anno 10 numero 79
febbraio 2008
c alderone di intrugli artistic o-c ulturali
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il dottor zivago
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russi non si smentiscono mai! pasternak, a poco più di 50 anni dalla pubblicazione del suo capolavoro, conferma di aver tessuto 600 pagine incantevoli. la russia del primo 900, quella russia così pronta alle mutazioni sociali, non si può non amare. certo, dietro la rivoluzione d’ottobre e il conseguente strascico di sogni, si celava la più banale e sordida autorità; ma questo è testimoniato fedelmente dall’autore, che non si fa neanche lontanamente tentare dalla più spicciola propaganda, benché un barlume di fierezza per la titanica impresa fa capolino qua e la nel libro. l’opera venne immancabilmente censurata dal regime comunista, visto che metteva in rilievo i lati più oscuri della rivoluzione... finché, uscita dai confini dell’unione sovietica venne premiata col nobel per la letteratura (magari con l’interessato impegno delle forze occidentali); nobel, tra l’altro, che l’autore non poté mai ritirare, vista l’ostilità e il ricatto della burocrazia russa. la libera circolazione del libro in patria fu permessa nel 1988, giusto in tempo per l’imminente frantumazione del sogno sovietico. pagina dopo pagina le vicende personali dei protagonisti si fondono con la condizione storicopolitica di quel famoso scorcio di 900, fino a tratteggiare un’umanità prepotente e fragile al contempo, difficile da riscontrare in altri popoli. tra bolscevichi, fughe in campagna, zelo ideologico e amori sofferti, si SOMMARIO compone pian piano una trama fitta e avvincente, la cui lezione sarà ben difficile da dimenticare. - Fumetti e letteratura rimane, a lettura ultimata, un groviglio di emozioni sincere... gravose e leggiadre come solo una vita piena può esserlo. - Matrioska III gianluca pitari
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rugiada
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Transeùnte X
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Stralci d’anarchia VII
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Eugenio Finardi
frase: “l’uomo non libero idealizza sempre la propria schiavitù”. ps: ho avuto la possibilità di visionare il film (girato nel 1965) subito dopo aver letto il romanzo: lo trovo di qualche spanna sotto! intendiamoci, nulla da eccepire; dalla recitazione, alla trama, alla fotografia il risultato è degno di nota, ma la complessità dei sentimenti che quel “misero” blocco di carta rilascia nella lettura, risulta inavvicinabile per una pellicola... qualsiasi essa sia! libro batte film 4 a 0! pagina 1
numero 79
anno 10
Fumetti e letteratura
I
l legame tra le varie arti è notevolmente complesso e articolato in base a numerosi accostamenti. Spesso questo interessante aspetto culturale viene disatteso, anche se non si può nascondere che il Rinascimento, come il Barocco, il Romanticismo o il Decadentismo, hanno basi contenutistiche applicate sia in musica che in letteratura che nelle arti figurative. Ma se risulta complesso comprendere i fattori sociali e culturali che in passato hanno agito sulle correnti artistiche a tutti i livelli, questo genere di analisi è ancora più difficile da effettuare sulla cultura contemporanea. Quali sono i canali attraverso cui gli artisti comunicano? Per rispondere a tale quesito proviamo ad analizzare la sinergia fra tre forme di espressione artistica tra loro solo apparentemente distanti: la letteratura, il cinema ed il fumetto. Nello scrivere la sceneggiatura di una storia disegnata, l’autore cerca ispirazione dalla realtà che conosce, per poi trasporla in un mondo fantastico. Lo stimolo ad elaborare un racconto può provenire da diverse direzioni: da una condizione sociale particolare, ma anche attraverso