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Marta
il Museo Archeologico nel cuore di Taranto
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20 GIOCHI
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legenda Attività sul posto
Curiosità
Giochi
Approfondimento
Web
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Marta
il Museo Archeologico nel cuore di Taranto GIOCO
Testi di Lorenza Cingoli e Martina Forti Illustrazioni di Stefano Misesti
Soluzione a p. 50
Ciao, m i chia mo So e sono phia una fa mosa di terr acroba acotta ta dell’an del IV tichit sec. a à (fine .C.) Ha i notat snoda ta? D o com urante e sono Museo la tua MARTA v is , it in a al contre sorell rai me e, men tre ci e le m dei no e ie s ibiamo stri nu in alc meri p uni ma sic iÚ spetta come colari, voglio farti c mi son ompag o nasc nia, osta a pagine nche n di que elle sta gu ida. P r a cerc ova armi!
Cerca Sophia
Taras, il figlio del mare Taras aveva un padre famoso, era figlio di Poseidone, il dio del Mare. Secondo la leggenda, Taras cercava il luogo ideale per stabilirsi con la sua gente. Un giorno, mentre si trovava sulla riva del Mar Ionio, vide uno
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Taranto attraverso i secoli dal Neolitico all’Alto Medioevo
splendido delfino che saltava tra le onde e capì che quello era un segno, era arrivato nel posto giusto. Decise quindi di fermarsi e di fondare una città che si chiamò più o meno come lui: Taranto.
£ A 777 km £ B 656 km £ C 1880 km
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£ A 1.225 km £ B 516 km £ C 480 km
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Soluzione a p. 50
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I nomi degli Apuli
Gli Apuli vivevano un po’ in tutto il territorio dell’attuale Puglia. Quelli che si erano stabiliti a nord si chiamavano Dauni, nella zona centrale abitavano i Peucezi, mentre nel Salento, ma anche a Taranto, c’erano i Messapi.
753 a.C. nasce la città di Roma
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750 a.C. Omero scrive i racconti de l’Iliade e l’Odissea
Due mari, una storia Tante città guardano il mare, ma Taranto di mari ne ha addirittura due! Il primo, il Mar Grande è un golfo affacciato sullo Ionio, mentre il Mar Piccolo è all’interno e per arrivarci bisogna passare attraverso dei canali. Secoli fa questo bellissimo posto era abitato dagli Apuli, un popolo arrivato dall’est, dai Balcani. I veri fondatori di Taranto, però, giunsero nel 700 a.C. da Sparta, la città greca famosa per i suoi uomini addestrati fin da bambini nell’arte della guerra. Da allora in poi Taranto divenne una città sempre più importante, coi suoi templi, i suoi palazzi, le fortificazioni affacciate sul mare e la sua flotta di navi da guerra e mercantili.
706 a.C. gli Spartani fondano Taranto
415 a.C. Guerra del
Peloponneso, Taranto si allea con Sparta contro Atene
_272 a.C. 336 a.C. 282 in Macedonia guerra di Taranto sale al trono Alessandro Magno
contro i Romani
Taranto attraverso i secoli dal Neolitico all’Alto Medioevo
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N ell o stem ma d Tara i nto c’è T a ca a r as v all o di a ni m un ale. Qua Dise le? gna lo tu .
GI O
Intorno alla città c’era la chora, il territorio circostante in gran parte abitato da contadini. E gli Apuli? Impararono a convivere coi Greci, più o meno. Intanto però i secoli passavano e i Romani cercarono di invadere la città. Pur di non cedere al dominio di Roma, i Tarantini chiamarono in loro aiuto Pirro, il Re dell’Epiro. Dopo una lunghissima guerra, Pirro venne sconfitto e Taranto passò sotto il dominio di Roma. Apuli, Greci, Romani, persino i Cartaginesi di Annibale occuparono Taranto, anche se per breve tempo. Ogni popolo ha lasciato tracce della sua storia. Corri a scoprirle tutte!
Soluzione a p. 50
272 a.C. Pirro viene sconfitto, comincia la dominazione di Roma
212 a.C. Annibale conquista Taranto
209 a.C. Il console
Quinto Fabio Massimo riconquista Taranto
44 a.C. Giulio Cesare viene assassinato
27 a.C. Ottaviano
Augusto è il primo Imperatore di Roma
476 caduta
d.C.
dell’Impero Romano d’Occidente
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A spasso nel tempo
Chiesa di San Domenico
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Per arrivarci si sale su una scalinata altissima. Nel chiostro si cammina sotto un colonnato in stile gotico. a Vi
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La parte più antica di Taranto è un isolotto che si affaccia sui due mari. Passeggiando nelle strade della Città Vecchia, incontrerai monumenti di tutte le epoche.
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Duomo di San Cataldo Costruita dai Bizantini, è la più antica cattedrale di tutta la Puglia. Ha una splendida facciata barocca.
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Tempio Dorico
Questo è il monumento simbolo della città. Risale ai tempi della Magna Grecia! Forse era dedicato ad Artemide, sicuramente a una divinità femminile. Oggi restano solo due colonne.
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I siti da visitare in città
Ponte Girevole
Castello Aragonese
Collega la città vecchia a quella nuova. E’ composto da due bracci che possono aprirsi per lasciar passare le navi.
Dai bastioni di questa grande fortezza, i Bizantini, i Normanni e gli Aragonesi scrutavano il mare, pronti ad avvistare i nemici.
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Il Museo MARTA si trova qui! Una volta il palazzo era un Convento dei Frati Alcantarini.
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Tombe per tutti i gusti
Nell’antichità si usavano diversi tipi di tombe. A fossa (o cassa litica): erano semplici, scavate nella terra o nella roccia e ricoperte di lastroni. A sarcofago: un grosso contenitore di pietra simile a una bara. A camera: erano tombe di lusso, vere e proprie camere spesso decorate e dipinte con il letto funebre (kline) intagliato nella roccia. Ad acrosolio: tombe di epoca cristiana, scavate e incassate nella parete.
Di solito le ceneri o i corpi dei defunti che appartenevano a famiglie ricche venivano sepolti in terreni privati, i poveri invece venivano radunati in necropoli collettive.
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Il tesoro... Ti sembrerà strano, ma la Taranto più incredibile e misteriosa si trova… sottoterra! Nei sotterranei di palazzi abitati e scuole, puoi scoprire gli ipogei, luoghi di sepoltura antichissimi ormai sommersi dalla città moderna. In questi siti archeologici sono stati trovati moltissimi oggetti preziosi che puoi vedere al Museo MARTA. La Tomba a camera dipinta era completamente decorata con splendide pitture, mentre la Tomba a quattro camere, separate da colonne doriche, era grande e monumentale, doveva appartenere a una famiglia molto ricca. La Tomba degli Atleti è la più importante di tutte e custodisce ben sette sarcofagi di pietra.
I siti da visitare in città
...del sottosuolo Tra i reperti trovati qui c’è anche un’anfora che veniva data in premio ai vincitori durante le gare dedicate alla dea Atena. In questa famiglia dell’antica Taranto sono vissuti dei veri sportivi! Sempre nel mezzo della città, si trova anche una vera e propria Necropoli di epoca greca. Nel cuore del Borgo Vecchio, sotto Palazzo Delli Ponti, potrai esplorare un luogo magico, un ipogeo con otto tombe scavate nella roccia. Visitando il Museo Spartano di Taranto, con il suo Ipogeo, ti sembrerà di entrare nelle viscere della terra e in alcuni punti ti troverai addirittura a 4 metri sotto il livello del mare.
Direzione Aldilà
Secondo gli antichi, la morte era un momento di passaggio. Il defunto lasciava la vita sulla Terra ed entrava nell’Ade, il Regno dell’Oltretomba, un posto sotterraneo, tetro e oscuro da far venire i brividi. I familiari del defunto curavano meticolosamente i preparativi per il viaggio verso il Regno dei Morti. Il cadavere veniva profumato di unguenti, vestito dei suoi abiti migliori e seppellito insieme a molti oggetti che gli erano stati cari: vasi, collane, corone, addirittura giocattoli. Una cosa che non mancava mai era una tazza per bere dell’acqua: nell’Aldilà il morto non doveva patire la sete!
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Le piantine del museo Avevi mai sentito parlare di un museo con il nome di una bambina? Il MARTA (scritto con le lettere greche), Museo Archeologico di Taranto, è un museo che raccoglie meravigliosi
SECONDO PIANO
Se attraversando la storia di Taranto, ti perdi e non sai
più in che epoca ti
trovi, non preoccu-
parti, basta tornare a guardare questo schema!
PREISTORICO Neolitico VI - V millennio a.C.
ELLENISTICO seconda metà IV a.C. - I a.C.
PROTOSTORICO XVI a.C. - IX a.C.
ROMANO fine I a.C. - IV d.C.
ARCAICO VIII a.C. - VI a.C. CLASSICO V - prima metà IV a.C.
