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Intervista
al Conte
MARCELLO FALLETTI DI VILLAFALLETTO
Professore, poeta, saggista e storico diManuelaMazzola
Marcello Falletti di Villafalletto, laureato in Lingue e Letteratura Straniera, è poeta, saggista e storico. Discende da un'antica e nobile famiglia ed è il Preside dell'Accademia Collegio de' Nobili, nonché direttore e fondatore del periodico “L'Eracliano”, ha pubblicato numerose opere dal 1992, tra cui ricordiamo “San Pancrazio in Val d'Ambra”, camminando lungo i millenni”, (Ed. Anscarichae Domus, 2002); “Un salotto per gli amici”, (Ed. Anscarichae Domus, 2002); “Un uomo che seppe contare i propri giorni”, (Ed. Anscarichae Domus, 2006); “Il coraggio di amare”, (Ed. Anscarichae Domus, 2020); fondatore e presidente del Premio Internazionale di Poesia “Danilo Masini”. Ha ricevuto il Premio Nazionale “Elio Vittorini” (Messina 1979) e il Premio Paolo VI “Una poesia perla pace” (Ercolano,Napoli, 1989); collabora, inoltre con diverse rivisteegiornali
ISSN 2611-0954
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All'interno:
Intervista al conte Marcello Falletti di Villafalletto, diManuelaMazzola,pag.1
Con Joseph Ratzinger, in dialogo verso il futuro, diIliaPedrina,pag.6
La regina del lario,diGiovanniLeone,pag.8
Perdonare per essere perdonati,diTitoCauchi,pag.10
Andiamo anche noi a mangiare col re,diDomenicoDefelice,pag.13
Tra gli aranci e la menta,diIsabellaMichelaAffinito,pag.15
La rosa segreta. Velate assenze d’armoniche rime, diLorenzoSpurio, pag.18
Al venerabile martire Juan Gerardi Conedera,diRitaNotte,pag.21
Gianni Rescigno. Siamo anime senza nomi, diDomenicoDefelice,pag.23
Il Premio Editoriale Il Croco, pag.25
Amburgo 1840, Un quadretto,diMarinaCaracciolo,pag.26 Notizie,pag.35
Libri ricevuti,pag.40
Tra le riviste,pag.40
RECENSIONI di/per: Tito Cauchi (La vita. Variazioni di grazia, pag 29); Tito Cauchi (L'emblemacastodelpassato,pag30); Domenico Defelice (Ela lunabussòallamia porta, di Isabella Michela Affinito, pag. 31); Domenico Defelice (Amata Terra Mosaici di Michele Frenna, di Gabriella Frenna, pag. 32); Manuela Mazzola (Una figlia di nome Speranza, pag 33); Piergiorgio Mori (Delitto di Ferragosto, pag 34); Claudio Vannuccini (PoetiItalianidelnostrotempo,pag.34).
Ai lettori,diManuelaMazzola,pag. 41
Ai collaboratori, pag 42
Inoltre, poesie di: Mariagina Bonciani, Irène Clara, Fabiola Confortini, Maria Elena Di Stefano,DaniloMasini,ManuelaMazzola e Marcia JelgaValer.
Buongiorno conte prof. Marcello Falletti di Villafalletto. È trascorso poco più di un anno dall'ultima intervista e ha già pubblicato un altro volume che sta riscuotendo molto successo, Perdonare per essere perdonati edito da Anscarichae Domus. Ce ne vuole parlare? Prima di tutto, carissima Dott.ssa Manuela mi permetta di ringraziarla sentitamente per questo suo gentile interessamento e per la fattiva collaborazione esistente fra la rivista della nostra Accademia e la sua. Il mio ultimo volume “Perdonare per essere perdonati” è nato per ricordare i cento anni dalla nascita
del mio amato padre Francesco: come avrà notato reca la data del 1922 e quella del 2022, appositamente. Unitamente alla mia famiglia abbiamo deciso di onorarne la memoria, mai sparita, anche se sono trascorsi ben sette anni dalla sua scomparsa. Il tutto ènato non solamente dal ricordo, ma anche dal copioso materiale archivistico che Lui ha lasciato a disposizione e perché la Sua è stata un’esistenza singolare, che valeva la pena di celebrare e per lasciare a quellicheverrannodopodinoiunatraccia singolare di una straordinaria avventura umana.
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A cosa è dovuta la scelta di questo titolo “Perdonare per essere perdonati”?
Il peculiare titolo è nato proprio dal leggere le prime lettere scritte al mio indimenticato nonno Valerio Antonio, proprio durante la terribile Seconda Guerra Mondiale, alla quale mio padre Francesco prese parte attivamente. Per mia sorte sono nipotediun combattentedellaPrimaefiglio di uno che aveva vissuto completamente la Seconda. Quindi, in famiglia i ricordi di questidue“tragicieventi”dellanostraPatria erano ricorrenti. Avendo avuto intensa conoscenza per passione storica, non potevo farne passare sottotono alcuni aspetti che provenivano da attendibili testimoni oculari o per averne sentito solamente levalutazioni che i “vincitori” ci hanno tramandato; condizionandoli o svincolandoli da quello chevolevano farcidisconoscere,interpretare e distorcere gli storici di parte (più che mai settari) o certa stampa postbellica, asservita ai poteri politici che si sono succeduti nel nostrolaceratoPaese.
La sua famiglia cosa ha pensato quando ha deciso di intraprendere questo viaggio narrativo così personale e profondo?
Per la verità ho avuto l’assenso più ampio da tutti i componenti della famiglia e perché si sono fidati di me, della mia obiettività e sincerità nel riferire, non solamente quello che avevo sentito direttamente, ma anche per quello esistente nelle Memorie scritte e nei documenti che mio Padre Francesco ha conservato gelosamente nel nostro copioso archivio. Onestamente, glielo dovevamo questo omaggio! Mi dispiace soltanto che non possa leggerlo direttamente e se avessi potuto lo avrei fatto quando era ancora in vita. Certamente, in quel tempo, non avrebbe voluto, essendo Lui una persona estremamenteumileeschiva,allostesso tempo, molto riservato e dotato di una Fede nontrascurabile.
E’ stato difficile o impegnativo dal punto di vista emotivo scrivere la storia di suo padre?
Questo è stato il punto più delicato e difficile di tutto il lavoro: particolarmente quando ho dovuto rileggere la copiosa corrispondenza fra mio padre, isuoigenitori e altri membri della famiglia di allora. Avevo iniziato a ripassare le lettere con mia madre Olga, ma poi ho proseguito da solo, perché la sua commozione e le lacrime impedivano un esame distaccato e attento. Non è stato sempre un lavoro facile anche dovuto al fatto che molte delle missive erano in lingua straniera, particolarmente il croato. Ciò è dovuto alla sua conoscenza degli idiomi: tedesco, croato e anche albanese. Emotivamente, comunque, è stato come tornare indietro nel tempo e sentirlo proprio al mio fianco, in modo particolare nel ripercorrere gli itinerari da Lui seguiti negli anni del servizio militare prima e nel periodo peggiore della prigionia dopo. Con Lui ho potuto riattraversare un ampio spazio temporale della sua esistenza, ma anche essergli accanto nei luoghi dove aveva vissuto e nel sentirlo raccontare nel resto degliannitrascorsiconnoi.
Potrà ben comprendere che, per quanto possaesserestatodistaccato,lacommozione è stata enorme; sensibilmente nel ritrovarmi tra le mani: lettere, quaderni, memorie e tante fotografie che me lo riportavano accanto.
Ricercando tra le carte, le lettere e i vari documenti ha trovato qualcosa di sé in suo padre Francesco?
Obiettivamente devo dire di sì! In tutta quell’ampia documentazione che mi ha permesso di affrontare più di novant’anni, mi sono accorto di avere tante cose in comune con Lui: l’amore per la Patria; il coraggio di essere me stesso e senza timore, come mi ha sempre insegnato; l’interesse per la storia, la letteratura e, in particolar modo, la devozione e l’attaccamento alla
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famiglia, agli amici e il rispetto per gli altri, specialmente quando si trattava di collaboratoriedipendenti.
Un tratto significativo è stato quello di riscoprire il sentimento nutrito nei confronti della propria Madre (purtroppo, persa e rimpianta precocemente); di nostra Madre come moglie da amare e con la quale condividere tutto, e l’attaccamento per noi figli e il nipote, cercato anche nell’ultimo giorno di vita. Nonché il dovere e il rispetto del prossimo e, in primo luogo, il confidare fiduciosamente nella grazia di Dio che gli aveva concesso una fede invidiabile. Generalmente, nella vita di ognuno di noi, si presenta sempre un momento in cui si ha bisogno di tirare le fila della propria esistenza. È stato così anche per Lei?Per quale motivo ha scritto questo libro?
È pur vero che quando gli anni avanzano e si fanno avanti i primi fragili incidenti di percorso, ognuno di noi pensa a dover serrare le fila, guardando indietro per fare una specie di revisione (non voglio dire giudizio, perché questo non è sempre facile farlo su noi stessi), ma una pausa di riflessione è stata significativamente necessaria. Poi, ripensando ai costanti insegnamenti, senza rimproveri o richiami che non faceva mai, ho ritrovato il coraggio di sempre; quello che proprio Lui voleva stillare dentro di me, in mio fratello Claudio e mia sorella Lina e cercando di rimodellare la vita attuale, seguendo quanto, o come nostro Padre la vedeva o l’avrebbe impostata. Quindi, dopo il primo momento di smarrimento è tornato il sereno, permettendo così di proseguire il percorso che è stato concesso ad ognuno di noi. AllasecondapartedellaSuadomandapenso di aver già risposto in precedenza. Voglio semplicemente aggiungere: oltre al ricordo di un Genitore presente e significativo, al quale dovevo e dovevamo questo ricordo; posso affermarechecomeuomo – vissutoin
un periodo talmente burrascoso e travagliato – mio padre meritava che gli venisse dedicato quanto sono riuscito a fare e forse anche di più; anche solamente per evidenziarne i valori e i principi professati fino all’estremo sacrificio e nei quali ha costantementecredutofermamente. *****
GIORNI DI META' AGOSTO
Giornidimetàagosto… Eranoinqueglianni gliultimigiornidellemie vacanzelondinesi. RestavoaLondra congiànelcuorelatristezza perlavicinapartenza, restavoaLondrasenza latuacarapresenza. Giornidimetàagosto, etugiàpartiviconl’orchestra perEdimburgoedilsuoFestival, ediorestavosenzailsuono dellatuavoceedeltuoviolino esenzapiùseratedipartiteascacchi fraJimete,inperennebattaglia davantianoialtriospiti,prima delritodel“tèeformaggio”allediecidi sera. Giornidiagosto,quelli, giornidimetàagostoaLondra. Giornibelli.
17agosto2022
Mariagina Bonciani Milano
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Con Joseph Ratzinger, in dialogo verso il futuro.
diIliaPedrina
La Rivista Internazionale Jesus fondata nel Luglio 2008 porta per il numero 2 di Agosto un’immagine da nondimenticare: Papa BenedettoXVI èteso in un affabile sorridente saluto verso il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, che pure sorride sereno per dare l’avvio all’apertura della Basilica di San Paolo fuori le Mura, in Roma. L’articolo è di Graziano Motta e le immagini sono molto eloquenti perché raccolgono la verità dell’evento e delle emozioni che esso suscita nei due grandi protagonistidellanostra storia.
Il Papa ha voluto motu proprio senza chiedere il consenso a nessun altro, la realizzazione di questo incontro dopo 2000 anni di storia dei due mondi cristiani ora uniti nella fede. Al seguito del Patriarca partecipano anche i capi delle Chiese ortodosse di Gerusalemme, Grecia, Cipro e del Patriarcato di Mosca e del Patriarcato siro-ortodosso di Antiochia e l’Autore dell’articolo dettaglia i due momenti più intensi dell’evento: l’accensione della ‘Fiamma Paolina’ ad aprire l’anno giubilare e i passi per attraversare la Porta Paolina, le cui immagini sono riportate nella Rivista stessa. Scrivel’Autore:
“… Benedetto XVI è consapevole che il mondo vive sul crinale di un’epoca di cambiamenti, che sta attraversando un periodo di grande crisi di valori e princìpi…”(G.Motta,art.cit.pag.4).
Sulla veste del Patriarca, da entrambi i lati in prospettiva, due icone assai preziose a sfondo rosso e oro, mostrano Gesù Maestro di Benedizioni, pregato e ammirato dai popoli dell’Est Europa, con tante altre immagini sacre da secoli, mentre il mantello di Benedetto XVI è in tinta unita. Se ancor oggi si danno alle fiamme libri e immagini anche sacre che rappresentano la cultura plurisecolare del nemico da sconfiggere, anche annullandone la presenzaartistica,allora questa riflessione all’indietro nel tempo, di poco però, ha la sua ragione concreta, perché ora Joseph ci aiuti a capire, a meditare, a scegliere, incamminandoci verso un futuro che lui stesso ha delineato con forza e di cui dobbiamo ancora intercettareiprofili,che onorano segretamente e manifestamente il suo Maestro, il teologo italo-tedesco Romano Guardini.
Attraverso queste testimonianze dobbiamo accorgerci che ogni messaggio del card. Joseph Ratzinger, poi eletto Papa Benedetto XVI, ha al suo interno un’eredità assai complessa che passa attraverso la lingua tedesca di Meister Eckhart e di Angelus Silesius, per arrivare proprio fino al nostro Romano Guardini, docente dello stesso giovaneJoseph all’UniversitàdiBonnecosì di casa a Isola Vicentina e al Convento di Santa Maria del Cengio. E qui ci viene in aiuto il prof. Marco Vannini, che ha
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dedicato tutte le sue energie intellettuali e spirituali, oltre che professionali, alla traduzione e alla interpretazione delle opere delMeister.
Quasi in ‘presa diretta’ il professore fiorentinomiscrive: “La rinuncia di Joseph Ratzinger al pontificato e il suo ritiro richiamano in modo straordinario il capitolo di Così parlò Zarathustra intitolato Ausser Dienst, ovvero fuori servizio, a riposo, ove si presenta la figura dell’Ultimo Papa: in questa memorabile pagina Nietzsche mette a colloquioZarathustraconun‘vecchiotriste, dal viso magro e pallido, ma con una bella mano affilata, la mano di colui che ha sempre impartito benedizioni’. A lui che ha servitofinoall’ultimaorailvecchioDio,cui un tempo tutto il mondo ha creduto, il mondo stesso è diventato estraneo e lontano. Fu per questo che nel 2015 pubblicai col Saggiatore di Milano All’ultimo Papa. Lettere sull’amore, la grazia e la libertà, sotto forma appunto di lettere indirizzate a Papa Benedetto XVI. Motivo ispiratore del libro era che, al di là delle vicende contingenti del Vaticano e della sua Curia, le ragioni più profonde delle dimissioni di Ratzinger fossero da ricercare davvero nella crisi della teologia di fronte alla cultura contemporanea e che occorresse perciò ripensare la fede nel senso stesso in cui essa, intesa come ‘volontà di verità’, aveva convertito Zarathustra all’ateismo: si trattava infatti dello stesso ‘ateismo’ religioso di Eckhart, che pregava Dio di liberarlo da Dio’ (M. Vannini, e-mail del 2 gennaio 2023, ore 17:05).
Questa dottrina acquisita con severo studio mai approssimativo porta alla pubblicazione dell’opera in sette scansioni (Sul tesoro nascosto/Sull’amore/Sulla verità della fede/ Sulla grazia e la libertà/Sulla giustizia e la vita eterna/Sulla fine delle
menzogne/Congedo) nelle quali l’Autore confida in semplicità, al loro destinatario, tante riflessioni ed interrogativi e posizioni originali e condivise che egli intende mettereinluce.Colgosolo da Congedo: “…Matunonhaicedutoall’Anticristo,non hai predicato un Cristo uomo, profeta di una religione sociale – una religione dell’alterità di Dio, senza spirito, senza grazia. Seguace di Agostino, non hai abbandonato il cammino dell’interiorità per quello dell’esteriorità. Per non scandalizzare il gregge di cui eri pastore, hai preferito ritirarti, in silenzio, come ‘il solo che va verso il solo’. Una decisione già implicita nel nome che ti eri scelto, Benedetto, chiaramente allusivo alla necessità di tornare ancora una volta nella solitudine, per non essere risucchiati dalla barbarie –la nuova barbarie, quella dell’ignoranza, della volgarità, della menzogna – e salvare lacultura,l’intelligenzaeconessaanchela fede cristiana per le generazioni che verranno. Se e come questo avverrà non sappiamo. Noi possiamo solo compiere quel dovere che il destino, la provvidenza, il karma o che sia ci hanno assegnato. Perciò prendo congedo da te rendendoti onore, come a chi, in tempi difficili, ha compiuto il proprio dovere.” (M. Vannini, op. cit. pp. 199-200).
