica per la sua implementazione. Entro la conclusione del progetto, un prototipo di tale sistema informativo dovrebbe essere predisposto per cinque regioni pilota e reso disponibile sui loro portali turistici. Secondo le stime, questo risultato potrebbe far incrementare del 2 per cento gli utenti del trasporto pubblico in queste regioni.
Il DIST partecipa al progetto con un gruppo di ricerca costituito da Cristina Pronello, Costanzo Mercugliano, Luca Staricco e due assegnisti di ricerca, sulla base dell’esperienza maturata dalla professoressa Pronello in progetti europei, in corso o conclusi, relativi proprio ai sistemi informativi sulla mobilità (per citare i più recenti, il progetto Galileo Smart-Way e il francesce SmartMove). L’area pilota su cui lavorerà il gruppo è rappresentata dalla Val di Susa: l’obiettivo è di giungere, in stretto coordinamento con la Regione Piemonte (altro partner di AlpInfoNet, e che a sua volta partecipa ad altri progetti su queste tematiche, come gli Alcotra IPIMIT e TOM - Tourists On the Move), ad una progressiva razionalizzazione dei due sistemi informativi già attualmente esistenti (uno gestito dal CSI ed uno da 5T) per la mobilità della valle, ad una loro integrazione rispetto ad altre modalità di trasporto (in particolare per la ciclabilità) e ad un loro coordinamento coi i vari portali turistici locali. luca.staricco@polito.it
ESPON TANGO Territorial Approaches For New Governance Nell’ambito dell’European Spatial Network for Territorial Development and Cohesion (ESPON) ha avuto inizio nel giugno 2011 il progetto TANGO (Territorial Approaches For New Governance) che terminerà a novembre 2013. Partendo dalla precedente ricerca ESPON Governance Territorial and Urban Policies from EU to Local Level conclusasi nel 2007, questo progetto intende offrire strumenti utili alla realizzazione di processi di governance territoriale. In Europa, policymaker e operatori che operano a vario titolo nell’ambito dello sviluppo e della coesione territoriale sono sempre di più alla ricerca di una coerenza nelle azioni e nell’allocazione delle risorse pubbliche. A fronte di budget pubblici sempre più contenuti, infatti, occorre capire come l’azione politica possa diventare efficace nelle pratiche quotidiane di governo del territorio e come possano essere attivate utili sinergie attraverso il coordinamento verticale e orizzontale delle politiche, dei programmi e dei progetti. In ambiti di policy particolarmente complessi - come quello dello sviluppo territoriale dove sono coinvolti differenti livelli e settori del policymaking - consigli pratici e buoni esempi possono fornire utili spunti di riflessione. Il progetto intende soddisfare tale bisogno cognitivo sulla base di evidenze che scaturiscono dall’analisi di studi di caso. Le governance territoriale è intesa come “la formulazione e l’implementazione di politiche, programmi e progetti di sviluppo del territorio attraverso: i) l’integrazione tra settori; ii) il coordinamento delle azioni di istituzioni e attori che operano ai differenti livelli di governo; iii) la mobilitazione degli stakeholder; iv) l’adattabilità rispetto ai cambiamenti; v) l’attenzione alle specificità e alle caratteristiche place-based/territoriali”. Con il coordinamento di Nordregio (lead partner), il gruppo di progetto è partito da tale definizione delineando un percorso di ricerca finalizzato all’analisi delle diverse tipologie di governance territoriale possibili (Università di Delft), la definizione di principi e indicatori della governance territoriale (Università di Newcastle Upon Tyne) e, infine, le modalità di trasferimento (EupolisPolitecnico di Torino). Punto focale dell’intero progetto è poi costituito da 12 studi di caso realizzati dai partner (compresi il Centro di Studi Regionali dell’Accademia Ungherese delle Scienze e l’Università di Lubiana). Il progetto, inoltre, perverrà all’elaborazione di un handbook a cura del Politecnico di Torino. Seminari interni al gruppo internazionale di ricerca sono stati organizzati a Stoccolma, Delft e Lubiana; il prossimo febbraio ce ne sarà un altro a Pecs e, nel mese di marzo, il gruppo EupolisDIST coordinerà a Bruxelles un incontro internazionale con gli stakeholder europei, potenziali fruitori dell’handbook. Il gruppo di lavoro di Eupolis-DIST è composto da Umberto Janin Rivolin, Francesca Governa, Marco Santangelo, Giancarlo Cotella e Alberta de Luca. http://www.espon.eu/main/Menu_Projects/Menu_AppliedResearch/tango.html
alberta.deluca@polito.it
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Ricerche UNI-metrics for a Sustainable University Campus UNI-metrics is a EU project financed by the European Commission under the 7th Framework Program within the Marie Curie Actions IRSES – International Research Staff Exchange Scheme and coordinated by Professor Patrizia Lombardi of the Politecnico di Torino. The project’s mission is to increase the environmental sustainability of University Campuses as complex areas insisting on the urban space and to promote the quality of universities services and utilities. The primary goal of the project is to strengthen research partnerships among the four partner organizations (in Italy, United Kingdom, The Netherlands and Japan) who share a similar concept of sustainable development and an interdisciplinary research approach. The project is also closely linked to practical activities in the participating institutions UNI-metrics is a multi-disciplinary project which is based on a working hypothesis that “value-based metrics” can be found and interoperated in the intersection between actors, buildings and cities, and be integrated in policy-making. Based on the expertise of each partner and links to a number of ongoing projects and previous research on sustainability metrics and policies, the project aims to elevate their scientific competence, research quality and education in the field of sustainable university campuses, metrics and policies. The overall goal of this initiative is to foster collaboration between like-minded scientists on a problem that ranks high in societal importance. More specifically, the goals to be achieved during the exchange program are: ♦ the creation of an official network for the sharing of information, procedure, knowledge ♦ the ability address both the training of students and young researcher and improvement of joint research programs. Furthermore, important results are expected in terms of improvement of the research and of the understanding related to the integrated university campus assessment and sustainable development policies. In order to enhance mutual knowledge and understanding of the partners, exchanges will focus on understanding the common goals for internationalization for laying the foundation for future collaboration in the area of international cooperation on research. Particular attention will be focused on topics related to university methodologies and organization in promoting research, fund raising, international project management, innovation and technological transfer and IPR, university/industry relations. The final results of project’ partners cooperation will be: ♦ a gathering of experiences from the institutions involved; ♦ the outlining of best practices in order to develop the competence of the staff and to improve the service offered in management of international projects and fund raisin; ♦ an analysis of funding opportunities for future R&D collaborative projects in the scientific area of UNI-metrics and in other relevant research areas of the partner institutions; ♦ a framework to future bilateral agreements, activities and cooperative projects between the institutions involved both at the Japanese and European level;
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♦ the outlining of ideas for future project proposals within education and/or research, thereby stimulating the increase in international cooperation between different parts of the world. The innovation in this research is through knowledge exchange to bring new information on SD metrics, ICT practices and energy use behavior to real estate management and policy making in Italy, the Netherlands, UK and Japan – Japan often ignored in international projects despite their innovative policies and low energy demand per household compared to the EU despite the high-standard of living equal to Europe. The impact of the research aims to bridge the gap that environmental policy making is based on images (often on un-built reference projects), feelings and politics – not numbers measured with the right metrics and bottom-up experience from the case studies. The challenge of this project, therefore, is threefold: ♦ to reveal suitable SD metrics for University campuses and their management; ♦ to exploit Japanese, Italian, Dutch and British metrics and policy documents for a mutual benefit; ♦ to package the innovations in a form that engages the practice and policy-makers. The research will have impact on academics, policy makers, real estate managers, designers in private practices and in the public sector, engineers and other consultants working with architects, professional developers, students, lecturers and researchers at Universities, and planners (public and private sectors) who need to evaluate building proposals or create briefs for particular sites. A number of member staff of Politecnico of Turin have already took part in the project, spending whole month at the Hokkaido University in Sapporo, Japan. The team includes: Professor Guido Montanari, Dr. Silvia Giordano, Dr Riccardo Dutto e Edoardo Trossero.. The team work aimed to: ♦ investigate the existing SD indicator systems and metrics, ♦ select the most appropriate ones to be incorporated in a common evaluation framework for a cross comparison of the universities innovation / sustainability strategies in the participating EU countries and Japan. Dr. Silvia Giordano, assistant researcher at the DIST Department, team up as senior researcher with the project She worked closely to the University of Hokkaido team, at the Sustainable Campus Office, organizing experts workshops and meetings addressed to: 1. Define and describe all the stakeholders involved in the SD on Campus; 2. Assess the SD on campus policies and actions stakeholder knowledge; 3. Define the stakeholders relationships; 4. Prioritize the stakeholders according to the Modified Triple Helix Approach; 5. Improve and share the value metrics framework previously defined by the POLITO team.