TARDO ANTICO O ALTOMEDIEVALE V d.C. - X, XI d.C.
piantine del museo
Le tue guide oggetti che raccontano la storia dell’antica Taras, dall’epoca greca a quella romana, fino al Medioevo. Sei pronto? Entra al MARTA e comincia il tuo viaggio nel tempo.
Ave a te! Sono
Antonio, un antico romano. Con me scoprirai le opere realizzate nel periodo romano.
PRIMO PIANO
................ Mi chiamo Ignazia e sono una nobile apula. Insieme andremo a cercare le meravigliose creazioni degli artigiani apuli.
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Ciao, mi chiamo
Teseo e sono un
bambino dell’antica Grecia. Io ti segnalerò le opere del periodo in cui Taranto era una città della Magna Grecia.
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Taranto prima di Taras
sala n II
Un vaso umano
La statuetta che trovi nella sala II con un pizzico di fantasia ricorda un corpo femminile ed è una tipica ceramica micenea. Nel sito archeologico dello Scoglio del Tonno sono stati ritrovati molti reperti che puoi vedere al Museo: frammenti di anfore, oggetti di bronzo, persino amuleti e dei grandi fornelli di ceramica.
Minoici o Micenei?
A capo della civiltà minoica c’era Minosse, il potente Re che aveva a Cnosso, sull’isola di Creta, il suo sontuoso palazzo. Nel 1400 a.C. un gigantesco terremoto distrusse l’isola. Il dominio passò ai Micenei che arrivavano dalla Grecia continentale. A Micene, governavano gli Atridi. Il più famoso Re miceneo è stato Agamennone, mitico capo delle armate greche nella guerra di Troia.
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Durante la Preistoria, il tratto di terra tra il Mar Grande e il Mar Piccolo era già abitato. Attirati dalla possibilità di pescare in acque tranquille e dal terreno fertile, gli Japigi, o Apuli, avevano costruito delle capanne sul promontorio vicino allo Scoglio del Tonno. Nell’Età del Bronzo, quel primo nucleo era diventato qualcosa di molto simile a una piccola città. Avvicinandosi dal mare si poteva vedere un muro di recinzione che proteggeva l’abitato. Al centro svettava il megaron, un palazzo, simile a quelli delle città greche d’epoca micenea. Difficile a credersi, ma in quest’epoca antichissima le navi mercantili già solcavano il Mediterraneo in lungo e in largo. Gli abitanti di quell’antico villaggio nato secoli e secoli prima di “Taras”, avevano scambi commerciali con la Grecia!
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arte protostorica e arcaica
A quattr’occhi con Medusa Nella sala III puoi vedere dei curiosi oggetti di terracotta di epoca arcaica. Sono delle antefisse, decorazioni che si usavano per abbellire i templi o le entrate delle tombe. Tra i disegni più comuni c’erano dei motivi floreali, delle palme, dei leoni e delle immagini fantastiche come la Gorgone, una donna dalla capigliatura fatta di serpenti! L’aspetto mostruoso di queste antefisse con i capelli serpentiformi, le zanne e la lingua di fuori, aveva anche il compito di scacciare gli spiriti maligni, spaventandoli. Secondo la leggenda, la terribile Gorgone Medusa poteva impietrire chiunque la guardasse negli occhi, ma aveva un punto debole: era mortale. L’eroe Perseo riuscì a sconfiggerla con uno stratagemma, evitò gli occhi pietrificanti della Gorgone guardandola riflessa nel suo scudo, come gli aveva raccomandato la dea Atena. E la uccise decapitandola nel sonno.
sala n III
GIOCO
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Altri mostri mitolog ici li trove rai rap presen sull’Orlo tati di un g rosso P a riliev it ho s o (un gr ande va liquidi so per o grana glie) de VII sec lla fi ne a.C. esp del osto ne Si tratt ll a sala II a di grif I oni e di con tes uomini ta uma na, ali e di… Sco corpo prilo co lorando gli spazi c ol punt ino.
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Il saluto di Zeus
Al MARTA il Re degli dei ti dà il benvenuto! Vicino all’ingresso, nella sala I, si trova la statua di un magnifico Zeus di bronzo (530 a.C.). Il suo sguardo sembra pacifico ma, attenzione, il dio è in movimento, pronto a scagliare un fulmine contro i mortali che l’hanno fatto arsala n I rabbiare. Il fulmine che teneva in una mano non c’è più e nemmeno l’aquila che stringeva nell’altra, rimane però tutta la sua maestosa R IS O A R SOR CA L potenza. Questa importantissima opera è staI IC O ta ritrovata per caso anni fa a Ugento, nel SaSai perché lento. Ai tempi dei Greci probabilmente era sembra sempre che posta in cima a una colonna, al centro di le statue arcaiche qualche luogo pubblico.
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sorridano? Non certo per esprimere dei sentimenti, la curvatura delle labbra e gli occhi allungati servivano a dare il senso della tridimensionalità..
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arte protostorica e arcaica
Splendidi colossi
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Nella Magna Grecia le città importanti dovevano mostrare ai visitatori tutto il loro splendore. Anche Taranto aveva la sua acropoli, dove sorgevano i templi in onore degli dei. Il cuore della vita cittadina era l’agorà, la piazza principale dove si svolgevano il mercato e le assemblee pubbliche. Al centro della piazza svettava una gigantesca statua che rappresentava sempre lui, Zeus, il capo degli dei, armato di folgore e pronto a incenerire chiunque gli facesse saltare la mosca al naso. Questa statua era un’opera del famoso scultore greco Lisippo e, con i suoi 18 metri, era la più alta di tutto il mondo antico dopo il Colosso di Rodi. s
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Stesso dio, nome diverso
Gli dei degli antichi Greci erano adorati anche dai Romani, ma con nomi diversi. Zeus, a Roma si chiamava Giove, Afrodite era Venere, Poseidone diventava Nettuno, Artemide corrispondeva a Diana, Ermes a Mercurio, Atena, la dea della sapienza, era Minerva e Ade, il dio dei morti, prendeva il nome di Plutone.
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Qui c’è una tomba
sala n IX
Piangere per lavoro
Quando moriva qualcuno, venivano chiamate le Prefiche, donne specializzate in pianti, lamenti e canti funebri. In qualche regione del Sud Italia questo particolarissimo mestiere esiste ancora.
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Un enorme vaso con due grandi volute a mascheroni, ti accoglie all’ingresso della sala IX. Si tratta di un Cratere funerario a figure rosse (fine IV secolo a.C.) realizzato dal famoso ceramista apulo Pittore di Dario: un tipo di vaso che serviva a segnalare la presenza di una tomba. Sul cratere è dipinta la storia di Anfiarao, re di Argo e indovino, costretto a partecipare alla guerra contro Tebe, pur avendone predetto il fallimento. E ci aveva proprio indovinato, perché fu sconfitto. Per fortuna, Zeus, per impedirgli di venire ucciso dai tebani, aprì la terra con un fulmine e lo fece precipitare fin nell’Oltretomba. Se giri intorno al vaso, scoprirai il disegno di una sorta di casetta all’interno della quale è rappresentato un uomo. È un naìskos, una speciale edicola funeraria posta in prossimità delle tombe, molto diffusa a Taranto, che serviva a commemorare il defunto e a segnalarne la sepoltura.
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riti funerari, culto dei morti, divinità e religione
Il vincitore Gli antichi abitanti di Taranto usavano inumare i defunti, e cioè seppellirne il corpo in una tomba nel terreno. Però, verso la metà del IV secolo a.C. venne ripresa anche la pratica della cremazione, che prevedeva che i corpi venissero bruciati. Le ceneri venivano poi riposte in contenitori di legno, oppure in urne di terracotta o di bronzo che si conservavano nelle stesse necropoli dei corpi inumati. Naturalmente nei secoli il legno si è consumato e non ne abbiamo più traccia, ma abbiamo ritrovato molte urne, come la bellissima Hydria in bronzo (330 a.C.) della sala XI. Come puoi notare, intorno al collo del vaso c’è una coroncina di mirto, con le foglie di bronzo e le bacche di terracotta dorata. Simboleggiava la vittoria del defunto sulla morte. Non potendo più appoggiargliela sul capo, si metteva al collo dell’urna.
sala n XI
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Per gli antichi Greci il mirto rappresentava l’Oltretomba. L’aveva portato nell’Ade Dioniso, quando era sceso a prendere la madre Semele.
La moneta di Caronte
GIO C O
Un tempo si usava mettere una monetina sotto la lingua del defunto. Il denaro doveva servire per pagare la barca di Caronte, il traghettatore che portava i morti nell’Oltretomba.