E QUELLE PAROLE
Equelleparole Rimasteinascoltate, viaggianoancora. Sonocomemattoni. Titengonoancorataalpassato. di Manuela Mazzola Da: Parole sospese, Il Convivo Editore, 2021
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DANIELE MAGGI
La Regina del Lario
diGiuseppeLeone
orire sì, non essere aggrediti dalla morte”, chiedeva il grande poeta etrusco di Tarquinia, Vincenzo Cardarelli, a cominciare già da questo indimenticabile capoverso, a cui faceva seguire: orirepersuasi/ heunsiffattoviaggiosiail migliore./ inquell'ultimoistanteessere allegri/ omequandosicontanoiminuti/ ell'orologiodellastazione/ ognunovaleunsecolo.
Non è senza stupore che la stessa invocazione io la ritrovi, ora, leggendo La Regina del Lario diDanieleMaggi - il primo di quattro racconti di cui si compone una sua raccolta, stampata nel 2020 - con la differenza che il Nostro non si rivolge a lei direttamente, ma a un piroscafo - il Patria - orgoglio della Navigazione sul Lago di Como, costruito nei cantieri di Dervio e varato solennemente il 31 luglio 1926, detto prima Savoia, per avere ospitato il re Vittorio Emanuele III, e successivamente Patria. Non tanto, però, per il suo glorioso passato, quanto perché la suaallegoria aiutalo scrittoreadescriverela morte di Antonio Stoppani (che non è il geologo, autore del Bel Paese), ma il novantenne nipote di Manfredo Stoppani, primo comandante della motonave, attesa a Lecco, in occasione dell’ultima corsa lungo illagoLario,dopoilsuorestauro,eprimadi
far ritorno nelle acque del lago prospicienti VillaOlmoaComo.
Ed ecco l’incipitdel racconto: “Non era quella l’unica mattina in cui lo Stoppani l’aspettava – scrive Maggi. Come tutti i giorni da quando era andato in pensione, ed erano ormai quasi trent’anni, era uscito di casa alle otto e trenta, si era fermato all’edicola di piazza XX Settembre dove aveva acquistato il “Corriere della Sera” ed aiutandosi con il bastone aveva attraversato un’assolata piazza Cermenati prima di raggiungere il viale alberato che correva in fregio al Lungolario Cesare Battisti, fino a raggiungerel’imbarcadero”(1).
Ogni mattina - prosegue - Antonio arrivava con la speranza di vederla ed ogni mezzogiorno se ne andava con una punta di delusione perché anche quel giorno“lei”noneraarrivata”(4). “Lei” , continua a chiamarla l’autore, non rivelando mai chi ella sia, se una donna e quale donna, o quale altra creatura angelica per lui mezzo di riscatto e salvazione,ochialtroancora. Ma ora “non c’era alcun dubbio, era “lei”! perché il cuore aveva cominciato ad accelerare i battiti. No, non poteva essere vero, stava sognando. Inconsciamente si era ritrovato a darsi un pizzicotto sulla mano per essere sicuro di essere sveglio. E anche Giorgio, l’amico che l’aveva accompagnato, al suo fianco,stavasorridendosoddisfatto. “Allora, signor Antonio, ha visto? Cosa le avevo detto” Niente, era in uno stato di completa estasi che gli aveva proibito di rispondere, incapace di proferire parola. Intanto si era avvicinato e l’aveva vista in tutta la sua bellezza. Bianca, slanciata, la prua affilata come un coltello, l’alto fumaiolo con doppia banda nera, le sue grandi ruote a pale parzialmente coperte da
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M c E c d e
M
un carter sul quale campeggiava a caratteri cubitalila scritta“Patria” e lapoppa rotonda con il pennone inclinato sul quale sventolava la bandiera tricolore, tanto grandedasfiorarel’acqua”(6-7).
E adesso la sua “lei”, La Regina del Lario – conclude - era in viaggio verso il suo ultimo porto e lui era convinto che, alla lunga, l’esistenza di questa meravigliosa motonave sarebbe scivolata nel dimenticatoio, un po’ come avviene anche per gli uomini, pensò con profonda amarezza. Ma lui no, non l’avrebbe di certo dimenticata, mai”. Poi, “improvvisamente aveva sentito le palpebre appesantirsi ed aveva chiuso gli occhi ... Il signor Antonio non lo poteva più sentire. In quel momento era al timone della sua “lei”, la Regina del Lario, che con la prua affusolata fendeva le placideacquedellago,lasciandodietrodisé una scia di ricordi e di rimpianti.Al Giorgio eraparsodisentireirintocchidellacampana di prua che annunciavano la partenza per il “loro” ultimo viaggio. E si era ritrovato a piangere”(12-13).
Non si pensi che, per aver voluto andar dietro a questa allegoria del piroscafo, lo scrittore indugi assai poco su emozioni e sentimenti. Daniele Maggi, lecchese, già autore di altri scritti e del romanzo storico Il mistero del Lavello, conosce bene i confini che devono dividere l’arte del raccontare dalla passione critica dell’indagare e dell’esporre: egli riesce a far vivere, oltrepassando il sottile velo dell’allegoria, le idee nei personaggi e i personaggi nelle idee,mantenendoungiustoequilibriotra realtà e finzione, e disponendo il tutto in un sapiente intreccio di richiami e suggestioni nella memoria dell’io narrante. Così, in questo passo finale, quando descrive il ritorno al bambino di un tempo:“Sì, perché quel piroscafo era il suo preferito in quanto nascondeva uno stretto legame affettivo che non aveva mai voluto rivelare a nessuno,
nemmeno al Giorgio. Il primo comandante del “Savoia” era stato, infatti, lo zio Manfredo Stoppani ed era grazie a lui che il 28 maggio 1927, accompagnato dal papà, aveva potuto salire a bordo quando il piroscafo aveva avuto l’onore di ospitare nientemeno che il Re d’Italia Vittorio Emanuele III, giunto a Como per le celebrazioni del centenario della morte di AlessandroVolta”(11).
Per cui il racconto è elegiaco e lirico, nonchébelloedemozionanteauntempo. La lingua è quella d’un italiano puro, ma vivo e attuale, lontano da preziosismi estetizzanti così come da contaminazioni gergali o dialettali, tale che non si abbassa mai verso la parlata comune, né si innalza verso l’inutileretorica.
Maggi non riduce mai la sua aspirazione al recupero della pagina bella pensando disublimareliricamentelavisione meramente fantastica del suo io nel segno di una purezza formale fine a se stessa. Egli pensa piuttosto di caricare la parola all’insegna dell’analogia, onde accostare realtà all’apparenza così lontane e diverse: quella di un piroscafo, che si conclude con l’ultimo giro del Lario, e quella di Antonio Stoppani,novantennientrambi.
Non si è detto che La fotografia, L’anguilla di Natale, La pescatrice, sono i titoli degli altri racconti che completano la raccolta, tutti legati alla vita del lago. Per carità, tutti rispettabilissimi per forma, stile e contenuti, ma ho preferito non commentarli per non doverne spalmare la bellezza. Ho preferito che la bellezza de La Regina del Lario conservasse tutto il suo valore assoluto, cosciente, che relativizzarlo avrebbe potuto normalizzare la sua eccezionalità.
DanieleMaggi
La Regina del Lario e altri racconti (20172020).Lecco2020.Pp.56
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MARCELLO FALLETTI DI VILLAFALLETTO PERDONARE PER ESSERE PERDONATI
diTitoCauchi
Marcello Falletti di Villafalletto è un poeta e saggista, fondatore e direttore del periodico “L’Eracliano” di Firenze, è preside dell’Accademia Collegio de’ Nobili, ha pubblicato Perdonare per essere perdonati. Questo volume nella prefazione di Domenico Defelice, è definito “interessante e ghiotto”, è dedicato al proprio genitore indicato nel sottotitolo, Francesco Falletti di Villafalletto, nel centenario della nascita. Questi, all’indomanidellaprigioniasofferta di giovane soldato (sotto i Tedeschi, in Albania, dal 24 settembre 1943 al 2 luglio 1945), scriveva una memoria indirizzata ai proprigenitori(nel1946),usandoleparole: “Perdonare per essere perdonati”; espressione che l’Autore (figlio) sceglie come titolo-emblema del padre, il che gli fa moltoonore.
ongedato, al suo rientro, per breve tempo milita nel Movimento Sociale Italiano guidato da un “galantuomo, quale è stato Giorgio Almirante”, senza essere riuscito a sedere sugli scranni del Parlamento. “Francesco non sembra sia stato un vero fascista, ma un rispettabile conservatore.”, così dopo le non poche difficoltà di sistemazione sopportate quale uomo “timoratodiDio”,sisposa.
Nel “sapiente intreccio” del volume troviamo, oltre Francesco (padre dell’Autore), altri personaggi nelle lettere dei quali risaltano le parole “fratellanza e amicizia”, e incontriamo riferimenti anche del genitore del padre, Valerio Antonio (1889-1973, nonno del Nostro) che, al tempo della prima guerra mondiale, si trovò in Albania. Il pensiero del Defelice corre a Francesco Pedrina (1896-1971), anche lui giovane soldato, autore di testi scolastici, al quale il prefatore è rimasto affezionato. Infine, sempre Defelice, commenta: “A sostenere il Conte Francesco Falletti di Villafalletto sono stati sempre i principi altruisticienobilidiMazzini:Dio,Patria, Famiglia, sui quali s’è formata la nostra Nazione, profondamente avviliti nel secondo dopoguerra del secolo scorso da unaSinistravelleitaria,alungo massimalista e vuota”. Fin qua,quanto basti,per avere un quadrodellibro.
***
Marcello Falletti di Villafalletto (nato nel 1953), fin dalle prime righe della narrazione, mostra l’orgoglio di appartenenza alla propria famiglia, descrive esplicitamente le doti morali del genitore; in particolare, prende le mosse dalla lettera di cui sopra, che l’allora giovane padre, Francesco, invia da Torino ai genitori Valerio Antonio e Luisa Isolina (10 novembre 1946), da cui trae il titolo: Perdonare per essere perdonati, che ripeto per richiamarne l’attenzione. L’Autore racconta che il padre Francesco era nato “il 21 di novembre 1922, all’ombra di un secolare castello dell’XI secolo, posto sulla montagna del confine toscano e umbro,” nel Comune di Cortona (Arezzo) crescendo sano, forte e volonteroso, in un luogo meraviglioso. Espone un resoconto, anno per anno, delle classi frequentate nelle elementari raggiungendo notevoli risultati; un bambino molto promettente, un ragazzo
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bello e prestante nelle attività fisiche del “Giovane Fascista”, cui non mancavano le attenzionidelleragazze.
Nel 1958, dopo l’avventura politica di Francesco, non andata a buon fine, si riunisce l’intero nucleo familiare, Falletti di Villafalletto, compreso il nonno paterno del Nostro, Conte Valerio Antonio (padre di Francesco), divenuto vedovo, fin quando muore (1973). Intanto il nostro personaggio, Francesco, si occupa della conduzione della grande Azienda Agricola “Pierangeli” come “novello Cincinnato”. “Fra gli altri onori ereditati, venne anche insignito del titolo di Cavaliere Ereditario del Cingolo Militare, finoalla scomparsaebbeanche l’altoonore di essere il Protettore Perpetuo dell’antica Accademia Collegio de’ Nobili, eretta nel 1623.”(p.17).
Ricordiamo che in quei tempi la licenza di quinta elementare richiedeva gli Esami di Stato, vigeva il culto della forza e della bellezza fisica che non mancavano al giovane Francesco. Particolari assai minuziosi accompagnati da fitte note a piè pagina, stanno a dimostrare l’acribia delle ricerche fatte presso vari archivi. Comunque, l’“energico condottiero […] si spense serenamente nella tarda sera del 7 giugno 2015, solennità del Corpus Domini” all’etàdi92anni(p.18). ***
Il volume Perdonare per essere perdonati,èunlungoracconto,senza interruzioni, senza capitoli; comprende numerose lettere del giovane soldato Francesco, semplice autiere congedato con i gradi di sergente, insignito della Croce di Ferro (dalla Germania). Contiene lettere intrise di amor patrio e di fede religiosa; e alcune foto dell’album personale, del padre ragazzo e giovane soldato, del nonno, di alcuni gruppi di soldati e di persone di famiglia; e foto a colori degli ultimi anni.
Nell’excursus espositivo sono descritti gli eventi storici e bellici della Seconda Guerra Mondiale e richiami della Prima; dettagli tecnici e tattici della guerra combattuta; riferimenti su Mussolini, Hitler, Stalin, Churchill, ed altripersonaggi, come eventi a sé stanti; entro cui si inseriscono lettere, commenti e spostamenti del soldato Francesco nella Penisola Balcanica, compresa la prigionia (Montenegro, ex Jugoslavia, Albania); infine la vita da borghese e commenti sullo schieramento politico in Italia all’indomani della Repubblicafinoagliultimigiornidellavita. A lettura ultimata ritengo che la prefazione del prof. Domenico Defelice sia più che esauriente, da par suo; in essa si percepisce la partecipazione emotiva del direttore di Pomezia-Notizie. Teniamo presente che ilperiodo storico narrato, come è noto, è uno dei più critici per il nostro Paese; certamente centinaia di migliaia di giovani soldati avranno sofferto in quelle situazioni e molti non hanno fatto ritorno: è la legge implacabile della guerra e, nel nostro caso, penso anche di scelte sbagliate (fascismo, leggi razziali, catastrofe, perdita delle tante colonie, ricostruzione del Paese e contrapposizioni ideologiche mai sopite ma alimentate, linguaggi aggressivi, culto della personadaunaparteecultodellacollettività dall’altra, demonizzazione vicendevole, come se si trattasse di una competizione sportiva o di un gioco alle carte, pur di vincere,soloperilpotere).
Credo che non sia facile incastonare una narrazione con molteplici elementi. Mi inserisco con opinioni extra lettura, in particolare sui giorni nostri. Non ho competenze specifiche, tuttavia penso che il linguaggio spesso non badi alla verità, sostenibile, pur nei limiti umani, ma viene distorto; le parole vengono inflazionate e usate fuori contesto. Non vorrei urtare la sensibilità di alcuno se affermo che si fa uso
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strumentale dei comportamenti fra i politici, come l’esibizione di un Crocifisso e di una corona del Rosario, l’ostentazione del bacio al santino della Madonna. Così è per il trinomio “Dio, Patria, Famiglia”; se scritte, bisogna stare attenti alla loro collocazione nei testi e alla interpunzione che le accompagna (non mi riferisco al presente libro). Così per le stesse parole, se sono pronunciate,specieinpubblico,bisognafare attenzione alle pause nel contesto oltre all’intonazione, alla gestualità, poiché si rischia di alzare steccati. Parole, sì sacrosante, ma non credo che bastino a connotare cittadini giusti, corretti, nobili e nemmeno tanto cristiani.
Dio, Patria, Famiglia e Inno Nazionale, penso che non siano patrimonio di un solo credo, ma solo appropriazione sventolata. Soldati, fascisti, partigiani erano tutti Patrioti, ciascuno a modo proprio. Mi illudo in questa opinione: Nazione, valore fondante della Costituzione, aveva la sua ragione di essere al tempo del Risorgimento quale espressione di Rivendicazione dall’asservimento agli stranieri (della terra dove si è nati); così all’indomani della Unificazione dell’Italia (staterelli della Penisola e le Isole ), tale parola poteva
richiamare il significato di Identità sempre in opposizione alle potenze straniere occupanti; così alla proclamazione della Repubblica poteva essere una risposta di Rappacificazione fra gli stessi Italiani e nel consessointernazionaledopolaguerra. Infine mi piace pensare a Paese, in senso estensivoeinclusivo.