Ricerche
6. Define the value metrics relationship according to the Analytic Network Process methodology. The POLITO team activities and obtained results, together with the other partners’, have been presented by Professor Lombardi and Dr Giordano during the International Symposium at the 2012 Hokkaido Sustainability Weeks, on the 29th – 30th October 2012. Important stakeholders of the local community, as the Sapporo City Vice-Mayor and a representative of the Ministry Board took part in the International Symposium, discussing during a round
table about policies and goals that a Sustainable Campus should follow. Dr. Silvia Giordano, as a spokeswoman for Prof. Lombardi, promoted also the Politecnico di Torino activities on Sustainable Development at the Foreign Affair Office, during a 2012 Hokkaido Sustainability Weeks event. This activity, which involved also some representatives of other worldwide Japanese twin universities (ex. Portland University, Alberta University, ebony State University) was aimed to encourage the academic exchange of Hokkaido University students. silvia.giordano@polito.it
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Ricerche Colloque de clôture du projet AVER- ANCIENS VESTIGES EN RUINE Nel contesto del progetto n. 107, finanziato nel quadro del Programme de coopération transfrontalière 2007-2013 Italie-France (Alcotra), dal titolo AVER-Anciens vestiges en ruine, di cui è stata data ampia eco in occasione del suo convegno di chiusura, la Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio ha presentato gli esiti del proprio contributo all’indagine, finanziato dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta, e intitolato Un’area transfrontaliera: la macrostruttura storica del territorio dal Ducato d’Aosta alla Regione Autonoma. Tracce di percorsi per un percorso sistemico attorno alle strutture fortificate e pseudofortificate. Un programma che ha visto coinvolti, sotto la direzione scientifica di Giulio Mondini, e con il coordinamento di Chiara Devoti, Vittorio Defabiani con la stessa, per la ricomposizione della struttura storica del territorio dall’Ancien Régime a oggi, Laura Palmucci per la narrazione dei viaggiatori e delle guide, Claudia Bonardi per lo sviluppo dei centri demici e il loro rapporto con le strutture fortificate, Micaela Viglino per il sistema delle fortificazioni e le logiche signorili, Laura Guardamagna per le fonti archivistiche in sede centrale e periferica, Fulvio Rinaudo con Sarah Braccio per la gestione dei dati e l’aggancio alla cartografia attuale, con la produzione di un GIS di supporto alla ricerca. Carla Solarino, specialista della Scuola, con proprio contratto autonomo, ma scientificamente riferita al gruppo principale di ricerca, ha approfondito le vicende della casaforte-castello di Saint-Marcel quale caso emblematico all’interno di un ragionamento sistemico esteso all’intera area territoriale dell’antico Ducato d’Aosta. Il contributo generale, articolato secondo gli specifici apporti dei
29, 30 NOVEMBRE, 1er DÉCEMBRE 2012, AOSTE Salon des manifestations du Palais régional singoli ricercatori, e moderato da Joël Serralongue, del Conseil général de la Haute-Savoie, ha riscosso un notevole interesse, dimostrando l’importanza delle attività di ricerca sinergicamente intraprese tra enti territoriali diversi e partner transfrontalieri, contribuendo anche a fornire all’équipe di archeologi francesi, diretta da Christophe Guffond, sempre del Conseil général de la Haute-Savoie, e da Laurent D’Agostino (HADES, bureau d’investigations archéologiques) riferimenti cartografici storici a carattere transfrontaliero. Strettissimo il rapporto con il servizio archeologico della Regione Autonoma Valle d’Aosta, con referenti Gabriele Sartorio e Antonio Sergi, sotto il coordinamento generale di Lorenzo Appolonia, responsabile dell’Ufficio progetti confinanziati dell’Assessorato Istruzione e Cultura. Gli studi intrapresi, anche a livello archeologico, per i castelli di Graines e Saint-Marcel, in partnerariato con i comuni di Brusson e di Saint-Marcel ove sorgono, per l’area italiana, e per il sistema dei Châteaux d’Allinges in ambito francese, sono stati quindi ricondotti alla loro logica sistemica e inseriti in un preciso contesto di riferimento dai diversi interventi. Hanno fornito contributi comparativi di grande rilievo Andrea Longhi e Luisella Pejrani Baricco (Soprintendenza archeologica per il Piemonte) su interventi analoghi in Val di Susa ed Emanuele Romeo per le scelte nelle aree archeologiche della Turchia. Ha chiuso la serie degli esempi Andrea Vanni Desideri (Dipartimento di Studi storici e geografici, Università degli Studi di Firenze), con un’affascinante intervento tra le esperienze in area toscana e quelle, recenti, in Giordania, contribuendo al taglio del tutto internazionale del convegno. chiara.devoti@polito.it
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Ricerche Architettura del XIX secolo negli Stati del Re di Sardegna. Percorsi di ricerca 2012-2013 Gruppo di lavoro Mauro Volpiano (responsabile scientifico) Paolo Cornaglia, Chiara Devoti, Tiziana Malandrino, Luciano Re, Maria Grazia Vinardi; Marco Cadinu con M. Schirru e M. Masala (Univ. degli Studi di Cagliari, Liliana Pittarello con L. Tondi (MIBAC, dir. Reg. Liguria) Negli ultimi anni la riconsiderazione di uno spazio culturale del Piemonte che travalichi l’attuale confine amministrativo regionale, per proiettarsi oltre il quadro locale in una dimensione anche internazionale, è un tratto comune di molte ricerche afferenti a campi di studio diversi, non escluse la storia dell’architettura e del territorio. Tuttavia, nonostante i molti studi recenti sul contesto italiano, non vi è quasi letteratura di sintesi sullo stato che nel XIX secolo fece l’Unità di Italia, il regno di Sardegna. Sino ad oggi, infatti, anche i testi di maggiore qualità scientifica, ormai numerosi, hanno prevalentemente guardato alle realtà locali attraverso il filtro delle regioni attuali: il Piemonte, la Liguria e così via. Da qui la ragione di questa ricerca, che indaga il periodo cruciale tra la restaurazione e l’unità d’Italia e si propone di integrare uno sguardo storico-territoriale con il quadro politicoistituzionale del Regno, per cogliere relazioni e rapporti, dialettiche centro-periferie, circolazione di artefici e geografie culturali tra Piemonte (e Torino capitale), Genovesato, Sardegna, Nizzardo e Savoia prima del rattachement alla Francia (1860). La ricerca, che gode di un finanziamento della Regione Piemonte per la pubblicazione, ha richiesto due anni di attività di lavoro da parte degli autori, in parte esterni all’ateneo (Università di Cagliari, Mibac, Direzione Regionale della Liguria) ed è in corso di pubblicazione nella collana “Architettura e Urbanistica” dell’editore Skira, accompagnata anche da un sintetico dizionario biografico e professionale delle principali figure, spesso operanti (soprattutto nel caso di professionisti inseriti nell’amministrazione pubblica) in diversi e molteplici contesti locali. mauro.volpiano@polito.it
Indagini critiche per il quadro storico-territoriale e paesaggistico del sistema delle Residenze Sabaude inserite nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco 2012-2014 Gruppo di lavoro Mauro Volpiano (responsabile scientifico) Claudia Cassatella, Chiara Devoti, Andrea Longhi, Bianca Seardo L’obiettivo della ricerca è quello di fornire un quadro strategico di insieme delle questioni che riguardano il paesaggio delle Residenze Sabaude, di supporto all’attività del Ministero dei Beni Culturali impegnato nella gestione del sito Unesco. A partire dal 2008, prima in collaborazione tra Dicas e Diter e poi come Dist, ha infatti avuto corso un programma di ricerca e consulenza scientifica di supporto al MIBAC, Direzione Regionale del Piemonte, in relazione al sito seriale Unesco delle Residenze sabaude, inserite dal 1997 nella World Heritage List. L’attività si è articolata in due successivi contratti di ricerca tra il 2008 e il 2009 (condotti sotto la responsabilità scientifica di C. Roggero e M. Volpiano). In particolare, si è collaborato alla revisione della perimetrazione delle buffer zones del sito, vidimata ufficialmente dall’Unesco a Brasilia nel 2010. L’attività ora in corso (2012-2014) costituisce un ulteriore approfondimento focalizzato sulle componenti storico-culturali del paesaggio, con riferimento anche all’immagine consolidata dei siti, alle valenze percettive, alla complessiva dialettica con il territorio contemporaneo. Il lavoro vuole mettere in evidenza i complessi sistemi di relazioni che le residenze instaurano oggi con il territorio storico, spesso trascurati a fronte di una ricca bibliografia scientifica in gran parte incentrata sugli aspetti storico-architettonici e storico-artistici. Il progetto si articola nella messa a punto di indagini analitiche sulle singole residenze, che si giovano della pluridecennale esperienza scientifica maturata dall’ateneo, e in un quadro di sintesi dedicato al sito seriale. I risultati, georiferiti, confluiscono nella cartografia che sarà messa a disposizione tramite il nuovo webgis del Ministero dei Beni Culturali destinato alla gestione dei siti Unesco del Piemonte. Gli esiti della ricerca trovano una sintesi in alcune grandi “questioni”: il rapporto con i quadri ambientali, le dimensioni storiche del territorio (anche quelle altre rispetto alla storia dei complessi, ma che con essi interagiscono), la dialettica tra residenze e insediamenti che le ospitano; il ruolo del paesaggio produttivo storico rurale e protoindustriale; l’apprezzamento estetico e visivo delle residenze come dato di lunga durata; la riflessione sulle residenze come luoghi, scene e attività nella memoria collettiva oggi. Le linee di indagine individuate mirano a sostanziare le scelte e le strategie del piano di gestione del sito richiesto dall’Unesco. mauro.volpiano@polito.it