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Soluzione a p. 50
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In onore degli dei
sala n XIII
Due super gemelli
I Dioscuri erano tanto legati l’uno all’altro che quando Castore muore, Polluce, che è immortale, rinuncia all’immortalità. Oltre agli eserciti, si credeva che i due gemelli divini proteggessero anche i naviganti, soprattutto in situazioni di pericolo. Secondo i marinai, si manifestavano tramite delle fiammelle che apparivano sugli alberi delle navi. La fiamma doppia era di buon auspicio, ma se era singola non prometteva niente di buono!
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Proprio come fanno i fedeli di ogni religione, anche gli antichi Greci facevano offerte ai loro dei, che erano tanti e potenti e decidevano della vita e della morte degli esseri umani. In ogni città c’era un tempio o più templi dedicati alle divinità che si credeva proteggessero quel luogo, dove i fedeli portavano offerte di vario tipo: animali, vino, olio o grano, ma anche tavolette votive in marmo, legno, bronzo o terracotta, chiamate Pinakes. Erano talmente diffuse da venir prodotte in serie e si potevano comprare perfino dagli ambulanti davanti ai santuari, un po’ come le bancarelle di oggi. Nella sala XIII troverai un Pinax dedicato ai gemelli Castore e Polluce (IV sec. a.C.), i Dioscuri, due divinità molto amate a Sparta. Sono rappresentati seduti a cavallo, mentre reggono trionfalmente un ramo di palma. Infatti sono considerati i protettori degli eserciti.
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riti funerari, culto dei morti, divinità e religione
Gli inquilini dell’Olimpo
Tempeste, uragani, siccità, stagioni... I fenomeni naturali erano difficili da capire per i popoli antichi. Per dare una spiegazione ai grandi segreti dell’universo erano nati gli dei. Secondo gli antichi Greci, e poi anche per i Romani, gli dei abitavano sul Monte Olimpo e ogni tanto comparivano sulla terra per controllare gli uomini da vicino. Gli dei avevano poteri straordinari, ma erano anche litigiosi e capricciosi come i semplici mortali. Molto amati erano 24 23 anche i semidei, figli di una divinità e di 25 22 un essere umano. Il più famoso di 26 tutti era Eracle (Ercole per i Latini), 21 28 27 un eroe fortissimo, tanto che, 20 32 30 31 19 ancora in culla, stritolò due 13 29 serpenti. 12 11
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sala n XIII
Eracle era l’eroe greco per eccellenza. Forte e coraggioso, veniva preso ad esempio per le sue virtù, che ebbe modo di dimostrare in ben 12 fatiche! E’ sua la testa colossale esposta nella hall del museo e anche quella in marmo della sala XIII (I sec. a.C.), copia romana di una grande statua bronzea realizzata a Taranto da Lisippo.
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Che fatica!
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Unisci i puntini e scopri come doveva essere la scultura completa.
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sala n XI
Ad ognuno la sua tecnica Le tecniche usate dagli orafi tarantini erano la martellatura e il cesello (si martellava il metallo e si decorava con dei punzoni), la filigrana (una decorazione realizzata con fili d’oro o d’argento) e la granulazione (decorazioni con minuscole sfere d’oro saldate sul fondo della lamina). Gli orecchini a navicella esposti nella sala XI (metà IV sec. a.C.) sono decorati con motivi vegetali, pendenti e Nikai, figure femminili alate che simboleggiavano la “vittoria” sulla morte.
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In alcune tombe scoperte in importanti centri del territorio apulo, sono stati trovati oggetti d’oro di eccezionale bellezza e raffinatezza, realizzati da orafi tarantini: i tesori più preziosi del MARTA. E’ stata una vera fortuna che le ricche famiglie apule volessero ostentare la loro posizione sociale e la loro ricchezza anche durante le cerimonie funebri, seppellendo insieme al defunto i suoi più preziosi ornamenti personali. In questo modo abbiamo trovato orecchini, anelli, diademi, bracciali, collane, sigilli e molto altro ancora. Osserva la decorazione degli orecchini a disco con triplice pendente (metà IV sec. a.C.) nella sala XI, pensa che all’interno della testa femminile (che a sua volta indossa degli orecchini) veniva inserito un frammento di tessuto imbevuto di olio profumato, che rilasciava un profumo ogni volta che veniva mosso. Che stile! ità sul po tiv st At o
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SU UNA CERAMICA IN UNA STATUA SU UN SARCOFAGO
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Ori per l’Aldilà
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oreficeria
Opaka Sabaleida
Belli per gli dei
Uno dei motivi per i quali si mettevano i gioielli nelle tombe, era che il viaggio del defunto sarebbe finito al cospetto degli dei: bisognava presentarsi al meglio! Alcuni gioielli erano esclusivamente funerari, come ad esempio le corone o quelli in terracotta dorata. Con l’avvento dei Greci, gli orafi tarantini ampliarono sia i motivi ornamentali delle loro opere, sia i materiali a disposizione. posto sul tà i v
Cerc a ne mus l eo i l sig cris illo tallo in (met di ro à III cca s e c. a il ca .C.) c ne c on he i nse il… S gue cop rilo tu!
At ti
Era una fanciulla apula di 14 anni, seppellita insieme ai suoi gioielli e ai suoi effetti personali, in una tomba rinvenuta a Canosa di Puglia. Doveva essere nobile e ricca, perché possedeva oggetti di altissimo livello artistico. Nella sua tomba c’era uno specchio in argento e oro decorato con Afrodite circondata da Eroti (piccoli amorini) e una teca portacosmesi con una Nereide che cavalca un mostro marino, entrambi esposti nel museo. Ma il pezzo di maggior valore è il diadema in oro con decorazione floreale (sala XII, fine III sec. a.C.) costituito da tre nastri d’oro sovrapposti, con una cerniera che permetteva d’indossarlo e due occhielli finali dove passava il nastro da allacciare sulla nuca. Ammira la decorazione a foglie, bacche, fiori, colorati con smalto verde, pasta di vetro e pietre che simulano i pistilli.
CERVO CINGHIALE
Soluzione a p. 50
CONIGLIO
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Chiome creative
sala n XI
Strani colori
Tingersi i capelli non è una consuetudine moderna, anche le antiche greche facevano uso di tinture per scurire i capelli, rendendoli neri con riflessi blu. Le antiche romane li tingevano di nero, rosso e biondo. A forza di tingerli e arricciarli con ferri arroventati, non era raro che diventassero calve e dovessero fare uso di parrucche.
Le donne romane inizialmente preferivano pettinature semplici, con la riga nel mezzo e un nodo sulla nuca. Con il passare del tempo si sbizzarrirono in acconciature sempre piĂš elaborate e fantasiose.
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Diademi, cerchi, spilloni, retine, fasce, erano molti i modi per adornare i capelli delle donne greche e romane. Le antiche greche (e gli antichi greci) portavano i capelli piuttosto corti. A Sparta, il giorno del matrimonio, le donne si rasavano addirittura la testa! Erano soprattutto le donne ricche ad avere i capelli lunghi, potendo contare sull’aiuto di schiavi per pettinarli e acconciarli in trecce o crocchie. La testa femminile in terracotta della sala XI (IV sec. a.C.) ha morbidi ricci intorno al viso e un diadema che le tiene fermi i capelli.
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acconciature e abbigliamento
Un semplice quadrato
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Non era difficile vestirsi per un antico greco! L’abito, simile per uomini e donne, era molto semplice: si trattava di un quadrato di stoffa da drappeggiare a proprio gusto e piacere, tenuto insieme da spille chiamate fibule, nastri, bottoni e talvolta cuciture. Il chitone era di stoffa leggera e poteva essere lungo o corto, il peplo era di lana e veniva fermato in vita da una cintura. Poi c’era l’himation, un mantello che indossavano entrambi i sessi. Guarda com’è misteriosa la dama greca avvolta nel suo himation dal quale si intravedono solo gli occhi, rappresentata sul Lekythos della sala XIII (350-325 a.C.)
IO C O
Travestiti
sala n XIII
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Scarpe greche
Nel piccolo altare chiamato arula della sala IV (fine V, inizio IV sec. a.C.), c’è una giovane sposa seduta sul letto, mentre un’ancella le sfila i calzari, che potevano essere di vari tipi e colori. Solo i ricchi indossavano scarpe, i servi giravano scalzi.
I Romani indossavano una lunga tunica con sopra una stola (abito fermato da due cinte) per le donne e una toga per gli uomini, di lana d’inverno, di cotone o lino d’estate. Era un mantello che si fissava su una spalla e il drappeggio era così complicato che ci voleva l’aiuto di un servo. Però vestirsi da antico romano è molto semplice! Indossa una maglietta bianca molto lunga, legata in vita con uno spago. Per la toga usa un vecchio lenzuolo singolo tagliato a semicerchio. Avvolgilo intorno al corpo lasciando libera una spalla.
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Ossa tuttofare
Forse ti sarai chiesto che cos’è quella strana collana di ossetti esposta nella sala XI. Sono gli astragali, un gioco di abilità per grandi e piccoli, molto in voga nel mondo antico. Si trasportavano in un sacchetto o si foravano per portarli in vita con una cordicella.