IlconteMarcelloFallettidiVillafalletto, fiero di un padre così, dichiara ditesserne le lodi in tutto e per tutto, ma assicura di non avere “affatto ecceduto” (p.62); ed io mi scuso per avere ecceduto nelle mie opinioni. Penso che le sole lettere del volume diano effettivamente testimonianza di un uomo “dedito alla famiglia, a Dio,allaPatriaeal prossimo.”, un uomo compassionevole, degno di essere incluso fra i beati. In ogni caso il libro Perdonare per essere perdonati, è denso di fatti, di significati e costituisceuninvitoallacomprensione.
PERDONARE PER ESSERE
PERDONATI: (1922- Francesco Falletti di Villafalletto - 2022) (Anscarichae Domus, Accademia Collegium Nobilium, MMXXII, Pagg.130,€14,99
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LIVIO CERINI DI CASTEGNATE
ANDIAMO ANCHE NOI A MANGIARE COL RE
diDomenicoDefelice
Umorismosanoecultura,apartiredal primo brano, nel quale incontriamo Jean Anthelme Brillat-Savarin e Paolo Mantegazza; con loro, Cerini tratta <<della parola fisiologia>>, consiglia di leggere i due autori, però <<mordendo in alternanza un panino alla coppa e un altro al salmone di Felino>>. Era da tempo che non leggevamo un libro così ghiotto e con tanto piacere, da quando, negli anni settanta, l’Editore Campironi ci aveva fatto dono de Il Gastruario, nel quale Nerio Brighenti, dopo averci servito l’Abbacchio fra baci a Venere e strizzatine d’occhio a Bacco, sorseggiando un Cirò o un Chianti, ci faceva assaggiare ora un prosciutto e ora un formaggio, un piatto di maccheroni o di anguille in carpione, innaffiando il tutto con una bottiglia di ottimo Lambrusco. Nel secondo brano, Livio Cerini tenta di rispondere alla domanda <<Come mangia veramente tutta l’umanità e quante volte al giorno>>, rendendosi conto dell’impossibilità e restringendo, allora, l’intento al <<raccontare e commentare come e cosa si mangiava tra i “grandi”>>. Cerini non è Brighenti – per fortuna! – e mentre Il Gastruario grondava succhi piacevoli e calde libagioni quasi allo stato agreste, Il re mangia solo ci serve il tutto infarcito di sana bonomia e di cultura. Il mangiare del Re Sole - Luigi XIV -, a quanto pare, non era, poi, da leccarsi i baffi;
abbondavano le minestre; a volte c’erano gli ottimi piselli venuti dall’Italia; per libagioni ci si accontentava dell’acqua, di un <<vino rossodellaChampagne>>,odiun<<vinodi Borgogna>> non raffinati ancora come lo sono oggi. Francamente, da questo punto di vista, Brighenti, che narra assai lontano dalle regalità, solletica e conturba assai di più. Tutto cambia in meglio, però, appena Cerini esce dal Palazzo e passa a trattare di altri ambienti e ristoranti - <<una ventina; luoghi di incontro>> che <<offrono tutte le “chances” mondane ai clienti>> –frequentati da artisti, scrittori, politici e gente comune e dove cuochi famosi preparano i loro piatti, vari e appetitosi, dal pesce alle carni, come vari e più godevoli sono ibeveraggi. Brighentièpiùvicino alla genteminutaeallaschiettagenuinità;Cerini si esalta e ci esalta con la cultura, sicché piattiebottigliesi vestono anchediraffinate curiosità. Alle <<consorterie esclusive di ghiottoni>> ecco affiancarsi Dante - anche con un fugace accenno alla macabra storia del Conte Ugolino e all’aceto fatto bere a Cristo in croce - a condannare ogni eccesso, sicché <<non scampa dall’inferno nessun golosone di ostriche, lumache, salmone, tagliatelle e tartufi, risoni con luganighe e nessun appassionato e assiduo consumatore di beignets, meringhe, cannoncini, frollini, bavaresi, sacrapantine, africani, babà, ventaglietti di pasta sfoglia, cioccolatini e bon-bons>>. Sant’Antonio Abate, protettore degli animali, raffigurato spesso con un roseo maialino, è raccontato attraverso Gustave Flaubert e il cenno a molte splendide pitture, che danno lo spunto agli autori per immortalare carni bellissime e delicate di procaci fanciulle. Ecco le spassoseedottedigressionisopral’usodella forchetta, lungo brano che termina con la <<deliziosa francese piuttosto in carne e in tenuta estiva che, sentenziando: “les italiens font comme ça”, si fece, senza esperienza,
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con cucchiaio e forchetta un malloppo gocciolante pommarola, che non arrivò alla bocca, ma finì tra i due globi del generoso decolleté>>. La truculenta Cena delle Beffe, secondo Cerini, <<sta tutta nello squilibrio evidente tra cibo e vino>>. L’elogio della follia, di Erasmo da Rotterdam, deborda sui conviti, i quali non possono essere tali e sontuosi <<senza presenza deidue sessi>> e senza che <<tra le signore ve ne sia almeno una che sia costante oggetto>> dell’anfitrione.
Ci fermiamo, perché non vogliamo togliere, alla ghiottoneria e alla curiosità del lettore, il piacere della scoperta; ma capitolo dopo capitolo, ci rendiamo conto che, pur essendoci assai differenze tra il visconte Livio Cerini di Castegnate e il non titolato Nerio Brighenti – in particolare, nel primo, la vasta cultura e l’ironia, come ripetutamente detto -, ci sono anche molte convergenze, che rendono opere del genereassaipiacevoliesuccose.
Vasta e particolareggiata la digressione sulla patata che, a un certo punto, subito dopo la sua introduzione in Italia, veniva felicemente coltivata anche perché, forse, l’unica a non essere assoggettata alle odiose e rapinose “decime” che si dovevano alla ChiesadiRoma.
E non manca la poesia, tra cui ilCantico dei Cantici e cinque brani che Baudelaire dedica al vino nei più che celebri Les Fleurs
du Mal. <<Con Baudelaire – scrive Cerini –ilvinoèun’entitàprepotenteaséstante,non sarebbe più, come ai tempi di Salomone e Sulamita, elemento di pura gioia compenetrata nell’anima e nel pensiero degliinnamorati>>.
E poi gli ambienti, le sale da pranzo, e ancorailburroel’oliodioliva:<<Untempo – ci racconta Cerini – si sarebbe potuto immaginare un fantastico scontro apocalittico tra Wotan con i capelli a treccine unte di burro, armato di una lancia di quercia e Minerva profumata di olio d’oliva balsamico con la civetta sulla spalla e un nodoso tronco d’ulivo aformadiclava nella mano. Oggi li vediamo entrambi molto tranquilli seduti a tavola che si offrono vicendevolmente lui un filetto al burro nero con contorno di patatine e ciccioli di lardo, lei lombatine alla pizzaiola con contorno di fiori di zuccafrittinell’olio>>.
Mettiamo punto per davvero. Vada avanti il lettore, se può, fino all’ultima pagina, tra le “Dejeuner sur l’herbe”, gli aceti, la cucina esotica, le “Facies culinarie”, i minestroni, i risotti, le polente, la cucina afrodisiaca, la cioccolata, le bevande…; noi, assatanati da languorini, preferiamoavviarciallasaladapranzo. Pomezia,1dicembre2022.
LIVIO CERINI DI CASTEGNATE: IL RE MANGIA SOLO e altri racconti, a cura di Wilma Minotti Cerini, Genesi Editrice, 2022,pagg.264,€20,00
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LORENZO SPURIO TRA GLI ARANCI E LA MENTA
diIsabellaMichelaAffinito
«[…] Lungo una strada va/ la morte incoronata/ di fiori d’arancio appassiti./ Canta e canta/ una canzone/ sulla chitarra bianca,/ e canta, canta, canta.// Sulle torri gialle/ tacciono le campane.// Il vento con la polvere/ compone prore d’argento.» (Dalla poesia Clamore di Federico García Lorca, tratta dal libro monografico n°5 Federico García Lorca –POESIE, Collana “La Grande Poesia –CorrieredellaSera”,Edizionespecialeperil Corriere della Sera, RCS Quotidiani S.p.A. diMilano,Anno2004,pag.49).
L’omaggio poetico che il saggista scrittore critico letterario della provincia di Ancona, Lorenzo Spurio, ha voluto dedicare a uno dei più importanti personaggi della letteratura spagnola del primo Novecento, Federico García Lorca (1898-1936), assomiglia alla magistrale e temeraria entrata dell’abile surfista nella galleria d’acqua provvisoria dell’onda ‘perfetta’, fino a percorrerla tutta prima del suo rovescio sulla superficie marina. Gli aranci sono in riferimento alle terre calde che li producono, terre assolate dove gli inverni sono miti come la nostra Italia del Sud, le regioni mediterranee, piuttosto che la Spagna dove sul finire dell’Ottocento nacque, nei pressi di Granada in Andalusia (zona della Spagna meridionale) colui che divenne il poeta e non solo, Federico García Lorca,dellavitacontuttelesueinquietudini soprattutto imbevuta di pianto e di sangue,
di paesaggi coi suoi fiori frutti e plurimi colori, di giustizia mancata e di surrealismo che s’andava affermando in quegli anni del secolo moderno – lo scrittore andaluso fu amico fraterno dell’artista catalano inquieto e stravagante surrealista, Salvador Dalì, a cui destinò la sua prosa poetica titolata Ode a Salvador Dalí. La menta perché probabilmente in mezzo a tanta inclemente arsuraditerreinfuocatedairaggisolari,essa come erba aromatica rappresenta la freschezza dei luoghi umidi dove nasce e così la figura eroica-letteraria dello stesso Lorca si staglia dal gruppo dell’oltre la decina di liriche cheil poeta Lorenzo Spurio ha composto per Egli, morto prematuramente all’età di trentotto anni e che fece parte della memorabile “Generazione del ‘27” all’indomani dell’instaurazione del regime franchista contro laRepubblicadando il via alla guerra civile durata fino all’aprile 1939; cosicché il 19 agosto 1936 venne crudelmente fucilato il poeta Lorca dai sostenitori del dittatore Generale Francisco Franco (solo dopo la mortediquest’ultimo nel1975 finalmentela produzione letteraria di García Lorca ha potuto meritare la divulgazione e il mondiale riconoscimento) a qualche chilometrodaGranada,allacciandosi idealmente al celebre dipinto del precedente artista spagnolo ritrattista della famiglia reale di Carlo V, Francisco Goya, del 1814 titolato Fucilazionidel3maggio.
Dicevamo della rassomiglianza con l’immagine del provetto surfista perché i versi di Lorenzo Spurio diffondono un equilibrio perfetto in sintonia con quelli di Federico García Lorca: nel versificare la territorialità, gli ambienti caldi andalusi di Lorca il poeta delle Marche s’è unito all’universale respiro letterario ardente lorchiano fatto di attimi stillanti musicalità, dramma, simbolismo, surrealismo, ermetismo, passione lacerante e lacerata da
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improvvisi colpi di scena tra cui, fra i tanti, lamorteperferimento alle cinque della sera durante l’esibizione tipica spagnola, la corrida, dell’altro suo carissimo amico torero Ignacio Sánchez Mejías, a cui dedicò una lunghissima struggente poesia (1935), divisa in quattro parti, carica di valori correlati alla vita stessa fatta di dolore e di lotte.
Così ha composto il poeta Spurio in relazione a quell’episodio: «[…] Nelle tribolazioni invereconde e nella polvere/ paraventi di luna che fugge alla notte/ incunabolidi dolore in tabernacoli di pianto/ il fluido rosso fondamento di sacrificio.// Nelle cuevas gitane l’umidore sembrò placarsi;/ quella sera la luna non si presentò/ talmente impaurita preferì nascondersi/ ma alle cinque, tu, dov’eri? » (Dalla poesia La luna si nasconde, pagg.1819).
Per comprendere appieno i testi poetici della silloge in questione dell’autore iesino, bisogna prima conoscere la breve eppure complessa esistenza del poeta Federico García Lorca, che crebbe in una famiglia dove non c’erano problemi economici dato che il padre era un ricco possidente terriero e la madre, seconda moglie, era insegnante ma di salute cagionevole per cui il piccolo Federico
venne allattato dalla moglie del responsabile di un’azienda agricola, che aveva il compito di controllare i subalterni, e forse soprattutto per questo il poeta da adulto divenne il propugnatore del concetto d’uguaglianza tra gliuomini:daigitaniai negri,agliebrei,alla gentepiùumile…
La madre lasciò l’insegnamento per dedicarsi con cura all’educazione del figlio, trasmettendogli l’amore per la musica (il pianoforte) e stimolandogli una grande sensibilità, anche perché Federico García Lorca nacque sotto il Segno zodiacale d’Aria dei Gemelli, il 5 giugno 1989 a Fuente Vaqueros, votato allaparola,ai viaggi, alla curiosità, al protagonismo con già una platea interiore pronta ad applaudirlo, all’amicizia, alla novità sotto tutti i puntidivista.
La corrente surrealista, in ambito artistico e letterario, si fece largo dopo il primo decennio del Novecento in Francia, a proposito del poeta scrittore critico d’arte, Guillaume Apollinaire (1880-1918), che usò per primo il termine sur-réalisme e man mano entrarono a farne parte le teorie inerenti l’inconscio grazie specialmente alla psicoanalisi di Sigmund Freud, l’immaginazione liberata dalla ragione, la casualità, il sogno e in Spagna uno dei più
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importanti pittori surrealisti fu, appunto, Salvador Dalí, ammiratore sin dall’epoca universitaria di Lorca, il quale prima si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza poi passò a quella di Lettere, insieme al regista Luis Buñuel e un’altra importante amicizia di García Lorca fu quella col poeta cileno Pablo Neruda, più giovane di lui di sei anni e che visse fino al 1973, conosciuto a Buenos Aires e rivisto a Madrid nell’ultimo paiod’annidellasuabreveesistenza.
Federico García Lorca fece anche molto teatro – andò in giro per i villaggi sperduti della Spagna con la compagnia teatrale ambulante La Barraca – scrivendo opere ispirate agli usi e costumi della sua Spagna fortemente legata alle tradizioni punzonate dalla condizione di subalternità della donna, le tragedie familiari dovute anche alla difesa dell’onore, le promesse da mantenere, l’amore contrastato e la morte sempre in agguato,chepoinegliultimitempievolsein una drammaturgia difficile da rappresentare perchéassorbitodalmulinellosurrealista.
«[…] La mia dimora è l’ambiente, l’anziano ulivo,/ l’oliva e la screpolata corteccia, la radice/ magnifica e atroce e la foglia a forma di lancia:/ cercatemi là, non lontano dal limoneto nauseante/ dove sosto ad abbeverarmi del nettare acido/ per tornare a vagare nei dintorni confusi/ e abitare smanioso ogni luogo del campo. » (Dalla poesia Non lontano dal limoneto, pagg.49-51).
TRAGLIARANCIELAMENTA.
Recitativo dell’assenza per Federico García Lorca”, Collana L’Appello – Poetikanten Edizioni dell’Associazione Culturale Ilfilorosso di Rogliano (CS), Seconda edizioneAnno2020,€10,00,pagg. 65.