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Ricerche Applicazione della metodologia di Valutazione Integrata Territoriale (VIT) per la costruzione di scenari territoriali del commercio in provincia di Trento
In luglio 2012 si è concluso il contratto annuale di ricerca, Applicazione della Valutazione integrata territoriale (Vit) per la costruzione di scenari insediativi del commercio in Provincia di Trento, tra il Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del territorio del Politecnico di Torino e il Dipartimento Commercio, Turismo e Internazionalizzazione della Provincia Autonoma di Trento. Responsabile scientifico: Grazia Brunetta Gruppo di ricerca: Grazia Brunetta, Ombretta Caldarice, Silvia Giordano, Patrizia Lombardi, Roberto Monaco, Lorenzo Piacentino, Attilia Peano, Emma Salizzoni Elaborazioni GIS e cartografiche: Antonio Cittadino e Francesco Fiermonte del LARTU
Una ricerca per l’operatività dei territori Il programma di lavoro ha previsto la progettazione e l’applicazione della metodologia di Valutazione integrata territoriale (Vit) per l’analisi e la valutazione delle dinamiche di insediamento del sistema di offerta commerciale nella Provincia di Trento, al fine di costruire scenari territoriali orientati a promuovere la nuova fase della programmazione provinciale. Due sono stati gli obiettivi dello studio: (i) orientare il nuovo corso delle politiche provinciali del commercio applicando i criteri di programmazione urbanistica, introdotti con la LP 17/2010 “Disciplina dell’attività commerciale” in applicazione della “Direttiva Bolkestein” (2006/123/ CE) e dei più recenti Decreti “Monti” (D.lgs. 6 dicembre 2011, n.201 e 24 gennaio 2012, n.1); (ii) collocare le prospettive di riqualificazione e sviluppo del sistema commerciale nella visione di trasformabilità delineata dal PUP (LP 5/2008) e avviata con l’approvazione della LP 4 marzo 2008 n. 1 “Pianificazione urbanistica e governo del territorio”. A partire dal rinnovato quadro legislativo e della programmazione
la ricerca risponde, in particolare, alla necessità di elaborare nuovi strumenti di analisi e di governance per gestire le dinamiche di localizzazione del commercio. Il focus della prospettiva di Vit non è stato perciò il commercio in senso stretto, inteso nella sola declinazione tradizionale di “attività secondaria di servizio”, ma ha riguardato i territori del commercio, con l’obiettivo di fare emergere, valorizzandoli, i fattori latenti di competitività. In quest’ottica, sulla base dei risultati derivanti dall’applicazione della metodologia di Vit ai territori della PAT, gli esiti della ricerca hanno portato alla definizione di una proposta operativa di scenari di valorizzazione, a sostegno di processi di insediamento del commercio agganciati a condivisi criteri qualitativi di riqualificazione territoriale e del paesaggio in sintonia con le specificità dei territori locali. I risultati della ricerca saranno discussi in due convegni che si svolgeranno a Torino e a Trento nei primi mesi del 2013. grazia.brunetta@polito.it
Vit - scala macro
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Ricerche Pandora
Nell’ambito di una collaborazione di ricerca in ecologia del paesaggio con ricercatori dell’Università della Tuscia di Viterbo, è stato messo a punto un modello matematico, denominato PANDORA, in grado di fornire valutazioni dinamiche sulla qualità ecologica di un sistema ambientale. In particolare il modello, a partire dai dati ottenuti, via GIS, dal cosiddetto grafo ecologico (si veda la figura) dell’ambiente che si vuole valutare, elabora l’evoluzione temporale dell’energia biologica prodotta e diffusa nelle varie unità di paesaggio, in cui è stato suddiviso l’ambiente stesso. Parallelamente il modello segue anche l’evoluzione della consistenza delle aree che presentano una vegetazione di eleva-
Un modello matematico per valutazioni dinamiche sulla qualità ecologica di un sistema ambientale
ta qualità ecologica. Dall’evoluzione temporale dell’energia e dalla dislocazione delle aree di qualità ecologica è quindi possibile individuare il probabile scenario in cui l’ambiente andrà a collocarsi. Il modello quindi può essere considerato uno strumento utile al progetto di pianificazione territoriale in quanto permette di prevedere, almeno sul piano qualitativo, l’impatto sul sistema ambientale determinato dal progetto stesso I risultati sono contenuti nei due seguenti lavori dove è proposto come caso studio la valutazione di un’area vasta in provincia di Viterbo:
F. Gobattoni, G. Lauro, A. Leone, R. Monaco, R. Pelorosso, A procedure for mathematical analysis of landscape evolution and equilibrium scenarios assessment, Landscape and Urban Planning, vol.103, 289-302, 2011, ISSN 0169-2046. F. Gobattoni, G. Lauro, A. Leone, R. Monaco, R. Pelorosso, PANDORA: modello per l'analisi di scenario a supporto delle pianificazioni, Urbanistica, No. 149, 129-138, 2012, ISSN 0042-1022. Un ulteriore sviluppo di PANDORA, maggiormente dettagliato, con valutazioni alla sottoscala di ciascuna delle unità di paesaggio del sistema ambientale, è stato poi proposto nel seguente articolo in corso di stampa (attualmente on-line sul sito della rivista): F. Gobattoni, G. Lauro, R. Monaco, R. Pelorosso, Stability analysis and bifurcation phenomena in modelsof landscape ecology, Acta Appl. Math., 2012, ISSN 1572-9036. roberto.monaco@polito.it
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Ricerche DIGILINE Linee Guida per la Creatività Digitale Responsabile scientifico prof. Giulio Lughi La ricerca ha avuto lo scopo di individuare delle LineeGuida concettuali e operative per affrontare il tema della Creatività Digitale, "termine ombrello" che si sta imponendo in molti settori della cultura, dell'economia, della tecnologia applicata al sociale, come una sorta di parola chiave su cui puntano studiosi, analisti economici e sociali, amministratori locali, progettisti, manager e creativi di professione per dare una risposta innovativa alla crisi culturale dei settori mediatici e produttivi avanzati. Rispetto ai faticosi tentativi di integrazione fra saperi umanistici e tecnologici degli ultimi anni, sembra di essere alle soglie di un assestamento sistemico che coinvolge non più solo i visionari delineatori di scenari, ma gran parte del mondo delle imprese e della produzione, nonché soggetti amministrativi e istituzionali come la Comunità Europea. La Creatività Digitale sarà infatti uno dei temi principali per i progetti di ricerca europei 2014-2020, un interesse che la Comunità ha già manifestato nel 2009 con l' "Anno Europeo della Creatività e Innovazione", e che prosegue tuttora con le indicazioni più recenti sulla "Creative Europe". La ricerca si è basata, per la parte empirica, sulle osservazioni e i dati raccolti con la collaborazione della dott. Alessandra Suppini nell'ambito della consulenza svolta negli ultimi anni presso il Polo Regionale di Innovazione sulla Creatività Digitale e Multimediale, nonché su una ventina di interviste in profondità rivolte ad operatori specializzati nel settore. Per quanto riguarda l'inquadramento teorico si sono filtrati i risultati più rilevanti della riflessione critica sulla creatività in generale, concentrandosi poi naturalmente sugli aspetti più recenti e legati al digitale, già oggetto di un'ampia pubblicistica. Risultati parziali della ricerca sono stati presentati: nel dibattito Tecnologia e creatività. Risorse per la crescita del territorio, organizzato da "Fabermeeting" il 19 novembre 2011 presso il Virtual Reality & Multimedia Park di Torino; nella conferenza Creatività digitale, un motore per l'innovazione al "Digital Experience Festival" tenuto alle OGR il 30 maggio 2012; nell'intervento Creatività digitale nella comunicazione culturale, l'11 ottobre 2012 al Seminario Interdisciplinare "Tradizioni/Traduzioni/ Transizioni" organizzato dalla Scuola Dottorale di Scienze Umanistiche dell'Università di Trieste. Sul tema è già uscito un saggio dal titolo Creatività Digitale nelle istituzioni e nei processi culturali, in Patrimonio virtuale. Tecnologie e modelli per la valorizzazione e la comunicazione dei beni culturali, Napoli, ScriptaWeb 2012; un altro saggio, dal titolo Creatività Digitale e Reincanto Tecnologico, è in fase di peerreviewing presso la rivista "Mediascapes Journal" diretta da Alberto Abruzzese; infine è in stesura un volume che uscirà nella primavera 2013 presso l'editore Franco Angeli, nella collana "Comunicazione" diretta da Mario Morcellini e Marino Livolsi. http://www.personalweb.unito.it/giulio.lughi/digiline.htm giulio.lughi@unito.it
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Ricerche Linee Guida per i paesaggi industriali in Sardegna Gruppo di ricerca: Claudia Cassatella (resp. scient.) Giuseppe Cinà (coord.), Roberto Gambino (coord.) Giulia Carlone, Antonio Di Campli, Stefania M. Guarini Luigi La Riccia, Bianca M. Seardo.
Convenzione di ricerca, “Linee Guida per i paesaggi industriali in Sardegna” tra Regione Autonoma Sardegna, Assessorato Regionale degli Enti Locali, Finanze e Urbanistica, Servizio della Pianificazione Paesaggistica e Urbanistica e Politecnico di Torino, Dipartimento Interateneo Territorio (dal 01/01/2012 Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche per il Territorio), 29 dicembre 2010. L’attività di ricerca si è svolta tra gennaio 2011 e luglio 2012.
