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canti di una rondine, di Marcia Jelga Valer, pag

Verona insieme ad altri per onorarlo nella presentazione di un libro; a Roma, all’Antenna Letteraria di Corso Italia, gli abbiamo presentato criticamente l’opera teatrale I condannati (notizie su quasi tutti i quotidiani: Il Popolo e Il Messaggero del 30 marzo 1973; Il Tempo, L’Unità del 31 marzo 1973, per esempio), mentre fuori, nella vicina piazza Fiume, infuriava la protesta a tal punto ch’è dovuta intervenire la polizia; quando è andato a Fiumicino, per l’acquisto dello Yacht, ha insistito che lo accompagnassimo; abbiamo trascorso pomeriggi e serate alla Libreria Remo Croce di Roma, tra numerosi amici e la sua prima moglie Grazia; è stato ospite a casa nostra a Pomezia; ci telefonavamo spesso… La sua scomparsa è normale, quindi, che abbia lasciato in noi un vuoto incolmabile.

Ora, questo corposo volume dell’amico Tito Cauchi dà una veritiera anche se succinta panoramica della sua lunga e complessa attività, non solo di poeta e di scrittore, ma anche di attore, di sceneggiatore di film, di critico tra i più geniali, per il taglio, oltre che per il contenuto, perché sapeva affrontare, e presentarci in pagine succose, personaggi complessi come Omàr Khayyàm, Vicente Aleixandre, Salvatore Quasimodo, Oscar Wilde, Emilio Salgari.

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Cauchi lumeggia quasi tutte le opere dell’artista veronese, che conosceva di persona, che ha avuto ospite a casa sua, riportando anche l’epistolario tra di loro intercorso e corredando il testo di numerose foto in bianco e nero, nelle quali De Cadaval appare con artisti e scrittori di indiscussa fama, sia italiani che stranieri, come Gina Lollobrigida, Massimo Grillandi, Ugo Ronfani, Marcello Vannucci, Frank Williams, Ernest Hemingway, Giuseppe Ungaretti, Natalino Sapegno, André Maurois, Giuseppe Saragat, Salvatore Quasimodo, Ira Funsterberg, Alfonso Gatto, Luciano Pavarotti eccetera. Un libro, insomma, non solo da leggere e conservare, ma da sfogliare speso e con attenzione, perché riassume gran parte del mondo frenetico, inquieto e pure affascinante della seconda metà del Novecento.

Tito Cauchi ci ha quasi abituato, ormai, a questo tipo di approccio, avendo pubblicato, in precedenza e con la stessa Editrice, lavori riguardanti personaggi noti e meno noti, come Salvatore Porcu, Carmine Manzi, Leonardo Selvaggi, Alfio Arcifa, Giovanna Maria Muzzu, Graziano Giudetti, Silvano Demarchi, Carmelo Rosario Viola, nonché centinaia e centinaia di profili minori, molti dei quali apparsi sulle pagine di Pomezia-Notizie, come lui stesso gentilmente e onestamente ogni volta documenta. MARCIA JELGA VALER

I CANTI DI UNA RONDINE

Albatros, 2020, Pagg 72, € 9,90

La silloge, I canti di una rondine di Marcia Jelga Valer, è composta da trentadue liriche dal verso sciolto, pervase dal delicato sentimento dell'amore e ricche di immagini che evocano luoghi lontani, ma vivi nella memoria dell'autrice.

“Pur non madrelingua italiana, - scrive Pamela Michelis nella prefazione - l'autrice è bravissima nell'utilizzo di questa lingua d'adozione che non si limita a sentire sua, ma che vive con passionalità, come probabilmente ha vissuto tutta la sua vita”.

“Era dolcissima la rugiada che ancora addormentata,/fra i petali accovacciata trovai,/ quando essa nella morbidezza riparo cercò”.

Grido d'amore, dedicata al marito scomparso, è una lirica suggestiva e racchiude il senso di tutta la silloge, ossia semplicemente il sentimento d'amore, puro e sincero verso il compagno, il quale morendo ha lasciato un grande vuoto che nulla riesce a colmare: “Era la luna piena la sera di quel giorno,/ massiccio di stelle il firmamento,/ appoggiata nella ringhiera dei ricordi,/ con un pezzo di cuore rimasto nella mia fortezza,/

assediata dal buio e della solitudine/ gridai ancora... e ancora: Non lasciarmi vita mia!”

La raccolta si sviluppa anche tra i ricordi della terra natia: “Una gocciolina, piccola perla gelata,/ scende i pendii del Nevado Mismi,/ quale ruscelletto cristallino e tocca il lembo/ della Cordigliera delle Ande peruviane,/ dove il triste lamento di una quena rompe il silenzio,/ dove sulle vallate riecheggia il ruggito del puma,/ dove la tiepidezza dell'aria è una carezza”.

La rondine con il suo canto loda e ringrazia Dio e quando costruisce il nido vicino a una casa, è segno di fortuna e prosperità. Dunque, le poesie di Marcia, paragonate al canto di questo uccello, non sono altro che lodi al Signore e un ringraziamento per tutto ciò che ha vissuto.

Infatti, la poetessa afferma che il tempo non potrà tornare indietro, ma nemmeno cancellare i bellissimi istanti inchiostrati nel suo cuore.

Vivere la vita, non è mai inutile e niente, per lei, è come l'amore.

Marcia Jelga Valer è nata in Perù, ha studiato presso il Collegio Nazionale “Santa Rosa”; si è diplomata presso l'Associazione Cristiana dei Giovani YMCA a Lima. Ha lavorato presso il Ministerio de Energia y Minas. Ora vive a Collestrada nella provincia di Perugia.

Manuela Mazzola

MICHELE, AMORE MIO!

Era estate, ora è autunno, ma per me è sempre inverno! Non cambia niente, per me è tutto indifferente, ogni stagione, ogni giorno, ogni tempo è sempre uguale, mi fa male il cuore, perché mi manca il mio amore! Quel suo dolce sorriso, la sua allegria, il suo correre felice con tutti i nostri cari amici, intorno a noi c’era sempre gioia in bella compagnia, ora c’è solo tristezza e infinita malinconia! Non ne posso più, sto male, mi manca il suo amore! Non ho più tranquillità sono solo una terribile nullità! 1 – 5 – 2022 Cav. Giovanna Li Volti Guzzardi Accademia Letteraria Italo-Australiana Scrittori (A.L.I.A.S.)

FERMO IMMAGINE

Porta ancora il vetro del tuo profumo, il solo che amavi alla violetta, la mensola nel bagno sotto lo specchio. Sul cassettone dell’ingresso ripiegata la finta seta del foulard. Appena visibili sotto il letto le calde pantofole di panno. Vive in cucina il tramestio con dentro il tinnare dell’acciaio sulla tazzina. Pronto è il caffè da portargli a letto.

Salvatore D’Ambrosio

Caserta

PENSIERI DEL SABATO

Felicità ti dissolvi; mi appari e declini, mi esilio e lampeggi, come sole rotolando t’inabissi: cara chimera che cresci sterile sotto cielo che incombe sempre uguale: felicità, ultimo fiato celeste.

Rocco Cambareri

Da: Versi scelti, Guido Miano Editore, 1983

AFORISMA

Molti lavori manuali vengono eseguiti con gli occhi prima che con le mani.

Domenico Defelice

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