DONO
Poterregalare anchelavita, donarla, perriaverlapiùbella! Esserericca solodellasualuce, chetrasforma questaopacacreatura inun'altrapresenza, inunamisteriosaessenza chevive ecanta eavoltescintilla.
di Fabiola Confortini Da: Dentrol'azzurrodeipensieri , AnscarichaeDomusAccademiaCollegiode' NobiliMMXXI,2021
IMMENSITÀ
Ilmaresussulta dentrolesueonde elatempesta tuttasiravvolge. Ilsolescoppiadentroilcielo elanube svaporaoltrel'orizzonte. Esplodonoifiori neicolori, mentreiramirinnovano lapromessadeiloropomi. Guizzanolefarfalle nelcielo, mentreleapi siposano,dinuovo, dentrolecorolle. Ioraccolgo tuttalamiavita eladistendo inquestaimmensitàinfinita.
di Fabiola Confortini Da: Profumodivita,AnscarichaeDomus AccademiaCollegiode'NobiliMMXX, 2020
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PAOLO OTTAVIANI
La rosa segreta. Velate assenze d’armoniche rime Manni, San Cesario di Lecce, 2022.
diLorenzoSpurio
Ilmondoparlaunasualinguaoscura dicuil’anima avverterarenote cheilversodonainunalinguapura. (p.49)
Il poeta umbro Paolo Ottaviani (Norcia, 1948) ha recentemente dato alle stampe, per i tipi di Manni editore, una nuova raccolta di poesia dal titolo evocativo e curioso La rosa segreta. Il testo, che porta qualesottotitolo Velateassenzed’armoniche rime,siapreconduecitazioniinesergo,una tratta da “Settima fuga” del triestino Umberto Saba e l’altra da L’ordine del tempo del fisico Carlo Rovelli nella quale saggiamente sostiene che “la nostra esperienza del mondo è dall’interno”. La doppia apertura nozionistica, per estratti, quella da un’angolatura poetica e meramente letteraria di Saba e quella scientifica di un’analista e investigatore della realtà fisica, sul tema dell’interiorità, dell’intimità e della segretezza (richiamata nell’opportuno titolo dell’intero lavoro), è il metro duplice – mai bipartito e scisso, ma molteplice e complessivo di una dualità in sé non manifesta – che l’Autore propone al lettore, l’andatura cadenzata che la successione dei vari componimenti propone e facilita. Lo si vedrà anche con la poesia “Gli Infiniti” che nella citazione fa riferimento ai due “infiniti”, quello introspettivo e filosofico tutto leopardiano (“tra questa immensità / s’annega il pensier mio”) e quello del fisico Stephen Hawking connaturato nella complessità della sua
“teoria del tutto” che apre varchi a nuove letture della realtà fisica e dei suoi meccanismi (non a caso uno dei suoi maggiori volumi conosciutinel nostro Paese è l’autobiografia-testamento Verso l’infinito editodaPiemmenel2015).
Lanuovaoperas’inscriveinunpercorso professionale e letterario di tutto rispetto e motivo di attenzione da parte della scena culturale contemporanea. Laureato in Filosofia con una tesi su Giordano Bruno, Ottaviani ha pubblicato negli «Annali dell’Università per Stranieri di Perugia» saggi sul naturalismo filosofico italiano. È stato direttore della Biblioteca della medesima Università e ha fondato la rivista «Lettera dalla Biblioteca». Quale poeta ha pubblicato le opere Funambolo (1992), Il felice giogo delle trecce (2010), Trecce sparse (2012), Nel rispetto del cielo (2015) e La rosa segreta (2022). In idioletto neovolgare (con traduzione in italiano) ha pubblicato Geminario (2007). Hanno scritto di lui, tra gli altri, Maria Luisa Spaziani, Paolo Ruffilli, Maurizio Cucchi e Mauro Ferrari. Il poeta marchigiano Eugenio De Signoribus, inoltre, nella sua qualità di Direttore Letterario, lo ha invitato a pubblicare suoi testi nei fascicoli d'arte "Passaggi" editi dall'Associazione Culturale LaLuna.
La nuova opera fornisce al lettore quattro percorsi (se non tematici, in qualche modo organizzativi del vario materiale da parte dell’Autore) contraddistinti dalle quattro porzioni che lo contraddistinguono, “Comete e comete” (pp. 7-29) che è la parte iniziale e quella contenutisticamente più nutrita; “20 sonetti” (pp. 33-52) in cui con fedeltàalla metricaOttavianisiallineaauna tradizione alta e sempre rispettata del “far poesia”; “Spigolature” (pp. 54-65) che, come recita il titolo, sono di genere vario e di tipologia diversa (vi troviamo, infatti, testi nell’idioletto umbro, il nursino d’epoca
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medievale,daluiimpiegato maanchedistici e haiku) e, infine, una sezione contenitiva ben più generica sotto la definizione di “Altrepoesie”(pp.69-77).
Immergendoci nella raccolta incontriamo poesie dedicate alla meraviglia naturale degli ambienti a lui cari, tra cui il Monte delle Rose, il Lago Trasimeno, mare dell’Umbria, la natia Norcia (“questa mia terra inghiotte ogni altra terra”) e le cascate delle Marmore che lo animano a una riflessione continua sull’esistenza, sui rapporti primordiali dell’uomo tra natura e cultura: “Se l’Uomo o la Natura / a governare l’immane potenza / delle acque dottrina più sicura // non può mai dire. S’inchina la Scienza / alla Bellezza” (p. 35). Non mancano i ricordi di momenti appartenuti a un’altra fase dell’esistenza impressi attorno a immagini indelebili o contenuti olfattivi che, con l’atto della rimembranza, l’autore sembrariconquistare.
Ottaviani, che è un grande cultore della materia letteraria (non mancano citazioni dantesche ma anche dediche a poeti dei nostri giorni quali Franco Scataglini, difensore originalissimo di un dialetto neovolgare con recuperi dell’antico veneziano intessuti nel dettato gergale dell’anconitano) fa ricordare il Genio Recanatese quando
nellalirica“Sorellamiaginestra”parladiun fiore tanto amato a Leopardi e al quale dedicò uno dei componimenti più celebri. Il testo del poeta umbro è, a suo modo, un valido viatico perunariletturadelpresentee una comprensione degli istanti che fuggono; non è un caso che la chiusa, dal velame esistenzialista, contenga queste parole: “dimmi se il tutto è solo un vano errore” (p. 14). Ilcanto della terra, che in Ottaviani ben si eleva da liriche di diverso contenuto, è forse meglio espresso in “Madre nostra terra”, componimento dedicato alle esistenze disagiate delle popolazioni che, tra Marche e Umbria, furono duramente colpite dal terremoto del 2016: “Più d’un mare in tempesta madre nostra / terra da furie e viscere irrequiete / smuove montagne altere e qui ci prostra/ […] // Madre perché, perché ci sei sì cara?”(p.22). Non manca in questa raccolta l’adesione ai fatti del mondo, la compartecipazioneautentica e sentita ai drammi quotidiani come è evidente in “Cera una volta”, lirica dedicata – come recita il sottotitolo che parla di “favola” (una favola amara, è vero) – a un “meraviglioso ragazzo friulano” ovvero al ricercatore Giulio Regeni assassinato in Egitto nel 2016 e sulla cui vicenda non si sono mai dileguate ombre né opacità. Ottaviani nella sua poesia che, come nella
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migliore delle favole inizia con un “C’era una volta”, ci fa ricordare la brutta vicenda di un giovane dileguatosi in una terra straniera, percepita ancor più inospitale e disattenta verso la natura spassionata del sorriso del ragazzo: “Oggi Giulio splende con la luna”, chiosa ilPoeta nell’explicit, un messaggio lapidario e dolente, una sintesi innaturale di un’esistenza dissipata nel bel mezzo del suo fulgore. L’idea della luce –quale segno vivo che testimonia una presenza, seppur in altra dimensione – è l’immagine scelta dal poeta umbro per dire che quella di Regeni è una storia che non dimenticheremo (che non dovremo mai dimenticare).
La poesia “Queste placide nuvole” è dedicata alla sciagura più grande dei nostri tempi, quella dell’epidemia del Coronavirus che “traghetta[…] il dolore / tra gli oscuri riverberi che allagano // il verdedella terra e ne dismagano / il volto” (p. 38). C’è spazio anche per affrontare, col solito piglio garbato e rispettoso, un altro grande tema, quello dell’immigrazione, quando l’Autore parladelle“bocchedeivivio mortiin mare” (p.9).
In “Un invito a cena”, una delle poesie che chiudono la raccolta, Ottaviani riflette sulla figura del poeta considerando il tema del silenzio (requisito spesso necessario per la giusta captazione dal mondo e l’accoglimento della chiamata creativa). Già in “L’acqua senza suono” aveva riflettuto sulla dimensione di atonia, della mancanza di rumore, ma in questo caso “La vastità tranquilla del silenzio / induce a conversare di minuzie” (p. 75) sino all’evidenza dell’imperscrutato (illettoreconsentiràl’uso di questa enigmatica costruzione che ben rimarca il labile confine tra il visibile e l’invisibile): “La poesia sembra non presente / ma sta in disparte, ascolta e lenta tra una / portata e l’altra / […] / volge in canto”(p.75).
PAOLO OTTAVIANI, La rosa segreta. Velate assenze d’armoniche rime Manni, San CesariodiLecce,2022. Jesi,22/11/2022
POURQUOI
Toutcommelefleuve neretournepasàsasource ilyadesquestions qu’onnedevrait peut-êtrepasposer desquestions oùlaréponse amènelasouffrance puisqu’onnerevientjamaisen arrière pourquoifaut-ilquelesgensmeurent pourqu’enfinonpuisselesaimer
Irène Clara
PERCHÉ
Taleequaleilfiume chenonritornamaiallasorgente cisondomande cheforse nondovremmo maiporci domande lacuirisposta recadolore perchénonsitornamaiindietro perchélepersonedebbanomorire affinchélesipossafinalmenteamare (Traduzionedi Domenico Defelice)
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Commento
al poemetto dedicato
AL VENERABILE MARTIRE JUAN GERARDI CONEDERA
diRitaNotte
Carissimo Antonio, ho letto con interesse questa recente opera (anche se, in verità, la tua produzione letteraria da autentico intellettuale andrebbe studiata, lo ripeto) e desidero esternare unpensieroalriguardo.
Non conoscevo il protagonista, o -forse- ne avevopersomemoria.
I versi affidati al libro sono nitidi e coinvolgenti, descrivono, evidenziano, arricchiscono e spingono il lettoreadumanaecristiana riflessione; la scelta lessicale riflette la levatura morale che ti contraddistinguefratutti.
Grazie a te ho consolidato ricordi e convinzioni.
Subito mi sono soffermata in particolare sulle pp. 9/10 e 22. (…) “emigranti giunti in Guatemala … fiumana in fuga verso … felicità e benessere…”: ho rivissuto le interviste e le immagini televisive dell’odissea di qualcuno dei milioni di persone che, con coraggio, hanno “cercato fortuna altrove”, fra esse anche i nostri avi. Ho ricostruito mentalmente parte del percorso storico che ha introdotto il periodo spazio-temporale nel quale hanno operato i missionari in America Latina, anche e
soprattutto per via dei tanti film e documentari dedicati a questo spicchio di mondo stupefacente, multicolore, eppur tormentato.
Appena dopo lo “skimming¹”, la mia idea è stata ed è che Monsignor Conedera abbia incarnato lo spirito del Vangelo nella sua esplosiva beatitudine e magnificenza. Dedicarsi con amore e fermezza ai più emarginati, a chi soffre, a chi è schiacciato dall’enorme peso dell’ingiustizia, della miseria,dell’ignoranza,ècompito chespetta alleANIME ELETTE. Lui, èstato accanto a gente molto sfortunata, minata e depezzata dalle possenti chele malefiche di un odioso
potere politico che ha nebulizzato l’economia, impedendo il progresso ed il benesseredellanazione.
Ricordiamo che il Guatemala ci parla della splendida ed antica civiltà dei Maya, gente fiera e raffinata in varie attività che spaziavano dall’architettura all’astronomia, dalla matematica alla scrittura e a scoperte scientifiche, per cui, nel presente stride ancor più la condizione affatto accettabile deisuoifigli,lorodiscendenti.
Dominati -(e depauperati ad abundantiam)- già dallo scudiscio degli Spagnoli nel 1500, hanno poi scritto sofferti capitolidiStoria, ad oggi ancorapoco chiari eparecchioingarbugliati.
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Restano comunque date e certezze che missionari illuminati e dalla Fede incrollabile, fra essi il vescovo Conedera, hanno conosciuto e compreso, oltre che contrastato la tragedia di una popolazione oppressa e sfruttata nei secoli: “Venisti al mondo nella terra dei Maya, usurpata da brutale violenza coloniale … di padroneggiare”(pp.9/10).
E scatta un plauso sentito e sincero per te, Antonio, fin dalle prime battute, perché hai contribuito a divulgare la carica spirituale di un religioso che ha difeso l’umana dignità con “Sfoghi d’acerbo dolore” nelle sue “omelie”, senza il timore di denunciare la sparizione e la morte di moltideditiacostruirel’agognatapace.
Impossibilenondestarelospiritomentre lo sguardo scorre avidamente la pag.42, una delle più cariche di pathos, a mio modesto avviso.
Suona come un grido di salda protesta quel “NUNCA MÀS”! Due semplici parole che il religioso avrà ripetuto migliaia di volte, in nome della libertà e della missione primaria della Chiesa universale. È innegabile ed auspicabile che nel campo fiorito dell’Amore prosperino con-divisione, uguaglianza, fratellanza e quanto di buono e di nobile alberga nell’animo umano (malgrado i continui aggiornamenti sulle brutture che si susseguono ovunque e quotidianamente). Diventa perfino lecito “prendereperdare”!
MAIPIÙ,un’espressionelinguisticache è e resta il fulcro dell’ammirevole rischioso compito di un sacerdote “Profeta della pace” che “Ora, alla mensa della grazia di Cristo”, siede … “raggiante della gloria di martire”.
Isernia,24.11.2022.
NUVOLETTA ROSA
Inalto!Moltoinaltofraicirri,cumuliegli strati, unapiccolanuvolettarosa giocavaconlestelle, saltavaintornoallaluna, l'arcobalenoeralasuaaltalena.
Ungiornoscese, alloggiandosineltiepidogrembodiuna bellissimaragazza, daquelmomento... fulacreaturapiùsognata,amataedattesa delmondointero.
Ilgiornochenacque... leapibaciandoilpollinefresco deifioriappenasbocciati, salutaronolasuanascita!
Enelfiume...ipescioliniall'unisono, facendorifletterelelorosquame... formaronouncuoricinocoloreargento!
Quelgiorno,ilsolescaldòipostipiùfreddi elontani! Equellasera,lestellescintillarono magicamente!
Quellanuvolettarosa,seituNairaXimena! TuanonnaMarcia
di Marcia Jelga Valer
Da: I canti di una rondine, Albatros Edizioni2020
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GIANNI RESCIGNO SIAMO ANIME SENZA NOMI…
diDomenicoDefelice
Curato da Bonifacio Vincenzi ed edito dalla Macabor, è uscito il dodicesimo volume di SUD I Poeti, un’opera che intende valorizzare gli autori da Roma in giù, penalizzati quasi tutti dalle grandi case editrici del Nord, che hanno il monopolio della grande editoria e che da sempre considerano ilMezzogiorno comecoloniain cui piazzare i loro prodotti, non certamente da aiutare e stimolare a crescere, rischiando diconcorrenza.
Il volume è composto da almeno tre parti: la prima dedicata a Gianni Rescigno (ed è quella su cui ci soffermeremo); la seconda, “Voci dal silenzio” ai “poeti del Sud scomparsi da non dimenticare” (Giovanni Sicari, Umberto Cerio, Marina Mariani, Clemente Di Leo, Nerio Tebano) e la terza, “Antologia dei poeti del Sud”, raccoglie Rocco Taliano Grasso, Nicola Fornabaio, Anna Ruotolo, Enzo Cordasco e Antonio Trucillo.
A testimoniare di Gianni Rescigno sono Franca Alaimo, Luca Benassi, Silvano Trevisani, Marina Caracciolo, Marta Celio, Fabio Dainotti, Dario Talarico, Francesco D’Episcopo, Pasquale Matrone e Antonio Vitolo.
Franca Alaimo evidenzia, tra l’altro, la religiosità del poeta di Roccapiemonte, <<un uomo che credeva in Dio con l’abbandono fiducioso di un bambino e
dalla sua fede traeva quella forza e quella gioia che sapeva trasmettere agli altri che entravanoinrelazioneconlui>>.