Le “Linee guida per i paesaggi industriali in Sardegna” sono il risultato di un lavoro di ricerca del Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche per il Territorio del Politecnico di Torino, commissionato dalla Regione Autonoma Sardegna, nell’ambito delle attività dell’Osservatorio della pianificazione urbanistica e qualità del paesaggio. Nell’alveo degli indirizzi derivanti dalla pianificazione paesaggistica regionale, le Linee guida approfondiscono i temi riguardanti il fenomeno dei “paesaggi produttivi”, in senso lato, e le specifiche situazioni paesaggistiche generate dalle attività industriali, estrattive e della produzione di energie rinnovabili nella regione, fornendo metodi, indirizzi ed esempi progettuali atti a guidare le amministrazioni comunali e provinciali, i progettisti, pianificatori e valutatori. Le Linee guida sono articolate secondo tre tematiche: “paesaggi industriali”, delle “attività estrattive”, della “produzione di energie rinnovabili”. Esse presentano problemi e tendenze evolutive in parte comuni, ma in parte diversi e meritevoli di specifici approfondimenti. Se la distinzione è concettualmente chiara, non così nette sono le delimitazioni nel territorio, che presentano sovrapposizioni, interazioni, compresenze. Dal quadro di obiettivi di qualità paesaggistica discendono gli indirizzi generali, mentre dall’analisi di alcune “situazioni problematiche per il paesaggio”, che connotano la realtà regionale (ad esempio: situazioni di abbandono, sottoutilizzo, criticità ambientali), derivano altri indirizzi specifici. I casi studio forniscono l’esemplificazione del metodo di lavoro, articolato sul ventaglio di scale sito-contesto-ambito paesaggistico. La legge nazionale sulle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate ( Decreto legislativo n.112/1998 “Bassanini”) ha dato impulso a ricerche e Linee guida regionali; ma in questo panorama, il paesaggio resta poco delineato, perciò è stato individuato come oggetto specifico di questo studio, anche grazie alla relazione con la pianificazione paesaggistica regionale. Le Linee guida propongono, in definitiva, un rapporto “dialogico” nei confronti delle indicazioni fornite dal Piano Paesaggistico Regionale. Gli indirizzi proposti possono generare soluzioni ampiamente diversificate, in funzione soprattutto delle specifiche situazioni e del diverso “peso” dei paesaggi sardi. claudia.cassatella@polito.it luigi.lariccia@polito.it
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Ricerche Paris Abidjan Cotonou Era un progetto di risanamento urbano che vedeva come principali soggetti coinvolti il Governo del Benin e la Commissione Europea (Coopération Benin – Union Européenne - FED 9ACP BEN 019). Tale progetto, denominato Assainissement des Quartiers Inondables de Cotonou Ouest (AQICO), riguardava la realizzazione di speciali canali di drenaggio, utili per raccogliere e smaltire le acque durante le periodiche inondazioni che interessano buona parte dell’agglomerato nord-occidentale della capitale, e condizione indispensabile per il risanamento di zone inondabili dell’agglomerazione urbana di Cotonou (principale città del Benin). Tutto ciò a beneficio delle popolazioni dei quartieri inondabili, che contano una popolazione di circa 100.000 abitanti, circa un decimo di quella urbana totale (pari a un milione di abitanti). L’intervento del nostro Dipartimento (allora Diter), avvenuto con il supporto finanziario della Regione Piemonte, aveva quale compito principale quello di sottolineare come, attraverso forme di accompagnamento urbanistico e sociale, la grande opera infrastrutturale potesse rappresentare non solo una necessità, ma anche un’opportunità per una più capillare azione di riqualificazione alla scala locale, da gestirsi attraverso opportune politiche integrate e, in particolare, con la partecipazione delle popolazioni residenti nell’area di intervento e dei soggetti interessati a diverso titolo. Un grande progetto di risanamento idraulico è stato dunque attuato: ♦ come strumento di riqualificazione urbana e territoriale dell’ambito interessato dalle opere di bonifica, e integrato da iniziative di accompagnamento sociale; ♦ come opportunità per ridefinire le strategie di grande trasformazione della città e lanciare un progetto urbano a livello dell’agglomerazione; Conclusasi l’iniziativa in modo soddisfacente, il nostro Dipartimento è stato invitato (nella persona di chi scrive) a partecipare a un secondo programma di cooperazione decentrata, multibilaterale, quale modello di pratiche e di governance multiattoriale, soprattutto nel campo della formazione. Il programma1, finanziato dalla Commissione Europea e dal Municipio di Parigi, si basa su un partenariato multiattoriale guidato dal Comune di Parigi che comprende le due Municipalità delle
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Tutto ebbe inizio nel maggio 2009 quando, a seguito di una mia nota sul rapporto fra infrastrutture e sviluppo territoriale, venni invitato a partecipare a un convegno-seminario di lancio di un grande progetto di infrastrutture nella città di Cotonou (Benin)… due città capitali, Abidjan e Cotonou. I punti cardine delle azioni che il programma contempla sono sostanzialmente due: a) la formazione, curata dal Politecnico b) la realizzazione di opere di riqualificazione ambientale. La formazione (a) si basa su un cahier des charges da noi predisposto, che comporta lo sviluppo di una serie di ateliers condotti sotto forma di condivisione di esperienze (partage d’expériences). Il modello proposto richiama l’esperienza a suo tempo condotta con successo presso il nostro Dipartimento con un gruppo di tecnici della città di Cotonou. La realizzazione di opere (b) avverrà attraverso la concezione, progettazione ed esecuzione sul campo di interventi di riqualificazione ambientale e sistemazione di spazi verdi quali opere di accompagnamento urbanistico delle infrastrutture di risanamento in corso di esecuzione nelle aree inondabili e insalubri delle due capitali. Il progetto ha come obiettivo di strutturare i rapporti tra queste istituzioni per poter integrare i diversi punti di vista, identificare i mezzi e gli strumenti di cui dispongono i diversi poteri pubblici in materia di pianificazione e definire una regolamentazione chiara in materia fondiaria. Questo approccio partecipato, all'interno delle zone urbane vulnerabili, tra lo Stato e le collettività locali permetterà di attuare progetti più ambiziosi per i benefici della popolazione. Per questo motivo il progetto prevede di formare i funzionari delle diverse istituzioni, di sensibilizzare gli eletti delle collettività, di implementare questo metodo in alcune zone test e di capitalizzare i risultati per poterli poi diffondere successivamente. L’insieme delle attività in programma va inoltre considerato nel quadro delle procedure, ormai avviate da tempo, di decentramento politico, amministrativo, tecnico dallo Stato centrale alle entità municipali, costituite nell’arco degli ultimi dieci anni. [1] Contratto di di finanziamento tra la Commissione Europea e la Municipalità di Parigi DCI-NSAPVD/2010/258-977, del progetto "Développement de savoirfaire municipaux dans l’aménagement de zones inondables et insalubres à Abidjan et Cotonou".
alessandro.fubini@polito.it
Ricerche BioPsr Biodiversità Agricoltura Paesaggio Nell’ambito del Protocollo d’Intesa tra il Dist (al tempo Diter) e il Parco del Po Torinese, firmato nel 2006 per l’istituzione dell’Osservatorio del Paesaggio dei Parchi del Po e della Collina torinese, è stato redatto nel 2011 un programma triennale di lavoro. La prima azione operativa ha preso forma nell’attività denominata BioPsr. Il Parco del Po ha scelto il Dist, avvalendosi proprio dell’intesa sancita dal Protocollo, per l’affiancamento tecnico e scientifico nello svolgimento delle attività assegnategli nell’ambito dell’azione del Programma di Sviluppo Rurale della Regione Piemonte Conservazione della biodiversita' e tutela e diffusione di sistemi agroforestali ad alto valore naturale. BioPsr- Biodiversità Agricoltura Paesaggio - rappresenta il punto di incontro tra i soggetti coinvolti nell’azione. Il gruppo di lavoro del Dipartimento, coordinato dalla prof.ssa Spaziante, ha prodotto sia materiali scientifici di supporto alle misure interessate dall’azione, sia implementato e gestito l’interfaccia comunicativa. L’attività nel suo complesso ha sviluppato aspetti tecnici a supporto dei contenuti scientifici, particolarmente tagliati per obiettivi di comunicazione e tipologie di utenti ipotizzati e verificati nel corso dell’anno di lavoro. I contenuti scientifici si sono concentrati sull’illustrazione e l’analisi delle misure previste negli assi 1 e 2 del PSR dedicate alle azioni ambientali, biodiversità e paesaggio, ma anche alle connesse azioni previste all’interno della misura 323. Inoltre, in continuità con l’esperienza maturata dal Dipartimento per la VAS del PSR, sono state condotte alcune analisi e la riproduzione delle ricadute di tali misure sui contesti territoriali regionali per valutarne l’efficacia, supportate da elaborazioni grafiche e cartografiche su basi dati ufficiali. Tutto lo sforzo scientifico sta dando altri frutti sotto forma di proposte di sviluppo di azioni innovative per il prossimo periodo di programmazione, ma anche di chiusura di quello corrente.
www.biopsr.polito.it www.paesaggiopocollina.it
Tra queste, la partecipazione del Dist come partner in alcune azioni nell’ambito del programma presentato dal Parto del Po Azioni per la biodiversità naturale ed agraria nel corridoio ecologico rurale del Po e della Collina, in risposta al bando Regionale attivato sulla misura 323 (Tutela e riqualificazione del patrimonio rurale, azione 1 Interventi di tutela e sensibilizzazione ambientale, le cui graduatorie finale sono attese per l’inizio del 2013). In coordinamento con i referenti della comunicazione delle Direzione agricoltura e delle Direzione ambiente della Regione Piemonte, si è svolta l’attività più tecnica di comunicazione: BioPsr ha preso la forma virtuale di un sito web e in breve si è conquistato il ruolo di punto di riferimento informativo delle attività del Programma, mettendo in rete le conoscenze scientifiche comuni e facendo circolare le informazioni utili agli enti aderenti. Inoltre, il servizio di newsletter dedicata ha permesso aggiornare costantemente gli utenti, informandoli in modo tempestivo anche su scadenze e iniziative importanti per il loro lavoro. Con i referenti degli enti coinvolti, che hanno partecipato via via agli incontri organizzativi del programma, si è instaurato un proficuo scambio di informazioni, che ha arricchito e contribuito a far crescere il sito web e il programma tutto. La newsletter è risultato lo strumento più efficace ed efficiente di connessione tra i soggetti interessati, in poco tempo (8 mesi) sono state inviate 13 edizioni ai 55 iscritti registrati (senza contare gli iscritti “d’ufficio” facenti parte della mailing list istituzionale del progetto). BioPsr continua a vivere oltre l’ufficiale fine del progetto come altro piccolo tassello di sviluppo degli obiettivi dell’Osservatorio del Paesaggio, l’unico in Piemonte di iniziativa pubblica: promuovere azioni di coordinamento e di approfondimento sui temi della qualità del paesaggio quale elemento di fondamentale importanza per la gestione sostenibile delle risorse ambientali locali. stefania.guarini@polito.it
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Ricerche Shared Territories / Territori della condivisione Territori della condivisione è il titolo di una ricerca condotta sul riarticolarsi dei rapporti tra individualizzazione e condivisione nella città. Nasce a valle di un’esperienza didattica svolta nel Corso di Laurea Magistrale Architettura Costruzione Città della I Facoltà di Architettura nell’a.a. 2010-2011 e articola, dal gennaio 2012, parte delle sue attività nel Seminario di tesi Spazi di condivisione per la città contemporanea.
