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Perché un Premio di architettura
Stefano Giorgetti Assessore al Patrimonio, Edilizia, Protezione Civile, Mobilità e Trasporti / Provincia di Firenze La provincia di Firenze è universalmente nota per il suo patrimonio storico e architettonico che fanno di essa uno dei primi territori di interesse culturale nel mondo intero, come dimostrato dai dati del PIL culturale pro capite, che a Firenze è tra i più alti del mondo, quale ricchezza dovuta al turismo e più in generale ai consumi culturali. Il Premio Architettura Territorio Fiorentino AT'12 intende avere un ruolo attivo sulla linea di continuità della lunga tradizione di idee innovative nell’arte e nell’architettura del territorio fiorentino, favorendo la conoscenza e l’accesso al patrimonio architettonico contemporaneo. È infatti determinante dare rilievo a come anche l’architettura rappresenti uno dei motori dello sviluppo economico, quale parte integrante e insostituibile di un moderno sistema di welfare che investe una pluralità di ambiti. La Provincia di Firenze, come istituzione sul territorio, ha partecipato all’ideazione del premio perché la realtà dell’architettura contemporanea sia patrimonio disponibile a tutti i cittadini a fini di conoscenza, favorire l’espressione e la manifestazione delle energie creative presenti sul nostro territorio. Solo un’ampia e aggiunto all’intero sistema e rispondere alla necessità di un rinnovamento dell’immagine della nostra provincia. Il ruolo dell’istituzione pubblica, della politica e dell’amministrazione, resta determinante per entrare in sinergia con la produzione architettonica di oggi e di domani. Occorre rinnovare e semplificare gli strumenti normativi e procedurali non perchè siano un peso più leggero e meno ingombrante
edifici, gli ambienti e le città in cui viviamo. Occorre allora osservare dove siamo arrivati per guardare al futuro con cognizione di causa. Ecco allora un premio che faccia una fotografia istantanea della nostra architettura più recente. Il premio vuole essere uno stimolo per indirizzare verso la qualità architettonica rispetto a chi pensa solo a costruire, spesso in modo seriale, senza una ricerca che sia innovativa non solo nelle forme ma anche nell’uso dei materiali. La volontà è quella di dare rilievo e premiare le migliori opere realizzate nella provincia fiorentina negli ultimi dieci anni ovvero quelle che influiscono e promuovono una vita migliore nella nostra quotidianità, nell’ambito del restauro, della nuova costruzione, del design di interni e dell’architettura del paesaggio, con particolare attenzione ai giovani con il premio alla migliore opera prima.
Un’idea di architettura come arte sociale, come elemento determinante della trasformazione del territorio, che deve prevedere la sinergia di tutti i soggetti che danno corpo al prodotto finale. Premiare un’architettura, non è solamente un riconoscimento per un’opera e per chi l’ha realizzata ma è l’atto funzionale a sensibilizzare il gusto e ad aprire gli orizzonti all’opinione pubblica ed agli in questo modo il ruolo culturale ed intellettuale dell’architetto del committente e dell’esecutore. Per questo è stata scelta una giuria di altissima qualità che potesse avere una visione distaccata e critica dello stato dell’arte della nostra architettura e valutare quali opere realizzate negli ultimi anni rappresentino una buona architettura.
e trasparenza per i cittadini, e perché in tal modo la pubblica amministrazione sia una protagonista attiva. Valorizzare l’architettura significa praticarla, sia un semplice servizio al mercato economico ma l’espressione di quanto è necessario per garantire ai cittadini i diritti e la qualità della vita, che dipendono direttamente dalle capacità con cui sono pensati gli
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Un Premio per l’architettura contemporanea
Fabio Barluzzi Presidente dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Firenze Nella prima Intercenale di Leon Battista Alberti, Liripeta incontrando Lepido che si era ritirato a scrivere nella speranza di vivere della propria arte, lo schernisce così: «Ah ah ah! Sei proprio un bel tipo! Ci provi in questa terra toscana coperta ovunque dalla caligine dell’universale ignoranza, dove l’ardore dell’ambizione e dell’avidità ha consumato totalmente ogni succo vitale, dove gli abitanti ogni giorno che passa vengono investiti dalla violenza e dall’invidia, dove prosperano rigogliosamente i calunniatori? Perdi tempo ed ingegno. Credo che faresti meglio a dormire, anziché sprecare così le tue notti di lavoro; dovresti lasciar perdere queste fatiche vane e inutili. Poi ti invito caldamente a non divulgare affrettatamente le tue opere: il volgo è un censore severo, prontissimo a criticare. E anzitutto sta’ attento che non ti faccia qualcosa io, che ho conseguito molta più autorità biasimando tutti che se avessi elogiato molti».
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L’Alberti descrive bene come sia difficile in questa terra riconoscere il lavoro altrui, e quanto sia ingenuo e vano aspettarsi gratitudine per la propria arte. Possiamo iniziare da qui per spiegare da cosa nasca il Premio Architettura Territorio Fiorentino AT'12. Un esempio e una fortificazione a difesa dell’impegno e della passione di quanti oggi sfidano con la propria opera le resistenze di un paese più incline alla critica chiassosa e grossolana che al riconoscimento del merito. Questo rappresenta il Premio per l’Ordine degli architetti di Firenze e della sua provincia, che lo ha fortemente voluto e promosso.
Il Premio, ci teniamo a sottolinearlo subito, coinvolge le architetture realizzate all’interno di tutta l’area fiorentina e non solo nella città di Firenze. Un modo per ribadire come anche intorno al capoluogo si muova una realtà artistica importante e degna di essere considerata, che spesso tuttavia rischia di passare inosservata. Il Premio, altro punto su cui ci preme insistere, viene assegnato all’architettura nel senso completo del termine. Viene sì premiato l’architetto, ma anche l’impresa che ha realizzato l’opera e il committente. Siamo convinti, del resto, che una buona architettura non possa nascere senza il connubio di questi tre fondamentali fattori. Anzi, per meglio dire, non può esistere una buona architettura senza un’ottima impresa in grado di realizzarla e senza un ottimo committente in grado di stimolare criticamente la ricerca dell’architetto. Un’architettura viene sempre e solo giudicata per il suo risultato finale, e troppo spesso, oggi più che mai, si dimentica che l’architettura non è una scienza esatta. Oltre allo sforzo progettuale, vi sono fattori esterni con cui fare i conti. Fattori economici, tecnici, normativi e impiantistici, ad esempio, che determinano la buona o la cattiva riuscita della stessa. Con questo Premio è nostra intenzione portare alla luce e premiare anche tutto ciò che sta intorno ad un’architettura di qualità ma non si vede, tutto ciò che non è noto ai più e spesso sfugge all’occhio inesperto. Quanto all’importanza che il Premio assume nel contesto fiorentino: non si deve dimenticare che Firenze e la sua provincia hanno costruito la loro fama nel mondo per aver riunito, in un periodo storico di circa trecento anni, i più importanti architetti e le più importanti architetture della storia del mondo occidentale, che ancora adesso turisti e studiosi da ogni angolo del pianeta accorrono ad ammirare e visitare. Una congiuntura, quella rinascimentale, scaturita da una totale corrispondenza tra la qualità dell’architettura e la qualità della società di allora, che in quella architettura si riconosceva e allo stesso tempo ne era specchio e riflesso.
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L’impronta di quel glorioso passato pesa ancora molto a Firenze. Non è certo frutto del caso se la città è al primo posto in Europa e non solo quanto a concentrazione di architetti in relazione al numero dei suoi abitanti: un architetto ogni 96,4 abitanti. Riconoscere la grandezza della propria storia, difenderla, conservarla e tramandarla con massimo rispetto e tutela è una virtù. Annullarsi totalmente in essa, al contrario, è il peggiore dei vizi. Da questa convinzione, l’idea di creare un Premio che andasse a scoprire e indagare la produzione di architettura contemporanea, che desse visibilità e dignità a tutti coloro che con passione e impegno sono coinvolti nel costante processo di trasformazione ed evoluzione che è la città contemporanea. La città di oggi, ma soprattutto quella di domani. Sbaglia chi crede che una città sia un’entità inanimata, contenitore e palcoscenico passivo di oggetti. La città è un organismo vivente, che non smette mai di trasformarsi e cambiare volto. Un organismo che si muove, si nutre, consuma e si consuma. Un organismo che si rinnova, si evolve, e muta continuamente. La città che perde anche solo una di queste azioni dinamiche è inevitabilmente destinata ad appassire, a morire.
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L’architettura contribuisce dal canto suo ad alimentare lo spirito della città, a darle impulso e carica, uno stimolo continuo al cambiamento e al miglioramento, di pari passo con le trasformazioni sociali, funzionali, economiche — in una parola, umane — del suo tessuto e del suo vissuto. Andare ad esplorare attraverso il Premio quelle che sono le eccellenze architettoniche del nostro tempo, non serve solo a tracciare un quadro sullo stato dell’architettura contemporanea ma anche a delineare il volto della società da cui essa trae linfa e ispirazione. La qualità dell’architettura e la sua concentrazione rispecchiano perfettamente la qualità della società che abita un territorio. Promuovere un Premio di architettura significa promuovere la società che usa, vive o semplicemente vede quella architettura. Significa dare valore qualitativo a un territorio, a chi lo usa, lo abita e lo vive. Promuovere l’architettura di qualità significa innalzare il grado di consapevolezza e di qualità della nostra società. Può sembrar banale, ma all’interno di una città, dove c’è una qualità architettonica diffusa si vive meglio: gli abitanti sono stimolati a un processo di miglioramento costante, che si riflette su tutta la società e al tempo stesso sull’economia del territorio, un’economia non semplicemente monetaria, ma intesa come bilancio di vita.
L’architettura di qualità stimola e fa da volano per tutta la società alla quale si rivolge. D’altro canto, il degrado e la scarsa qualità del vivere portano altro degrado. Far emergere questa consapevolezza è un altro obiettivo del Premio, in linea con una profonda convinzione che non ci stancheremo mai di ribadire: l’Ordine degli architetti oggi più che mai, in un periodo segnato da una crisi economica e finanziaria senza precedenti, deve riscoprire e affermare con forza il suo ruolo e la sua funzione sociale. Un impegno che muove un primo passo con il Premio. Che negli anni a venire, ne siamo certi, verrà perfezionato con nuovi importanti tasselli che gli conferiranno maggiore diffusione, promozione e connotazione. Il nostro sforzo sarà farlo diventare un momento radicato e duraturo di confronto e analisi critica sullo stato dell’architettura nella provincia di Firenze. Ringraziamo chi ci ha aiutato a concretizzarlo, la Provincia di Firenze e l’ANCE, che si sono messi al nostro fianco in questo percorso, i cui frutti saranno visibili nel medio-lungo periodo.
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Un paesaggio concreto
Alessandro Jaff Fondazione Centro Studi e Ricerche Professione Architetto In uno dei suoi scritti più recenti Leonardo Benevolo afferma che «se il ciclo dell’“architettura moderna” può in qualche modo essere consegnato alla storia, la cultura architettonica può smettere di riflettere su se stessa, e riflettere piuttosto sullo scenario fisico mondiale. Il nuovo punto di partenza non dev’essere un ennesimo consuntivo delle esperienze passate, ma il giudizio obiettivo sul loro risultato complessivo: il paesaggio concreto, risultato da tutti gli interventi avvenuti»1. In questa affermazione c’è la consapevolezza che il lavoro del presente non può basarsi su assunti astratti e programmi teorici, ma necessita anche, soprattutto oggi, di una nuova capacità di lettura e interpretazione del mondo per come lo abbiamo abitato e conformato. Un’analisi che non può prescindere dalle aspirazioni che abbiamo posto a base della nostra opera, ma che si concentra soprattutto sui risultati, sulla nuova geografia creata dall’intervento umano, sulle implicazioni dell’opera per la collettività e per il contesto in cui si inserisce.
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La prima edizione del Premio Architettura Territorio Fiorentino AT'12 vuol dunque essere l’inizio di un percorso alla scoperta dell’architettura fiorentina contemporanea che ci permetta proprio di indagare sul paesaggio concreto e sulle trasformazioni avvenute nel decennio 2002/2012. Dobbiamo poi ricordarci che il premio, destinato all’opera di architettura, prende in considerazione l’intera sfera di attività e di interessi al centro della quale si pone l’esito finale: non premia solo l’architetto ideatore, premia anche il committente ed il costruttore, concretizzando, nel bando stesso, l’assunto di un’architettura come opera concreta e collettiva, che vede progettisti, committenti e costruttori tra i protagonisti, assieme ai cittadini e ai fruitori, delle trasformazioni messe in atto in un territorio. Il periodo a cui si riferisce il bando del premio è alquanto particolare. È un decennio diviso in due. Il primo quinquennio (2002-2007) è costituito dagli anni finali di un lungo periodo caratterizzato, in Europa, prevalentemente da fattori prima di distensione e poi di stabilità: la caduta del muro di Berlino, la riunificazione della Germania, la nascita dell’Unione Europea e della moneta comune hanno coinciso con un generale clima di stabilità politica (con l’eccezione dei Balcani) e di prosperità economica. La disponibilità di risorse economiche e culturali, la necessità di far uscire alcuni paesi da una condizione di arretratezza, la propensione del mondo finanziario ad investire nel settore immobiliare e delle amministrazioni pubbliche ad
investire in infrastrutture ed in ambiziosi piani di riqualificazione urbana in specifiche aree hanno fatto conoscere all’Europa un periodo per molti versi ideale a favore della riqualificazione della complessa matrice del paesaggio contemporaneo delle città europee. Un paesaggio complesso e delicato incardinato su una struttura policentrica di origine medioevale, sul patrimonio preindustriale e della prima fase industrializzata e su un patrimonio edilizio recente, che difficilmente poteva essere riqualificato e recuperato quando ancora era vivace la spinta della pressione demografica caratterizzante i decenni precedenti. E in molti casi si è effettivamente giunti alla rinascita civile di molte ed importanti città europee e ad una loro profonda trasformazione in chiave post moderna. Il secondo quinquennio, 2007-2012, coincide con l’inizio e lo sviluppo della disastrosa crisi finanziaria ed economica che ha colpito tutti i paesi avanzati e con particolare veemenza il nostro. Una crisi innescata proprio dall’esplosione della bolla immobiliare, che si è riflessa pesantemente sugli investimenti nel settore delle costruzioni e che ci ha imposto una profonda analisi critica del modo stesso in cui abbiamo concepito la trasformazione del territorio e di quale sia il reale significato di crescita e di benessere, due concetti che paiono essere diventati elementi base, più che le costituzioni stesse, del patto sociale in cui si sostanziano le democrazie occidentali. In accordo con il quadro generale, l’ultimo decennio ha rappresentato anche per il territorio fiorentino un periodo, tutto sommato, ricco di importanti realizzazioni anche se spesso si ha avuto l’impressione di assistere a grandi occasioni mancate. In generale abbiamo assistito alla realizzazione di importanti infrastrutture e opere pubbliche (in primis, l’alta velocità nel Mugello, la terza corsia autostradale, le nuove strutture ospedaliere, la linea 1 della tramvia, il Palazzo di Giustizia, il nuovo Teatro del Maggio Musicale, il nuovo centro di Scandicci e l’incredibile vicenda dell’orrida Scuola dei
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note Benevolo L., L’architettura del nuovo millennio, Laterza, Bari 2006 1
Marescialli). Privati hanno riconvertito alcuni dei brani di città prima destinati ad attività produttive e che, abbandonati da decenni, in parte attendono ancora oggi una riqualificazione con il completamento della trasformazione della città sul modello post industriale. Nonostante le convinzioni comuni, gli ultimi due decenni hanno visto timidamente maturare e migliorare la qualità della struttura degli insediamenti che tumultuosamente si erano sviluppati dal dopoguerra in poi in un caotico giustapporsi di manufatti ed infrastrutture attorno ai nuclei urbani principali fin quasi a saldarli tra loro. Finiti i grandi movimenti migratori interni, che si sono manifestati prima dalle campagne verso la città ed in seguito dalla città verso la cintura urbana, affievolitosi il vertiginoso sviluppo delle strutture immobiliari delle realtà produttive e lo sprawl che ha diffusamente caratterizzato la nuova forma dell’abitare, lentamente la struttura insediativa ha preso a consolidarsi e definirsi in forme più mature, sia rispetto alla definizione dei propri margini fisici, sia rispetto alla dotazione di servizi ed alla percezione di luogo urbano da parte dei cittadini. In altre parole si sta lentamente ed inevitabilmente rafforzando la forma della città policentrica che estende i propri confini ben oltre i limiti amministrativi dei comuni e delle stesse amministrazioni provinciali. Luoghi che fino a qualche anno fa consideravamo desolate lande semi-industrializzate ai margini delle autostrade, in cui i tanti capannoni e i rari greggi di pecore ci raccontavano, di una struttura agricola che stava scomparendo, sono oggi fulcri della vita di una comunità che risiede in un territorio vasto, ma che sente come comuni alcuni luoghi ed alcune strutture.
