Che cosa intendiamo quando parliamo di EAS Gioda

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Che cosa intendiamo quando parliamo di Educazione allo Sviluppo (EAS)? a cura di Piera Gioda


In Italia due comunitĂ distinte di pratica e di ricerca hanno abbinato i termini Educazione e Sviluppo


• le reti della società civile e le istituzioni (Ministero e Assessorati all’Ambiente) che si sono organizzate con riferimento esplicito all’Educazione Ambientale (EA), definita dopo gli anni ’90 anche Educazione allo Sviluppo Sostenibile (ESS). • le reti delle Ong di cooperazione internazionale e le istituzioni (Ministero Affari Esteri, Assessorati agli Affari Internazionali, alla Pace, alla Cooperazione degli Enti locali ) che hanno usato come riferimento il binomio di Educazione allo Sviluppo (EAS)


Il termine di Educazione allo Sviluppo (EAS) si è affermato in Italia negli anni ’80 ad indicare in modo ampio e generale tutte le attivitĂ generatrici di processi di apprendimento (educazione, formazione, sensibilizzazione) connessi con la Cooperazione allo Sviluppo e messi in atto da ong, associazioni, istituti missionari, scuole, Enti Locali.


L’EAS nelle politiche pubbliche in Italia • La legge nazionale 49/87 sulla cooperazione internazionale include tra le sue finalità la “promozione dei programmi di educazione ai temi dello sviluppo, anche nell’ambito scolastico” • La Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero Affari Esteri ha istituito una linea di finanziamento per progetti di EAS, promossi dalle ONG idonee e operanti nelle varie regioni. • Molte Regioni italiane hanno legiferato sulla cooperazione internazionale, inserendo l’EAS come attività ad essa strettamente connessa.


La Regione Marche • • •

la Legge regionale 9/2003 all’articolo 6 sancisce che 1. La Regione promuove e sostiene iniziative di informazione, sensibilizzazione ed educazione volte a favorire la cultura della pace e dei diritti umani. 2. In particolare, le azioni progettuali riguardano: a) seminari di studio e di formazione, produzione di materiali finalizzati a sensibilizzare la comunità regionale, ed in particolare il mondo giovanile, sui temi della pace, della solidarietà e della cooperazione internazionale, della promozione dei diritti umani; b) ricerche in tema di pace, cooperazione internazionale e diritti fondamentali degli uomini, delle donne e dei popoli, e diffusione nelle scuole dei risultati; c) programmi di educazione sui temi della cultura di pace, della solidarietà e dello sviluppo equo e sostenibile, sul rispetto e la tutela delle identità culturali e la promozione dell'interculturalità, con particolare riguardo all'ambito scolastico e agli educatori in genere; d) iniziative volte a favorire e salvaguardare nell'ambito della comunità regionale, la tutela dei diritti umani e la pari dignità dei cittadini, indipendentemente dalle loro convinzioni culturali e religiose, anche mediante l'apertura, in concorso con gli enti locali, di apposite strutture per sostenere l'identità culturale nei principali momenti della vita della persona.


Azioni di sistema nelle politiche pubbliche • Per l’EA si è costituito un Sistema Nazionale a base regionale denominato INFEA, che connette associazioni, scuole e istituzioni • Per l’EAS non si sono mai intraprese azioni di sistema per l’applicazione delle leggi citate


L’EAS nelle politiche della Pubblica Istruzione • Il Sistema di Istruzione Formale ha recepito timidamente gli input provenienti dal dibattito culturale sulla Educazione allo Sviluppo Sostenibile, accogliendo alcune suggestioni in Documenti di Indirizzo emanati dal Ministero della Pubblica Istruzione.

• Con il Ministero dell’Ambiente è stato firmato un protocollo (2008) per l’ESS, con il Ministero Affari Esteri per l’EAS non è mai stato nemmeno abbozzato.


Nel documento del Ministero Pubblica Istruzione, CULTURA SCUOLA PERSONA, Verso nuove Indicazioni Nazionali (2007), si affermava •

“La scuola dovrà diffondere la consapevolezza che i grandi problemi dell’attuale condizione umana – il degrado ambientale, il caos climatico, le crisi energetiche, la distribuzione ineguale delle risorse,la salute e la malattia, l’incontro e il confronto di culture e di religioni, i dilemmi etici, la ricerca di una nuova qualità della vita – possono essere affrontati e risolti attraverso una stretta collaborazione non solo fra le nazioni, ma anche fra le discipline e fra le culture…

“La nostra scuola…deve formare cittadini italiani che siano nello stesso tempo cittadini dell’Europa e del mondo. I problemi più importanti che oggi toccano il nostro continente e l’umanità tutta intera non possono essere affrontati e risolti all’interno dei confini nazionali tradizionali, ma solo attraverso la comprensione di far parte di grandi tradizioni comuni, di un’unica comunità di destino europea così come di un’unica comunità di destino planetaria.