Gruppo di lavoro: Cristina Bianchetti (Dist, Politecnico di Torino), Massimo Bricocoli (Diap, Politecnico di Milano), Emanuel Giannotti (Phd Iuav), Isabella Inti (Diap, Politecnico di Milano), Angelo Sampieri (Dist, Politecnico di Torino), Paola Savoldi (Diap, Politecnico di Milan) Anna Todros (Phd Iuav).
Punto di avvio della ricerca è la consapevolezza della rapidità e della radicalità delle trasformazioni che coinvolgono città e territorio in Europa: la dispersione non è più fenomeno emergente; le rapide dinamiche di trasformazione che aveva-no messo a valore i terreni lasciati dall’industria hanno esaurito un ciclo; le politiche hanno esaurito i finan-ziamenti; trent’anni di neo-liberismo hanno cambiato profondamente la nozione di diritto in riferimento allo spazio. Tutto questo è molto evidente e acuito da una crisi economica profonda il cui carattere strutturale è ormai sottolineato da molti. Il proble-ma non è dunque affermare il cambiamento, ma capire come attrezzarsi a coglierlo: dove situare la propria lettura. In questa ricerca osserviamo gli aspetti spaziali delle pratiche di condivisione, ovvero il riflesso sul territorio di un irrobustirsi del legami sociali che pure convive con uno sfondo individualistico. Un irrobustirsi non stabile, non unicamente funzionale, spesso solidaristico che costruisce un ordine spaziale complesso capace di mettere in crisi immagini e metafore proprie del discorso urbanistico.
necessario tenere conto. In secondo luogo, non vi è alcuna pretesa di cogliere nella condivisione una forma, seppure de-bole, di riscatto alle difficoltà attuali. La condivisione non è qualcosa di buono in sé, né ha la forza di contrastare condizioni problematiche. Convive con il contrasto, il conflitto. E a volte contribuisce a generarli. E’ necessario assumere questo carattere non solo inclusivo della forme di condivisione per evitare di cadere in scorciatoie ideologiche. In terzo luogo, il rinegoziarsi di condivisione e individualizzazione impegna in profondità azioni, politiche, progetti. E, per quel che ci riguarda, incrina le forme con le quali ha lavorato tradizionalmente la cultura tecnica dell’architettura e dell’urbanistica. Questo cambiare il progetto introduce aspetti contraddittori, ideologici, valoriali. E costituisce un’importante frattura con la tradizione del XX secolo.
Questa ricerca si costruisce su alcune convinzioni che qui possiamo solo schematicamente richiamare. Innanzitutto le forme della condivisione (e le loro implicazioni spaziali) non possono essere estrapolate da un quadro strutturale che oggi è ricostruito soprattutto negli studi di matrice economica e sociale e di essi è
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Questa ricerca si costruisce e viene illustrata attraverso il blog http://territoridellacondivisione.wordpress.com nel quale, dal novembre 2011, si depositano materiali inerenti i casi studio, letture, riflessioni critiche e si è costruito uno scambio importante con circa ventimila visitatori. Per l’estate 2013 è prevista la pubblicazione del volume Territoires partagés: une nouvelle ville? cristina.bianchetti@polito.it angelo.sampieri@polito.it
Ricerche Borghi nuovi e insediamenti rurali medievali: storia e paesaggi I pioneristici studi di Giampiero Vigliano hanno sottolineato, fin dagli anni Sessanta, il profondo impatto che il dinamismo insediativo bassomedievale ha impresso alle gerarchie territoriali e ai disegni urbani subalpini. Il tema dei borghi di fondazione, con i loro tracciati preordinati e le impronte geometrizzanti modellate sulla morfologia naturale, ha costituito uno degli assi di ricerca su cui è stata costruita la nostra identità regionale contemporanea, e numerosi studi di storia dell’architettura e dell’insediamento condotti all’interno del Politecnico di Torino (Claudia Bonardi, Andrea Longhi, Silvia Beltramo, Enrico Lusso, Cristina Natoli, Diego Peirano) hanno portato, soprattutto negli ultimi quindici anni, ad acquisizioni rilevanti nel dibattito storiografico nazionale e internazionale. La questione dei borghi di fondazione piemontesi è inoltre tema di studio degli storici delle istituzioni, dell’economia e del territorio, con una serrata serie di iniziative di ricerca condotte dagli anni Settanta a oggi. Il tentativo di una sintesi tra il filone di ricerca morfologico e quello storico-istituzionale è stata l’oggetto di un progetto di ricerca Alfieri-Fondazione CRT, su "Identità e caratteri originali di un paesaggio urbano e rurale: borghi nuovi, torri e grange del Piemonte sud-occidentale, fra ricerca e valorizzazione", diretto da Rinaldo Comba (Università degli studi di Milano), e che ha visto coinvolte competenze del Politecnico di Torino (già Dicas, ora Dist), dell’Università degli studi di Torino e della Società per gli Studi Storici, Archeologici ed Artistici della Provincia di Cuneo, in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi sull’Insediamento Medievale (Cisim). Per la prima volta, dopo le sintesi di Vigliano di più di quarant’anni fa, è stato proposto un metodo organico di ricerca e di restituzione che associ la lettura socio-economica e istituzionale alle forme concrete del costruito e degli insediamenti, colti non solo nel loro momento germinale, ma nelle loro trasformazioni sulla lunga durata. Il gruppo di lavoro dei medievisti del Politecnico-DIST (Andrea Longhi, Silvia Beltramo, Enrico Lusso, restituzione grafica di Cecilia Vizzini e Manuela Olivero) ha operato in modo sistematico per la costruzione di un Atlante di circa 30 insediamenti (città, “quasi città” e borghi rurali) del Piemonte meridionale, incrociando i propri studi con le ricerche storico-istituzionali di Paolo Grillo, Riccardo Rao e Beatrice Del Bo (UniMi) e Giuseppe Gullino (UniTo).
La ricerca è stato il volano di approfondimenti tematici e monografici. Segnaliamo le ricerche, sviluppate in particolare da Rao (ora Università di Bergamo) con Longhi, sul tema dei “Villaggi scomparsi e borghi nuovi” (convegno di Rocca de’Baldi, 2011), gli approfondimenti condotti nel PRIN UniMi su “Le signorie cittadine in Italia” (convegno di Cuneo, 7-8 dicembre 2012) e l’imponente lavoro di indagine per la storia urbana di Fossano diretta da Rinaldo Comba, giunta nel 2012 al suo quarto volume, che per l’architettura e le strutture insediative ha visto i contributi di Andrea Longhi sull’età medievale, di Cecilia Castiglioni ed Enrico Lusso per la prima età moderna. andrea.longhi@polito.it
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Convegni GFOSS DAY 2012 & OSMit 2012 Si è tenuta a Torino, dal 14 al 17 Novembre 2012, la quinta conferenza italiana sul software geografico e sui dati geografici liberi (GFOSS DAY 2012) e il quarto meeting degli Utenti di OpenStreetMap (OSMit 2012). L'evento GFOSS (2), organizzato in collaborazione con la Regione Piemonte, il CSI Piemonte ed il DIST ha visto coinvolti, oltre a diversi Docenti, anche il Personale Tecnico del LARTU che ha partecipato al Comitato Tecnico Scientifico e ha collaborato all'organizzazione e alla gestione dell'evento lato Politecnico di Torino. Lo scopo principale della conferenza GFOSS è stato quello di promuovere il software libero geografico e gli "open data" coinvolgendo tutti i soggetti potenzialmente interessati all'argomento (imprese, enti pubblici, sviluppatori di software, docenti, ricercatori, studenti, cittadini, operatori del settore ed appassionati). Tre distinte sessioni di lavoro ("Tecnologie Informatiche", "Open Data e Casi d'uso" e su "Ricerca e casi studio") hanno visto alternarsi interessanti contributi ed approfondimenti che hanno evidenziato progressi e prospettive (3). Alle classiche analisi territoriali si sono affiancati approfondimenti ambientali ed energetici, oltre a veder consolidare la presenza dei (nuovi) servizi internet, "geoserver" e "spatial data infrastructure" per la creazione, la gestione, la condivisione in tempo reale e la metadocumentazione di informazioni territorialmente georiferite (o comunque georiferibili). Di grande interesse è stato inoltre il contributo di ISTAT che ha presentato lo stato di avanzamento del progetto "Archivi comunali di numeri civici geocodificati alle sezioni di censimento"(4). E' stato inoltre presentato il nuovo portale regionale basato esclusivamente su tecnologie open, attualmente in fase di beta-