riferimenti presi da opere appartenenti ad altre forme di espressione artistica, come per l’appunto la letteratura o il cinema. Non casualmente la maggior parte degli scrittori di fumetti sono instancabili lettori e irriducibili cinefili e sollecitano anche i disegnatori, che devono rappresentare il frutto della loro fantasia, a coltivare questo genere di interessi. Se volgiamo fare alcuni esempi, non è difficile ritrovare nella lunga saga di Alan Ford ideata da Luciano Secchi gli aspetti tipici della società meridionale, con le sue debolezze e alcune forme fastidiose di ipocrisia; l’autore, per realizzare un prodotto di alto livello, ha però spesso preso riferimento dal cinema degli anni sessanta e settanta e dalla letteratura di genere giallo. Per le varie serie western, invece, il punto di appoggio è stato il cinema americano dei cowboy, anche se in questi casi dentro le storie inventate si colgono problematiche centrali della società attuale. Di particolare interesse risultano le versioni con le nuvole parlanti di opere letterarie di alto livello o di eventi realmente accaduti; resta tutt’oggi indimenticabile l’opera a fumetti della storia d’Italia di Enzo Biagi. E’, quindi, a livello contenutistico che le forme di espressione artistica di cui stiamo parlando possono coincidere, ma attenzione: l’analisi che è indispensabile compiere deve andare oltre la semplice presentazione dei contenuti, per esaminare come questi ultimi vengono elaborati. Sia il fumetto che la letteratura o il cinema devono dare attraverso le storie narrate l’immagine di una particolare società non in modo oggettivo (operazione che in realtà risulterebbe impossibile), ma attraverso l’interpretazione personale dell’artista. La rappresentazione del proprio universo esistenziale è uno dei fini fondamentali di ogni autore a tutti i livelli; si tratta di una funzione che lega anche le varie forme di espressione artistica nelle correnti culturali storiche. Possiamo così concludere la nostra argomentazione ricollegandoci a quanto sostenuto inizialmente: se l’arte di un qualsiasi periodo presenta forme contenutistiche simili sia in pittura che in letteratura e in musica, è semplicemente perché le varie produzioni sono state ideate da uomini che hanno vissuto la stessa epoca. Ognuno ne ha dato una propria interpretazione, ma necessariamente tutti hanno dovuto raccontare anche vari aspetti storici e culturali vissuti dalle persone del loro tempo. pagina 2
Giampaolo Giampaoli
la masnada
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anno 10
Matrioska rubrica di impressioni letterarie pt. III - Cocteau
L
a poesia è una matrioska con decine di significati, infilati l'uno nell'altro. Ecco il verso che ho scelto per voi questo mese
La massa può amare un poeta solo per malinteso. (Jean Cocteau) Tempo fa, nei miei personalissimi quaderni, scrissi qualcosa di questo tipo: la poesia è il grande inganno che ci ha resi liberi in un campo di cavoli. Non so spiegarvi il ruolo del poeta o forse più semplicemente non ne ho voglia, ma comunque non è questo il punto. Io non voglio dirvi quali vette tocchi la poesia nella grande desolazione del mondo, sono stanco e troppo stupidamente paratattico in quest’ultimo periodo. Se c'è una cosa che voglio comunicare con questa III (e forse ultima) matrioska è la distanza abissale tra mondo e poeta. Badate che non si tratta di distanza orizzontale, il poeta non è un uomo che scrive meglio di altri i propri sentimenti. No, se credete questo avete toppato. Siamo di fronte ad una distanza verticale uomo poeta - Dio (o placebo per gli atei). L’uomo costruisce le proprie certezze nel presente, il poeta vive nell'angosciante incombere di un destino (personale e più largamente umano) tutt’altro che roseo. Egli è un veggente poiché percepisce l'intima dissoluzione delle