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È il caso, per esempio, di grandi centri commerciali sorti nella piana, o di strutture per lo sport e il tempo libero o di grandi parchi naturali o artificiali. Ed anche i modi dell’abitare, in molti casi, vanno perdendo quella crudezza che gli spartani insediamenti di edilizia economica e popolare conferivano ai nuovi quartieri, desolati in mezzo a marginali residui di terreni agricoli abbandonati. Il verde, spesso, è cresciuto, un contesto urbano più maturo dona alle case di recente costruzione un aspetto meno estraneo, i servizi e i collegamenti pubblici sono più strutturati. Paradossalmente, forse, sono i centri antichi che in questo ultimo periodo soffrono maggiormente, stretti nella morsa di un consumo sempre più vorace da parte di masse crescenti di visitatori, poco attenti e superficiali, e sottoposti ad aspettative più tese alla valorizzazione commerciale di immediato ritorno piuttosto che a mettere in luce, senza inutili enfatizzazioni, i grandi valori di cui sono testimonianza. In questo contesto ci è apparso utile interrogarsi su quali siano gli strumenti a nostra disposizione per effettuare un’analisi e suscitare dibattito sul paesaggio concreto che, come operatori, abbiamo contribuito a conformare negli ultimi dieci anni. I più diffusi media che si occupano di architettura, un tempo sede naturale del dibattito, paiono infatti disinteressati, nella maggior parte dei casi, al ruolo di voce critica e propositiva nei confronti della produzione architettonica
diffusa. Si preferisce la più attraente strada della spettacolarizzazione dell’architettura, di cui il fenomeno Bilbao è paradigma, per veicolare, con successo, i messaggi dell’architettura presso un vasto pubblico, ponendo in secondo piano l’analisi critica del paesaggio concreto dei nostri territori che l’architettura diffusa, ininterrottamente, modifica. Sappiamo però che il risultato finale di un rinnovamento urbano è ascrivibile soprattutto a tante azioni minori tra loro in sinergia, anche se spesso esse rimangono sottaciute, quasi fossero inutili e non meritasse di parlarne. Nel caso di un territorio vasto, complesso e contraddittorio come il nostro, riconoscere alcuni dei meriti della trasformazione in atto, che non potrà che essere lunga e incerta, non è facile. Premiare, in modo poco più che simbolico, chi ha dedicato tante delle proprie energie, del proprio talento e delle proprie capacità in questa impresa, ci pareva il modo migliore di riflettere sul cammino che ci resta da fare.
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Progettista, costruttore, acquirente: un trinomio vincente!
Marzio Cacciamani Vicepresidente ANCE - Firenze Le città possono essere ottimo motore economico di sviluppo. Oggi sono la forma prevalente di abitare, sono crocevia di creatività e cultura, sono generatrici di nuovi stili di vita, dinamismo ed evoluzione delle comunità. Firenze ha tutte le caratteristiche per ricominciare a crescere. Crescere, ma non nel senso di consumo del territorio per allargare i suoi confini spaziali, ma nella sua capacità di attrarre quella creatività che alimenta naturalmente la rigenerazione e la competitività di un territorio cittadino. Ecco perché quando con l’Ordine degli Architetti, la Provincia di Firenze e la Fondazione Centro Studi Professione Architetto ci siamo chiesti come «stimolare la riflessione intorno all'architettura contemporanea, in quanto elemento determinante della trasformazione del territorio e in quanto costruttrice di qualità ambientale e civile e promuovere pubblicamente la qualità dell'architettura attraverso la valorizzazione dei suoi attori principali: progettista, committenza e impresa» è stato naturale pensare a come stimolare nuova creatività e a valorizzare quella che ha assunto già concretezza nella sua realizzazione.
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È nato così il Premio Architettura Territorio Fiorentino AT'12. Architettura come arte sociale. In un territorio come il nostro, ricco, imponente e architettonicamente audace nel passato, l’architettura ancora di più deve diventare uno stile di vita non legato solo all’importante gioco dei volumi, delle forme, dei materiali e dell’utilizzo ma si deve arricchire con un ulteriore valore aggiunto: quello della sostenibilità ambientale prima di tutto. Non solo forma, ma anche sostanza: nel comfort abitativo, riuscendo a trasferire alle persone la cultura architettonica ed il valore della sostenibilità. Ecco quindi che legando valore e cultura, le scelte architettoniche diventano elemento di selezione e valutazione dell’opera e così facendo portiamo avanti un lavoro di elevazione culturale dell’architettura tra la popolazione. È un percorso lungo, anche se oggi già assistiamo a una più matura sensibilità di rispetto dell’ambiente, viviamo mutamenti lenti e profondi che stanno radicalmente cambiando il nostro modo di costruire. È dalle architetture di uso quotidiano che parte la rivoluzione, è l’esigenza dei committenti che tiene alta la bandiera del cambiamento e guida, noi costruttori, ad una attenta ricerca di novità e capacità nella progettazione e nella realizzazione, al fine di rispettare parametri di eco sostenibilità, qualità, integrazione e arredo ambientale e per questo diventa fondamentale la precisa individuazione delle tecniche e dei materiali da utilizzare facendo sì che tutto il processo edilizio aumenti il proprio livello qualitativo. È qui quindi che il trinomio architetto
che progetta, impresa che realizza e cliente committente o fruitore finale deve condividere un valore irripetibile: l’unicità dell’opera che andremo a realizzare come segno del nostro tempo, ben conoscendo la responsabilità del fatto che stiamo incidendo sul territorio con un immobile che rimarrà in quel luogo per sempre. Ed è proprio in questo momento che la responsabilità verso l’ambiente trova forte attenzione da parte degli abitanti delle città; sta nascendo quindi una nuova sensibilità che alla cultura architettonica aggiunge il valore tangibile dell’architettura. Una volta si diceva mens sana in corpore sano, con cui si univa la fisicità all’intelligenza, oggi dovremmo legare l’architettura degli immobili alla sostenibilità ambientale: immobili sostenibili per una architettura percepibile. Infine, non va mai dimenticato, il valore economico e sociale. Noi riteniamo che per superare l’attuale drammatica crisi che investe tutti i settori dell’economia, il comparto dell’edilizia potrebbe dare il suo contributo. Esso è da sempre il volano di ogni ripresa: rimettere in moto l’edilizia, è rimettere in moto il paese. Nel nostro paese, l’edile rappresenta l’11% del PIL nazionale. Una quota considerevole. Dall’inizio della crisi ad oggi, il comparto, a livello nazionale, ha perso 230.000 posti di lavoro che con l’indotto diventano 350.000. Un numero altrettanto considerevole è che il 70% del comparto è la quota del settore privato. Qui giocano un ruolo determinante i comportamenti e le decisioni dei governi locali. Tempestività nelle scelte e nelle decisioni è quello che serve oggi e che ci aspettiamo.Le imprese fiorentine si sono impegnate
competitiva. Si tratta di due prerequisiti necessari, svolgere. Con la prima edizione di questo premio abbiamo iniziato ad edificare una nuova strada e starà a noi, come a tutti i promotori, continuare l’opera negli anni futuri.
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Sogno, desiderio, funzionalità, riparo: un premio per l’architettura
Carmen Andriani Architetto / Università degli Studi di Pescara Circa settanta opere realizzate, suddivise per tipologia di intervento, è l’interessante bilancio della prima edizione del Premio Architettura Territorio Fiorentino AT'12. Voluto dalla Fondazione Centro Studi e Ricerche Professione Architetto, dall’Ordine degli Architetti di Firenze, dall’ANCE e dalla Provincia, questo Premio ha il doppio merito di riportare al centro dell’attenzione l’architettura e di farlo attraverso un monitoraggio dell’intervento ordinario. Il fatto che l’opera contemporanea possa essere considerata come valore aggiunto, pure in un contesto storico così denso come quello che il territorio fiorentino esprime, è già di per sé una condizione eccezionale.
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La risposta dei numerosi architetti e con essi delle committenze e delle imprese che sono dietro ogni realizzazione, confermano la vitalità di un territorio comunque attivo, fondato su una tradizione del fare mai interrotta, come testimoniano le opere dei Michelucci, dei Savioli, dei Ricci, e di numerosi altri architetti che nel tempo hanno dato risposte, a volte magistrali, intorno al difficile rapporto fra tradizione ed innovazione. Sogno, desiderio, funzionalità, riparo: l’architettura è tutto questo ed altro ancora. È capacità di conformare uno spazio fino ad allora informe e di dargli un nuovo senso. È un atto di conoscenza e di modificazione irreversibile del contesto in cui va ad inserirsi. È l’ambito entro cui si inscrivono le traiettorie del nostro vivere quotidiano, ma anche quello cui si affidano significati, simboli, appartenenze, condivisioni. Quanto più il progetto esprime l’insieme di questi significati, non solo materiali ma anche immateriali, tanto più può considerarsi espressivo del proprio tempo. Le opere sono suddivise per tipologie di intervento: realizzazioni ex novo, restauri, interni, opere prime, architetture del paesaggio. Non ci sono progetti urbani propriamente detti (complessità di soggetti coinvolti, capacità di attivare relazioni al di là del lotto assegnato, transcalarità degli interventi, ecc.), piuttosto sistemazioni di piazze od opere infrastrutturali. Queste ultime, considerate come architetture del paesaggio, oscillano fra i due estremi, di grande interesse entrambi, della sistemazione a verde di una linea
tranviaria e della mitigazione ambientale di un tratto dell’Alta Velocità. Se la prima evidenzia una riflessione oggi necessaria sulla infrastrutturazione debole, sulla mobiltà lenta e su di una nuova idea di infrastruttura, più legata al sistema ambientale che prestazionale. La seconda coniuga la velocità del tracciato ferroviario con la modellazione delle curve di livello, costruisce un’opera di paesaggio artificiale che lega l’architettura alla geografia, alla tettonica, alla stratificazione ed ondulazione della terra. Entrambe le opere ci dicono che il disegno delle infrastrutture, di solito affidato in esclusiva alle società di ingegneria, rientra appieno nelle competenze dell’architetto così come la nozione di paesaggio è estesa ed inclusiva di elementi un tempo tenuti distinti. Uno dei criteri secondo cui si è guardato ai progetti presentati, è stato anche quello di valutare ogni volta la capacità di creare spazio, di stabilire una relazione non solo funzionale ma anche emotiva con l’abitante provvisorio che quello stesso spazio accoglie.
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Guardiamo ad esempio agli interni: troppo spesso sono considerati poco più di ornamenti d’arredo. Nel caso del progetto della Scala di Ponente dei nuovi Uffizi invece, il nuovo portale monumentale, compressa nella sezione della galleria, segna un passaggio simbolico oltreché funzionale, disegna una architettura riconoscibile, la cui forza espressiva risiede nel contrasto fra la dismisura dell’oggetto e la visione ravvicinata dell’interno. Un dato interessante è inoltre fornito dalle opere di nuova costruzione. Sono le più numerose ed anche quelle che esprimono il più alto grado di qualità media. Oggetti per lo più puntuali, con diverse destinazioni d’uso, sembrerebbero porsi nei rispettivi contesti in maniera autoreferenziale ed autoevidente. Si tratta di residenze, di case unifamiliari e di uffici, bar, centri commerciali, edifici produttivi ed industriali, di strutture ospedaliere, di padiglioni. La loro capacità di fare città e di produrre luoghi urbani, sta in questi casi nella qualità dell’architettura e nella capacità di stabilire relazioni.
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Come nel caso del Nuovo ingresso dell’Ospedale di Careggi in cui la grande tettoia sorretta da pilastri alti quindici metri, nuova loggia fiorentina, unifica un insieme frammentario di funzioni rendendolo un unico luogo urbano di approdo e di accoglienza allo stesso tempo. O nel caso del Padiglione Accrediti alla Fortezza da Basso in cui un semplice parallelepipedo di vetro sollevato da terra, riflette l’ambiente circostante lasciandolo fluire al suo interno.
Accanto alle opere di nuova edificazione un capitolo consistente è quello del progetto sull’esistente inteso come recupero, riuso, restauro o piccole addizioni. È la condizione dell’oggi quella del lavorare su ciò che già esiste, spesso dotandolo di un significato diverso come nel caso del riuso della Torre dell’acqua di San Casciano, riconvertito in una sorta di infrastruttura culturale puntuale. L’opera prima premia infine la Piazza Garibaldi, un grande vuoto, prima agricolo, poi militare infine luogo urbano delimitato da un suolo artificiale che il progetto rende riconoscibile disegnando una nuova altimetria. L’architettura è anche un evento collettivo, deve rendere possibile condivisione ed appartenenza, può aiutare a stare meglio, come nel caso dell’innovativo Polo Pediatrico Meyer in cui la qualità dell’ambiente, la luce, il colore, il continuo rapporto con il paesaggio della collina oltre ad un solido approccio interdisciplinare può concorrere alla guarigione dei piccoli malati.