Luca Benassi si sofferma sull’aspetto meridionalistico del poeta Rescigno, l’amore, lo stile di <<una scrittura alta, priva di sostanziali cadute, che rende ragione di un dominio del verso e delle sue possibilità sonore>>; una poesia/preghiera, moderna e dalla <<semplicità che sa stupire il lettore e portarlonelle metafore essenziali deglielementinaturali>>. Silvano Trevisani sviluppa il tema del vedere con occhi d’eterno fanciullo. Per Rescigno <<La felicità del guardare e metabolizzare è la disposizione mentale e creativa>>; in lui <<Lo sguardo resta quindi il primo racconto poetico, che si trasforma in parole per essere sole non solo a coloro che non vedono, ma anche a tutti coloroche…guardanosenzavedere>>.
MarinaCaracciolo rievocaun ricordo evede in lui <<L’uomo semplice, modesto>>, che ha <<molta ritrosia>>, che non crede di essere <<poeta, ma soltanto un cultore di poesia>>; nei suoi versi abbiamo un <<ventaglio di visioni stagliate su un fondale animato di campi ed acque, stelle e soffidivento,frondeeondulatecolline>>.
Per Marta Celio, è <<Gianni Rescigno, un uomo e un poeta di questo nostro tempo, generoso e attento, a ciò che lo circonda e aimillespechidentro>>.
La poesia di Gianni Rescigno, per Fabio Dainotti, spesso animata di animali, è <<un paesaggio vuotodipresenzeumane (…), fra terra e mare, tra passato e presente, tra eterno ed effimero>>, spesso con <<tendenza neocrepuscolare>>, priva, comunqued’ironia.
<<Il poeta campano – secondo Dario Talarico – di certo condivide, con diversi e spesso grandi autori del Meridione, un legame sanguigno con la propria terra d’origine che, a onor del vero, è difficile
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rintracciare in maniera così autentica in qualsiasi altro poeta nato dal centro al nord Italia>>.
Anche Francesco D’Episcopo rievoca incontri con Rescigno e afferma che la sua poesia aveva <<una purezza d’animo, che gli consentiva la meraviglia, lo stupore di fronte alla natura e alla vita, ma era anche un poeta consapevole e concreto sull’impostazione e sulla struttura dei suoi versi>>.
Pasquale Matrone mette in parallelo il duello che in ciascuno di noi si svolge tra materia e spirito: <<La poesia di Gianni Rescigno è raffigurazione dell’epopea di uno spirito inquieto, desideroso di esplorare il ponte che unisce terra e cielo,fragilitàdel singolo e forza dell’Essere, concepito come sovrumano Mistero>>. Rescigno è poeta profondamente religioso, inadeguato, però a recepire la divinità nella sua interezza e così <<più che cercarlo, bisogna aspettarlo Dio>>.Matroneriassumeitemidellapoesia rescigniana in <<la notte, la morte, il mistero, il sogno…>>, tutti ingioiellati da un <<Canto, incisivo appassionato, privo di orpelli,nudo>>.
Antonio Vitolo, infine, sottolinea come il dolore sia alla base di tutta la poesia di Gianni Rescigno, il quale era convinto <<che il viaggio sul manto terreno è sì latore di dolore, ma contrito con uno scopo che per i cristiani profondamente credenti è la salvezza eterna>>. Insomma, <<Il dolore èun’esperienzadivita>>.
L’antologia poetica ospita brani tratti da tredici opere, da Credere a Il vecchio e le nuvole (postuma), praticamente dal 1969 in poie sono quasi tuttipiù o meno menzionati dagli autori delle pagine critiche; danno, perciò,contezzadelpercorsodimaturazione del poeta, dalla limpida freschezza giovanile, ma anche cruda e turgida cronaca della ferinità umana, <<inferno di vivi/reso paradiso dalla melliflua/diplomatica
apparenza>>, alla diversità degli argomenti, fino a giungere a una maggiore consapevolezza e profonda catarsi umana, sociale e personale (<<dentro sono primavera,/fuori autunno inoltrato>>) e a piùcompattetematiche. La stagione più presente in queste poesie di Rescigno è l’autunno e ottobre il mese che più s’incontra; una stagione di attenuata rinascita, un’apparente quasi primavera e un mesedilanguoriedi<<tremore di cuore>>, da lui coraggiosamente e tenacemente dominati.
BONIFACIOVINCENZI(acuradi):SUDI Poeti,Volume dodicesimo: Gianni Rescigno “siamo anime senza nomi che brillano nel silenzio dell’attesa”, Macabor, 2022, pagg. 232,€20.
DEDICATA A MICHELE
Tul’amore
Tuseiperme l’idealeincarnato Seilaragione chescoprìmestessa SeiilMistero chevolevimisvelassi. Seil’amore chevienedalontano miprendepermano emiaccompagna nellavita. Sulpratodelnostrosentimento dammiiltuopane ch’iolospezzidalletuemani eloconsumiconte.
di Maria Elena Di Stefano Roma,1995
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II Edizione PREMIO EDITORIALE IL CROCO
L’Editrice POMEZIA-NOTIZIE - via Catilina 6 - 00071 Pomezia (RM) – tel. 349/4175191-E-mail: pomezianotizie22@gmail.com - organizza, per l’anno 2023, la II Edizione del Premio Editoriale Letterario IL CROCO, suddivisonelleseguentisezioni: Raccolta di poesie (in lingua oinvernacolo,max500vv.); Poesia singola (in lingua o vernacolo,max35vv.); Racconto, o novella, o fiaba (max 8 cartelle. Per cartella s’intende un foglio battuto a macchina – o computer - da 30 righe per 60 battute per riga, per un totale di 1800 battute); Saggio critico (max 8 cartelle,c.s.).
Le opere, assolutamente inedite (con titolo, firma, indirizzo chiaro dell’autore, breve curriculum e dichiarazione di autenticità) devono pervenire, in unica copia, per posta ordinaria o per piego di libri (non si accettano e, quindi, non si ritirano raccomandate) a: Pomezia-Notizie presso Manuela Mazzola - via Catilina 6 - 00071 Pomezia (RM), oppure - ed è il mezzo migliore,checonsigliamo -tramitee-mail a: pomezianotizie22@gmail.com entro e non oltreil 31 maggio 2023
Le opere straniere e quelle in vernacolo devono essere accompagnate da una traduzioneinlinguaitaliana. Nessunatassadilettura.
Essendo Premio Editoriale, non è prevista cerimonia di premiazione (se si dovesse decidere di tenerla, gli Autori partecipanti saranno avvisati in tempo tramite e-mail) e l’operato della Commissione di Lettura di Pomezia-Notizie è insindacabile. I Premi consistono nella sola pubblicazione dei lavori. All’unico vincitore della Sezione Raccolta di poesie verranno consegnate 20 copie del Quaderno Letterario Il Croco sul quale sarà pubblicata gratuitamente la sua opera - lo stesso Quaderno verrà allegato al mensile Pomezia-Notizie (presumibilmente a un numero tra agosto e ottobre 2023) e sui numeri successivi saranno ospitate le eventuali note critiche e le recensioni. Gli altri Autori selezionati della Sezione riceveranno offerte vantaggiose per l’eventuale pubblicazione delle loro opere in altri Quaderni Il Croco. Ai primi, ai secondi e ai terzi classificati delle sezioni Poesia singola, Racconto (o novella, o fiaba) e Saggio critico, sarà inviata gratuitamente copia del mensile - o del Quaderno Letterario Il Croco - che conterrà il loro lavoro. Pomezia-Notizie, comunque, può sempre essere letta, sfogliata eccetera su: http://issuu.com/domenicoww/docs/ (il cartaceo è, in genere, riservato agli abbonati eaicollaboratori).
Perognisezione,qualorailavori risultasseroscadenti,laCommissionedi Letturapuòdeciderelanonassegnazione delpremio.
Lamancataosservazione,ancheparziale, delpresenteregolamentocomporta l’automatica esclusione.
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Il Racconto AMBURGO, 1840 UN QUADRETTO
dosso i cristalli di neve non ancora sciolti. Tuttisonocontenti,maipiùfelici,come sempre, sono i bambini: Elise e il fratellino Johannes,cheloaspettanoognivoltacon ansia perché sanno che lo zio ha sempre in serbo per loro una piccola sorpresa o per lo meno una bella storia da narrare. Egli infatti parla spesso di paesi e di popoli lontani, e i nipotini restano affascinati ad ascoltare quelle meravigliose storie di principi, di tesori,dibriganti…
diMarinaCaracciolo
una gelida sera di fine dicembre. La neve cade fitta, posando sui tetti candide e soffici parrucche. A quest’ora le viuzze della città vecchia sono spopolate e fanno quasi paura. Un uomo, robusto ma un po’ barcollante, esce da un’osteria del porto e se ne va verso casa,avvolto in un lungo mantello scuro che glicopreinparteanchelafaccia.Dalontano giunge attutito il rumore di una carrozza che si avvicina. Se qualcuno avesse proprio voglia di schiacciare il naso contro i vetri di una finestra, vedrebbe passare di lì a poco una diligenza con due cavalli, uno bianco e uno nero, che corrono veloci verso una ignotadestinazione.
Pur così fredda e deserta, Amburgo non è mai stata tanto bella, tanto fiabesca: nessuno si meraviglierebbe se vedesse un allegro gnomo fare agili capriole sul morbido velluto delle strade. Ma nessuno guarda fuori. Nessuno si affaccia alle finestre. All’interno delle case, tutti se ne stanno stretti gli uni accanto agli altri per tenersi più caldo, e intanto parlano con voce sommessa, nella misteriosa penombra delle stanze rischiarate soltanto dalle fiamme del camino e da lampade ad olio, quasi temendo diinfrangerel’incantocheregnasovrano.
La famiglia di Johann Jakob Brahms, tuttavia, questa sera pare più allegra del solito. Inaspettatamente è arrivato lo zio Peter, tutto infreddolito e scrollandosi di
«Tanto tempo fa», racconta rivolgendosi ai due bimbi, «i pirati mi tennero a lungo prigioniero in un’isola lontana. Poi un giorno il loro capo, per mostrarmi la sua magnanimità,milasciòandarvialibero;non prima, però, di avermi fatto dono, in segno di grande amicizia, di uno scrigno colmo di pietre preziose. Io, tuttavia, prima di salire sullanavechemiavrebberiportato inpatria, finsi di dimenticare sulla spiaggia quella cassa di legno intarsiata di madreperla: avevo il terrore che sotto quelle gemme si nascondesse qualche temibile serpente velenoso! I pirati ne possedevano molti, sapete, e li si vedeva, talvolta, mentre si attorcigliavano con le loro lunghe spire agli alberi dei vascelli. Ma quegli uomini di mare, avvezzi al pericolo, non ne avevano alcun timore, anzi, ci giocavano come fossero balocchi, e scherzando se li passavano l’unl’altrooppurelimettevano al collocomeenormicollane».
I due fanciulli, intanto, pieni di meraviglia, sbirciano con apprensione negli angolidellagrande Stube,quasiaspettandosi di veder spuntare da un momento all’altro unalinguabiforcuta…
I grandi sorridono bonariamente e Jakob, rivolgendosi agli altri, ammicca con aria di intesa: «Meno male che noi, invece, non ci siamo mai mossidaquestelandedelNord,e così non abbiamo mai visto pietre preziose ma nemmeno pericolosi serpenti! La nostra sola gioia è quel vecchio contrabbasso che
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È
ronza e muggisce nell’orchestrina dell’
Alster-Pavillon. La musica scaccia la malinconia e anche i freddo dell’inverno. Io stesso, mentre suono,sento il sangue diventare più caldo; e se poi non basta, un buon boccale di birra non manca mai di metterel’argentovivoaddosso!».
«Dobbiamo ringraziare il buon Dio se il lavoro non manca, e di conseguenza una bella scodella di zuppa per tutti», soggiunge la moglie con voce tranquilla e dolce. «Eh sì, si vive con poco ma ci si contenta, nevveroPeter?».
Il cognato annuisce e intanto con fare sornione osserva tutti, fra i larghi anelli azzurrini che salgono lenti verso il soffitto mentre fuma la pipa. Poi si rivolge alla nipotina: «Che cosa sta facendo di bello, questasera,lamiapiccolaElise?».
La bambina è seduta per terra su un tappeto di lana, e cerca di vestire la sua bambola nuova con un abitino lungo, di un vecchio velluto bordeaux, ricamato e arricchito da merletti, ancora bello sebbene un po’ sgualcito. «Liesel è più pigra del solito, oggi, e si ostina a non volersi mettere il vestito da ballo. Eppure è tardi, e la festa staperincominciare!…».
Lo zio Peter guarda sorridendo quello che nella fantasia della bimba è uno splendido abito da sera, poi domanda con ostentata severità: «E tu, Hannes, perché nonaiutiEliseneipreparativi?».
Johannes, ovvero Hannes, come affettuosamente lo chiamano tutti, è seduto anche lui sul tappeto, un po’ distante da sua sorella, ed è tutto intento a schierare in ordine di battaglia i soldatini di piombo avutiindonoperNatale.
Sentendosi chiamare, il fanciullo alza la testolina bionda e fissa lo zio con i suoi occhi azzurri e seri, poi torna a guardare i suoi amati giocattoli e risponde un po’ imbronciato: «Elise non vuole mai giocare
con me, e allora io non gioco con la sua scioccabambola».
«Sciocco sarai tu!», rimbecca subito la sorella.
«Zitti, una buona volta!», intima la mamma, «che per poco mi svegliate Fritz, e so io quanto c’è voluto per farlo addormentare!».
Elise abbassa la voce ma continua, indispettita, rivolgendosi al fratello: «Spero proprio che Fritz cresca in fretta, che non voglia sempre dormire, e soprattutto che quando avrà sette anni come te sia un po’ menoantipatico!».
Johannes guarda la sorella di sbieco senzarispondere.
«Possibile che non andiate mai d’accordo, voi due?», interviene il padre in tono di rimprovero. «E tu, Hannes, fino a quandosaraicosìintrattabile?».
«Certo che si possono contare sulle dita di una mano le cose che ha detto da quando ha cominciato ad articolare qualche parola!»,commentalozioPeter.
«Il fatto è che è proprio un sognatore, il mio Johannes», continua il padre con una voce improvvisamente più tenera, «e prima di riuscire a farlo parlare… Vedi, talora se ne sta oreed ore dietro i vetridiuna finestra eguardaincantatotutto ciòchevedepassare per la via. Se qualcuno lo chiama, risponde solo dopo un po’, come svegliandosi da un sogno… Oppure, altre volte, canterella a mezza voce strane melodie che gli frullano in testa. Anche prima di dormire ha l’abitudine di cantare piano, sommessamente, una sorta dininna nanna: è una melodia dolcissima, sempre uguale. Johanna dice che non la conosce, che non è stata lei a insegnargliela, e quindi deve esserepropriouscitadallasuatesta…».
«Beh, visto che è così taciturno, speriamo almeno che un giorno siano gli altriaparlaredilui»,diceridendolozio.
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«Io posso dirti che sa già riconoscere a memoria qualsiasi nota io suoni», continua il padre con un’evidente punta di orgoglio, «e non solo dimostra di avere un orecchio straordinario, ma anche di possedere un autentico talento. Sai, sto pensando di fargli studiaremusicasulserio».
«Benissimo, allora diventerà di sicuro un grande musicista!», esclama lo zio Peter, con un tono in cui non si sa se cogliere dell’entusiasmoounvelodiironia.
Johannes, intanto, non ha smesso di giocare, sebbene sogguardi ora gli uni ora gli altri con un impercettibile sorriso. La mamma,chesen’èaccorta,posasultavolo i calzerotti di lana che ha appena terminato di rammendare e va col suo passo un po’ zoppicante verso il figlioletto. Si china su di lui, gli accarezza dolcemente i capelli chiari e lisci come una morbida frangia, e dice quasi sottovoce: «Caro il mio Hannes, chi mai può sapere quante meravigliose canzoni siaffollinoinquestabellatestolina?»
Il piccolo la guarda a lungo con i suoi occhi pensosi, color nontiscordardimé. Poi, illuminandosi all’improvviso, protende il visetto verso di lei e la bacia d’un tratto sulla punta del naso. Quindi riprende tranquillamente a disporre in bell’ordine i suoisoldatinidipiombo.