Riferimenti sitografici (1) http://www.gfoss.it/drupal/ (2) http://www.gfoss.it/drupal/gfossday2012/programma (3) http://cesaregerbino.wordpress.com/2012/11/18/gfoss-2012-e-osmit2012-un-breve-resoconto/ (4) http://www.istat.it/it/files/2011/05/Di-Pede_Patruno_Cimbelli_Zullo_Fardelli_-Istat-_Officina_Il-15%C2%B0Censimento-Generale-dellaPop.e-delle-Abit._Archivi-comunali.pdf (5) http://www.gfoss.it/drupal/osm; http://www.openstreetmapitalia.it/ http://www.openstreetmapitalia.it/, http://www.learnosm.org/files/beginnersguide/Beginning_OSM_it_v1.pdf (6)http://walking-papers.org/, http://www.learnosm.org/openstreetmap-perprincipianti/capitolo-5-usare-i-walking-papers/ (7) http://qa.poole.ch/
test, che verrà messo in rete nelle prossime settimane. L’evento è stato trasmesso in streaming e la registrazione è ancora disponibile al seguente indirizzo: <file:///mms:// stream01.csi.it/stream_cso_stati_uniti>mms://stream01.csi.it/ stream_cso_stati_uniti OpenStreetMap(5) nasce nel 2004 come progetto di mapping collaborativo con lo scopo di fornire dati cartografici liberi. Originariamente centrato sulla produzione di mappe cittadine, si è rapidamente trasformato in un progetto per mappare l'intero pianeta. La sessione di lavoro “lavorare con OSM” ha permesso di evidenziare – oltre alle immancabili statistiche sulla rete stradale OpenStreetMap, lo stato di avanzamento della copertura, utilizzi (a supporto dei servizi geo-localizzati), problematiche e criticità (come, ad esempio, il controllo dell'ortografia dei nomi delle strade). L’evento si è concluso sabato 17 novembre, al Castello del Valentino, da dove si è partiti per “mappare” (utilizzando “mobile phone” con GPS, GPS, macchine fotografiche e “walking paper” (6)) edifici storici, monumenti, attività (di servizio e commerciali) e vie ancora “prive di identità” nota e condivisa. Al rientro, i partecipanti hanno effettivamente contribuito ad aggiornare i dati “torinesi” di OpenStreetMap salvando – e condividendo - il proprio lavoro in rete. Anche se c’è ancora molto da fare (e per questo i volontari sono i benventuti!) (7) il risultato conseguito rappresenta, sicuramente, un buon punto di partenza. antonio.cittadino@polito.it francesco.fiermonte@polito.it gabriele.garnero@polito.it
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Convegni IUCN 2012 World Conservation Congress Il poster del CED PPN Il CED PPN ha curato, in collaborazione con numerosi enti e associazioni nazionali e internazionali (IUCN Italian National Committee, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Legambiente, FEDERPARCHI, IUCN Centre for Mediterranean Cooperation), l’elaborazione di: un Poster “PARKS AND LANDSCAPES. POLICIES, PLANNING AND MANAGEMENT”, presentato al IUCN World Conservation Congress 2012, “Nature +”, (Jeju Island, South Korea, 6-15 September 2012). Il Poster riprende il programma di ricerca sulle relazioni tra le politiche di conservazione della natura e le politiche del paesaggio sul quale il Centro lavora da anni e che ha avuto numerose
I materiali relativi al poster sono disponibili all’indirizzo www.cedppn.polito.it/avvisi_e_news/ il_ced_ppn_allo_iucn_world_conservation_congress
occasioni di confronto e discussione in ambito nazionale e internazionale (IUCN WCC Barcellona, ottobre 2008; EUROPARC, Pescasseroli, ottobre 2010; EUROPARC WS, Reims, gennaio 2010; Gruppo di San Rossore, Firenze, febbraio 2011; Università Roma 3, giugno 2011, ecc.). In continuità con questa attività, il Centro sta elaborando un libro ricerca “PARCHI & PAESAGGI”. Un programma innovativo di ricerca sulla alleanza tra natura e paesaggio”, cui stanno contribuendo numerosi studiosi ed enti a livello nazionale ed internazionale preposti alla protezione della natura, alla valorizzazione del paesaggio e allo sviluppo sostenibile. gabriella.negrini@polito.it
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Convegni Il Pianificatore territoriale Una nuova competenza per il governo della città e del territorio
Il 28 settembre 2012 si è tenuto al Castello del Valentino il Convegno nazionale sulla figura del pianificatore territoriale. Il convegno è stato organizzato da: il Corso di studi in Pianificazione Territoriale, Urbanistica e Paesaggistico-ambientale, l’Ordine degli Architetti, Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Torino e l’Istituto Nazionale di Urbanistica (Sezione Piemonte e Valle d’Aosta). La giornata si proponeva di riflettere sulla figura del pianificatore attraverso due sessioni: una maggiormente legata alla formazione ed al riconoscimento delle competenze professionali, un’altra focalizzata sul ruolo del pianificatore nel governo del territorio. Hanno partecipato al Convegno, oltre agli organizzatori, enti e associazioni di diverso tipo: Daniele Rallo, Vicepresidente dell’Associazione Nazionale degli Urbanisti (ASSURB); Matelda Reho, per il Coordinamento Nazionale dei Corsi di studio in Pianificazione Territoriale; Ferruccio Favaron, del Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC), Presidente del Dipartimento Politiche Urbane e Territoriali; Osvaldo Napoli, dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI); Paolo Foietta, della Provincia di Torino; e Ugo Cavallera, Vicepresidente della Regione Piemonte, Conferenza delle Regioni. Diversi spunti e riflessioni sono emersi dal Convegno, in particolare esiste un problema legato alla formazione di questa figura professionale: numerosi corsi di laurea in pianificazione stanno chiudendo nelle diverse università italiane. Corsi che si sono spesso caratterizzati per la variegata gamma di percorsi di studi proposti. Proprio questa diversità delle lauree in pianificazione ha contribuito anche alla sua debolezza generando profili con competenze diverse – chi più focalizzati su temi edilizi o chi maggiormente collegati con la sociologia. In questo contesto già incerto la riforma dell’università del Ministro Gelmini - che premia i corsi di studi con alto numero di iscritti - non ha fatto altro che indebolire ulteriormente questo settore. È in atto un meccanismo di ritorno a corsi più generalisti, al fine di favorire l’aumento degli studenti. Questa tendenza si rivela però perdente nel caso del progetto formativo del pianificatore, che si caratterizza come specialista del territorio, con competenze multidisciplinari e intersettoriali (diritto urbanistico,
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Il Convegno riflette, in una prospettiva nazionale, sul ruolo del Pianificatore Territoriale. Il governo del territorio, anche in vista del nuovo Piano Nazionale per le Città, introdotto dal Governo e operativo da agosto 2012, costituisce materia di rilevante importanza e attualità per le istituzioni del territorio e richiede una competenza capace di coniugare la complessità della materia. La pianificazione dello sviluppo territoriale, l'attenzione nei confronti dell'ambiente e le esigenze sociali rappresentano sfide da affrontare in una logica sistemica. La figura professionale portatrice di un approccio culturale ampio, capace di superare le separatezze disciplinari è ancora poco affermata in Italia. La formazione del Pianificatore, nel contesto della riforma dell'Università, necessita tuttavia ancora di un riconoscimento delle proprie competenze, anche a valle delle nuove norme che regolano gli Ordini professionali. Esponenti del Governo, Amministratori, Tecnici degli Uffici pubblici, Legislatori e Docenti sono chiamati a confrontarsi e a riflettere sul ruolo di questa figura professionale per un buon governo del territorio.