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Il compimento dell’architettura
Leonardo Chiesi Sociologo / Università degli Studi di Firenze L’architettura raggiunge il suo compimento solo quando è abitata. Prima di esserlo è soltanto una promessa. Quando la vediamo raffigurata su una rivista, quando vince un concorso e magari ancora non è stata edificata, quando è solo rappresentata dalla fotografia al momento dell’inaugurazione, il progetto non può ancora dirsi architettura: è piuttosto puro spazio, solo potenziale, che attende la sua attuazione, o più esattamente, la sua entelechia, nel rapporto che sarà capace di instaurare con la vita che lo attraverserà e ne prenderà possesso. È questo, in nuce, il punto di applicazione delle scienze sociali all’architettura. L’architettura andrebbe cioè intesa come la risultante dell’intersezione tra due insiemi. Da un lato, l’insieme delle intenzioni progettuali inscritte nello spazio dal progettista, dall’altro, specularmente, l’insieme delle intenzioni dei destinatari dello spazio
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progettato, un insieme di intenzioni che si manifestano nelle pratiche relative allo spazio. È così che, nel momento in cui uno spazio progettato giunge al suo compimento, quando cioè i destinatari se ne appropriano diventandone gli abitanti, ciò che prima è solo potenziale diventa effettivo. Attraverso l’espressione delle loro intenzioni di appropriazione e uso, gli abitanti rendono quello che è uno spazio come opportunità uno spazio messo in pratica come realtà. Attraverso le pratiche d’uso dello spazio, comportamenti attuati, attribuzioni di significato, ecc., gli abitanti danno vita alla forma progettata, ed è solo attraverso questo processo che quest’ultima porta a compimento la sua ragion d’essere originaria. Quali sono le implicazioni per l’agire progettuale di questa concezione sociologicamente orientata dell’architettura? Da più parti ormai, si avverte la necessità di favorire presso i designer il consolidamento di un approccio progettuale culturally responsive, cioè attenta alla risposta che suscita nei destinatari, ai più diversi livelli, e sensibile al grado di congruenza che il progetto mostra nei confronti della cultura di cui gli abitanti sono portatori. L’analisi del rapporto tra spazio potenziale del progetto e spazio effettivo dell’abitante è proprio un contributo alla valutazione dell’architettura in termini di responsiveness. Guardare con sguardo sociologico all’architettura può inoltre aiutare a ricondurre sotto una unica cornice interpretativa quelli che potremmo definire obiettivi interni ed esterni dell’architettura: da un lato un’architettura che si propone come
oggetto cavo che si può penetrare e di cui si fa esperienza attraverso tutti i sensi, e che si sottopone ad un uso, dall’altro un’architettura che si pone come oggetto distante da contemplare, di cui si fa esperienza estetica attraverso la vista. L’analisi del doppio spazio fornisce al ricercatore i mezzi per valutare un’architettura, caso per caso, sia internamente che esternamente, e per avanzare ipotesi su come i due ordini di obiettivi siano raggiunti, e in quale relazione siano tra loro. La sociologia dell’architettura è interessata inoltre a favorire una concezione dialogica dell’architettura. Può tornare utile a questo proposito la distinzione tra proposizione ed enunciazione introdotta da Bachtin, distinzione che tocca la natura stessa del processo comunicativo. Secondo la sociologia dell’architettura, un oggetto architettonico va inteso come un momento di una pratica discorsiva in cui l’architetto non afferma una proposizione ma piuttosto emette una enunciazione. A differenza di una proposizione, che è autoreferenzialmente chiusa e completa in se stessa, un’enunciazione è incompleta, nel senso che contiene sempre implicitamente una domanda in attesa di risposta. Essa contiene cioè sempre in sé due soggetti — il cosiddetto minimo dialogico — perché è capace di assumere che l’unità minima necessaria a dare senso alla comunicazione è costituita dall’io in rapporto col tu. In una proposizione, al contrario, vige la prepotenza de l’io senza il tu, la quale non permette alcuna costruzione del senso, che è sempre un fatto sociale condiviso. È così che si potrebbe dire, non solo provocatoriamente, che la proposizione non ha alcun senso. La differenza tra un’architettura come dialogo attraverso un’enunciazione e un’architettura come pura affermazione di sé attraverso una proposizione risiede nel fatto che la prima trova la sua specifica compiutezza ne l’alternanza dei soggetti del discorso, nella possibilità di rispondere, di assumere nei riguardi dell’altro una posizione responsiva. Una architettura, pertanto, produce senso solo quando, realizzando il minimo dialogico, si confronta senza ipocrisie con l’inesauribile dialettica che scaturisce dall’incontro tra progetto e abitante.
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Un premio alla produzione di bellezza
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Pierpaolo Tamburelli Architetto / Baukuh / Università degli Studi di Genova / Berlage Institute di Rotterdam Partecipare alla giuria di un premio di architettura costringe — soprattutto se, come nel mio caso, è la prima volta che avviene — a chiedersi quale sia il valore sociale di una simile iniziativa. In che cosa un premio possa contribuire alla produzione di una architettura migliore e di conseguenza cosa sia un’architettura migliore ed in che modo possa giovare alla società in cui viviamo. Il che è ovviamente anche piuttosto ingenuo e piuttosto retorico, e certamente non sarà possibile rispondere in queste poche righe. Una prima approssimativa risposta si può tentare osservando le città italiane contemporanee: non possiamo non notare come ci sia un’esigenza di bellezza del tutto disattesa, un’esigenza tanto più evidente in quanto inscritta in profondità nel nostro paesaggio. Firenze è forse tra gli esempi più eclatanti: ad un paesaggio e ad una architettura del passato incredibilmente ambiziosi (ambiziosi nella sconcertante dignità attribuita alle persone che si trovano ad usare quel paesaggio e quegli edifici) corrisponde un paesaggio contemporaneo incredibilmente modesto, i cui abitanti non sembrano aver diritto ad una scena dignitosa in cui collocare le proprie azioni. La scelta di premiare la qualità degli edifici implica una esplicita rivendicazione di questa esigenza di bellezza: i luoghi in cui ci muoviamo devono tornare ad avere un’alta opinione delle nostre esistenze.
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Questa esigenza di bellezza si deve collocare nel mondo reale, passare attraverso tutte le complesse operazioni necessarie alla produzione del territorio, attraverso le competenze tecniche ed amministrative, la gestione delle risorse economiche, la costruzione del consenso. In questa ricerca lenta e complessa (che è l’unica capace di produrre realmente qualità e che non può certo essere aggirata con scorciatoie), i soggetti coinvolti sono molti e gli obiettivi devono essere espliciti e condivisi. Il paesaggio
e le città sono infatti un bene comune che può essere costruito solamente da una moltitudine di soggetti. Questa costruzione pubblica deve pertanto darsi degli obiettivi espliciti, che possano valere per interlocutori diversi e che possano resistere lungo tutto il lungo percorso necessario alle trasformazioni urbane e territoriali. Ottenere risultati in questa complessa produzione di bellezza è quindi un’impresa che è giusto esporre e celebrare. Il Premio Architettura Territorio Fiorentino AT'12 non fa che ribadire come la qualità della città sia un esplicito obiettivo politico, che non coincide solamente con la gestione delle trasformazioni all’insegna della trasparenza, dell’efficienza e del risparmio. Questa attenzione non deve riguardare solamente alcune procedure eccezionali, ma l’intera crescita del territorio di sua competenza. In altre parole, la qualità non può essere considerata un lusso, ma un’esigenza di base. La cultura non si misura con la città all’interno dei recinti di un apposito zoo, ma interviene nel meccanismo decisionale normale. La città deve essere bella, e questo obiettivo deve essere dichiarato, senza limitarsi a garantire la correttezza delle procedure. Conta anche il risultato, non conta solo il metodo.
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progetto vincitore allestimento e interni
Scala di Ponente dei nuovi Uffizi progetto Adolfo Natalini / Natalini Architetti con S.IN.TER srl Alessandro Chimenti Alessandro Moroni committente Ministero per i Beni e le Attività Culturali / Direzione Generale per i Beni Architettonici e del Paesaggio impresa Grandi Uffizi Soc. Consortile arl indirizzo piazzale degli Uffizi Firenze periodo di progetto 2003-05 periodo di realizzazione 2008-11 foto di Mario Ciampi
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Vorrei iniziare con una considerazione sul nuovo citando John Donne, poeta metafisico del Seicento inglese che ha lasciato scritto Novelty is but oblivion (la novità non è altro che dimenticanza) e nell’Ecclesiaste troviamo Nihil sub sole novi. Ma anche senza aspirare alla novità questo è un progetto difficilissimo perché la mia generazione ha avuto grandi maestri, così terribili da non riuscire né ad amarli né a dimenticarli. Firenze, scriveva il Buontalenti al suo principe in occasione dei lavori di rinnovamento del battistero, «è città che ha buon occhio e cattiva lingua, e se quel che si fa e si scuopre di sopra non sarà meglio di quel che si disfa e ricopre di sotto, ne andrà delle novelle attorno». Scriveva il Vasari a proposito della fabbrica degli Uffizi: «Non ho mai fatto murare altra cosa più difficile né più pericolosa, per esser fondata sul fiume, e quasi in aria». Come nota Claudia Conforti, «la scommessa è vinta e, come accade alla conclusione delle grandi imprese, il vincitore è sfiorato dall’ala della malinconia» e scriveva il Vasari: «Io non ho da dirvi altro se non che mi sto molto malinconico» (Claudia Conforti, Vasari architetto, Electa, Milano 1993). A distanza di secoli, una nuova scommessa è ora iniziata col progetto dei nuovi Uffizi. Come ogni intervento su un manufatto antico, i progettisti si sono trovati di fronte il dilemma tra conservazione e rinnovamento, dove quest’ultimo termine si biforcava ulteriormente tra adeguamento ed addizione. Ma gli Uffizi sono un palinsesto su cui così tante mani eccellenti hanno vergato la loro storia da indurre alla massima modestia i nuovi scrittori, facendo loro lasciar perdere ogni velleità di aggiunger firma a firma. Così la filosofia del progetto è stata in
ogni sua parte quella dello stretto necessario e sufficiente. Ma questo non vuol dire un presunto, mimetico dov’era e com’era (che già tanti danni ha fatto a Firenze nelle zone limitrofe agli Uffizi), né un minimalismo moderno radical chic. Di volta in volta si sono ricercate le soluzioni più appropriate. Il progetto, nato dalle occasioni, aspira sempre alla necessità. All’interno del gruppo di lavoro della S.IN.TER., coordinato dall’ingegner Alessandro Chimenti, mi sono in particolare occupato dei due nuovi spazi di collegamento verticale, situati agli estremi dei due bracci degli Uffizi. La scala di ponente, oggi completata, ha trovato posto in una piccola corte prossima alla Loggia dei Lanzi. Ha preso la forma di una torre in pietra con grandi aperture da cui affiora il volume delle rampe rivestito in ottone brunito. Una copertura in parte vetrata e un sistema di finestre danno alla corte protezione e luce, trasformandola in un nuovo ambiente interno, dove il nuovo dialoga sommessamente con l’antico. La scala di levante sorgerà in posizione simmetrica alla prima, nell’area compresa tra i resti di San Pier Scheraggio e lo scalone vasariano, in un grande spazio illuminato anch’esso dall’alto.
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progetto vincitore allestimento e interni
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sezioni longitudinale e trasversale
prospetti del corpo scale
piante ai vari livelli del corpo scale
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schizzo di progetto
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progetto selezionato allestimento e interni
Centro Tecnico Federale Luigi Ridolfi Il Centro Tecnico nasce negli anni Cinquanta ai piedi delle colline tra Fiesole e Settignano. Fortemente caratterizzato dai criteri stilistici dell’epoca, il complesso ha subito nel tempo alcuni interventi parziali che, sebbene non ne abbiano alterato le caratteristiche tipologiche, hanno però cambiato i connotati conferiti dall’insieme dei materiali e delle finiture originali. L’intervento di rinnovo degli ambienti ricettivi, sia delle camere che della zona barristorante ed hall, punta di nuovo sulla ricerca di un aspetto caratterizzante dato da una accurata scelta dei materiali e dei colori, sia per gli arredi che per tutte le finiture interne, disegnando ambienti freschi, luminosi, confortevoli ed accoglienti, senza però creare dissonanze con l’immagine generale del complesso. Gli spazi collettivi sono stati trattati in modo da renderli un insieme armonico ed omogeneo, in grado di accogliere non solo le usuali attività sportive ma anche momenti di incontro differenziati. Linea guida del progetto è stata inoltre la necessità di rispondere a più moderne esigenze funzionali e qualitative. Tutti gli ambienti ricettivi sono stati integralmente ristrutturati ed arredati. L’ingresso costituisce l ’ambiente che deve, prima di tutto, comunicare l’immagine della struttura. La hall si presentava come uno spazio molto ampio e dispersivo. L’obiettivo era quello di creare uno spazio ben definito e accogliente. La nuova pavimentazione in grès opaco ed organico, con lievi differenziazioni
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cromatiche, omogenea nei diversi ambienti, e l’illuminazione diffusa con faretti incassati nelle controsoffittature, contribuiscono a creare un ambiente confortevole. Il lungo corridoio che conduce al bar ed al ristorante è stato caratterizzato da grandi pannelli che riuniscono una raccolta fotografica di eventi sportivi da sempre attrazione per i visitatori. Il bar è stato completamente riprogettato. Caratterizzato dalla grande ampiezza dell’ambiente, risultava spento e poco accogliente. L’obiettivo principale è stato quello di creare un punto di incontro allegro e funzionale per gli ospiti del centro. Si tratta, infatti, di un punto nodale che mette in comunicazione la hall con il ristorante e gli spazi esterni. Lo spazio è stato organizzato in tre zone: bancone, zona dei tavolini, sala riunioni. Il bancone ha forma semicircolare ed è il fulcro attorno al quale ruota tutto il movimento. La zona dei tavolini, aperta verso il giardino, ha poltroncine imbottite molto colorate ed è caratterizzata da una grande parete decorata con gigantografie della nazionale di calcio.
progetto Studio Lugaresi Pellegrini committente Federcalcio srl impresa Mannelli spa Ceccotti Arredi indirizzo viale Gabriele D’Annunzio 138 Firenze periodo di progetto 2003-04 periodo di realizzazione 2004-06 foto di Studio Cappelli Firenze
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progetto selezionato allestimento e interni
Sedi del Consiglio Regionale della Toscana progetto Giorgieri Studio committente Regione Toscana impresa Italspine snc AR.TE. Soluzioni Integrate srl indirizzo via Cavour 2-4-26 Firenze periodo di progetto 2003-06 periodo di realizzazione 2004-07 foto di Alessandro Ciampi
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Il progetto di riqualificazione e arredamento delle sedi del Consiglio Regionale situate in palazzi storici ai numeri civici 2, 4 e 26 di via Cavour, ha interessato tre aree funzionali distinte. - Bar e ristorante: il progetto, realizzato nel 2004, del nuovo bar-mensa, si inserisce all’interno di Palazzo Vettori e si caratterizza attraverso il disegno del banco che garantisce continuità tra la parte bar e la parte mensa-ristorante. Anche la parte retrobanco è a vista, senza pedana, così da garantire continuità tra le superfici e la massima trasparenza. - Biblioteca dell’Identità Toscana: realizzato nel 2004, si colloca all’interno di Palazzo Panciatichi, sede principale del Consiglio Regionale. Le librerie sono disposte in modo da garantire unitarietà e continuità tra le varie sale. - Nuovi ingressi: realizzati nel 2009, si trovano all’interno degli storici Palazzo Panciatichi e Palazzo Covoni, mentre sempre all’interno di Palazzo Panciatichi si trova l’intervento delle Sale dei commessi.
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progetto selezionato allestimento e interni
Luisa via Roma Progetto di grande semplicità formale e al tempo stesso radicale nella scelta dei suoi contenuti: la luce diafana del cristallo e la materia solida, corposa del cemento. Al centro la ricerca, quasi ossessiva, di una naturale leggerezza, di un ambiente emotivo ed emozionale, di materiali sensibili e mutevoli alla luce. Uno spazio apparentemente nudo ma sottilmente sofisticato, una scena barocca, ma senza decoro, pulsante, interattiva con le luci delle stagioni e con le sensazioni degli umani. La luce diafana delle ore della mattina e dell’illuminazione a Led, diffusa in tutti gli ambienti, proietta in uno stato di alba perenne. Uno spazio non statico ma mutevole, composito, tanto da sembrare un luogo all’aperto, al tempo stesso naturale e artificiale, nel senso dell’artificio, dell’invenzione, del miraggio.
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progetto Claudio Nardi Architects committente Luisa via Roma spa impresa Immobiliare 2000 srl indirizzo via Roma 21r Firenze periodo di progetto 2007 periodo di realizzazione 2007-08 foto di Pietro Savorelli
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progetto selezionato allestimento e interni
Box House progetto Alessandro Capellaro Sabrina Bignami / b-arch committente Alessandro Capellaro indirizzo piazza Puliti 15c Firenze periodo di progetto 2008 periodo di realizzazione 2009 foto di b.arch
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Tintoria nell’Ottocento, falegnameria dal Dopoguerra, oggi Box-House è la residenza dell’architetto Alessandro Capellaro che, con l’architetto Sabrina Bignami, costituisce lo studio b-arch. L’identità della casa è costituita principalmente da due elementi. Il primo è lo spazio. Alla planimetria aperta si sovrappone una concezione delle funzioni estremamente flessibile: gli ambienti della casa sono identificati dalla dislocazione degli elementi di arredo e possono essere trasformati con grande semplicità, spostando gli stessi oggetti — alcuni dei quali montati su ruote — secondo il modificarsi delle esigenze, dell’identità o della composizione degli abitanti. Il secondo elemento è rappresentato dallo stesso oggetto che dà il nome alla casa. Si tratta di una scatola, anzi di trecento scatole, utilizzate per disegnare e realizzare gli arredi. Trecento urne elettorali in legno, costruite da ignoti falegnami a partire dagli anni Quaranta ed utilizzate nelle elezioni italiane dal Dopoguerra agli anni Ottanta. Trovate ad un mercato delle pulci sono
diventate i mattoni della costruzione dello spazio interno, trasformandosi di volta in volta letti, pareti, capienze, bancone, divani, boiserie, scrivania, tavolo. Sono gli elementi minimi costitutivi dell’interior-design ed allo stesso tempo sono memoria, radici, frammento di storia, identità. Lo spazio, indifferenziato e flessibile, capace di sopravvivere alla funzione che lo ha generato, e la persistenza della memoria, non solo sulla superficie delle architetture, ma anche negli oggetti d’uso, in equilibrio tra tra design ed objettrouvé, rappresentano bene l’idea di abitare contemporaneo che b-arch pone al centro della sua attività professionale e della sua ricerca.