Piccole donne
Cerca la bambola snodabile di terracotta esposta nella sala XIII. Un po’ più semplice, ma simile a quelle attuali, vero? Le bambole dell’antichità potevano essere d’avorio o legno con braccia e gambe snodate con un corredo di vestiti, gioielli e mobili in miniatura, oppure più modeste, fatte di stracci e cera con grandi occhi disegnati.
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Sonagli per tutti i gusti Gli antichi non avevano le medicine e le cure che abbiamo oggi, e purtroppo molti bambini non arrivavano all’età adulta. Nelle loro tombe venivano riposti i loro giochi preferiti. Da piccoli si divertivano con giocattoli “rumorosi”: sonaglini di terracotta all’interno dei quali venivano messi dei sassetti. L’importante era che facessero chiasso! Al MARTA ce n’è una ricca collezione: maiali, cani, civette, oche, tartarughe, sono esposti in una vetrina della sala XIII. Poi si passava ai maialini o ai cavalli con le ruote che potevano essere tirati o montati, a seconda della grandezza e del materiale. Crescendo, i bambini si esercitavano a spingere un grosso cerchio di bronzo o di legno, ma giocavano anche con le trottole, gli aquiloni, i dadi e a giochi all’aria aperta come nascondino, mosca cieca e il salto alla cavallina.
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giochi e giocattoli
Un gioco senza tempo
sala n XIII
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Il genio dei giocattoli
Filosofo, matematico, esperto di meccanica, il geniale Archita di Taranto costruì una colomba meccanica che riusciva persino ad aprire le ali e svolazzare. Inventò anche la raganella, uno strumento musicale che si usa ancora oggi.
G
Ti ricordi che cosa stava facendo Nausicaa quando trovò Ulisse addormentato sulla spiaggia? Stava giocando a palla, uno dei giochi più antichi del mondo. Naturalmente i palloni dell’antichità non erano come i nostri perché, come già saprai, la plastica verrà inventata molti secoli dopo. Si trattava di palle piccole e ripiene di lana, di sabbia o di stoppa, ma ce n’erano anche di leggere, con le piume. Un gioco famoso era l’Ephedrismos, che consisteva nel colpire con la palla un sasso conficcato nel terreno. Chi non ci riusciva, doveva prendere sulle spalle il compagno vincente. Il giocatore che veniva trasportato, tappava gli occhi a quello sotto, fino a quando non fosse stato capace di raggiungere e colpire la pietra senza sbagliare. Proprio il gioco che stanno facendo le due ragazze della statuina nella sala XIII (sec II a.C.).
IO C O Lancia le noci.
Per i Latini, l’espressione “nuces relinquere” (lasciare le noci) significava uscire dall’infanzia. I bambini romani usavano le noci come biglie. Puoi sfidare anche tu gli amici in un semplice gioco amato dai Romani. FORMATE una base di noci, poi, a turno, lanciate una noce sopra alla base fino a creare una specie di piramide. VINCE chi arriva più in alto, senza far cadere le altre noci.
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La magia del teatro sala n XIII
Sotto la maschera
Gli attori indossavano maschere sul volto. In questo modo l’espressione del personaggio era riconoscibile anche al pubblico seduto sui gradoni più alti e lontani dell’anfiteatro. Lo stesso attore spesso interpretava ruoli diversi nel corso dello spettacolo: bastava cambiare maschera e il gioco era fatto! Le maschere delle tragedie erano serie, mentre quelle delle commedie avevano delle espressioni buffe, ma tutte avevano una forma tale da amplificare il suono. Troverai molte maschere nelle vetrine delle sale XIII e XXII.
Nel teatro
antico gli attori erano solo maschi e recitavano anche i ruoli femminili. Le spettatrici venivano fatte sedere nelle file posteriori per evitare che si innamorassero degli attori!
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Non esistendo il cinema o la Tv, un tempo si andava moltissimo a teatro. Si recitava soprattutto nei grandi anfiteatri a cielo aperto, lì poveri e ricchi, tutti potevano assistere agli spettacoli, piangere, ridere, impressionarsi e fare il tifo per i protagonisti. La tragedia metteva in scena i drammi degli esseri umani e narrava l’influenza degli dei sulla vita dei mortali, la commedia prendeva in giro politici e personaggi famosi facendo ridere gli spettatori. L’attore panciuto dipinto sulla Oinochoe della sala XIII (350-340 a.C.), probabilmente è la caricatura di una divinità. Avevano molto successo anche le esibizioni di mimi, giocolieri, danzatori e acrobati, le cui statuine sono sparse per tutto il museo.
GIOCO Costruiamo una maschera antica.
Occorrente: Cartoncino e fogli di carta bianchi forbici matita spago colla
Disegna due maschere, una comica e una tragica, ritagliale e fai due buchini ai lati per far passare lo spago.
Decora con barbe, capelli e sopracciglia di carta.
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teatro e spettacoli
Una vita in musica Le opere che vedi al Museo sono immobili e silenziose, ma se le guardi con attenzione ti accorgerai che Taranto antica era una città piena di musica! Danzatori e suonatori venivano chiamati in tanti momenti della vita, dai riti religiosi, ai matrimoni, dai giochi sportivi ai banchetti nelle case aristocratiche. Persino gli eserciti arruolavano dei musicisti e in guerra i canti corali servivano per infondere coraggio ai soldati. Gli strumenti a corde più usati erano la cetra e la lira, mentre come strumento a fiato era molto diffuso una specie di flauto chiamato aulòs. Guarda com’era fatto nel Cratere a Calice della sala XIII (fine IV, inizio V sec. a.C.). Soprattutto durante le cerimonie religiose si usava spesso il Tympanon, uno strumento a percussione composto da un disco in pelle con intorno delle piastre metalliche, in pratica una specie di grande tamburello. Lo puoi vedere tra le mani della suonatrice nella statuetta della sala XX.
sala n XIII
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Melodie divine
Apollo, dio del sole, suonava la cetra, mentre Dioniso zufolava tra i filari d’uva con l’aulòs. Ma il più famoso tra i musicisti divini era Orfeo che con la sua lira riusciva addirittura a far muovere le rocce e a incantare le creature dell’Oltretomba.
A teatro era sempre presente un’orchestra per l’accompagnamento
musicale e il coro composto dai coreuti che recitavano tutti insieme e commentavano le azioni dei protagonisti.
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Soldati a vita
In Grecia, ad Atene, i cittadini prestavano servizio militare per 20 anni. Nell’antica Roma il servizio militare durava 25 anni. Gli Spartani invece restavano soldati per tutta la vita!
Pirro sbarcò a Taranto con un esercito enorme per quei tempi. Aveva 20.000 soldati, 3000 cavalieri e 26 elefanti!
Battaglia navale
In epoca greca, le navi più famose erano le trireme, dotate di tre file di rematori che vogavano senza sosta. C’erano anche le vele, ma venivano issate solo quando spiravano venti favorevoli, per aumentare la velocità. Sulla prua delle trireme spuntava uno sperone pieno di lame taglienti che serviva per sfondare lo scafo delle navi nemiche. Le navi dei Romani si chiamavano galere. In un certo senso erano vere prigioni: i rematori erano in gran parte schiavi, obbligati a vivere in mare per anni e anni.
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Una città guerriera I primi abitanti di Taranto avevano ereditato da Sparta l’abilità nell’arte della guerra. Tutti i giovani venivano addestrati come soldati, anche perché i nemici erano sempre alle porte! I Tarantini si scontrarono spesso con i Messapi e i Peucezi, gli indigeni Apuli all’inizio non ne volevano sapere dei nuovi arrivati. Poi ci fu l’invasione da Roma, l’intervento di Pirro, la dominazione di Annibale e ancora i Romani. A quel tempo l’esercito era composto soprattutto da uomini a piedi, i fanti. Tra questi gli opliti indossavano corazza di metallo o di cuoio, schinieri che proteggevano le gambe, elmo, scudo, lancia e spada, mentre i peltasti erano armati alla leggera e non indossavano armatura. I soldati a cavallo erano pochi e servivano per scortare i fanti in battaglia o inseguire i nemici in fuga.
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armi, armature e soldati
Istrici e testuggini Fra i vari modi di schierarsi in battaglia, per i Greci il più famoso è stato sicuramente la falange macedone, inventata da Filippo, padre di Alessandro Magno. Gli opliti si disponevano in formazione rettangolare, quelli nelle prime file marciavano con le lunghe lance in orizzontale, mentre gli altri le tenevano in alto pronti ad abbassarle al momento dello scontro. La falange somigliava a un enorme istrice! A proposito di animali, i Romani inventarono la testuggine, che non era una tartaruga ma un’altra idea geniale per muoversi durante della battaglia. I soldati incastravano gli scudi gli uni negli altri e formavano un guscio gigante, così potevano avanzare proteggendosi dalle frecce e dai proiettili dei nemici. Nella sala XIII (inizi III sec a.C.) puoi vedere due elmi e un’armatura romana a testimonianza della conquista romana della Puglia.
sala n XIII
O IG OCCo
Disegna un bel disco e ritaglialo.
