I giovani, «visti di giorno», appaiono carichi di problemi, mancanti di prospettiva, sull’orlo di un precipizio senza ritorno. Più li guardiamo alla luce del giorno, più il nostro cuore si rattrista e il nostro sguardo quasi si spegne. Perché, allora, non provare, ad avvicinarli nella penombra opaca, silenziosa e intrigante della notte? Non della notte letterale – quella delle discoteche, delle corse spericolate… – ma della notte simbolica, con gli occhi stupiti e illuminati dal sogno. La Bibbia stessa ci avverte che gli avvenimenti cruciali per l’umanità sono accaduti di notte e nello spazio sognante della notte vanno incontrati e rivissuti. Il sogno è l’angelo inviato per far intravedere l’ombra dello Spirito che ricopre e sorregge la vicenda di ciascuno. Perché non farci «comunità sognante» capace di illuminare il quotidiano con le suggestioni della notte e del sogno? Chissà che questa via «immaginale» non possa diventare una via privilegiata per aprirci al «non detto» dei gio