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progetto selezionato allestimento e interni
Nuovo Caffè Finisterrae L’ampliamento del Finisterrae ha costituito l’occasione per aggiungere una tappa significativa al viaggio immaginario già offerto dall’attuale ristorante: Malaga, Tangeri, Marsiglia, Salonicco, Napoli. L’idea realizzata aggiunge un nuovo e importante approdo, finora mancante, che contempla la città di Firenze declinando un elementare presupposto: il luogo di arrivo o di partenza del viaggio diventa piazza Santa Croce con la sua basilica, pantheon delle glorie italiane. Ad essa rendiamo omaggio innescando, presuntuosamente, un inevitabile ma umile confronto.
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Dalla storia, e in particolare dal primo trattato di storia dell’arte come tale riconosciuto, Le Vite de’ più eccellenti Architetti Pittori et Scultori iItaliani da Cimabue insino a’ tempi nostri, descritte da Giorgio Vasari Pittore Aretino, con una sua utile e necessaria introduzione a le arti loro di Giorgio Vasari 1550, trova ispirazione e conseguente concretizzazione una sintesi, circa cento artefici, di quegli spiriti magni che hanno scritto gran parte della storia dell’arte e che oggi dà un sostanziale contributo a quella ingegnosità italiana, valore aggiunto della nostra cultura. Il progetto è volutamente ispirato alla basilica di Santa Croce, dalle sedute formalmente mutuate dai cori della sagrestia fino alle luci, dove le candele ritrovano tutto il loro fascino abbinate ad una sapiente moderna applicazione della tradizionale foglia oro. Si è guardato alla storia come momento ispiratore, si guarda alla modernità nel dar forma alle idee, evitando di cadere nello scontato luogo comune della falsa riproposizione. Tradizione e modernità come coniugazione di un percorso di ricerca e innovazione.
progetto Mimesi 62 Architetti Associati committente Francesco Caserta Colin Russell impresa Edilmonta Woodwork srl Aries srl indirizzo piazza Santa Croce 13-14r Firenze periodo di progetto 2011-12 periodo di realizzazione 2011-12 foto di Giovanni De Sandre
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progetto vincitore architettura del paesaggio
San Pellegrino, mitigazione ambientale della AV Firenze-Bologna L’intervento riguarda la sistemazione del versante che fiancheggia la nuova linea dell’Alta Velocità, posta fra due gallerie a fianco del fiume Santerno. Le geometrie in larga parte erano già definite dal progetto infrastrutturale: scavi, fondazioni, opere in cemento, in ferro e strutture di sostegno e di attraversamento perpetravano una violazione dei naturali declivi appenninici che il progetto architettonico ha cercato di risarcire. Sebbene gli elementi siano dati, la sintassi può essere inedita, protesa a evocare immagini di percorrenza, di vettori, forse di convogli ferroviari, così come dei legami fra punti diversi, a rimarcare l’incombere della civiltà contemporanea. Il segno è elementare, proprio per la distanza, la velocità e i tempi con cui viene visto e interpretato dai diversi viaggiatori. Insomma, la stratificazione dei filari coincide ambiguamente con la rappresentazione dei vettori, e le file di pietra sono tutte astrattamente orizzontali, evitando di seguire le giaciture deformate dei muri o le conformazioni circostanti, per indicare una misura astratta e altre distanze, altri sistemi di riferimento.
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progetto Rossiprodi Associati srl committente Consorzio CAVET impresa Consorzio CAVET indirizzo Valle del San Pellegrino Firenzuola periodo di progetto 2005-06 periodo di realizzazione 2007-11 foto di Paolo Colaiocco Il Casone spa Quinto Ciavattella
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planimetria generale dell’intervento
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progetto vincitore architettura del paesaggio
sezione longitudinale
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progetto vincitore architettura del paesaggio
sviluppo del paramento lapideo dei muri di contenimento lato valle
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progetto selezionato architettura del paesaggio
Sistemazione a verde lungo la linea tramvia Firenze-Scandicci progetto studio naturaProgetto committente Ataf impresa a carico del Comune di Firenze e del Comune di Scandicci CIET indirizzo linea tranviaria Firenze-Scandicci periodo di progetto 2004-10 periodo di realizzazione 2004-10 foto di Ines Romitti
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La prima linea tranviaria di Firenze, snodandosi a ovest e collegando la Stazione di Santa Maria Novella al territorio di Scandicci, si relaziona a differenti contesti. Dalla piazza della stazione penetra nel tessuto urbano consolidato, lambisce il Parco delle Cascine ed attraversa il fiume Arno con il nuovo ponte che si attesta su piazza Paolo Uccello. Prosegue poi nelle aree periferiche densamente edificate fino al ponte sulla Greve, per entrare nel territorio di Scandicci tra edifici e zone verdi. Attraverso un linguaggio suggerito dall’analisi di segni e strutture che identificano il luogo, il progetto persegue la ricomposizione dello spazio libero e interstiziale definito dall’architettura vegetale: masse e volumi, filari e gruppi. Lungo i viali, siepi, arbusti e tappezzanti come struttura di delimitazione, alberi con portamento e altezza diversificati, sono impiegati come limite ed elementi di relazione con l’intorno. Negli incroci le rotonde con quinte, linee e masse fiorite, sottolineano l’intrecciarsi dei percorsi. Il filo conduttore è un verde di arredo che recupera spazi, organizza flussi e percorrenze,
attraverso geometrie, texture e cromatismi ripetuti. I livelli di interazione sono sia funzionali tra le aree di fruizione pubblica (parcheggi, percorsi e viabilità), che percettivi e visivi (tessitura agricola e ambiti fluviali). Il tema che unisce il percorso è la stagionalità con il lento trascorrere del tempo in rapporto alla velocità della tranvia. Alle fioriture primaverili seguono intensi colori estivi, cambiamenti in autunno e sorprendenti bacche invernali. Le alberature esistenti salvaguardate si sono integrate con nuovi alberi dal portamento assurgente o chioma compatta di seconda e terza grandezza. Per lunghi tratti la sede dei binari è realizzata con il sistema Completa, un particolare tipo di tappezzanti Sedum e Mesembryanthemum resistenti agli stress termici.
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progetto selezionato architettura del paesaggio
Piazza Istria Una piazza è sempre un vuoto urbano la cui qualità dipende in primo luogo dallo scenario che la incornicia. Nel caso di Piazza Istria, il suo genio è riconosciuto nell’identità delle architetture circostanti, espressione di una felice stagione fiorentina dell’architettura moderna italiana, assunta come ineludibile referenza informatrice delle geometrie, delle misure, dei caratteri formali dell’ipotesi progettuale. Eliminando le attuali forme d’uso al suolo che ne negano l’identità di vuoto e dunque di soggiorno collettivo all’aperto del quartiere, il progetto tende a fornire una ricucitura d’insieme attraverso nuovi margini forti, senza introdurre alcuna penalizzazione agli usi correnti:
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— la nuova piazza come volàno di riqualificazione urbanistica dell’intero insediamento, attraverso l’accentuazione della sua centralità spaziale e relazionale tra le due residenze ai lati del viale Benedetto Croce, investito di un nuovo ruolo funzionale e simbolico-estetico; — lo spostamento della funzione limitativa ed usurante del mercato dalla piazza al viale, riqualificato come corso alberato, più individuato e compiuto tirante di innervamento urbanistico tra la città e la collina, capace di accogliere sul lato est la passeggiata lungo i negozi ed il nuovo parcheggio lineare per gli automezzi del mercato; — la pedonalizzazione della piazza attuale, attraverso la creazione di due paralleli sistemi lineari di parcheggio che, dando più congrua misura alla carreggiata attuale del viale, ne ordinano fisicamente e formalmente l’articolazione funzionale ed il servizio alle residenze; — il consolidamento ed il prolungamento della pista ciclabile, di cui la piazza si fa obiettivo come spazio urbano multiuso.
progetto Breschi Studio committente Comune di Firenze impresa Vescovi Renzo spa indirizzo piazza Istria, Sorgane Firenze periodo di progetto 2005-06 periodo di realizzazione 2007-08 foto di Alessanfro Ciampi
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progetto selezionato architettura del paesaggio
Nuova Piazza di Varlungo progetto Massimo Guidi (capogruppo) Giuseppe Giusto Antonella Maggini Domenico Pagnano Luciano Solari committente Comune di Firenze / Direzione Servizi Tecnici impresa Varvarito Lavori srl indirizzo via Aretina Firenze periodo di progetto 2005-06 periodo di realizzazione 2007-09 foto di Lino Bellia
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Il progetto e la realizzazione della nuova piazza di Varlungo, hanno fatto parte dell’iniziativa del Comune di Firenze, nata nel 2003, denominata Programma di progettazione partecipata Tre piazze per Firenze che ha visto lo svolgimento di un concorso internazionale in due fasi per la scelta dei progetti ed il coinvolgimento responsabile e determinante dei cittadini nelle varie fasi di valutazione. L’obiettivo del progetto è stato quello di dare forma, dignità urbana ed architettonica ad un contesto che, malgrado rappresentasse per gli abitanti l’unico luogo di aggregazione, mancava di qualsiasi qualità spaziale e fruibile come tale. Il tutto semplicemnte cercando di recuperare l’antico tracciato di via Aretina. Questo ha permesso di ridurre la sezione stradale, creare una zona pedonale di notevole profondità sul lato nord e ampliare contestualmente il marciapiede sul lato sud. Il progetto, partendo dalle caratteristiche stesse del contesto, ha previsto la creazione di un sistema lineare di ambiti e piazze pedonali che con diverse caratteristiche spaziali e funzionali si relaziona alle molteplici
situazioni preesistenti. Le tre piazze che ritmano il lungo tema della passeggiata pedonale, sono infatti collocate nei punti più significativi: la Piazza delle vasche verdi in corrispondenza di un primo tratto commerciale, la Piazza della Loggetta antistante all’omonimo circolo ricreativo e l’ultima piazza collocata in corrispondenza di una seconda zona commerciale. In corrispondenza delle piazze, l’area pavimentata, si estende (mantenendo la stessa quota) sino a comprendere la carreggiata stradale per costituire un unicum col marciapiede contrapposto secondo una tipologia ormai largamente consolidata e utilizzata nei woonerf nordeuropei. Tale soluzione oltre a dilatare percettivamente la dimensione dello spazio, ne amplifica anche la sua connotazione e carattere principalmente pedonale inducendo negli automobilisti comportamenti più prudenti e rispettosi. Il sistema delle tre piazze è poi rilegato da una passeggiata pedonale arricchita da un secondo filare alberato che consente di percorrere l’intero sistema, passando da una parte all’altra della strada senza trovare mai ostacoli all’accessibilità o senza dover scendere a livello della carreggiata. Nell’insieme il sistema è caratterizzato da una grande varietà di situazioni spaziali, funzionali e di arredo che garantiscono molteplici possibilità di uso, svago e riposo in grado di soddisfare tutte le fasce di utenza nonché la possibilità di svolgimento anche di altre iniziative sociali quali feste di quartiere, mercatini, animazioni.
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progetto vincitore nuova costruzione
Nuovo Padiglione Accrediti Fortezza da Basso progetto Elio Di Franco Architetto committente Pitti Immagine srl impresa F.lli Giusti srl indirizzo viale Filippo Strozzi 1 Firenze periodo di progetto 2007 periodo di realizzazione 2007-08 foto di Arrigo Coppitz
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Realizzato in soli quattro mesi, questo manufatto dedicato alle funzioni di accreditamento per il pubblico in visita alle esposizioni accolte dalle fortificazioni cinquecentesche di Antonio da Sangallo il Giovane ha la capacità d’interpretare senza incertezza una condizione complessa. La stretta aderenza al tessuto storico, la posizione di snodo tra il centro espositivo e la città, il rapporto di prossimità con la Stazione Santa Maria Novella, la posizione prospiciente il viale denso di traffico automobilistico e la presenza del piazzale che da qualche anno sovrasta questa stessa arteria, definiscono un ambito straordinario, sul quale agiscono tuttavia condizionamenti di diverso peso e di non facile conciliabilità. A questi condizionamenti il progetto risponde con un linguaggio semplice e composto: un corpo parallelepipedo si stende orizzontalmente di fronte alle mura della Fortezza da Basso, in adiacenza all’accesso principale che conduce al microrganismo urbano costituito dagli edifici interni al grande pentagono. Il telaio metallico è perimetrato da una cortina vetrata che permette di intravedere la fine tessitura in mattoni che si staglia dietro al padiglione e che si riflette nel disegno realizzato dai piccoli listelli in legno stesi al suo interno, sull’ampio piano di calpestio. La reception si rivela come un generoso open space la cui continuità si interrompe soltanto in corrispondenza dei fusti d’albero che, preesistenti, svettano ora al suo interno. La posizione elevata rispetto al viale, la leggera colorazione delle metrature, l’acustica stessa dello spazio determinano un ambiente in qualche modo protetto eppure totalmente permeabile.
L’impressione è di trovarsi già all’interno della Fortezza. Il padiglione tende ad integrare il luogo e a scomparire alla vista per la leggerezza del telaio, esaltata da una riduzione dell’estradosso che non si mostra sui fronti, per il puntuale allineamento con il corso in pietra forte che cinge le mura. A ben guardare, il padiglione adotta una strategia che mimetica non è affatto. La sua abilità nel collocarsi in quel preciso luogo ha a che fare con la capacità di assumerne le caratteristiche e le qualità, di plasmarlo integrandone le funzioni, estendendone la spazialità senza tuttavia vestire l’intervento con elementi connotativi in eccesso.