È quasi notte e fuori continua a nevicare… *****
A GAMBE INCROCIATE
Agambeincrociate sedevisullapoltrona. Immersaneipensieri, confondevileimmagini. Eriunatorremuta, sucuis'infrangonoleonde.
di Manuela Mazzola
Da: ParoleSospese,IlConvivioEditore, 2021
ESTASI
Nell’oradellaserascendel’ombra Chepois’addensaetuttorendeoscuro; madaqueilimpidiserenispazi chestannelsole, aldilàdellaterra, verràlentalalunasalendo perlevertiginidelcielo: cosìapocoapocosututto sistenderàquelvelodisogno chedaràun’estasiallanotte; escorreran,nell’estasi,leore.
…elentamenteritorneràl’ombra, s’addenseràancora,esarànotte trapuntadallelucidellestelle.
di Danilo Masini
Da: Tutte le poesie – Nel centenario della Nascita (1905-2005), Anscarichae Domus Firenze,2005.
IL TUO FIORE
Econtedanzasultuopettoilfiore comefarfallasucelestefondo, maseloprendonletuedita,lieve, ditequalcosamidiventaallora; enell'offerta,nonsapendo,cambi quelroseofiorequasiinroseacarne.
di Danilo Masini
Da: Tutte le Poesie – Nel centenario della Nascita (1905-2005), Anscarichae Domus Firenze,2005
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Recensioni
LA VITA. VARIAZIONI DI GRAZIA GIUSEPPENAPOLITANO
52questionidistile
Volturnia Edizioni, Cerro al Volturno (IS) 2021, Pagg. 80, € 12,00
Giuseppe Napolitano è un latinense nato a Minturno (nel 1949), professore di materie letterarie, nel suo curriculum comprende molte pubblicazioni e riconoscimenti. La silloge di cui ci occupiamo, La vita. Variazioni di grazia, raccoglie 52 componimenti dedicati a Irene “misura di vita, di grazia, di stile” richiamati nel sottotitolo, 52 questioni di stile; la copertina rappresenta un acquerello di Mario Magliozzi, Veduta di Gaeta. In esergo leggiamo pensieri sul significato di poesia, sono di Giorgio Bàrberi Squarotti, Jan Dost, Paul Celan. La prefazione è di Marcello Carlini, intitolata “Acta diurna”, intendendoconciòtrattarsidicomponimentidella occasionalità. Mentre la postfazione, che adesso anticipo, di Ida Di Ianni, giudica l’opera “canto malinconico alla vita”, priva di artifici letterari, frutto del dettame interiore alla ricerca di sé. Infine abbiamo una “licenza” da parte del Nostro che spiega la dedica a Irene “per i suoi 52 anni”, oltre l’avere reso omaggio ad alcuni personaggi. Riferisco questi particolari come tasselli per inoltrarmi nelle liriche ed esplorare passo, passo l’animo del Poeta.SebbenelavocedelPoetacolga occasionivarie,risultauncantounitario.Uncanto che entra nell’immediato del vissuto di Giuseppe Napolitano e delle sue conoscenze amicali che, in parte, obbligano a qualche sforzo, chi non ne abbia contezza. Così è l’omaggio ad Amerigo per
una “comunione interrotta” (Iannacone, 19502017, morto in un banale incidente, molto noto presso la comunità letteraria). Così è l’omaggio a Gabriela Mistral (cilena, Premio Nobel). Il Nostro dicedirifugiarsiinunadelletantestagionivissute bene che chiama Usato sicuro, un senso scaramantico per fugare pensieri negativi dei molti amici venuti a mancare. Così diventa caro il ricordo dei tempi andati, semplici, segnati dai Beatles (quartetto canoro-musicale degli Anni Sessanta)eilentiballabiliper esempiodiEndrigo (Sergio). Osservo che l’omaggio è dedicato a persone scomparse, il che mi porta a pensare quanto sia presente il pensiero sul “traguardo ormai prossimo” nel momento del raggiungimento dei suoi Settanta anni (11 febbraio2019).
L’amarezza si coglie, per esempio, in un Ottom arzo dedic ato ad Anton io V. per una bellez za non colta. Sono tanti i ricord i cui attingere, ma il Poeta confessa “non saprei sfogliare le memorie/ se volessi da quale cominciare…” (p.22); perciò viaggia dentro sé stesso. Altra memoria è dedicata a Manfredo. Ha anche qualche bel ricordo legato alla propria madre quando cantava “Laggiù dov’è Mogador…” (città del Marocco, titolo di una sua opera); oppure legato a Fès (altra città del Marocco), tuttavia lui vola sulle colline del Molise
Nel componimento eponimo troviamo “Un velo di malinconia lieve a turbare/ appena il sorriso dei tuoi occhi” (p.40, Variazione di grazia). In una sorta di ventaglio troviamo Patrick S.; incontriamo il padre in più occasioni, anche in funzione di un transfert o di una immedesimazioneoanchediunaricercadisé.Gli
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anni cominciano a pesare e per l’approssimarsi della senilità gravano ancora di più; così sono per esempio i primi segni degenerativi come l’Alzheimer. Pensieri neri si addensano e perciòsi ricordanoamiciadessoassenti.
La vita è complessa, inutile negarlo, e molte cose rimangono nelle pieghe dell’anima, custodite per pudore, perciò può capitare che il lettore non ne abbia contezza e non conosca tutti i luoghi citati e i personaggi indicati (Jorge T., Anton B.); in tal caso si rischia di apparire autoreferenziale, benché quello che importi è comunque il sentimento espresso e non la logica di conseguenza. Particolarmente suggestivi mi sembrano i momenti di romanticismo come nei versi: “petali di parole – da ricucire paziente/ricompongono brandelli di passato// Insegnava mio padre la paziente/ fatica di resistere all’offesa - / che però dava leggerezza all’esistenza” (p.44, Petali); o in questi altri: “Inattesa sorpresa: primavera/ che c’è come dev’essere - /nella freschezza di un sorriso inarrivabili” (p.47, Trittico siciliano). Aggiungerei che i versi sopracitati sintetizzano il manifesto interiore di Giuseppe Napolitano, almeno in questa silloge. Non mancano figure retoriche per alleggerire i toni come l’ossimoro di zuccherini amari; fa uso originale, per esempio, dei due punti (:) e della parentesi chiusa a inizio diverso.
Dalla sequela di personaggi ricordati cito FrancoBattiatoassociatoallavoceinteriore; Machado, secondo il quale il poeta è “Minatore delle gallerie dell’anima”; Elio P. (credo si riferisca a Pecora, ma poco importa) che afferma che il poeta fa “di sua vita un gruzzolo di eventi/ che si fa grumo di memorie e vive/ poi quando altri lo scopre” (p.56); Amerigo (Iannacone), 4 anni dopo, che lascia tanta tristezza, pensando: “Avevamo ancora tanto/ da fare e dare –insieme”, poeta molisano che echeggia nell’uso che il Nostro fa di “E… poi” o anche nell’uso di “ancora”. E, in chiusura, un omaggio ad Andrea Zanzotto: “Unpoetaostinatoasperare”.
Il tono fa le sue “variazioni” legate al tempo chenontornapiù;mapermaneunasortaditempo e un non-luogo delle emozioni. Mi piace concludere che Giuseppe Napolitano lascia l’Eredità a Irene (la sua sposa) che “sa dei nostri sapori il frutto vivo/ del nostro impegno e vive la sua vita/ nel giardino che abbiamo
apparecchiato” (p.49), un’immagine radiosa pienadifuturo.
Tito Cauchi
CASTO DEL PASSATO ROCCOSALERNO
L’EMBLEMA
InmemoriadiDarioBellezza EdizioniConfronto,2017
Rocco Salerno è calabrese di Roseto Capo Spulico (nato nel 1952), saggista, è presente in rivisteeantologie; professoredi Lettere, svolgela sua attività letteraria nella città di Fondi (Latina). Fra gli altri ha stretto legami di amicizia con il poeta romano Dario Bellezza (1944 – 1996), al quale dedica la silloge L’emblema casto del passato, risultata vincitrice del Premio Nazionale di Poesia “Libero de Libero”, XXXI Edizione, 2015; con copertina un ritratto di Dario Bellezza, operadiAnnaVenanzi.
Leone D’Ambrosio, poeta operativo in provincia di Latina, nella prefazione scrive “L’esilio antropologico di Dario Bellezza nei versi di Rocco Salerno”, denominandolo poeta della perdizione, nel ventennale della scomparsa. Spiega che l’Autore mostra compenetrazione rivisitando luoghi romani dove il poeta aveva soggiornato vivendo la poesia come una maledizione; mentre, al contrario, il Nostro la vive come ragione del cuore. Della motivazione delPremiocitoleprimeduerighe:Rocco Salerno racconta “senza retorica e senza paura, il dolore e la morte di un amico e di un grande poeta come Dario Bellezza”.
La silloge contiene due sezioni: Che ne sapete voi (comprendente 12 poesie), titolo che si ispira a Charles Baudelaire; e Solo la luce del Signore (comprendente 13 poesie), titolo che cita l’omonimo di un componimento di Maurizio Gregorini su Dario Bellezza; all’interno alcune foto ritraggono Rocco, Dario e alcuni personaggi della cultura. Mi ricostruisco delle immagini attingendoqua elàsecondolamiapercezione.
Cito alcuni versi del componimento d’apertura: “Chenesapetevoi/(…)/nonleggete dentro lo sguardo. / Non sentite la solitudine che pesa a sera/ di tanta gente sul letto. / (…) / Se passarasenteaun muro/èsolopertimoredinon inquietare/ troppo il mondo, / d’incendiare la vostra compassione. / (…) /mai potete capirlo/
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questo piccolo dio/ qui crocifisso.” È un’immagine dipinta con le parole, una introspezionecapacediscavopsicosociologico,di notevole incisione. Fin da questi semplici versi ci troviamo difronte a una realtà spaventosa e universale. Da soli questi versi toccano temi che richiederebbero pagine di commento (per esempio: la solitudine di molte persone ignorate, la riservatezza di celare le proprie emozioni, di nonpreoccuparechi sta vicino, lepersonecomuni nellaloroquotidianitàsonoiverieroi).
Rocco Salerno ci narra di Dario Bellezza per le vie di Roma, “lungo le sponde del Tevere intorbidito/ a cercare la pace”, o quando va a trovare Moravia. Ricorda un Quadretto rosetano di simpatica compagnia con Dario e Annamaria de Joanna Marinucci, mentre Rocco si tuffa “dalla Pietra della Tina”. In una dedica ricorda la bella compagnia di Angelo Cirignotta. Rocco tiene come faro la lettura di Dario sulla Morte segreta dell’amico, in cui si mettono insieme deliri e precipizi, come un “inutile fantoccio/ di una inutile storia, / a vivere la sua lenta morte.” (p.17). Ricorda Luigi Gulino: “Nonc’èCielo per le nostre teste/ sempre protese.”. Più volte dichiara di sentirsi vicino al suo amico, evocandolo anche nella lettura del testo teatrale del Salomè a Tor San Lorenzo, nei pressi di Roma. “Anch’io come te, caro Dario, assalgo/ questa sfrontata società con il sarcasmo, / ricreo allitterazioni/ per difendermi/ da smorti suoni” (p.20).
Straziante mi sembra l’incipit della seconda sezione: “Morire nei rigurgiti della vita/ nei celestiinterstizi/fuiltuogrido,/iltuoparadiso.”
E più avanti troviamo il titolo della raccolta “Emblema casto/ del Passato. / ‘Solo la luce/ la luce del Signore’/ per i tuoi occhi moribondi.” Il pensiero sul decadimento fisico e sulla morte diventa ricorrente,per esempioneltimorechecon l’avanzare dell’età si affaccia la demenza, oppure nel refrain Certamente morremo; ma codesti pensieri non sono solo esempi, bensì sono reali constatazioni. Ricorda l’Amico che portava il cappelloalla Pier PaoloPasolini;losentiva vicino all’addio; in una nota ricorda che Dario Bellezza è sepolto nel cimitero inglese nei pressi della Piramide, a Roma. Un continuo dialogo in cui si richiamano veri cari amici come Giuseppe Selvaggi,JosèOrtega,B.Propato.
Rocco Salerno si congeda con la promessa struggente rivolta all’amico ‘poeta della perdizione’: “Appenderò/ la notte / sul tuo volto/ dichiarore/dovesilenziosa/ripara/latuaparola, / Voce/ del mondo.”, sperando di lenire la propria pena. Per quanto mi sono intrattenuto devo ammettere che fa piacere sentirsi entro una comunità letteraria. Sono esempi di grande amicizia fra poeti, che solo i grandi spiriti generosi e illuminati riescono a mantenere e risvegliano la dimensione umana più tenera, su cui bisognerebbe improntare i rapporti fra tutte le persone.
Tito Cauchi
ISABELLAMICHELAAFFINITO E LA LUNA BUSSÒ ALLA MIA PORTA
Incopertina,a colori, illustrazionedell’Autrice; GenesiEditrice,2022, pagg. 148, € 12,50
Poesia stile narrativo che si confonde con la prosa lirica - mascherata anche dall’inusuale andare a capo (<<…il fango non/è limpido, mi ha vista/nascere e sollevata in/alto per emettere il/primo grido>>) -, in realtà fresca e scorrevole, segno di vigore giovanile e d’animo esaltato.
Isabella Michela Affinito è poetessa di spiccata personalità pur nelle inevitabili contraddizioni che riconosce - <<Anch’io sono/volubile>> come le maree, confessa, <<personaggio tra il Rinascimento/e il Barocco dalle linee/serpeggianti>> – e dimostra che la vera poesia non ha bisogno di regole, elucubrazioni, stitichezze super strizzate, stacchi codificati, pur niente rifiutando all’occasione se il tutto nasce spontaneo, come la rima o l’assonanza: <<Un’illusionedevastante,/unidillio della mente,/costruzione affascinante/che seduce pigramente/pian piano tutte le/stelle che nella cavea/del cielo subiscono la/catarsi silenziosamente>>.
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Protagonista assoluta di questa sua nuova silloge è la luna, onnivora, che tutto ingloba, presentata in centinaia di movenze, situazioni, trovate, immagini, motivi, aspetti, amica da sempre di innamorati e sognatori, lanterna magica che illumina il simposio, il <<paesaggio fatto/di poeti riuniti>>. Luna <<umoristica e vivace,/ambivalente e loquace>>, con la quale lei pienamente s’identifica, svelando i <<tanti/profili finoa/scompariredietro/unpanneggioscuro,/che è il cielo/di notte solo/l’angolo di un/palcoscenicofinito>>.
La preparazione di Isabella Michela Affinito è enciclopedica e lo provano gli abbondanti e puntuali riporti sempre presenti nelle sue note critiche. Nei suoi versi troviamo filosofia e filosofi. Pittura e pittori come Marc Chagall, il quale dipinge <<la donna come/un aquilone a volteggiare/al posto del filo tenuta/stretta per la mano>>, o il violinista che sta <<in una posa/allegraeanticaal/disopradellagente>>,la cui musica lambisce <<i tetti dove/nessuno ci va mai,/perché lì abita la/solitudine e le speculazioni/lunari>>; Picasso, Kandinskij, Raffaello, Ligabue, Rousseau, Modigliani, dalle cui mani è scaturita <<la bellezza/smagrita del Novecento/francese>>. La scultura e scultori come Brâncuşi. La mitologia con quasi tutto l’Olimpo, tra tutti Artemide o Diana, abile cacciatrice, inventrice della minigonna, visto ch’è stata la prima ad indossarla, infatti, lei <<portava l’abito corto per/non rimanere impigliata/tra i rami>>. Poeti e scrittori, come Dante, come Emily Brontë. La Bibbia. L’astrologia, della quale l’Affinito è espertissima, fino a curarne rubriche su riviste e periodici. La musica, con continui richiami all’opera lirica, ma anche alla canzone, comeaquelladiDomenicoModugno.
Ma, ripetiamo, a dominare in questa silloge è la luna, con cui la poetessa colloquia, inventa incontri, effusioni fino ad appoggiarsi <<alla sua guancia>>; luna dai mille aspetti, cangiante e condizionante, luna di nessuno e di tutti, come quella del<<tristeLeopardi>>,quelladi Giulietta e Romeo, quella più che solitaria dei naviganti, misteriosaquantopreziosadegliantichiFenici. Pomezia,14dicembre2022
Domenico Defelice
GABRIELLAFRENNA
AMATA TERRA Mosaici di Michele Frenna Prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editor, 2021, pagg. 72, € 15,00.