cose e se ne strugge mentre il resto dell'umanità barcolla tra le altalene del mondo. Come spiegare questa cosa? Il poeta non soffre per la politica o le disuguaglianze sociali o per il razzismo o per la violenza; il poeta è l'unico testimone di una realtà struggente che soggiace alle nostre vite, una realtà invisibile ma tremendamente esistente. Ai più queste potranno sembrare baggianate, agli intellettuali banalità ormai superate (per loro, oggi, la poesia è il karma del prisma senza correlativo oggettivo che cinge l'assoluto dissolvendosi), ai politici, ai movimentisti, agli attivisti sembreranno fantasticherie romantiche e cose così. Tutti continueranno a credere che l'arte sia espressione del proprio intimo malessere, della propria condizione di precarietà nella società di oggi, negandole quella universalità che le è connaturata. Il poeta non è un romanticone pacioccone, non descrive la realtà e neppure la interpreta. Il poeta vede la realtà e urla esasperato tutta la sua indignazione sperando che qualcuno possa capire. Ma non capisce mai nessuno. Il poeta è un pazzo che solo in rari casi ottiene l'acclamazione e quando ciò avviene è solo per un incubo latente. Angelo Tolomeo
Elargizioni liberali e tesseramento all’associazione di volontariato La Masnada sono aperte: chi ci stima ci aiuti! nb: l’adesione alla Masnada potrebbe comportare piacevoli effetti collaterali! pagina 3
la masnada
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anno 10
14 gennaio Cara Claudia, mi sembra strano chiamarti per nome. T’ho sempre chiamata Professoressavivaldi. Ieri mi trovavo di fronte all’Industriale, ho pensato a quegli anni, anni difficili. L’Industriale era allora sull’orlo del collasso, la maggior parte delle sue aule erano state dichiarate “inagibili”, per cui si andava a scuola due volte alla settimana. Noi ringraziavamo gli dei per quella irripetibile opportunità, eravamo stati baciati dalla fortuna che ci consentiva finalmente di “vivere”, lungi dai banchi di scuola, che suonavano un po’ come delle prigioni. Erano gli anni della goliardia, del vino rosso, del rock e dei capelli lunghissimi. Le interrogazioni di Elettronica Generale, erano accolte dal 92% della classe con un’astensione, per così dire, puntuale. Io, ovviamente, di quella percentuale facevo parte! Non succedeva la stessa cosa per Italiano! Italiano lo insegnavi tu, che eri bella come una venere classica. Dal vestiario nerissimo emergeva una bellezza dai tratti sottili. E sì! Irrompesti così nella mia vita, vedova d’un amore grande. E noi tutti avevamo compreso che l’unica cosa da fare, era rispettare quel dolore. Eravamo “scapigliati”. L’Industriale allora, era noto per la frequenza di certi energumeni che con l’istruzione avevano ben poco da spartire. Ma dinnanzi a te, tutto quel frastuono diventava un puntino (quello che appariva allo spegnersi delle vecchie TV). I tuoi occhiali-specchi neri, mascheravano un filo di quieta disperazione. Almeno così intuii. I due anni successivi comprendesti che i tuoi allievi avevano bisogno di te. Fu in questo modo che, a poco a poco, guadagnammo la tua persona. Non tanto l’ora di Storia, che m’annoiava un poco, ma quella di Italiano la aspettavo con trepidazione. Le mie interrogazioni erano seguite da te con orgoglio credo, poiché al mio parlare sorridevi e annuivi, ed io avvertivo un’oscillazione al cuore. Penso che tu lo percepivi, del resto, eravamo tutti pazzi per te. Anche i professori erano protagonisti di strani movimenti! Agli esami di Stato portai Italiano e Tecnologia. Andammo a pranzare tutti insieme. Non ti vidi più, o forse solo di sfuggita. Ieri sono entrato all’Industriale, ero curioso del restauro fatto. Volevo avere tue notizie. Ho appreso che sei mancata in ottobre. Ho emesso piogge. E onde. Sì, perché in questi anni alle volte t’ho