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progetto vincitore nuova costruzione
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progetto menzionato nuova costruzione
Polo Pediatrico Meyer Nuovi rapporti tra architettura e tecnologia, tra costruito e natura, tra spazio e utenti, consapevolezza dello stretto legame tra ambiente e benessere psico-fisico, costituiscono le linee guida del recupero della storica Villa Ognissanti e del progetto del nuovo padiglione pediatrico. Le colline di Careggi e la stessa morfologia del lotto hanno suggerito le prime idee di progetto da cui deriva la soluzione mimetica che connota l’identità del Nuovo Meyer, realizzato in sintonia con il paesaggio e con la memoria del costruito storico: un dialogo che valorizza l’etica del costruire sostenibile e trasforma il nuovo ospedale in un brano di collina. L’innovazione culturale del polo pediatrico Meyer riguarda invece il trasferimento dell’analisi psico-sensoriale allo spazio architettonico con l’obiettivo di controllare i fattori stressogeni indotti dall’ospedalizzazione. A supporto del lungo percorso progettuale, Romano Del Nord ha curato la direzione scientifica di una ricerca multidisciplinare e la relativa pubblicazione, intitolata appunto, Lo stress ambientale nel progetto dell’ospedale pediatrico. Il concetto di architettura terapeutica, mutuato dall’evidence-based-design, guida scelte strategiche come quella di restaurare la palazzina d’ingresso e di valorizzare l’antico pergolato che si snoda nel parco, offrendo un percorso di relax psicologico prima di entrare in ospedale. Realizzato con cura artigianale, l’atrio d’ingresso è un innovativo spazio bioclimatico, che trasforma la sostenibilità in un linguaggio di materiali, luce e colori: il
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design dei pilastri portanti, reminiscente degli alberi del parco circostante, è una struttura in legno lamellare che supporta anche l’ancoraggio dei pannelli fotovoltaici integrati all’architettura dei prospetti. Un involucro concepito come una simbolica centrale per la produzione di energia elettrica, i cui valori possono essere controllati sul display sopra il desk dell’accettazione. Per spezzare il senso di isolamento e trasformare l’ospedale anche in un luogo di esperienza cognitiva per i bambini, gli spazi per la didattica e per il gioco rivestono un innovativo protagonismo progettuale che culmina nella ludoteca al piano ultimo con accesso esterno per attività di terapeutico giardinaggio. L’ambiente è aperto, colorato e soprattutto illuminato naturalmente dalla copertura vetrata che inonda di luce anche la galleria pluripiano su cui si affaccia tutta la distribuzione. Se in passato l’ospedale era considerato una macchina per guarire, oggi si ritiene che la centralità del paziente debba essere una priorità irrinunciabile. Con questo spirito, il Nuovo Meyer è un progetto pilota per realizzare un modello atipico che sia veramente l’ospedale dei bambini e cioè del futuro.
progetto Paolo Felli (capogruppo) / CSPE srl committente Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer impresa Itinera spa Gemmo Impianti spa Co.Ge.Pa. spa indirizzo via Pieraccini 24 Firenze periodo di progetto 1998-00 periodo di realizzazione 2000-07 foto di Alessandro Ciampi
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progetto selezionato nuova costruzione
Biblioteca Comunale La Biblioteca comunale di Greve in Chianti è collocata in un’area di ristrutturazione urbanistica, precedentemente occupata da edifici industriali dismessi, posta all’ingresso della città, in prossimità del torrente Greve. Il progetto indaga sulla possibilità di evocare e rileggere elementi del paesaggio attraverso l’architettura: il Chianti è un paesaggio mentale oltre che fisico, un paesaggio internazionalmente noto, congelato molto spesso in un’icona stereotipata. L’architettura della biblioteca fa propri gli elementi profondi del paesaggio, tentando di coglierne l’essenza estetica: i segni paralleli dei filari dei vitigni, che formano campiture di differente intensità che fanno vibrare le colline chiantigiane, vengono ricondotti dal progetto ad un’astratta geometria di linee e di intensità chiaroscurali, enfatizzata dall’impiego di un unico materiale, il cotto. L’immagine architettonica della biblioteca è riconducibile a due temi: la solidità del basamento, formato da blocchi in travertino e la leggerezza delvolume in terracotta sovrastante. Il basamento appare pesante, durevole, solido, ma al suo interno trova posto un ampio atrio d’ingresso a doppia altezza, il banco informazioni e prestito, mentre una grande scaffalatura alta due piani divide questo spazio dall’ufficio dell’amministrazione e da altri locali destinati ad attività di carattere culturale e ricreativo. Al piano superiore, all’interno del volume in cotto, si trova la sala di lettura, che si affaccia sul vuoto centrale a tutta altezza, garantendo lo
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svolgimento delle diverse funzioni in ambiti separati ma comunicanti visivamente tra loro. Nella sala di lettura il dosaggio della luce naturale e la sua diffusione in modo armonico, avviene attraverso l’utilizzo di pareti diaframma realizzate con elementi in cotto. Queste pareti si presentano ricche di fenditure, tessiture, e di ritmi chiaroscurali, dando vita ad un’affascinante variazione materica che arricchisce l’immagine complessiva dell’edificio. Un trattamento particolare che conferisce al volume superiore l’aspetto di una grande trina in terracotta, in grado di trattenere e riflettere la luce secondo un ritmo variabile sia in base all’articolazione delle pareti sui diversi lati dell’edificio, sia in base alle condizioni atmosferiche esterne. Al calare del sole il volume in cotto si accende internamente e svela in negativo la sua trama di vuoti e cavità, configurandosi come una grande lanterna, segno nel territorio.
progetto MDU Architetti committente Comune di Greve in Chianti impresa Edilfab srl indirizzo piazza Terra Madre Greve in Chianti periodo di progetto 2006-07 periodo di realizzazione 2007-11 foto di Pietro Savorelli
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Cabel Industry progetto Massimo Mariani Architetto committente Cabel Hoding impresa Edilsavy snc RDB indirizzo via della Piovola 138 Empoli periodo di progetto 2004-06 periodo di realizzazione 2006-08 foto di Alessandro Ciampi
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L’edificio, sito appena fuori dalla città di Empoli, è sede della Cabel Industry, azienda che produce e offre servizi e sistemi informatici per banche. Con una superficie di circa 4.500 m² su più piani, il progetto si inserisce all’interno di una piccola zona industriale stabilendo un nuovo rapporto dialettico con il tessuto produttivo locale e con il contesto naturale circostante. L’edificio, circondato dalla tipica campagna toscana, si sviluppa in orizzontale con due piani fuori terra e uno interrato. Sul fronte principale è protetto da una striscia di verde pubblico che corre parallelo alla strada. Si accede all’interno mediante passerelle sospese in cemento armato bianco su un ampio scavo che dà luce al piano interrato e crea un vuoto sottostante il livello zero, disegnato per ospitare mostre e installazioni. Di notte quest’area si trasforma in una piscina di luce, che stacca l’architettura dal terreno facendola galleggiare nell’oscurità. All’interno, il piano interrato ospita una tipografia e altri locali destinati ad iniziative di vario genere. Il piano terra è caratterizzato da spazi vetrati di varie tipologie, che vanno dall’open space
a piccole cellule isolate. Il piano primo invece ospita gli uffici direzionali e di rappresentanza, intervallati da un patio interno con piante grasse e da una terrazza affacciata sul fronte nord. Un unico segno risolve sia la forma dell’involucro edilizio che le finestrature, le spaccature degli accessi e la decorazione dei mobili. L’inserimento di elementi vetrati colorati, di giorno produce un cromatismo liquido che pervade gli interni, quasi in bianco e nero, mentre di notte il colore viene proiettato verso l’esterno in modo vivace a sottolineare le bucature, i tagli e le forme. L’edificio è costruito con elementi prefabbricati in calcestruzzo (protetti esternamente da tinteggiatura a smalto) e rivestito, in copertura e sulle testate, in alluminio grigio. Su tutta la copertura trova posto un sistema di pannelli solari fotovoltaici con tecnologia amorfo policristallino, sistemati in modo tale che dall’esterno niente è percepito. La superficie e la tipologia di impianto installato offrono una produzione complessiva di circa 150kW, con cui l’edificio raggiunge la quasi totale autosufficienza energetica.
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Nuovo ingresso dell’Ospedale di Careggi Il Centro Direzionale del Nuovo ingresso Careggi riveste un ruolo strategico sia come snodo urbano che come presenza architettonica nei confronti di Careggi e di Firenze. Posto all’estremità nord del comprensorio sanitario, il progetto assolve al ruolo di porta di accesso all'intero campus ospedaliero. Accoglienza: questa la parola d’ordine che ha guidato la progettazione della nuova struttura, il suo configurarsi come porta di accesso e contemporaneamente approdo a quella che viene considerata e vissuta come una vera e propria città della salute. Il Centro Direzionale è dotato di servizi per il cittadino, di strutture informative, universitarie e commerciali, per la prima volta centralizzate in unico sistema aperto alla città, fondamentale per l’accoglienza di tutti gli utenti, dei ventimila ingressi quotidiani tra pazienti, familiari, studenti e dipendenti. La piazza pedonale, con la grande copertura sorretta da esili colonne in acciaio, e la hall completamente vetrata, costituiscono il cuore dell’intero complesso e rappresentano il superamento dell’ospedale inteso come luogo chiuso, quasi ostile: il Nuovo Ingresso non è semplicemente una porta di accesso, è un luogo di passaggio, ma anche di incontro, una nuova piazza, una nuova loggia per Firenze. Una piazza coperta, nella grande tradizione urbana delle logge fiorentine.
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Il complesso, costituito da quattro volumi, accoglie gli uffici amministrativi e sanitari dell’Azienda, l’Università, la hall d’ingresso e il parcheggio. La grande copertura sovrasta i diversi edifici rendendoli un solo organismo. Al livello inferiore un patio parzialmente coperto accoglie un’area pedonale riservata ad attività commerciali e un auditorium da trecento posti. Le due piazze, superiore e inferiore, coperte dalla grande loggia, si articolano come un vero e proprio foro urbano dove le aperture, le grandi vetrate, gli specchi d’acqua, le riflessioni e le alte colonne, scandiscono lo spazio in un gioco di rimandi tra interno ed esterno.
progetto Ipostudio Architetti con CSPE srl e con Elio Di Franco Architetto committente AOUC / Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi impresa INSO spa indirizzo viale Pieraccini 17 Firenze periodo di progetto 1999-00 periodo di realizzazione 2002-10 foto di Pietro Savorelli
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Centro Empoli Coop progetto Adolfo Natalini / Natalini Architetti con Renzo Funaro e INRES Soc. Coop srl committente Unicoop Firenze Soc. Coop. arl impresa Consorzio Etruria indirizzo via Raffaello Sanzio 199 Empoli periodo di progetto 1998-04 periodo di realizzazione 2004-07 foto di Mario Ciampi
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Il nuovo centro è collocato sul bordo di un’area a sud-ovest del centro di Empoli, vicino alla ferrovia, così da lasciare un’ampia area a verde verso la strada. Il centro è posizionato all’estremità dell’area per far posto al parco, ed è sopraelevato per accogliere al di sotto quasi tutto il parcheggio necessario che altrimenti avrebbe ridotto drasticamente l’area verde. Il bordo del parco verso il centro è sollevato, con una sorta di argine verde, a schermare parzialmente il centro e il sottostante parcheggio, così da ridurre l’impatto visivo della costruzione, alla ricerca di un equilibrio tra naturale (il parco) e artificiale (la costruzione del centro). Il parco ha un disegno naturalistico, un pezzo di campagna trasformata in cui rimangono case sparse (ex coloniche) contornate di giardini ricchi di grandi alberi. Il nuovo centro ha la forma di un rettangolo con il lato verso il parco curvato come a seguir un fiume (e l’argine verde rinforza questa metafora). Questa lenta curva ha le due estremità segnate da corpi verticali, quasi due torri, una a pianta trapezoidale e l’altra circolare, due segnali che rendono visibile
nel territorio il centro e i suoi contenuti. Dai percorsi pubblici e dal parco si accede al centro con una grande rampa inclinata, intervallata da terrazze e giardini, che si trasforma in un ponte a superare la viabilità di servizio al parcheggio coperto. Dal ponte si accede alle due strade del centro: il grande portico e la galleria. Il portico ha una forma lunata: vi si affacciano gli spazi per l’artigianato. Una grande griglia metallica a maglie triangolari delimita la parte dell’edificio che si affaccia sul parco, quasi a formare uno schermo naturalistico, una sorta di gigantesco graticcio per rampicanti, o uno schermo di rami intrecciati. La griglia serve a delimitare il grande portico degli artigiani e a sostenere la copertura che l’ombreggia, nonché le due torri-segnale. Gli altri lati sono chiusi da grandi pannelli prefabbricati in cemento armato colorato in pasta, nei toni del coccio pesto, con un disegno in rilievo che continua quello della griglia. La galleria ha una forma ad “U”. Illuminata dall’alto da grandi shed, un ricordo delle fabbriche, si snoda tra il supermercato alimentare, le medie superfici, i negozi e i servizi. All’altra estremità della galleria, sotto la torre cilindrica, si apre una cupola conica dorata che ospita le aree per la ristorazione. Nei piani superiori della torre circolare sono situati uffici e attività pubbliche che si estendono anche in un corpo lungo sul bordo ovest dell’edificio. Il centro raduna figure dell’architettura della città: la strada, il portico, le torri, la piazza e la corte.
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progetto selezionato nuova costruzione
Anello di Val Marina Il complesso dell’ex cementificio di Val di Marina, ormai dismesso, rappresentava un fuori luogo in un’area parzialmente urbanizzata tra la stazione e il centro storico di Calenzano. Le condizioni di degrado urbanistico hanno imposto la necessità di un Piano di Recupero che, partendo da un’analisi dello stato di fatto, proponeva una riorganizzazione complessiva dell’area, con l’inserimento di un complesso residenziale con una piccola quota di attività terziarie di supporto e un grande spazio per attrezzature civili pubbliche. L’area costruita e l’area a verde si mantengono indipendenti l’una dall’altra, senza cercare difficili compromessi di integrazione. Il verde, elemento importante della parte inedificata, è presente anche nella zona residenziale. I parcheggi pubblici sono sistemati lungo viale Matteotti e a fianco della ferrovia, in posizione tale da rendere facilmente raggiungibili gli edifici, il parco e la stazione. I parcheggi privati di superficie, quota delle attrezzature terziarie e commerciali, sono ricavati nel controviale di via di Prato e al piano interrato. Il parco, i parcheggi, il costruito sono collegati fra loro da un sistema di percorsi pedonali nel verde. Il sistema del costruito si compone dell’edificio ad anello circolare delle residenze su cinque piani, del portico delle attrezzature terziarie e commerciali e di quelle civilipubbliche verso la stazione. L’edificio per le residenze ha una pianta regolare con una grande corte circolare alberata interna. La geometria dell’edificio è radiale, con i blocchi
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scala-ascensori a pianta triangolare che lo suddividono in blocchi rettangolari simmetrici. Il quarto piano, arretrato rispetto al perimetro interno, è dotato di ampie terrazze ricavate sull’interno e sulle testate dell’edificio. Tutti gli accessi degli appartamenti si aprono sulla corte circolare interna. La facciata verso la corte è regolare, forata dalle grandi logge sulle quali si aprono le vetrate dei soggiorni e le finestre delle cucine. I prospetti esterni sono scavati ai livelli superiori in corrispondenza dei gruppi scale evidenziando il volume dei blocchi residenza. La corte, elemento ordinatore dell’edificio, un grande spazio occupato al centro da un prato sopraelevato bordato da sedute circolari è collegato al livello sopraelevato del pianoterra attraverso un leggero declivio erboso intervallato da rampe pedonali. Il portico delimita l’edificio sull’esterno lungo viale Matteotti e lungo il parcheggio privato su via di Prato e rende possibile l’accesso privato all’edificio delle residenze a quello alle attrezzature terziarie e civili-pubbliche e un collegamento protetto tra via di Prato e la nuova stazione della metropolitana di superficie.
progetto Fabrizio Natalini / Natalini Architetti committente Istria soc. coop. Leonardo da Vinci soc. coop. Nomopao soc. coop. impresa Baldassini Tognozzi & Pontello indirizzo via di Prato Calenzano periodo di progetto 1995-04 periodo di realizzazione 2005-09 foto di Mario Ciampi
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progetto selezionato nuova costruzione
Ampliamento Scuola Stefanacci progetto Fabiocapanni workshop committente Comune di San Piero a Sieve impresa Edil F Due snc indirizzo via Trifilò 2 San Piero a Sieve periodo di progetto 2004-06 periodo di realizzazione 2006-08 foto di Christian Richters
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L’ampliamento della scuola Stefanacci a San Piero a Sieve in provincia di Firenze, si compone di un nuovo blocco atto ad ospitare spazi relativi alla didattica, alcuni locali da destinare alla segreteria ed una sala polivalente utilizzabile dagli utenti della scuola e dalla cittadinanza. L’edificio si configura essenzialmente come una compenetrazione di due volumi di matrice rettangolare, convenientemente disassati tra di loro a ricalcare gli allineamenti della scuola esistente ed il confine del lotto. La stereometria dei volumi e la loro articolazione compositiva, sono in vero mutuate dall’architettura tradizionale toscana e, in particolare, dall’architettura spontanea che punteggia le colline circostanti. In questa esatta cornice la luce è strumento privilegiato per animare superfici e formare spazi attraverso la contrapposizione dialettica fra una cortina muraria continua ed opaca e un volume intessuto di una varietà di bucature che infrange quella cortina e letteralmente vi si incastra. Se la massiva superficie di intonaco, rimembranza dei muri di delimitazione delle proprietà
delle ville della campagna circostante, viene interrotta, esclusivamente in corrispondenza dell’ingresso principale, da una tessile increspatura d’ombra che conduce all’interno dell’edificio, l’immagine del blocco finestrato che ospita gli uffici e i laboratori, tenta un’interpretazione del principio di necessità che informa l’architettura spontanea di quel frammento di paesaggio. La sequenza intermittente di bucature, ottenuta per arte di levare dalla presenza della massa muraria, è generata dal di dentro, calibrando dimensione e disposizione delle aperture in risposta all’uso degli spazi interni e, al contempo, temperata da un riferimento costante al carattere dell’opera, che coniuga il percorso dell’apprendimento e della conoscenza del bambino con la sua dimensione ludica. Il contrappunto tra le cornici in pietra serena e le superfici in intonaco è, infine, diretto riflesso di quell’armonia cromatica e materica dalla quale traspare l’anima severa ma cordiale di quei territori e delle loro genti. Il legame di assoluta interdipendenza che regola il rapporto tra i due volumi caratterizzanti l’intera composizione, pervade anche la spazialità interna dell’edificio e ne legittima una evidente tridimensionalità messa in opera tramite l’attento utilizzo della luce. L’intercapedine che si viene a formare tra il grande paramento murario e il blocco finestrato è concepita come prosecuzione dello spazio urbano e lega indissolubilmente l’edificio ai percorsi cittadini.