Decoralo usando i pennarelli colorati e i pezzi di stoffa. Incolla anche i bottoni,
Disegna un grosso occhio o un altro simbolo a piacere.
Ritaglia due strisce di cartone e incollale nel retro dello scudo, in una infilerai il braccio e l’altra la terrai con la mano.
stru isci i l tu o sc da e ud o roe. L’oc dipi c hi o nto s er v p er iv a spav enta re i ne m ici!
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Occorrente: un cartone rigido forbici matita nastro adesivo pennarelli bottoni e pezzi di stoffa colla
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Nati per viaggiare
sala n XVI
Le navi mercantili viaggiavano solo nei mesi da marzo a ottobre. In inverno era troppo pericoloso mettersi per mare, si rischiava di affondare con tutto il carico, travolti dalle tempeste!
Il paradiso delle cozze I Tarantini avevano la fama di esperti pescatori. Il Mar Piccolo era pescosissimo ed era il posto ideale per la coltivazione dei mitili. Le cozze tarantine sono famose ancora oggi!
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Come tante città della Magna Grecia, Taranto era stata fondata da Greci che avevano preso la via del mare per cercare nuove terre. Nelle colonie, gli abitanti non perdevano i collegamenti con la Grecia, ma continuavano a commerciare con la loro terra d’origine. Gran parte degli scambi a quel tempo avveniva via nave. Le strade erano pericolose, infestate da briganti e le distanze da coprire erano troppo lunghe per i carri di allora. Le città sul mare diventarono centri importantissimi! Il porto di Taranto era in continuo fermento, si vendevano carichi di grano, olio, tessuti e dalla Grecia si importavano soprattutto vino, miele ma anche vestiti e armi. L’attività del porto continuò anche in epoca romana. Cerca i bei delfini in marmo della sala XVI (I sec. d.C.), sicuramente a quel tempo i mari ne erano pieni!
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commerci e monete
Statere e sesterzi Per comprare e vendere cose, in tutto il mondo antico in origine si usava il baratto, cioè si scambiava una merce con un’altra. Poi cominciò a diffondersi l’uso della moneta. Taranto ne aveva una tutta sua, lo Statere. Nelle monete più antiche c’era lo stesso disegno su entrambe le facce, più tardi si iniziò a fabbricare monete con due soggetti, uno per il diritto e uno per il rovescio, proprio come quelle attuali. A Taranto il simbolo più comune impresso sulle monete era il mitico eroe fondatore: Taras a cavallo del delfino. Al MARTA puoi vedere molte monete nella sala XIII. Dalla dominazione romana in poi, anche a Taranto si diffuse la moneta unica, infatti Roma imponeva a tutti i territori sotto il suo dominio di adottare la stessa moneta. Le monete avevano sia un valore commerciale che uno informativo, ogni Imperatore vi faceva imprimere simboli che ci teneva di più a far conoscere: il suo stesso ritratto, oppure un edificio famoso o l’immagine di una divinità.
sala n XIII
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La pecora in tasca
Pecunia in latino significa “denaro” e il nome deriva da pecus, pecora. Ai tempi del baratto, il bestiame veniva usato per misurare il valore delle merci. Visto che portare le pecore in tasca o nel borsellino doveva essere un po’ scomodo, in seguito, invece di scambiare animali, i Romani cominciarono a usare le monete.
GIO C O Co n la te c ni c d el f rot a tage Ri p r o du c i la f acc ia d i un a mon eta.
Appoggia il foglio di carta sulla moneta e strofinaci leggermente la matita sopra.
Sul foglio apparirà il disegno rappresentato sulla moneta con un effetto di chiaroscuro.
Puoi provare lo stesso gioco anche con delle foglie o qualsiasi altro oggetto con delle parti in rilievo!
Occorrente:
un foglio di carta leggero matita
una moneta
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Avanzi di giornata
Nel pavimento della sala da pranzo, il triclinium, a volte c’erano dei mosaici che rappresentavano lische di pesce, ossa di pollo e bucce. Lo sai perché? Per mascherare i veri avanzi di cibo che venivano tranquillamente buttati per terra a fine pasto. Furbi gli antichi Romani!
Un mosaico per tappeto
Alla fine dell’Ottocento furono scoperti a Taranto dei pavimenti a mosaico appartenuti a una lussuosa domus romana della fine del II sec d.C. Uno di questi mosaici è esposto nella sala XVI. Al centro sono rappresentati un satiro e una ninfa, tutto intorno ci sono preziose decorazioni di animali e frutti. Osserva il leone che sbrana la gazzella, i mosaicisti sono stati così raffinati da curare nel dettaglio ogni particolare, ad esempio il sangue, realizzato in pasta di vetro.
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Domus, dolce domus Mentre gli edifici pubblici e i templi erano sfarzosi, in epoca greca le case avevano una struttura molto semplice. Costruite con mattoni d’argilla, senza vetri o persiane, nelle abitazioni popolari le famiglie avevano una sola stanza a disposizione per tutti quanti. Le case più ricche erano costruite attorno a un cortile dove si affacciavano stanze e magazzini. I mobili erano pochi, c’erano dei divani dove ci si sdraiava durante i banchetti, tavolini, sedie, sgabelli e cassapanche dove venivano riposti i vestiti e la biancheria. Non esistevano le stufe! Per riscaldare le case si usavano dei bracieri. Le domus aristocratiche di epoca romana erano decisamente più sontuose. Le stanze, i cubicula, si affacciavano su una sala centrale aperta, l’atrium, o sul peristylium, un bellissimo giardino. Sul soffitto dell’atrium c’era un’apertura, che dava luce alla casa e permetteva di far passare l’acqua piovana che veniva raccolta in una grande vasca chiamata impluvium, spesso circondata da splendide statue.
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terme e abitazioni
Pomeriggio alle terme Gli antichi tenevano molto alla cura del corpo e passavano interi pomeriggi nei grandi bagni pubblici: le terme. Anche a Taranto esistevano degli stabilimenti termali: le terme Pentascinenses erano le più grandi. Qui si faceva il bagno, si chiacchierava e si praticava un po’ di sport. Appena entrati si incontravano i servizi e le vasche per i bagni freddi, frigidarium, poi c’erano gli ambienti caldi, tutti con i pavimenti a mosaico. Puoi vedere una scena di corsa con la biga nel mosaico in bianco e nero della sala XVII (II sec d.C.). Il calidarium era una vasca d’acqua bollente alimentata da una fornace. Lo stabilimento aveva anche un cortile con un porticato, dove si poteva fare ginnastica, e una piscina lunga 27 metri. Sicuramente il piccolo genio della sala XVII (II sec d.C.), che regge melagrane, uva e spighe, con i capelli decorati con grappoli d’uva, decorava i raffinati ambienti delle terme.
sala n XVII
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sala n XVII
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Al bagno in compagnia
Ogni edificio termale aveva un lunghissimo sedile di marmo con tanti buchi in fila dove ci si sedeva tutti insieme a fare pipì e altro... E per pulirsi, non esistendo la carta igienica, si usava un bastoncino con sopra una spugna!
GIO CO Colora il diseg no usando la tecnica d el mosaico .
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Questo
vasetto col beccuccio si
chiama “guttus”. Era un biberon dell’antichità!
ività sul posto t t A
il er ti op r i mol rai In g e uni v alc tro o o c se oro . Ec mu la l asi e v rne i i d un ova m r t o tipi c ia e più esc renti dei . Ri e e f f ala n zio 4 di uale s f un meno q in al sti? are nal spo g e e o s son
ALABAST RON (contenitore per profumi e unguenti) sala................
Soluzione a p. 50
OINOCHOE (contenitore per il vino)
Secoli e secoli fa non esistevano i frigoriferi e conservare gli alimenti era un bel problema. Gli antichi avevano escogitato tecniche particolari per evitare che il cibo andasse a male. Carne, pesce, legumi e ortaggi venivano riposti in contenitori di terracotta e sistemati in ambienti sotterranei dove potevano stare al fresco anche d’estate. Anche l’olio e il vino venivano conservati in recipienti simili, mentre le osterie mantenevano i cibi in caldo versandoli in grandi vasi incassati nel bancone. Per questo vasi, giare e anfore erano oggetti molto comuni. A Taranto c’erano interi quartieri dove si lavorava l’argilla. Le fornaci avevano pianta circolare ed erano sovrastate da una cupola.
KY LIX (usata per bere)
sala................
CRAT ERE (usato per mescolare vino e acqua) sala................
LEKY T HOS (contenitore per olio, unguenti e profumi) sala................
sala................