pensato: mi sarebbe piaciuto venirti a trovare tra i nuovi allievi. Ci sono persino riuscito un giorno, ma tu non c’eri. Avrei voluto dimostrarti che uno dell’Industriale aveva fatto scelte diverse, e per queste, cambiato vita. Un tuo allievo era riuscito a innamorarsi dell’Arte e della Poesia: era diventato un architetto e poi un cantautore. Magari ci sarei venuto con la chitarra. E forse tu ne saresti stata fiera, o almeno così voglio credere oggi. Stamane ho letto qualche poesia di Leopardi, sono sceso in cantina, ho trovato i libri di Italiano, li ho sfogliati, ne ho colto l’odore che sa di pagine ingiallite, ma che vuole sapere di te, prepotentemente. Volevo chiudere così il tuo capitolo. Un’ultima cosa mi ha fatto desistere. Mi ricordai che una volta, la classe parlava ad alta voce. Ti girasti verso di me e mi rimproverasti. Esordii pagina 4
(Continua a pagina 5)
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anno 10
rugiada ci sono pensieri che arrancano sulle loro zampette e baciapile di professione che se ne contendono la potestà. io, per me tento la fuga riparando in campagne assolate gli unici luoghi in cui attingere ancora elementi di volo. di solito è il rosmarino che mi suggerisce la via per la quiete: il suo fusto marrone, autoritario, è un invito al rigore il brio, lo ottengo dalle sue fitte foglioline verdi e le corolle, violacee e sfacciate, canzonano i miei turbamenti. è semplice con un po’ di rugiada a inumidire le scarpe la visuale sui fatti diviene cristallina. prendete dio non è altro che la fragile e mutevole sembianza dell’ignoto ma chi è a corto di fantasia sosterrà di vederci dietro liturgie, palazzi, lese maestà. nonno boris ha colto nel segno: “l’uomo non libero idealizza sempre la propria schiavitù”.
(Continua da pagina 4)
gianluca pitari
con un timidissimo “Scusate, professorè!”. Ti adirasti molto al suono della mia risposta e tuonasti: “Non metterti mai nelle condizioni di chiedere scusa!”. Ci rimasi molto male, non capii. D’altronde avevo chiesto educatamente scusa! Solo dopo anni, compresi il senso di quelle parole. Volevi dirmi di fare sempre in modo che il mio comportamento fosse corretto, così da non dover mai chiedere scusa. Quella lezione di umanità vale più di mille ore di Italiano, e mi accompagnerà per il resto della vita, lasciando così, sempre aperto, quel capitolo che ha per titolo “Claudia Vivaldi”. Questo scritto si chiama 14 gennaio, che è la data in cui ho appreso la triste notizia. Mi piace pensare che hai continuato a vivere tre mesi in più, almeno per me. pagina 5
Con affetto - Carmine Torchia, Sersale 15 gennaio 2008
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Stralci d’anarchia pt. VII - La mia campagna elettorale
Ma voi potreste? (1913)
Pena
A un tratto impiastricciai la mappa dei giorni prosaici,
In una vaga disperazione il vento
dopo aver schizzato tinta da un bicchiere,
si dibatteva disumanamente.
e mostrai su un piatto di gelatina
Gocce di sangue annerendosi
gli zigomi sghembi dell'oceano.
si gemmavano sulle labbra d' ardesia.
Sulla squama d'un pesce di latta
E uscì, a isolarsi nella notte,
lessi gli appelli di nuove labbra.
vedova la luna.
Ma voi
Vladimir Majakovskij
potreste eseguire un notturno
La bellezza è un mondo tradito.
su un flauto di grondaie?
La possiamo incontrare solo quando i persecutori Vladimir Majakovskij
Godo nel minacciare il sole con una pistola ad acqua.
l'hanno dimenticata per errore da qualche parte. La stupidità deriva dall'avere una risposta per ogni cosa. La saggezza deriva dall'avere una domanda
La politica é come cercare di inculare un gatto.
per ogni cosa.
Charles Bukowski
Milan Kundera
Basta amare anche un solo essere dal più profondo
E i loro volti erano pallidi
del cuore perché anche tutti gli altri ci sembrino degni
Spezzati i loro singhiozzi.
d'amore.