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Torre dell’acqua progetto Bruttini e Associati Gian Mario Aspesi / Ufficio Tecnico Comunale committente Comune di San Casciano Val di Pesa impresa Impresa Edile Centro Storico indirizzo piazza della Repubblica / viale San Francesco San Casciano Val di Pesa periodo di progetto 2007 periodo di realizzazione 2008-10 foto di Davide Virdis
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L’opera riguarda la ristrutturazione del piezometro comunale di San Casciano in Val di Pesa. L’intervento, voluto dalla Giunta comunale in carica negli anni 2005-09, doveva conseguire il duplice scopo di risanare la struttura ed ottenere — attraverso una parziale riconversione senza snaturarne l’originaria destinazione e la sua immagine urbana — un contenitore per eventi culturali e di promozione turistica. Ricostruita in periodo postbellico nelle forme attuali, sul sito di un precedente manufatto distrutto durante l’ultima guerra, la torre riacquistò la funzione di piezometro indispensabile a garantire la necessaria pressione per la distribuzione dell’acqua. Negli anni l’installazione di antenne per la telefonia mobile e di un ponteggio, montato a protezione della caduta di frammenti di calcestruzzo, ne compromise definitivamente l’aspetto. Il progetto di recupero, impostato su scelte di carattere ingegneristico, ha previsto la verifica sismica della struttura, la ricostruzione del calcestruzzo deteriorato per effetto della carbonatazione, il rinnovo dell’impiantistica idraulica e la ricollocazione delle emittenti telefoniche. Vista la posizione di crinale, la struttura è stata dotata all’apice una terrazza panoramica. Alla terrazza si accede con un ascensore esterno in acciaio e vetro che, scorrendo nel vuoto, accentua l’effetto scenico e conduce in cima alla torre (alta circa 35 metri) dove lo sguardo abbraccia, a 360 gradi, l’intero territorio del Chianti ed oltre, spaziando su spiccate valenze architettoniche e paesistiche, dalla cupola del Brunelleschi alle Alpi Apuane. Il progetto così concepito è stato approvato
nel mese di maggio 2007 ed i lavori, iniziati l’anno successivo, pur con andamento irregolare per le difficoltà di coordinamento fra Comune, Telecom, Publiacqua, Infracom, hanno conseguito risultati indubbiamente apprezzabili sotto il profilo esecutivo. Le lavorazioni in acciaio e vetro sull’esterno del manufatto caratterizzano l’intervento di restauro. Per non negare al visitatore il senso dello spazio e accompagnarlo in modo diretto nell’ambiente con effetti di leggerezza e trasparenza, la terrazza è stata protetta con una parete vetrata composta da una superficie poliedrica le cui singole facce sono sorrette da lame in acciaio inox. La torre, localizzata in un pregevole contesto urbano fra i giardini pubblici e il Monastero delle Clarisse, era isolata all’interno di un’area interdetta al pubblico, invasa da vegetazione infestante, occupata da container ed apparati tecnologici in contrasto con la situazione circostante. L’area, recuperata sotto il profilo del verde pubblico, risulta ora connessa e fruibile nell’ambito dei giardini. L’estrema modernità della realizzazione è mitigata dall’uso di materiali tradizionali, come il piano di copertura e calpestio in tavolato ligneo, le pavimentazioni della zona d’ingresso, del vialetto di accesso e di collegamento con il sagrato realizzate in pietra forte con vecchie bozze di recupero. Una considerazione merita l’incidenza della torre sul paesaggio. Assurta a simbolo nello skyline del Chianti, come una vecchia torre di avvistamento che compare inaspettatamente, dopo una curva o dietro un cipresso, dotata di telecamere di controllo, è stata investita anche del ruolo di sorveglianza del territorio risultando un mezzo particolarmente efficace nelle segnalazioni degli incendi.
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Salone delle Feste Palazzo Capponi Palazzo Capponi all’Annunziata, fatto erigere dal 1702 dal marchese Alessandro Capponi su disegno di Carlo Fontana, fu completato da Ferdinando Ruggieri e decorato dai maggiori pittori del periodo fra i quali Bonechi e Sagrestani. Nel 1788 passò a alla famiglia Capponi e nel 1920 ad Egisto Paolo Fabbri, collezionista d’arte. La quadreria del palazzo vide così accostati maestri antichi e d’avanguardia e divenne modello per la generazione successiva di pittori toscani come Ottone Rosai e Ardengo Soffici. Successivamente il palazzo fu frazionato in più unità con una serie di interventi impropri. Il Salone da Ballo fu separato dalla Galleria, privandolo così del trionfo di luce e colori del Giardino. L’intervento di restauro degli architetti Melucci e Nardini ha restituito unitarietà al corpo centrale del piano nobile ricreando la sequenza originale giardino-salone-galleria-giardino, voluta dall’architetto Fontana, alla ricerca della perfetta compenetrazione tra il costruito e lo spazio esterno. Contemporaneamente alle opere di puro restauro del monumento (rimozione di tutti gli elementi incongrui e deturpanti e attento recupero degli affreschi e degli apparati decorativi) si è operato per dotare gli spazi di impianti e servizi che ne permettono un utilizzo vario e articolato anche in presenza di un numero elevato di persone. Sfruttando i numerosi passaggi esistenti nelle antiche murature, si è realizzato un complesso sistema impiantistico completamente invisibile e stagno che tutela il monumento da perdite accidentali.
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L’impianto di illuminazione è stato studiato per garantire la fedeltà dei colori degli affreschi e per permettere la creazione degli scenari più appropriati all’uso. La lanterna del vano scala e le applique del salone, andate perdute, sono state riprodotte su modello delle originali. I terminali interni degli impianti, concentrati all’interno di elementi di arredo appositamente disegnati, non interferiscono con la decorazione delle sale. Pannelli multimediali mobili consentono di regolare microclima, illuminazione, fonti sonore e apparecchi multimediali. Il cuore del palazzo è nuovamente a disposizione della città per mostre temporanee, corsi di formazione e convegni (anche in videoconferenza), feste private, sfilate di moda, concerti, ritrovando così quella funzione pubblica che soltanto una destinazione di questo tipo poteva garantire ai giorni nostri. L’avanzata tecnologia multimediale utilizzata durante gli eventi fa si che convivano con successo la classica decorazione dell’involucro ed elementi fortemente contemporanei dell’allestimento.
progetto Melucci e Nardini Architetti Associati committente Paola Pispini srl impresa Ditta Giovanni Masini & Figli srl indirizzo via Gino Capponi 26 Firenze periodo di progetto 2003 periodo di realizzazione 2003-04 foto di Arrigo Coppitz
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Centro Oncologico Fiorentino progetto Paolo Felli (capogruppo) / CSPE srl committente Europrogetti impresa C.P.F. Costruzioni spa indirizzo via Ragionieri 101 Sesto Fiorentino periodo di progetto 2000-05 periodo di realizzazione 2005-09 foto di Alessandro Ciampi
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L’intervento di Villa Ragionieri affronta la progettazione di un moderno centro sanitario ad alta specializzazione che riguarda il restauro e il recupero di una preesistenza storica. La difficoltà di far dialogare antico e nuovo è acutizzata dal pregio paesaggistico del luogo alle pendici del Monte Morello e dalla necessità di inserire, in un contesto di valore storico ed ambientale, tutta l’alta tecnologia indispensabile al funzionamento di un moderno centro di ricerca biomedica. Il nucleo originario, risalente al Trecento con la denominazione Fonte Nuova o la Torre, ha subito nei secoli ampliamenti e superfetazioni che hanno configurato i due complessi della casa da signore quattrocentesca e della cappella seicentesca. Nel Secondo Dopoguerra, gli spazi della villa furono sostanzialmente modificati per accogliere una casa di cura. La struttura viene successivamente acquisita dalla società Fondiaria-SAI per realizzare un polo sanitario di ultima generazione. Nel 2000, quando iniziano i rilievi, il complesso si trova in stato di abbandono e di avanzato degrado. Il restauro ha quindi inizialmente
previsto le demolizioni delle superfetazioni, riportando in vita l’impianto seicentesco a corte. Alla preesistenza si affiancano i nuovi volumi dell’ampliamento che adotta strategie mirate a ridurre l’impatto ambientale con accorgimenti come coperture verdi, modellazioni del terreno ed allineamento dei colmi che enfatizzano la continuità tra antico e nuovo, costruito e natura. La cappella ed il corpo principale della villa sono stati recuperati all’insegna del minimo intervento, mirato cioè ad una rifunzionalizzazione di supporto alle attività sanitarie specialistiche che prevede attività ambulatoriali, amministrative, per la didattica e la ricerca. Il restauro filologico si unisce quindi ad una rimodellazione degli interni al fine di creare spazi che facilitino la comunicazione tra operatori. All’interno di una complessa struttura sanitaria come il Centro Oncologico Fiorentino, la distribuzione non è solo un susseguirsi di percorsi ma assume una connotazione psicologica in cui confluiscono i concetti di cognizione spaziale e interazione dinamica fra il luogo e chi lo abita. è con questa logica, che Paolo Felli definisce la hall come «un giunto volumetrico, luminoso e trasparente, realizzato con materiali leggeri che consentono di percepire i cambiamenti della luce durante il giorno e le stagioni». Uno spazio che non è quindi una semplice cerniera tra la fabbrica antica e la nuova, ma un luogo con una sua valenza architettonica in grado di istaurare un dialogo con il tempo, il territorio e la storia.
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Palazzo Pretorio Il progetto di restauro funzionale del Palazzo Pretorio di Barberino di Mugello ha coinvolto l’edificio e il suo resede con una serie di interventi atti a restituire gli spazi alla comunità, oggi sede della biblioteca comunale, con zone espositive e di accoglienza, oltre ad una sala polivalente. La tessitura muraria su piazza Cavour era caratterizzata da una trama di intonaco a finto bugnato probabilmente di fine Ottocento/inizio Novecento e presentava numerose lacune e notevoli aree di distacco, mentre gli stemmi documentari di governo podestarile, in pietra locale, si trovavano in pessimo stato conservativo, con fenomeni disgregativi tali da compromettere la decorazione scultorea. Lo stato conservativo dell’intonaco ha condotto ad una ricostruzione sistematica utilizzando la stessa composizione della malta, mentre la tessitura è stata ricostruita utilizzando stampi di legno. L’intervento sull’apparato decorativo in pietra ha previsto il fissaggio dei fenomeni di instabilità, la pulitura superficiale, l’applicazione di biocidi, la ricostruzione di piccole lacune e il trattamento protettivo. Sono stati inoltre inseriti nuovi infissi per le finestre dei piani primo e secondo, restaurati i portali e ripristinati i sistemi di smaltimento delle acque. Gli interni del palazzo risultavano pesantemente compromessi a causa di parziali interventi degli anni Ottanta. L’immobile era composto da un corpo di fabbrica principale, sviluppato su tre livelli, e da un corpo annesso su due livelli. I collegamenti
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verticali erano costituiti da una ripida scala con gradini in pietra serena, che è stata recuperata. Per mantenere l’unitarietà del corpo principale le funzioni di servizio sono state distribuite all’interno di un nuovo oggetto architettonico, al posto dell’edificio annesso. Gli ambienti sono stati pavimentati in pietra serena, mentre i solai in legno sono stati tinteggiati a calce. Al piano secondo le murature interne, ricostruite durante gli interventi degli anni Ottanta, sono state rimosse per dare spazio all’ambiente unico della sala polivalente, ottenuta grazie all’inserimento di due capriate lignee, che sostengono la copertura tinteggiata a calce sia sugli elementi lignei che sul pianellato in cotto, creando un’atmosfera morbida e piacevole. Il nuovo blocco servizi è connotato da una vetrata continua, caratterizzata da una texture che richiama l’ambiente naturale dove l’immobile è inserito, che proietta all’interno della struttura la sua sagoma mossa, proprio come l’ombra degli alberi.
progetto Arcabi Associates committente Comune di Barberino di Mugello impresa Costruzioni Spagnoli spa indirizzo piazza Cavour 36/37/38 Barberino di Mugello periodo di progetto 2005-08 periodo di realizzazione 2009-11 foto di Arcabi Associates
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progetto selezionato restauro
Riva Lofts progetto Claudio Nardi Architects committente MC Details indirizzo via Baccio Bandinelli 94f Firenze periodo di progetto 2004 periodo di realizzazione 2004-06 foto di Carlo Valentini
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Già dal 1880 il complesso di edifici, adagiati lungo il fiume, appena fuori dal centro storico e di fronte al Parco delle Cascine, era un opificio, trasformato poi in laboratori artigianali, e poi, dal 1999, nell’atelier dell’architetto Claudio Nardi. Le caratteristiche architettoniche degli edifici, pur non presentando elementi di rilievo, possono essere considerate peculiari della tradizione povera dell’architettura fiorentina. Un insieme di strutture solide, in pietra a vista, un po’ archeologia industriale, un po’ fattoria, una vocazione alla trasformazione, all’essere dentro e fuori dalla città. Lo stato di conservazione degli edifici ha reso necessario un radicale intervento di risanamento delle murature in pietra, di ripristino delle coperture e di messa a norma degli impianti effettuati nel rispetto della struttura portante storica e delle preesistenze di valore che sono state conservate, mentre i nuovi interventi sono stati realizzati con materiali leggeri e contemporanei, come il ferro e vetro del box di collegamento tra i due edifici. L’idea era quella di farne una dimora, con un forte profumo di passato e con una viva curiosità
verso l’esterno, quello della contemporaneità, quello delle altre culture, di altri luoghi, di altri tempi. Una dimora aperta, anzi appunto dedicata agli ospiti, dove si sommano, all’architettura storica dell’opificio, tracce di architettura e design contemporaneo, in una sovrapposizione leggera ma determinata. Nove appartamenti si sviluppano in volumi articolati, sempre diversi, per forma, posizione, finiture, in cui si fondono, in un mix leggero e naturale, istintivo, arredi antichi, del primo Novecento, di modernariato anni Cinquanta e Sessanta, tradizione e contemporaneità, materiali vecchi e nuovi, legno e corian, come le cucine disegnate dallo stesso Claudio Nardi. Ogni appartamento ha una sua speciale relazione con lo spazio esterno, il parco, il fiume, il giardino, attraverso il gioco delle terrazze, degli affacci sulle stradine interne o verso la piscina, minimale, astratta, in pietra arenaria bianca. Nell’edificio adiacente alla strada, lasciato invariato nella sua organizzazione spaziale interna, sono stati sistemati la hall, una sala riunioni e la sala comune dove è stata ripristinata la volta a botte e le pareti in pietra su cui si spicca il rigoroso volume bianco del camino con pannellatura di cartongesso.