mobilità e trasporti, sostenibilità, mercato immobiliare, ecc.). Nonostante il governo del territorio italiano abbia l’urgenza di essere oggetto di specifiche “cure” e studi, il ruolo del pianificatore territoriale è in concorrenza con altre figure ben più conosciute: dall’architetto, all’ingegnere al geometra, che vengono preferite nell’affrontare tematiche territoriali. Non esiste, infatti, un’esclusività professionale per i pianificatori, che spesso non vengono presi in considerazione non solo dalla legislazione nazionale, ma neanche dalle normative regionali in materia. Le attuali sollecitazioni su temi quali la città metropolitana, le modifiche alle leggi urbanistiche regionali, la chiusura di enti quali province, comunità montane e unioni di comuni, richiederebbero un maggior coinvolgimento di queste professionalità, portatrici di un approccio culturale in grado di superare le separatezze disciplinari. Appare quindi chiara l’importanza di questo convegno nazionale volto a promuovere la figura del pianificatore territoriale. Allo stesso tempo, la riflessione condivisa in sede di convegno porta a ritenere indispensabile continuare a sostenere sia i percorsi formativi, sia i professionisti già laureati. La necessità di un maggior riconoscimento del loro ruolo e delle loro capacità nel governo del territorio è, infatti, un’esigenza concreta per la disciplina del governo del territorio. elena.pede@polito.it nadia.caruso@polito.it con l’aiuto di Emilio Vertamy e Agnese Giverso
Convegni European Association for Urban History
Creare Paesaggi Biennale 2012
11th International Conference on Urban History Cities & Societies in Comparative Perspective (Praga, 29 agosto – 1 settembre 2012)
Paesaggio: Cura Gestione Sostenibilità Convegno Internazionale
Il rapporto tra la trasformazione delle strutture urbane e l’organizzazione della vita sociale può essere considerato il tema di fondo dell’undicesima conferenza internazionale dell’European Association for Urban History (EAUH), tenutasi alla fine di agosto 2012 presso la Facoltà di Lettere della Charles University a Praga. Fondata nel 1989 da un gruppo spontaneo di studiosi, l’EAUH ha tenuto la sua prima conferenza internazionale venti anni fa ad Amsterdam; da allora la comunità degli storici urbani si riunisce ogni due anni, con crescente successo numerico e impatto scientifico. Il congresso ha natura multidisciplinare: partecipano storici, sociologi, antropologi, storici dell’arte e dell’architettura, economisti e rappresentanti di altre discipline che si occupano di vari aspetti dello sviluppo delle città. A Praga si sono registrati 680 partecipanti, provenienti da 56 paesi, non solo europei (anche da Asia, Africa, Australia e delle Americhe), nonostante l’associazione – come denunciato fin dal suo nome – sia tradizionalmente orientata verso studi e studiosi europei. Si può dunque rilevare, fin dal titolo del congresso, come siano superati sia l’attenzione eurocentrica, sia la preminenza disciplinare delle discipline storiche. I lavori, guidati dal presidente dell’associazione Lud’a Klusáková, è stato strutturato in 80 sessioni, costituendo così l’incontro di più ampia consistenza finora realizzato, nonostante la crisi economica mondiale non abbia certo costituito un contesto favorevole alle ricerche e alle trasferte. Si deve inoltre registrare che per la prima volta una sessione è stata organizzata dall’associazione internazionale degli studenti di storia (ISHA). I relatori afferenti al DIST hanno presentato contributi su temi medievali (Andrea Longhi e Silvia Beltramo) e contemporanei (Caterina Franchini). Il discorso inaugurale di Peter Clark (Helsinki University) ha riguardato le sfide poste alle città europee nel mondo globalizzato, mentre la sessione conclusiva ha focalizzato alcuni problemi di metodo: Lynn Hollen Lees (University of Pennsylvania) ha sottolineato come la ‘comparatività’ a grande scala (sia geografica sia cronologica) debba restare uno strumento, e non possa diventare un obiettivo di cui autocompiacersi, o su cui praticare virtuosismi estranei al dibattito storiografico. Robert Morris (Edinburg University) ha sottolineato la tendenza alla ‘de-materializzazione’ dei fenomeni studiati: il focus si è spostato sulle esperienze e sulle emozioni, smarrendo forse la materialità dei luoghi. Più direttamente Bruno Blondé (University of Antwerp) ha richiamato il ruolo della storia dell’architettura e dell’urbanistica per non smarrire il senso spaziale delle dinamiche sociali, come pure l’insostituibile ruolo degli studi di storia economica. Se i filoni fondativi paiono viaggiare sotto traccia, non mancano spunti innovativi, legati alla storia dell’ambiente e degli ecosistemi, alla memoria del conflitto sociale e alla giustizia. Il prossimo congresso si terrà a Lisbona nel 2014. andrea.longhi@polito.it Con Linda Kovářová Charles University in Prague, Faculty of Philosophy & Arts Institute of World History
Il paesaggio non è una scena, ma un insieme di processi, ambientali, territoriali, sociali, economici. La sesta edizione della rassegna internazionale “Creare paesaggi” ha proposto una riflessione su modi e strumenti per gestire la qualità paesaggistica, assicurando nel tempo la manutenzione, la cura collettiva, la sostenibilità economica. Temi che sfidano il progetto ed il piano, non sempre consapevoli o in grado di farsi carico della prospettiva gestionale. Introdotta da Claudia Cassatella e Osvaldo Ferrero, la prima sessione ha presentato Piani di gestione di Siti Unesco (concentrandosi, ovviamente, su casi di paesaggi culturali o naturali: le Dolomiti [Mauro Pascolini, Fondazione Dolomiti UNESCO], Assisi e la val d’Orcia [Paola Falini, Università La Sapienza]), strumenti sui quali è possibile effettuare confronti internazionali (Eric Luiten, National Advisor on Landscape and Water, The Hague, Chair Heritage and Spatial Design - TU Delft). La seconda sessione, introdotta da Francesca Bagliani, ha invece illustrato casi di paesaggi “ordinari”: la gestione del verde urbano a scala metropolitana, in ambiti urbani (Josè Oriol Ribera Cabestany, Cap de Projectes i Obres Area Metropolitana Barcellona) o naturali (Didier Martinet, Directeur Général de la société gestionnaire des espaces publics du Rhône Amont), ed esperienze esemplari dal Premio Europeo del paesaggio (Maria Grazia Bellisario, Ministero per i beni e le attività culturali). Infine sono stati riferiti i risultati dei Focus group che hanno preceduto il convegno, offrendo occasione di dibattito tra addetti ai lavori e responsabili di importanti progetti del nostro territorio. Il convegno si è concluso con la presentazione, da parte del Comitato Promotore AIAPP, del Convegno Mondiale dell’International Federation of Landscape Architects, Tasting the Landscape, che si svolgerà a Torino nel 2016. L’uscita del catalogo è prevista nel 2013. Creare Paesaggi è una rassegna biennale internazionale sulla cultura del paesaggio. Promossa dalla Fondazione OAT, con il patrocinio e il coordinamento scientifico di esperti del Politecnico di Torino, dal 2002 la rassegna ha portato a Torino più di 70 progettisti ed esperti di paesaggio provenienti da oltre 20 diversi paesi tra Europa e Stati Uniti, promuovendo, allo stesso tempo, il confronto e la promozione delle iniziative sul paesaggio del territorio piemontese, comprese quelle relative alla formazione, attraverso mostre, convegni, incontri, attività rivolte agli studenti e pubblicazioni. Dal 2012 la biennale Creare Paesaggi si unisce con "PaesaggioZero", iniziativa dell'Ente di Gestione del Parco regionale del Po Torinese. I due enti collaborano nella cornice di un protocollo a cui partecipa anche Regione Piemonte attraverso il suo Assessorato all'Urbanistica. Le sei edizioni sono state coordinate da Claudia Cassatella e Francesca Bagliani, dalla sesta con un comitato scientifico che comprende Marina Bonaudo, Gabriele Bovo, Paolo Castelnovi, Osvaldo Ferrero.
caudia.cassatella@polito.it
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Pubblicazioni Scenari di paesaggio a livello locale A cura di Attilia Peano, Celid, 2012 Il volume costituisce ulteriore esito del Progetto di ricerca PRIN, Fare Paesaggio. Dalla pianificazione di area vasta all’operatività locale (2007), pubblicato nel 2011 (Alinea, Firenze). Il volume presenta quattro temi convergenti intorno a una tesi: l'inseparabilità del paesaggio dal territorio in quanto esito di dinamiche diverse (culturali, sociali, economiche, ambientali). Tale inseparabilità si traduce nella fondamentale esigenza di integrare il paesaggio in tutti gli strumenti di governo del territorio, come peraltro richiesto dalla Convenzione Europea del Paesaggio (2000), conferendo a essi una visione innovativa e complessa. Il paesaggio di per sé non si pianifica e non si progetta, mentre ogni piano e ogni progetto del territorio hanno esigenza di trovare senso paesaggistico. Quattro temi, quattro contributi all'apparenza diversi, ma che richiamano tutti l'idea che fare paesaggio è possibile nel piano e nei progetti attraverso, al contempo, ricerca ed esperienze applicative: indicazioni concrete in grado di svelare a tutti (e non solo agli esperti) che l'attenzione paesaggistica è un valore aggiunto culturale, sociale e anche economico, e che se ne possono valutare i risultati
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Città e cultura Silvia Crivello, Carocci editore, 2012 Prefazione di Alfredo Mela La vita quotidiana in città, per molti versi, costituisce un’esperienza culturale. Lavorare, consumare, divertirsi e, in generale, vivere in ambiente urbano implica immergersi in uno spazio popolato da simboli, conoscenze, pratiche sociali. Attraverso una disamina dei meccanismi di funzionamento degli spazi della produzione, del consumo e della costruzione della cosiddetta "città creativa", il testo affronta un interrogativo tanto ampio quanto centrale nelle strategie di sviluppo dell’attuale scenario dell’"economia della conoscenza": come si struttura la relazione fra lo spazio urbano e le pratiche sociali collegate all’economia e alla cultura?
Silvia Crivello, dottore di ricerca in Pianificazione territoriale e sviluppo locale, svolge attività di ricerca in tema di città, cultura, politica urbana al Politecnico di Torino. Ha recentemente vinto una borsa di ricerca applicata Lagrange (Fondazione ISI-Fondazione CRT) dal titolo “Torino smart city: circolazione delle tecnologie politiche urbane e assemblaggi socio-istituzionali complessi”
Pubblicazioni Planning Disegnare il territorio and Architecture di una Commenda Searching for an approach Magistrale. Stupinigi Roberta Ingaramo & Angioletta Voghera Alinea International, 2012
Chiara Devoti e Cristina Scalon, Fondazione Ordine Mauriziano e Politecnico di Torino Ferrero Editore, 2012
River and lake Agreements, international competitions, academic Workshops and Design Ateliers were the starting point for our experimentation with integrated transcalar design. This method combines urban planning and architectural tools and approaches in an attempt to overcome the limitations of sectoral measures. Territorial design requires new vision and che ability to integrate all aspects of the project in order to overcome the traditional chronological sequence between planning and architectural design; to achieve this goal individua1 elements and the overall system should be considered togerher. Decision-making and implementation need new tools to involve end raise awareness in both public and private actors. Our target involved finding an architecture that forgoes selfreferential formalisms; through its contribution to urban and territorial design and the elaboration of urban planning rules and regulations, this idea of architecture can create long-lasting and long-term effects. At the same time, it also sparks a more indepth debate about urban design, spanning from the creation of large-scale scenarios to experimental architecture in settlements.
Se ancora di Stupinigi si parla, questa volta non è per rianalizzare la notissima palazzina di caccia, uno dei capolavori indiscussi del Settecento europeo, ma per mettere nel giusto rilievo, attraverso il riordino dell’intero fondo documentario conservato presso l’Archivio Storico dell’Ordine Mauriziano, il sistema territoriale del quale fa parte. E’ la prima di una serie di pubblicazioni pensate, accanto alla presentazione del riordino archivistico, per accompagnare lo studioso attraverso pochi, ma mirati, saggi introduttivi in grado di spiegare le caratteristiche uniche del corpus documentario dell’Ordine Mauriziano che ha, con continuità dal XVI secolo a oggi, gestito un imponente patrimonio terriero, costituito da proprietà diverse, ossia case, palazzi e ospedali, con un’estensione amplissima (dal Piemonte alla Valle d’Aosta, alla Liguria, alla Sardegna). La pubblicazione nasce dall’azione sinergica della Fondazione e del Politecnico, confermandosi come una lodevole iniziativa di interscambio culturale, e apre la serie con il territorio di una delle primissime dotazioni ducali, quella di Stupinigi, appunto, comprendente anche Vinovo, Sant’Andrea di Gonzole e le ricche cascine limitrofe, ancora oggi indiscusso patrimonio.
