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Micigliano, una piccola gemma tutta da vivere
Poco più di un centinaio di abitanti, tanto da essere annoverato tra i comuni meno popolati d’Italia. A mille metri d’altitudine sorge Micigliano, un borgo dove ancora oggi sopravvive una natura pura e incontaminata. Una flora e una fauna rigogliose al punto da aver portato alla scoperta di specie animali che si credevano estinte come, per esempio, la bombina variegata, un curioso anfibio dal ventre giallo noto anche come ululone, nome che deriva dal suono del suo classico canto d’amore. Micigliano è collocato sul versante orientale del Monte Terminillo con uno sguardo verso le Gole del Velino: una quantità di paesaggi da preservare e vivere dedicandosi
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ad attività outdoor come passeggiate, trekking, mountain bike e, per gli appassionati di sport invernali, anche lo sci. In vista della prossima estate, inoltre, è in fase di sviluppo un’area camper per accogliere tutti coloro che vorranno trascorrere una piacevole vacanza in paese, immersi nel verde e circondati dalla bellezza.
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L’eco del passato
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Lstoria fa eco e a Micigliano sembra aver lasciato tracce indelebili. Le origini di questo borgo si perdono nel tempo, alcuni scavi archeologici parlano infatti di insediamenti già in età antica ma è solo dal X secolo che si parla di ‘Micilianus’ in un documento relativo all’Abbazia di Farfa. Durante l’Alto Medioevo la città divenne parte del feudo ecclesiastico dell’Abbazia dei Santi Quirico e Giulitta insieme ai castelli di Cesura e di Vischiata, quest’ultimo sito sulle alture tra Micigliano e Posta, che ancora conserva ruderi delle abitazioni e della cinta muraria. Questo territorio venne occupato anche dall’illuminato sovrano Federico II di Svevia per poi, nel corso del XIX secolo, giungere all’abolizione del feudo ecclesiastico. Fino al 1927 era tra i comuni della provincia dell’Aquila, oggi è una delle piccole gemme del Gal Vette Reatine. Con il Terminillo a fare da cornice, ci si trova in un vero e proprio locus amoenus capace di offrire tantissimo sia in estate sia in inverno, ideale per un break lontani dalla frenesia della città.
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Cosa fare e dove andare
Come ogni borgo, anche Micigliano ha le sue tradizioni. Un evento tipico è quello del 5 gennaio, la Pasquarella, durante il quale dei cantori intonano per le vie una serie di antichi stornelli passando di casa in casa. Una festa che risale probabilmente a un passato lontano e che vuole rappresentare i pastorelli che annunciarono la nascita di Gesù in attesa dei Re Magi. Altro appuntamen-
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to da non perdere riguarda San Lorenzo, il santo patrono, festeggiato per circa una settimana durante il mese di agosto. A chiusura delle celebrazioni, proprio il giorno di Ferragosto, si svolge la Festa della Montagna, una “braciolata” in compagnia in località Le Prata. Legate invece alla cultura agricola sono due sagre, la Sagra del Tartufo a luglio e la Sagra della Castagna, organizzata l’ultima domenica di ottobre. Micigliano si racconta infine attraverso i suoi landmark, in primis la già citata Abbazia benedettina dei Santi Quirico e Giulitta e il Museo Civico delle Arti e Tradizioni Popolari, dove scoprire oltre seicento utensili e mobili della vita rurale e artigianale.
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