ANFORA (contenitore per liquidi, solidi e farine) sala................
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Frigoriferi all’antica
P Y KSIS (usato per balsami e altre sostanze) sala................
HY DRIA (contenitore per l’acqua) sala................
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vasi e vettovaglie
Tavola degli antenati Prova a immaginare. Sei invitato a cena in una casa tarantina, in epoca romana. Sul tavolo al centro della sala gli schiavi hanno già servito un arrosto. Ti sdrai sul triclinium, il letto dei banchetti, ti appoggi col gomito sinistro e con la mano destra cerchi una posata ma… Non trovi nulla! Un tempo non esistevano le posate, si mangiava con le mani e il cibo era già presentato a pezzetti. Cucchiai e coltelli venivano usati solo per servire a tavola. Il compito di tagliare i cibi spettava a uno schiavo addetto, il “trinciatore”. Nonostante questo, alcuni reperti archeologici dimostrano l’estrema raffinatezza degli oggetti usati nelle case tarantine. Guarda com’è elegante lo schiaccianoci (il nucifrangibulum!) in bronzo e lamina aurea, a forma di avambracci femminili con le mani accostate, esposto nella sala XI (IV sec. a.C.). Hai riconosciuto che animale rappresentano i due bracciali?
nzero tica Roma? qua allo ze RICETTA:are Ac olica, dell’an alc non a, and una bev Vuoi prepar
sala n XI
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Vino floreale
In epoca greca i vini venivano messi in anfore chiuse con dei particolari tappi fatti di una poltiglia oleosa ottenuta dal catrame: la pece. Invecchiando in quei recipienti, il vino diventava amaro, così prima di consumarlo i Greci ci aggiungevano miele, cannella e petali di fiori!
Procedimento:
Ingredienti:
1 litro di acqua,
Fai bollire l’acqua con lo zenzero per circa 4 minuti, facendoti aiutare da un adulto.
Aggiungi il succo filtrato del limone e qualche cucchiaino di miele. Mescola bene e bevi tiepido.
Se preferisci, puoi aspettare che si raffreddi. E’ buona anche così!
5/6 pezzetti di zenzero fresco sbucciato, miele,
succo di limone.
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Vita nei campi
sala n XVIII
Cibo per gli dei
Soluzione a p. 50
Nei miti ci sono tante storie legate al cibo. Le Esperidi avevano un giardino con dei “pomi” frutti meravigliosi destinati solo agli dei. Sull’Olimpo si facevano grandi banchetti dove Zeus e la sua numerosa famiglia si nutrivano di un nettare dolce come il miele, l’ambrosia. Il ciclope Polifemo produceva ricotta, mentre i guerrieri greci si nutrivano soprattutto di carne alla griglia.
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O G IO C o
ic i Ant ? Ne rno e o d n o o is om i da ni c t g n e e dis um r t uno s ie u ni a ic h t alc n rov o. T ro a o m v i la is s er n so! mod l’intru
Un tempo la campagna si estendeva a perdita d’occhio: usciti dal centro abitato ci si trovava subito in mezzo alla natura, ma c’erano orti e fazzoletti di terra coltivata persino dentro la città. I prodotti principali, a Taranto come in tutta la Magna Grecia, erano il vino, l’olio e i cereali. I Tarantini producevano anche miele che serviva per addolcire i cibi visto che allora non esisteva lo zucchero. Sulla stele funeraria della sala XVIII (fine I sec. d.C.), sono scolpiti degli strumenti di lavoro: una roncola e un piccone. Di sicuro il proprietario della tomba era un agricoltore e si dedicava alla potatura delle piante.
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campagna e prodotti
Tutti a tavola! Cosa si metteva in tavola in una famiglia dell’antichità? Nelle case aristocratiche, i piatti erano vari e spaziavano dai frutti di mare alla selvaggina, invece sulla tavola dei poveri più che altro si servivano verdure, frutta, legumi e cereali. Era una dieta tutta vegetariana. Guarda nella sala XIX, lì trovi della frutta votiva, piccoli frutti che probabilmente venivano offerti agli dei per garantirsi dei buoni raccolti. Visto che la frutta vera andava presto a male, si offriva quella di terracotta! Ci sono delle mele e delle capsule di papavero. Col succo contenuto nel cuore del papavero, si producevano delle medicine. Spesso veniva riprodotto in terracotta anche una specie di cetriolo chiamato tortarello, un ortaggio della famiglia dei meloni molto diffuso in tutta la Magna Grecia.
sala n XIX
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L’antenata della pizza
Gli antichi non conoscevano alcuni alimenti che oggi usiamo in grande quantità. Il pomodoro e la patata, per esempio, arrivarono in Europa dopo la scoperta dell’America. In compenso usavano molto i cereali. Con la farina di grano e orzo preparavano delle schiacciate simili alla pizza. Senza pomodoro naturalmente!
Pesce marcio di giornata
Per insaporire i cibi, in epoca romana si usava moltissimo il garum, una salsa fatta con le interiora di pesce mescolate con sale e spezie. Il tutto era messo a macerare al sole per 65 giorni finché non si formava una bel liquido scuro. Difficile da credere, ma per i Romani era una vera prelibatezza.
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Trasporto a quattro zampe sala n XIX
Cavalli per Annibale
I Messapi erano ottimi allevatori di cavalli e proprio da loro, una volta giunto in Puglia, Annibale, andò a fare rifornimento di destrieri per il suo esercito. Presso l’antica città di Canne (216 a. C.), oggi nel Parco archeologico Canne della Battaglia, fra Barletta e Canosa, il mitico condottiero cartaginese inflisse ai Romani una dura sconfitta durante la Seconda Guerra Punica (218 a.C.-202 a.C.).
Felini di marmo
Nel museo puoi vedere dei curiosi oggetti di marmo a forma di zampa di animale che termina con una testa di leone, lince o pantera. Sono sostegni per raffinati tavolini d’epoca romana.
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Buoi, montoni, cavalli, asini, capre e pecore, gli antichi tarantini vivevano a stretto contatto con gli animali che servivano per il trasporto, il lavoro nei campi e l’allevamento. I buoi venivano impiegati soprattutto per i trasporti pesanti, l’asino invece veniva utilizzato dai contadini per spostarsi tra campagna e città con piccoli carichi. Praticamente era l’automobile di allora! Nella sala XIX puoi vedere un particolarissimo vaso di terracotta con la testa di un asinello che trasporta due anfore. In epoca greca, a Taranto l’asino era un animale così importante che aveva una festa tutta sua. In quel giorno veniva sacrificato un asinello che fino ad allora era stato allevato in libertà. Che brutta fine!
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animali reali e fantastici
A caccia di mosaici Mentre la gente delle classi più umili lavorava nei campi, gli aristocratici conducevano una vita decisamente piacevole. Si riunivano in banchetti, praticavano sport, andavano alle terme e amavano moltissimo organizzare battute di caccia. Gli splendidi mosaici che abbellivano le sale delle loro ville spesso rappresentavano scene di caccia, oppure immagini di animali selvatici. Nel mosaico pavimentale della sala XXIV (IV sec d.C.) c’è una scena di caccia al cinghiale, un soggetto che in quel periodo era comune a tutto il bacino del Mediterraneo. Evidentemente i cinghiali vivevano un po’ dappertutto! Il MARTA è abitato da molti animali che esistono davvero: galline, conigli, papere, maiali, ma tra le sale si nascondono anche animali mitologici. Come i grifoni, creature fantastiche dal corpo di leone e la testa d’aquila, rappresentati nel mosaico della sala XVII (II d.C.).
sala n XXIV
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CERBERO
GI O
CHIMERA
CO
Dise gna un anim ale f anta stico usan do le part crea i di ture imma gina dell’a rie ntich ità.
GRIF ONE
SF INGE
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Mestieri di un tempo sala n XIX
Rosso conchiglia
Ti chiederai che cosa sono tutte quelle conchiglie nelle teche. Sono i gusci dei murici, preziosi molluschi che hanno all’interno una piccola ghiandola che si usava per colorare le stoffe di rosso brillante: il rosso porpora. A quel tempo le murici erano allevate in gran quantità nelle acque protette del Mare Piccolo. Purtroppo da ogni murice si ricavavano soltanto poche gocce di colore. Per tingere una stoffa bisognava fare una strage di molluschi! Proprio per questo i tessuti tinti di rosso erano molto ricercati e costosi. Solo gli aristocratici potevano permetterseli.
Dall’alba al tramonto, le strade della città antica brulicavano di carri e botteghe artigiane. C’erano sarti, fabbri che fabbricavano utensili e armi, vasai che lavoravano l’argilla, scalpellini addetti alla lavorazione del carparo, la pietra locale usata per costruire le tombe. E poi ancora osti, pescivendoli e contadini che arrivavano dalla campagna circostante (chora), per vendere i loro prodotti. Taranto era molto famosa per la tessitura della lana: si producevano stoffe leggere e sottili, spesso decorate con delle frange. Nella sala XIX sono esposti antichissimi aghi e strumenti per cucire, oltre a diversi pesi da telaio chiamati oscilla, piccole piramidi di argilla che venivano appese ai telai per facilitare la tessitura.