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Pubblicazioni Enjoy the landscape. Paesaggio e bellezza A cura di Claudia Cassatella e Francesca Bagliani Celid, Torino 2012 Contributi di Francesca Bagliani, Nikola Bašic´, Paolo L. Bürgi, Claudia Cassatella, Paolo Castelnovi, EMBT Studio Miralles/Tagliabue, Massimiliano Fuksas, Luigi La Riccia, Kevin McCardle, Ippolito Ostellino, Francisco Pol Méndez, Neil Porter, Asunción Rodríguez Montejano, Saunders & Wilhelmsen Arkitektur, Bianca Maria Seardo, Strootman Landschapsarchitecten, Massimo Venturi Ferriolo.
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Il tema del volume è la bellezza, e in particolare gli aspetti scenici del paesaggio dal punto di vista della pubblica fruizione. Le “bellezze panoramiche” e i “luoghi di pubblica accessibilità” dai quali si godono tali bellezze sono tutelati a livello nazionale fin dai primi anni del Novecento, tuttavia il vincolo di tutela non è un’azione sufficiente per conservarli. Tutelare, gestire, valorizzare gli aspetti percettivi dei luoghi chiama in causa tecniche specifiche di analisi, progettazione e pianificazione, che il volume illustra attraverso esperienze concrete, testimoniate da numerosi autori europei e americani. Sviluppando i temi sollevati dalla rassegna internazionale “Creare Paesaggi. Realizzazioni, teorie e progetti in Europa” – V edizione, il volume si articola in tre sezioni. La prima è dedicata alle realizzazioni di paesaggisti che hanno interpretato il significato del godimento del paesaggio attraverso progetti di punti di osservazione e di percorsi. La seconda presenta esperienze di gestione e pianificazione di aree naturali e rurali attente agli aspetti percettivi, visuali e multisensoriali. La terza propone metodi di pianificazione e regolamentazione del paesaggio urbano. caudia.cassatella@polito.it
Pubblicazioni Territorio storico e paesaggio Conservazione Progetto Gestione Quaderni del Progetto Mestieri Reali, 2, Fondazione CRT Metodologie di analisi e interpretazione Quaderni del Progetto Mestieri Reali, 3, Fondazione CRT , Volumi a cura di Mauro Volpiano L'Artistica Editrice, Savigliano 2010 I due volumi affrontano, sotto diversi profili disciplinari, il complesso tema della tutela e della valorizzazione del paesaggio, con particolare riferimento alle metodologie di conoscenza, di gestione e di intervento che hanno riguardato negli ultimi anni i territori del Piemonte. I saggi sono l’esito – accresciuto di inediti contributi di ricerca – delle lezioni e dei seminari del Progetto Mestieri Reali, dal 2004 iniziativa di formazione postuniversitaria della Fondazione CRT in concorso con il Politecnico e numerosi altri attori del territorio e il patrocinio di Regione Piemonte e MIBAC.
Le attività sono rivolte a specialisti e professionisti italiani e stranieri che si occupano di patrimonio, per indagare l’innovazione tecnica e scientifica, le nuove professioni, le frontiere della ricerca universitaria che interagiscono con gli interventi di riqualificazione del patrimonio culturale in Piemonte e Valle d’Aosta, nel confronto anche metodologico con esperienze italiane e straniere di eccellenza.
Il primo dei due volumi è dedicato alla gestione del paesaggio e raccoglie saggi d Roberto Gambino, Attilia Peano, Luca Dal Pozzolo, Daniela Poli, Paolo Castelnovi, Osvaldo Ferrero, Emanuela Zanda, Carlo Torretta, Claudia Cassatella, Mauro Volpiano, Raffaella Gambino e Annalisa Savio. I temi sono quelli dell’applicazione della Convenzione Europea del Paesaggio, dei siti Unesco piemontesi e della loro gestione, dei processi identitari e partecipativi, dei quadri normativi, delle aspirazioni al “progetto di paesaggio”.
Paesaggi dell’Alessandrino Piani e pratiche di sviluppo locale a cura di Giuseppe Cinà, Celid, 2012 I paesaggi si trasformano convulsamente sotto i nostri occhi. In primo luogo quelli agrari, teatri sempre più deserti di uomini e lavoro. Una cultura millenaria soccombe alla banalizzazione dei nuovi usi del territorio. Quali azioni, quali riflessioni sono in atto per governare questo processo? Questo volume, che riassume i risultati di una ricerca AlfieriCRT Torino, affronta questi temi con riferimento al comprensorio alessandrino, proponendo una lettura delle diverse strategie per il paesaggio oggi in atto, comprendenti sia le politiche pubbliche che le pratiche di sviluppo locale. A tal fine viene svolta una lettura critica del Piano Paesistico Regionale, elaborato in applicazione del Codice dei beni culturali e del paesaggio, evidenziandone limiti e potenzialità; a questa sono associate analisi e riflessioni svolte da altre e diverse ottiche disciplinari. Da tali riflessioni emerge un discorso sui ‘paesaggi in transizione’, sulle permanenze, trasformazioni e rimozioni dei paesaggi storici, sulla difficoltà, oggi, di far interagire i paesaggi mentali con quelli reali, nell’alessandrino come nel resto del paese. Emerge altresì la necessità di rilanciare la tutela e la valorizzazione del paesaggio non solo in termini tecnici e normativi ma anche attivando le risorse di azione e proposta delle comunità locali, in accordo agli indirizzi della Convenzione Europea del Paesaggio; consapevoli, tuttavia, che il ricorso alla società locale non può colmare i limiti propri agli strumenti di pianificazione né la carenza di scelte politiche capaci di attuare appieno la tutela, in accordo a quanto detta la nostra Costituzione. giuseppe.cina@polito.it
I secondo testo, che nasce come complementare al primo, è invece focalizzato in modo specifico sulle metodologie delle analisi paesaggistiche applicate concretamente ai territori, con una logica interdisciplinare che coinvolge principalmente ma non esclusivamente la ricerca storica (saggi di Carlo Tosco, Paolo De Meglio, Andrea Longhi, Laura Palmucci, Chiara Devoti, Enrico Lusso, Mauro Volpiano, Guido Montanari). Il saggio di Mauro Berta riguarda invece la qualità diffusa del paesaggio piemontese e la dialettica con le morfologie insediative storiche, quello di Federica Larcher l’apporto delle componenti agronomiche, quello di Claudia Cassatella le prospettive delle indagini percettive sulle componenti storico-culturali del paesaggio. mauro.volpiano@polito.it
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Erasmus Erasmus Intensive Programme UPWARD Urban Project Workshop and Responsible Design Coordinatore Prof. Giuseppe Cinà Segreteria Federico Guiati ip.upward@polito.it www.polito.it/upward Il Dist organizza anche quest’anno un Intensive Programme finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del LifeLong Learning Programme. Il workshop intensivo IP-UPWARD (Urban Project Workshop and Responsible Design), è coordinato dal Politecnico di Torino (responsabile scientifico Prof. Giuseppe Cinà) in partenariato con 7 Università europee. Il programma – giunto quest’anno alla sua terza edizione – vede la partecipazione di 40 studenti e dodici docenti, provenienti da Italia, Gran Bretagna, Turchia, Romania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia i quali, nel corso di dieci giorni, lavorano su un’area in ambito torinese per lo sviluppo di un Progetto Urbano. Dopo aver lavorato sull’area dello Scalo Vanchiglia (2011) e sull’area ex-Montefibre ad Ivrea (2012), il tema su cui lavoreranno gli studenti quest’anno saranno gli spazi verdi periurbani, per lo sviluppo di un progetto in un’area limitrofa alle Basse di Stura. Il workshop costituisce una importante occasione di scambio tra gli studenti e contribuisce inoltre ad un profondo scambio di conoscenze tra i docenti, ed i dieci giorni di lavoro intensivo del workshop contribuiscono a consolidare relazioni accademiche tra le Istituzioni partner. La partecipazione al workshop garantisce inoltre il riconoscimento di 4 crediti Ects. La terza edizione si svolgerà dal 7 al 19 aprile 2013. Ulteriori informazioni possono essere reperite all’indirizzo www.polito.it/upward. Partner del progetto Polytechnic and University of Torino - DIST Ion Mincu University of Architecture and Urbanism of Bucharest Corvinus University of Budapest - Faculty of Landscape Cracow University of Technology - Faculty of Architecture Yildiz University of Istanbul - Department of Urban Planning CVUT Faculty of Architecture - Prague UACEG Faculty of Architecture - Sofia Newcastle University – School of Architecture, Planning and Landscape f.guiati@gmail.com
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Erasmus
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NewDist NEWSLETTER SEMESTRALE DEL DIPARTIMENTO INTERATENEO DI SCIENZE, PROGETTO E POLITICHE DEL TERRITORIO POLITECNICO E UNIVERSITA’ DI TORINO ISSN 2283-8791 Direttore responsabile Patrizia Lombardi Redazione Costanzo Mercugliano, Stefania M. Guarini E-mail: costanzo.mercugliano@polito.it Editore DIST, Politecnico e Università di Torino Viale Mattioli, 39 - 10125 - Torino Tel.: (+39) 011 564 7456—Fax: (+39) 011 564 7499
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