Nel Documento di indirizzo su “CITTADINANZA E COSTITUZIONE, MIUR (2009), si afferma • “Un contributo all’acquisizione di conoscenze, competenze e atteggiamenti che possono aiutare i giovani a diventare cittadini e a svolgere un ruolo nella società, può venire dalla cooperazione europea e internazionale.” e poco più avanti “la riflessione sulla cittadinanza, che riguarda l’intreccio delle relazioni fra il singolo e gli altri, sia nella prospettiva dei diritti umani, che rendono ciascuno “cittadino del mondo”, sia nella prospettiva dei diversi ordinamenti giuridici, che spesso configgono con questi diritti.”


• Gli Istituti dell’Autonomia scolastica hanno spesso inserito nella propria offerta formativa le tematiche e gli approcci dell’EAS, grazie al legame con il proprio territorio, da cui provengono molti stimoli e proposte, spesso poco coordinate e occasionali.


Le Regioni avranno sempre maggiori competenze nel campo dell’Educazione/ Formazione • Le Regioni sono chiamate dalle recenti leggi applicative del Titolo V della Costituzione, ad assumersi nuove e importanti responsabilità e funzioni nel governo del sistema pubblico di istruzione e formazione • le varie agenzie educative si attendono dalle Regione di essere sostenute nel proprio impegno di istruzione e formazione dei cittadini.


L’EAS nelle politiche pubbliche in Europa •

Il Consiglio di Sviluppo dell’Unione Europea nel 2001 ha elaborato una apposita risoluzione su: “Educazione allo sviluppo e sensibilizzazione dell’opinione pubblica europea a favore della cooperazione allo sviluppo

• Esiste una linea di finanziamento specifica sull’Educazione e sensibilizzazione ai problemi dello sviluppo • Esiste inoltre una raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18.12.2006, relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente. • In particolare, circa le competenze sociali, la Raccomandazione europea afferma che esse implicano anzitutto “competenze personali, interpersonali e interculturali, che riguardano tutte le forme di comportamento che consentono alle persone di partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita sociale e lavorativa, in particolare alla vita in società sempre più diversificate, come anche di risolvere i conflitti, ove ciò sia necessario”


. Un obbligo politico In un sempre maggiore numero di dichiarazioni e impegni politici i governi e le istituzioni riconoscono l’importanza dell’EaS. Impegni europei principali:

2001 EU Risoluzione del Consiglio dei Ministri sull’EaS 2002 Dichiarazione di Maastricht sull’Educazione Globale

„The EU will pay particular attention to development education and awareness raising“ The European Consensus on Development, part 1, 4.3

2005 Raccomandazioni della Conferenza sull’EaS di Bruxelles 2005 - 2014 Decennio dell’ONU sull’Educazione allo sviluppo sostenibile 2005 Consenso Europeo sullo sviluppo 2006 Raccomandazioni della Conferenza sull’EaS di Helsinki 2007 Consenso Europeo sull’EaS 2008 Rapporto del PE sulla politica di Cooperazione allo Sviluppo per i NSM 2008 Raccomandazioni della Conferenza sull’EaS di Lubiana 2009 Raccomandazioni della Conferenza sull’EaS di Praga Trovate i testi su:

http://www.deeep.org/advocacy.html

„3% of aid funds could be earmarked for spending within donor nations [...] to increase public awareness of the interdependence of the North and the South“ UNDP Human Development Report 1993, p.8


L’ONU promuove l’Educazione allo Sviluppo Sostenibile (ESS) • Con il lancio del Decennio (2005-2015) per l’ESS, si ribadisce che questa educazione intende “preparare le persone di qualsiasi età e condizione ad affrontare e risolvere le questioni che pongono minacce al futuro sostenibile del nostro pianeta. Sono questioni che emergono dalle tre sfere dello sviluppo sostenibile: ambiente, società, economia.


Le reti della società civile in Italia Gli operatori di EAS dell’Associazione ONG italiane ha dato vita alla Piattaforma EAS, gruppo di lavoro nazionale che • promuove la formazione degli operatori, • sostiene la messa in rete delle idee, delle risorse umane, dei progetti EAS.


• Il sito che accoglie e valorizza la comunità di pratica e di ricerca sull’EAS in Italia è www.educazioneallosviluppo.net


Educazione allo sviluppo. Un termine inadeguato? • L’espressione “Educazione allo sviluppo”, pare contenere in sé gli elementi di una profonda inadeguatezza e della conseguente necessità di ripensarne forme e contenuti, visto che da tempo si è pervenuti a problematizzare il concetto di sviluppo.