Un tempo tutte le stoffe venivano colorate con tinture naturali: dalla buccia delle cipolle si otteneva il giallo dorato, dalle pigne il colore giallo rossastro, la corteccia degli alberi dava il marrone, e poi si usavano ortiche, minerali e zafferano.
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G
Colori naturali
O IOCPr ova
anche tu a tingere con i colori naturali.
Giochiamo al tintore!
Immergi un pezzo di stoffa di cotone bianca in una tazza di tè piuttosto scuro o di caffè. Lasciala un’oretta in immersione e poi ritirala e aspetta che si asciughi. Vedrai che avrà assunto un colore giallino. Più tempo lascerai a mollo la stoffa, più scura diventerà.
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mestieri e artigianato
Tombe parlanti Nelle tombe sono state trovate moltissime notizie sui mestieri dell’antichità. Soprattutto in epoca tardo romana sulle stele sepolcrali, spesso veniva scolpito il mestiere del defunto, oppure un simbolo con l’utensile che aveva usato in vita per lavorare. Al MARTA potrai trovare le stele funerarie di alcuni schiavi liberti, cioè ex-schiavi che erano stati liberati dai loro padroni. Ci sono anche dei legionari romani, un sarcinator, cioè un sarto rammendatore, un pastore, una ricca proprietaria terriera, un’ancella, un navicularius, addetto al commercio marittimo, persino un velarius, un servo addetto a spostare le tende quando passavano gli ospiti, nella casa del padrone. Si chiamava Faustus, trovi il suo nome sull’epigrafe della sala XVIII (I sec d.C.).
sala n XVIII
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Senza diritti
La schiavitù era molto diffusa sia tra i Greci che tra i Romani. Gli schiavi erano spesso prigionieri di guerra e venivano venduti nei mercati, esposti su un palco con un cartello appeso al collo dove era scritto il nome, il luogo di provenienza e quello che sapevano fare. Alcuni erano più adatti al lavoro dei campi o alla costruzione di strade, altri, come le schiave, venivano destinate alle cure della padrona di casa, altri ancora si occupavano dell’istruzione dei bambini o aiutavano il padrone nei lavori di segreteria. I loro diritti erano molto limitati: non potevano disporre della loro vita come volevano, ad esempio studiare o sposarsi, e se avevano dei bambini, questi diventavano subito proprietà del padrone.
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Dentro l’impero
sala n XIV
Il primo imperatore
Ottaviano era nipote di Giulio Cesare. Tranquillo e moderato, pare che il suo motto fosse: “affrettati lentamente”. Abile politico, nel 27 a.C. si fece proclamare Imperatore, attribuendosi il titolo di Augusto fino a quel momento destinato solo agli dei. Durante il suo impero, Roma visse molti anni di pace e vide un grande incremento delle arti. Ottaviano Augusto morì a 80 anni, non si sa se per malattia o perché sua moglie Livia mise del veleno sui fichi dei quali lui andava ghiotto!
Tutte le strade portano a… Gli antichi Romani costruirono strade che collegavano tutte le province dell’Impero. Quelle strade esistono ancora! La Via Appia porta da Roma a Brindisi e passa proprio per Taranto.
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L’arrivo dei Romani a Taranto fu segnato da saccheggi e distruzioni. Passarono decenni prima che la città riuscisse a sollevarsi e ad accettare i nuovi padroni di casa. Ma alla fine Taranto divenne una città dell’Impero, con il suo foro, la piazza principale dove pulsava la vita cittadina, e le sue statue che glorificavano la potenza dell’Imperatore. Nella sala XIV puoi vedere un tipico ritratto di Augusto con il capo velato. Taranto era stata una città importante nella vita del primo Imperatore di Roma. Nel 37 a.C. fu sede del trattato di pace tra il giovane Ottaviano, poi Augusto, e il suo rivale Antonio.
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imperatori e rituali
Una legge per tutti
Ritratti di marmo Mentre i Greci erano molto famosi come filoI Romani erano abili scultori e mettevano statue un po’ sofi e come drammaturghi, i Romani erano ovunque: nelle piazze, nelle bravissimi nella scrittura delle leggi e nell’orville, all’entrata delle terme. ganizzazione dello Stato. L’Impero era immenAvere un ritratto di marmo so e tutto doveva funzionare alla perfezione. non era una cosa da tutti: le Nella sala XIV ti troverai davanti alla copia di statue ritraevano i condottieri una tavola molto importante, la Lex municipii e gli uomini illustri. Vai alla Tarentini che segna il momento in cui Taranto scoperta dei ritratti romani nelle sale del MARTA. Lo sai da “colonia” di Roma, divenne un municipio, che dal tipo di acconciatura in pratica una città romana vera e propria. Da si può capire a che periodo allora in poi, i Coloni romani che si erano stabirisale una statua? liti nel territorio e i Greci che ci vivevano da prima, divennero un’unica cittadiCostru isci nanza. E tutti dovevano rispettare le la tua g hirland a stesse leggi. La corona d’allo
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ro pers onale e coprit i di gloria!
Misura la circonferenza della testa con la strisca di cartoncino e chiudila con due punti di pinzatrice.
Sul foglio verde disegna più volte la sagoma della tua mano e ritagliala.
della gloria
Nell’antica Roma gli imperatori e i generali che tornavano vittoriosi da una guerra, sfilavano in trionfo seguiti da un lungo corteo, indossavano una tunica rossa e portavano una corona d’alloro.
Occorrente:
Fissa le manine lungo tutta la striscia di cartoncino, sia internamente che esternamente, sfalsandole un po’ in modo da non sovrapporle del tutto, e piegale leggermente verso l’esterno.
Una striscia di cartoncino (meglio se d’oro) Un foglio di cartoncino verde Una matita Un paio di forbici Una pinzatrice
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Gare da sogno sala n XIII e XXII
Lotta all’ultimo calcio Gli sport più pericolosi erano il pugilato e il pancrazio. Nel primo si combatteva con le mani fasciate da strisce di cuoio, non c’erano pause e l’incontro proseguiva finché uno dei due avversari non stramazzava al suolo. Il pancrazio era un misto di lotta e pugilato. Gli atleti gareggiavano a mani nude e potevano fare di tutto: calciare, spezzare le ossa, persino strangolare l’avversario. In compenso, magra consolazione, era vietato mordere e graffiare!
Lancio del giavellotto, lancio del disco, corsa, salto in lungo:
tante discipline sportive dell’antichità si praticano anche
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oggi!
Se fossi vissuto nella Taranto greca, di sicuro avresti avuto un sogno: partecipare ai giochi sportivi di Olimpia e di Delfi. Per il mondo antico erano giochi molto importanti, venivano indetti ogni quattro anni e in quel periodo tutte le guerre si fermavano. Lo sport era fondamentale per i giovani, serviva per mantenere il fisico in salute e anche per diventare valorosi soldati. I ginnasi erano grandi palestre a cielo aperto. Lì c’erano piste per correre, bersagli per tirare, spogliatoi per cambiarsi e un grande portico per ripararsi quando pioveva. Tutti si allenavano completamente nudi, con il corpo cosparso di olio e sabbia. Nelle sale XIII e XXII scoprirai un curioso strumento, lo strigile. Questo raschietto di metallo veniva usato dagli atleti alla fine degli allenamenti, per togliere il sudore e la polvere dal corpo.
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sport
Sport pericoloso Uno sport che aveva grande successo in epoca romana era la lotta tra gladiatori. Si trattava di spettacoli sanguinosi dove atleti professionisti, ma anche schiavi e prigionieri di guerra, rischiavano la vita combattendo tra loro o contro leoni e pantere fatte arrivare apposta dall’Africa. Proprio come per le partite di calcio attuali, esistevano tifoserie rivali che parteggiavano per l’uno o per l’altro gladiatore, provocando spesso sanguinose risse. Nella sala XXIII trovi due statuette che rappresentano due gladiatori con un grosso elmo e le gambe protette da schiniere. Forse il proprietario di questi oggetti faceva questo pericolosissimo mestiere…
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A)
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sala n XXIII
... .. Veri divi
Anche in epoca romana esisteva la Formula Uno! Ma al posto delle automobili sulle piste, che allora si chiamavano circhi, sfrecciavano le bighe, cioè carri trainati da due cavalli e guidati dagli aurighi. La gente accorreva in massa per assistere a queste gare e gli aurighi vincitori diventavano famosi come divi.
GIO CO ...........................
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Do av po er de l e s t to cr gla dia izion le tor i d dis i, g ei eg ua ni ad rda ea og ss i nu eg no i l s na no me uo .