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progetto selezionato restauro
Ristorante alle Murate Lo spazio che dal Trecento al Quattrocento rappresentava il potere della corporazione dell’Arte dei giudici e notai, accoglie adesso un ristorante esclusivo. Sviluppato su tre livelli, il progetto è consistito nel mettere in relazione e far convivere il passato, così presente, con delle funzioni altre, che richiedevano inevitabilmente un linguaggio contemporaneo. Dall’ingresso, in via del Proconsolo, si entra in un ambiente dedicato all’aperitivo, disegnato sui lati da una boiserie in rovere che si stacca dai muri in pietra per accogliere una serie di tavolini serviti da pouf e divani. Per poi passare, attraverso un breve corridoio che delimita ai lati il guardaroba e l’ufficio con grandi ante scorrevoli, nel magnifico spazio a doppia altezza con soffitti a volte affrescati e una passerella che corre leggera e sottile lungo il perimetro. La passerella che risolve molti problemi strutturali e impiantistici, consente un’emozionante visione ravvicinata degli affreschi e, in basso, si appoggia su pareticontenitori in legno di rovere con fessure in vetro diffusore retroilluminate che nel disegno ricordano il bugnato irregolare degli edifici fiorentini. In fondo alla prospettiva che si scorge dall’ingresso, una vetrata, accarezzata da una lama d’acqua che si raccoglie in un piano concavo in legno, lascia intravvedere la parte della cucina dedicata alla preparazione dei piatti. L’acqua è una citazione degli elementi legati alla funzione più antica del luogo. Quando i tintori fiorentini lavoravano utilizzando l’acqua che
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scorreva proprio dove oggi si vivono ben altre piacevoli emozioni, ai tavoli di questo ristorante speciale. Il ciclo di affreschi trecenteschi presenti sulle volte a crociera e sulle pareti laterali della Sala delle Udienze (Aula Major) al piano terra, con il restauro conservativo improntato alla massima cautela, sono tornati all’originaria lettura della grande rappresentazione politicourbanistica della città. In un bellissimo cielo azzurro con stelle dorate ad otto punte, svetta l’immagine circolare di Firenze stretta nelle mura di Arnolfo di Cambio con le quattro porte, le torri ed il fiume Arno al di sotto che sguancia nelle vele, all’interno, in fasce concentriche, sono rappresentati i 21 simboli delle Arti in formelle in stile ghibertiano, quelli dei quartieri e nel centro i simboli della città, del popolo, della parte guelfa e delle comunità congiunte di Firenze e Fiesole. L’affresco è del 1366, opera di Jacopo di Cione, fratello dell’Orcagna. Nelle vele, intorno alle mura, sono ricomparse rappresentate da figure alate con corona e cartiglio, le quattro Virtù Cardinali: Giustizia, Fortezza, Temperanza e Prudenza.
progetto Elio Di Franco Architetto committente Umberto Montano impresa Prato Magno Restauri Edili indirizzo via del Proconsolo 16 Firenze periodo di progetto 2005 periodo di realizzazione 2006 foto di Nathalie Krag
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progetto selezionato restauro
Villa unifamiliare progetto Daniela Bianchi Alessandro Marcattilj / AMDB-architetti impresa Intre srl indirizzo Vinci periodo di progetto 2003 periodo di realizzazione 2003-05 foto di AMDB-architetti
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L’esigenza di riqualificare esteticamente l’immobile nasce dalla necessità di sottolineare i valori del contesto naturalistico nel quale è inserito e dall’esigenza di compiere delle scelte progettuali in grado di ridefinire il linguaggio architettonico della costruzione, così come anche suggerito dalle norme di piano, secondo i temi, le logiche e le linee tipiche del territorio agricolo toscano. Il raggiungimento di un così importante obiettivo ha comportato una serie di analisi e ripensamenti su quanto già esistente con la sola certezza di non potere ignorare quanto precedentemente realizzato né di poterlo ricondurre verso le tipologie tradizionali senza con ciò potere evitare la creazione di un falso storico. Da qui è maturata l’esigenza di convogliare le indispensabili scelte progettuali per la riqualificazione di questa casa, verso un’architettura in grado di sintetizzare mediante gli elementi ed il linguaggio della contemporaneità, i temi, le logiche e le linee che, a nostro parere, sono alla base della cultura costruttiva toscana. L’interpretazione della normativa vigente e la necessità di sottolineare la compenetrazione
tra architettura e paesaggio hanno portato ad un generale riordino dei prospetti anche in funzione di un diverso rapporto previsto nei confronti delle aree pertinenziali, viste non più come aiuole ornamentali, ma come vere e proprie estensioni verso l’esterno degli ambienti abitati. All’involucro edilizio così ottenuto, libero degli elementi di disturbo preesistenti, si sono potute aggiungere delle strutture architettoniche di completamento le quali, di volta in volta, sono state utili per qualificare e migliorare la vivibilità dei vari ambienti della casa. Anche per la realizzazione della volumetria in ampliamento, destinata alla creazione di una zona fitness per la piscina, è stato previsto un inserimento discreto attraverso l’interramento del volume al di sotto del terrazzamento del lato sud della villa e la formazione di un prospetto interamente vetrato che ne dissolve l’impatto visivo del fronte. Gli ambienti interni, attualmente suddivisi da tramezzature in mattoni forati, sono stati completamente rivisti e ridistribuiti in funzione delle varie specifiche necessità, mantenendo tuttavia la naturale suddivisione tra zona giorno e zona notte esistente, sottolineata dal leggero cambio di quota dei solai di calpestio che, all’esterno, è evidenziata dal rivestimento lapideo di facciata eseguito in lastre di pietra di Vicenza.
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progetto vincitore opera prima
Piazza Garibaldi progetto Neostudio committente Comune di Lastra a Signa impresa Società Ligure Consortile indirizzo piazza Garibaldi Lastra a Signa periodo di progetto 2004-07 periodo di realizzazione 2009-10 foto di Anna Positano
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Il grande vuoto di origine militare e oggi decadente cuore del centro storico di Lastra a Signa, si presenta di per sé già ricco di tracce e qualità specifiche al punto tale da non prevedere, per la sua riqualificazione, l’inserimento e sovrapposizione di una nuova ed ulteriore figura. Quello che ha orientato il progetto è stato un tentativo di misurazione, al fine di riscattare le qualità intrinseche e per lo più latenti del luogo, quali, ad esempio, la relazione con i tracciati esistenti e con il paesaggio circostante, la qualità degli edifici che vi si prospettano e, non ultimi, i lievi dislivelli che raccordano le varie quote di campagna. Quanto fatto non è molto differente da quello che fece Richard Serra nel 1970, quando, incastonando in un terreno nei pressi di King City delle lame di acciaio arrugginito, riuscì a descrivere un luogo, fino a quel momento opaco e di difficile lettura. In maniera del tutto analoga, il progetto per piazza Garibaldi prevede l’inserimento di elementi lineari che ricompongono un disegno unitario e che — correndo orizzontali — definiscono relazioni continue con il luogo esplicitandone le qualità altimetriche. La spiccata materialità anche dei piani orizzontali, è determinata dall’intenzione di rimarcare ulteriormente le differenti spazialità che vengono così a configurarsi in diretta corrispondenza degli edifici più significativi qualificando ambiti destinati al gioco, al mercato, all’arena estiva. Una sequenza di oggetti stereometrici, il sistema delle fontane, aprono visuali ad ampio raggio e si pongono come veri e propri dispositivi relazionali, anche verso l’unico varco aperto nei confronti del paesaggio dove la torre
polifunzionale ne determina la soglia. Quello che ne deriva è una nuova piazza dal carattere aperto e permeabile, ma al contempo definita ed organizzata. Il pratone è pensato come un luogo protetto che favorisca il ritrovo, la sosta attrezzata, il gioco all’aperto per i bambini oltre che assicurare zone d’ombra e relax durante la stagione estiva. La parte centrale della piazza, il mercatale, corrisponde ad uno spazio ampio connotato da un carattere di maggiore polivalenza per la flessibilità con la quale può accogliere lo svolgimento di molteplici attività quali il mercato settimanale, sagre, eventi fieristici, brevi soste veicolari o semplicemente consentire il passaggio pedonale. Il mattonato recupera un’antica tradizione presente sulla piazza ad inizio Novecento connessa alla sosta ed al passeggio e, con il sistema delle vasche d’acqua, si pone come elemento di connessione tra la piazza, lo spedale e la retrostante arena. Quest’ultima è progettata per lo svolgimento, nella stagione estiva, del tradizionale cinema all’aperto, mentre nella stagione invernale diviene spazio pubblico attrezzato, a diretto contatto con il nuovo archivio della biblioteca e lo spedale.
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planimetria generale dell’intervento
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progetto vincitore opera prima
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sezione e prospetti di uno degli oggetti stereometrici
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progetto selezionato opera prima
Hair Glamour In un fondo totalmente ristrutturato in piazza Matteotti a Empoli, nasce un nuovo spazio eclettico, fresco, dedicato al benessere e alla bellezza, allo stile, concepito per chi vuole riappropriarsi del proprio tempo. Il progetto è stato pensato per una committenza quasi totalmente al femminile. Per questo le linee moderne si sposano con materiali tipo pietra e legno, rendendo lo spazio accogliente e al tempo stesso elegante.
progetto Federico Mei e Iacopo Brogi committente Monica CalĂŹ impresa Proietti Pavimenti Studio di interni Mazzoni indirizzo piazza Matteotti 54 Empoli periodo di progetto 2009 periodo di realizzazione 2009-10 foto di Studio oxi
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progetto selezionato opera prima
Artwood Showroom progetto LDA.iMdA Architetti Associati committente Artwood srl impresa Artwood srl indirizzo via Brodolini 4 zona industriale Pesciola Castelfiorentino periodo di progetto 2010 periodo di realizzazione 2010 foto di LDA.iMdA Architetti Associati
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Un opificio in disuso e l’esigenza di portarvi all’interno un nuovo mondo contemporaneo, sono i moventi che hanno portato alla reinterpretazione di uno spazio altrimenti dismesso. Second life è un’operazione filosofica e non solo, che permette di individuare, migliorandoli, edifici in disuso inventando per loro una nuova vita. Con questo concetto nasce lo spazio espositivo Artwood, il legno vissuto in maniera artistica, dove il prodotto vuole essere protagonista, principalmente vissuto e non solo venduto. Lo spazio è concepito come un accampamento nel bosco. Il bosco è ciò che fornisce il legno così da creare quasi un’operazione di ritorno alle origini denunciata anche dal logo stesso, ridisegnato per l’occasione in modo da adeguarsi al nuovo progetto, dove si intuisce il prendere forma della casa dalla natura. La volontà di annullare la presenza del contenitore generante, mantenendo comunque la struttura originaria, porta a utilizzare il nero sui soffitti e sulle pareti smaterializzando così i confini dell’edificio, che si fonde con l’aria scura di una notte estiva. Il velo nero della tenda, che risolve
tecnologicamente anche funzioni architettoniche con il principio del massimo risultato con il minimo sforzo, è concepito come un limite da superare che permette il formarsi di un luogo interno diverso. Attraversando l’unico varco nel tendone voluttuoso ci si trova in una zona che per percezione sensoriale appare come un mondo parallelo. Lo spazio è punteggiato da volumi deformi volontariamente dispersi sotto un cielo stellato (il soffitto nero costellato da luci) la cui dislocazione permette al fruitore di muoversi come in un luogo aperto privo di confini. Sulla lunga parete posteriore si intravede l’immagine retroilluminata di un vivido bosco a tutta parete e a tutt’altezza così da riportare direttamente alla memoria un’autenticità naturale che si respira anche negli oggetti prodotti. Artwood è concepito come uno spazio aperto con una serie di episodi che si raccontano per gli arredi, dove i contenitori sono contenuti e le strutture diventano espositori ribaltando così la comune concezione di spazio/mostra. La volontà di creare spazi con relazioni variabili tra loro crea una diversa fruizione/relazione del visitatore con lo spazio espositivo. Troviamo, infatti, luoghi di sosta e di percorso inusuali e inaspettati. All’interno di ogni volume vi sono spazi di arredo dimostrativo, zona uffici, zona ricevimento clienti e servizi. Passeggiare, sostare e vivere l’interno di questo edificio riesce a far perdere il senso di un luogo dedicato al commercio portando la visita più su un piano esperienziale che commerciale.
