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Un capolavoro di Roberto Ferruzzi, di Marina Caracciolo, pag

125 anni fa, veniva dipinta una delle Madonne più celebri di tutta la storia dell’arte

UN CAPOLAVORO DI

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ROBERTO FERRUZZI

di Marina Caracciolo

DIPINTO nel 1897 da Roberto Ferruzzi (nativo di Sebenico, in Dalmazia, ma di origine veneziana) con il titolo originale di Maternità, il quadro non ebbe inizialmente un buon successo di critica: a dispetto della brillante affermazione alla Biennale di Venezia, i recensori gli diedero scarsa importanza e Ugo Ojetti, tra gli altri, la definì una Madonna “leziosa e freddolosa”. Ma fu il pubblico entusiasta a decretarne la fama. Intesa in seguito come un soggetto religioso e ribattezzata con vari titoli (Madonna delle strade, Madonna del riposo ecc.), la tela acquisì ben presto una celebrità mondiale, tanto da essere riprodotta persino sui francobolli di vari Paesi. Alinari la acquistò dall’autore per la favolosa cifra di 30.000 lire (somma che allora poteva corrispondere al costo di un appartamento) riservandosene i diritti di riproduzione. Il quadro passò poi in diverse mani, finché venne comprato da un diplomatico americano che lo spedì negli Stati Uniti. Da quel momento se ne persero per sempre le tracce. Pare che la nave venisse affondata con tutto il suo carico, ma c’è chi sostiene ancor oggi che il dipinto si trovi in Pennsylvania, forse in una collezione privata, ma la sua ubicazione resta a tutt’oggi sconosciuta.

L’incantevole viso e la dolcezza degli occhi della fanciulla non hanno molti rivali fra le numerosissime raffigurazioni di Madonne col Bambino nella storia dell’arte. Si potrebbe dire che nemmeno in Raffaello o in Leonardo si riscontra sempre una simile tenerezza di lineamenti. Delizioso anche il volto del bimbo placidamente abbandonato al sonno. Da notare pure il bellissimo impianto geometrico in cui le due figure sono inscritte: un triangolo il cui vertice è poco sopra la mano destra della Madonna nascosta sotto il vestito del Bambino. Tre sono anche i fiabeschi colori fondamentali: azzurro, bianco e oro.

Marina Caracciolo

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