D)
RET IARII: Rete e Forcone
Soluzione a p. 50
MURMILLONES: scudo reattangolare, elmetto a bordo ricurvo
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Molti tipi, un solo destino. T HRACI: Corta spada ricurva, elmo con ampio bordo
Esistevano vari tipi di gladiatori, contraddistinti da ruoli e da armature differenti. Ecco alcuni dei più famosi.
EQUIT ES: Lancia e Gladio (corto pugnale), elmetto con piume
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Carta d’Identità
Soluzioni a p. 50
Altezza: circa 1 metro e 70 (per l’epoca era un uomo altissimo). Capelli: ricci e neri Occhi: scuri Segni particolari: braccia possenti, corporatura robusta, gambe lunghe Professione: atleta esperto in Pentathlon, disciplina composta da lancio del disco, salto in lungo, tiro del giavellotto, corsa e lotta (5 prove). Età alla morte: circa trent’anni (a quei tempi accadeva spesso).
Al museo riposa un famoso sportivo dell’antichità! La tomba dell’atleta di Taranto, che puoi vedere nella sala VII, è stata trovata anni fa scavando le fondamenta di un palazzo. Intorno c’erano dei vasi panatenaici, anfore che sul fronte rappresentano Atena combattente fra due colonne doriche, e sul retro una competizione sportiva. Finemente decorati con figure nere, questi vasi erano un “premio ufficiale”, contenevano l’olio sacro che veniva dato ai vincitori durante le gare dedicate alla dea Atena. All’interno del sarcofago, lo scheletro del defunto era praticamente intatto. Ora sappiamo molte cose di lui.
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A)
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- Lancio del disco - Pugilato - Corsa con la quadriga
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L’eroe di Taranto
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B)
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C)
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sport
La tomba degli atleti
Altri atleti dormivano il loro sonno eterno nella tomba a camera con sette sarcofagi (fine VI, inizio V sec a.C.) e un ricco corredo funerario, ritrovata a Taranto durante alcuni scavi all’inizio del Novecento. In origine doveva essere più o meno come nell’illustrazione. Di sicuro apparteneva a una famiglia molto ricca, la tomba è costruita imitando l’andròn, la sala del banchetto riservata agli uomini nelle case greche dove si svolgevano i Simposi. AddossaIl Simposio era ti alle pareti ci sono i sarcofagi, disposti una riunione conviviale come klinai, i letti dove si sdraiavano gli per soli uomini, dove si banchettava, si beveva vino e ci invitati durante la cena. Dei sette sarcofasi intratteneva in vari spettacoli gi ne furono occupati solo cinque. Sono e attività giocose. Era anche stati trovati moltissimi vasi che servivano un’occasione di conversazione e per contenere il vino, un alabastron per discussione molto importante in gli oli profumati, il famoso strigile tipitutto il mondo antico, co degli atleti, e un’anfora panacomune a Greci, Etruschi e tenaica. La ricostruzione di Romani. questa tomba la troverai nella sala VIII.
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L’inchiostro era ricavato da acqua e fuliggine, dal nero di seppia o dagli scarti del vino. Un calamaio e uno stylus sono esposti anche al MARTA, nella sala XXII.
Guai a chi sbaglia!
Le scuole erano botteghe all’aperto, solo una tenda le separava dalla strada. Di solito i maestri erano due: uno insegnava a leggere, scrivere e contare, l’altro a cantare, suonare uno strumento e recitare poesie. Quando uno scolaro sbagliava, il maestro lo puniva con la ferula, una bacchetta parecchio fastidiosa!
Scuola per pochi Un tempo non tutti i bambini andavano a scuola. Solo i ricchi potevano permettersi un’istruzione, i poveri apprendevano il mestiere dei loro genitori, ma restavano analfabeti. Le bambine dovevano imparare a cucinare, a tessere e a occuparsi dei più piccoli. Pochissime potevano studiare e per loro si chiamava il pedagogus, un maestro che veniva direttamente a casa. Il corredo dello scolaro era composto da rotoli di papiro (i libri di allora) e da tavolette di cera che servivano per esercitarsi nella scrittura. Le tavolette venivano incise con lo stylus, un bastoncino appuntito fatto di canna o di bronzo. Nella sala XX troverai una lavagna di pietra sulla quale, pensa un po’, un antico scolaro ha inciso un verso dell’Iliade sotto la supervisione del suo maestro.
MAT EMAT ICA ROMANA
Noi abbiamo ereditato l’alfabeto dai Romani, ma i numeri dagli Arabi, perché i Romani al posto dei numeri usavano delle lettere maiuscole. Seguendo questo schema, prova a scrivere la tua età con i numeri romani, tenendo presente che procedevano di tre in tre, perciò se il tre era formato da III, il quattro si scriveva IV e cioè cinque meno uno, il sei si scriveva VI, cinque più uno e via di seguito.
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a col Cal l’età e h ori anc genit i o tu dei lla dei e u nni eq i no o u t
I= 1, V= 5, X= 10, L= 50, C= 100, D= 500, M= 1000 tu:.............., papà:...................., mamma:........................, nonno:.................., nonna:...................
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scuola - alto medioevo
Medioevo. Il vento cambia Guerre, invasioni, pestilenze, carestie… Benvenuto nell’Alto Medioevo! Dopo la caduta dell’Impero romano, a Taranto prima arrivarono i Goti, poi i Bizantini, poi calarono i Longobardi, per non parlare dei Saraceni che distrussero quel poco che rimaneva ancora in piedi della città greco-romana. Insomma, in quel periodo non si poteva mai star tranquilli. E se ci si opponeva ai nuovi venuti, si correva il rischio di finire in catene, magari imbarcati in una delle tante navi mercantili che commerciavano in schiavi. I vecchi dei dell’antichità, vennero messi da parte e, come nel resto della penisola, si diffuse il Cristianesimo. Il bacino lustrale che puoi vedere nella sala XXV, probabilmente era legato a questo culto. Con l’arrivo di nuovi popoli, cambiò anche l’artigianato. Gli oggetti in vetro cominciarono a sostituire quelli di ceramica, mentre i mosaici sui pavimenti delle ville, un tempo splendidi, divennero più semplici e meno raffinati.
sala n XXV
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Taranto multietnica
La cultura antica non sparì del tutto! Taranto medioevale divenne un crocevia di culture. Era una società multietnica, un po’ come quelle di oggi. I cippi esposti nella sala XXV sono scritti in greco, latino, ebraico e arabo: le lingue che venivano parlate in città. Cerca la stele in carparo dove è rappresentato il calendario a sette bracci della cultura ebraica.
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ONI SOLUZI dei GIOCHI Sophia si trova nelle pagine: 5, 8, 14, 16, 21, 24, 28, 33, 34, 39, 42, 43, 44, 47
Vieni a trovarci su
PAGINA 3: Roma: B - Atene: A - Tunisi: C PAGINA 5: Delfino PAGINA 13: Serpente
FACEBOOK! PAGINA 15:
Dioniso: dio del vino, Afrodite: dea dell’amore, Poseidone: dio del mare, Artemide: dea della caccia, Ares: dio della guerra, Zeus: dio del lampo e del tuono, Re degli dei.
PAGINA 17: C PAGINA 19:
divertimappe PAGINA 20: Su una ceramica PAGINA 21: Cervo PAGINA 36: L’intruso è il trattore PAGINA 45: A) Thraci, B) Retiarii, C) Equites, D) Murmillones PAGINA 46: A) Pugilato, B) Lancio del disco, C) Corsa con la quadriga
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Diario di Viaggio ... ... ... . ... ... ... ... ... . al ... ... l da : gio ag vi l de ta Da ... reno ... ... ... ...a piedi ... ... ... ... /t to au in si: or rc pe ri et m ilo Ch siti archeologici: Ho visitato questi luoghi, musei, .
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Ho assaggiato queste specialit
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visto qu Ho visitato il Museo MARTA e ceramiche:
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Questa è l’opera del MARTA ch
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Progetto: mediabooks
Direttore Responsabile: Dario Mezzolani
MediaMix Pesaro info@divertimappe.it www.divertimappe.it
Art Director: Serena Riglietti
Testi: Lorenza Cingoli Martina Forti Illustrazioni: Stefano Misesti
Impaginazione e grafica: Studio75 - Rimini Stampa: Sagraf
aborazione con: Progetto realizzato in coll Pugliapromozione ismo Agenzia Regionale del Tur
del Turismo per la Puglia Si ringraziano: delle Attività Culturali e del Ministero dei Beni e ale ion Reg to aria ret Seg logica della Puglia Soprintendenza Archeo
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? C hi era T aras ia? fa la linguacc a s u d e M ĂŠ h Perc no i P inakes? A che serviva iellati ? nti erano ingio fu e d i ĂŠ h rc Pe
gini? trici e testug is re a it im i d C hi cercava
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