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opere vincitrici
opere menzionate
opere selezionate
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allestimento e interni
Nail Beauty Bar
progetto Tommaso Buoncristiano Architetto committente Isla Magica srl impresa La Falegnameria srl
indirizzo via Aretina 101, Firenze periodo di progetto 2010-11 periodo di realizzazione 2011
Casa BF
progetto Alessandro Buccioni Architetto committente Barbara Felleca impresa Felleca
indirizzo via Pisana 203, Firenze periodo di progetto 2007-08 periodo di realizzazione 2008-09
Centro Tecnico Federale Luigi Ridolfi
progetto Studio Lugaresi Pellegrini committente Federcalcio srl impresa Mannelli spa / Ceccotti Arredi
indirizzo viale Gabriele D’Annunzio 138, Firenze periodo di progetto 2003-04 periodo di realizzazione 2004-06
Allestimento Sale 1° piano, Galleria dell’Accademia progetto Giancarlo Lombardi Architetto committente Ministero per i Beni e le attività Culturali / Soprintendenza per i beni Architettonici, Paesaggistici, indirizzo via Paisiello 8-12, Firenze Storici, Artistici, ed Etnoantropologici / periodo di progetto 2003-04 Galleria dell’Accademia Firenze impresa Opera Laboratori Fiorentini spa / Targetti spa periodo di realizzazione 2005-08
Sede del Centro Servizi Borgo dei Greci progetto Angelo Romeo Architetto con Aldo Cappa Marchello Architetto committente Centro Servizi Borgo dei Greci srl impresa Co.res.ca. sas / Progetto ufficio srl
indirizzo via Ugo Foscolo 9-11, Scandicci periodo di progetto 2005-06 periodo di realizzazione 2006-07
Fashion Store Sisley
progetto Arcabi Associates impresa Polito Costruzioni srl
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indirizzo via Roma 11r, Firenze periodo di progetto 2010-12 periodo di realizzazione 2012
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Scala di Ponente dei nuovi Uffizi
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progetto Adolfo Natalini / Natalini Architetti con S.IN.TER srl / Alessandro Chimenti / Alessandro Moroni committente Ministero per i Beni e le Attività Culturali / Direzione Generale per i Beni indirizzo piazzale degli Uffizi, Firenze Architettonici e del Paesaggio periodo di progetto 2003-05 impresa Grandi Uffizi Soc. Consortile arl periodo di realizzazione 2008-11
Nuova reception per studi televisivi a Campi Bisenzio progetto Antonio Saporito Architettura+Design committente TVR teleitalia impresa Tanini Lavori
indirizzo via del Biancospino 29B Capalle, Calenzano periodo di progetto 2003 periodo di realizzazione 2003
Luisa via Roma
progetto Claudio Nardi Architects committente Luisa via Roma spa impresa Immobiliare 2000 srl
indirizzo via Roma 21r, Firenze periodo di progetto 2007 periodo di realizzazione 2007-08
Lo spazio re-inventato
progetto Valeria Galletti
periodo di progetto 2009 periodo di realizzazione 2009-10
Edicola all’interno del Nuovo Palazzo di Giustizia di Firenze progetto Studio Architettura Donato Sabia committente Libreria edicola “parole parole” di Gianna Tomasiello impresa Asteco Industria srl
indirizzo viale Guidoni, Firenze periodo di progetto 2011 periodo di realizzazione 2011-12
Caffè ristorante Oibò
progetto André Benaim Architetto committente Peruzzi Lounge srl impresa Fratelli Lepri snc
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indirizzo Borgo dè Greci 53r, Firenze periodo di progetto 2007 periodo di realizzazione 2007
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Nuovo Caffè Finisterrae
progetto Mimesi 62 Architetti Associati committente Francesco Caserta / Colin Russell impresa Edilmonta / Woodwork srl / Aries srl
indirizzo piazza Santa Croce 13-14r, Firenze periodo di progetto 2011-12 periodo di realizzazione 2011-12
Ristorante Kome
progetto Carlo Caldini Architetto committente Kome srl
indirizzo via dei Benci 41r, Firenze periodo di progetto 2006-07 periodo di realizzazione 2006-07
Residenza studio
progetto Stefano Gambacciani Architetto committente Stefano Gambacciani Architetto
indirizzo via Pier Capponi 61, Firenze periodo di progetto 2010 periodo di realizzazione 2010-11
Sedi del Consiglio Regionale della Toscana
progetto Giorgieri Studio committente Regione Toscana impresa Italspine snc / AR.TE. Soluzioni Integrate srl
indirizzo via Cavour 2-4-26, Firenze periodo di progetto 2003-06 periodo di realizzazione 2004-07
Vertigo Europe
progetto Elio Di Franco Architetto committente European University Institute impresa Impresa Machina srl
indirizzo Cortile di Michelozzo, piazza della Signoria 1, Firenze periodo di progetto 2011 periodo di realizzazione 2011
Koko Japanese Restaurant
progetto PLS design committente Ottosushi srl impresa Art Arredamenti srl
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indirizzo piazza Ferrucci, Firenze periodo di progetto 2009-10 periodo di realizzazione 2010-11
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ChiantiBanca, prototipo nuova immagine, filiale di Mercatale progetto Melucci e Nardini Architetti Associati committente ChiantiBanca C.C. soc. coop. impresa Global Costruzioni srl
indirizzo via De Nicola 1, Mercatale Val di Pesa periodo di progetto 2010 periodo di realizzazione 2011
Box House
progetto Alessandro Capellaro Sabrina Bignami / b.arch committente Alessandro Capellaro
indirizzo piazza Puliti 15c, Firenze periodo di progetto 2008 periodo di realizzazione 2009
architettura del paesaggio
Sistemazione a verde lungo la linea tramvia Firenze-Scandicci progetto studio naturaProgetto committente Ataf impresa a carico del Comune di Firenze e del Comune di Scandicci / CIET
indirizzo linea tranviaria Firenze-Scandicci periodo di progetto 2004-10 periodo di realizzazione 2004-10
Piazza Istria
progetto Breschi Studio committente Comune di Firenze impresa Vescovi Renzo spa
indirizzo piazza Istria, Sorgane, Firenze periodo di progetto 2005-06 periodo di realizzazione 2007-08
Banca del Chianti Fiorentino progetto Ipostudio Architetti committente Banca di Credito Cooperativo del Chianti Fiorentino impresa Gheri Costruzioni
indirizzo viale Giovanni XXIII, Sambuca, Tavarnelle Val di Pesa periodo di progetto 1996-98 periodo di realizzazione 1998-02
San Pellegrino, mitigazione ambientale della AV Firenze-Bologna
progetto Rossiprodi Associati srl committente Consorzio CAVET impresa Consorzio CAVET
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indirizzo Valle del San Pellegrino, Firenzuola periodo di progetto 2005-06 periodo di realizzazione 2007-11
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Nuova Piazza di Varlungo progetto Massimo Guidi (capogruppo) / Giuseppe Giusto / Antonella Maggini / Domenico Pagnano / Luciano Solari indirizzo via Aretina, Firenze committente Comune di Firenze / periodo di progetto 2005-06 Direzione Servizi Tecnici periodo di realizzazione 2007-09 impresa Varvarito Lavori srl
La nuova Strada Nova, recupero urbano di via Cavallotti
progetto Nuti e Pretini Architetti Associati committente Comune di Sesto Fiorentino
indirizzo via Cavallotti, Sesto Fiorentino periodo di progetto 2008-09 periodo di realizzazione 2010-11
nuova costruzione
Laboratorio didattico per il Museo della CiviltĂ Contadina progetto Ufficio Progetti / Unione Montana dei Comuni del Mugello committente ComunitĂ Montana Mugello impresa MugelloCave / Edilfantasy / Barbierato sas
indirizzo Grezzano, Borgo San Lorenzo periodo di progetto 2003-04 periodo di realizzazione 2009-10
Nuova Chiesa e Centro Polivalente Avventista
progetto Mauro Andreini committente I.A.C.B.
indirizzo via del Pergolino 1, Firenze periodo di progetto 2001-03 periodo di realizzazione 2003-07
Centro Infanzia Adolescenza e Famiglia
progetto Studio Lugaresi Pellegrini committente Comune di Rufina impresa Co.Ar.I.E.Coop
indirizzo via Guido Rossa, Rufina periodo di progetto 2006-08 periodo di realizzazione 2009-11
Cabel Industry
progetto Massimo Mariani Architetto committente Cabel Hoding impresa Edilsavy snc / RDB
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indirizzo via della Piovola 138, Empoli periodo di progetto 2004-06 periodo di realizzazione 2006-08
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Edificio residenziale per cinque unitĂ abitative in classe energetica “Aâ€? progetto Marco Ducci e Alessandra Corrado Architetti committente Giaggiolo srl impresa 2A srl
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indirizzo via Costa al Rosso 68-70, Grassina, Bagno a Ripoli periodo di progetto 2005-06 periodo di realizzazione 2006-09
Centro Servizi Piazza Alberti
progetto Paolo Di Nardo / ARX
indirizzo piazza Alberti, Firenze periodo di progetto 2001-06 periodo di realizzazione 2006-07
Edificio polifunzionale area ex-Fornaci
progetto IN2 laboratorio progettuale committente Coop Dellacasa S.c.e. impresa Edilmargheri srl
indirizzo viale F.lli Kennedy, Borgo San Lorenzo periodo di progetto 2006-07 periodo di realizzazione 2009-11
Polo Pediatrico Meyer progetto Paolo Felli (capogruppo) / CSPE srl committente Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer impresa Itinera spa / Gemmo Impianti spa / Co.Ge.Pa. spa
indirizzo via Pieraccini 24, Firenze periodo di progetto 1998-00 periodo di realizzazione 2000-07
Showroom Tanini
progetto Studio 63 Architecture+Design committente Giulio Tanini spa impresa C.P.F. Costruzioni spa
indirizzo via Maragliano 153, Firenze periodo di progetto 2010-11 periodo di realizzazione 2011-12
Edificio residenziale riservato a cooperative appartenenti alle FF.AA.
progetto Il Laboratorio
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indirizzo via Stilicone, Pontignale, Firenze periodo di progetto 2000-03 periodo di realizzazione 2004-06
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Biblioteca Comunale
progetto MDU Architetti committente Comune di Greve in Chianti impresa Edilfab srl
indirizzo piazza Terra Madre, Greve in Chianti periodo di progetto 2006-07 periodo di realizzazione 2007-11
Ampliamento Scuola Stefanacci
progetto Fabiocapanni workshop committente Comune di San Piero a Sieve impresa Edil F Due snc
indirizzo via Trifilò 2, San Piero a Sieve periodo di progetto 2004-06 periodo di realizzazione 2006-08
Nuovo ingresso dell’Ospedale di Careggi progetto Ipostudio Architetti con CSPE srl e con Elio Di Franco Architetto committente AOUC / Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi impresa INSO spa
indirizzo viale Pieraccini 17, Firenze periodo di progetto 1999-00 periodo di realizzazione 2002-10
Centro Empoli Coop progetto Adolfo Natalini / Natalini Architetti con Renzo Funaro e INRES Soc. Coop srl committente Unicoop Firenze Soc. Coop. arl impresa Consorzio Etruria
indirizzo via Raffaello Sanzio 199, Empoli periodo di progetto 1998-04 periodo di realizzazione 2004-07
Anello di Val Marina progetto Fabrizio Natalini / Natalini Architetti committente Istria soc. coop. / Leonardo da Vinci soc. coop. / Nomopao soc. coop. impresa Baldassini Tognozzi & Pontello
indirizzo via di Prato, Calenzano periodo di progetto 1995-04 periodo di realizzazione 2005-09
Nuova sede Vetreria Etrusca
progetto Belli&Mazzetti committente Vetreria Etrusca impresa Ma.Bo spa
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indirizzo via Maremmana 70, Montelupo Fiorentino periodo di progetto 2002-03 periodo di realizzazione 2002-05
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Complesso Cinematografico Multisala
progetto Claudio Nardi Architects committente Silea Sud srl impresa Hoesch Siegerlandwerke GmbH
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indirizzo via Fratelli Cervi 9, Campi Bisenzio periodo di progetto 2000 periodo di realizzazione 2001-02
Bar al teatro romano, area archeologica di Fiesole progetto AndrĂŠ Benaim Architetto committente Comune di Fiesole / Azienda Speciale Fiesole Musei impresa Edilizia Fratelli Lander snc
indirizzo via Portigiani 1, Fiesole periodo di progetto 2007 periodo di realizzazione 2008
Nuovo Padiglione Accrediti Fortezza da Basso
progetto Elio Di Franco Architetto committente Pitti Immagine srl impresa F.lli Giusti srl
indirizzo viale Filippo Strozzi 1, Firenze periodo di progetto 2007 periodo di realizzazione 2007-08
Villa unifamiliare
progetto Simone Baci Architetto impresa Edilizia Bartolozzi srl
indirizzo via di Picille, Bagno a Ripoli periodo di progetto 2004-05 periodo di realizzazione 2006-11
Adeguamento e ottimizzazione dell’impianto di selezione e compostaggio di Case Passerini progetto Padellaro Associati committente Quadrifoglio spa impresa Edimo Metallo / Felix Impianti
indirizzo via del Pantano, Sesto Fiorentino periodo di progetto 2002-04 periodo di realizzazione 2004-06
Edificio per abitazioni e uffici
progetto Alida Fenizi committente Immobiliare La Poggerina srl
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indirizzo viale Belfiore 13a, Firenze periodo di progetto 2006-07 periodo di realizzazione 2008-11
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restauro
Recupero dell’ex-Farmabiologico Malesci progetto Giancarlo Lombardi Architetto indirizzo via Paisiello 8-12, Firenze committente SOFIGE spa Firenze impresa F.lli Bonanno srl / Gruppo Elle srl / S.I.T.C. srl / periodo di progetto 2003-04 periodo di realizzazione 2005-08 Fanfani e Bandinelli srl
Sistemazione del parco e del giardino storico della Villa il Salviatino progetto studio naturaProgetto committente MPG Italia srl impresa Arte Ferro / Arteverde / Spoglianti Sergio e Marco snc
indirizzo via del Salviatino 21, Fiesole periodo di progetto 2005-09 periodo di realizzazione 2009-12
Centro Oncologico Fiorentino
progetto Paolo Felli (capogruppo) / CSPE srl committente Europrogetti impresa C.P.F. Costruzioni spa
indirizzo via Ragionieri 101, Sesto Fiorentino periodo di progetto 2000-05 periodo di realizzazione 2005-09
Showroom Dex
progetto Studio 63 Architecture+Design committente Dex spa impresa Danieli Laser Cut srl
indirizzo via Arno, Sesto Fiorentino periodo di progetto 2007-08 periodo di realizzazione 2008
Residenza in Corso dei Tintori
progetto Angelo Romeo Architetto committente Tintorotto srl impresa Biliotti Costruzioni srl
indirizzo corso dei Tintori 8, Firenze periodo di progetto 2009 periodo di realizzazione 2009-10
Restauro de “Il Palazzaccio�
progetto Il Laboratorio
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indirizzo viale Europa, Granatieri, Scandicci periodo di progetto 1998-00 periodo di realizzazione 2006-07 / 2000-10
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Palazzo Pretorio
progetto Arcabi Associates committente Comune di Barberino di Mugello impresa Costruzioni Spagnoli spa
indirizzo piazza Cavour 36/37/38, Barberino di Mugello periodo di progetto 2005-08 periodo di realizzazione 2009-11
Recupero Villa Manetti Belvedere
progetto Massimo Susini Architetto committente C.R.V. edilizia impresa C.R.V. edilizia
indirizzo via dei Falciani, Impruneta periodo di progetto 2002 periodo di realizzazione 2002-04
Riva Lofts
progetto Claudio Nardi Architects committente MC Details
indirizzo via Baccio Bandinelli 94f, Firenze periodo di progetto 2004 periodo di realizzazione 2004-06
Salone delle Feste, Palazzo Capponi progetto Melucci e Nardini Architetti Associati committente Paola Pispini srl impresa Ditta Giovanni Masini & Figli srl
indirizzo via Gino Capponi 26, Firenze periodo di progetto 2003 periodo di realizzazione 2003-04
Villa unifamiliare progetto Daniela Bianchi Alessandro Marcattilj / AMDB-architetti impresa Intre srl
indirizzo Vinci periodo di progetto 2003 periodo di realizzazione 2003-05
Complesso museale di San Casciano Val di Pesa
progetto Gian Mario Aspesi Architetto committente Amministrazione comunale di San Casciano Val di Pesa
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indirizzo via Lucardesi, San Casciano Val di Pesa periodo di progetto 2003-05 periodo di realizzazione 2005-08
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Torre dell’acqua progetto Bruttini e Associati Gian Mario Aspesi / Ufficio Tecnico Comunale committente Comune di San Casciano Val di Pesa impresa Impresa Edile Centro Storico
indirizzo piazza della Repubblica / viale San Francesco, San Casciano Val di Pesa periodo di progetto 2007 periodo di realizzazione 2008-10
Recupero di fabbricato rurale e annesso adiacente
progetto Alessandro Marcattilj / AMDB-architetti impresa Intre srl
indirizzo Lastra a Signa periodo di progetto 2003 periodo di realizzazione 2004-08
Ristorante alle Murate
progetto Elio Di Franco Architetto committente Umberto Montano impresa Prato Magno Restauri Edili
indirizzo via del Proconsolo 16, Firenze periodo di progetto 2005 periodo di realizzazione 2006
Restauro appartamento in piazza Ciompi Firenze
progetto Mimesi 62 Architetti Associati impresa Max Restauri / Aries / Wood Work
indirizzo via dei Ciompi 13, Firenze periodo di progetto 2002-04 periodo di realizzazione 2009-11
opera prima
Piazza Garibaldi
progetto Neostudio committente Comune di Lastra a Signa impresa SocietĂ Ligure Consortile
indirizzo piazza Garibaldi, Lastra a Signa periodo di progetto 2004-07 periodo di realizzazione 2009-10
Ampliamento stabilimento El.En. spa
progetto Studio dp di Vincenzo Di Naso impresa El.En. spa impresa Brunetti & Antonelli spa
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indirizzo via Baldanzese 17, Calenzano periodo di progetto 2003-04 periodo di realizzazione 2006-10
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Nuovo accesso al centro storico di Cerreto Guidi
progetto msX2 committente Comune di Cerreto Guidi impresa Fratelli Pucci
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indirizzo via Roma, Cerreto Guidi periodo di progetto 2008-10 periodo di realizzazione 2010-11
Artwood Showroom
progetto LDA.iMdA Architetti Associati committente Artwood srl impresa Artwood srl
indirizzo via Brodolini 4, zona industriale Pesciola, Castelfiorentino periodo di progetto 2010 periodo di realizzazione 2010
Sala riunioni ex magazzino
progetto Jacopo Mannucci Architetto
indirizzo via Mannelli 3r, Firenze periodo di progetto 2011 periodo di realizzazione 2011
Complesso Villa Sarri
progetto Caterina Manzani committente Fornello srl impresa Gruppo Elizona srl
indirizzo via Fornello, Campi Bisenzio periodo di progetto 2002-03 periodo di realizzazione 2003-06
Casa A+T ristrutturazione e arredo
progetto Stefano Gambacciani Architetto committente Enrico Rinaldi
indirizzo via Giovanni XXIII 33, Calenzano periodo di progetto 2008-09 periodo di realizzazione 2010-11
Hair Glamour progetto Federico Mei e Iacopo Brogi committente Monica CalĂŹ impresa Proietti Pavimenti / Studio di interni Mazzoni
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indirizzo piazza Matteotti 54, Empoli periodo di progetto 2009 periodo di realizzazione 2009-10
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