Come la neve dai petali puri O le tue mani sui miei baci
Per capire che il cielo è azzurro dappertutto
Cadevano le foglie autunnali.
non è necessario fare il giro del mondo.
Guillaume Apollinaire
Johann Wolfgang Goethe Come son pesanti i giorni, Bacio che sopporti il peso
A nessun fuoco posso riscaldarmi,
della mia anima breve
non mi ride ormai nessun sole,
in te il mondo del mio discorso
tutto è vuoto,
diventa suono e paura.
tutto è freddo e senza pietà, Alda Merini
pagina 6
la masnada
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anno 10
Tanto per non finire:
ed anche le care limpide stelle
la morte, già così allegra a viverla,
mi guardano senza conforto,
ora la dovrei morire?
da quando ho appreso nel mio cuore,
(Non me la sento, d'ucciderla)
che anche l'amore può morire. Giorgio Caproni
Federico Garcia Lorca
Non mi pento dei momenti in cui ho sofferto; porto su di me le cicatrici come se fossero medaglie, so che la libertà ha un prezzo alto, alto quanto quello della schiavitù. L'unica differenza è che si paga con piacere, e con un sorriso... anche quando quel sorriso è bagnato dalle lacrime. Paulo Coelho Se il mondo fosse in mano ai poeti, forse non sarebbe migliore O almeno non per forza. Ma il mondo è in mano ai politici ed è quello che è Coi poeti ti rimane sinceramente il dubbio. RESISTENZA Matteo Mazza
Paura di amare di EUGENIO FINARDI
Abbiamo tutti paura di dare L'Amore non regge la verità Nell'era della comunicazione
Abbiamo tutti paura di amare
Vestiamo parole di mediocrità
Abbiamo tutti paura di lasciarci andare Di farci vedere per quel che siamo
Abbiamo vissuto stagioni di sogni
Con le nostre fragilità
Tra ideali di gruppo e d'imbrogli
Abbiamo tutti paura di amare
Come una bomba che brucia e non scoppia
Abbiamo tutti paura di lasciarci andare
O siamo massa o una crisi di coppia
Di far vedere quello che siamo Con i sogni che nascondiamo nell'anima
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la masnada
la masnada
E ci vestiamo di macchine grandi Ha tutti i comfort l'infelicità Abbiamo un metro e la televisione
Abbiamo tutti paura di amare
Ma dimmi la guardi o ci sei stato già Spendiamo soldi in maghi ed in streghe Per sapere quello che sarà E nascondiamo quel che è stato già
Abbiamo tutti paura di amare Abbiamo tutti paura di lasciarci andare
Abbiamo tutti paura di amare Abbiamo tutti paura di lasciarci andare Con le nostre fragilità
Di far vedere quello che siamo E i sogni che nascondiamo nell'anima
Facciamo di tutto per placare l'ansia
Di farci vedere per quel che siamo
Abbiamo tutti paura di lasciarci andare
Di farci vedere per quel che siamo Con le nostre fragilità Abbiamo tutti paura di dare Abbiamo tutti paura di poter soffrire Di farci toccare in fondo al cuore E di dover seguire la Verità
(tratto dal primo articolo del primo numero de la masnada, giugno ‘99)
no n di lu cr o! i so vv e rs iv i, op sc a h ne il c al de ro
“… nell’aspirazione di scrive re e condivide re un progetto, si è giunti a riuni re più giovani, ognuno coi suoi limiti, la sua precarietà ’insopprimibile fotta quell ma con (leggi voglia) di esprimere un concetto. speranzosi di non ledere troppo la suscettibilità altrui, nasce un disegno atto a sost enere la libertà di espressio ne, emble ma di una coscienza non più soffocata e inquinata dalla mora le spicciola: ada”. la masnada
=> a cura de ll’associazione di vo lontariato La Masnada <=
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