Amata terra reca una lunga prefazione di Enzo Concardi e, in calce, testimonianze di Angelo Manitta, Giovanni Campisi, Sandro Serradifalco, Luigi Ruggeri, Guido Miano, Angela Ambrosini esono riprodotte, in prima ein quarta di copertina a colori e in bianco e nero all’interno, numerose immagini dei mosaici del padredellapoetessa,MicheleFrenna.
Ad ispirare i lavori di entrambi – mosaici e poesie -, sono le bellezze e i monumenti della Sicilia; i suoi tesori, la sua classicità, i suoi miti; padre e figlia, insomma, pur nella diversità dei mezzi, sono fermentati dalle medesime visioni, stimolati dalle stesse emozioni: <<L’artista musivo/svela lo splendore/della terra natale/coi riflessi luminosi/dei tasselli di vetro>> e la poetessa si serve di essi per tessere versi privi di enfasiericercatezze.
Ad anni dalla di lui scomparsa, Gabriella continua ad avere davanti agli occhi e nel cuore la figura paterna mentre lavora alacre con intensa passione: <<Ricordo mani pazienti/unire piccoli tasselli,/comporre bei mosaici/con templi imponenti>> e ode ancora la sua voce dare saggi consigli, raccontare storie, leggende e miti che tanto affascinavano lei e la sorella maggiore, poi morta giovanissima. Sembra che nulla sia cambiato da allora, sicché – ribadiamo -, come Sicilia e Michele Frenna sono stati fusione perfetta, lo stesso magma, altrettanto monumenti, bellezzereali, paesaggi emosaici oggi losonoper lafiglia,chevivesempreesolodella memoriadel padre. Amata terra, sotto tale aspetto, è cascata di ricordi, esaltazione dell’artista, investigazione lineare delle sue opere, ma anche commosso epicedio.
Della Sicilia vengono evocate città come Agrigento e valli come quella dei Templi, dove il
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genitore, specie nelle domeniche, portava le figlie e facendo loro da Cicerone: <<…rimembro bambina/nellaterraagrigentina/guidatadallatua voce/ammirare lo scenario/dell’incantevole valle./Mi rimembro bambina/correre tra le colonne/dei sontuosi templi,/salendo alti scalini/per osservare stupita/mirabile panorama>>.
Alcuni brani non sono altro che semplice descrizione dei mosaici paterni, come, per esempio, “Mandorlo in fiore”, che riportiamo per intero: <<Unpiccoloramo dimandorlofiorito rivelaarmonia coicandiditoni rallegralavista conpiccolifiori spandesublime effluviosoave>>; il tutto visto e descritto nei cambiamenti che paesaggi, templi e mosaici subiscono al mutare dellalucedurantelediverseoredelgiorno.
Ciòtroviamoancora nella brevesilloge Terra mia My Land (Edizioni Univrsum, 2022), un volumetto collettaneo e bilingue (inglese-italiano) che racchiude raccoltine di Gabriella Frenna, Giovanni Campisi e Althea Romeo Mark. Temi uguali - uno dei brani, per esempio, “Terra siciliana”, è presente con lo stesso titolo qui e in Amata terra, contenuto, però, diverso – e illustrazioni sempre attraverso i mosaici di MicheleFrenna.
Veramente belli, ricchi di pathos, sono i versi sociali di Althea Romeo Mark, nata ad Antigua, nelle Indie occidentali, ora in Svizzera, ove insegna. Dieci poesie che raccontano dolori e privazioni, infanzie e donne sfruttate, calpestate, trattate come merce, e sforzi titanici nell’intento di <<perforare quel dolore,/svuotare la mia animadaldolore>>,comeconcludelapoetessa.
Pomezia,7dicembre2022
Domenico Defelice
Un esempio di moralità aveva chiuso il suo conto con la vita, fedele ad un ideale concreto, così nella premessa Claudio Vannuccini descrive lamortediGiovanniFalcone.
Nel romanzo, Una figlia di nome speranza, immagina che il grande magistrato abbia avuto una figlia di nome Elena, la quale rappresenta, metaforicamente, la speranza che il magistrato portò nei cuori degli italiani: “Mio padre ci credeva e sostenne quell'ideale, viveva e lavorava nella sua terra; ossessionato da uno spirito nobile, credeva di poter aiutare i giovani a guardare con più fiducia il futuro. Magistrato oramai affermato ed apprezzato, era divenuto un punto di riferimento per molti; ma io non capivo quanto era importante”.
L'autore inventa la figura innocente di una figlia che ricorda ilpadre, un padreche per lei era un sognatore e che rappresentava il senso più concreto di una speranza irrealizzata, conosceva le realtà del mondo, le sue brutture, l'omertà nascostanegliocchidellapaura.
Nella storia la speranza vive la sua epoca, ma viene, poi, sopraffatta dal potere, ossia da un uomo potente che adotta Elena rimasta oramai orfana. L’uomo di nome Wilson la porta con sé nella sua villa magnifica, circondata da mura apparentemente insuperabili. Quell’uomo, portandola via con sé, rapisce la speranza di tutti quelli che credevano inFalcone.
Elena, però, non sa di esistere, vive nella caparbietà degli uomini che impareranno a guardare avanti, convincendosi che bisogna saper lottare per cambiare la propriaesistenza. Il romanzo, dallo stile snello, riesce a catturare il lettore perché offre spunticriticicambiandolaprospettiva.
Il libro termina con una poesia scritta da Vannuccini: “Nella luce del tramonto;/ delle nostre vite./ Dove i sogni, come le parole,/ appartengono solo a Dio./ La speranza agli uomini”.
Dunque, la speranza (sentimento di aspettazione fiduciosa nella realizzazione,
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CLAUDIOVANNUCCINI UNAFIGLIADI NOME SPERANZA EdizioniIlCalamaio,2008 Pagg111 € 10,00
presente o futura,diquanto si desidera; ottimismo e fiducia) è fondamentale nella quotidianità degli uomini e delle donne: “Il racconto è il disperato gridoall'uomo,perchénonsiarrenda,perchétrovi dentro di sé la forza del senso di appartenenza e conservi la dignità di essere umano”.
Manuela Mazzola
DELITTO DI FERRAGOSTO
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LeindaginidelcommissarioMarioVentura. Newton Compton Editori, Roma, 2022, pp 288, € 9,90. Con Delitto di ferragosto, si conclude, per il momento, la trilogia del commissario Ventura, personaggio ideato da Danilo Pennone. Il romanzo questa volta ci porta indietro nel tempo con un pre-sequel che riprende alcuni tratti della tormentata biografia del malmostosoVentura.
Stiamo nella torrida estate del 2008 e nei dintorni di Roma, proprio a ridosso di Ferragosto, viene rinvenuto il corpo di una giovaneprostitutamoldava.Identificatanon senza difficoltà la biografia della ragazza si rivela per quello che era: una vita nata col piede sbagliato, continuata peggio e conclusasi tragicamente, un’esistenza quella della giovane che coinvolge e identifica Ventura al di là delle sue mansioni istituzionali. Tra contrasti coi superiori e tornentati rapporti all’interno del malmesso nucleo familiare la storia si dipana in uno spazio che va da Roma ai Castelli, dalle periferie trascurate e desolate fino al fulgido barocco della Roma di Corso Rinascimento fin giù alla cripta di Sant’Apollinare.
La scrittura di Danilo Pennone è, come al solito, sempre molto sorvegliata, meticolosa nella descrizione e nel dettaglio lessicale, una meticolosità che non diviene mai però pedante: il libro si lascia leggere come in un vortice che da lento si fa svelto nel finale, termini questi (svelto, lento...) con i quali si segnalano il referente musicale della storia narrata, con uno sguardo
particolare alla musica sacra e un vero e proprio omaggio sentito e commosso a Giacomo Carissimi, secentesco compositore di Marino, poco celebrato tra i suoi contemporanei con una sepoltura in un’anonima fossacomune e un’epoca presente in cui è stato quasi del tutto dimenticato. Grazie a questa presenza ombra il ritmo della narrazione muta e si trasforma come uno spartito musicale (ambito ben conosciuto da Pennone, musicista anch’egli) che fa da contrasto con la sua sacralità a un mondo squallido e moralmente brullo fatto di prostitute e sfruttatori, di vite strozzate e di ricchi corrotti e viziosi, insomma “la schiuma della terra” come la definirebbe Arthur Koestler. A tener in piedi un briciolo di umanità è forse proprio lo scontroso e nichilista Ventura grazie al contraddittorio rapporto filiale col padre ammalato, alla relazione tormentata con l’unica figlia e alla tenerezza malcelata verso la vittima.
Un inaspettato colpo di scena chiude la vicenda come da thiller “bien fait” che si rispetti, e rivela i molti quesiti che catturano il lettore tra le pieghe di questo inquietante e seducente romanzo.
Piergiorgio Mori
POETI ITALIANI DEL NOSTRO TEMPO
AnscarichaeDomus
Accademia Collegio de’ Nobili editore Pagg118 Euro10,00
L’Accademia Collegio de’ Nobili Editore, nel contesto del concorso dedicato a Danilo Masini, ha realizzato una raccolta di composizioni denominata “Poeti italiani del nostro tempo”, sul tema “Romanticismo e poesia dell’esistenza umana”.
Questo argomento affascinante, ha riscosso un notevole successo, riscontrabile nella partecipazione di molti autori e nella qualità delle composizioni.
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Seialbero/Seimaschio/Seiviolasfioratadal vento/Unbambinocosìaltoseitu/Etutto
è follia per il mondo. (tratto da Una ragazza (o) di Marcello Falletti di Villafalletto, fondatore epresidentedelpremio)
Sono versi che esprimono la magia del mondo, della sua follia rintracciabile nel nostro interioreenellapoesiastessa.
La poesia vincitrice “Onde” di Fabiola Confortini, sembra un canto carico di nostalgia che apre la rassegna delle composizioni e si distingue. Un Canto/dentro il mio cuore/che solo io conosco/eascolto/esento.
La lettura delle poesie contenute nella raccolta, risulta gradevole per qualità e tensione trasmessa, questo rende complicata la scelta degli autori da evidenziare, ma volendo fare una scelta solo per l’impatto dell’argomento, risaltano i versi diunaltropremiato:
E io, di tre anni, tre giorni/su quel grembo duro di singhiozzi/in attesa di un risveglio/come quando Rosalba e Bruno/si fingevano, per gioco, morti.(RosalbaeBrunodiFrancoCasadei) Sono parole struggenti che raccontano un fatto accaduto.
E la qualità si mostra anche nelle composizioni di chi ha ricevuto solo una segnalazione,senzapremio.
Un riverbero di speranza/come quel raggio/che entra dalla finestra/illuminando gli occhi.(ComepaginediManuelaMazzola).
Credo che in questi versi sia racchiusa la definizione, la qualità di un prodotto che illumina gli occhi al lettore, perché questa raccolta non è un semplice modello commerciale, preparato per sfruttare le potenzialità dei singoli autori per l’acquisto delle copie, ma sa far godere l’animo più profondo in un viaggio colorato di pensieri e dolciparole.
Claudio Vannuccini
NOTIZIE
10dicembre2022
Dal primo gennaio 2023 “POMEZIA NOTIZIE” avrà, nella persona della dott.ssa Manuela Mazzola, un nuovo direttore.
Colgo l'occasione per ringraziare il prof. Domenico Defelice, fondatore nel 1973 del periodico che, da allora, ha saputo guidare, con competenza, entusiasmo, abnegazione, professionalità e tanto cuore, durante un lungo cammino colmo di successi. Attendo con emozione e curiosità questo primo numero e trasmetto alla dott.ssa Mazzola un grande “in bocca al lupo”, con la certezza che il suo percorso sarà all'altezza di quanto rilevatonellaprecedentedirezione. Bonnechance,Manuela!
Giannicola Ceccarossi *****
8gennaio2023
Cara e gentile Manuela, ora hai un compito grande tra le mani, degno di chi sa leggere gli eventi sgombro da ogni pulsione a prevaricare: ti sei messa apertamente anche
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D. Defelice:Ilmicrofono(1960)
dalla parte dei lavoratori della LEONARDO,haidatoconfortoallagiovane coppia che aveva aperto il magico spazio di letturaperibimbiaPomeziae...ora potrai dare con sempre maggiore coraggio e vibrante equilibrio, intatto enobile, quanto è nei disegni della tua personalità e professionalità.
Ci legge in copia la splendida Amica Marina, alla quale ho inoltrato in anteprima assoluta questo profilo sul 'nostro' Joseph e nella prossima e-mail avrai anche le immagini,cheleipuregiàpossiede.
Se mi sarà consentito, su questo rigoroso protagonista del nostro presente, illuminato da dottrina e da spiritualità profondissime, continuerò sulle pagine di POMEZIA NOTIZIE ogni mese per tutto il 2023 a donare testimonianze della sua incredibile e necessariarivoluzionespirituale. Nell'augurarti uno splendido ed assai operoso 2023, come è del resto nelle premesse della tua anima di 'fanciulla', ti ringrazio dell'attenzione e ti saluto con tanta cordialità
Ilia Pedrina
In questa edizione il tema era Poesia e relazioniciviliemoralinelnostrosecolo Il segretario dell'Accademia de' Nobili, Claudio Falletti di Villafalletto, ha accolto i
premiati e tutti i partecipanti declamando due poesie del poeta Masini: “ Il mio paese e Tu non ascolti”e ha presentato l'evento, insieme alla giurata Carla Battistini che ha brevementeintervistatoifinalisti.
La giuria era composta da: Lucia Burzi, Libera Bernini, Carla Battistini, Marcello Falletti, il presidente delle Stanze Ulivieri Elisabetta Benini e ilVice presidente Mauro Sereni.
PREMIAZIONE DANILO MASINI
Nello splendido salone delle feste delle Stanze Ulivieri a Montevarchi, vicino ad Arezzo, si è tenuta la Premiazione della 14a edizione delPremio Internazionale di poesia Danilo Masini, fondato da Marcello Falletti diVillafalletto.
I premiati, anche i più avvezzi, erano molto emozionati, non solo per aver ricevuto il prestigiosopremio, ma anche per la bellezza del luogo che certamente trasuda storia. Infatti, già alla fine del 1700 il signor Giovanni Ulivieri vi si adunava per riunioni di carattere socio-politico. E' dal 1° Novembre1848 chelasocietàufficializza la sua costituzione con lo Statuto nel quale enuncia le sue finalità: "Scopo della società è quello di sollevare lo spirito dalle fatiche diurne e di mantenere fra le famiglie del paese la fratellanza, l'unione e lo spirito di società". Dunque, a distanza di tanti anni Le Stanze proseguono la loro attività, continuando ad essere un polo di attrazione culturaleeartisticainItalia.
Dopo la premiazione un recitale pianistico di David Manganelli e infine il poeta Dario Gallo di Nocera inferiore ha allietato al
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pianoforte con pezzi classici e canzoni napoletane.
