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POMEZIA-NOTIZIE

Luglio 2022

Verona insieme ad altri per onorarlo nella presentazione di un libro; a Roma, all’Antenna Letteraria di Corso Italia, gli abbiamo presentato criticamente l’opera teatrale I condannati (notizie su quasi tutti i quotidiani: Il Popolo e Il Messaggero del 30 marzo 1973; Il Tempo, L’Unità del 31 marzo 1973, per esempio), mentre fuori, nella vicina piazza Fiume, infuriava la protesta a tal punto ch’è dovuta intervenire la polizia; quando è andato a Fiumicino, per l’acquisto dello Yacht, ha insistito che lo accompagnassimo; abbiamo trascorso pomeriggi e serate alla Libreria Remo Croce di Roma, tra numerosi amici e la sua prima moglie Grazia; è stato ospite a casa nostra a Pomezia; ci telefonavamo spesso… La sua scomparsa è normale, quindi, che abbia lasciato in noi un vuoto incolmabile. Ora, questo corposo volume dell’amico Tito Cauchi dà una veritiera anche se succinta panoramica della sua lunga e complessa attività, non solo di poeta e di scrittore, ma anche di attore, di sceneggiatore di film, di critico tra i più geniali, per il taglio, oltre che per il contenuto, perché sapeva affrontare, e presentarci in pagine succose, personaggi complessi come Omàr Khayyàm, Vicente Aleixandre, Salvatore Quasimodo, Oscar Wilde, Emilio Salgari. Cauchi lumeggia quasi tutte le opere dell’artista veronese, che conosceva di persona, che ha avuto ospite a casa sua, riportando anche l’epistolario tra di loro intercorso e corredando il testo di numerose foto in bianco e nero, nelle quali De Cadaval appare con artisti e scrittori di indiscussa fama, sia italiani che stranieri, come Gina Lollobrigida, Massimo Grillandi, Ugo Ronfani, Marcello Vannucci, Frank Williams, Ernest Hemingway, Giuseppe Ungaretti, Natalino Sapegno, André Maurois, Giuseppe Saragat, Salvatore Quasimodo, Ira Funsterberg, Alfonso Gatto, Luciano Pavarotti eccetera. Un libro, insomma, non solo da leggere e conservare, ma da sfogliare speso e con attenzione, perché riassume gran parte del mondo frenetico, inquieto e pure affascinante della seconda metà del Novecento. Tito Cauchi ci ha quasi abituato, ormai, a questo tipo di approccio, avendo pubblicato, in precedenza e con la stessa Editrice, lavori riguardanti personaggi noti e meno noti, come Salvatore Porcu, Carmine Manzi, Leonardo Selvaggi, Alfio Arcifa, Giovanna Maria Muzzu, Graziano Giudetti, Silvano Demarchi, Carmelo Rosario Viola, nonché centinaia e centinaia di profili minori, molti dei quali apparsi sulle pagine di Pomezia-Notizie, come lui stesso gentilmente e onestamente ogni volta documenta. Domenico Defelice

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MARCIA JELGA VALER I CANTI DI UNA RONDINE Albatros, 2020, Pagg 72, € 9,90 La silloge, I canti di una rondine di Marcia Jelga Valer, è composta da trentadue liriche dal verso sciolto, pervase dal delicato sentimento dell'amore e ricche di immagini che evocano luoghi lontani, ma vivi nella memoria dell'autrice. “Pur non madrelingua italiana, - scrive Pamela Michelis nella prefazione - l'autrice è bravissima nell'utilizzo di questa lingua d'adozione che non si limita a sentire sua, ma che vive con passionalità, come probabilmente ha vissuto tutta la sua vita”. “Era dolcissima la rugiada che ancora addormentata,/fra i petali accovacciata trovai,/ quando essa nella morbidezza riparo cercò”. Grido d'amore, dedicata al marito scomparso, è una lirica suggestiva e racchiude il senso di tutta la silloge, ossia semplicemente il sentimento d'amore, puro e sincero verso il compagno, il quale morendo ha lasciato un grande vuoto che nulla riesce a colmare: “Era la luna piena la sera di quel giorno,/ massiccio di stelle il firmamento,/ appoggiata nella ringhiera dei ricordi,/ con un pezzo di cuore rimasto nella mia fortezza,/


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