La crisi del paradigma della crescita economica infinita •

• •

Negli ultimi anni è stato messo in crisi il concetto stesso di sviluppo, inteso come crescita all’interno di un processo lineare basato sulla civilizzazione e sul progresso scientifico e tecnologico, il cosiddetto “paradigma della modernizzazione occidentale”. Due posizioni si confrontano su questo tema: la prima si propone di governare lo sviluppo, ridefinendone direzioni e linee di rinnovamento. Da qui l’affermazione della possibilità di uno sviluppo che sia sostenibile (cioè dotato di senso del limite), umano (che metta al centro la qualità dello sviluppo e non solo la crescita, garantendo la possibilità di scelta attraverso il rispetto dei bisogni e dei diritti fondamentali), democratico (che individui nuove forme di rappresentanza e di decisione diretta riconoscendo la possibilità al cittadino di far sentire la sua voce); la seconda posizione esprime la convinzione della “irreformabilità” e pericolosità dello sviluppo, per i modi e i ritmi insiti in esso e per gli esiti che ha prodotto e produce. I sostenitori di questa tesi indicano come alternativa possibile e necessaria le strade della “stazionarietà” e considerano la decrescita come una strada percorribile. Non solo non è possibile continuare a convivere con il modello di sviluppo del Nord, ma nemmeno col mercato globale e le sue regole.


• Gli impatti negativi del cosiddetto sviluppo di una minoranza della popolazione mondiale sono talmente consistenti che pare difficile continuare a considerarli come “gli effetti collaterali del progresso”. • Pare ormai superato il “riduzionismo economico” che ha reso unidimensionale il concetto di sviluppo: quest’ultimo va spogliato del suo abito non più accettabile, va messo seriamente in discussione, va decostruito.


Che cosa salviamo del termine “sviluppo”? • In questa ridefinizione qualcosa del termine può ancora essere salvato: è la tensione verso la speranza di un miglioramento della vita dell’uomo. • Una recente definizione mette al centro del processo l’educazione: “Sviluppo Sostenibile è quel processo di apprendimento sociale necessario per costruire un futuro responsabile ed ecologicamente sensato e tale che possa essere continuato indefinitamente senza che si indebolisca da solo” (Foster, 2002)


Cooperazione allo sviluppo e accesso alla conoscenza sono connesse • Nella società civile si è affermata una visione della cooperazione internazionale come di un cammino di corresponsabilità e di azione comune con partner locali, in cui l’educazione gioca un ruolo fondamentale. • Le disuguaglianze oggi si determinano non solo tra chi ha e chi non ha, ma tra chi sa e chi non sa. Tra chi accede ai servizi essenziali, alla possibilità di conoscere, di comunicare e chi invece ne è escluso. • La cooperazione, fondata sul partenariato e sulla relazione tra comunità, significa un costante impegno a favore dell’ accesso alla conoscenza e a processi di inclusione e di coesione sociale.


Una definizione condivisa dalle ong italiane ed europee (2004) • L’Educazione allo Sviluppo è un processo attivo di apprendimento, fondato sui valori di solidarietà, uguaglianza, inclusione e cooperazione. • Permette alle persone di passare dalla consapevolezza di base delle priorità dello sviluppo internazionali e dello sviluppo umano sostenibile, attraverso la comprensione delle cause e degli effetti delle questioni globali, per arrivare all’impegno personale e all’azione informata. • L’educazione allo sviluppo incoraggia la piena partecipazione di tutti i cittadini nella lotta alla povertà e contro l’esclusione. Cerca di influenzare le politiche economiche, sociali, ambientali e dei diritti umani affinché siano più giuste e sostenibili. Definizione approvata dal Development Education Forum di CONCORD nel 2004


Cos’è l’Educazione allo Sviluppo? Educazione allo sviluppo valori

Solidarietà, cooperazione, uguaglianza, inclusione

processo attivo di apprendimento

Sensibilizza zione

comprensione

Cambiamento

azione


Strategie Nazionali di EaS Paesi che non hanno una strategia nazionale di EaS Bulgaria, Cipro, Italia, Lituania, Malta, Slovacchia, Svezia

Strategie parzialmente esistenti o in sviluppo Rep. Ceca, Estonia, Ungheria, Lussemburgo, Polonia, Romania, Scozia, Slovenia

Paesi in cui esiste una strategia nazionale di EaS Austria, Inghilterra, Francia, Grecia, Irlanda, Irlanda del nord, Spagna, Galles, Germania, Portogallo, Belgio, Olanda, Lettonia


Ri-sognare il mondo • • • • • • • • • • • • • • •

Noi siamo venuti al mondo con un grande dono: la fantasia, la capacità di immaginare, che ci fa guardare al mondo e dire: “Ecco com’è” oppure “Ecco come dovrebbe essere, come sarebbe giusto che fosse”. Abbiamo ricevuto il dono di ri-sognare il mondo, e abbiamo il dovere e la possibilità di decidere almeno come dovrebbe essere.

• • • •

Perché tutti cambiamenti cominciano innanzitutto nella nostra testa. BEN OKRI (Nigeria)


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