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Con il patrocinio Comune di Cervara di Roma PREMIO LETTERARIO RUDY DE CADAVAL 2^ EDIZIONE - 2023
BANDO E REGOLAMENTO – POESIA INEDITA in lingua italiana 1) Nell’ambito delle iniziative promosse per ricordare l’illustre figura di Rudy De Cadaval, di preservarne la memoria e trasmettere alle future generazioni la sua importante produzione di artista nel campo della letteratura, viene pubblicato il presente bando/regolamento del Concorso di poesia inedita in lingua italiana denominato: Premio letterario “Rudy De Cadaval”, 2^ Edizione - 2023. 2) Il concorso è aperto a tutti coloro che, al momento della pubblicazione del presente bando, abbiano compiuto il 18° anno di età, siano essi cittadiniitalianio stranieri,residentiin Italia o all’estero.Nonèammesso l’anonimato,né l’uso di pseudonimi se non corrispondenti alla vera identità accertata del concorrente. 3) Ogni singolo concorrente potrà partecipare con una sola opera inedita in lingua italiana, chiaramente leggibile e riportatasufoglioA4,usandouncaratteredi scrittura tipo Arial o Times New Roman, di dimensione corpo 12, in formato Microsoft doc/word e/o in formato Open Office ODT. Non sono ammessi formati immagine (JPG, PNG ecc.) e in PDF. L’opera in concorso non dovrà superare i 50 (cinquanta) versi. Il tema di ogni componimento è a libera scelta del concorrente. 4) Ogni elaborato in concorso dovrà essere frutto dell’ingegno dell’autore partecipante. Pertanto, la sola iscrizione al concorso costituisce tacita accettazione di questa regola e solleva l’organizzazione del premio da ogni responsabilità nel caso in cui dovessero
verificarsi eventuali plagi da parte del concorrente. Per poesia inedita si intende l’opera dell’autore pubblicata in rete e su supporto cartaceo in assenzadicodice ISBN e di tutela SIAE. È altresì considerata inedita, l’opera che non risulti iscritta ad altri concorsi letterari alla data di pubblicazione del presente bando. Non è prevista l’iscrizione di opere in italiano che risultino essere state tradotte da precedenti opere in dialetto e/o che abbiano già partecipato a concorsi riservati a poesie in dialetto. 5) Le opere inviate non saranno restituite. I concorrenti, all’atto della loro partecipazione al concorso, formalmente e di fatto autorizzano, senza pretesa alcuna per diritti di sorta, l'utilizzo e la pubblicazione dei componimenti presentati. Nello specifico, tale condizione vale come espressa ed indiscussa volontà da parte dell’autore, il quale autorizza l’organizzazioneapubblicarel’operainviata nelle diverse forme disponibili, sia analogiche che digitali. Tuttavia, i diritti delle opere rimangono di proprietà dell’autore. 2 6) La partecipazione al concorso NON PREVEDE COSTI DI ISCRIZIONE 7) È richiesta una breve biografia dell’autore, non superiore alle 20 (venti) righe, che dovrà essere inviata usando lo stesso formato indicato al punto 3 del presente bando/regolamento: Microsoft doc/word e/o in formato Open Office ODT. Non sono ammessi formati immagine (JPG, PNGecc.)einPDF.8)Iduefilecontenenti: a) l’opera in concorso; b) la biografia dell’autore; dovranno pervenire esclusivamente tramite posta elettronica non certificata del concorrente al seguente indirizzo: premiorudydecadaval@gmail.com Non è ammesso e non sarà preso in considerazione il materiale pervenuto tramite altre forme di spedizione postali e
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non (fax, raccomandate, corriere etc.).
Nell’arco delle 24H successive alla spedizione, il mittente riceverà una risposta di avvenuta ricezione del messaggio contenente i file allegati. In caso contrario, dovrà ripetere l’operazione fino alla suddettaconferma.9)Sullahome-pagedella e-mail utilizzata per l’invio degliallegati - il concorrente dovrà riportare la domanda di partecipazione (vedi schema allegato alla fine del presente bando) indirizzata al Concorso letterario “Rudy De Cadaval”, completa in tutte le sue parti dei dati personali corrispondenti al mittente: nome, cognome, data di nascita, indirizzo di residenza, indirizzo di posta elettronica non certificata, contatti telefonici, accompagnati dalla dicitura: “chiede di poter essere ammesso a partecipare al Premio letterario “Rudy De Cadaval” – 2^ edizione” 2023 –Sezione poesia inedita in lingua italiana con l’operaintitolata(…………………),firmata ai sensi dell’art. 3 comma 2 del D. Lgs. n. 39/1993. La domanda di partecipazione, completadituttigliallegati,dovràpervenire al suddetto indirizzo entro e non oltre le ore 24:00 del 15 maggio 2023. Le domande di partecipazione che giungeranno oltre l’ora e la data stabilita dal presente bando/regolamento, verranno immediatamente escluse dal concorso. Saranno altresì escluse tutte le domande inviate prive di allegati, ovvero incomplete in almeno una delle parti richieste dal presente bando/regolamento. I dati dei partecipanti saranno raccolti ed utilizzati unicamente per le finalità di gestione del concorso in oggetto ai sensi del D. Lgs. 30 giugno 2003 n. 196. 10) L’organizzazione declina ogni responsabilità per disguidi che si dovessero verificare durante l’invio del materiale. 11) In caso di mancato rispetto di quanto riportato nei punti2), 3)4) 6) 7) 8) e
9), l’opera presentata verrà immediatamente esclusa dal concorso. Le opere ricevute e che risulteranno in regola con quanto previsto dal presente bando/regolamento, saranno valutate da un’apposita Giuria composta da esperti della materia (vedi elenco riportato di seguito) i quali, oltre ad esprimere un giudizio vincolante e deliberativo sulla qualità delle opere in concorso, avranno il compito prioritario di garantire l’imparzialità delle decisionifinali. Il giudizio della Giuria del concorso è insindacabile ed indiscutibile. Le decisioni adottate dalla Commissione giudicatrice sono inappellabili e s’intendono 3 accettate dai concorrenti nell’atto in cui decidono di partecipare al premio. Pertanto, con la loro iscrizione, i partecipanti assumono la piena consapevolezza in merito a tali condizioni. 12) Al termine della valutazione delle opere in concorso, la Giuria selezionerà i 15 (quindici) finalisti del Premio letterario “Rudy De Cadaval”, mentre la classifica finale si conoscerà nei giorni precedenti la cerimonia di premiazione che si terrà nell’ambito degli eventi estivi 2023 organizzatidalComunediCervaradiRoma. L’organizzazione non è tenuta a fornire alcuna comunicazione o spiegazione sull'esito della valutazione ai concorrenti che risulteranno esclusi dalla rosa dei finalisti. Ai 15 (quindici) finalisti verrà invece data tempestiva comunicazione sull’esito della valutazione, tramite lo stesso indirizzo di posta elettronica utilizzato dal concorrente per partecipare al concorso. Contestualmente, l’elenco dei primi 15 (quindici) finalisti sarà reso noto e divulgato attraverso i canali di comunicazione disponibili (e-mail, social network, siti internet ecc.). Nel corso della serata di premiazione, in base all’ordine della classifica, gli autori presenti saranno
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chiamati a declamare le rispettive opere in concorso. Sarà possibile avvalersi di interpreti/lettori di propria fiducia. I premi in palio saranno così ripartiti: Premio 1° Classificato Premio 2° Classificato Premio 3°Classificato Attestato di partecipazione al Premio Letterario ai primi 15 (quindici) classificati. Eventuali altri premi si conosceranno nei giorni precedenti la cerimonia di premiazione. I premi assegnati dovranno essere ritirati dai diretti interessati oppure da delegati autorizzati preventivamente. In caso di assenza l’invio degli attestati in formato PDF avverrà tramite posta elettronica. Per l’invio di altri premi è previsto un contributo per le spese di spedizione. È possibile scaricare il presente bando dai seguenti siti ufficiali: www.rudydecadaval.com www.comune.cervaradiroma.rm.it Per ulteriori informazioni e chiarimenti è possibile inviare una e-mail al seguente indirizzo di posta elettronica: premiorudydecadaval@gmail.com GIURIA
PREMIO LETTERARIO RUDY DE CADAVAL 1^ EDIZIONE 2022 PRESIDENTE ONORARIO GIURIA 1 CLAUDIA FORMICONI Moglie di Rudy De Cadaval, Poetessa GIURATI 2 ALAN DAVID BAUMANN Scrittore, Giornalista, Direttore L’ideale.info 3PAOLA CASULLI Scrittrice e Poetessa 4 TITO CAUCHI Scrittore e Saggista 5 DOMENICO DE FELICE Scrittore, Direttore della rivista Pomezia Notizie 6 VINCENZO FAUSTINELLA Scrittore e Giornalista 7 ANNA FRESU Scrittrice e Poetessa 8 GRAZIA FRESU Scrittrice e Poetessa 9 VINCENZO GUARRACINO Scrittore e Saggista 10 ELENA LATTES Critica Letteraria e Blogger 11 PASQUALE MONTALTO Scrittore, Poeta e Saggista 12 ENZO MONTANO Scrittore e Poeta 13
MAX PONTE Scrittore e Poeta 14 MICHELE RICCADONNA Poeta 15 GLORIA RIVOLTA Scrittrice e Curatrice di opere letterarie 16 PAOLO RUFFILLI Scrittore e Poeta 17 ANTONELLA SANTARCANGELO Editrice Edigrafema 18 GHETI VALENTE Docente di Lettere e CriticaLetteraria4
SCHEMA DOMANDA DI PARTECIPAZIONE DA RIPORTARE SULLA PAGINA E-MAIL SPETT.LE PREMIO LETTERARIO RUDY DE CADAVAL
Il/lasottoscritto/a nato/aa il residentea e-mail tel.___________________________ cell. chiede di poter essere ammesso a partecipare al Premio Letterario RUDY DE CADAVAL – 2^ edizione 2023 – Sezione Poesia inedita in lingua italiana con la poesia intitolata (……………………………………..).
Data……………………………. Infede
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Nomeecognome
firmaautografaomessa
ai sensi dell’art. 3 comma 2 del D. Lgs. n. 39/1993
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XX edizione del Premio Letterario Nazionale “Città di Mesagne” per opere edite e inedite di Saggistica, Poesia, Narrativae Teatro.Scadenza29aprile2023. Organizzazione Enzo Dipietrangelo con l'Associazione Culturale SOLIDEA (1 UTOPIA) – O.d.V.www.solidea1utopia.itEmail: premio@solidea1utopia.it –info@solidea1utopia.it
LIBRI RICEVUTI
MARIALUISASPAZIANIdiFrancaOlivo Fusco, Genesi Editrice 2022 - € 12,00. VincitricedeIMurazziperl'inedito2022. Franca OLIVO FUSCO vive a Trieste, dove è nata il 14 marzo 1946. Dal 1998 al 2012 è stata Docente di “Poesia italiana e straniera dal1800”all'UniversitàdelleLiberEtà. Nel 1998 pubblica “Ascolto interiore”, nel 2000 “Ho cucito parole” e nel 2002 “Tre donne”, tutte e tre le raccolte edite da Bastogi, Foggia. Nel 2005 “Di tanto in tanto”, Edizioni del Leone, Spinea (Venezia).
Nel 2004 il saggio “Cinema&Poesia”, Este Edition, Ferrara. “Va, pensiero” del 2007 e “Nessun maggior dolore” – Le fonti poetiche nei libretti d'opera, da Omero ai contemporanei,del2008..
Nel2009 “Piùfielechemiele”,Bastogi.
Del 2011 è il saggio “Arie d'opera al cinema”,BastogiEditrice.
Nel 2013 è stato pubblicato “Arie d'opera al cinema2”,BastogiEditrice.
Nel 2014 pubblica la raccolta poetica “I tre nomi della vita”, Biblioteca dei Leoni, CastelfrancoVeneto.
Nel luglio 2016 è uscito “Affinità poetiche” (Questo verso l'ho già letto), BastogiLibri, Roma.
Del2017èlamonografiasu “KettyDaneo –Poesie scelte 1950-1992”, BastogiLibri, Roma.
Nel febbraio 2019 il saggio “Beviamone un bicchiere – Il vino nei libretti d'opera” , BastogiLibri,Roma.
Del dicembre 2019 è la monografia su Primo Levi (1919-1987) “L'uomo, il Poeta” , Genesi, Torino. Nell'aprile 2021 è stato pubblicato il saggio “Il saccheggio della Commedia – Citazionidi versi danteschi dal secoloXIValXXI”,Genesi,Torino, Nel gennaio 2022 l'Editrice Genesi di Torino ha pubblicato “Il femminicidio nell'operalirica” . Ha,inoltre,vintonumerosipremi
UNA FIGLIA DI NOME SPERANZA di Claudio Vannuccini, Edizioni Il Calamaio, 2008- €10,00 Vannuccini nasce a Roma nel 1963. Inizia a scrivere poesie sin dagli anni Novanta, approdando poi al romanzo. Ha pubblicato il romanzo “Terra Amara” edito da Vertigo Collana, nel 2012 e “Tieni lontana la notte” nel2021,PortoSeguroEdizioni.
TRA LE RIVISTE
MAIL ART SERVICE – Bollettino dell’Archivio “L. Pirandello” di Sacile, diretto da Andrea Bonanno – via Friuli 10 –33077 Sacile (PN), e-mail: postmaster@andreabonanno.it – Riceviamo on line il n. 120, dicembre 2022, dal quale segnaliamo l’articolo di fondo “La 59a Biennale Internazionale d’Arte di Venezia (2022) e il Padiglione Italia”, di Andrea Bonanno; Gianni Antonio Palumbo, invece,
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si interessa di “Vittorio Peruzzi e “Una vita movimentata raccontata per aneddoti”. Inoltre,notizied’arte,Rubrichevarie.
AI LETTORI
diManuelaMazzola
Ecco che si delinea un altro percorso per Pomezia-Notizie. La rivista, tanto amata dai suoi abbonati, quest'anno compie cinquant'anni ed è, s'immagina, pronta ad accogliere la direzione di una donna. Per il direttore editoriale, Domenico Defelice, che l'ha fondata, è come una figlia, un gioiellino come lui la definisce ed ha pienamente ragione! In questi decenni la rivista ha percorso numerosi chilometri, è maturata, è cambiata e si è fatta apprezzare nel mondo: in America, in Australia, in Cina e anche nella più vicina Europa.
I valori che il poetagiornalista Defelice ha sempre seguito sono: Dio,Patria e Famiglia, gli stessi che furono di Giuseppe Mazzini perché la famiglia è «la patria del core» e prima cellula di una comunità più ampia, ossia la Nazione. Il politico guardava alla famiglia quale culla dell’educazione; i genitori erano ben distinti tra di loro e rappresentavano i primi educatori; si sentiva, inoltre, padre della nazione italiana. Naturalmente, oggi la scena politica e socio–culturale è totalmente cambiata, è più caotica, più complessa, ma questa rivista sarà sempre un luogo metafisico, nel quale ognuno potrà scrivere e discutere di ogni
argomento insieme agli altri con la dovuta cortesia,educazioneerispetto.
La nostra società, diventata molto più fragile, è composta da persone diverse per ceto, cultura, ideologia, religione e genere.
In ogni categoria, aspetto ed età è presente una problematica e va rispettata la dignità di ogni componente. Il rispetto dell'altro e quindi di Dio (di qualsiasi religione), della nostra Italia e della famiglia. Il rispetto è un valore che ho sempre seguito. Sono accettate opinioni diverse, ma espresse nella giustamaniera.
Sotto la mia direzione Pomezia-Notizie seguirà la strada della passione, quella autentica, verso la letteratura, l'arte e la curiosità verso ogni evento che scateni un'emozione. Mi auguro che si possa continuare a veder crescere la rivista, che ha la mia età, quale luogoperconfrontarci, per conoscere sempre più eperconnettercial resto del mondo attraverso anche autori internazionali, comeèriuscito fino ad ora Domenico. Non dimentichiamo che dalla prima rivista italiana ad oggi lo scopo è sempre stato quello di allargare l'orizzonte della nostra cultura. Le riviste in generale nascono come luoghi di confronto tra letterati, filosofi, politici ed intellettuali, in cui maturano idee e valori e prendono vita nuoveformediletteratura.
Dunque, non posso che ringraziare il direttore Defelice per questa opportunità e speriamo di continuare per altri cinquant'anni!
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AI COLLABORATORI
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Pubblicazioneprivata
Direttriceresponsabile: Manuela Mazzola
Direttoreeditoriale: Domenico Defelice
UNA CREPA NEL TEMPO
Intravedo davanti a me, una crepa nel tempo. La raggiungo, la tocco. Oltrepasso il varco E dalla parte opposta Trovo i miei cari. Sono intenti Nei loro gesti quotidiani, assorbiti da lontani pensieri, e come in ciclo ossessivo, li ripetono a non finire. È fredda l’atmosfera, c’è nebbia, eppure riconoscono l’odore del passato, gli umori dei tempi che furono e che nella memoria si sono dissolti. di Manuela Mazzola Da: Frammenti di vita – Tra passato, presente e futuro, Il Convivio Editore, 2020. *****
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